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Viburnum opulus L. 1753


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Viburnum opulus L. (1753)

Sinonimi
Viburnum americanum Mill. (1768)
Viburnum oxycoccos Pursh. (1813)
Viburnum palustre Raf. (1838)

Tassonomia
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: 
Dipsacales
Famiglia: Adoxaceae

Nome italiano
Oppio, Palle di neve, Sambuco rosso, Sambuco acquatico

Etimologia
L'epiteto generico, Viburnum,  deriva direttamente dal nome che gli antichi latini davano a tali specie. A sua volta potrebbe derivare dal verbo latino viere = legare, intrecciare, piegare; in riferimento alla flessibilità dei suoi rami.
L'epiteto specifico, opulus, è l’antico nome dell’Acero. Con evidente riferimento alla somiglianza tra le foglie dell'Acero e quelle di questa pianta.

Descrizione
Arbusto deciduo, con chioma ovato-arrotondata, che raramente assume la forma di modesto albero alto fino a 3-4 metri. Corteccia del tronco e delle superfici dei rami più vecchi chiaro-grigiastra con toni giallo-bruni e presenza di evidenti lenticelle. Rami più giovani angolosi e lucidi.

Foglie
Opposte, 3-5-lobate; margine con denti irregolari e arrotondati; pagina superiore glabra e di colore verde scuro, pagina inferiore finemente pubescente e leggermente più chiara. Picciolo con evidenti ghiandole nettarifere verdastre, poste nella sua porzione superiore.

Fiori
Riuniti in corimbi glabri, ombrelliformi, di circa 7-12 cm di diametro. Fiori leggermente zigomorfi, con calice gamosepalo diviso i 5 lobi triangolari e corolla gamopetala biancastra, divisa in 5 lobi patenti, o anche più o meno revoluti, all'incirca circolari. I fiori periferici all'infiorescenza hanno dimensioni maggiori di quelli interni, e sono sterili, molto profumati, hanno la funzione di attirare gli insetti impollinatori. I fiori fertili, interni all'infiorescenza, portano 5 stami con antere giallastre, pistillo con stigma generalmente 3-lobato.

Frutti
Si tratta di drupe, contenenti un unico seme, che si sviluppano nella parte centrale dei corimbi; non commestibili e lievemente tossiche per gli esseri umani. Questi frutti, lucidi e inizialmente verdi, in Agosto-Settembre, con la maturazione, assumono un bel colore rosso.

Periodo di fioritura
Fiorisce da Aprile a Luglio.

Territorio di crescita
Specie spontanea di Europa, Asia e Africa nordoccidentale. Nel nostro Paese è maggiormente diffusa nelle Regioni settentrionali, diventando più rara al Sud; non confermate le voci che lo indicano presente in Puglia (penisola Salentina) ed in Valle D’Aosta; è assente in Calabria, Sicilia e Sardegna.

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Habitat
Cresce spontaneo nelle zone umide del sottobosco, dalla pianura fino a 1200 metri s.l.m.

Somiglianze e varietà
Viburnum lantana L. possiede foglie nettamente dentate, fiori omogenei e tutti fertili, bacche rosse ovali, quasi appiattite.

Specie protetta
L. R. 28/10/2002, n. 39 Lazio, "Norme in materia di gestione delle risorse forestali"; vd. Art. 30 e all. B.
L. R. 24/03/2000, n. 27 Umbria, "Piano Urbanistico Territoriale"; vd. Art. 12, comma 2, e all. A.
L. R. 18/04/1995, n. 33 Veneto, "Tutela del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena nel Veneto"; vd. Art.1 e all. A.

Costituenti chimici
La corteccia contiene tannini, acidi organici (valerianico, formico, salicilico), un eteroside, resina acida, viburnina, un glucoside amorfo, cera, gomma, fitosterolo, fitosterolina, sostanze pectiche, gli acidi acetico, oleico, valerianico, linoico, caprilico, cerilico e palmitico.
I frutti di viburno contengono saccarosio, proteine, isovaleriana, acido tannico, vitamina С.

Uso alimentare
In Europa, nelle vecchie pubblicazioni scientifiche, si sosteneva che l’ingestione delle bacche potesse causare un serio avvelenamento, fino alla morte; in realtà le bacche hanno un livello di tossicità molto modesto e solo l’ingestione di frutti acerbi o in grande quantità può provocare fastidi come diarrea o vomito; tuttavia il sapore aspro e l’odore ingrato rendono il frutto poco interessante da un punto di vista alimentare, specie da crudo.
Le bacche secche vengono commercializzate per il loro contenuto in vitamina C.
Il Ministero della Salute, nel novembre del 2004, ha inserito i derivati dalla corteccia di Viburnum opulus nella lista di piante non ammesse negli integratori alimentari ma solo nei prodotti farmaceutici ed erboristici, ad uso terapeutico.

Uso Farmacologico
L’estratto di corteccia ha proprietà antiossidanti. In Russia dalla corteccia e dai frutti si ricavano decotti ed estratti alcolici usati soprattutto come antiemorragici (utero, stomaco, emorroidi).
Questi preparati hanno anche proprietà ipotensive, cardiotoniche, calmanti, spasmolitiche ed antinfiammatorie.

Medicina alternativa e Curiosità
Le sostanze contenute nella corteccia le conferiscono proprietà antispastiche, astringenti e sedative, specie sulle pareti uterine. Un tea ricavato dalla corteccia disseccata può essere usato per dare sollievo a tutti i tipi di spasmi, compresi i dolori mestruali, i crampi successivi al parto o all’interruzione di gravidanza. Foglie e frutti sono emetici, antiscorbutici e lassativi.
Dalla corteccia fresca si ricava un rimedio omeopatico, usato nel trattamenti di dolori mestruali e dopo il parto.
Dai frutti si ottiene una tintura rossa e dalle bacche disseccate si può fare un inchiostro.
Nel calendario celtico Viburnum opulus è l’albero sacro legato a Ngetal, il tempo dell’anno che va dal 28 ottobre al 24 novembre. I nati in tali giorni posseggono forze nascoste e sono animati da segreti motivi. Il consiglio per essi è di usare con saggezza le proprie capacità di indagine.

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Note
Durante la stagione invernale le rosse drupe sono un evidente richiamo per gli uccelli per i quali costituiscono un importante alimento.

 

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini, G.B. Pau - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

 

Link utili
Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

 

Viburnum opulus L. (1753);  Foto di Giovanni Baruffa.

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