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Olea europaea L.


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Olea europaea L.

 

Tassonomia

Ordine Scrophulariales

Famiglia Oleaceae

 

Foto e Descrizioni

Albero da frutto sempreverde a crescita lenta, alto fino a 6 metri, ha radici molto ramificate, il tronco è diritto o tortuoso in vecchiaia, la corteccia è di colore grigio, liscia e fessurata con l'età, è molto ramificato con i rami a chioma arrotondata, le foglie sono coriacee, glabre di colore verde grigiastro sulla pagina superiore, pubescenti e grigio argento su quella inferiore, piccole, opposte, di forma ovale lanceolata portate da un corto picciolo. L'infiorescenza è in pannocchie alle foglie ascellari, composta da piccoli fiori che portano sia organi sessuali femminili che maschili, la corolla è tubolare e tetramera, lievemente profumata, è di colore giallo crema con 2 stami gialli e 1 stilo, l'impollinazione è anemofila (dispersione del polline tramite il vento). Il frutto è una drupa carnosa oleosa, ovoidale o rotonda, più o meno pruinosa, di colore verde, che in autunno si colora di nero violaceo a maturità, contenente un nucleo legnoso fusiforme. Presente in forma spontanea o coltivata in tutta Italia, da 0 a 900 m s.l.m., cresce in campi e garighe, ad esclusione della Valle d'Aosta.

 

Note: Pianta originaria dell'Asia. Sono stati trovati reperti fossili delle piante di ulivo; la sua coltivazione e domesticazione pare risalire ad almeno 6000 anni fa. I romani lo coltivavano dal 580 a.C.. Nell’Antico Testamento era un ramoscello d’olivo nel becco della colomba ad annunciare a Noè la quiete dopo il Diluvio Universale. L’olio oltre ad essere un importante alimento, viene offerto anche come medicamento e cosmetico; nei tempi passati l'olio veniva anche usato per illuminazione. Il legno viene usato per lavori di ebanisteria.

L'Olea europaea L. è anche una delle piante nutrici per le larve della farfalla Saturnia pyri (Denis & Schiffermüller).

Alla base delle ceppaie dell'olivo può crescere un fungo velenoso: l'Omphalotus olearius (De Cand.: Fr.) Fayod.

 

Regione Sardegna, Febbraio 2006, foto di Ignazio Caboni.

 

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