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Polyporus corylinus Mauri 1832


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Polyporus corylinus Mauri 1832

Tassonomia
Divisione Basidiomycota
Classe Basidiomycetes
Ordine Polyporales
Famiglia Polyporaceae

Sinonimi
Melanopus tunetanus Pat. 1902
Polyporus tunetanus (Pat.) Sacc. 1905

Etimologia
Polyporus, dal greco polùs = molto, pòròs = poro; con molti pori;
corylinus = da Corylus avellana L., perché cresce quasi esclusivamente su legno di Nocciolo.

Nome popolare
Sfocatello del Nocchio, o Sfogatello del Nocchio.

Cappello
Leggermente convesso, poi spianato e infine un poco imbutiforme, bianco-crema.

Imenoforo
Con corti tubuli che non si staccano facilmente dalla carne; i pori presentano 4-5 angoli e il filo dei pori stessi risulta frastagliato.

Gambo
Bianco crema, concolore al cappello.

Carne
Bianca, abbastanza tenera, più fibrosa nel gambo, soprattutto nella parte bassa; l'odore è particolare, dolciastro, tra l'antibiotico e la gomma.

Sporata
Bianca.

Microscopia
Spore cilindriche, 4,5-6,2 × 1,8-2,5 µm; Qm = 2,5.
Basidi tetrasporici.
GAF presenti.

Habitat
Un Polyporus poco comune, che cresce su ceppi di Nocciolo, e che per fruttificare necessita di alte temperature, il periodo di crescita infatti è luglio-agosto, e la fruttificazione spesso viene indotta dando una "sfiammata" al ceppo di legno, in modo che il calore ne stimoli la crescita; il suo nome popolare è infatti "Sfocatello del Nocchio". A. Cherubini (1990) segnala anche nel Viterbese la crescita spontanea di questa specie sul terreno, ma in realtà sempre collegata a radici di Nocciolo situate in profondità tramite un lungo gambo radicante.

Commestibilità e Tossicità
Il fungo viene considerato un buon commestibile e consumato quasi solo nella zona dei Castelli Romani, suo tipico luogo di ritrovamento. Personalmente lo ho assaggiato fritto, ma non ritengo che sia adatto a questo tipo di preparazione visto il suo sapore delicato e dolciastro, sicuramente è meglio impiegarlo come condimento della pasta.

Specie simili
Si distingue dalle altre specie del Genere Polyporus per il suo colore interamente chiaro, per l'ambiente di crescita su ceppi di Nocciolo e per la particolarità di fruttificare in periodi molto caldi o dopo gli incendi.

Osservazioni
Sembra che la crescita sia stata osservata originariamente nelle zone in cui si facevano le carbonaie e la tradizione vuole che questa specie fosse già consumata nell'antica Roma; la sua tipica zona di crescita è nei dintorni di Rocca di Papa, ai Castelli Romani; abbiamo le prime documentazioni scritte su questa specie a partire dal 1791 da parte di Ernesto Mauri, più recentemente Amleto Cherubini (1990) segnala dei ritrovamenti anche al di fuori della zona dei Castelli Romani, con crescite spontanee, dove non erano avvenuti incendi precedentemente.

Bibliografia
CHERUBINI, A., 1988. Lo Sfogatello del Nocchio: un fungo dimenticato? Polyporus coryilinus Mauri. Bollettino AMER, 14, Anno IV, 2: 20-24. Ed. AMER.
CHERUBINI, A., 1990. Ulteriore nota in merito a Polyporus corylinus Mauri. Bollettino AMER, 20-21, Anno VI, 2-3: 66-68. Ed. AMER.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT.

Regione Lazio, Luglio 2011, Foto di Tomaso Lezzi.

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I pori presentano 4-5 angoli.

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Spore cilindriche, 4,5-6,2 × 1,8-2,5 µm; Qm = 2,5.

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Basidi tetrasporici. GAF presenti.

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