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  1. Anche le spore, sotto il punto di vista delle ornamentazioni sono abbastanza diverse, in quanto in Lactarius fulvissimus sono sì crestate, ma tendono a formare una sorta di reticolazione incompleta, cosa che non avviene con la specie viciniora. I Macroscistidi non sono molto numerosi e hanno per lo più una forma affusolata; I Cheilocistidi misurano fino a 50 μm.
  2. Eventuali dubbi macroscopici possono essere fugati con l’ausilio della microscopia. In particolare la pileipellis a ixotricoderma pare piuttosto illuminante per distinguere L.fulvissimus da L.brittanicus.
  3. In bosco misto di Quercus sp. e Ostrya carpinifolia Lactarius fulvissimus Romagnesi Determinare macroscopicamente questo taxon non è sempre facile in quanto appartiene a un gruppo abbastanza complesso formato da specie affini per portamento, colorazioni e caratteristiche organolettiche. Ad ogni modo Lactarius fulvissimus si caratterizza per i cromatismi accesi, esuberanti negli esemplari giovani ma un po’ più spenti con l’età, in quanto a partire dal margine pileico i pigmenti iniziano un po’ a sbiadire. La cuticola appare quasi laccata in gioventù mentre tende a screpolarsi un po’, soprattutto verso il margine man mano che il carpoforo matura. Il latice vira leggermente al crema pallido se isolato su carta. Un carattere utile per distinguerlo dal simile L.brittanicus è il colore delle lamelle dei giovani esemplari che appare più pallido rispetto a quelle dell’ultima specie.
  4. Tricholomopsis decora (Fr.: Fr.) Sing. Inconfondibile per la crescita su ceppaie marcescenti di conifera, per icromatismi dorati e le squamette nerastre.
  5. In prossimità di Betula pubescens Lactarius glyciosmus (Fries: Fries) Fries Inconfondibili grazie al loro odore e alle loro caratteristiche morfocromatiche.
  6. Le spore misurate spaziano da 6-9 x 4-6 μm. Quelle osservate in posizione laterale si mostrano di forma variabile da ellissoidale a ovoide. In visione frontale le spore appaiono per lo più piriformi e ovoidi e presentano una strozzatura abbastanza evidente. I basidi sono di forma clavata e sono per lo più quadrisporici anche se, in numero minore, sono presenti basidi bisporici e addirittura, anche se ancora più rari, quelli monosporici.
  7. Prelevando campioni provenienti dal centro del cappello, dove macroscopicamente sono più evidenti le squamette concolori, si evidenzia all'anilisi microscopica una struttura a "tricoderma". Presenti i giunti a fibbia.
  8. Analizzando campioni di tessuto prelevato sul margine del pileo, si evidenzia una pileipellis di tipo "cutis".
  9. In una radura erbosa, al limitare di una strada sterrata. Hygrocybe miniata (Fr.: Fr.) P. Kumm Piccola specie caratterizzata dalle colorazioni abbastanza accese, sui toni dell'arancione, dalle lamelle adnate o per lo più decorrenti per un dentino, e dalle squmette concolori e non nerastre presenti sul cappello.
  10. Spore 7,5- 9,5 x 6-7,5 μm, largamente ellisoidali, caratterizzate da creste alte fino a 1 μm e sottili connettivi che formano una reticolazione anche con maglie chiuse. Sono presenti comunque verruche isolate.
  11. I macrocistidi non sono numerosi. Pleurocistidi ( in basso) per lo più fusiformi, misurano 30-80 μm x 5-8 μm. Basidi quadrisporici, clavati. Il filo lamellare presenta rari Cheilocistidi ( in alto a sinistra) ed è invece ricco di cellule marginali.
  12. Se il prelievo viene eseguito in prossimità del margine, dove i peli tendono a riunirsi in ciuffi, la pileippelis assume una conformazione a ixotricoderma, con elementi perpendicolari alla superficie.
  13. L'ananlisi microscopica evidenzia una pileippellis di tipo ixocutis, ovvero formata da elementi filamentosi più o meno paralleli alla superifice, subcilindrici, in questo caso intrecciati, con presenza di gelificazione. Tutto ciò ha perfettamente riscontro nell'aspetto macroscopico, essendo la cuticola liscia ma viscida e glutinosa.
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