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  1. Tuber rufum Pollini : Fr. 1816 Tassonomia Regno Fungi Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Sottoclasse Pezizomycetidae Ordine Pezizales Famiglia Tuberaceae Sinonimi Tuber rufum Picco 1788 Etimologia Dal latino tūbĕr = protuberanza, tubero, tartufo in Plinio e altri autori latini, per l'aspetto di tubero degli ascocarpi appartenenti a questo genere. Dal latino rūfus = rosso, fulvo, rossiccio, per il colore rossastro che contraddistingue la specie. Ascoma Fungo ipogeo di forma subglobosa, più o meno irregolare, spesso lobata e di dimensioni non molto grandi (1-4 cm). Peridio Peridio di colore variabile, da giallo-rossastro a bruno-rossastro, all'apparenza liscio ma in realtà decorato da minute verruche assai appiattite. Ha una consistenza cornea ed è nettamente distinto dalla gleba ove vi è ben ancorato. Gleba La gleba è compatta, di consistenza cartilaginea, formata da vene sterili biancastre, di varia lunghezza, spesso interrotte, comunque tortuose e da una trama fertile più scura, bruno-rossastra o del tutto grigiastra. Odore agliaceo, sgradevole; sapore di nocciola. Habitat  Si associa con il Pino Nero e il Pino di Aleppo ma anche con varie latifoglie come Quercia, Faggio, Carpino e Nocciolo. Microscopia Gli aschi sono da ellissoidali a piriformi, contraddistinti spesso da un lungo peduncolo, misurano 65-90 × 40-50 µm e contengono in genere 3-4 spore, sono rari quelli che ne contengono 1 o 6. Spore 21,2-32,7 × 14,6-26,1 µm; Qm = 1,5; quelle negli aschi monosporici misurano anche 36 × 27 µm; sono bruno-giallastre, ellissoidali, qualcuna di forma sferica e hanno un episporio costituito da aculei sottili, fitti, più o meno diritti, lunghi fino a 4 µm. Commestibilità o Tossicità  Si tratta di un fungo non commestibile per via del suo odore sgradevole. Può capitare purtroppo che, per truffa, venga posto in vendita frammisto ai tartufi pregiati. Osservazioni Si tratta di una specie assai comune e diffusa sia in Italia che in Europa. Si rinviene generalmente nel periodo autunno-inverno ma non di rado è stata reperita anche in altri periodi dell'anno. Il suo posizionamento nel terreno è di norma superficiale. Note nomenclaturali Specie già identificata nel lontano 1788 dal medico torinese Vittorio Picco, gli studiosi riconoscono tuttavia come prioritario il binomio creato nell'anno 1816 dal naturalista italiano Ciro Pollini in quanto nome sanzionato dal Fries. Bibliografia MONTECCHI, A. & SARASINI, M., 2000. Funghi Ipogei d’Europa. Trento: Ed. AMB. GRANETTI, B., DE ANGELIS, A. & MATEROZZI, G., 2005. Umbria terra di tartufi. Gruppo Micologico Ternano. Regione Umbria, Assessorato Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Dicembre 2017; Ritrovamento del cane Birba di Edoardo Gasperini; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20171223-03) Gli aschi sono da ellissoidali a piriformi, contraddistinti spesso da un lungo peduncolo, misurano 65-90 × 40-50 µm e contengono in genere 3-4 spore, sono rari quelli che ne contengono 1 o 6. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 400×. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 1000×. Spore 21,2-32,7 × 14,6-26,1 µm; Qm = 1,5; quelle negli aschi monosporici misurano anche 36 × 27 µm; sono bruno-giallastre, ellissoidali, qualcuna di forma sferica e hanno un episporio costituito da aculei sottili, fitti, più o meno diritti, lunghi fino a 4 µm. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Tampone alla Glicerina a 1000×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.
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