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  1. Rhodocollybia butyracea (Bull. : Fr.) Lennox 1979 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Omphalotaceae Sinonimi Collybia butyracea (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871 Etimologia Dal greco rhódon = rosa e kóllybos = moneta spicciola o di poco valore, quindi kóllyba = piccoli pasticcini rotondi, ovvero per la forma del cappello minuta e rossastra dei carpofori appartenenti a questo genere. Dal latino butyrum = burro, quindi butyraceus = attinente, somigliante al burro, per l'odore un po' rancido della carne e soprattutto per la caratteristica untuosità della superficie del cappello che ricorda il burro. Cappello 3-8 cm di diametro, da convesso a largamente campanulato con umbone ottuso al centro, alla fine spianato, con margine regolare o appena ondulato; la carne è sottile e la cuticola è liscia, igrofana, untuosa, di colore bruno, più chiaro con il tempo asciutto e con tonalità olivacee e talvolta violacee o nerastre con il tempo umido; il margine è più chiaro. Imenoforo Lamelle quasi staccate dal gambo o adnate, piuttosto fitte, larghe e sinuose, biancastre con leggere sfumature brune; vi sono intercalate numerose lamellule. Filo lamellare spesso finemente frastagliato. Gambo 5-10(12) × 0,5-1 cm, cilindrico ma più spesso attenuato in alto, tanto da conferirgli il tipico aspetto clavato, molle, base ingrossata che presenta residui miceliari e spesso resti di substrato attaccati; pieno, farcito, cavo nei soggetti maturi, concolore al cappello e ricoperto nei giovani esemplari da una fine pruina biancastra, fibroso, con evidenti solcature longitudinali, tende a trattenere l’acqua e a diventare molliccio. Carne Biancastra o subconcolore al cappello in particolare sotto la cuticola, sottile, con odore leggermente rancido e sapore mite. Habitat Cresce in estate e autunno in gruppi sul terreno, tra le foglie di alberi di latifoglia o tra gli aghi di conifera. Microscopia Spore 5,8-8 × 3,4-4,1 µm; Qm = 1,9, lisce a parete spessa, da ellittiche a forma di lacrima. Commestibilità e Tossicità È una specie commestibile, ma di qualità scadente: l’odore poco gradevole, l’assenza di un sapore ben definito e l’esiguità della carne ne sconsigliano decisamente l’impiego in cucina. Specie simili Rhodocollybia butyracea f. asema (Fr. : Fr.) Antonín, Halling & Noordel. si differenzia dalla specie tipo per gli esemplari più esili e le colorazioni crema-grigiastro; Rhodocollybia maculata (Alb. & Schwein. : Fr.) Singer = Collybia maculata (Alb. & Schwein. : Fr.) P. Kumm. si distingue per la taglia ben più robusta, per il cappello e le lamelle bianche, tipicamente macchiati di ruggine con l’età, per il sapore amaro e le spore subglobose; Rhodocollybia rufovinosa (Bon & Gaugué) P. Roux = Collybia rufovinosa (Bon & Gaugué) Bon & P. Roux si differenzia per le tonalità più rossastre e il pileo leggermente fibrilloso; Rhodocollybia prolixa (Hornem.) Antonín & Noordel. = Collybia distorta (Fr.) Quel. si distingue per i colori bruno-rossicci o bruno-arancio, per il sapore un po' amaro e per le spore subglobose; Connopus acervatus (Fr. : Fr.) K.W. Hughes, Mather & R.H. Petersen = Collybia acervata (Fr. : Fr.) P. Kumm., si differenzia per la crescita cespitosa, per le colorazioni rossastre del cappello e per il gambo sottile e brunastro; Gymnopus ocior (Pers.) Antonín & Noordel. = Collybia ocior (Pers.) Vilgalys & O.K. Mill., può avere cromatismi simili, tuttavia si distingue per le dimensioni più piccole, per il gambo più esile e per le spore di misura inferiore; Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murrill = Collybia dryophila (Bull. : Fr.) P. Kumm. si differenzia per il portamento più esile, per le colorazioni più tenui o biancastre del pileo, per il gambo ocra-biancastro e più sottile e per le spore più piccole. Osservazioni Si tratta di una specie molto comune e diffusa nei boschi di pianura e di montagna, dove si distingue dalle tantissime altre specie di funghi che ne condividono l’habitat, per le colorazioni lucide del cappello e del gambo ma soprattutto per l'untuosità della sua cuticola: infatti se passiamo le dita sul pileo di questa specie, la sensazione tattile sarà "burrosa" come descritto dal suo nome. Priva di interesse alimentare, è una specie che ha una grande importanza per l’ambiente perché ricicla e rende nuovamente disponibile per le piante, le sostanze organiche che assimila dalle foglie e dagli aghi depositati sul terreno nei boschi. I generi Rhodocollybia, Gymnopus, Connopus, Marasmius ed altri, vengono definiti “Funghi di lettiera“ perché il loro micelio vive tra le fibre delle foglie, degli aghi e dei rametti marcescenti da cui estraggono il nutrimento. Note nomenclaturali Specie descritta per la prima volta nel 1792 dal micologo francese Jean Baptiste François Pierre Bulliard, che gli diede l'epiteto di Agaricus butyeaceus. In seguito, nell'anno 1871, il micologo tedesco Paul Kummer ricombinò la specie in Collybia butyracea, binomio con cui il fungo fu ampiamente conosciuto fino agli anni 2000. In verità il genere Rhodocollybia, ove la specie è attualmente collocata, fu creato da Rolf Singer sin dal 1939 proprio per separare le specie con sporata rosa appartenenti al genere Collybia, ma quest’ultimo fu ritenuto dagli studiosi prioritario in quanto equivalente al genere creato da Singer. Soltanto dal 1997, grazie agli studi molecolari di Antonín et al., si è stabilito con chiarezza che i generi Collybia e Rhodocollybia sono separati filogeneticamente e pertanto la ricombinazione di Lennox del 1979 di Rhodocollybia butyracea è stata accettata dalla comunità scientifica e il relativo binomio è attualmente quello prioritario. Bibliografia ANTONÍN, V., HALLING, R.E., NOORDELOOS, M.E., 1997. Generic concepts within the groups Marasmius and Collybia sensu lato. Mycotaxon 63: 359-368. Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi. Regione Lazio; Foto di Mauro Cittadini.
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