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Lactarius zonarius (Bull.) Fr. 1838


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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Lombardia; Ottobre 2012; Foto e descrizione di Massimo Mantovani.

In zona con prevalenza di Castanea sativa.
Specie affine a Lactarius acerrimus ma che presenta, almeno solitamente, una colorazione più calda e uniforme, zonature evidenti e lamelle prive di toni rosati. Le anostomosità possono essere presenti ma saltuariamente e difficilmente in esemplari cresciuti in condizioni climatiche ideali. Questa raccolta evidenzia esemplari sui toni del giallo pallido, molto zonati.

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Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2019; Foto di Alessandro Francolini.

Lactarius molto comune nei boschi di latifoglie (soprattutto Quercia, Carpino e Castagno), su terreno argilloso-calcareo. Cappello da depresso a imbutiforme, con evidenti zonature concentriche più scure al margine, su colorazione generale crema o giallo-crema, tendente al brunastro in vecchiaia. Cuticola liscia, un poco untuosa a tempo umido. Lamelle fitte, da sub-decorrenti a decorrenti, solitamente non forcate nei pressi del gambo, di colore crema chiaro o crema giallino, prive di riflessi rosati. Gambo corto e tozzo, più largo all’apice, di colore da biancastro sporco a crema chiaro, da liscio a decorato con alcuni scrobicoli. Latice solitamente abbondante e fluido, bianco immutabile ma virante al crema-grigio se essiccato sulle lamelle. Carne e latice decisamente acri all’assaggio; talvolta l’acredine si avverte dopo qualche secondo.
Il simile Lactarius acerrimus, che può condividere lo stesso habitat e presenta anch’esso latice bianco e acre come la carne, si distingue per la scarsa o poco marcata zonatura sul cappello, per le lamelle color crema con riflessi rosati e tipicamente forcate e anastomosate presso il gambo.

Dal (nuovo) TUTTO FUNGHI, Scheda 171, Pag. 288: “Da considerarsi velenoso: provoca sindrome gastroenterica incostante. Fungo molto comune. Alcuni autori distinguono una varietà (Lactarius zonarius var. scrobipes Kühner & Romagn.) per gli scrobicoli presenti nel gambo e per la mancanza di peluria al margine del cappello, caratteri che secondo altri autori, con cui concordiamo, sono incostanti e quindi legati a un’unica entità.”

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