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  1. 7.3_ Gomphidae  Rambur, 1842

    Famiglia di Anisotteri istituita nel 1842 dal medico ed entomologo francese Jules Pierre Rambur (1801 – 1870). Prende il nome dal genere Gomphus (Leach, 1815), considerato suo “genere tipo”.

    Tale genere fu istituito nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) che giustificava il nome scelto per la rassomiglianza tra un chiodo [in greco γόμφος (gòmphos) = chiodo, cuneo] e l’addome delle specie da lui descritte e inserite, appunto, tra i Gomphus: la parte terminale dell’addome, soprattutto dei maschi, poteva ricordare la testa di un chiodo in quanto ingrossata e dilatata rispetto al resto dell’addome che, di riflesso, poteva ricordare “corpo e punta” del chiodo stesso.

    In Italia questa famiglia è rappresentata da 6 generi, per un totale di 8 specie. In dettaglio:
    # genere Gomphus (Leach, 1815), con 2 specie: Gomphus pulchellus (Sélys, 1840) e Gomphus vulgatissimus (Linnaeus, 1758);
    # genere Stylurus (Needham, 1897) con la sola specie Stylurus flavipes (Charpentier, 1825) [ = Gomphus flavipes (Charpentier, 1825) ];
    # genere Lindenia (de Haan, 1826) con la sola specie Lindenia tetraphylla (Vander Linden, 1825);
    # genere Paragomphus (Cowley, 1934) con la sola specie Paragomphus genei (Sélys, 1841);
    # genere Onycogomphus (Sélys, 1854), con 2 specie: Onycogomphus forcipatus (Linnaeus, 1758) e Onycogomphus uncatus (Charpentier, 1840);
    # genere Ophiogomphus (Sélys, 1854) con la sola specie Ophiogomphus cecilia (Fourcroy, 1785).

    Gomphidae sono Anisotteri di grandezza media, con lunghezza tra i 40 e i 60 mm ad eccezione di Lindenia tetraphylla che può raggiungere gli 80 mm sia in lunghezza che in apertura alare. Si tratta di una famiglia facilmente distinguibile dalle altre grazie agli occhi che sono nettamente separati l’uno dall’altro. In questo potrebbero ricordare gli Zigotteri ma la taglia, la colorazione generale, il portamento e il comportamento non danno adito ad alcun dubbio in proposito; inoltre, nei Gomphidae, la distanza tra gli occhi è inferiore al diametro di un singolo occhio mentre tra gli Zigotteri la distanza è pari a circa il doppio del diametro di un singolo occhio.

    La colorazione dei Gomfidi vede una alternanza tra giallo e nero, oppure tra verdastro e nero a seconda della specie; dando complessivamente un aspetto “tigrato” sia al torace che all’addome. La colorazione degli occhi è solitamente uniforme e varia dal verde al blu fino al turchese, a seconda della specie; può comunque mostrarsi verde o turchese in seno alla medesima specie anche in dipendenza dall’angolo di incidenza della luce.

    Oltre alla distanza tra gli occhi, una delle caratteristiche di questa famiglia (come suggerisce l’etimologia) è data dall’ingrossamento evidente dei segmenti addominali 7°, 8° e 9° soprattutto nei maschi; nelle femmine tale ingrossamento addominale è meno accentuato.

    In questa famiglia, così come nelle famiglie Cordulegastridae Aeshnidae, le ali anteriori e posteriori mostrano i triangoli ugualmente orientati, e hanno esattamente due venature trasverse antenodali spesse e allineate, quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate. E come nelle altre 2 suddette famiglie (eccetto che per il genere Anax) i maschi presentano un evidente triangolo anale, associato all’angolo anale e alla presenza di due ancor più evidenti orecchiette sporgenti dai lati del 2° segmento addominale. La distinzione tra i generi di questa famiglia è facilitata dalla morfologia, caratteristica di ciascun genere, che assumono le appendici addominali dei maschi.

    L'habitat tipico è costituito da fiumi e corsi d’acqua in genere, con qualche specie che può svilupparsi anche presso acque ferme ma comunque di buona qualità. Si tratta di specie che amano particolarmente la stagione più calda e che preferiscono volare in pieno sole. Con cielo molto nuvoloso si mettono raramente in volo, preferendo ripararsi tra la vegetazione anche lontano dai corsi d’acqua. Sono comunque classificabili come “volatori riluttanti” poiché i maschi alternano brevi voli con numerose e lunghe soste: o su posatoi rappresentati da vegetazione al bordo delle zone acquatiche di riproduzione o direttamente e tipicamente sui sassi del greto su cui si fermano per riscaldarsi al sole, spesso con l’addome un poco rialzato rispetto all’orizzontale. Le femmine, come per le altre famiglie di Anisotteri (eccetto che per le Libellulidae) sono molto elusive e vivono appartate, tra la boscaglia anche lontano dall’acqua a cui necessariamente faranno ritorno per l’accoppiamento e la deposizione delle uova che viene effettuata non in tandem ma in solitaria.

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); evidente e caratteristica di questa famiglia è la distanza tra gli occhi.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce in alto indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate; quelle in basso indicano le evidenti e prominenti orecchiette ai lati del 2° segmento addominale. Nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce di sinistra indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate; la freccia di destra mostra l'angolo anale. Nelle ali di destra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); la freccia indica l'angolo anale dell'ala posteriore sinistra; nell'ala posteriore destra è stato evidenziato il triangolo anale.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce indicano le evidenti e prominenti orecchiette ai lati del 2° segmento addominale.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); evidente l'ingrossamento degli ultimi segmenti addominali. Foto di Enzo Orgera.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    Femmina di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758). Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); stavolta con occhi color turchese.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); stavolta con occhi color turchese.

     

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    Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); foto di Enzo Orgera.

  2. 7.2_ Cordulegastridae Tillyard, 1917

    Famiglia di Anisotteri istituita dall’entomologo e geologo inglese-australiano Robert John Tillyard (1881 – 1937 ); prende il nome dal suo genere tipo, Cordulegaster  (Leach, 1815).

    Questo nome deriva da due parole greche: κορδύλη (kordyle) = rigonfiamento, gobba, clava; e γαστήρ (gastèr) = addome, pancia. In riferimento all’addome che, nella sua parte terminale, si ispessisce più o meno a forma di clava. Il genere Cordulegaster fu introdotto nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) tra l’altro responsabile delle varie collezioni zoologiche del British Museum di Londra.

    Sul territorio europeo la famiglia Cordulegastridae è rappresentata soltanto dal genere Cordulegaster che, a sua volta annovera 4 specie: Cordulegaster bidentata (Sélys, 1843), Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807), Cordulegaster heros (Theischinger, 1979) e Cordulegaster trinacriae (Waterston, 1976).

    Si tratta di una famiglia, come vedremo qui sotto, ben separabile e riconoscibile rispetto alle altre famiglie di Anisotteri; viceversa la differenziazione delle sue 4 specie non è sempre agevole: si basa su piccole diversità nei disegni addominali (diversità, però, non sempre costanti e quindi non definitivamente diagnostiche), sulla Regione o zona geografica di avvistamento e, soprattutto, sulla attenta analisi delle appendici addominali.

    Cordulegastridae hanno dimensioni abbastanza grandi, con lunghezza compresa tra i 70 e i 90 mm e con ampia apertura alare; con le femmine sempre un poco più grandi dei maschi. Mostrano colorazione di fondo nera (o marrone assai scuro) inframezzata da disegni gialli. Ciò permette di riconoscerli facilmente anche durante il volo. Una volta osservati a riposo sono ancora più nettamente separabili dalle altre famiglie in quanto i loro grandi occhi, di colore verde più o meno brillante (vi è anche qualche specie con occhi di colore blu, ma non appartiene alla fauna italiana), sono a diretto contatto tra di loro solo in un punto collocato vicino al triangolo occipitale.
    Le ali sono assai grandi in lunghezza (con apertura alare che può arrivare fino a 110-115 mm), ma relativamente strette in larghezza.

    L’habitat tipico per questa famiglia è rappresentato dai corsi d’acqua, solitamente ruscelli, torrenti e sorgenti, con corrente non eccessivamente veloce né turbinosa. Sono tra le libellule che vivono più a lungo visto che, allo stadio larvale, la loro vita si può protrarre fino a 5 anni; viceversa e come la maggior parte delle libellule, allo stadio di imago sono stagionali con una durata che raggiunge raramente le 4-5 settimane di vita; le varie specie appartenenti a questa famiglia rappresentano anche un ottimo “indicatore biologico” poiché le loro larve hanno necessità di svilupparsi in acque di buona qualità, in habitat lontani da fonti di inquinamento.

    Oltre alle caratteristiche che differenziano nettamente questa da tutte le altre famiglie di Anisotteri, occorre menzionare anche le due caratteristiche, riguardanti le ali, che i Cordulegastridae hanno in comune con gli Aeshnidae e i Gomphidae: si tratta dei triangoli ugualmente orientati sia nelle ali anteriori che in quelle posteriori, e della presenza di due venature trasverse antenodali spesse e allineate (e quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate). Inoltre i maschi mostrano sempre il triangolo anale nelle ali posteriori, associato alla presenza di un netto angolo anale; così come è sempre presente il paio di orecchiette emergenti sui lati del 2° segmento addominale.

    I maschi hanno generalmente un comportamento territoriale: rimangono in volo molto a lungo (definibili infatti come “volatori attivi”) pattugliando il proprio territorio o per scacciare altri maschi oppure in cerca delle prede di cui cibarsi o delle femmine con cui accoppiarsi. Le rare volte in cui possiamo osservare i maschi a riposo, li vediamo sempre in posizione "pendente" appesi a qualche posatoio, con la testa in alto e con l'addome che segue la verticale o che si solleva leggermente da essa. Le femmine, invece, sono molto elusive e si incontrano assai raramente dato che si riparano nella boscaglia anche in zone lontane rispetto ai corsi d’acqua di origine, affacciandosi su tali corsi d’acqua soltanto per l’accoppiamento e per la deposizione delle uova.

    Nelle femmine la lamina vulvare è appuntita e nettamente sporgente oltre l’ultimo segmento addominale; questa caratteristica è legata alla modalità dell’ovideposizione: viene infatti effettuata in solitaria, quindi non in tandem, con la femmina che si pone in volo verticale, librata al di sopra dell’acqua su un tratto di ruscello poco profondo; poi con veloci e frequentissimi movimenti verticali “alto-basso” va ad inserire, tramite la sua lunga lamina vulvare, le uova nel fondo terroso o sabbioso del corso d’acqua prescelto. Questo movimento può ripetersi anche qualche centinaio di volte in pochi minuti.

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); la freccia singola indica la piccola zona in cui gli occhi sono a contatto tra di loro; le altre frecce indicano le uniche 2 tipiche venature antenodali più spesse e allineate.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); la freccia indica l'orecchietta che si vede emergere dal fianco destro del 2° segmento addominale; nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento; le frecce indicano il tipico angolo anale in cui le ali posteriori perdono la loro "rotondità".

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); le frecce indicano le uniche 2 tipiche venature antenodali più spesse e allineate.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); evidenziati i due tipici triangoli anali nelle ali posteriori.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807).

     

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    Femmina di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); durante l'ovideposizione. Notare il suo assetto in verticale e la presenza di molti cerchi concentrici visibili sull'acqua. Cerchi che denunciano l'alta frequenza con cui la femmina immerge il proprio addome (e la relativa lunga e prominente lamina vulvare) per deporre le uova nel fondo sabbioso del torrente. Foto di Massimo Squarcini.

  3. 7_ Le famiglie del sottordine Anisoptera presenti in Italia


    Gli Anisotteri, limitatamente alla fauna italiana, si suddividono nelle seguenti famiglie: Aeshnidae (Rambur, 1842), Cordulegastridae (Tillyard, 1917), Corduliidae (Kirby, 1890), Gomphidae (Rambur, 1842), Libellulidae (Leach, 1815) e Synthemistidae (Tillyard, 1911). 
    Vediamone, a grandi linee, le caratteristiche.

    7.1_ Aeshnidae (Rambur, 1842)

    Famiglia di Anisotteri istituita nel 1842 dal medico ed entomologo francese Jules Pierre Rambur (1801 – 1870). Prende il nome dal genere Aeshna (Fabricius, 1775), considerato suo “genere tipo”.

    Il genere Aeshna (in origine Æshna), fu istituito nel 1775 da Johann Christian Fabricius (1745 – 1808, entomologo, botanico, aracnologo e medico danese) che però nei suoi scritti non spiegò il motivo che lo indusse a scegliere tale nome. Una delle possibili interpretazioni etimologiche suggerisce che il nome Aeshna potrebbe derivare dalla combinazione della particella privativa greca α (a) = non, con l’aggettivo greco ισχνós (ischnòs) = debole, estenuato; e quindi col significato di “non debole”, “non estenuato”, “instancabile”; in riferimento alle doti di instancabili volatori dei maschi che, in effetti, è assai più frequente osservare in volo anziché posati. Interpretazione tuttavia solo ipotetica poiché dovrebbe riguardare più propriamente il nome Aeschna (con l’aggiunta della “c”), nome che il Fabricius non ha mai impiegato nei suoi lavori, né del 1775 né successivi.

    In questa famiglia, così come nella famiglia Cordulegastridae, troviamo le libellule più grandi osservabili in Europa, con una apertura alare che può raggiungere 110-115 millimetri (ad esempio in Aeshna cyanea). Sono specie estremamente abili nel volo, con i maschi che hanno generalmente un comportamento territoriale e rimangono in volo molto a lungo (definibili infatti come “volatori attivi”) pattugliando il proprio territorio in cerca delle femmine (che sono sempre molto elusive e appartate) e/o scontrandosi con altri maschi in spettacolari “scaramucce” aeree. Spesso i maschi, durante il volo, rimangono fermi in stallo. Inoltre non è raro rendersi conto della loro curiosità: avvicinandosi allo specchio d’acqua presso cui i maschi stanno volando, accade spesso di vederseli venire incontro per osservare da vicino il “nuovo intruso”, senza alcun tipo di paura né, tanto meno, aggressività.

    La colorazione del corpo dei maschi è varia: nella maggioranza delle specie sull’addome è predominante l’azzurro inframezzato col nero in una alternanza di zone chiare e scure disposte a mosaico; in altre specie il colore di fondo predominante può essere il verde o il brunastro; sempre con disegni geometrici su addome e torace che, variando da specie a specie, rappresentano spesso un valido aiuto diagnostico. I maschi immaturi e le femmine, pur mostrando generalmente i disegni addominali e toracici simili a quelli maschili, hanno colorazioni più chiare. Come accennato più sopra, le femmine di questa famiglia non sono facili da incontrare visto che si avvicinano agli specchi d’acqua soltanto a maturità sessuale avvenuta; non a caso la maggior parte delle volte che vengono fotografate sono immortalate nell’atto della copula o durante l’ovideposizione.

    Gli occhi degli Aeshnidae sono ampiamente confluenti, cioè sono a contatto tra di loro per un lungo tratto; inoltre sono molto grandi a tal punto che può sembrare che la testa di questi Anisotteri sia composta da questi due soli organi.
    In questa famiglia, così come nelle famiglie Cordulegastridae Gomphidae, le ali anteriori e posteriori mostrano i triangoli ugualmente orientati, e hanno esattamente due venature trasverse antenodali spesse e allineate, quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate. La differenziazione tra queste 3 famiglie è, a prescindere da altre caratteristiche spesso di ordine cromatico e/o di dimensioni, facilmente effettuata con la semplice osservazione degli occhi: molto confluenti, come già osservato, in Aeshnidae, appena a contatto tra di loro in un solo punto o per brevissimo tratto in Cordulegastridae, decisamente separati tra di loro in Gomphidae.

    La famiglia Aeshnidae, limitatamente al territorio italiano, annovera 4 generi per un totale di 13 specie; in dettaglio:
    # genere Aeshna (Fabricius, 1775), con 8 specie: Aeshna affinis (Vander Linden, 1820), Aeshna caerulea ( Ström, 1783), Aeshna cyanea (Müller, 1764),  Aeshna
          grandis
     (Linnaeus, 1758), Aeshna isoceles (Müller, 1767), Aeshna juncea (Linnaeus, 1758), Aeshna mixta (Latreille, 1805) e Aeshna subarctica (Walker, 1908);
    # genere Anax (Leach, 1815), con 3 specie: Anax ephippiger (Burmeister, 1839), Anax imperator (Leach, 1815) e Anax parthenope (Sélys, 1839);
    # genere Boyeria (McLachlan, 1896), con la sola specie Boyeria irene (Fonscolombe, 1838);
    # genere Brachytron (Evans, 1845), con la sola specie Brachytron pratense (Müller, 1764).

    Ad esclusione del genere Anax, le ali dei maschi delle specie suddette mostrano sempre un evidente triangolo anale (nell’ala posteriore) associato a un più o meno evidente (a seconda della specie) angolo anale e a più o meno prominenti orecchiette sul secondo segmento addominale.
    Tutte le femmine sono dotate di ovopositore, ben evidente quanto meno nella fase di ovideposizione; depongono le uova in solitaria tranne quelle delle specie Aeshna affinisAnax ephippiger e Anax parthenope che depongono solitamente in tandem.

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); le frecce in alto indicano, su ognuna delle ali anteriori, le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a sinistra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento. Nell'ala posteriore destra è stato evidenziato il triangolo anale; mentre la freccia in basso indica l'angolo anale dell'ala posteriore sinistra.

     

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805); evidente la ampia confluenza degli occhi.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a destra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento.

     

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a destra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento. 

     

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    Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate.

     

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    Maschio in volo di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

     

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    Tandem di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); evidente l’ovopositore della femmina.

     

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    Copula di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

     

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    Ovideposizione in tandem di  Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

     

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    Maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764).

     

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    Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764). 

     

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    Femmina in ovideposizione di Aeshna cyanea (Müller, 1764). 

     

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    Maschio di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

     

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    Femmina di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio in volo di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

     

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    Femmina in ovideposizione di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio in volo di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

     

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    Copula di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

     

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    Femmina in ovideposizione di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

     

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    Maschio in volo di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).

     

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    Tandem in ovideposizione di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).

     

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    Maschio in volo di Anax imperator (Leach, 1815).

     

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    Femmina in ovideposizione di Anax imperator (Leach, 1815).

     

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    Maschio in volo di Anax parthenope (Sélys, 1839).

     

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    Tandem in ovideposizione di Anax parthenope (Sélys, 1839).

     

  4. 6.4_ Coenagrionidae  Kirby, 1890

    Famiglia introdotta dall’entomologo inglese William Forsell Kirby (1844 - 1912) che, nei suoi trattati del 1890, riorganizzò la sistematica della allora vasta famiglia Agrionidae (praticamente, all’epoca, tutti gli odierni Zigotteri). La famiglia prende il nome dal suo genere più caratteristico, sempre istituito dallo stesso Kirby, Coenagrion (Kirby, 1890).

    Il nome deriva dalla combinazione di due termini greci: κοινός (koinòs) = comune, diffuso; con il termine greco ἄγριος (àgrios) = selvatico, incolto. In realtà qui il termine “agrion” presente in Coenagrion (o in Coenagrionidae) ha una valenza squisitamente tassonomica. Infatti il Kirby in seguito ai suoi studi e ricerche pubblicati nel 1890 e riguardanti la famiglia Agrionidae, riservò il nome di Agrion soltanto per le specie estratte dalla allora sottofamiglia Calopterynae (le attuali e varie specie di Calopteryx) inserendole nella sottofamiglia Agrioninae, mentre collocò tutti gli altri Agrionidae nella sottofamiglia Ceonagrioninae. In tale contesto il termine Coenagrion sta quindi a significare: “tutti i più comuni Agrion ad esclusione delle Calopterigide”. (*)

    (*)  Ricordiamo che gli Odonati, a partire dagli studi pubblicati nel 1793 dal Fabricius, costituivano un sottordine dei Neurotteri. Sottordine che, all’epoca, venne suddiviso in tre famiglie: Libellulidae (comprendente 2 sottofamiglie: Libellulinae Cordulinae), Aeshnidae (comprendente 2 sottofamiglie: Aeshninae e Gomphinae) e Agrionidae (comprendente anch’esso 2 sottofamiglie: Agrioninae Calopterynae). Quando il raggruppamento vastissimo dei Neurotteri (praticamente corrispondente all’attuale Sottoclasse Pterygota) fu smembrato e differenziato, Odonata fu “promosso” al rango di ordine.
    In seguito l'entomologo belga Sélys-Longchamps (1813-1900), nel suo lavoro “Monograph des Libellulidae d'Europe” (1840), nei suoi scritti apparsi dal 1850 sulla “Revue des Odonates” e in diverse monografie successive riorganizzò le suddette sottofamiglie e, a proposito della Agrioninae, la suddivise in tre Legioni: PseudostigmaLestes Protonevra.
    Successivamente Kirby riprende la famiglia Agrionidae ma la suddivide in due sottofamiglie dai nomi diversi da quelli impostati dal Sélys-Longchamps: sottofamiglia Agrioninae (comprendente 33 generi) e sottofamiglia Coenagrioninae (comprendente 85 generi). Le Agrioninae avevano come “genere tipo” il genere Agrion (Fabricius 1775), sinonimo di quello che è, attualmente, il genere Calopteryx. Mentre tra le Coenagrioninae (in pratica tutti gli Zigotteri tranne quelli dell’attuale genere Calopteryx) viene considerato “genere tipo” il genere Coenagrion, sempre introdotto dal Kirby, e la cui specie tipo viene ad essere Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) cioè la Libellula puella di linneiana memoria. 

     

    La famiglia Coenagrionidae è, tra tutti gli Zigotteri, quella più numerosa e varia. È infatti, globalmente, rappresentata da più di 1300 specie raggruppate in oltre 100 generi. Sul territorio italiano sono presenti 7 generi per un totale di 19 specie.
    In dettaglio:
    # genere Ceriagrion (Sélys, 1876) con la sola specie Ceriagrion tenellum (de Villers, 1789);
    # genere Coenagrion (Kirby, 1890) con 8 specie: Coenagrion caerulescens (Fonscolombe, 1838), Coenagrion castellani (Roberts, 1948), 
      Coenagrion hastulatum (Charpentier, 1825), Coenagrion mercuriale (Charpentier, 1840), Coenagrion ornatum (Sélys, 1850), 
      Coenagrion puella (Linnaeus, 1758), Coenagrion pulchellum (Vander Linden, 1825) e Coenagrion scitulum (Rambur, 1842);
    # genere Enallagma (Charpentier, 1840) con la sola specie Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840);
    # genere Erythromma (Charpentier, 1840) con 3 specie: Erythromma lindenii (Sélys, 1840), Erythromma najas (Hansemann, 1823)
           e Erythromma viridulum (Charpentier, 1840);
    # genere Ischnura (Charpentier, 1840) con 4 specie: Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820), Ischnura fountaineae (Morton, 1905),
           Ischnura genei (Rambur, 1842) e Ischnura pumilio (Charpentier, 1825);
    # genere Nehalennia (Sélys, 1850) con la sola specie Nehalennia speciosa (Charpentier, 1840);
    # genere Pyrrhosoma (Charpentier, 1840) con la sola specie Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

    A grandi linee, e sempre limitando l'osservazione alla fauna italiana, i Coenagrionidae hanno in comune con le famiglie Lestidae e Platycnemididae le seguenti caratteristiche: taglia piccola o medio-piccola, ali peduncolate, chiare e trasparenti, con due sole venature antenodali. Tuttavia raramente possono confondersi con le specie della famiglia Lestidae perché i Cenagrionidi, a riposo, tengono le ali ravvicinate e riunite a due a due per ogni lato dell'addome, non hanno mai il corpo con colorazioni dai riflessi metallici né, quantomeno per i maschi, colori marroncini più o meno spenti. Hanno viceversa, almeno per quanto riguarda i maschi sessualmente maturi, colorazioni corporee del tipo: azzurro (spesso di un tono brillante) con disegni neri, nerastro con disegni azzurri, rossastro con disegni neri, prevalentemente rosso.
    Il dimorfismo sessuale è assai accentuato soprattutto nella colorazione: infatti le femmine, oltre a poter assumere il colore dei maschi (nelle forme androcrome), hanno colorazioni variabili (a seconda della specie e del grado di maturità sessuale) con una vasta gamma di sfumature: beige, giallognole, verdoline, viola, rossastre, rosa, marroncine, ecc.
    La constatazione della presenza/assenza di una spina vulvare sotto all'8° segmento addominale delle femmine è diagnostica per delimitare la ricerca verso alcuni generi; in pratica la presenza della spina vulvare delimita la ricerca tra i generi Ischnura e Enallagma, la sua assenza indirizzerà verso tutti gli altri generi.
    Riguardo ai maschi delle specie con colorazioni azzurre, la differenza con i maschi del genere Platycnemis (unico genere, in Italia, della famiglia Platycnemididae) si riscontra nelle tibie mai dilatate e nel colore generale delle zampe, mai biancastre ma variamente colorate o comunque scure, nella conformazione della testa, mai schiacciata né eccessivamente allargata: in sostanza, nei Cenagrionidi, la larghezza della testa è poco più del doppio della sua lunghezza.
    Altre caratteristiche della famiglia Coenagrionidae si riscontrano osservando (quando possibile) le ali: il quadrilatero ha forma che ricorda un trapezio scaleno; lo pterostigma non è mai troppo esteso (confina generalmente con una sola cella sottostante) e assume varie forme, anche triangolari, a seconda del genere di appartenenza; inoltre vi è una netta prevalenza di celle quadrangolari rispetto a quelle pentagonali che risultano assai rare.
    Gli occhi, quantomeno nei maschi maturi, assumono colorazioni con predominanza di toni azzurri-verdastri nella zona inferiore e più scuri in quella superiore; oppure completamente rossi, sempre a seconda della specie o del genere. In visione dorsale, sul retro della testa si possono o meno notare le cosiddette macchie post-oculari: la loro presenza/assenza e, in alcuni casi, la loro forma possono essere di aiuto per inquadrare il genere di appartenenza. Così come è quasi sempre di aiuto diagnostico l'analisi delle varie bande omerali o ante-omerali presenti (o assenti) sui lati del torace.
    L'ovideposizione, a seconda della specie o del genere, avviene in tandem o con la femmina in solitaria. Qualche specie effettua talvolta l'ovideposizione anche con la femmina completamente immersa sott'acqua. 

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    Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776). Questo esemplare ha perduto l'ala posteriore sinistra e, inoltre, è stato fotografato in un momento in cui teneva le ali leggermente divaricate. Eventualità sufficienti per analizzare con più precisione le caratteristiche delle ali. Le frecce indicano le 2 venature antenodali; sono visibili, bordati in rosso, i due quadrilateri che in questa famiglia assumono la forma di trapezi scaleni. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante. Notare infine la netta predominanza di celle dal bordo quadrangolare; le poche celle dal bordo pentagonale sono collocate in prossimità della costa inferiore delle ali.

     

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    Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). La freccia indica il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno, dell'ala anteriore sinistra del maschio. Evidente anche la forma peduncolata delle varie ali. Osservare come il pterostigma confini con una sola (o, al più, una e poco altro) cella sottostante.

     

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    Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820). Le frecce indicano le 2 venature antenodali.

     

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    Copula di Erythromma lindenii (Sélys, 1840). In evidenza il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante.

     

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    Maschio di Ceriagrion tenellum (de Villers, 1789); colorazione rossa per occhi, pterostigma, zampe e per tutto l'addome. Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Maschio di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

     

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    Femmina di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

     

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    Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); femmina immatura, nella forma "rufescens"; con particolare sulla piccola spina vulvare. Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

     

     

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    Maschio di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

     

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    Tandem di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

     

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    Copula di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

     

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    Ovideposizione di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) con la sola punta dell'addome della femmina immersa nell'acqua.

     

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    Ovideposizione di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) con il corpo della femmina completamente immerso sott'acqua; ne spuntano fuori solo le parti apicali delle ali.

     

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    Femmina di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842).

     

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    Maschio di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842).

     

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    Maschio immaturo di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

     

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    Femmina nella forma "fosca" di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840). Evidente la vulva sotto all'8° segmento addominale, vulva che termina con una netta "spina vulvare". Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

     

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    Maschio di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

     

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    Tandem di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840), con femmina di forma androcroma (stesse colorazioni del maschio). 

     

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    Copula di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

     

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    Ovideposizione in tandem, su vegetazione galleggiante (aghi di Pino), di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

     

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    Femmina di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

     

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    Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

     

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    Tandem in volo di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

     

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    Tandem in fase di ovideposizione di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

     

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    Tandem in fase di ovideposizione e maschio in volo. Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

     

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    Femmina di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

     

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    Maschio di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

     

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    Ovideposizione di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

     

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    Ovideposizione multipla di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). Come spesso accade soprattutto tra gli Zigotteri, quando la stagione è favorevole e la zona scelta è ottimale, si può assistere a una vera e propria "ovideposizione di gruppo".

     

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    Femmina (immatura, nella forma "rufescens") di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

     

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    Femmina (immatura, nella forma "violacea") di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820). Anche in questo genere le femmine presentano una spina vulvare al culmine della vulva.

     

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    Maschio neosfarfallato di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

     

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    Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

     

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    Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "androcroma".

     

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    Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "infuscans".

     

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    Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "rufescens-obsoleta".

     

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    Ovideposizione in solitaria (prassi consueta per questa specie) della femmina di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

     

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    Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), nella forma "aurantiaca" che, in alcune Guide è data per immatura ma, in realtà, trovata più volte in accoppiamento.

     

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    Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). Con particolare sulla spina vulvare. Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

     

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    Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

     

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    Giovane maschio di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

     

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    Maschio di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

     

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    Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), con la femmina nella forma "aurantiaca".

     

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    Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), con la femmina nella forma cromatica "tipica". Notare come l'addome femminile (contenente le uova) abbia sezione sensibilmente più grande di quella dell'addome maschile.

     

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    Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

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    Giovane maschio (con occhi non ancora del tutto rossi) di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

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    Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

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    Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

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    Tandem di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

     

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    Tandem di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776), durante le fasi dell'ovideposizione.

  5. 6.3_ Lestidae  Calvert, 1901

    Famiglia di Zigotteri istituita nel 1901 dall’entomologo americano Philip Powell Calvert (1871 – 1961). Prende il nome dal suo genere più caratteristico, il genere Lestes  (Leach, 1815).

    Tale nome, a sua volta, deriva dal greco  λῃστής (lestès) = ladro, brigante, pirata. La motivazione di tale scelta è abbastanza curiosa: il biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) istituì questo genere nel 1815, inserendovi inizialmente una unica specie, indicata all'epoca come "Agrion barbara" (attualmente Lestes barbarus) e già descritta nel 1798 da Johann Christian Fabricius (medico e entomologo danese, 1745 – 1808); tale specie doveva il proprio nome alla sua zona di origine situata in Africa nord-occidentale, regione in cui vivevano i "berberi" e, non a caso, chiamata in seguito Barbary o Barbary States. A sua volta il nome "berberi" trova la sua origine nel mondo dell'antichità romana, quando queste popolazioni nord africane, cadute sotto il dominio di Roma, rifiutarono di adottare la lingua latina. Perciò quegli abitanti furono chiamati "barbari" cioè stranieri; infatti, a sua volta, l'origine della parola barbaro è da ricercare nel greco antico βάρβαρος (bàrbaros) = non greco, straniero, incivile. E, curiosamente, è parola di origine onomatopeica evocante il balbettio (una sorta di "barbarbar") di chi non conosce bene la lingua (qui intesa come "lingua per eccellenza", cioè il greco) e produce un’accozzaglia di suoni astrusi (ovviamente questo punto di vista, prima greco e poi romano, è del tutto ingiustificato e, anzi, molto esecrabile...). In seguito, visto che le coste nord-africane in generale, e algerine in particolare, si dicevano popolate da "pirati, corsari e ladri" di origine berbera o barbaresca, ecco come la scelta della voce Lestes possa essere (doppiamente) giustificata.

    In Italia questa famiglia è rappresentata da 3 generi, per un totale di 9 specie; in dettaglio:
    # genere Chacolestes (Kennedy, 1920), a cui appartengono 2 specie: Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929) e Chalcolestes viridis (Vander
        Linden, 1825);
    # genere Lestes (Leach, 1815) a cui appartengono 5 specie:  Lestes barbarus (Fabricius, 1798), Lestes dryas (Kirby, 1890), Lestes
          macrostigma
     (Eversmann, 1836), Lestes sponsa (Hansemann, 1823) e Lestes virens (Charpentier, 1825);
    # genere Sympecma (Burmeister, 1839)  a cui appartengono 2 specie:  Sympecma fusca (Vander Linden, 1820) e Sympecma paedisca (Brauer, 1877).

    Si tratta di Zigotteri di taglia media-medio grande, con colorazioni spesso metalliche (ad esclusione del genere Sympecma) associate a riflessi bronzei, con eventuali zone addominali coperte da pruinosità di colore variabile dal grigiastro al celestino.
    Le ali delle specie di questa famiglia (quantomeno per ciò che riguarda la fauna italiana) sono sempre trasparenti e peduncolate, cioè munite di una evidente strozzatura e restringimento in prossimità del torace, e presentano 2 venature trasverse antenodali; queste caratteristiche alari sono comuni anche agli altri Zigotteri ad esclusione di quelli della famiglia Calopterygidae che mostrano ali non peduncolate bensì rastremate, decisamente più grandi, piuttosto colorate e munite di molte venature antenodali.
    Viceversa, una delle caratteristiche che contraddistingue questa famiglia e che è facilmente verificabile anche con una prima superficiale occhiata, nasce dall’osservazione delle specie a riposo. Infatti molte di esse, a riposo, tengono le ali più o meno aperte, non aderenti al proprio corpo ma divaricate in diagonale: si tratta in tal caso di specie appartenenti o al genere Lestes  o al genere  Chacolestes; mentre quelle del genere Sympecma tengono, a riposo, le ali ravvicinate e unite come per gli Zigotteri delle altre famiglie ma, caso unico, le tengono sempre tutt’e quattro collocate dalla stessa parte dell’addome e non due per parte come accade solitamente per gli altri Zigotteri.

    Altre differenze, riguardanti le venature alari, si riscontrano nella forma pentagonale della maggior parte delle celle (contrariamente a quanto accade per le altre famiglie di Zigotteri in cui le celle a profilo pentagonale sono in netta minoranza), nella presenza di due venature longitudinali che nascono nella zona compresa tra l’arculo e il subnodo, nel pterostigma di forma rettangolare e particolarmente allungato ma non a losanga e posto a contatto con 3-4 celle sottostanti (in Lestes macrostigma) o con solo 2 celle sottostanti (tutte le altre specie di Lestidae). Il quadrilatero inoltre ha una forma mai rettangolare ma più simile a un trapezio scaleno con la base minore assai ridotta a tal punto che in certi casi può ricordare un triangolo. 

    I maschi di questa famiglia hanno le appendici addominali superiori assai lunghe e ricurve.

    L’ovideposizione avviene in tandem, con entrambi i partner aggrappati a qualche posatoio e con la femmina che solitamente depone le uova o inserendole all’interno dei tessuti vegetali di piante viventi e sovrastanti l’ambiente acquatico (per i generi Lestes Chalcolestes) o sopra la vegetazione morta e galleggiante (per il genere Sympecma).

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    Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798); negli esemplari a riposo della famiglia Lestidae la visione delle 4 ali nella loro completezza è più facilitata rispetto alle specie di altre famiglie. In questo caso, ad esempio, è facile verificare la rastrematura di ogni singola ala, con l'ala (detta "peduncolata") che si restringe improvvisamente in vicinanza della propria attaccatura al torace. Si nota bene anche la presenza di celle dal contorno pentagonale in numero maggiore rispetto a quelle dal contorno quadrangolare.
    Osservare come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti.

     

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    Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); in questa famiglia il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola tanto che può ricordare un triangolo. Con le frecce sono indicate le due sole venature trasverse antenodali. Osservare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti. Notare infine la pruinosità presente nel 9° e 10° anello addominale e su 1° e parte del 2°.
    Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825); la freccia indica il "peduncolo" dell'ala anteriore destra.

     

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    Maschio di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929); il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola. Osservare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti.

     

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    Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); contrariamente alle altre famiglie di Zigotteri, nella famiglia Lestidae si possono notare due venature longitudinali che hanno origine dalla venatura principale che collega arculo e subnodo. Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798); contrariamente alle altre famiglie di Zigotteri, nella famiglia Lestidae si possono notare due venature longitudinali che hanno origine dalla venatura principale che collega arculo e subnodo.

     

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    Tandem di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929).

     

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    Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

     

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    Femmine di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

     

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    Maschio di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

     

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    Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); foto di Massimo Squarcini.

     

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    Copula di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

     

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    Ovideposizione di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825). Nella famiglia Lestidae, durante la fase di ovideposizione, entrambi i componenti del tandem si aggrappano al posatoio. Le uova, tramite l’appuntito ovopositore, vengono introdotte all’interno del supporto vegetale. Le uova, in questi casi, hanno forma allungata-ellissoidale.

     

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    Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

     

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    Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

     

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    Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

     

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    Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

     

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    Ovideposizione di Lestes barbarus (Fabricius, 1798). Con la femmina che, dopo aver intaccato la corteccia del fusto vegetale col suo ovopositore appuntito, vi inserirà l'uovo all'interno.

     

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    Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825).

     

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    Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825).

     

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    Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825). Notare la pruinosità presente su 9° e 10° segmento addominale.

     

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    Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825). Notare la pruinosità presente su 9° e 10° segmento addominale.

     

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    Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia.

     

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    Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia.

     

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    Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia. La freccia in alto indica l'ovopositore appuntito che, come uno stiletto, incide la corteccia del fusto per poi riuscire a immettervi le uova all'interno del midollo. Le frecce in basso indicano le "ferite" già inferte al rametto e sotto le quali sono già state inserite le uova, notare come le varie intaccature seguano un percorso ascendente e a spirale.

     

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    Femmina di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

     

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    Femmina di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

     

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    Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a sinistra dell'addome.

     

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    Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

     

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    Tandem di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820).

     

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    Fase precedente alla copula di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820): la femmina sta sollevando il proprio addome per portare il suo organo sessuale a contatto con l'organo copulatore del maschio.

     

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    Copula di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820).

     

  6. 6.2_ Platycnemididae  Jacobson e Bianchi, 1905.

    Famiglia introdotta nel lavoro del 1905, “Orthoptera and Pseudoneuroptera of the Russian Empire”, degli entomologi russi Georgij Georgievič Jakobson (spesso citato come Jacobson; 1871 – 1926) e Valentin Lvovich Bianchi (1857 – 1920). Prende il nome dal suo genere più caratteristico, Platycnemis  (Burmeister, 1839), unico genere di questa famiglia presente in Europa; genere da cui attinge anche il nome con la consueta desinenza finale in “idae”.

    Il nome deriva dal greco πλατύς (platys) = largo, composto col greco κνημίς (knemìs) = stinchi, tibie. In riferimento alle tibie allargate sia della sua specie tipo, Platycnemis pennipes  (Pallas, 1771), sia per diverse altre specie di tale genere. Seguendo il “Codice internazionale di nomenclatura zoologica” la paternità di tale genere viene attribuita all’entomologo tedesco Karl Hermann Konrad Burmeister (1807 – 1892). In realtà il Burmeister aveva sì pubblicato nel 1839 uno studio sulle specie di tale raggruppamento, affermando tuttavia ed esplicitamente che le informazioni da lui riportate, incluse le varie interpretazioni etimologiche, erano dovute a un dettagliato lavoro, ancora giacente in manoscritto, dell’entomologo tedesco Toussaint von Charpentier (1779 – 1847). Quindi la paternità di tale genere sarebbe da attribuire allo Charpentier; ma avendo lo Charpentier pubblicato il suo lavoro un anno dopo (nel 1840) e obbedendo alle attuali regole del “Codice internazionale di nomenclatura zoologica” ne consegue uno “scambio” di paternità.

    Le particolarità più evidenti delle specie di tale famiglia (e di riflesso dell’unico genere in essa contemplato riguardo alla fauna europea) sono le seguenti: tibie delle zampe (in particolare quelle mediane e posteriori dei maschi) bianche, dilatate e espanse, simili a delle sottili e bianche piume considerando anche la presenza di numerose setole piuttosto lunghe presenti su tutte le zampe; testa molto schiacciata e allargata, con gli occhi che di conseguenza appaiono assai distanti tra di loro (più o meno la larghezza della testa risulta essere quasi il quadruplo della sua lunghezza); non hanno corpo dai colori metallici e, per quanto riguarda l’unica specie presente in Italia, Platycnemis pennipes (Pallas, 1771)(*) , la colorazione va dal bianco-avorio (femmine) al blu (maschi), con possibili striature o disegni neri. Le ali sono tutt’e quattro trasparenti, con le ali posteriori simili ma un poco più ampie delle ali anteriori; tutte con la base peduncolata cioè con una evidente strozzatura e restringimento in prossimità del torace. Le ali mostrano ciascuna uno pterostigma a forma di parallelogramma non particolarmente allungato e che confina con una singola cella sottostante; le ali, inoltre, presentano solo due venature antenodali. Il quadrilatero si mostra più o meno rettangolare su ognuna delle ali. Il profilo delle celle delle ali è quasi sempre quadrangolare, con poche celle dal bordo pentagonale.
    La confusione tra i maschi di Platycnemis pennipes e i maschi di pari colorazione della famiglia Coenagrionidae è evitabile considerando che questi ultimi hanno testa più grande e robusta (ma non schiacciata e allargata), zampe nere o comunque scure e mai espanse e con setole meno evidenti, quadrilatero in forma di trapezio obliquo o ridotto a un triangolo.

    La deposizione delle uova viene effettuata in tandem, col maschio ritto in verticale e agganciato al pronoto della femmina; in altre parole è la femmina che, con le proprie zampe, cercherà un posatoio adatto su cui fermarsi per compiere l’ovideposizione e, nel frattempo, sostenere il pur leggerissimo peso del maschio che molto spesso non si appoggerà a nessun posatoio.

     

    (*) In Spagna e in Francia è assai comune la specie Platycnemis latipes (Rambur, 1842), quasi un sosia di Platycnemis pennipes, e sembra che di tanto in tanto tale specie venga rintracciata anche sul territorio italiano nei pressi del confine con la Francia (quindi in Liguria o in Piemonte). Senza tuttavia che tali presenze si siano mostrate con continuità e frequenza. Motivo per cui tale specie non è annoverata tra le specie stabilmente rintracciabili sul nostro territorio.
    Per i maschi le differenze principali riguardano:
    #) il colore delle tibie mediane e posteriori  che in P. pennipes mostrano una sottile e lunga linea nera centrale ma che è assente o molto sbiadita in P. latipes;
    #) il dorso addominale di colore più pallido-crema uniforme sui segmenti dal 2° al 5° di P. latipes, mentre in P. pennipes mostrano solitamente evidenti linee nerastre;
    #) le estremità addominali superiori che, in visione laterale, in P. pennipes mostrano una evidente intaccatura, assente invece in P. latipes.
    Nelle femmine la differenza più marcata si nota nel pronoto che, visto da dietro, mostra 3 piccole punte o protuberanze (una superiore e 2 laterali) in P. latipes, mentre in P. pennipes è presente solo la punta centrale.
     

     

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    Testa molto schiacciata e allargata; occhi assai distanti tra di loro; in una femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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     Testa molto schiacciata e allargata, con la larghezza pari a quasi il quadruplo della lunghezza; occhi assai distanti tra di loro; in un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Evidente dilatazione della tibia (zampa mediana destra) in un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Quadrilatero di forma più o meno rettangolare visibile nelle ali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771). Per gli Zigotteri, esclusi alcuni generi della famiglia Lestidae, la visione dettagliata delle venature delle ali non è quasi mai agevole perché, a riposo, le ali sono tenute più o meno tutt’e quattro ravvicinate come le pagine chiuse di un libro, e disposte longitudinalmente al di sopra dell’addome. Per volerle osservare accuratamente occorrerebbe catturare gli insetti (meglio non farlo!) o accontentarsi dell'osservazione delle foto scattate in particolari momenti in cui gli esemplari si stanno muovendo, ad esempio durante la copula (come in questa foto) o mentre sono in volo (con oggettiva difficoltà nell'ottenere scatti fotografici appropriati). Notare anche i pterostigma relativamente corti e confinanti con una sola cella sottostante. Notare infine la netta predominanza di celle dal bordo quadrangolare; le poche celle dal bordo pentagonale sono collocate in prossimità della costa inferiore delle ali.

     

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    Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); pur con le ali accostate le une alle altre, sono ben visibili le uniche 2 venature antenodali.

     

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    Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); notare come, più o meno a metà strada tra il nodo e l'attaccatura delle ali sul torace, vi sia un netto e improvviso restringimento/strozzatura del profilo delle ali (evidenziato con tratto rosso). Si parla in questi casi di "ali peduncolate", certamente non "gradualmente rastremate" come accade per le specie della famiglia Calopterygidae.

     

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    Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); notare come, più o meno a metà strada tra il nodo e l'attaccatura delle ali sul torace, vi sia un netto e improvviso restringimento/strozzatura del profilo delle ali (evidenziato con tratto rosso). Si parla in questi casi di "ali peduncolate", certamente non "gradualmente rastremate" come accade per le specie della famiglia Calopterygidae.

     

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    Tandem di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Tandem di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    La "presa" del maschio che, con le sue 4 appendici, aggancia il pronoto della femmina. In Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Copula di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Copula di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Ovideposizione di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

     

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    Anche per Platycnemis pennipes (Pallas, 1771), come spesso accade soprattutto tra gli Zigotteri, quando la stagione è favorevole e la zona scelta è ottimale, si può assistere a una vera e propria "ovideposizione di gruppo".

     

     

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    (*)  Visione della parte terminale dell'addome di un maschio di Platycnemis pennipes. Si può notare come i cerci superiori (più corti di quelli inferiori) siano formati da due lobi di pari lunghezza e separati da una piccola intaccatura. Caratteristica che permette, ove vi fossero altri dubbi, di separare questa specie dal simile Platycnemis latipes che, comunque, non è ancora specie accreditata per le acque italiane ma tipicamente osservabile nella Penisola iberica e nel sud-ovest della Francia.

     

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    (*)  Femmina di Platycnemis pennipes; la femmina della specie simile Platycnemis latipes mostrerebbe sul pronoto, oltre alla punta centrale, altre due piccole punte/protuberanze nei punti indicate dalle frecce A e B.

  7. 6_ Le famiglie del sottordine Zygoptera presenti in Italia

    Gli Zigotteri, limitatamente alla fauna italiana, si suddividono nelle seguenti famiglie: Calopterygidae (Sélys, 1850); Platycnemididae (Jacobson e Bianchi, 1905); Lestidae (Calvert, 1901) e Coenagrionidae (Kirby, 1890).
    Vediamone, a grandi linee, le caratteristiche.

    6.1_ Calopterygidae  Sélys, 1850.

    Famiglia introdotta nel 1850 da Michel Edmond de Sélys Longchamps (1813 – 1900), zoologo e politico belga, considerato ai suoi tempi come il maggior esperto mondiale di libellule. Prende il nome dal suo genere più caratteristico, Calopteryx  (Leach, 1815), unico genere di questa famiglia presente in Europa.

    Il nome deriva dal greco καλός (kalòs) = bello, combinato col greco πτέρυξ (ptèryx) = ala. Quindi col significato di “avente belle ali”, in particolare per il loro colore metallico soprattutto nei maschi. Fu il biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) a introdurre questo genere, separando le specie degli Agrionida all’epoca conosciute (l’attuale intero sottordine Zygoptera) in tre distinti raggruppamenti: Calopteryx (con le ali belle e colorate; corrispondenti, in ambito europeo, alla attuale famiglia Calopterygidae); Lestes (in ambito europeo corrispondente all’attuale famiglia Lestidae) e Agrion (in cui erano riunite le attuali famiglie, sempre in ambito europeo, Coenagrionidae Platycnemididae).

    È la famiglia più facilmente riconoscibile all’interno dell’ordine Zygoptera. Infatti le sue specie, oltre a rappresentare gli Zigotteri di taglia maggiore (con lunghezza del corpo variabile da 45 a 50 mm e apertura alare variabile da 48-50 a 70-72 mm), mostrano un volo molto caratteristico che può ricordare quello delle farfalle ma ancora “più irregolare” e (apparentemente) indeciso e vagante; l’indipendenza tra le ali (carattere, questo, comune a tutti gli Odonati) associata a una bassa frequenza dei loro battiti rende il loro modo di volare unico tra tutti gli Odonati. Facili da osservare sono anche le ali, sia con l’insetto in volo che posato: a seconda della specie o del sesso si presentano da totalmente a parzialmente colorate, con ala posteriore simile a quella anteriore anche nelle dimensioni. Le ali non sono peduncolate alla base ma presentano una rastrematura graduale andando poco a poco restringendosi in vicinanza del torace. Sulle ali sono presenti numerose venature antenodali (18 o più).
    Le ali dei maschi sono prive di qualsiasi traccia di pterostigma, mentre quelle delle femmine mostrano un “falso pterostigma” (o pseudopterostigma) in quanto attraversato da venature e quindi non costituito da una sola cella.
    Il loro corpo si presenta più o meno lucente-metallico, di colore da blu molto scuro a blu a verde, con riflessi bronzei. Le loro zampe sono particolarmente lunghe e sottili (definibili come “aracnoidi”), munite di evidenti setole.
    Per farsi notare dalle femmine i maschi adottano principalmente tre strategie: quando sono fermi, in sosta su di un posatoio, sollevano il proprio addome al di sopra dell’orizzontale per mettere in mostra la propria “luce di coda” (cioè la parte colorata degli ultimi segmenti addominali); oppure, sempre da posati, aprono e chiudono le ali, senza prendere il volo, per esibirne la colorazione; e infine, mentre sono in volo, corteggiano le femmine volandoci attorno in una sorta di coreografica danza aerea.

    La deposizione delle uova viene effettuata dalla femmina in solitaria, non in tandem, eventualmente con la presenza del maschio che può volare nelle vicinanze. Lo sviluppo larvale sembra concludersi entro i due anni. L'habitat preferenziale delle larve è senz'altro costituito da corsi d'acqua corrente, purché non eccessivamente turbinosa; tuttavia alcuni esemplari adulti (imago) possono incontrarsi anche presso zone umide con acqua ferma. 

    Come già accennato più sopra, in Italia questa famiglia è rappresentata da un solo genere, Calopteryx  (Leach, 1815), con le seguenti 4 specie: Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825), Calopteryx splendens (Harris, 1789), Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) e Calopteryx xanthostoma (Charpentier, 1825).

     

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    Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Evidente la rastrematura graduale delle ali che si vanno poco a poco restringendo in vicinanza della loro attaccatura al torace. Nella foto è evidenziato tale profilo per l'ala posteriore destra.

     

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    Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Il "falso" pterostigma (o pseudopterostigma) è detto così in quanto attraversato da venature e quindi costituito da più celle; contrariamente al "vero" pterostigma che è costituito da una sola cella.

     

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    Femmina di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 23 o 24) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae.

     

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    Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

     

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    Maschio immaturo di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Notare la "luce di coda" presente al di sotto degli ultimi segmenti addominali; giallognola nei maschi immaturi, di un bel rosso in quelli sessualmente maturi.

     

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    Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Notare la "luce di coda" di colore rosso acceso, presente al di sotto degli ultimi segmenti addominali.

     

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    Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Con le ali semiaperte: fase di “pavoneggiamento” nei riguardi delle femmine.

     

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    Maschio in volo, nella fase di corteggiamento verso la femmina; Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

     

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    Copula di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

     

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    Femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789).

     

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    Primo piano su testa e torace di una femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789).

     

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    Maschio di Calopteryx splendens (Harris, 1789); notare la "luce di coda" di colore giallastro, al di sotto degli ultimi segmenti addominali.

     

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    Maschio immaturo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

     

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    Maschio in volo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

     

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    Fase di ovideposizione per una femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789). Le femmine della famiglia Calopterigidae depongono in solitaria.

  8. 5.2_ Per gli Anisotteri

    Quanto detto sopra, riguardo alla visione laterale, vale anche per molte specie di Anisotteri. In alcune specie, soprattutto della famiglia Libellulidae, l’apparato copulatore maschile (al di sotto del 2° segmento addominale) è abbastanza prominente da non lasciar adito a dubbi, così come può essere prominente, in alcune femmine (ma non in tutte), la lamina vulvare riscontrabile sotto a 8° e 9° segmento addominale; lamina, ovviamente, assente nei maschi. Invece in altre specie (soprattutto di quei generi che annoverano gli Odonati più grandi, come Anax Aeshna, famiglia Aeshnidae) l’apparato copulatore non è così evidente ed estroflesso e in questi casi la determinazione del sesso passa più facilmente attraverso l’osservazione (e il conteggio) delle appendici addominali.
    In generale (eccezioni a parte) l’ovopositore delle femmine degli Anisotteri non è così evidente come per gli Zigotteri, tranne che (sempre in alcune specie) nell’atto dell’ovideposizione in cui risulta ben visibile.
    Inoltre i maschi degli Anisotteri presentano 3 appendici addominali, contrariamente ai maschi degli Zigotteri che in tutto ne presentano 4. Si osserveranno quindi 2 cerci superiori e solo un’appendice inferiore (o anale). Mentre le femmine presentano solo le due appendici superiori. Perciò, in visione laterale, si noteranno nei maschi i cerci disposti in 2 piani distinti: al di sopra i due cerci superiori (che in visione laterale si confonderanno l’uno con l’altro) e, al di sotto, la singola appendice anale. La femmina, invece, mostrerà solo il “piano superiore” dato dagli unici 2 cerci che possiede.

    Significativo, soprattutto in molti generi della famiglia Libellulidae, sarà il riscontrare che i cerci superiori sono più o meno paralleli e distanti tra di loro nelle femmine; viceversa più ravvicinati e spesso a contatto tra di loro nei maschi.

    Vediamo alcuni esempi.

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]. Evidente la presenza delle 3 appendico addominali: 2 superiori e una inferiore.

     

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    Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]. Le appendici addominali si presentano, in visione laterale, su due piani: al di sopra i 2 cerci superiori (di cui qui vediamo solo quello di destra) e al di sotto l'unica appendice inferiore (o anale).

     

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    Maschio immaturo della stessa specie precedente. Nonostante in molte specie, come questa, il maschio immaturo assuma una colorazione assai simile (se non identica) a quella della femmina matura (vedi foto successiva), la presenza delle 3 appendici addominali (2 superiori e una sola inferiore) e dell'apparato copulatore non lascia alcun dubbio riguardo al sesso.

     

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    Femmina della stessa specie precedente: presenza dei soli 2 cerci superiori. Osservare come il profilo dell'addome risulti piatto al di sotto del 2° anello addominale.

     

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    Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae]. Evidenti le 3 appendici addominali: 2 superiori e una sola inferiore.

     

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    Maschio immaturo della stessa specie precedente. Nonostante in molte specie, come questa, il maschio immaturo assuma una colorazione assai simile (se non identica) a quella della femmina matura, la presenza delle 3 appendici addominali (2 superiori e una sola inferiore) non lascia alcun dubbio riguardo al sesso. Qui sotto, in primo piano:

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    Femmina della stessa specie precedente.

     

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    Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]. Appendici addominali superiori ben ravvicinale.

     

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    Maschio immaturo della stessa specie precedente. Nonostante in molte specie, come questa, il maschio immaturo assuma una colorazione assai simile a quella della femmina matura (vedi foto successiva), la presenza delle appendici superiori così a contatto tra di loro non lascia alcun dubbio riguardo al sesso, pur non potendo constatare la presenza dell'apparato copulatore.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. Le appendici addominali sono separate tra di loro e parallele.

     

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    Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]. Evidente la vicinanza tra i cerci superiori. Nelle specie della famiglia Libellulidae l'appendice inferiore non è solitamente visibile in foto come questa, con ripresa dall'alto.

     

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    Maschio della stessa specie precedente. Nonostante in molte specie, come questa, il maschio immaturo assuma una colorazione assai simile (se non identica) a quella della femmina matura (vedi foto successiva), la presenza delle appendici superiori così a contatto tra di loro non lascia alcun dubbio riguardo al sesso, pur non potendo constatare la presenza dell'apparato copulatore.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. I cerci (gli unici 2 che presenta la femmina) sono discosti e paralleli tra di loro. Al di sotto dei 2 cerci si nota una protuberanza che non va confusa con un'altrettanta appendice addominale: si tratta della parte terminale dell'addome (considerata anche come 11° segmento addominale, un po’ atrofizzato) da cui sbocca l'ano.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]. Evidente la vicinanza tra i cerci superiori.
    Nelle specie della Famiglia Libellulidae l'appendice inferiore non è solitamente visibile in foto come questa, con ripresa dall'alto.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. I cerci (gli unici 2 che presenta la femmina) sono discosti e paralleli tra di loro.
    Al di sotto dei 2 cerci si nota una protuberanza che non va confusa con un'altrettanta appendice addominale: si tratta della parte terminale dell'addome da cui sbocca l'ano

     

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    Maschio, in visione laterale, di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio immaturo della stessa specie precedente. L'evidenza dell'apparato copulatore non lascia adito a dubbi sul sesso di questo esemplare.
    Occorre ricordare che in molti generi i maschi immaturi hanno colorazione simile a quella delle femmine. Osservare infatti che, basandosi esclusivamente sulla colorazione, potrebbe sorgere il dubbio di essere di fronte a una femmina (vedi foto successiva che ritrae una femmina della stessa specie).

     

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    Femmina della stessa specie precedente. In visione laterale.

     

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    Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]. Evidente la vicinanza tra i cerci superiori.
    Nelle specie della Famiglia Libellulidae l'appendice inferiore non è solitamente visibile in foto come questa, con ripresa dall'alto.

     

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    Maschio neo-sfarfallato della stessa specie precedente. Nonostante in molte specie, come questa, il maschio immaturo (e ancor più quello neo-sfarfallato) assuma una colorazione assai simile a quella della femmina matura (vedi foto successiva), la presenza delle appendici superiori così a contatto tra di loro non lascia alcun dubbio riguardo al sesso,  pur non potendo constatare la presenza dell'apparato copulatore.

     

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    Femmina della stessa specie precedente, in visione laterale. Pur non essendo evidente, in questa specie, la presenza della lamina vulvare, la evidente presenza di due sole appendici addominali (distanziate e parallele tra di loro) non lascia dubbi sul suo sesso. Al di sotto dei 2 cerci si nota una protuberanza pelosetta che non va confusa con un'altrettanta appendice addominale: si tratta della parte terminale dell'addome da cui sbocca l'ano.

     

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    Femmina della stessa specie precedente, in visione latero-dorsale. Qui sono ancora più evidenti e la distanza tra le appendici addominali e il loro parallelismo.

     

    In alcuni generi di Anisotteri il sesso maschile è denunciato anche dalla presenza delle cosiddette "orecchiette laterali" più o meno evidenti e poste sui fianchi del 2° anello addominale; orecchiette la cui presenza è concomitante (e viceversa) alla presenza del cosiddetto "triangolo anale" (una particolare zona individuabile tra la trama delle celle delle ali posteriori) e alla presenza (ad eccezione della Brachytron pratense) del cosiddetto "angolo anale" (una particolare e brusca angolazione riscontrabile nel profilo delle ali posteriori). Non vale tuttavia il viceversa visto che molte famiglie di Anisotteri non presentano mai orecchiette, angoli anali, triangoli anali né nei maschi né nelle femmine. Vediamone alcuni esempi.

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    Presenza di evidenti "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale (qui visibile, piccolina e "puntuta" solo quella sinistra), in un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae].

     

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    Maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]; i profili dei triangoli anali sono stati evidenziati in verde.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; evidente la presenza delle orecchiette e dei triangoli e angoli anali.

     

    Ovviamente quando osserviamo una copula i dubbi non ci possono essere: il maschio si posiziona sempre al di sopra della femmina. Le sue 3 appendici addominali hanno afferrato la femmina sulla testa: le due appendici superiori si incuneano nell'incavo sul retro degli occhi della femmina, mentre l'appendice inferiore si insinua sul davanti, tra il solco degli occhi.
    Idem per quando osserviamo un tandem in volo: il maschio sarà sempre davanti alla femmina.
    Così come è ovvio che si tratti di una femmina quando la vediamo durante l’atto dell’ovideposizione: sia che deponga in tandem (con la presenza del maschio che le rimane attaccato) sia che deponga da sola.
    Solo qualche esempio (per altre immagini si rimanda ai capitoli riguardanti
    l'accoppiamento e la fase di ovideposizione).

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    Copula di  Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]. Osservare, situazione tipica tra gli Anisotteri, come le zampe della femmina (2° e 3° paio) si siano attaccate all'addome del maschio mentre il 1° paio rimane raccolto dietro alla testa. La femmina rimane quindi sospesa in quella sua particolare posizione, con l'addome sollevato, solo grazie alla "presa" del maschio, alle zampe della femmina che al maschio si sono attaccate e, ovviamente, dalla connessione tra i due organi sessuali.

     

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    Stessa specie precedente, durante la copula; la "presa" del maschio si dimostra efficace come una morsa: l'appendice addominale inferiore si colloca nel solco presente tra gli occhi (freccia in alto); le due appendici superiori (o cerci; qui poco visibili) sono andate a posizionarsi negli appositi spazi sul retro degli occhi (freccia in basso).

     

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    Tandem in volo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae]; il maschio è sempre l'esemplare che "guida" il tandem dopo aver "catturato" la femmina.

     

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    Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [famiglia Aeshnidae]. Tandem nella fase di ovideposizione.

     

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    Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]. Femmina nella fase di ovideposizione.

     

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    Anax parthenope (Selys, 1839) [famiglia Aeshnidae]. Tandem nella fase di ovideposizione.

     

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    Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; femmina in fase di ovideposizione.

     

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    Tandem in volo, durante l'ovideposizione, di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]; si possono notare alcune uova già "lanciate" dalla femmina più due uova che stanno uscendo dalla sua lamina vulvare.

     

  9. 5_ Determinazione del sesso tra gli Odonati

    Determinare il sesso degli Odonati è uno tra i primi ostacoli che occorre affrontare per iniziare a studiare questi magnifici insetti. D’altra parte non è così difficile da superare: basta sapere dove, come, e cosa guardare. Osservando da lontano un Anisottero o uno Zigottero, soprattutto se sta volando, alcuni particolari possono non essere ben percepiti, ma con l’insetto più vicino (meglio se fermo e posato) o avendo a disposizione delle opportune inquadrature fotografiche il problema è molto più semplice da risolvere.

    Andiamo in ordine, suggerendo quali sono le caratteristiche utili da osservare nei riguardi dei due grandi raggruppamenti degli Odonati: sottordine Zygoptera (o Zigotteri, o con linguaggio comune “damigelle” o “donzelle”) e sottordine – o infraordine a seconda della sistematica adottata – Anisoptera (o Anisotteri, o con linguaggio comune “libellule”, termine, quest’ultimo, impiegato solo nei casi in cui non crei confusione di sorta). Caratteristiche qui intese soltanto come morfologiche e quindi indipendentemente dalla considerazione dei colori presenti, in quanto l'analisi dei colori può essere, in questo primo approccio, fuorviante.

     

    5.1_ Per gli Zigotteri

    Importante è riuscire ad osservare l’insetto di lato, in modo da vederne il fianco dell’addome in tutta la sua lunghezza. Nel maschio si nota, più o meno evidente, una sorta di rigonfiamento o di estroflessione sotto al secondo segmento addominale (rigonfiamento che riguarda l’apparato copulatore maschile o "organo genitale secondario"), mentre nella femmina tale zona risulta piatta.
    Viceversa, alcuni particolari e netti rigonfiamenti si possono notare osservando la parte terminale dell’addome femminile al di sotto di 8° e 9° segmento. Si tratta dell’ovopositore (da cui usciranno le uova) e della vulva (che sovrasta l’apparato genitale femminile). Tali organi sono ovviamente assenti nel maschio.

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    Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820) [famiglia Coenagrionidae]. Si nota l'organo genitale secondario (o organo copulatore)
    al di sotto del 2° segmento addominale; profilo appiattito sotto al 9° segmento addominale.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. Profilo piatto sotto al 2° segmento addominale; presenza di vulva e di ovopositore sotto agli ultimi segmenti addominali.

     

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    Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820) [famiglia Coenagrionidae]. Si nota l'organo genitale secondario (o organo copulatore)
    al di sotto del 2° segmento addominale; profilo appiattito sotto al 9° segmento addominale.

     

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    Stessa specie precedente, femmina. Profilo piatto sotto al 2° segmento addominale; presenza di vulva e di ovopositore sotto agli ultimi segmenti addominali.

     

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    Maschio di Coenagrion puella  (Linnaeus, 1758) [famiglia Coenagrionidae]. Si nota l'organo genitale secondario (o organo copulatore)
    al di sotto del 2° segmento addominale; profilo appiattito sotto al 9° segmento addominale.

     

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    Stessa specie precedente, femmina. Profilo piatto sotto al 2° segmento addominale; presenza di vulva e di ovopositore sotto agli ultimi segmenti addominali.

     

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    Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae]. Si nota l'organo genitale secondario (o organo copulatore)
    al di sotto del 2° segmento addominale; profilo appiattito sotto al 9° segmento addominale.

     

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    Stessa specie precedente, femmina. Si può anche osservare come la femmina mostri soltanto 2 appendici addominali (superiori)
    mentre il maschio ne presenta 4 (2 superiori e due inferiori).

     

    In particolari foto si può notare sotto al 9° segmento addominale maschile una particolare struttura relativa allo sbocco del “condotto seminale” contenente, a maturità, lo sperma.

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    Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [famiglia Coenagrionidae]; maschio con una evidente malformazione dell'addome,
     dovuta a qualche problema durante o subito dopo la schiusa (ultima metamorfosi da larva a imago).
    L'addome, con questo andamento, alla fine risulta ruotato di un quarto di giro e nella parte ventrale del 9° segmento è possibile osservare lo sbocco del canale seminale o "organo genitale primario" (freccia in basso); nella stessa foto è visibile anche l'apparato copulatore (o "organo genitale secondario"), indicato dalla freccia in alto.
    Qui sotto: particolare dello sbocco del canale seminale, protetto tra due piccole placche chitinose.

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    Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae]. Visibili l'apparato copulatore sotto al 2° segmento addominale, le 4 appendici addominali e un piccolo rigonfiamento sotto al 9° segmento addominale, dovuto alla presenza dello sbocco del condotto seminale ("organo genitale primario").

     

    Con un po’ di esperienza risulterà poi abbastanza evidente come l’addome della femmina, a maturità, si presenti più massiccio, di quello maschile in quanto dovrà contenere le uova.
    Come accennato poco più sopra, osservando la parte terminale dell’addome si possono notare, in opportune fotografie, i cerci nel maschio: due appendici superiori e due appendici inferiori (o anali) di lunghezze particolari e che cambiano da specie a specie; mentre nella femmina sono presenti, e solitamente appena accennate (tranne in alcune specie), solo le due appendici superiori mentre al di sotto può, in alcune specie, emergere l’ovopositore che non può essere confuso con un’appendice addominale.

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    Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [famiglia Coenagrionidae].

     

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    Stessa specie precedente, femmina.

     

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    Maschio di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) [famiglia Lestidae]. Visibili l'apparato copulatore sotto al 2° segmento addominale, le 4 appendici addominali (che in questa specie sono abbastanza lunghe le 2 superiori e assai più corte e piccole le 2 inferiori) e un piccolo rigonfiamento sotto al 9° segmento addominale, dovuto alla presenza dello sbocco del condotto seminale ("organo genitale primario").

     

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    Maschio della stessa specie precedente. Visibili l'apparato copulatore sotto al 2° segmento addominale, le 4 appendici addominali (che in questa specie sono abbastanza lunghe le 2 superiori e assai più corte e piccole le 2 inferiori) e un piccolo rigonfiamento sotto al 9° segmento addominale, dovuto alla presenza dello sbocco del condotto seminale ("organo genitale primario").

     

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    Femmina della stessa specie precedente. Si nota il profilo piatto al di sotto del 2° segmento addominale; la presenza di ovopositore e della vulva;
    meno evidente, in questa foto, la presenza dei soli 2 cerci addominali.

     

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    Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825) [famiglia Lestidae]; evidente l'apparato copulatore sotto al 2° segmento addominale.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. Si nota come sotto al 2° segmento addominale il profilo sia piatto e diritto.

     

    L’osservazione dorsale, nel caso degli Zigotteri, non fornisce tutte le informazioni che possono ricavarsi dall’osservazione del fianco. In generale, ma con le dovute eccezioni, da un’osservazione dall’alto si possono riscontrare le appendici addominali più evidenti nei maschi rispetto a quelle femminili. Può essere inoltre indicativo, ma sempre con le dovute eccezioni, il maggior rigonfiamento presente nell’addome della femmina dovuto alla presenza ventrale dell’ovopositore e dell’apparato genitale.

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    Maschio di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) [famiglia Coenagrionidae];
    non bene intuibile, in questa foto ripresa dall'alto, la presenza delle 4 appendici addominali.

     

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    Femmina della stessa specie precedente. Non bene intuibile, in questa foto ripresa dall'alto, la presenza delle sole 2 appendici addominali.

     

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    Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820) [famiglia Lestidae];
    visibili le 4 appendici addominali: le 2 superiori lunghe e arcuate e le 2 inferiori più piccole.

     

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    Femmina della stessa specie precedente; visibili i soli 2 evidenti cerci superiori; al di sotto si intravede l'ovopositore.

     

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    Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) [famiglia Coenagrionidae];
    in questa specie le 2 appendici addominali superiori sono piuttosto sviluppate mentre le 2 inferiori, in questa foto, rimangono poco visibili.

     

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    Stessa specie precedente: femmina ripresa in una foto più opportuna rispetto a uno scatto fatto dall'alto in visione esclusivamente dorsale. Evidente la piattezza del profilo sotto al 2° segmento addominale, così come è evidente l'ovopositore e la presenza dei soli 2 cerci superiori al culmine dell'addome.

     

    Ovviamente quando osserviamo una copula i dubbi non ci possono essere: il maschio si posiziona sempre al di sopra della femmina. Le sue 4 appendici addominali hanno afferrato la femmina sul pronoto. In ogni singola specie, per evitare il più possibile le ibridazioni, la morfologia delle appendici addominali maschili si adatta alla perfezione alla morfologia del pronoto della femmina. Non a caso per la determinazione delle femmine degli Zigotteri l’osservazione della forma del pronoto è spesso fondamentale e discriminante.
    Idem per quando vediamo una coppia volare in tandem: il maschio sarà sempre davanti alla femmina.
    Così come è ovvio che si tratti di una femmina quando la vediamo durante l’atto dell’ovideposizione: sia che deponga in tandem (con la presenza del maschio che le rimane attaccato) sia che deponga da sola.
    Solo qualche esempio (per altre immagini si rimanda ai capitoli riguardanti l'
    accoppiamento e la fase di ovideposizione).

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    Copula di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae].
    Osservare come l'addome femminile sia sensibilmente più ingrossato rispetto a quello maschile.

     

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    Particolare di un tandem della specie precedente; le 4 appendici addominali del maschio hanno afferrato, come una doppia pinza, il pronoto della femmina.

     

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    Copula di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) [famiglia Coenagrionidae].
    Osservare come l'addome femminile sia sensibilmente più ingrossato rispetto a quello maschile.

     

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    Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [famiglia Coenagrionidae]; femmina che depone le uova.
    In questa specie la deposizione viene compiuta senza la presenza del maschio.

     

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    Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) [famiglia Coenagrionidae];
    fase della ovideposizione che, in questa specie, viene eseguita in tandem con il maschio che rimane ritto in verticale al di sopra della femmina.

     

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    Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae];
    fase della ovideposizione che, in questa specie, viene eseguita in tandem con il maschio che rimane ritto in verticale al di sopra della femmina.

     

  10. 4.3_ Analisi e studio delle ali degli Zigotteri. Conseguenti informazioni diagnostiche


    Tra gli Anisotteri, come già osservato, si nota una netta differenza tra l’ala anteriore e quella posteriore essendo quest’ultima più grande e spesso dotata di zone particolari che non appaiono in quella anteriore. Viceversa, tra gli Zigotteri, le due ali anteriore e posteriore sono sostanzialmente simili, talvolta con una leggera maggior estensione in quella posteriore.
    Tuttavia osservando la forma complessiva delle ali dei vari Zigotteri presenti tra la fauna europea, si nota subito che ne esistono due tipi ben distinti: si può parlare infatti di “ali peduncolate” riferendosi a quelle in cui è presente una netta strozzatura in vicinanza del loro attacco al torace; e di “ali non peduncolate” in cui tale strozzatura improvvisa non esiste ma, viceversa, l’ala si restringe gradatamente in vicinanza del torace. Questo costituisce già un carattere diagnostico importante perché, sempre limitando il discorso alla fauna europea, la sola famiglia che presenta ali non peduncolate è quella dei Calopterygidae; mentre le restanti 3 famiglie degli Zigotteri (Coenagrionidae, Lestidae e Platycnemididae) hanno sempre ali peduncolate.
    Per facilitare ancor più questa distinzione si osserva che le ali dei Calopterygidae sono più o meno estesamente colorate e talvolta con riflessi metallici mentre le altre 3 famiglie degli Zigotteri hanno ali semplicemente chiare e trasparenti.

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    Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) (famiglia Calopterygidae). Evidente la colorazione e la rastrematura graduale delle ali. Nella foto è evidenziato tale profilo per l'ala posteriore destra.

     

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    Maschio di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) (famiglia Calopterygidae). Ali colorate e con riflessi metallici. Rastrematura graduale delle ali che si vanno poco a poco restringendo in vicinanza della loro attaccatura al torace.

     

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    Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Evidente la presenza di ali peduncolate; caratteristica ben riconoscibile nonostante le 4 ali siano tutte a contatto tra di loro; il segno in rosso indica la zona in cui avviene il restringimento/strozzatura. Notare anche la trasparenza delle ali.

     

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    Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Evidente la presenza di ali peduncolate; caratteristica ben riconoscibile nonostante le 4 ali siano tutte a contatto tra di loro; il segno in rosso indica la zona in cui avviene il restringimento/strozzatura. Le ali, stavolta, non sono trasparenti ma opache, segno della giovanissima età dell'esemplare; a maturità le ali saranno completamente trasparenti.

     

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    Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più accuratezza. Cerchiati in rosso i cosiddetti “peduncoli” delle singole ali. Osservare la trasparenza delle ali e i pterostigma "bicolori" (carattere, questo, diagnostico importante).

     

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    Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più sicurezza. Evidenti anche qui le ali peduncolate e trasparenti.

     

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    Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più sicurezza. La freccia indica il "peduncolo" dell'ala anteriore destra.

     

    Non occorre inoltre compiere un’analisi così dettagliata come fatto per le ali degli Anisotteri visto che, ad esclusione dei generi Lestes Chalcolestes della famiglia Lestidae, gli Zigotteri quando sono fermi e a riposo tengono le ali chiuse e riunite tra di loro, poste longitudinalmente al di sopra dell’addome. Quindi quasi sempre impossibili da osservare/studiare nei dettagli, a meno di catturare qualche soggetto e aprirne le ali con le mani… prassi sempre sconsigliabile per ovvi motivi.

    Tuttavia qualche elemento utile ai fini diagnostici può essere menzionato. Considerando che non si tratterà quasi mai di dati diagnostici indispensabili in quanto l'appartenenza a una certa famiglia o a un particolare genere sarà solitamente determinata a partire da osservazioni diverse e già compiute precedentemente rispetto a quelle qui sotto esposte. Semmai quanto sotto elencato può considerarsi come utile riprova a conferma di ipotesi già fatte.

    # Il pterostigma. Sempre presente in tutte le specie tranne in quelle della famiglia Calopterygidae. Infatti in tale famiglia i maschi ne sono privi del tutto, mentre le femmine presentano un “falso pterostigma” (o pseudopterostigma) in quanto non costituito da una singola cella ma composto da più celle affiancate.
    Il numero di celle sottostanti e confinanti con il pterostigma (quello "vero") è diagnostico per l’individuazione della famiglia di appartenenza: se il pterostigma confina con 2 celle sottostanti allora siamo in presenza di specie della famiglia Lestidae; se con una soltanto si tratta di specie o della famiglia Platycnemididae o della famiglia Coenagrionidae.
    Anche la forma, la grandezza e/o il colore dello pterostigma possono costituire un valido aiuto diagnostico.

    # Il nodo e le venature trasverse antenodali, di cui contare il numero può costituire una curiosità. Se il numero è elevato (18 o più) allora siamo in presenza di un Calopterygidae. Se il numero delle venature trasverse antenodali è semplicemente 2, allora siamo in presenza di una delle restanti 3 famiglie di Zigotteri.

    # Il cosiddetto “quadrilatero” che prende il posto e la funzione diagnostica che, tra gli Anisotteri, aveva il cosiddetto “triangolo”. La forma del quadrilatero può tornare utile come ulteriore riprova nello stabilire la famiglia di appartenenza. Se a forma di trapezio scaleno con base molto piccola (a tal punto che può confondersi anche con un triangolo) allora siamo in presenza di una specie della famiglia Lestidae, se di forma vagamente rettangolare siamo in presenza di una specie della famiglia Platycnemididae, se a forma di trapezio scaleno allora siamo in presenza di una specie della famiglia Coenagrionidae. In ogni caso l'orientamento del quadrilatero è sempre lo stesso sia nell'ala anteriore che in quella posteriore (si ricorda che tra gli Anisotteri le famiglie Corduliidae, Synthemistidae Libellulidae presentano triangoli con orientamenti diversi tra ala anteriore e posteriore).

    # La forma delle celle. Nella famiglia Lestidae si nota una certa prevalenza del numero di celle dal contorno pentagonale rispetto a quelle dal contorno quadrangolare. Mentre nelle altre 3 famiglie di Zigotteri le celle sono prevalentemente a profilo quadrangolare.

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    Maschio di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929) (famiglia Lestidae); il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola, a tal punto che potrebbe confondersi con in triangolo. Osservare la presenza di 2 sole venature trasverse antenodali. Notare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti. Notare la prevalenza di celle dal contorno pentagonale.

     

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    Maschio di Calopteryx splendens (Harris, 1780); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 35) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae. Notare anche come il profilo dell'ala si restringa gradatamente in prossimità del torace.

     

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    Femmina di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 23 o 24) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae.

     

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    Quadrilatero di forma più o meno rettangolare visibile nelle ali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Per gli Zigotteri, esclusi due generi della famiglia Lestidae, la visione dettagliata delle venature delle ali non è quasi mai agevole perché, a riposo, le ali sono tenute più o meno tutt’e quattro ravvicinate come le pagine chiuse di un libro, e disposte longitudinalmente al di sopra dell’addome. Per volerle osservare accuratamente occorrerebbe catturare gli insetti (meglio non farlo!) o accontentarsi dell'osservazione delle foto scattate in particolari momenti in cui gli esemplari si stanno muovendo, per esempio durante la copula (come in questa foto) o mentre sono in volo (con oggettiva difficoltà nell'ottenere scatti fotografici appropriati). Notare anche i pterostigma relativamente corti e confinanti con una sola cella sottostante.

     

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    Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae); pur con le ali accostate le une alle altre, sono ben visibili le uniche 2 venature antenodali.

     

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    Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). La freccia indica il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno, dell'ala anteriore sinistra del maschio. Evidente anche la forma peduncolata delle varie ali. Osservare come il pterostigma confini con una sola (o, al più, una e poco altro) cella sottostante. Quanto detto per lo pterostigma e la forma del quadrilatero conduce alla famiglia Coenagrionidae.

     

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    Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776). Questo esemplare ha perduto l'ala posteriore sinistra e, inoltre, è stato fotografato in un momento in cui teneva le ali leggermente divaricate. Eventualità sufficienti per analizzare con più precisione le caratteristiche delle ali. Le frecce indicano le 2 venature antenodali; sono visibili, bordati in rosso, i due quadrilateri che nella famiglia Coenagrionidae assumono la forma di trapezi scaleni. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante.

  11. 4.2.10) Esempi di indicazioni deducibili dal conteggio delle "venature trasverse ante-nodali"

    Si sono già precedentemente analizzate a fondo le caratteristiche strutturali delle venature trasverse ante-nodali.
    Tuttavia, nelle specie della famiglia Libellulidae, anche il conto del numero di tali venature può dare indicazioni utili per indirizzare la ricerca verso particolari generi anziché altri. Ricordando che si parla sempre di dati numerici statistici e non di regole diagnostiche assolute.

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    Femmina vecchia di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); di norma le specie del genere Crocothemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 8 ½  e  11 ½, con l'ultima "incompleta". In questo caso se ne possono contare 10 ½ per l'ala destra, e 9 ½ per l'ala sinistra.

     

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    Maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); di norma le specie del genere Crocothemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 8 ½  e  11 ½, con l'ultima "incompleta". In questo caso se ne possono contare 9 ½ per entrambe le ali.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); di norma le specie del genere Libellula presentano le venature trasverse ante-nodali tutte complete e assai numerose, in numero variabile tra 12 e 20. In questo caso se ne possono contare 17 per l'ala destra e 16 per l'ala sinistra.

     

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    Maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 10 e 15, tutte complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. 
    In questo caso se ne possono contare 14 in entrambe le ali.

     

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    Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 10 e 14, tutte complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. 
    In questo caso se ne possono contare 15 per l'ala destra e 14 per l'ala sinistra.

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse
    ante-nodali in numero variabile tra 10 e 14, complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. 
     In questo caso se ne possono contare 14 per l'ala destra e 15 per l'ala sinistra.

     

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    Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841); di norma le specie del genere Sympetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 6 ½ e 8 ½, con l'ultima incompleta.
    In questo caso se ne possono contare 6 ½ in entrambe le ali.

     

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    Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); di norma le specie del genere Sympetrum presentano le venature trasverse
    ante-nodali in numero variabile tra 6 ½ e 8 ½, con l'ultima incompleta. In questo caso se ne possono contare 6 ½ in entrambe le ali.

     

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    Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); di norma le specie del genere Trithemis presentano le venature trasverse
    ante-nodali in numero variabile tra 9 ½ e 12 ½, con l'ultima incompleta.
    In questo caso se ne possono contare 8 ½ per l'ala destra.

     

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    Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); di norma le specie del genere Trithemis presentano le venature trasverse
    ante-nodali in numero variabile tra 9 ½ e 12 ½, con l'ultima incompleta.
    In questo caso se ne possono contare 9 ½ per l'ala destra e 10 ½ per l'ala sinistra.

     

    L'osservazione e il conteggio delle venature trasverse post-nodali non dà solitamente molte informazioni utili ai fini determinativi. Un esempio rappresentativo riguarda tuttavia il genere Aeshna in cui poche specie, come ad esempio Aeshna mixta e Aeshna affinis, presentano un ridotto numero di venature post-nodali (intendendo quelle riscontrabili tra il nodo e la parte prossimale del pterostigma), numero variabile tra 7 e 9 (10), mentre molte altre specie congeneri ne presentano 11 e oltre.

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    Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); con 8 (a destra) e 7 (a sinistra) venature post-nodali.

     

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    Aeshna mixta (Latreille, 1805); con 9 (a destra) e 10 (a sinistra) venature post-nodali.

     

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    Aeshna cyanea (Müller, 1764); con 19 venature post-nodali.

     

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    Aeshna juncea (Linnaeus, 1758); con 11 venature post-nodali per ciascuna ala.

     

    4.2.11) Esempi di indicazioni deducibili dalla colorazione delle ali

    Tra i numerosi generi inclusi nella famiglia Libellulidae ve ne sono diversi con le ali più o meno colorate. Quando presente, la colorazione si manifesta verso la base delle ali e in modo più evidente in quelle posteriori; può assumere la forma di una macchia variamente estesa a seconda del genere o del sesso. Come già accennato altrove anche l'assenza di macchie di colore sulle ali può essere un buon suggerimento diagnostico; ad esempio ciò accade per il genere Orthetrum, l'unico genere tra le Libellulidae le cui specie (tranne poche eccezioni) presenta ali non colorate e, contemporaneamente, un numero elevato (tra 10 e 14) di venature trasverse ante-nodali.
    Alcuni esempi:

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    Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); questa specie presenta una piccola macula giallognola, non sempre ben percepibile, e comunque più in risalto alla base delle ali posteriori rispetto alle ali anteriori.

     

     

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    Copula di Sympetrum sanguineum (Müller, 1764); questa specie presenta una piccola ma evidente macula giallognola visibile soprattutto alla base delle ali posteriori.

     

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    Copula di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840); questa specie presenta una netta macchia giallastro-arancione alla base dell'ala posteriore; alla base delle ali anteriori la macchia è assai più ridotta ma comunque ben presente.

     

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    Femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); specie con ampie macchie color zafferano alla base delle ali posteriori; macchie più ridotte ma sempre ben evidenti anche alla base della ali anteriori. Nelle zone "maculate" la venature prendono un colore chiaro e si stagliano dal colore di fondo.

     

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    Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); specie con ampie macchie color zafferano alla base delle ali posteriori; macchie più ridotte ma sempre ben evidenti anche alla base della ali anteriori. Nelle zone "maculate" la venature prendono un colore rossiccio e si stagliano dal colore di fondo.

     

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    Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); specie con ampie macchie giallognole alla base delle ali posteriori; macchie assai più ridotte alla base della ali anteriori.

     

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    Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); specie con ampie macchie giallognole alla base delle ali posteriori; macchie assai più ridotte alla base della ali anteriori.

     

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    Femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); specie con evidenti macchie scure. Triangolare la macchia sulle ali posteriori e che si protrae fino a tutto il triangolo; un poco più piccola e allungata quella delle ali anteriori. Nelle zone "maculate" le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); specie con evidenti macchie scure. Triangolare la macchia sulle ali posteriori e che si protrae fino a tutto il triangolo; un poco più piccola e allungata quella delle ali anteriori. Nelle zone "maculate" le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo.

     

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    Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758); specie caratterizzata oltreché da evidenti macchie alla base delle ali (più evidente, ampia e scura la macchia delle ali posteriori) da evidenti macchie a livello del nodo in tutte e 4 le ali. In alcune forme (come questa in foto) si possono notare anche macchie più o meno estese al di sotto dello pterostigma. Nelle zone "maculate" alla base delle ali posteriori le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo.

     

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    Femmina di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798); la femmina di questa specie mostra spesso ali con leggera ma evidente colorazione giallognola alle basi e lungo la parte costale delle ali superiori; rappresenta quindi una delle poche eccezioni tra gli Orthetrum che, in generale, vengono descritti con ali non colorate.

     

    4.2.12) Esempi di indicazioni deducibili dall'osservazione dello pterostigma e dalla colorazione delle venature

    In alcuni casi anche un particolare colore delle venature, soprattutto di quelle principali, e dello pterostigma possono fornire qualche suggerimento ai fini determinativi. Dello pterostigma è spesso controllata anche la lunghezza (solitamente in proporzione alla sua larghezza).
    Si tratta comunque di indicazioni di massima che non possono essere considerate diagnostiche in senso assoluto.
    Qualche esempio:

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma chiaro, allungato (circa 5-6 volte più lungo che largo); tra i più lunghi riscontrabili nella famiglia Aeshnidae.

     

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    Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma scuro e corto (circa 3-4 volte più lungo che largo); tra i più corti riscontrabili nella famiglia Aeshnidae.

     

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    Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma di colore marrone chiaro, allungato (circa 5-6 volte più lungo che largo); tra i più lunghi riscontrabili nella famiglia Aeshnidae.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma di colore marrone, assai lungo e stretto (circa 7-8 volte più lungo che largo).

     

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    Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Pterostigma scuro, una delle caratteristiche che suggerisce la differenza rispetto alla simile Somatochlora metallica che, di norma, ha pterostigma di colore bruno chiaro.

     

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    Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone chiaro e assai ampio; venatura radiale rossastra.

     

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    Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; venature principali in gran parte rosse; pterostigma rossastro.

     

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    Femmina di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae]; pterostigma nero e allungato.

     

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    Copula di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; pterostigma nero, non particolarmente lungo.

     

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    Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone, allungato (5-6 volte più lungo che largo); pur non essendo assolutamente diagnostica, la caratteristica della lunghezza permette di stabilire una certa qual differenza rispetto al simile Orthetrum brunneum che ha pterostigma più corto. 

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone, relativamente corto (4-5 volte più lungo che largo); pur non essendo assolutamente diagnostica, la caratteristica della lunghezza permette di stabilire una certa qual differenza rispetto al simile Orthetrum coerulescens che ha pterostigma più lungo. 

     

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    Maschio di Sympetrum sriolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae]; pterostigma di colore rosso scuro.

     

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    Maschio di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; venature principali rossastre soprattutto verso la base alare; pterostigma di colore marrone chiaro e bordato nettamente di scuro.

     

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    Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; venature principali giallastre soprattutto verso la base alare; pterostigma di colore marrone chiaro e bordato nettamente di scuro.

     

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    Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]; le frecce indicano le venature longitudinali principali più chiare rispetto alle altre. Una caratteristica di questa specie, tuttavia non sempre così evidente e quindi non considerata strettamente diagnostica. 

     

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    Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825) [famiglia Libellulidae]; pterostigma molto chiaro e bordato di nero sulla costa e sul radio; venature anch'esse molto chiare, quasi bianche, o trasparenti. Sono alcuni degli elementi diagnostici utili per la determinazione di questa bella specie. Foto di Enzo Orgera.

  12. Il 6/11/2023 alle 12:01, falconez dice:

    Sembrerebbe un (ormai) neometamorfosato di raganella. La specie dipende dalla zona di ritrovamento.

    Grazie mille per la indicazione. La zona è nel Mugello (provincia di Firenze).
    Leggendo un po' sul WEB (e se non ho capito male) dovrebbe trattarsi quindi di una Hyla arborea (Linnaeus, 1758).

    :bye: Ale 

  13. 4.2.3) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "triangolo anale"

    Tale particolare zona sarà trattata anche al termine del capitolo riguardante la determinazione del sesso delle libellule. Capitolo a cui si rimanda la lettura cliccando qui.
    Inoltre del triangolo anale può essere utile contare le celle in esso contenute: il loro numero può suggerire “di norma” verso quali taxon indirizzare la ricerca della determinazione. La dicitura “di norma” è d’obbligo perché, come accade in altre circostanze, si tratta di un carattere numerico di origine statistica e pertanto suscettibile di sporadiche variazioni al di là dei numeri indicati.

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    Le due foto precedenti mostrano due maschi di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]; di norma il suo triangolo anale contiene 3 sole celle, mentre il simile Onychogomphus uncatus ne contiene 4. In effetti questo dato, essendo di origine statistica, è suscettibile di sporadiche o rare variazioni numeriche; come già accennato altrove, il conteggio delle celle rappresenta un buon suggerimento per indirizzare la ricerca verso una specie anziché un’altra, ma non si può considerare di assoluta validità. La ricerca va quindi supportata con l’analisi di altri elementi. Nel caso della specie in questione la conferma è stata data dall’analisi delle appendici addominali e da alcuni particolari del disegno toracico.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; determinato grazie all’analisi delle appendici addominali (qui non visibili) con conferma del triangolo occipitale giallognolo. Il conto delle celle nel triangolo anale (5 a destra e 6 a sinistra) è una ulteriore riprova delle correttezza della determinazione, riguardo alla possibile confusione con la assai simile Cordulegaster bidentata che “di norma” presenta solo 3-4 celle nel triangolo anale. Si ricorda tuttavia, come accennato altrove, che il conteggio delle celle entro particolari zone non può essere considerato di assoluta validità diagnostica come sarà evidente dal successivo esempio.

     

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    Ancora un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; determinato grazie all’analisi delle appendici addominali (qui non visibili) e dalle maggiori estensioni di anelli giallognoli sull'addome. In questo caso neanche il triangolo occipitale può essere di aiuto visto che si presenta piuttosto scuro con appena due macchioline giallognole (come spesso accade per questa specie se reperita nel Centro-Sud Italia); inoltre osservando il triangolo anale si contano 3 celle a destra e 4 celle a sinistra; il che farebbe pensare più a Cordulegaster bidentata che “di norma” presenta solo 3-4 celle nel triangolo anale. Si tratta quindi di una (non rara) eccezione che conferma la "regola" del numero di celle contate; e d'altra parte l'analisi delle appendici addominali (in questa come in molte altre specie) ha un valore diagnostico molto più forte. 

     

    4.2.4) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "triangolo" e del "sub-triangolo"

    Sulla disposizione e orientamento del triangolo e sulle conseguenze diagnostiche è già stato detto più sopra.
    Altre indicazioni possono derivare dal conteggio delle cellule (una o più) che contiene al suo interno. In alcuni casi ciò coinvolge anche il sub-triangolo.
    Un esempio:

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    Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Si notano 2 celle nel triangolo e 3 celle nel sub-triangolo. Tale caratteristica, assieme ad altre, differenzia questa e le altre specie di Somatochlora dalla simile (quanto meno per la colorazione verde-brillante) Oxygastra curtisii (Dale, 1834) che mostra triangoli "mono-cellulari".

     

     

    4.2.5) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo discoidale"

    Il campo discoidale, nel suo procedere dal triangolo verso il bordo inferiore dell’ala, si allarga progressivamente in tutte le specie dei generi OrthetrumCrocothemis e di molti altri generi. Viceversa si restringe nelle specie del genere TrithemisSympetrum e di altri generi. Anche il numero di file distinte di celle che lo compongono può essere indicativo.

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    Campo discoidale che si allarga progressivamente, anche con conseguente aumento del numero di file di celle che, in definitiva, si presentano "disordinate"; in Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae]. 

     

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    Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; a contatto col “triangolo” il campo discoidale di questa specie è composto da 3 distinte file di celle; file che poi aumentano disordinatamente di numero contribuendo a renderlo più largo in prossimità del bordo inferiore dell’ala. Osservazione che è sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile (a uno sguardo superficiale) Trithemis annulata in cui il campo discoidale, sempre composto unicamente da 3 file di celle, si restringe progressivamente.

     

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    Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; il campo discoidale di questa specie è composto unicamente da 3 file di celle e si restringe progressivamente. Osservazione sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) in cui il campo discoidale si allarga progressivamente.

     

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    Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]; campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala.

     

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    Maschio di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; come sopra: campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala. 

     

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    Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; come sopra: campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala.

     

    4.2.6) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni dello "spazio mediano"

    Tra tutte le specie di libellule presenti in Italia solamente Boyeria irene (Fonscolombe, 1838) presenta da 3 a 5 celle all’interno dello spazio mediano. Tutte le altre specie presentano lo spazio mediano come “unica cella”, cioè, in altre parole, priva di venature interne.

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]; spazio mediano costituito da una cella unica.

     

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    Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; spazio mediano costituito da una cella unica.

     

    4.2.7) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo sub-nodale"

    In molte specie il campo sub-nodale contiene al suo interno diverse celle; ma rimanendo nell’ambito della famiglia Libellulidae il solo genere che contiene più celle è il genere Libellula mentre gli altri generi contengono sempre due celle soltanto.

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    Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); solo due celle compongono il campo sub-nodale.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); 5 celle nel campo sub-nodale.

     

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    Femmina immatura di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); solo due celle compongono il campo sub-nodale.

     

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    Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758); numero di celle nel campo sub-nodale sempre superiore a 2.

     

     

    4.2.8) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo anale"

    Del campo anale può essere importante analizzarne la forma o il numero delle celle in esso presenti, oppure constatarne la sua assenza.

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    Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; campo anale a “a forma di scarpa”; indicazione che può essere utile (anche solo come riprova) per distinguere questa specie dalla relativamente simile Oxygastra curtisii (Dale, 1834) che presenta il campo anale di forma diversa (“a forma di sacchetto”). Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Piccolo campo anale, con sole due celle, presente in un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]; indicazione che può essere utile (anche solo come riprova) per distinguere questa specie da quelle del genere Gomphus in cui il campo anale risulta assente.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; osservare come il campo anale di destra contenga 7 celle mentre quello di sinistra ne contenga solo 5. Tanto per ribadire che il conteggio delle celle entro particolari zone identificabili nella ali non può avere un carattere di assoluta certezza e stabilità ma varia entro un certo intervallo numerico, dedotto statisticamente, tra un minimo e un massimo. Minimo e massimo anch’essi suscettibili di variazioni che, seppur statisticamente improbabili, possono comunque verificarsi.

     

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]; nel genere Aeshna soltanto Aeshna affinis e Aeshna mixta presentano il campo anale in cui sono perfettamente distinguibili due colonne di celle. Nelle altre specie congeneri le celle si mostrano in un ordine più disordinato, non ben distinguibili in colonne.

     

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; nel genere Aeshna soltanto Aeshna affinis e Aeshna mixta presentano il campo anale in cui sono perfettamente distinguibili due colonne di celle. Nelle altre specie congeneri le celle si mostrano in un ordine più disordinato, non ben distinguibili in colonne.

     

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    Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae]; campo anale costituito da celle "disordinate", non collocabili in colonne definite.

     

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    Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [famiglia Aeshnidae]; le frecce 1, 2, 3 indicano alcune venature ben nette e marcate; ma la mancanza di una venatura altrettanto netta e marcata (che si dovrebbe collocare indicativamente ove indicato dalla freccia n° 4) porta a concludere che il genere Anax è privo del campo anale. Questo piccolo particolare si va ad aggiungere agli altri che permettono di distinguere tra loro i generi Anax Aeshna.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; le frecce 1, 2, 3 indicano alcune venature ben nette e marcate; ma la mancanza di una venatura altrettanto netta e marcata (che si dovrebbe collocare indicativamente ove indicato dalla freccia n° 4) porta a concludere che il genere Anax è privo del campo anale. Questo piccolo particolare si va ad aggiungere agli altri che permettono di distinguere tra loro i generi Anax Aeshna.

     

    4.2.9) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni dello "spazio cubitale"

    Per "spazio cubitale" si intende la zona dell'ala posteriore che dal triangolo si protrae verso la base dell'ala stessa, eventualmente comprendendo il sub-triangolo. Tra gli Anisotteri presenti in Italia solo le specie della famiglia Aeshnidae hanno lo spezio cubitale composto di norma da 4-5 o più celle; tutte le specie delle altre famiglie mostrano lo spazio cubitale con un numero inferiore di celle, di norma da 2 a 3.

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae];  4 (5) celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; 5 celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; 4 celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; 3 sole celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale.

     

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    Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Le 3 celle collocate nello spazio cubitale permettono di distinguerla (come per le sue congeneri) dalla simile Cordulia aenea che ne presenta soltanto 2.

     

  14. 4.2.2) Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni delle venature supplementari

    Le venature supplementari, radio supplementare (R-spl) e mediana supplementare (M-spl), ricorrono abbastanza spesso nelle descrizioni di alcune specie di Anisotteri, in quanto fonte di informazioni per individuare il genere di appartenenza; e talvolta utili nel fugare dubbi determinativi nel confronto di specie simili tra loro.

    In alcuni casi, a seconda dei generi (o delle specie), al di sopra di esse e al di sotto delle venature longitudinali che le precedono, rispettivamente la R-i 3 (radiale intercalare) e la mediana, si possono individuare delle celle disposte in file più o meno distinte e ordinate, oppure disposte disordinatamente e numerose o, ancora, presenti ma con diverse celle raddoppiate.
    Anche l’andamento di R-spl nella sua parte terminale (incurvata verso la punta dell’ala, oppure rivolta più verso il basso) può essere significativo e indirizzare la determinazione verso alcuni generi anziché altri.
    Così come è interessante osservare se la R-i 3 presenta o meno una biforcazione.
    Solitamente le osservazioni sopra elencate vengono effettuate sull’ala anteriore e dando la preferenza alla R-spl perché talvolta è più evidente della M-spl; ciò non toglie che possano corrispondere anche partendo dalla M-spl e/o anche considerando l’ala posteriore.

    Qui di seguito alcuni esempi con le relative considerazioni e indicazioni determinative.
    Per maggior leggibilità, nelle foto che seguono, sono colorate con evidenti tratti lunghi le seguenti venature, a partire dall’alto di ogni ala:
    Radiale intercalare, R-i 3: in giallo (anche nelle sua biforcazione, se esiste);
    Radiale supplementare, R-spl: in blu;
    Mediana: in arancione;
    Mediana supplementare, M-spl: in verde.

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    Nella famiglia Aeshnidae può essere diagnostico conteggiare il numero di file di celle individuabili nelle zone comprese tra R-spl (linea blu) e R-i 3 (linea gialla) o, equivalentemente, tra M-spl (linea verde) e mediana (linea arancione). E ciò indifferentemente tra ala anteriore o posteriore, anche se (convenzionalmente) è sufficiente riferire l’osservazione alla sola ala anteriore. Se tale numero varia tra 3 e 5 allora siamo in presenza di una specie appartenente ai generi Aeshna Anax: solitamente 3-5 file (abbastanza ordinate) per Aeshna e 4-5 file (anche un po' disordinate/confuse) per Anax. Se tale numero risulta uguale a 2 siamo invece in presenza di una specie del genere Boyeria (e quindi di una Boyeria irene, essendo questa l’unica specie di tale genere presente in Italia); se vi si trova una sola fila di celle allora siamo in presenza di una specie del genere Brachytron (e quindi di una Brachytron pratense, essendo questa l’unica specie di tale genere presente in Italia).
    Nel caso della foto qui sopra, sia osservando l’ala anteriore che quella posteriore, il numero di file (anche se un po’ disordinate) varia da 3 a 4 (le file sono contrassegnate con linee fini e rosse). La scelta può quindi limitarsi a Aeshna Anax.
    Ma si vede anche che la R-i 3 non presenta biforcazioni e quindi non può essere una Aeshna (che presenta sempre la R-i 3 con una biforcazione) ma una Anax (che ha sempre la R-i 3 non biforcata).
    Anche l’andamento terminale di R-spl è indicativo perché, curvando e orientandosi verso la parte distale del pterostigma, denuncia la presenza di una Anax (in Aeshna la R-spl termina la sua corsa dirigendosi assai più in basso).
    In effetti la foto ritrae un maschio di Anax imperator (Leach, 1815).

     

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    In questo caso, sia osservando le ali anteriori che quelle posteriori, 3 è il numero di file (assai ben distinguibili e ordinate) riscontrate in quelle particolari zone. La scelta può quindi limitarsi a Aeshna Anax. Ma si vede anche che la R-i 3 si biforca e quindi non può essere una Anax (che ha sempre la R-i 3 non biforcata) ma una Aeshna (che presenta sempre la R-i 3 con una biforcazione).
    Osservare anche come la R-spl, nella sua parte terminale, non si incurvi verso l’alto ma sia orientata più verso la zona sottostante alla punta dell’ala.
    In effetti la foto ritrae un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

     

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    Le due foto precedenti mostrano due maschi, maturo il primo e immaturo il secondo. Si riscontrano in quelle particolari zone al di sopra delle venature supplementari 3 file di celle abbastanza ben ordinate; e inoltre la R-i 3 è biforcata e la R-spl continua la sua corsa rivolgendosi in basso. Tutto ciò denuncia una specie del genere Aeshna.
    Infatti siamo in presenza, in entrambe le foto, di maschi di Aeshna cyanea (Müller, 1764).

     

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    In questo caso, sia osservando le ali anteriori che quelle posteriori, il numero di file varia tra 3 e 4. La scelta può quindi limitarsi a Aeshna Anax. Ma si vede anche che le file sono assai ordinate e, soprattutto, che la R-i 3 si biforca e che la R-spl, nel suo tratto terminale, non sia rivolta verso l’alto. Quindi non può essere una Anax (che ha sempre la R-i 3 non biforcata e la R-spl rivolta verso l’alto nel suo tratto terminale).
    In effetti la foto ritrae un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

     

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    5 file (più o meno disordinate) di celle individuate tra la R-spl e la R-i 3, con quest’ultima non biforcata; e con la parte terminale della R-spl che si incurva e si orienta verso la parte distale del pterostigma. Siamo in presenza di una Anax.
    In effetti la foto ritrae un maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).

     

    Le osservazioni inerenti la zona tra la R-spl e la R-i 3 (ma limitando stavolta l’analisi alla sola ala anteriore) non riguardano soltanto le specie della famiglia Aeshnide ma si estendono anche ad altre famiglie, in particolare alla grande famiglia Libellulidae. Tali osservazioni, integrate poi con altre caratteristiche come: presenza di eventuali macchie colorate alla base delle ali, numero delle celle entro particolari zone (ad esempio in triangolo, sub-triangolo, triangolo anale, campo discoidale, ecc.), forma di alcune zone alari, o altre peculiarità sempre riguardanti le ali, permettono spesso di individuare il genere di appartenenza con un buon margine di sicurezza. Ma di questo ne verrà discusso in altra sede.

    Qui di seguito riportiamo alcuni esempi che permettono di distinguere due specie di Orthetrum abbastanza simili come Orthetrum coerulescens e Orthetrum brunneum.

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    La colorazione e le caratteristiche morfologiche delle due libellule precedenti potrebbe dare l’impressione di trovarsi di fronte a due esemplari della stessa specie, col dubbio determinativo tra Orthetrum brunneum o Orthetrum coerulescens. Il primo esemplare è un maschio, come si deduce dalla stretta vicinanza delle sue appendici addominali; per l’esattezza è un maschio immaturo visto che a maturità i maschi della famiglia Libellulidae perdono quella colorazione giallognola (tipica invece delle femmine) per assumere tutt’altra colorazione più o meno vistosa. Il secondo esemplare è una femmina (appendici addominali discoste e più o meno parallele tra di loro). Potrebbero quindi rappresentare maschio e femmina della stessa specie.
    Tuttavia la presenza delle celle “raddoppiate” (segnate con i puntini rossi: 7 celle raddoppiate) tra la R-i 3 e la R-spl nella prima foto e, di contro, l’assenza di celle raddoppiate nella seconda foto, ne dichiarano la specie: maschio immaturo di Orthetrum brunneum il primo e femmina di Orthetrum coerulescens la seconda.

    Statisticamente è stato infatti rilevato che Orthetrum brunneum (in entrambi i sessi) presenta in quella zona un numero di “celle raddoppiate” variabile da 4 a 9 (e raramente, al minimo, 3); mentre Orthetrum coerulescens, sempre statisticamente e in entrambi i sessi, non ne presenta alcuna o, al massimo 2 o 3. Vero è che sono regole empiriche e statistiche e che quindi qualche volta si potrebbe anche incappare nella rara o rarissima eccezione, ma la loro applicazione è ritenuta valida e probante “quasi” sempre, tranne nei casi dubbi (ad esempio trovarsi con 3 celle raddoppiate e non aver la possibilità di osservare altre caratteristiche morfocromatiche).

     

     

    Nel caso di confronto tra maschi maturi i parametri distintivi sono molteplici e riguardano, ad esempio, la fronte (celeste in Orthetrum brunneum, bruna o comunque non celeste in Orthetrum coerulescens) o la parte dorsale del torace (più estesamente e uniformemente celeste in Orthetrum brunneum, raramente così uniformemente colorata in Orthetrum coerulescens ma più spesso brunastra o bruno-cilestrina) o la forma dell’addome (più largo in Orthetrum brunneum, più affusolato in Orthetrum coerulescens) o l'osservazione del pterostigma (più allungato in Orthetrum coerulescens rispetto a quello di Orthetrum brunneum); caratteristiche queste ultime, riguardanti addome e pterostigma, non sempre ben apprezzabili senza avere a disposizione due esemplari in contemporaneo confronto. E, infine, la suddetta “regola delle celle raddoppiate”.

    Alcuni esempi.

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    Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 4-5 celle raddoppiate (segnate con i puntini rossi)
    nella tipica zona tra R-spl e R-i 3

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 4 (ala sinistra) e 5 (ala destra) celle raddoppiate nella tipica zona
    tra R-spl e R-i 3. Osservare come nelle ali posteriori la "regola delle celle raddoppiate" non fornisca risultato probante, con 3 celle raddoppiate.

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 7 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i 3.

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 5 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i 3.
    Osservare come nelle ali posteriori la "regola delle celle raddoppiate" non fornisca risultato coerente; anzi, l'assenza di celle raddoppiate farebbe addirittura pensare a Orthetrum coerulescens.

     

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    Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 5 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i 3.

     

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    Femmina di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi confermata dall'assenza di 2 bande chiare più o meno soffuse sul fianco del torace (presenti invece nelle femmine di Orthetrum brunneum) e dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome (indicate dalle frecce gialle): tracce che nelle femmine di Orthetrum brunneum si presentano solitamente come singoli punti isolati e separati (uno di qua e uno al di là rispetto alla carena dorsale addominale) mentre nelle femmine di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro (in questa foto le si vede collegate da una parte all'altra della carena dorsale addominale).

     

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    Femmina di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi confermata dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome: tracce che nelle femmine di Orthetrum brunneum si presentano solitamente come singoli punti isolati e separati (uno di qua e uno al di là rispetto alla carena dorsale addominale) mentre nelle femmine di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro (in questa foto le si vede collegate da una parte all'altra della carena dorsale addominale).

     

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    Maschio di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi che non può essere confermata dalla fronte che qui non si vede; tuttavia confermata dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome: tracce non sempre visibili nei maschi perché spesso nascoste dallo strato pruinoso celeste, ma se sono visibili si presentano solitamente come singoli punti ben separati in Orthetrum brunneum, mentre nei maschi di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro; anche il pterostigma assai allungato può essere indicativo; così come l'addome ben affusolato.

     

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    Maschio di Orthetrum coerulescens; stesse considerazioni precedenti, vista la presenza di sole 2 celle raddoppiate in quella zona caratteristica.

     

    Altri esempi su come l’osservazione delle celle collocate tra la R-spl (colorata in rosso) e la R-i 3 (colorata in verde) permetta di fugare ogni dubbio tra due specie della famiglia Libellulidae, talvolta confuse tra di loro.
    Crocothemis erythraea (Brullé, 1832)  in quella zona presenta due file di celle mentre Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) ne presenta una sola.

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    Sopra: femmina di Trithemis annulata; sotto: femmina di Crocothemis erythraea.

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    Sopra: maschio di Trithemis annulata; sotto: maschio di Crocothemis erythraea.

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    Talvolta può essere utile controllare il numero di file celle presenti al di sotto della R-spl. Come in questo caso in cui il numero di file di celle compreso tra la R-spl e il bordo inferiore dell'ala varia tra 4 e 5. Questa, assieme ad altre caratteristiche, permette di differenziare Sympetrum sanguineum (Müller, 1764) [famiglia Libellulidae] dalla simile Sympetrum depressiusculum che, nella stessa zona, ha molte più celle e disposte di norma in 5 - 7 file.

  15. 4.2_ Alcune indicazioni diagnostiche deducibili dall'osservazione delle ali degli Anisotteri

    Più informazioni si posseggono e più è facile circoscrivere la ricerca verso un particolare taxon di appartenenza. L’analisi di alcune venature, come dagli esempi esposti precedentemente, può già fornire alcune buone informazioni. Se a queste ne vengono aggiunte altre riguardanti particolari zone alari (presenza/assenza; loro forma; numero di celle in esse compreso; particolari colorazioni o presenza di macchie colorate) allora la collocazione in un taxon invece che in un altro risulta facilitata.
    Senza entrare in merito ad una determinazione specie per specie, né pensare di proporre una casistica esaustiva, vediamo qualche esempio su come l’osservazione delle ali degli Anisotteri possa circoscrivere la ricerca.

     

     4.2.1) Triangoli e loro orientamento. Venature trasverse antenodali delle ali anteriori 

    Tra la base dell’ala, il nodo e il sub-nodo si individuano facilmente sia la venatura costale (o costa) che la venatura radiale (R 1; inizialmente unita alla venatura mediana ma che, dopo l’arculo, prosegue da sola). Tra queste due importanti venature longitudinali si trova, più o meno parallela ad esse e posizionata a pari distanza, la venatura subcostale (o subcosta). Rimanendo esclusivamente nell’ambito dell’ala anteriore (ne vedremo poi il motivo), passiamo a considerare sia le brevi venature trasverse (o trasversali) “superiori” che collegano la costa alla subcosta, sia le altrettanto brevi venature trasverse “inferiori” che collegano la subcosta al radio.

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    Di tali venature può tornare utile apprezzare un loro eventuale cambio di spessore, oppure controllare se esiste o meno un buon allineamento tra le “superiori” e le “inferiori”, o anche contare il numero di quelle “superiori”.
    Di seguito saranno evidenziati, colorati, anche i triangoli presenti sia su ala anteriore che su ala posteriore e sarà indicato con una freccia il loro orientamento.
    Tutto diventa più chiaro con i seguenti esempi e con le considerazioni che ne derivano. Per brevità scriveremo semplicemente “venature” intendendo, qui, che si tratta sempre di “venature trasverse ante-nodali”.

     

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    A: sono indicate le venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature (come, per esempio, quelle indicate con le frecce in B), sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose.
    In questo caso quello che più conta è la presenza delle venature indicate dalla freccia A; a tutti gli effetti è come considerare non 2 coppie di venature (2 superiori e 2 inferiori) più grosse e ben allineate ma semplicemente soltanto 2 spesse ed evidenti venature che collegano direttamente la venatura costale con quella radiale, e intersecate nella loro metà dalla venatura subcostale.
    Ai fini della determinazione (rimanendo in un ambito europeo), questa caratteristica delimita la ricerca tra 3 sole famiglie: Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae; escludendo automaticamente la possibilità di trovarsi di fronte ad una specie appartenente alle famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. E vale anche il viceversa: l’assenza di tali 2 venature ben allineate, di spessore evidente e superiore alle altre, farà indirizzare la ricerca tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae.
    Le stesse considerazioni valgono anche per quanto riguarda l’orientamento dei triangoli: se il loro angolo acuto “guarda”, sia nell'ala anteriore che in quella posteriore, verso la punta dell’ala stessa (come nel caso di questa foto), allora si può delimitare la ricerca tra le famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae, escludendo automaticamente la possibilità di trovarsi di fronte ad una specie appartenente alle altre 3 famiglie. E vale il viceversa quando si riscontra che l’orientamento dei triangoli differisce passando dall’ala anteriore a quella posteriore.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764).

     

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    A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature (come, per esempio, B), sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose.
    I triangoli mostrano evidentemente lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. 
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

     

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    A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

     

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    A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Cordulegastridae, un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807).

     

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    A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Gomphidae, un maschio di
     Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

     

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    A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Anax imperator (Leach, 1815).

     

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    Le frecce rosse indicano le 2 coppie di venature di spessore nettamente superiore a tutte le altre; pur non potendo osservare al meglio se esiste allineamento o meno tra le superiori e le inferiori, questo basta per indicare un esemplare appartenente a una delle famiglie AeshnidaeCordulegastridae o Gomphidae. Anche i triangoli sono orientati nello stesso modo, il che conferma l’appartenenza ad una delle suddette famiglie.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).
     

     

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    Stavolta, tra la base dell’ala anteriore e il nodo, le venature trasverse (sia superiori che inferiori) non mostrano alcun aumento di spessore ma sono tutte simili. Inoltre sono abbastanza allineate tra superiori e inferiori in modo da potersi considerare come “uniche venature trasverse” che collegano direttamente la venatura costale con quella radiale, e intersecate nel mezzo dalla venatura subcostale. In questo caso tali venature “idealmente unificate tra superiori e inferiori” si diranno convenzionalmente “complete” e saranno, appunto, trattate come "uniche". Ciò è in definitiva sufficiente per escludere l’appartenenza a una delle famiglie AeshnidaeCordulegastridae Gomphidae; viceversa la scelta dovrà cadere tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae.
    La stessa identica considerazione si ottiene osservando l’orientamento dei triangoli: nell’ala anteriore il triangolo mostra l’angolo acuto orientato verso la parte inferiore dell’ala, mentre nell’ala posteriore l’angolo acuto del triangolo è diversamente orientato e guarda verso la punta dell’ala stessa; ciò non può che indirizzare la ricerca verso le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae.
    In questi casi può essere utile anche contare il numero delle venature trasverse (senza più pensarle suddivise tra superiori e inferiori) perché tale numero può dare indicazioni (di massima, ma non assolute) anche sul genere di appartenenza.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Libellulidae, un maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete” deducibili dall’osservazione della foto è di 15 per l’ala destra e 16 per l’ala sinistra. Ciò non è né un’eccezione né una malformazione riguardante le ali. Non sempre, anche considerando la complessità delle loro strutture, le ali anteriori mostrano una perfetta e assoluta simmetria l’una con l’altra, così come accade spesso tra le ali posteriori.

     

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    Stesse osservazioni e conclusioni fatte nel caso precedente.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Corduliidae, una femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete”, deducibili dall’osservazione della foto della sola ala destra, è di 8. Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Stesse osservazioni e conclusioni fatte nei 2 casi precedenti.
    La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Libellulidae, un maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete” deducibili dall’osservazione della foto è di 14 per l’ala destra e di 15 per l’ala sinistra.

     

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    Anche stavolta l’orientamento dei triangoli cambia passando dall’ala anteriore a quella posteriore. Ciò esclude l’appartenenza a una delle famiglie AeshnidaeCordulegastridae Gomphidae; mentre indirizza l’indagine tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae.
    Tuttavia si osserva che le venature trasverse sono di pari spessore e anche ben allineate tra superiori e inferiori (frecce gialle), tutte tranne (!) quelle più vicine al nodo che sono soltanto superiori (freccia blu) e non oltrepassano la venatura subcostale; tali venature si dicono, convenzionalmente, “incomplete” per caratterizzarle da quelle dette “complete” viste nei 3 esempi precedenti. In questi casi (ricordiamo che stiamo sempre parlando di ambito europeo) tale osservazione circoscrive ancora di più la ricerca che, escludendo le famiglie Corduliidae o Syntmemistidae le cui specie hanno venature trasverse antenodali tutte “complete”, viene indirizzata verso la famiglia Libellulidae. Ma in tale famiglia i generi Orthetrum Libellula annoverano solo specie con venature trasverse antenodali “complete” (tranne qualche sporadica eccezione) e quindi circoscrivendo ancor più la ricerca tra i generi SympetrumTrithemisCrocothemis (i più frequenti da incontrare) o BrachythemisPantalaZygonyx (assai più rari da incontrare in Italia, e relegati essenzialmente alle isole maggiori, Sicilia e Sardegna).
    In questi casi il conto delle venature trasverse antenodali viene convenzionalmente fatto contando il numero delle “venature complete” più quella “incompleta” a cui si attribuisce il "valore di ½”.
    La foto ritrae in effetti un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½ per entrambe le ali.

     

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    Anche stavolta l’orientamento dei triangoli cambia passando dall’ala anteriore a quella posteriore. Ciò esclude l’appartenenza a una delle famiglie AeshnidaeCordulegastridae Gomphidae; mentre indirizza l’indagine tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae.
    Tuttavia si osserva che le venature trasverse sono di pari spessore e ben allineate tra superiori e inferiori (frecce viola), tutte tranne (!) quelle più vicine al nodo che sono soltanto superiori (frecce blu) e non oltrepassano la venatura subcostale; si tratta quindi, come visto nel caso precedente, delle venature dette convenzionalmente “incomplete”.
    Si osserva anche che le venature antenodali delle ali posteriori (quantomeno per l’ala sinistra) sono tutte “complete” (freccia nera indicante l’ultima venatura antenodale, completa).
    La foto ritrae in effetti ancora un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali è di 6 e ½ per entrambe le ali.

     

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    Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali siano tutte “complete”, comprese anche quelle (frecce gialle) più vicine al nodo. Mentre è evidente, osservando le sole ali anteriori, come siano presenti le venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo.
    La foto ritrae in effetti un maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per l’ala sinistra e 10 e ½ per quella destra.

     

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    Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nell'ala posteriore le venature trasverse antenodali (frecce verdi) sono tutte “complete”. Mentre è evidente, osservando l'ala anteriore, come sia presenta la venatura “incompleta” (freccia blu) in prossimità del nodo.
    La foto ritrae in effetti un maschio immaturo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½.

     

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    Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali siano tutte “complete”. Mentre è evidente, osservando le sole ali anteriori, come siano presenti le venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo.
    La foto ritrae in effetti un maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per ciascuna ala anteriore.

     

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    Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali sono tutte “complete”. Mentre, osservando le sole ali anteriori, è evidente la presenza delle venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo.
    La foto ritrae in effetti un maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per ciascuna ala anteriore.

     

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    Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali sono tutte “complete”, 5 per ogni ala. Mentre, osservando le sole ali anteriori, è evidente la presenza delle venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo.
    La foto ritrae in effetti un maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½ per ciascuna ala anteriore.

     

     

    Dagli ultimi esempi riportati è evidente che l’osservazione sulla presenza o meno delle venature “incomplete” va compiuta esclusivamente sulle ali anteriori perché le ali posteriori non darebbero indicazioni corrette.
    Inoltre può accadere, e non sono casi rarissimi, di incontrare esemplari in cui l’osservazione delle venature trasverse antenodali delle ali anteriori sembra contraddire le regole suddette o comunque lasciare qualche dubbio. D’altra parte qui si tratta di venature veramente piccole e l’eccezione può benissimo essere giustificata da un incidente che ha fatto sparire una venatura, o da un problema durante il passaggio da larva a imago o semplicemente da una variante soggettiva.
    Viceversa l’orientamento del triangolo (struttura ben più complessa e particolare rispetto a una piccola venatura) è assolutamente indicativo, e quindi di più probante aiuto diagnostico ai fini determinativi, tranne evidenti malformazioni delle ali.

    Vediamo qualche eccezione a proposito delle venature antenodali (eccezione che comunque e in definitiva... conferma la regola).
     

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    Femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832). I triangoli sono orientati come ci si aspetta da un Libellulidae o da un Corduliidae o Syntmemistidae; ma questi ultimi 2 sono però da escludere perché dovrebbero avere colorazioni corporee nettamente diverse (più metalliche e più sul verdognolo). Inoltre e partendo prima di tutto dalla visione delle appendici addominali che denotano una femmina, si osserva quanto segue: forma dell’addome, colorazione del corpo associata a una evidente stria chiara sul dorso del torace tra le basi delle ali, colorazione tipica delle “macchie” alla base delle ali, tipica colorazione degli occhi… osservando tutto ciò, non ci sono dubbi interpretativi: è una femmina di Crocothemis erythraea. Tuttavia se analizziamo le venature trasverse antenodali se ne contano 9, e tutte complete, sull’ala di destra mentre in quella di sinistra ve ne sono 8 complete più una “indecisa” in quanto non ben allineata e neanche "scolasticamente" incompleta. Evidentemente si tratta di una eccezione che conferma la regola; eccezione nata così, senza incidenti di sorta, considerando che l’esemplare è molto giovane a giudicare dalla ali ancora perfettamente integre e senza la minima ammaccatura o lacerazione.

     

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    Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798). I triangoli sono orientati come ci si aspetta da un Libellulidae o da un Corduliidae o Syntmemistidae; ma questi ultimi 2 sono però da escludere perché dovrebbero avere colorazioni corporee nettamente diverse (più metalliche e più sul verdognolo). Partendo poi dalla colorazione dell’addome (dovuta alla presenza di una diffusa pruinosità azzurrognola) e dalla posizione delle appendici addominali si deduce che è un maschio di Orthetrum; altri maschi simili e congeneri possono essere Orthetrum cancellatum (da escludere perché ha addome più grande e meno cilindrico, pterostigma neri, così come sono nerastri gli ultimi segmenti addominali), Orthetrum albistylum (da escludere perché ha appendici addominali bianche, oltre che pterostigma neri, così come sono nerastri gli ultimi segmenti addominali), e Orthetrum brunneum. Con quest’ultimo, in effetti, il dubbio determinativo può essere in agguato. Ma Orthetrum brunneum ha colorazione più diffusamente azzurrognola anche sul dorso del torace, ha pterostigma più corti, addome più largo e (ecco che l’analisi delle ali torna molto utile!) presenta solitamente da 4 a 9 celle raddoppiate nella zona alare (vedere la zona colorata indicata dalle frecce gialle) compresa tra la R-i 3 (venatura intercalare, posta al di sotto della R 3) e la R-spl (venatura radiale supplementare), mentre Orthetrum coerulescens non ne presenta alcuna o, al massimo e raramente, ne può presentare fino a 2 o 3. Dalla nostra foto, in ciascuna di quelle particolari zone, vediamo solo 2 celle raddoppiate.
    Quindi l’esemplare in foto è indubbiamente un maschio di Orthetrum coerulescens. E se osserviamo le venature antenodali delle ali anteriori osserviamo che le venature più vicine ai nodi sono decisamente complete, ma vediamo anche delle piccole incongruenze: con A sono segnalate due venature superiori ma una sola inferiore; con B si indicano venature superiori per niente allineate con le inferiori. Tuttavia anche queste piccole deviazioni dalla regola possono considerarsi eccezioni che talvolta si presentano.

     

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    Evidente maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); le appendici addominali ravvicinate e bianche non lasciano dubbi. E quella venatura “superiore” mancante (indicata dalla freccia celeste) non può che essere una… “svista” del DNA (oppure una venatura perduta in seguito a qualche accidente). E non si può certo pensare di inserire l’esemplare della foto in qualche altra famiglia. Osservare anche come i triangoli abbiano orientamento che cambia passando dalle ali anteriori a quelle posteriori.

     

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    Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758). Forse la libellula più facile da determinare grazie alle macchie scure presenti nei pressi del nodo di ciascuna ala (come appropriatamente dichiara il suo nome specifico). Appartenendo al genere Libellula, dovrebbe “scolasticamente” avere le venature trasverse antenodali tutte abbastanza allineate e complete; ma in A c’è solo la venatura superiore, in B l’allineamento non è perfetto e, soprattutto, in C la venatura è interrotta a metà, cioè è incompleta. Tuttavia la determinazione è ineccepibile; e anche questa eccezione… conferma la regola. D’altra parte se analizziamo i triangoli osserviamo che loro le regole le hanno sempre rispettate.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; a destra con tutte le venature complete; a sinistra con l'ultima venatura incompleta (freccia). Il che non comporta alcun problema sulla determinazione.

  16. Determinare genere e specie degli Odonati presenti in Italia non richiede solitamente né una lunga esperienza né un'attrezzatura sofisticata come accade, per esempio, nell'indagine di alcune specie di funghi (talvolta con necessità di microscopia o, addirittura, analisi del DNA) o per certe farfalle e falene (analisi accurata dei genitali). Forse ciò deriva dal fatto che il numero di specie di libellule attualmente reperibili in Italia non supera le 100 unità; forse dipende dalla loro colorazione e dai loro disegni spesso così indicativi o dalla territorialità talvolta esclusiva di determinate regioni o habitat; sicuramente è favorita dalla possibilità di fotografarle con una attrezzatura sufficientemente adeguata e di controllare poi con tutta calma le loro caratteristiche strutturali e cromatiche.
    Tra queste caratteristiche non può mancare lo studio di uno dei loro organi più appariscenti: le ali. 

    A una prima e superficiale occhiata, le ali delle libellule sembrano tutte molto simili tra di loro. Vedremo invece come tale idea di uniformità sia errata e come, viceversa, l'analisi delle ali rappresenti un aiuto, meglio se supportato da altre osservazioni, per distinguere con relativa facilità le famiglie di appartenenza, talvolta anche i generi o il sesso. 
    Ciò vale in primo luogo per le libellule più grandi e appariscenti (sottordine Anisoptera) sia per la relativa grandezza delle loro ali sia, soprattutto, per la maggior facilità di osservazione rispetto alle ali delle specie del sottordine Zygoptera. Infatti gli Anisotteri, quando sono posati, tengono generalmente le 4 ali ben aperte e perpendicolari rispetto all'asse testa-torace-addome (come le pagine aperte di un libro), mentre gli Zigotteri, esclusi quelli della famiglia Lestidae, da posati tengono le 4 ali riunite assieme, in senso longitudinale sopra all'addome e quindi difficili (se non impossibili) da osservare separatamente una dall'altra.

    Per condurre un'analisi appropriata delle ali occorre però prendere confidenza con le loro venature (o nervature) e con alcune delle particolari zone di raggruppamento di celle che si vengono a formare; sarà necessario anche appropriarsi della corrispondente nomenclatura.

     

    4.1_ Analisi e studio delle ali degli Anisotteri

    Analizzando un "modello campione" come la grande Anax imperator si possono notare 5 principali venature longitudinali di discreto spessore che emergono dal torace, direttamente innestate nei muscoli di mesotorace (per le ali anteriori) e di metatorace (per le ali posteriori). Si tratta, partendo dalla zona superiore, della grande "venatura costale" (o, brevemente, "costa"), delle due venature "radiale" (detta brevemente "radio") e "mediana" e che inizialmente sono a stretto contatto l'una con l'altra separandosi successivamente a livello del cosiddetto "arculo"; segue poi una "venatura cubitale" e infine una "venatura anale". Chiude il tutto una più esile venatura costale inferiore che non è tuttavia innestata nella muscolatura ma sorge direttamente dalla zona basale della venatura anale, dopo una cella opaca e non trasparente detta "membranula". 

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae].

     

    Ciò vale per tutte le ali sia anteriori che posteriori. Anticipiamo però, come vedremo meglio in seguito, che tra le ali anteriori e quelle posteriori vi sono differenze morfologiche e strutturali abbastanza evidenti. Le 5 venature suddette si prolungano poi longitudinalmente oppure cambiano orientamento nel loro percorso lungo le ali, qualcuna anche biforcandosi. Ci sono altre venature interessanti da osservare, come la "venatura subcostale" collocata tra la costa e il radio, o come le due "venature supplementari" situate internamente alle ali ma non collegate direttamente alle precedenti venature né a loro eventuali biforcazioni. 
    Tutte le venature suddette, intersecate da molte altre decisamente più corte e di esile spessore, sia longitudinali che trasversali, andranno a formare una fitta rete di piccole zone (dette "celle" o "cellule") membranose e molto sottili, trasparenti e più o meno colorate a seconda della specie. Le venature rappresentano perciò l'impalcatura generale delle ali ma sono da considerare anche come veri e propri condotti tubuliformi entro cui scorre l'emolinfa (quanto meno all'inizio della vita da adulto, in modo da facilitare la distensione dell'ala in tutta la sua ampiezza) e entro cui possono trovarsi sia i nervi che alcune trachee respiratorie.

    Iniziamo ad osservare più da vicino l'ala di un Anisottero, analizzandone venature e zone caratteristiche a partire dalla costa e scendendo verso la parte inferiore. Vedremo qui di seguito in che modo queste venature si differenziano e come contribuiscono a delimitare alcune particolari regioni spesso di un certo aiuto per l'identificazione delle famiglie o delle specie. Prenderemo confidenza anche con i loro nomi e con i simboli che le contraddistinguono.

    Lungo la costa, più o meno a metà strada tra la base e la punta dell'ala, si nota un punto in cui avviene una sorta di cambio di direzione, corrispondente anche a una venatura trasversale breve ma di sezione apprezzabile. Tale punto è detto "nodo". Le brevi venature trasversali osservabili subito al di sotto della costa e collocate tra il nodo e la punta dell'ala sono dette "venature post-nodali"; molto più interessanti da osservare sono però le "venature ante-nodali", collocate cioè tra il nodo e la base dell'ala, perché dal loro numero e dal confronto/corrispondenza con le altre brevi venature trasversali poste al di sotto della venatura subcostale si ricavano alcune indicazioni interessanti ai fini determinativi.
    Poco al di sotto del nodo, in una zona dell'ala in cui alcune venature radiali si biforcano vi è il "sub-nodo".
    Proseguendo la costa verso la punta dell'ala si osserva una grande cella, ispessita, allungata e colorata diversamente dalle altre, detta pterostigma. Tale cella ha funzioni aereodinamiche costituendo una sorta di rinforzo strutturale in una zona in cui l'ala sottostà ad un notevole sforzo, evitando perciò che la punta dell'ala si ripieghi deformandosi in maniera anomala durante il volo.

    Al di sotto della costa e parallelamente ad essa si nota la "venatura subcostale" (o subcosta) la cui corsa termina al di sotto del nodo.

    Come già detto in precedenza, alla base dell'ala e sotto alla subcosta si notano le due venature radio e mediana che si separano poco dopo in corrispondenza dell'arculo.
    La venatura radiale è detta così perché con le sue biforcazioni si irradia su gran parte della superficie alare; biforcazioni simboleggiate con R1, R2, R3, R4; con R1 viene indicata la venatura del radio che dopo l'arculo "va a diritto", oltrepassa la zona del nodo, costituisce la delimitazione inferiore dello pterostigma e termina sul bordo della punta dell'ala; R2, R3 e R4 sorgono assieme dall'arculo per biforcarsi e separarsi successivamente (R2 e R3 si separano all'altezza del sub-nodo), con R2 che termina verso la punta dell'ala, R3 verso la punta ma in zona inferiore, mentre R4 termina verso la metà della parte inferiore dell'ala. A queste si aggiunge una "venatura intercalare" (indicata con R-i3 o con altra simbologia, a seconda degli autori) che segue quasi parallelamente la R3 rimanendovi al di sotto. La R-i3 può o meno biforcarsi dando così altre indicazioni diagnostiche.

    Si nota poi una venatura particolare che non ha un inizio ben definito e che si colloca nella zona alare tra la R-i3 e la R4; tale venatura è detta "radio supplementare" ed è indicata brevemente con R-spl. Anch'essa è spesso rammentata nella descrizione di alcune famiglie o generi di Anisotteri.

    Continuando l'analisi dell'ala e scendendo verso la zona inferiore notiamo la "venatura mediana" che, scendendo dall'arculo e cambiando orientamento, va a terminare sul bordo inferiore dell'ala nei pressi della R4. 

    A seguire e spostandoci ancor più verso la base inferiore dell'ala troviamo i proseguimenti della "venatura cubitale" e della "venatura anale", con quest'ultima talvolta non particolarmente marcata nell'ala anteriore ma sempre evidente nell'ala posteriore. 

    Nella zona al di sotto della mediana e al di sopra della cubitale si nota un'altra venatura supplementare, detta "venatura mediana supplementare" e indicata con M-spl, con un andamento più o meno incerto.

    Quanto descritto fin qui per le venature e lo pterostigma vale per tutte le 4 ali, sia anteriori che posteriori.

    Tuttavia riprendendo la visione dell'ala posteriore si può notare che essa è assai più grande dell'ala anteriore soprattutto in larghezza, contenendo quindi un numero di celle nettamente superiore. Ciò è ancor più evidente osservando la parte inferiore dell’ala posteriore in cui l’ala si allarga soprattutto in vicinanza dell’addome; in questa zona può o meno manifestarsi il cosiddetto “angolo anale” ove il bordo dell’ala subisce un brusco cambio di direzione. L’angolo anale è caratteristico esclusivamente dei maschi di alcune specie, mentre è sempre assente in tutte le femmine. In sua assenza l'ala si mostra arrotondata in quella zona.

    Passiamo ora ad alcune "regioni" alari particolari e spesso significative ai fini diagnostici, individuabili grazie ad alcune venature più spesse o marcate che ne costituiscono il perimetro.
    Tra le regioni più evidenti, a seconda delle specie, vi sono: "triangolo", "campo discoidale", "campo anale", "spazio mediano", "triangolo anale" (caratteristico dei maschi di alcune specie e mai delle femmine), "membranula", "sub-triangolo", "pterostigma" (di cui si è già detto), "campo sub-nodale", "spazio cubitale", ecc.

    La loro collocazione sarà chiarita (più che con la descrizione a parole) osservando alcune delle seguenti foto in cui, alla visione oggettiva delle ali segue la visione con le indicazioni per le venature e la successiva visione delle aree significative. Osservando e confrontando a varie riprese le ali "al naturale" con le altre corredate dalle indicazioni strutturali e nomenclaturali si dovrebbe in poco tempo imparare sia a riconoscere le varie strutture che a prendere confidenza con la relativa terminologia.

     

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    Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae].

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    Venature caratteristiche dell'ala anteriore; e pterostigma.

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    Venature caratteristiche dell'ala posteriore; e pterostigma.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale (compreso tra il lato inferiore del triangolo, il bordo inferiore dell'ala, la venatura R4 e la venatura cubitale; presente in tutte le ali).
    2. Campo anale (si tratta di una netta zona presente solo nelle ali posteriori, rispetto al triangolo si trova spostata più verso la base).
    3. Triangolo (una piccola ma evidente zona di forma triangolare, contenente una o più celle, e collocata vicino alla base di ciascuna delle 4 ali). Osservare come in entrambe le ali di questa specie (anteriore e posteriore) i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano (si trova tra la base dell'ala e l'arculo; privo di venature interne, e quindi costituito da una singola cella, tranne in qualche specie).
    5. Membranula (una membrana non trasparente come le altre celle, collocata alla base dell'ala tra la venatura anale e la costa inferiore; si nota anche come la membranula sia più grande ed evidente nelle ali posteriori).
    6. Triangolo anale (presente solo nei maschi di alcune specie; collocato, ove esiste, a contatto con la membranula).
    7. Sub-triangolo (regione dal profilo più o meno triangolare, contenente una o più celle; collocata di fianco al triangolo, dalla parte che guarda la base dell'ala; solitamente è più indicativo ai fini determinativi quello dell'ala anteriore).
    8. Campo sub-nodale (piccola zona a forma di triangolo allungato, collocata al di sotto del sub-nodo; contenente una o più celle).
    9. Angolo anale (presente solo nei maschi di alcune specie).
    10. Spazio cubitale, collocato in entrambe le ali tra la loro base e il triangolo. Spesso, nelle descrizioni delle varie specie viene preso in considerazione soltanto quello dell'ala posteriore.

     

    L'osservazione delle foto precedenti (e successive) mostra anche come le due ali siano sostanzialmente diverse sia in grandezza (più ampia e larga l'ala posteriore) sia per alcune zone particolari, come ad esempio il "campo anale", presente esclusivamente nelle ali posteriori.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae].

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore) di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Membranule (notare come la membranula dell'ala anteriore sia più piccola di quella posteriore).
    6. Campo sub-nodale.
    7. Spazio cubitale.
    Notare che pur trattandosi di un maschio, in questa specie l'ala posteriore manca sia dell'angolo anale che del triangolo anale, mostrandosi in quella zona arrotondata.

     

    Continuiamo lo studio delle ali con un'altra specie: un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]. Al solito: prima con foto "al naturale", seguita con foto e didascalie.

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore)di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Membranule (notare come la membranula dell'ala anteriore sia più piccola di quella posteriore).
    6. Triangolo anale.
    7. Campo sub-nodale.
    8. Angolo anale.

     

    Regioni particolari delle ali di un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae].

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    1. Campo discoidale.
    2. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore) di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala.
    3. Spazio mediano.
    4. Sub-triangolo.
    5. Triangolo anale.
    6. Angolo anale.
    7. Campo sub-nodale.
    8. Campo anale.

     

    Analisi delle ali di una femmina (rinvenuta già morta al bordo di un torrente) di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]. Foto di Massimo Squarcini.

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come in questa specie il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Sub-triangolo
    6. Campo sub-nodale.
    7. Assenza di un triangolo anale dal contorno ben definito e marcato; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri.
    8. Spazio cubitale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale (e del triangolo anale); caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri.

     

    Analisi delle ali di una femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae].

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

    Libellula-depressa_-femmina-(7)--MESSA.jpg.24727695861ed3cf60c2a28451ea6708.jpg

    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Membranule.
    6. Campo sub-nodale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri.

     

    Analisi delle ali di un maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848)  [famiglia Libellulidae].
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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

    Orthetrum-albistylum_-maschio-(26)---MESSA.jpg.4e820d83f49485db2f5a4a71ace5e561.jpg

    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Sub-triangolo.
    6. Campo sub-nodale.
    7. Spazio cubitale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae

     

    Analisi delle ali di un maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1317)  [famiglia Libellulidae].

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

    Orthetrum-brunneum_-maschio-(_-MESSA.jpg.1696daa719185222aad58b383a2df14b.jpg

    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Sub-triangolo.
    6. Membranule.
    7. Campo sub-nodale.
    8. Spazio cubitale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae

     

    Analisi delle ali di una femmina (immatura) di  Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae].

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    Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore osservando, stavolta, che è "incompleta". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Sub-triangolo.
    6. Membranule.
    7. Campo sub-nodale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri. 

     

    Analisi delle ali di un maschio di  Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840)  [famiglia Libellulidae].

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    Venature caratteristiche delle ali.
    Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "incompleta". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

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    Alcune regioni caratteristiche:
    1. Campo discoidale.
    2. Campo anale.
    3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    4. Spazio mediano.
    5. Membranula.
    6. Sub-triangolo.
    7. Campo sub-nodale.
    Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae

     

    Breve analisi delle ali di un maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae].

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    1. Campo discoidale.
    2. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala.
    3. Sub-triangolo.
    4. Campo sub-nodale.
    5. Ultima venatura trasversa antenodale dell'ala anteriore, incompleta. Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi.

     

    Qui di seguito verranno proposti alcuni esempi per avere un'idea su quali indicazioni diagnostiche può fornire l'analisi e lo studio delle ali, soprattutto nei riguardi degli Anisotteri.

  17. 3_ Sottordini dell’ordine Odonata, in ambito italiano

    Come già esposto altrove, in questi appunti verrà mantenuta la suddivisione “classica” dell’ordine Odonata in 3 sottordini: Zygoptera (Sélys, 1854), Anisoptera (Sélys, 1854) e Anisozygoptera (Handlirsch, 1906); di cui soltanto i primi due riguardano la fauna europea, essendo gli Anisozygoptera esclusivi del continente asiatico e rappresentati da pochissime specie. Vedremo qui, a grandi linee, quali sono le caratteristiche di tali sottordini e quali sono le famiglie che li rappresentano.

     

    3.1_ Zygoptera (Sélys, 1854)

    Questo taxon fu istituito nel 1854 dallo zoologo e politico belga Michel Edmond de Sélys Longchamps (1813 – 1900). L’etimologia risale al greco ζυγόν (zygòn) = giogo, unione, strumento che serve per unire; e al greco πτερόν = (pteròn) ala; quindi col significato di “con le ali unite”; in riferimento al modo di tenere, a riposo, le ali riunite in posizione longitudinale, sopra all’addome.
    Considerando gli esemplari adulti (imago), le specie appartenenti a questo sottordine sono caratterizzate dall’avere le ali anteriori e posteriori simili tra di loro, sia nella forma che nelle venature; hanno occhi composti non eccessivamente grandi ma ben separati e sporgenti ai due lati della testa: in linea di massima la distanza che separa gli occhi è nettamente maggiore del diametro di un singolo occhio.
    Hanno dimensioni da piccole a medie; per le specie reperibili in Italia si può osservare una lunghezza variabile dai 25 mm per le specie più piccole ai 50 mm per le specie più grandi; con apertura alare che, a seconda della specie, varia tra 25 e 70 mm.

    Quando sono fermi e a riposo gli Zigotteri tengono le ali chiuse, più o meno tutt’e quattro ravvicinate come le pagine chiuse di un libro, e disposte longitudinalmente al di sopra dell’addome, in modo che non sempre è immediato rendersi conto del loro numero complessivo. Fanno eccezione le specie di alcuni generi della famiglia Lestidae che, a riposo, tengono invece le ali un poco aperte diagonalmente, in modo che è possibile distinguerle tutt’e quattro.
    Il volo degli Zigotteri è relativamente debole e lento (quanto meno se confrontato a quello degli Anisotteri) e in alcune specie può ricordare quello delle farfalle.

    Per le loro dimensioni e per la loro struttura esile e longilinea, con un addome sempre snello e allungato rispetto al torace, sono chiamati popolarmente "damigelle" o "donzelle", in ciò richiamando anche i nomi popolari riscontrabili in altre lingue come: Demoiselles (signorine) in francese, Jungfer (zitella, signorina) in tedesco, Wasserjungfer (signorina acquatica) in tedesco, Damselfly (damigella con le ali) in inglese, ecc. Le femmine presentano sempre un ovopositore, più o meno evidente ed esposto, collocato sotto agli ultimi segmenti addominali.

    Attualmente (anno 2023; a meno di migrazioni, di periodiche assenze o di eventuali estinzioni), nel territorio italiano, il sottordine Zygoptera è rappresentato da 33 specie raggruppate in 12 generi e 4 famiglie:
    # famiglia Calopterygidae  rappresentata dal solo genere Calopteryx;
    # famiglia Coenagrionidae  rappresentata dai generi Ceriagrion, Coenagrion, Enallagma, Erythromma, Ischnura, Nehalennia Pyrrhosoma;
    # famiglia Lestidae  rappresentata dai generi Chalcolestes, Lestes Sympecma;
    # famiglia Platycnemididae  rappresentata dal solo genere Platycnemis.

     

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    Maschio di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) [famiglia Lestidae].
    Osservare, con l'esemplare a riposo, le 4 ali semiaperte.

     

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    Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae].
    Stavolta, con l'esemplare a riposo, le ali sono molto ravvicinate e se non fosse per la presenza dei 4 pterostigma marroni non potremmo neanche individuarne il numero. Sulla destra dell'addome vengono riunite le ali anteriore e posteriore di destra; idem per la parte sinistra dell'addome. Come risulta evidente dalla foto seguente che ritrae ancora un maschio di Platycnemis pennipes. Si osserva anche che, a riposo, l’ala anteriore si colloca tra addome e ala posteriore.

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    Maschio di  Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) [famiglia Calopterygidae].
    Nei maschi delle Calopterygidae sono assenti i pterostigma sulle ali; quindi, da questa foto, sarebbe impossibile stabilirne il numero essendo tutt'e 4 colorate e ravvicinate.

     

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    Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [famiglia Coenagrionidae].

     

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    Femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1780) [famiglia Calopterygidae]; le femmine di questa famiglia mostrano sulle ali un "falso pterostigma" chiaro, composto da più celle e non da una singola cella. Evidente anche l'ovodepositore sotto gli ultimi segmenti dell'addome.

     

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    Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae];
    evidente l'ovodepositore sotto gli ultimi segmenti dell'addome.

     

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    Maschio di Ceriagrion tenellum (de Villers, 1789) [famiglia Coenagrionidae]. Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825) [famiglia Lestidae].
    Osservare, con l'esemplare a riposo, le 4 ali semiaperte.

     

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    Femmina di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae];
    evidente l'ovodepositore sotto gli ultimi segmenti dell'addome. 
    Nel genere Sympecma le ali a riposo vengono tenute tutt'e 4 riunite proprio assieme in quanto vengono disposte da una unica parte dell'addome e non 2 per parte. Come risulta evidente nella foto precedente con le 4 ali disposte sulla destra dell'addome.
    Nella foto seguente che raffigura un maschio sempre di Sympecma fusca le 4 ali sono tenute sulla sinistra dell'addome.

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    Femmina (nella “forma fosca”) di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840) [famiglia Coenagrionidae];
     evidente l'ovopositore sotto gli ultimi segmenti dell'addome.

     

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    Femmine di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) [famiglia Lestidae].

     

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    Maschio di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840) [famiglia Coenagrionidae].

     

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    Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [famiglia Calopterygidae].

     

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    Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798) [famiglia Lestidae].

     

     

    3.2_ Anisoptera  (Sélys, 1854)

    Conosciuti in Italia anche col nome popolare di “libellule”, da non confondere tuttavia col termine scientifico Libellula (indicante il genere Libellula, Linnaeus 1758); talvolta sono indicati col nome di “dragoni”, termine preso in prestito dal gergo popolare inglese (Dragonfly).

    Questo taxon fu istituito nel 1854 dallo zoologo e politico belga Michel Edmond de Sélys Longchamps (1813 – 1900). L’etimologia risale al greco ἄνισος (ànisos) = diseguali [termine composto dalla particella negativa greca ἄν (an) = non, contrario; combinata con l’aggettivo greco ἴσος = (ìsos)  uguale, medesimo]; e al greco πτερόν (pteròn) = ala; quindi col significato di “con le ali diseguali”. Il termine latino-scientifico Anisoptera fu coniato nel 1829 dall’entomologo inglese James Francis Stephens (1792 – 1852) ma in relazione a un altro raggruppamento di insetti; venne infatti indicato con tale termine un insieme di insetti facenti parte degli Efemerotteri (ordine Ephemeroptera; insetti conosciuti anche col nome popolare di “effimere” e tassonomicamente imparentati con le libellule visto che Ephemeroptera Odonata sono gli unici ordini inseriti nella sottocoorte Palaeoptera) e che mostravano il paio di ali anteriori grandi e di forma triangolare, decisamente diverso dal paio di ali posteriori più piccole e rotondeggianti. Successivamente, nel 1854, il Sélys Longchamps utilizzò il termine precedentemente coniato dallo Stephens, chiamando Anisoptera l’altro grande sottordine degli Odonata in riferimento alla diversità riscontrabile tra le ali. 
    Considerando gli esemplari adulti (imago), le specie appartenenti a questo sottordine sono infatti caratterizzate dall’avere le ali anteriori e posteriori diverse tra di loro, sia nelle dimensioni (con le ali posteriori più grandi di quelle anteriori) sia nella venulazione.

    Tuttavia il riconoscimento immediato, anche con un semplice colpo d’occhio, si basa sulla osservazione dell’insetto a riposo: infatti, come già accennato, tiene le ali ben aperte, tutt’e quattro visibili e tenute più o meno perpendicolari rispetto all’asse testa-torace-addome.

    Hanno due occhi composti molto grandi, evidenti e prominenti a tal punto che, in molte specie e a una prima osservazione superficiale, sembra che la loro testa sia composta solo da questi due organi. Gli occhi sono inoltre ravvicinati tra di loro e, a seconda delle famiglie, si toccano più o meno estesamente lungo il loro lato interno, tranne che nelle specie della famiglia Gomphidae in cui gli occhi sono ben separati l’uno dall’altro, comunque sempre a distanza minore del diametro di un singolo occhio.
    Il volo degli Anisotteri è veloce e potente, sempre ben coordinato e mai simile a quello delle farfalle (come invece può accadere per alcune specie di Zigotteri). A seconda delle specie, gli Anisotteri hanno dimensioni da medie a medio-grandi fino a decisamente grandi; per le specie reperibili in Italia si può osservare una lunghezza che varia da 30-35 mm fino a 80-90 mm; con apertura alare variabile tra 45-50 mm e 110-115 mm. Fa eccezione la Brachythemis impartita che rappresenta il più piccolo Anisottero reperibile in Italia (Sicilia e Sardegna) e che può misurare, al minimo, 25 mm di lunghezza e 40 mm di apertura alare.
    L’addome si presenta assai più robusto e appariscente rispetto a quello degli Zigotteri.
    Solo le femmine della famiglia Aeshnidae hanno un ovopositore evidente.

    Attualmente (anno 2023; a meno di migrazioni, di periodiche assenze o di eventuali estinzioni), nel territorio italiano, il  sottordine Anisoptera è rappresentato da 63 specie raggruppate in 26 generi e 6 famiglie:
    # famiglia Aeshnidae rappresentata dai generi AeshnaAnaxBoyeria e Brachytron;
    # famiglia Cordulegastridae rappresentata dal solo genere Cordulegaster;
    famiglia Corduliidae rappresentata dai generi CorduliaSomatochlora; di tale famiglia fa parte anche il genere Epitheca che, un tempo, era rappresentato in Italia dalla specie Epitheca bimaculata. Tuttavia da più di un secolo non ci sono più segnalazioni di tale specie che è quindi da considerarsi assente/estinta nel nostro territorio;
    # famiglia Synthemistidae; in Europa (e in Italia) è rappresentata dal solo genere Oxygastra; genere che, a livello mondiale, è monospecifico contemplando la sola specie Oxygastra curtisii (Dale, 1834). Questa famiglia contempla soprattutto specie e generi tipici dell'Australia o della Nuova Guinea; qualche autore la considera ancora come una semplice sottofamiglia della famiglia Corduliidae.
    # famiglia Gomphidae rappresentata dai generi GomphusLindeniaOnychogomphusOphiogomphusParagomphus e Stylurus;
    famiglia Libellulidae rappresentata dai generi BrachythemisCrocothemisDiplachodes,  LeucorrhiniaLibellulaOrthetrumPantalaSelysiothemis
    SympetrumTrameaTrithemis e Zygonyx.

     

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    Maschi di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae].
    Notare le 4 ali ben distinguibili perché, a riposo, aperte come le pagine di un libro; perpendicolari rispetto all'addome.

     

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    Femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae].

     

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    Femmina di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae].

     

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    A sinistra un maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae];
    a destra un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae].

     

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    Femmina di Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825) [famiglia Libellulidae]. Foto di Enzo Orgera.

     

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    Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]. Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae].

     

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    Femmina di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae].

     

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    Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae].

     

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    A sinistra un maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae];
    a destra un maschio di 
    Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae].

     

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    Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae].

     

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    Maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae].

     

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    A sinistra un maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae];
    a destra un maschio di 
    Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae].

     

     

     

    3.3_ Anisozygoptera (Handlirsch, 1906)

    Il nome di questo sottordine deriva da una combinazione dei nomi dei due sottordini Anisoptera e Zygoptera. In effetti le poche specie di questo sottordine hanno ali simili a quelle degli Zigotteri ma nel loro aspetto complessivo e nelle dimensioni ricordano meglio gli Anisotteri. Come già accennato più sopra tali specie non riguardano la fauna europea.

  18. N.B.  Per uno studio e una analisi approfondita delle ali e delle loro venature, vedere qui.

     

    2.5_ L'addome

    L’addome si presenta sempre particolarmente allungato rispetto alla compressione del torace. È connesso (sessile) direttamente col torace, senza presentare alcun peduncolo di collegamento come accade, per esempio, nelle vespe. Nell’addome sono riconoscibili 10 segmenti (o uriti) ben differenziati, con un undicesimo segmento finale talvolta appena abbozzato ma spesso non ben percepibile o assente e quindi non considerato nelle varie descrizioni.
    Nelle osservazioni occorre prestare attenzione al conteggio del 1° segmento addominale: spesso non viene preso in considerazione perché abbastanza esiguo rispetto agli altri e/o nascosto sotto la parte posteriore del torace. Anche i disegni, soprattutto se scuri, presenti sull'addome possono creare difficoltà nel conteggio.

    L'addome termina con particolari appendici (dette anche cerci) di numero variabile: sempre soltanto 2 nelle femmine, 3 nei maschi degli Anisotteri, 4 nei maschi degli Zigotteri. La loro funzione verrà esaminata in altra sede, nelle osservazioni relative all'accoppiamento.

    Nella parte inferiore dell'addome sono visibili gli organi sessuali maschili e femminili, nonché, in tutte le femmine degli Zigotteri e di alcune famiglie di Anisotteri, il cosiddetto apparato ovopositore. La loro osservazione, assieme a quella delle appendici addominali, consente di distinguere facilmente i maschi dalle femmine; per maggiori dettagli, vedere qui.

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    I 10 segmenti addominali di una femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae].
    Nelle visioni dorsali il 1° segmento non è mai ben visibile.

     

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    Segmenti addominali di una femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae].
    Sotto a 8° e 9° segmento sono ben visibili l'ovopositore e la vulva.

     

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    Segmenti addominali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae].
    Nelle visioni dorsali il 1° segmento non è mai ben visibile.

     

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    Segmenti addominali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae].
    In foto con questa angolazione è facile osservare la presenza dell'apparato copulatore maschile (una sorta di pene) al di sotto del 2° segmento (nelle femmine tale zona rimane completamente piatta) e, sotto al 9° segmento, lo sbocco del canale seminale.

     

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    Segmenti addominali di un maschio di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].
    Visibile, sotto al 2° segmento, l'apparato copulatore.

     

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    Segmenti addominali di un maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae].
    Visibile, sotto al 2° segmento, l'apparato copulatore.

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].
    Sotto a 8° e 9° segmento sono ben visibili l'ovopositore e la vulva.

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Erythromma lindenii (Selys, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].
    Sotto a 8° e 9° segmento sono ben visibili l'ovopositore e la vulva.

     

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    Segmenti addominali di un maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].
    Nelle visioni dorsali il 1° segmento non è mai ben visibile.

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].
    Sotto a 8° e 9° segmento sono ben visibili l'ovopositore e la vulva.

     

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    Segmenti addominali di una femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae].
    Sotto a 8° e 9° segmento sono ben visibili l'ovopositore e la vulva.

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae].

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. Al di sotto del 2° segmento si intravede l'apparato copulatore maschile.

    Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace.

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. 

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. 

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. 

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Cordulegastridae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. 

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Gomphidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. 

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace.

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].
    Nelle visioni dorsali il 1° segmento non è mai ben visibile.

     

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    Segmenti addominali in un maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Segmenti addominali in un maschio immaturo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].
    La loro individuazione può essere resa complicata dai disegni addominali. Al di sotto del 2° segmento si intravede l'apparato copulatore maschile.

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].
    Nella zona ventrale fra 8° e 9° segmento è ben visibile la lamina vulvare.

     

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    Segmenti addominali in un maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].
    Al di sotto del 2° segmento si intravede l'apparato copulatore maschile.

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Segmenti addominali in una femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

    Per quanto riguarda gli Anisotteri potrà essere utile constatare, con opportune inquadrature, la presenza o meno sui fianchi del 2° segmento addominale di due piccole protuberanze, dette "orecchiette laterali". Ciò consentirà di circoscrivere la determinazione ad alcune famiglie o anche a particolari generi. Inoltre la loro presenza indica che siamo in presenza di un maschio; non vale però il viceversa visto che molte famiglie di Anisotteri non presentano mai orecchiette, né nei maschi né nelle femmine.

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    Assenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Presenza di evidenti "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Gomphidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale (qui visibile solo quella sinistra), in un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Assenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Assenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in una femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Assenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale (qui visibile solo quella sinistra), in un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Presenza di "orecchiette laterali" sui fianchi del 2° segmento addominale, in un maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

  19. 2.4_ Il torace e le zampe

    Il torace delle libellule, come per molti altri esapodi, è la sede degli organi preposti al moto. Al di sotto di esso vi sono 3 paia di zampe mentre al di sopra si aprono 2 paia di ali efficacemente strutturate e specializzate per il volo.
    Le zampe, in pratica, non vengono mai impiegate per la deambulazione visto che le libellule si spostano esclusivamente in volo; viceversa rappresentano strutture necessarie per ancorarsi e posizionarsi sui vari posatoi e sono a tutti gli effetti dei micidiali strumenti di caccia essendo munite di abbondanti e ispide setole indispensabili per afferrare e trattenere le prede catturate in volo; sono infatti definite zampe del tipo “raptatorio”.

    A grandi linee il torace può essere suddiviso in tre regioni più o meno fuse tra di loro: sul retro della testa e dopo il brevissimo collo si colloca il protorace, di seguito il mesotorace e infine, direttamente a contatto con l’addome, il metatorace.
    Ognuno di essi porta un paio di zampe, le anteriori al di sotto del protorace, le mediane sotto al mesotorace, le posteriori sotto al metatorace; mentre le ali sono presenti, un paio per ciascuno, solo su meso– e metatorace. Apparentemente curiosa è la disposizione di meso– e metatorace: rispetto a un ideale asse longitudinale “testa-addome”, essi sono orientati non perpendicolarmente ma in obliquo (negli Anisotteri) o quasi in parallelo (negli Zigotteri) in modo che le loro parti ventrali si trovino nettamente più avanti (verso la testa) rispetto alle parti dorsali. Ciò comporta una funzionalità che conferma, se ce ne fosse bisogno, come le libellule siano dei perfezionati cacciatori volanti: le zampe ben lunghe, articolate nelle loro componenti e posizionate più verso la testa rispetto alle ali, permettono alle libellule (che cacciano, ricordiamolo, esclusivamente in volo) di effettuare le catture senza sbilanciarsi o perdere il proprio “assetto di volo”.

    Le zone (o placche) dorsali vengono solitamente indicate tramite il suffisso “–noto”; così troviamo “pronoto”, “mesonoto” e “metanoto” rispettivamente nella parte dorsale di protorace, mesotorace e metatorace. Quindi, per quanto detto sopra, il mesonoto e il metanoto portano ciascuno un paio di ali. Tra questi nomi sarà però “pronoto” quello che sicuramente ricorre più frequentemente nella descrizione delle varie specie perché la sua osservazione rende più agevole la determinazione delle specie studiate, soprattutto per quanto riguarda gli Zigotteri e le loro femmine. Le parti ventrali, tramite il suffisso “–sterno”, sono indicate rispettivamente con prosterno, mesosterno e metasterno; sono tuttavia parti non rilevanti ai fini descrittivi e determinativi.

    Importanti da osservare sono anche le zone laterali (o pleure) soprattutto del meso– e del metatorace; infatti disegni, bande (o strie) che le percorrono, colori e suture, possono contribuire in maniera decisiva alla determinazione della specie studiata.

    Per quanto riguarda le suture se ne possono osservare tre principali. Una sutura interpleurale che separa le parti laterali di meso– e matatorace, tuttavia non sempre ben definita o marcata. Un’altra sutura, detta sutura omerale, si trova internamente alla parte laterale del mesotorace, dividendo quest’ultimo in due zone (episterno mesotoracico al di sopra e epimero mesotoracico al di sotto); in alcune specie, nell’episterno mesotoracico si trova una banda colorata, detta stria anteomerale, la cui grandezza o conformazione può essere indicativa ai fini diagnostici. Una ulteriore sutura, detta sutura metapleurale, si trova internamente alla parte laterale del metatorace, dividendo quest’ultimo in due zone (episterno metatoracico al di sopra e epimero metatoracico al di sotto); nell’episterno metatoracico è facile osservare, soprattutto negli Anisotteri, un piccolo forellino: si tratta di uno stigma, un’apertura, che permette alle libellule di respirare. Vi sono altri “stigma respiratori” distribuiti tra torace e addome ma quello metatoracico è il più evidente.

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    Maschio immaturo di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].
    Notare anche le zampe ben munite di ispide setole; e la "obliquità" di meso- e metatorace rispetto a un ideale asse longitudinale "testa-addome".

     

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    Femmina dPlatycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae].
    Notare anche le zampe ben munite di ispide setole; evidente anche l'orientamento di meso- e metatorace che sono quasi paralleli rispetto a un ideale asse longitudinale "testa-addome".

     

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    Maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Giovane femmina di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; foto di Massimo Squarcini.

     

    Altre zone individuabili a grandi linee nel torace sono le strutture che sorreggono le zampe come i due infraepisterni meso– e matatoracico e le tre anche. Nelle zampe sono distinguibili, nell’ordine e a partire dall’anca: trocantere, femore, tibia e tarso; quest’ultimo termina con un pretarso munito di piccoli e brevi artigli uncinati.

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    Maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

  20. In ogni caso la vista delle libellule è talmente perfezionata e funzionale che alcune specie tra le più grandi possono individuare un piccolo insetto come ad esempio una mosca, ferma o in volo, anche a qualche decina di metri di distanza. Sembra infatti, da varie osservazioni ed esperimenti, che i più grandi Anisotteri riescano a individuare una preda immobile di dimensioni simili a quella di una mosca domestica a 15-20 metri di distanza, mentre se la preda è in movimento la distanza può arrivare a 40-50 metri. In proporzione sarebbe come se una persona riuscisse ad individuare, da una distanza di 5-6 chilometri, un pallone da calcio in movimento.

    Sempre sulla testa, nella zona facciale superiore (o vertice facciale), si notano due piccole e brevi antenne filiformi che rappresentano, come per la maggior parte degli insetti, particolari sensori biochimici; vi sono poi tre ocelli (o occhi semplici) disposti a triangolo: con un singolo ocello anteriore (solitamente il più grande) e due retrostanti. Diversamente dagli ommatidi che formano gli occhi composti, gli ocelli non percepiscono le immagini ma sono sensibili all’intensità luminosa e alla luce polarizzata. Sulla testa ma sul retro degli occhi degli Anisotteri spesso è visibile una piccola regione triangolare detta, appunto, “triangolo occipitale” che in alcuni casi può essere utile osservare per ottenere qualche indicazione in più ai fini determinativi.

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    Ocelli e antenne di un maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Femmina androcroma di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Femmina immatura nella "forma rufescens" di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Maschio di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Triangolo occipitale di un maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Triangolo occipitale di un maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Triangolo occipitale e ocelli di un maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Gli ocelli posteriori di un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Gomphidae].

     

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    Ocelli e antenne di una femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Ocelli di una femmina immatura di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

    Nella zona centrale della faccia, sotto al vertice, si nota una regione piuttosto evidente detta fronte. Al di sotto della fronte si trova il cosiddetto clipeo suddiviso in post-clipeo (al di sopra) e ante-clipeo. Sotto al clipeo c’è un efficace apparato masticatore formato da un labbro superiore (o labrum), due mandibole, due mascelle, e un labbro inferiore (o labium). Le due mandibole rimangono per lo più nascoste dal labbro superiore; le mandibole sovrastano le due mascelle, mobili e poste a loro volta nella zona inferiore della faccia, al di sopra del labbro inferiore.

    La collaborazione coordinata tra mandibole e mascelle, tutte munite di una sorta di denti taglienti e controllate da una potente muscolatura, fa sì che l’apparato masticatore delle libellule sia così perfezionato da essere in grado di tranciare anche la corazza di piccoli coleotteri o di spezzare in due una mosca anche con un solo morso. E ciò vale sia per le libellule più grandi che per le più piccole.

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    Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; fotografato mentre sta detergendosi gli occhi con le zampe anteriori grazie a una ampia rotazione della testa attorno al collo. Rotazione che ha permesso di vederlo "a bocca aperta". 

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

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    Femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Femmina di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Stranamente questo maschio ha compiuto un'operazione di volo sbagliata, andando a infilarsi e a intrappolarsi nelle maglie di una rete che sovrasta una vasca di raccolta di acqua. Vista la proverbiale abilità di volo delle libellule (soprattutto per gli Anisotteri), la manovra sbagliata potrebbe essere una conseguenza del frequente "litigio" aereo che i maschi compiono tra di loro per il controllo territoriale, compiendo voli funambolici e scontrandosi anche a grande velocità. L'esemplare è stato delicatamente liberato dalle maglie della rete, non senza aver prima approfittato della sua involontaria posizione per fotografarne l'apparato masticatore.
     
    Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae].

     

    Qui di seguito alcune "scene di caccia" e di conseguente "degustazione" da parte di varie libellule.

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    Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; maschio che mangia un insetto alato (scartandone le ali).

     

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    Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; femmina immatura (nella "forma violacea") che sta mangiando.

     

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    Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; maschio che mangia una mosca dopo averla spezzata in due..

     

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    Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; maschio in caccia. Foto di Massimo Squarcini.
    Interessante osservare le zampe della libellula. Durante il volo perlustrativo gli Anisotteri tengono le zampe aderenti al corpo per favorire l'assetto aereodinamico: il paio di zampe anteriori ripiegate e raccolte in verticale tra torace e retro degli occhi, le altre due paia di zampe ripiegate e raccolte sotto al torace. Ma, come in questa foto nell'attimo che precede la cattura, le due paia di zampe mediane e posteriori lasciano la posizione "a riposo" e si preparano a ghermire la preda. La quale preda sembra essersi accorta del pericolo incombente e si dispone in un assetto difensivo, verticale e inconsueto... ma sicuramente per essa non ci sarà scampo.

     

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    Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; femmina immatura, nella forma "rufescens", che sta mangiando una femmina di Euaresta aequalis, mentre un maschio della stessa specie della preda si è avvicinato... 

     

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    Ischnura pumilio (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; una femmina ha catturato una "cicalina verde" (Cicadella viridis). Il malcapitato insetto che, come stazza, è quanto meno paragonabile al torace della damigella sembra non aver scampo. Ma la damigella ha sbagliato l'attacco: invece di afferrare la cicalina per il ventre la sta addentando sul dorso, evidentemente più coriaceo e protetto, e non riesce a far presa con i denti nelle parti vitali della preda, pur provando a mordere in vari punti...

     

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    Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; una femmina vecchia sta mangiando una mosca, rigirandosela in bocca senza alcun aiuto delle zampe.

     

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    Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; una femmina vecchia sta mangiando una falena.

     

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    In queste foto di Massimo Squarcini, scattate a pochi millisecondi una dall'altra, una sequenza dell'attacco nei confronti di un'ape da parte di un maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae] e di un maschio (in secondo piano e sfocato) di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]. Nella seconda foto già si vedono le zampe mediane dell'Orthetrum cancellatum che si stanno per distendere così come è evidente il suo repentino cambio di direzione dovuto all'improvviso cambio di "assetto di volo" da parte dell'ape che, vedendosi attaccata da due parti, prova ad eludere l'imminente pericolo ribaltandosi sul dorso... (foto qui sotto)

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    Anche l'osservazione della parte posteriore della testa può fornire indicazioni utili per il riconoscimento di alcune specie. In particolar modo in relazione alla presenza/assenza delle cosiddette "macchie post-oculari" o di altre peculiarità.

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    Macchie post-oculari tipicamente dentellate inferiormente
    in una femmina di 
    Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Macchie post-oculari giallognole in un maschio di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; 
    uno dei caratteri che permette di non confonderla con la congenere e, in Italia assai rara, Aeshna subartica (Walker, 1908).

     

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    Assenza di macchie post-oculari in un maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

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    Maschie post-oculari in un maschio di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae].

     

  21. 2_ Ordine Odonata (Fabricius, 1793)_ Caratteri generali

     

    2.1_ Cenni tassonomici ed etimologia dei termini Libellula e Odonata

    Il nome Libellula ha una gestazione assai particolare. Semplificando molto ci si potrebbe accontentare di una delle tre seguenti versioni: 1) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule in volo tengono le ali aperte a mo’ delle pagine di un libretto; 2) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule più grandi (cioè gli odierni Anisotteri) quando sono ferme a riposo si dispongono con le ali ben aperte e simili alle pagine di un libretto; 3) proviene dal latino libella, a sua volta diminutivo del latino libra = bilancia a due bracci, in quanto nel volo le libellule tengono le ali orizzontali.
    In realtà il percorso etimologico del termine Libellula è diverso, più complesso e, per certi versi, sorprendente.

    Lo zoologo e anatomista francese Guillaume Rondelet (1507 – 1566) pubblicò tra gli altri anche importanti lavori di carattere ittiologico. In una delle sue opere (il “De piscibus marinis”, del 1554) denominò quello che oggi viene popolarmente indicato come “squalo martello” col nome di “Libella marina” per la somiglianza della testa di tale squalo con la “livella”, uno strumento medievale a forma di "T", impiegato dai falegnami. Sempre il Rondelet riprese questo nome nel 1555 per designare con “Libella fluviatilis” (= libella dei corsi d'acqua) le larve degli insetti che oggi chiamiamo Zigotteri, perché hanno anch’essi una testa particolare, con gli occhi sfalsati lateralmente in modo che osservandone una larva nel suo insieme essa può ricordare la forma di una "T". In seguito molti studiosi e naturalisti estesero l'uso del termine Libella a tutte le specie adulte (cioè anche alle imago e non solo alle larve) all’epoca conosciute.

    Sulla falsa riga di questa prassi nomenclaturale, anche Linneo (1707 - 1778) utilizzò il nome Libella, ma scritto nel modo diminutivo (Libellula) nella prima edizione del suo "Systema Naturae" (1735). Non è dato sapere il motivo che indusse Linneo a coniare questo diminutivo: forse per significarne le piccole dimensioni o, più probabilmente, per seguire una prassi popolare che già indicava con vari diminutivi/vezzeggiativi alcune specie note all’epoca, come “virguncula” (da “virgo”) = piccola vergine o “puellula” (da “puella”) = fanciulla, signorina; o l’uso vernacolare francese dell’epoca, con Demoiselles (= signorine) per designare le specie più minute. Comunque sia, nella successiva decima edizione del "Systema Naturae" (1758), quella più famosa in cui appare per la prima volta la "nomenclatura scientifica binomiale", Linneo riprende il termine Libellula, ne fa un raggruppamento a sé e vi inserisce tutte le 18 specie all’epoca conosciute, descrivendole e classificandole tra i Neuroptera [dal greco νεῦρον (neuron) = nervo; e dal greco πτερόν (pter
    òn) = ala; in riferimento alle ali ricche di nervature]. Collocò poi queste specie in 2 gruppi: in un gruppo appaiono quelle descritte con "Alis patentibus acquiescentes" (= ali aperte a riposo) e corrispondenti a 16 specie degli attuali Anisotteri; nell'altro gruppo vi sono quelle descritte con "Oculi distantes remotique" (= occhi distanti e lontani) e corrispondenti a 2 degli attuali Zigotteri (Coenagrion puella e Calopteryx virgo).

    Da Linneo in poi, con il progredire dello studio e del riordinamento tassonomico e sistematico, il raggruppamento generale delle Libellula nel senso linneiano, prenderà il nome di Odonata e figurerà, tassonomicamente parlando, prima come sottordine e infine come ordine. Fu istituito nel 1793 dall’entomologo, botanico e medico danese Johann Christian Fabricius, 1745 – 1808; l’etimologia, di cui il Fabricius non rilascia alcun riferimento scritto, potrebbe risalire al greco οδούς (odoùs), οδὀντος (odòntos) = dente, probabilmente in combinazione con una contrazione del termine greco γνάθος (gnàthos) = mascella; in riferimento al potente apparato masticatore di questi eccellenti cacciatori volanti. Altra possibile interpretazione etimologica, ma in definitiva con percorso simile, propone che il termine Odonata coniato dal Fabricius sia nato dalla contrazione del termine Odontognati, un raggruppamento di uccelli fossili risalenti al Cretaceo e caratterizzati dall’avere le mascelle provviste di denti.

    Il termine Libellula andrà nel seguito a designare (scientificamente parlando) solo un particolare genere di tale ordine, Libellula (Linnaeus, 1758), genere che oggi comprende diverse decine di specie ma che in Italia è rappresentato da 3 sole specie: Libellula depressa (Linnaeus, 1758), Libellula fulva (Müller, 1764) e Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758).

     Osservazione: nell’attuale linguaggio corrente, comune e popolare, con il termine “libellule” vengono indicati indifferentemente tutti gli insetti appartenenti all’ordine Odonata, in ciò richiamando alla memoria quanto fu definito ai suoi tempi da Linneo. In un linguaggio altrettanto attuale e corrente ma più articolato, col termine “libellule” vengono indicate tutte le specie “più grandi e vistose” di tale ordine cioè, in pratica, le specie di insetti appartenenti al sottordine Anisoptera; questo per distinguerle dalle “damigelle” o “donzelle”, nomi popolari con cui vengono designate le specie appartenenti al sottordine Zygoptera. Infine, in un linguaggio propriamente scientifico, il termine “Libellula” indica esclusivamente il genere Libellula (Linnaeus, 1758).
    Nel seguito di questi appunti, all’occorrenza, potranno essere impiegati i termini “libellula” e/o “libellule” nelle tre suddette accezioni, e il loro diverso significato sarà chiarito dal contesto.

     

     2.2_ Caratteristiche essenziali degli insetti appartenenti all’ordine Odonata

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    In alto: maschio immaturo di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae];
    in basso: copula di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]

     

    Le libellule sono insetti legati indissolubilmente agli ambienti acquatici, prevalentemente di acqua dolce (nei pressi di stagni, laghi, paludi, torbiere, pozze, ecc. o vari corsi d'acqua purché con correnti non troppo impetuose), ma pure con qualche specie reperibile presso acque più o meno salmastre come, ad esempio, Lestes macrostigma, Brachytron pratense, Aeshna mixta, Orthetrum fonscolombii e Ischnura genei.

    Presentano metamorfosi incompleta. Il loro ciclo biologico consiste, molto sinteticamente, nelle seguenti fasi: dall’uovo “fecondato e maturo”, depositato in ambiente acquatico o nelle strette vicinanze, nasce una prolarva che quindi si trova già immersa in acqua o che comunque riesce a raggiungerla in breve tempo; la prolarva si trasforma quasi subito in larva vera e propria che si accresce tramite un certo numero di mute, vivendo sempre in acqua; dopo l’ultima muta la larva esce dall’acqua e si trasforma (direttamente, cioè senza "impuparsi" come fanno ad esempio le farfalle) in insetto adulto (o imago), atto al volo e la cui vita trascorrerà tra terra e aria; passato qualche giorno (o poche settimane, a seconda della specie) gli adulti diventano sessualmente maturi e si accoppiano; le uova della femmina vengono fecondate dal maschio tramite copule dalla procedura del tutto particolare; quindi le uova vengono deposte nell’ambiente più adatto e cioè, a seconda della specie, o direttamente in acqua, o all’interno di steli di vegetazione acquatica sia sommersa che emersa, oppure in zone temporaneamente asciutte ma che, con la stagione delle piogge, torneranno ad essere sommerse; dopo un certo lasso di tempo variabile da poche settimane a qualche mese, sempre a seconda della specie, l’uovo fecondato matura, da esso nasce la prolarva e il ciclo si ripete. Dopo aver affrontato uno o solitamente più accoppiamenti, le libellule giungono alla fine del loro ciclo vitale e muoiono; in questo caso si tratta di “morte per vecchiaia”.
    La vita delle libellule adulte è relativamente corta e, escludendo le specie del genere Sympecma che svernano da adulte, può durare dalle 6 alle 8 settimane nelle specie più longeve (ad esempio in Ischnura elegans tra gli Zigotteri o Aeshna cyanea tra gli Anisotteri) ma più frequentemente viene consumata nell’arco di 2-3 settimane.

    Inoltre, pur rappresentando delle perfezionate “macchine volanti” atte alla caccia, anche le libellule incorrono in morti premature essendo esse stesse fonte di nutrimento per altri animali. Sono infatti un cibo agognato da anfibi e pesci ma anche da varie specie di uccelli che riescono a catturarle in volo; le si possono vedere (soprattutto le specie più piccole, in particolare, tra gli Zigotteri) cadute nelle trappole vischiose delle ragnatele e quindi destinate a morte sicura; e, infine, non è raro assistere alla scena in cui una libellula ha catturato e divorato una libellula più piccola (ma talvolta anche di pari dimensioni), solitamente di specie diversa.

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    In Natura niente si "butta via"; tutto viene riciclato.
    Una femmina morta di Orthetrum coerulescens galleggia sull'acqua, una riserva di proteine per un gruppetto di Gerridi.

     

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    Questo ragnetto ha costruito la sua trappola "ragnatelosa" tra la vegetazione a due metri dall'acqua. E ha funzionato benissimo, con alcune damigelle della specie Ischnura elegans che sono andate a impigliarvisi. Per le dimensioni del ragno occorre considerare che queste damigelle sono lunghe al massimo 3,5 cm.

     

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    Un maschio di Anax parthenope ha catturato un maschio di Trithemis annulata e, portandolo in alto tra la vegetazione, si appresta a divorarlo.
    Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Un gruccione (Merops apiaster, Linnaeus, 1758) ha catturato un maschio di Orthetrum cancellatum. Foto di Gianni Bonini.

     

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    Un gruccione (Merops apiaster, Linnaeus, 1758) ha catturato una femmina di Orthetrum albistylum. Foto di Gianni Bonini.

     

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    Un airone rosso (Ardea purpurea, Linnaeus, 1766) ha appena catturato un maschio di Trithemis annulata. Foto di Gianni Bonini.

     

    Tuttavia se consideriamo il tempo trascorso nello stadio larvale si può affermare che gli Odonati hanno, a seconda delle famiglie di appartenenza, una vita abbastanza lunga. Infatti alcune specie possono raggiungere i 5 anni di età allo stadio larvale prima di affrontare l'ultima muta e il conseguente sfarfallamento (ad esempio nella famiglia Cordulegastridae); ma la loro vita allo stadio di imago, come accennato più sopra, si spenge nell'arco di poche settimane. Solo le specie del genere Sympecma hanno allo stadio di imago vita relativamente lunga perché solitamente sfarfallano in estate, riescono a svernare da adulte al riparo della vegetazione resistendo alle basse temperature, si accoppiano ai successivi primi tepori primaverili con conseguente deposizione delle uova, poi muoiono. Dalle loro uova nasceranno larve con stadio larvale brevissimo visto che già dopo un paio di mesi affronteranno la metamorfosi in imago, ripetendo il ciclo.

    Le larve presentano, similmente a quanto si osserva negli adulti, 3 strutture principali: testa (munita di 2 occhi e di 2 antenne), torace (con 3 paia di zampe), addome. Negli stadi giovanili (brevissimo stadio di prolarva e successivo più o meno lungo stadio larvale, a seconda della specie) la loro vita trascorre in acqua. Gli Zigotteri respirano grazie a particolari e appariscenti pesudobranchie costituite da 3 grandi lamelle poste in coda all'addome; mentre gli Anisotteri respirano tramite numerose e minuscole lamelle pseudobranchiali disseminate nel tratto terminale (anale) dell’intestino. La loro alimentazione è esclusivamente carnivora essendo le larve ottime cacciatrici nei confronti di prede esclusivamente (tranne casi sporadici) viventi. Le specie più grandi possono catturare e divorare anche girini e addirittura avannotti.

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    Larva di Zigottero: Calopteryx haemorrhoidalis  (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]
    Foto di Massimo Squarcini.

     

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    Larve di Anisotteri: a sinistra Orthetrum brunneum  (Fonscolombe, 1837); a destra un probabile Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae].

     

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    Larva di Orthetrum brunneum  (Fonscolombe, 1837) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; 
    foto di Massimo Squarcini

     

    Tutte le larve, indipendentemente dalla specie, sono dotate di un organo particolare, perfettamente e implacabilmente adattato alla caccia, detto “maschera” ed esclusivo, in tutto il mondo animale, degli Odonati: infatti il loro labbro inferiore è modificato e sorregge due segmenti (mento e submento anch’essi modificati) allungati, articolati tra di loro e tenuti raccolti al di sotto della testa, con l’apice del segmento terminale che si pone davanti alla “faccia” (da cui nasce il nome “maschera"). Tale segmento terminale è munito all’apice di particolari uncini prensili che afferrano la preda quando la maschera, con una velocità e uno scatto sorprendenti (calcolabili in millesimi di secondo), viene estroflessa e allungata. Il paragone d’obbligo, tanto per rendere l’idea, viene fatto con l’arto superiore di un pugile che sta “in guardia”, cioè con l’arto che viene mantenuto raccolto (braccio e avambraccio stretti a contatto tra di loro e aderenti al corpo) tramite la piegatura del gomito e con il pugno a proteggere il volto (come una “maschera”); poi, “in attacco”, il gomito si apre e tutto l’arto scatta improvvisamente in avanti allungandosi e andando a colpire l’avversario anche a una certa distanza; la maschera delle larve funziona un po’ in tal modo, solo che, al posto del guantone del pugile, la maschera possiede delle appendici che afferrano la preda e poi la portano alla bocca. Difficilmente le larve, quando individuano la preda, sbagliano il colpo data la straordinaria velocità e precisione con cui effettuano l’attacco; per certi versi la funzionalità della maschera degli Odonati può ricordare l'analoga efficacia della lingua del camaleonte o delle zampe anteriori della mantide religiosa.

     

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    Sopra: visione ventrale; sotto: visione laterale di una larva di Orthetrum brunneum  (Fonscolombe, 1837) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; entrambe le foto sono di Massimo Squarcini

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    Prendendo spunto da alcune foto di exuvia di Anax imperator  visibili poco più sotto e pensando alla libellula ancora nello stadio larvale, ecco (molto a grandi linee!) come si  potrebbe presentare la maschera mentre sta scattando in avanti, in azione di caccia:

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    Allo stadio larvale le libellule si muovono più o meno lentamente sul fondo dell’ambiente acquatico in cui vivono: sia utilizzando le loro 3 paia di zampe per deambulare, sia muovendosi nuotando a scatti grazie all’emissione dalla estremità anale dell'addome di getti d’acqua, una sorta di "propulsione a reazione”.

    La larva subisce svariate mute di accrescimento, tra le 10-11 e le 14-15 mute a seconda della specie. Sempre in base alla specie e/o alle condizioni ambientali la vita larvale degli Odonati può variare da pochi mesi a 4 o 5 anni. Con le ultime mute iniziano a svilupparsi particolari strutture tenute ben compresse e raccolte in apposite tasche (pteroteche) poste al di sopra del torace e che si trasformeranno successivamente in ali nell’insetto adulto. Al termine dell’ultima muta la larva esce dall’acqua riparandosi o arrampicandosi su qualche sostegno. Tale fase di emersione rappresenta uno dei momenti più delicati e vulnerabili nella vita di questi insetti poiché si trovano ad essere totalmente indifesi e alla mercé di potenziali predatori. Dalla larva così esposta all’aria emergerà infine, con varie metodologie e con tempi diversi a seconda della specie, l’insetto adulto che inizierà la respirazione aerea attraverso delle particolari piccole aperture (stigma) collocate sui fianchi del torace (gli stigma più grandi ed evidenti) e sull’addome.

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    Un anisottero della famiglia Aeshnidae ha appena compiuto la metamorfosi, ed è ancora a contatto con la sua exuvia. Foto Di Luigi Minciarelli.

     

    In un certo lasso di tempo variabile da specie a specie ma solitamente entro poche ore, l’insetto espanderà l'addome pompandovi al suo interno sia l’emolinfa che l'acqua residua precedentemente accumulata; poi stenderà le ali sempre grazie all'emolinfa che vi viene immessa tramite le venature e al termine delle varie operazioni assumerà la forma finale e definitiva senza che le sue dimensioni crescano ulteriormente; viceversa e in generale sarà la sua colorazione che cambierà a seconda della età.

    Quando la libellula compirà il suo primo volo abbandonerà, sul supporto su cui si era ancorata la larva, una spoglia vuota (o exuvia) cioè l’involucro o esoscheletro della larva stessa. L’exuvia rappresenta quindi una sorta di “copia” della larva al suo ultimo stadio, una testimonianza dell’ultima e definitiva metamorfosi.

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    Exuvie di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; nella seconda foto è ben visibile la "maschera" raccolta in stato di riposo (più correttamente, si tratta dell'esoscheletro che la conteneva) e posta al di sotto della testa.

     

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    Exuvia di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; la freccia inferiore indica la maschera, a riposo, raccolta al di sotto della testa; la freccia superiore indica uno dei 2 uncini/artigli che si trovano all'apice della maschera, al culmine del palpo labiale.

     

    La libellula, fatto il primo volo, solitamente si ferma su qualche posatoio prossimo allo specchio d’acqua: sia per completare l’opera di asciugamento espellendo dall’addome l’emolinfa in eccesso sia per permettere la definitiva distensione e asciugatura delle ali; ali che, in questa prima fase di vita dell’imago, si presentano opalescenti.

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    Maschio neosfarfallato di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae];
    notare le ali opalescenti, la traslucidità dell'addome e la gocciolina di emolinfa nella parte terminale dell'addome.

     

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    Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [Sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae]; notare le ali ancora opache e la trasparenza dell'addome entro cui si possono notare alcuni organi interni: il "vaso dorsale" (una sorta di cuore a sezioni contrattili) e il tubicino dell'apparato digerente (stomaco e intestino).

     

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    Maschio neosfarfallato di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae];
    notare le ali opalescenti, i colori ancora molto neutri (rispetto a quelli che assumerà da adulto) e la gocciolina di emolinfa al di sotto del 2° segmento addominale.

     

    Raggiunto lo stadio adulto le libellule si riveleranno abili o abilissimi insetti volanti, esclusivamente carnivori ed eccezionali cacciatori prevalentemente di altri insetti volanti, tra cui talvolta non disdegnano di catturare e cibarsi di altre libellule di pari o solitamente più piccole dimensioni. Alcune specie vivono esclusivamente nei pressi dello specchio d’acqua di origine, altre amano allontanarsene anche di diverse centinaia di metri ma facendovi ritorno per la riproduzione; altre ancora possono affrontare migrazioni imponenti sia per numero di individui che per distanze percorse, anche di molte centinaia di chilometri.

    Alcuni generi di Odonati annoverano libellule che raggiungono taglie tra le più grandi nel mondo degli insetti. Per quanto riguarda gli Odonati europei e a seconda della specie e del sesso, l’apertura alare può variare da un minimo di 25-30 mm a un massimo di 110-115 mm; mentre la lunghezza totale del corpo può variare, sempre in base alla specie e al sesso, tra 25-30 mm e 80-90 mm.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; tra gli Odonati più grandi riscontrabili in Europa. Il suo corpo può raggiungere una lunghezza di 80-85 mm.

     

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    Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae];
    la sua apertura alare può raggiungere i 105-110 mm, tra le maggiori riscontrabili negli Odonati europei.

     

     

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    Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; tra le libellule più minute reperibili in Italia,
    con lunghezza corporea minima sui 25 mm e apertura alare minima sui 33-35 mm.

     

    Le libellule adulte presentano un corpo allungato e più o meno snello in cui si individuano, ancor più facilmente che nelle larve, 3 particolari strutture: testa, torace e addome, con il torace che appare ben più robusto e tozzo rispetto all’addome. Dal torace spuntano tre paia di zampe praticamente mai impiegate per camminare sul suolo (contrariamente a quanto accadeva nella fase larvale) ma, viceversa, utilizzate per la caccia in volo, per afferrare le prede o per appoggiarsi a vari posatoi, sui quali raramente le si vede fare brevi e pochi "passi" per meglio posizionarsi. Sempre dal torace si elevano le ali: due paia di ali direttamente collegate col torace, estremamente complesse nelle loro venature, molto grandi in proporzione al corpo, membranose e non ripiegabili e soprattutto di una stupefacente efficacia aerodinamica che fa di questi insetti delle vere e proprie meraviglie volanti.

    Le ali sono direttamente collegate a potenti muscoli situati all'interno di mesotorace e metatorace, muscoli che possono essere attivati indipendentemente l'uno dall'altro; ciò comporta che, all'occorrenza, anche le ali possono essere controllate e azionate indipendentemente le une dalle altre, permettendo alle libellule (soprattutto per le specie appartenenti al sottordine Anisoptera) di compiere qualsiasi evoluzione aerea, dalla planata allo stallo alla improvvisa virata, finanche alla “retromarcia”. In molti altri insetti, invece, il battito delle ali è sempre sincrono dipendendo dalla contemporanea contrazione e dal rilascio dell'intera muscolatura. La potente muscolatura che controlla le ali delle libellule consente a qualche specie di Anisottero di raggiungere scatti valutabili in velocità di circa 50 km/h mentre la frequenza dei battiti d’ala può sfiorare i 30 battiti al secondo.

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    Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; indipendenza delle ali di un maschio in volo.

     

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    Aeshna mixta (Latreille, 1805) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; indipendenza delle ali di un maschio in volo. Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace.

     

     

    2.3_ Testa, occhi e apparato masticatore

    Sulla testa fanno bella mostra di sé i due occhi, sia che si tratti di Anisotteri (con grandi occhi sempre più o meno posti a contatto tra di loro tranne che nella famiglia Gomphidae) o di Zigotteri (con occhi più piccoli, sempre nettamente separati tra di loro e posti ai lati della testa).

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    Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae];
    grandi occhi che sono a contatto tra di loro per un lungo tratto.

     

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    Maschio in volo di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro per un lungo tratto. 
    Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace.

     

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    Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae];
    grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto.

     

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    Maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae];
    grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto.

     

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    Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae];
    grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto.

     

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    Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Cordulegastridae];
    grandi occhi che sono a contatto tra di loro in un solo punto.

     

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    Maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Gomphidae];
    grandi occhi nettamente separati tra di loro.

     

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    Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa.

     

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    Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis  (Vander Linden, 1825); [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa.

     

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    Maschio di Coenagrion castellani  (Roberts, 1948) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Calopteryx splendens  (Vander Linden, 1825); [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

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    Maschio di Chalcolestes viridis  (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae];
    occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga.

     

    Sono in ogni caso occhi composti da migliaia di piccoli e perfezionati elementi detti ommatidi e che, grazie anche all’estrema libertà di movimento che la testa può compiere muovendosi e ruotando in varie direzioni sul piccolo collo, consentono a questi insetti una visione panoramica ad ampissimo raggio. L’occhio composto, soprattutto degli Anisotteri, occupa una buona parte della testa tanto che alcune libellule tra le più grandi possono disporre fino a 20.000-25.000 ommatidi per ciascun occhio. In alcuni ingrandimenti si possono apprezzare anche le differenze di dimensione tra gli ommatidi: i più grandi sono collocati nella parte superiore dell’occhio e sembra siano adatti per percepire gli oggetti in movimento (soprattutto le prede, ma anche gli eventuali predatori) e in lontananza, mentre gli ommatidi di sezione più piccola sono disposti nella zona inferiore dell’occhio e sembra siano preposti alla visione ravvicinata e quindi ai dettagli o ai particolari. Gli ommatidi delle libellule percepiscono solo i raggi luminosi paralleli al loro asse longitudinale e in condizioni di buona luminosità, componendo poi a livello cerebrale l’immagine complessiva a mo’ di mosaico; l’esigenza della luminosità dei raggi incidenti giustifica il fatto che le libellule siano sostanzialmente insetti diurni con alcune eccezioni come, ad esempio, Boyeria irene o Anax ephippiger che possono essere attive anche nelle ore crepuscolari.

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    Maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; 
    i suoi occhi sono composti da migliaia di ommatidi, qui visibili solo quelli delle zone superiori.

     

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    Femmina immatura di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi
    compongono i suoi occhi; nella foto è anche evidente, grazie alla diversa colorazione naturale, la separazione tra le parti superiore
    (marroncina, con gli ommatidi di sezione maggiore) e inferiore (verde-giallognola, con ommatidi di sezione minore).

     

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    Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi
    compongono i suoi occhi. Abbastanza evidenti quelli della parte superiore dell’occhio; non ben distinguibili quelli della parte inferiore perché di sezione minore.

     

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    Maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi
    compongono la zona superiore (marroncina-rosata) dei suoi occhi; nella zona inferiore (celestina) gli ommatidi sono di sezione più piccola.

     

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    Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; migliaia di ommatidi
    compongono la zona superiore (azzurra) dei suoi occhi; nella zona inferiore (verdolina) gli ommatidi sono di sezione più piccola.

     

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    Maschio immaturo di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi
    compongono la zona superiore (rosata) dei suoi occhi; nella zona inferiore (marroncina) gli ommatidi sono di sezione più piccola.

     

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    Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; 
    parte superiore (bruno-rossiccia) degli occhi, con gli ommatidi più evidenti.

     

    L’estrema funzionalità nell’articolazione tra il piccolo e (apparentemente) esile collo e la testa consente alle libellule di muovere la testa stessa sia lateralmente che in direzione alto-basso, ma anche in una straordinaria rotazione attorno al collo. Questa caratteristica è facile da osservare quando le libellule, grandi o piccole che siano, compiono una delle funzioni fondamentali per la loro “igiene”: la pulizia degli occhi. Con le zampe anteriori impiegate a mo’ di tergicristallo riescono a detergere gli occhi dalle varie impurità che vi si possono depositare sopra; la superficie oculare che riescono a raggiungere con le zampe anteriori è pressoché completa grazie proprio alla possibilità di ruotare la testa attorno al collo, anche di 180°.

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    Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; femmina che si sta detergendo gli occhi. L’operazione viene effettuata con le zampe anteriori che, a mo’ di un tergicristallo, tolgono dagli occhi le varie impurità accumulate.
    Oltre alla consueta separazione visibile nell’occhio tra parte superiore (brunastra, contenente gli ommatidi più grandi) e parte inferiore (celestina, contenente gli ommatidi più piccoli) è evidente la capacità di ruotare la testa attorno all’esile collo; nel caso della prima delle 3 foto precedenti, una rotazione di quasi 180° è stata necessaria per arrivare a detergere una maggior superficie oculare.

     

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    Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; maschio che pulisce gli occhi. Come nel caso della foto precedente l’operazione viene effettuata con le zampe anteriori che, a mo’ di un tergicristallo, tolgono dagli occhi le varie impurità accumulate. Qui la testa è stata facilmente ruotata di circa 120°; visibile anche il non indifferente apparato masticatore con una sorta di denti aguzzi.

     

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    Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; maschio e pulizia degli occhi. Qui la testa è stata facilmente ruotata di 90°; degli occhi è visibile solo la parte inferiore (azzurrina), quella contenente gli ommatidi di sezione minore.

     

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    Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; femmina che si pulisce l’occhio destro dopo aver ruotato la testa.

     

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    Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; maschio che pulisce gli occhi.
     Questo maschio, nonostante la mancanza della zampa anteriore destra e del tarso della zampa anteriore sinistra,
    riesce comunque a detergersi gli occhi grazie alla facilità con cui può ruotare la testa attorno al collo.

     

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    Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; la zampa anteriore destra,
    grazie alla rotazione della testa attorno al collo, può detergere una buona parte dell’occhio destro.

     

     

  22. Il “percorso classico” tassonomico che conduce all’ordine Odonata

    Dominio: Eukaryota; è, assieme al dominio Prokariota, uno dei due domini della "classica" scuola tassonomica con cui vengono classificati gli organismi viventi uni- o pluricellulari. Dal greco εὖ (eu) = buono, e κάρυον (kàryon) = nucleo; in riferimento alla presenza, all'interno delle singole cellule di tali organismi, di un nucleo ben definito e separato tramite una o più membrane dal resto della cellula stessa. Il nucleo assume una importanza rilevante perché contiene la maggior parte del materiale genetico. Nel dominio Eukaryota troviamo, tra gli altri, il regno Animalia (quello che ci interessa da vicino), il regno Fungi (quello dei funghi) e il regno Plantae (quello delle piante). Il dominio Prokariota, dal greco πρό (pro) = prima, comprende organismi viventi unicellulari microscopici, in cui le cellule sono prive di un nucleo ben strutturato; ad esempio i batteri.

    Regno: Animalia; parola che deriva dal latino animalis = dotato di vita, di anima; a sua volta derivante dal greco άνεμος (ànemos) = vento, soffio. Quindi nel senso onnicomprensivo di "essere vivente". Veramente innumerevoli i phyla che costituiscono il regno Animalia; solo per fare alcuni esempi: Chordata (muniti di una sorta di colonna o "corda" dorsale, come i mammiferi), Anellida (gli anellidi, come i lombrichi), Mollusca (i molluschi, come le seppie o i calamari), Porifera (come le spugne), ecc. Tra i vari phyla quello che ci interessa è il seguente.

    Phylum: Arthropoda; dal greco ἄρθρον (àrthron) = articolazione, e ποδός (podòs) = piedi; quindi, alla lettera, “con i piedi articolati”; cioè con le zampe munite di articolazioni. Gli artropodi sono inoltre caratterizzati dal possedere un esoscheletro composto da chitina, un materiale leggero e elastico ma anche resistente e duro a tal punto da proteggere e sostenere il corpo che racchiude. L'esoscheletro, pur nella sua elasticità, non è comunque in grado di aumentare la propria superficie durante l'accrescimento in età e dimensioni del corpo che racchiude. La crescita dell'animale avviene quindi grazie ad un susseguirsi di varie mute; ad ogni nuova muta l'organismo abbandona il vecchio esoscheletro (che "gli stava stretto") si espande in dimensioni quanto occorre (rimanendo momentaneamente "nudo") e si costruisce un nuovo esoscheletro più adatto alle nuove dimensioni acquisite. Gli artropodi sono muniti di un efficiente apparato respiratorio, sia che si tratti di organismi acquatici che terrestri. Sono per la maggior parte ovipari, cioè si riproducono tramite uova rilasciate all'esterno del corpo "materno" e il cui sviluppo embrionale avviene necessariamente senza scambio di materiale nutritivo con il progenitore; in alcuni casi sono ovovivipari (come, ad esempio, gli scorpioni) in cui le uova si sviluppano sì all’interno del corpo materno ma comunque senza scambio di nutrienti. Quello degli Arthropoda è il phylum più ricco di specie di tutto il regno animale; in effetti, a loro volta, gli Arthropoda sono suddivisibili in numerosi subphyla e superclassi come, ad esempio: subphylum Crustacea (i vari crostacei: gamberi, aragoste, granchi, ecc.); superclasse Myriapoda (come i millepiedi e simili); subphylum Chelicerata (come i ragni o i limuli), superclasse Hexapoda (quella che, in questo percorso, ci interessa).

    Superclasse: Hexapoda; dal greco ἑξα (èxa) = sei, e ποδός (podòs) = piedi; quindi, alla lettera: “con sei piedi”; in riferimento alla presenza di sei zampe, disposte in 3 paia. Le classi in cui si suddividono gli Hexapoda sono: Entognatha e, quella che qui ci interessa, Insecta.

    Classe: Insecta; dal latino insectus, che è participio passato del verbo latino insecare = tagliare, suddividere; in riferimento alla suddivisione del corpo in parti morfologicamente ben distinguibili; sostanzialmente e a grandi linee: testa, torace e addome. La classe Insecta (Linnaeus, 1758) è la più vasta classe, in numero di specie, di organismi viventi racchiudendone ben oltre un milione tra quelle attualmente classificate oltre a quelle (presumibilmente altrettante se non di più) ancora sconosciute. Si suddivide in due sottoclassi: la sottoclasse Apterygota (che annovera piccoli insetti privi di ali e che crescono in dimensioni solo attraverso le mute ma senza alcun tipo di metamorfosi mancando i vari stadi di ninfa e di pupa; quindi il loro stadio adulto è morfologicamente uguale allo stadio giovanile ma solo più grande) e la sottoclasse che riguarda il nostro percorso, la Pterygota.

    Sottoclasse: Pterygota; dal greco πτερυγωτός (pterugotòs) = alato; dal greco πτερόν (pteròn) = ala; in riferimento alla presenza di ali, solitamente in numero di 2 (un paio) o di 4 (due paia). A loro volta gli Pterygota vengono suddivisi in due coorti: Endopterygota e Exopterygota, di cui può essere utile comprendere alcune caratteristiche differenziali.

    Coorte: Endopterygota; dal greco ἔνδον (èndon) = dentro, internamente. Annovera gli insetti alati più evoluti e che presentano metamorfosi completa. Allo "stadio di larva" segue lo "stadio di pupa" e le ali iniziano a formarsi proprio durante questo stadio in particolari strutture interne alla pupa stessa; dalla pupa "nascerà" l'insetto adulto (o imago); è il caso, ad esempio delle farfalle, delle api o delle mosche.

    Coorte: Exopterygota; dal greco ἔξω (èxo) = fuori, esternamente. Annovera gli insetti alati più primitivi e che presentano metamorfosi incompleta: in questi casi le ali iniziano già ad apparire negli ultimi "stadi di larva"; si tratta comunque di ali non funzionanti ma solo abbozzate e che si vanno a formare in particolari strutture o teche esterne alla larva stessa. La metamorfosi è incompleta perché non passa attraverso lo "stadio di pupa”. L'insetto adulto "nascerà" direttamente dalla larva quando questa avrà completato l'ultima sua muta. È il caso che ci interessa, quello in cui saranno inserite, tra gli altri, anche le libellule. Gli Exopterygota sono a loro volta suddivisi in due sottocoorti: Neoptera e Palaeoptera e di cui può essere utile comprendere le diversità.

    Sottocoorte: Neoptera; dal greco νέος (nèos) = nuovo; le ali degli insetti adulti non sono direttamente collegate al torace, in quanto tra le ali e il torace vi sono delle brevi articolazioni più o meno snodabili (dette scleriti) che permettono a questi insetti, a riposo, di ripiegare le ali “ad astuccio” e riporle a diretto contatto sull’addome in modo da essere maggiormente protette. È il caso, ad esempio, delle mantidi, dei grilli, delle cavallette, delle blatte, ecc.

    Sottocoorte: Palaeoptera; dal greco παλαιός (palaiòs) = antico; le ali degli insetti adulti sono direttamente collegate al torace, quindi senza articolazioni (scleriti) intermedie. La mancanza degli scleriti obbliga questi insetti, quando sono a riposo, a tenere le ali sempre spiegate in tutta la loro ampiezza; quindi non ripiegate né particolarmente protette. A sua volta la sottocoorte Palaeoptera è suddivisa in due ordini: l'ordine Ephemeroptera e, finalmente, quello che ci interessa da vicino, quello delle libellule in senso lato: ordine Odonata. Tra gli Ephemeroptera troviamo le cosiddette “effimere”, nome che deriva dal greco ἐϕήμερος (efìmeros) = effimero; a sua volta composto dal greco ἐπί (epì) = sopra e ἡμέρα (imèra) = giorno; cioè che dura solo un giorno, di breve durata. Si tratta di piccoli insetti con stadio larvale in acqua dolce e stadio adulto terrestre; di vita assai breve nella fase di imago, sono mediocri volatori anche a causa delle dimensioni ridottissime delle ali posteriori che possono quasi mancare del tutto.

     

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    Una "effimera", Cloeon dipterum (Linnaeus, 1761). Ordine Ephemeroptera; si tratta di una specie che, dopo le "schiuse" e conseguenti sciamature, ama rifugiarsi in ambienti ben protetti come nelle abitazioni in vicinanza a corsi d'acqua (non inquinati); è quindi facile osservare questo insetto su varie superfici casalinghe: dai muri ai vetri, sulle tende o sui mobili.

     

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    Una "libellula", Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820). Ordine Odonata.

     

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    Una "libellula", Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840). Ordine Odonata.

     

    Ordine: Odonata (Fabricius, 1793); gli insetti di questo ordine sono esclusivamente carnivori sia allo stadio larvale che allo stadio adulto. Sono legati all’ambiente acquatico in quanto lo stadio larvale si sviluppa completamente in tale ambiente mentre le imago hanno vita terrestre.
    Le larve, unico caso nel mondo animale, sono dotate di un particolare organo raptatorio, detto "maschera", e posizionato sotto alla testa. Gli adulti sono facilmente riconoscibili tra tutti gli altri insetti grazie alle seguenti peculiarità: due grandi occhi composti e, viceversa, due piccole antenne; un addome assai lungo rispetto al resto del corpo; sono abili o abilissimi cacciatori volanti grazie a 2 paia di grandi ali ricche di venature e particolarmente specializzate e adatte al volo; sono inoltre dotati di un efficace apparato masticatore; alcune specie si collocano tra gli insetti più grandi e spesso anche tra i più colorati e variopinti.
    I maschi presentano due diversi organi atti alla riproduzione: uno sbocco seminale (che contiene lo sperma) nella parte posteriore dell’addome e un apparato meccanico-copulatore (una sorta di pene) nella parte anteriore dell’addome; questa particolare conformazione comporta una modalità del tutto esclusiva nella fase di accoppiamento. Gli Odonati sono presenti in ogni regione terrestre (habitat permettendo), ad esclusione dell’Antartide e di qualche isola artica.

    La sistematica “tradizionale” suddivide l’ordine Odonata nei seguenti 3 sottordini: Zygoptera (Sélys, 1854), Anisoptera (Sélys, 1854) e Anisozygoptera (Handlirsch, 1906).
    Una suddivisione più moderna, susseguente a vari studi effettuati alla fine del 20° secolo e confermati da successive analisi filogenetiche, prevede invece la suddivisione dell’ordine Odonata in soli 2 sottordini: Zygoptera (Sélys, 1854) e Epiprocta (Lohmann, 1996) con quest’ultimo a sua volta suddiviso negli infraordini Epiophlebioptera (Lohmann, 1996) (corrispondente al “tradizionale” e precedente Anisozygoptera, qui “declassato” a infraordine) e Anisoptera (Sélys, 1854) (anch’esso qui “declassato” a infraordine).
    Qualunque sia la scelta e rimanendo in un ambito europeo i taxa che riguardano gli Odonati sono esclusivamente Zygoptera e Anisoptera visto che gli Anisozygoptera (o Epiophlebioptera che dir si voglia) annoverano pochissime specie reperibili solo nel continente asiatico: 4 specie soltanto, secondo la World Odonata List, cioè una specie giapponese, una himalayana e due cinesi, tutte appartenenti al genere Epiophlebia (Calvert, 1903).

    Nel seguito di questi e di altri appunti verrà mantenuta la suddivisione “tradizionale” (come, del resto, viene tuttora accettato dalla World Odonata List) e quindi Anisoptera figurerà sempre come sottordine, al pari di Zygoptera.

    Secondo recenti dati della World Odonata List (Agosto 2023), a livello mondiale le specie riconosciute di Odonati sono poco più di 6400, inserite in quasi 700 generi, a loro volta raggruppati in una cinquantina di famiglie.
    A livello europeo le specie riconosciute sono circa 170, inserite in 47 generi, a loro volta inseriti in 11 famiglie.
    Mentre nel territorio italiano sono presenti (a meno di migrazioni, di periodiche assenze o di probabili estinzioni) 96 specie, inserite in 38 generi (12 tra gli Zigotteri e 26 tra gli Anisotteri), a loro volta facenti parte di 10 famiglie (Calopterygidae, Coenagrionidae, Lestidae e Platycnemididae tra gli Zigotteri; Aeshnidae, Cordulegastridae, Corduliidae, Gomphidae, Libellulidae e Synthemistidae tra gli Anisotteri).

  23. Aeshna cyanea (Müller, 1764); Regione Toscana (Mugello); 7 Ottobre 2022; Foto di Alessandro Francolini.
    (“Dragone verdazzurro”)

    Maschio in volo:

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    Femmina durante l'ovideposizione sulla riva di un fossetto; purtroppo rimasta nascosta tra la vegetazione

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    Un raro e fortunato scatto fotografico (ovviamente non perfetto data la velocità con cui si è presentata la scena) sul momento della "cattura" della femmina da parte del maschio. Femmina che, evidentemente al termine di una copula, stava depositando (si sarebbe detto in tutta tranquillità) presso la riva di un fossetto ricoperto di piante acquatiche. Un maschio (quasi sicuramente diverso dal precedente partner) le piomba improvvisamente addosso... Ne segue un gran sfregarsi rumoroso di ali e, in un attimo, il maschio compie tutta l'operazione: abbranca con le zampe la testa della femmina e inarca l'addome (lo si nota bene seguendo il disegno delle macchie addominali gialle e blu) per afferrare la testa della femmina con le sue appendici addominali. Il tandem così formato è volato via in un batter d'occhio... il maschio avrà sicuramente provato a "convincere" la femmina ad affrontare una nuova copula. Ma non so come la faccenda è andata a finire. 

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  24. Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); Regione Toscana, Mugello; 28 Ottobre 2023; Foto di Alessandro Francolini.
    ("Cardinale striato")

    Probabilmente tra le ultime Libellule avvistabili in questo strano anno dal punto di vista meteo. Vero che questa specie è tra le più tardive ad apparire ma è sempre una specie che ama giornate soleggiate e con temperature moderate; e le previsioni meteo future non promettono niente di buono...

    Tandem in volo, durante le fasi di ovideposizione:

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  25. Aeshna mixta  (Latreille, 1805); Regione Toscana (Mugello); 28 Ottobre 2023; Foto di Alessandro Francolini.
    (“Dragone autunnale”)

    Finalmente una femmina da sola e che si lascia fotografare abbastanza tranquillamente; durante la fase di ovideposizione su vari materiali vegetali.

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