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Lamium galeobdolon (L.) Cr.


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Lamium galeobdolon L. subsp. montanum (Pers.) Hayek

 

Sinonimi

Galeopsis galeobdolon L.

Galeobdolon montanum (Pers.) Pers. ex Rchb.

Galeobdolon luteum Huds. subsp. montanum (Pers.) Dvorakova

Lamium argentatum (Smejkal) Henker ex G.H.Loos

Lamiastrum montanum (Pers.) Ehrendorfer

Lamiastrum galeobdolon (L.) Ehrendorfer & Polatschek subsp. montanum (Pers.) Ehrendorfer & Polatschek

Lamium galeobdolon var. montanum (Pers.) Briq.

 

Tassonomia

 

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Lamiales

Famiglia: Lamiaceae

Genere: Lamium

 

Nome italiano

Lamio giallo, Ortica morta, Falsa ortica gialla, Ortica morta gialla

 

Urtija naira Piem.

 

Etimologia

Il termine Lamium fu scelto da Linneo per questo genere di piante facendo riferimento a una specie di ortica dalle foglie inermi che tritate emanano un forte odore, e dai fiori purpurei, citata da Plinio1, e che gli antichi Greci chiamavano Galeospis, o Galeobdolon [per Dioscoride γαλίοψις (galiopsis) o γαλεόβδολον (galeobdolon) (Mat. Med. IV: XCV)], o Galion; il medesimo nome lamium deriva dal greco λαιμός (laimos) = "gola", in riferimento alla particolare forma della fauce corollina simile ad una bocca spalancata che mostra la gola; secondo Tournefort2 deriverebbe invece da λάμια (lamia), "una sorta di folletto che spaventa i bimbi, e questo perché i fiori dei Lamium sp. somiglierebbero al viso di detti folletti"; lo stesso nome λάμια deriva, comunque, da λαιμός, e nelle credenze dell'antica Grecia rappresentava delle creature, per metà umane e per metà bestie, che usavano rapire i bimbi per succhiare il loro sangue e poi cibarsene.

L'attributo generico galeobdolon fa ovvio riferimento a uno dei nomi citati da Dioscoride e Plinio per queste specie, e deriva dal greco γαλέη (galen) = "donnola" e βδόλος (bdolos) = "puzza", "fetore", quindi γαλεόβδολον (galeobdolon) = "che ha puzza di donnola", in riferimento all'odore sgradevole che emanano le foglie di molte delle specie di Lamium quando vengono stropicciate e a cui, come si è detto, fa riferimento anche Plinio.

 

1(urtica) morsu carens, lamium vocatur [Nat. Hist., XXI: LV]; ea quoque num, quam lamium inter genera earum appellavimus, mitissima, et foliis non mordentibus (...). Album habet in medio folii [ib., XXII: XVI (XIV)]; Galeopsis, aut, ut alii, galeobdolon, vel galion, caulem et folia habet urticae laeviora, et quae gravem odorem tritam reddant: flore purpureo. Nascitur circa saepes ac semitas ubique [ib., XXVII: LVII].

2On prétend assez plaisamment que le mot de Lamium vient de Lamia, qui signifie une espece de Lutin, dont on fait peur au petits enfans, & l'on dit que la fleur du Lamium ressemble au visage de ce pretendu Lutin [Él. de Bot., I: 152 (1694)]

 

Descrizione

Pianta erbacea perenne alta fino a 60 cm, rizomatosa; fusti a sezione quadrangolare, spesso arrossati, villosi, stoloniferi nella porzione basale, quelli fertili eretti o ascendenti, quelli sterili generalmente più brevi e prostrati.

 

Foglie

Opposte, picciolate, le inferiori da ovato-subrotonde a ovato-deltoidi, lunghe 7-13 cm, con margine crenato e con lamina che tende gradualmente a restringersi salendo lungo il fusto, le bratteali da ovato-lanceolate a lanceolate con margine irregolarmente seghettato; negli stoloni quasi totalmente assenti o lungamente picciolate; pagina superiore verde scuro con estese macchie biancastre, soprattutto su quelle dell'anno precedente; pagina inferiore villosa, con peli lunghi anche 2 mm, specialmente lungo il rachide e le nervature principali.

 

Fiori

Ermafroditi, zigomorfi, pentameri, in verticillastri posti all'ascella delle foglie bratteali nella porzione apicale dei fusti.

Verticillastri in numero variabile da 3 a 8 (10), di norma con più di 8 fiori ciascuno.

Calice campanulato lungo 7-10 mm, con 10 nervi e denti subspinescenti di 2-4 mm; corolla gialla lunga generalmente 18-25 mm; fauce bilabiata, densamente pelosa all'esterno, con il labbro inferiore trilobato, decorato internamente da minuscole macchioline bruno-ruggine; stami 4, didinami (= 2 inferiori-esterni + 2 superiori-interni più brevi), con filamenti pubescenti.

 

Frutti

In tetrachenio; nucule obovoidali con un lato convesso, 2 lati piani ed apice troncato.

 

Periodo di fioritura

Antesi da Aprile a Luglio.

 

Territorio di crescita

Pianta originaria dell Continente europeo (escluso Portogallo e Paesi scandinavi), della Turchia e dell'Iran.

In Italia è reperibile nella fascia subalpina - prealpina ed in alcune zone della Valle Padana e dell'Appennino; assente in Val d'Aosta, Veneto, Emiilia Romagna e Isole; naturalizzata in Lombardia; presenza dubbia in Umbria.

 

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Habitat

Predilige posizioni fresche, luminose o semiombreggiate, come le radure dei boschi o i margini dei sentieri, in genere su calcare o silice, da 0 a 1800 m. s. l. m.

 

Somiglianze e varietà

Nel nostro Paese, oltre il L. galeobdolon subsp. montanum, sono presenti:

- L. galeobdolon subsp. galeobdolon presente solo in Abruzzo e Molise;

- L. galeobdolon subsp. flavidum (F. Herm.) A. Löve & D. Löve: presente nelle Regioni settentrionali fino all’Umbria, dove la sua presenza è dubbia, assente nelle altre Regioni, Isole comprese;

vengono di seguito date le chiavi che consentono la distinzione fra le tre sottospecie:

 

1. piante prive di stoloni, corolla di norma < 17 mm, foglie bratteali inferiori lunghe generalmente più del doppio degli internodi; prediligono terreni molto umidi (sovente in vicinanza di Ontani): subsp. flavidum

1. piante stolonifere, corolla di norma > 17 mm, foglie bratteali inferiori sempre più brevi del doppio degli internodi: 2

2. foglie bratteali inferiori lunghe più degli internodi, con lamina da ovato-lanceolata a lanceolata; verticillastri da 3 a 8 (10) in genere con un numero di fiori > 8: subsp. montanum

2. foglie bratteali inferiori lunghe meno degli internodi, o al più eguagliantili in lunghezza, con lamina da suborbicolare a ovata; verticillastri da 2 a 5 in genere con un numero di fiori < 8: subsp. galeobdolon

 

Specie protetta

- Molise: L. R. n. 9 del 23/02/1999, "Norme per la tutela della flora in via di estinzione e di quella autoctona ed incentivi alla coltivazione delle piante del sottobosco e officinali".

- Umbria: malgrado la presenza non sia certa in questa Regione, è sottoposta a tutela in base alla L. R. n. 27 del 24/03/2000, "Piano Urbanistico Territoriale".

 

 

Costituenti chimici

Come in altre congeneri, i peli ghiandolari contengono olii eterei; nella pianta sono contenuti tannino, potassio, mucillagini, saponine ed inoltre composti fenolici e flavonoidi.

La ricerca in campo fitochimico ha evidenziato la presenza, in questa specie, di benzoxazinoidi e di glucosidi iridoidi.

 

Uso Alimentare

Sono commestibili le foglie giovani ed i germogli, che si consumano cotti. Anche le punte dell’infiorescenza, non ancora schiuse, possono essere consumate bollite o passate in padella.

 

Uso Cosmetologico

Non si conoscono usi cosmetici per questa specie, che è sospetta di causare irritazioni ed allergie da contatto nei soggetti sensibili.

 

Uso Farmacologico

Una serie di ricerche in campo farmacologico su alcune specie della famiglia delle Lamiaceae , fra cui Lamium Galeobdolon, confermano l’uso che ne viene fatto nella medicina popolare dell'Iran per le proprietà antispastiche, depurative e vulnerarie.

 

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

 

Medicina alternativa e Curiosità

La medicina popolare utilizza questa specie, insieme ad altre dello stesso genere, per l’azione depurativa, espettorante, astringente e tonica sull’intero organismo. Un impiastro di foglie fresche è ritenuto un efficace vulnerario, ossia in grado di guarire le ferite.

 

Il nome del genere, derivato dal Greco antico, ricorda la Lamia, che nella mitologia viene rappresentata come un serpente mostruoso, col viso ed il seno di una donna, che mangia i bambini e succhia il sangue come un vampiro.

 

Note

Questa sottospecie si differenzia geneticamente dalle altre di L. galeobdolon (che sono diploidi) per essere tetraploide, cioè con un patrimonio genetico caratterizzato da quattro coppie omologhe di ogni cromosoma.

 

 

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini, Renato M. Fondi, G. B. Pau - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

 

Link utili

 

Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

 

Lamium galeobdolon L. subsp. montanum (Pers.) Hayek - Regione Lombardia, Prov. Lecco, 350 m s.l.m., 3 Aprile 2008 - Foto di Giovanni Baruffa

 

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