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Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. 2014


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Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. 2014

Tassonomia
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Boletales
Famiglia Boletaceae

Sinonimi
Boletus crocipodius Letell. 1838
Krombholzia crocipodia (Letell.) E.-J. Gilbert 1931
Leccinum crocipodium (Letell.) Watling 1961

Etimologia
Leccinus, a, um = del Leccio (Quercus ilex); dal latino crocus = croco, zafferano e dal greco poús, podós = piede, cioè dal piede color zafferano.

Cappello
Di media dimensione, inizialmente di forma sferica, poi con la crescita piano convesso, a maturità un po’ guancialiforme, la cuticola ha colorazioni variabili dal giallo chiaro, giallo ocra, al giallo olivastro, in vecchiaia tende ad assumere colorazioni ocra brunastre; finemente vellutata, molto spesso con il secco caratteristicamente screpolata, con presenza di areole, leggermente debordante al margine.

Imenoforo
I tubuli sono lunghi, sottili, liberi al gambo di colore giallo, poi giallo citrino, i pori sono rotondi, piccoli, concolori ai tubuli.

Gambo
Cilindrico, slanciato, un po’ curvato, sinuoso, di consistenza fibrosa, tenace, ventricoso, attenuato verso l’apice ad appuntito alla base, di colore giallo chiaro, poi più scuro, ricoperto da fini asperità, inizialmente concolori poi più brunastre.

Carne
Inizialmente soda poi più molliccia nel cappello, tenace e fibrosa nel gambo, alla sezione vira inizialmente al rosa-rossastro poi al grigio-violaceo ed infine diventa nerastra. Odore fungino debole, sapore dolce.

Habitat
Cresce di solito in piccoli gruppi, in boschi di latifoglie, Carpino, Quercia, Castagno e Faggio, mai sotto Betulle o Pioppi.

Commestibilità e tossicità
Commestibile, si consiglia di scartare il gambo per la fibrosità della carne, che lo rende difficilmente digeribile.

Microscopia
Spore (13,1)13,5-15,5(16,1) × 5,0-6,1(6,3) µm, Q = 2,3-2,9; media 14,5 × 5,6 µm; Qm = 2,6, misurazioni su n. 32 spore da sporata; da fusiformi ad ellissoidali, apicolate, lisce, guttulate, con parte spessa, di colore marrone-olivaceo in massa.
Basidi clavati, tetrasporici, non osservati GAF.
Cistidi di diversa morfologia, da fusiformi a clavati, anche lageniformi.
Caulocistidi anch’essi di diversa morfologia da fusiformi a clavati, lageniformi, molto allungati.
Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, anche ramificati, con apice arrotondato. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone.

Specie simili
Tra gli altri Leccinellum o Leccinum a pori gialli:
Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder = Leccinum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bon & Contu si distingue per un portamento più boletoide, meno slanciato, per la cuticola che non tende a screpolarsi ed per un diverso viraggio della carne su tonalità rosa-rossastre.
Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder = Leccinum corsicum (Rolland) Singer anch’esso è specie termofila, ma legata in maniera esclusiva a particolari habitat con presenza di Cisto, ha dimensioni molto più piccole, viraggio della carne mano carico, cuticola non vellutata e screpolata.
Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara = Leccinum carpini (R. Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid si separa per cuticola umida, vischiosa, di aspetto gibboso, rugoso, martellato, per i pori di colore non giallo ma bianchi-grigiastri. La carne vira subito al grigio-nero, l’habitat tipico preferibilmente boschi di Carpino, ma non è difficile trovarlo associato anche Quercia, Nocciolo, Castagno, ma sempre con presenza di Carpino.

Note nomenclaturali
Il genere Leccinellum Bresinsky & Manfr. Binder è di recente istituzione, essendo stato introdotto nel 2003. Comprende alcune delle specie precedentemente appartenenti al "vecchio" genere Leccinum Gray 1821. La segregazione è avvenuta facendo confluire nel nuovo genere le specie con carne giallastra, tenendo conto anche della struttura ifale della corteccia del cappello con una struttra della pileipellis tricodermica, cioè a ife allungat e rialzate. Una simile segregazione è avvenuta ancor più recentemente per il nuovo genere Butyriboletus, istituito nel 2014, in cui sono confluite specie con carne dolce e imenio (tubuli e pori) di colore giallastro, specie ascritte precedentemente al genere Boletus.
Inizialmente era stato scelto come holotipus Leccinum nigrescens Singer 1947, successivamente rinominato come Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. 2014 (Index Fungorum no.171)

Bibliografia
MUÑOZ J.A., 2005. Boletus s.l. Fungi Europæi. Vol. 2. Alassio (SV): Ed. Candusso.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT.

Regione Umbria; Settembre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti.
(exsiccata MI20140921_02).

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Microscopia
Spore (13,1)13,5-15,5(16,1) × 5,0-6,1(6,3) µm, Q = 2,3-2,9; media 14,5 × 5,6 µm; Qm = 2,6, misurazioni su n. 32 spore da sporata; da fusiformi ad ellissoidali, apicolate, lisce, guttulate, con parte spessa, di colore marrone-olivaceo in massa. Osservazione in acqua a 1000×.

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Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.

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Basidi clavati, tetrasporici, non osservati GAF. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.

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Cistidi di diversa morfologia, da fusiformi a clavati, anche lageniformi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×.

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Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.

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Caulocistidi anch’essi di diversa morfologia da fusiformi a clavati, lageniformi, molto allungati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×.

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Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.

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Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, anche ramificati, con apice arrotondato. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 100×.

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Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×.

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Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.

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