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Tussilago farfara L. 1753


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Tussilago farfara L. (1753)

Sinonimi
Cineraria farfara Bernh. (1800)
Tussilago alpestris Hegetschw. (1842)
Tussilago umbertina Borbás (1904)

Tassonomia
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Asterales
Famiglia: Asteraceae

Nome italiano
Tussilagine, Tossilaggine comune, Fàrfara o Fàrfaro, Farfallone, Farfugio, Paparacchio, Farfaraccio, Piè d'asino

Etimologia
Il nome generico proviene dalla fusione dei due termini latini: tussis = tosse e ago = agire su; e si riferisce alle proprietà medicinali della pianta.
L'attributo specifico coincide con l'antico nome latino della pianta (farfarum), come la troviamo citata anche negli scritti di Plinio il Vecchio e di Plauto.

Descrizione
Pianta erbacea perenne, dotata di un grosso rizoma carnoso coperto di scaglie che si sviluppa orizzontalmente nel terreno fino a raggiungere anche i due metri di lunghezza. Dai rizomi, a fine inverno-inizio primavera e ben prima della comparsa delle foglie, spuntano scapi fiorali squamosi alti 10-30 cm. La farfara si riproduce sia per seme, sia per via vegetativa per mezzo del rizoma.

Foglie
Le foglie basali, che spuntano direttamente dal rizoma dopo la fioritura, sono picciolate, hanno lamina da largamente ovata a suborbicolare, a volte poligonale, cordata alla base e con margine irregolarmente dentato, o dentellato, o eroso. Il picciolo è lungo da 1 a 2 volte il lembo ed è tomentoso. Le giovani foglie hanno mediamente un diametro di 5-6 cm, e si accrescono durante l'estate fino a superare il doppio di questa misura. Verdi nella pagina superiore, hanno pagina inferiore coperta da un tomento bianco che tende a staccarsi e a cadere col tempo.
Foglie caulinari sessili, alterne, appressate al fusto in modo da farlo sembrare ricoperto di squame, soprattutto in fase giovanile, lunghe fino a un paio di cm; lamina lanceolata (tendente a diventare lineare verso l'apice del caule), subacuta, a margine intero.

Fiori
Ogni fusto porta un unico capolino composto da una quarantina di fiori centrali (fiori del disco) tubulosi, anatomicamente ermafroditi, ma funzionalmente maschili, e da circa 300 fiori periferici (fiori del raggio) femminili e ligulati, con ligule lunghe e strette; tutti i fiori sono gialli. Ricettacolo appena un po' convesso; involucro con squame lineari. Caule eretto ad inizio antesi, poi inclinato o anche riflesso e pendente

Frutti
Il frutto è un achenio cilindrico, dotato di un pappo di peli bianco-sericei, morbidi e denticolati.

Periodo di fioritura
Febbraio-Aprile

Territorio di crescita
Comunissima e addirittura infestante, è diffusa in tutta la penisola oltreché in Europa e Asia.

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Habitat
Luoghi umidi e acquitrinosi, con predilezione per i terreni argillosi e con esposizione a nord; ai bordi delle strade, dove i fiori possono fuoriuscire dall'asfalto o dalla ghiaia pressata e compattata.
Ampio spettro altitudinale (da 0 a 2600-2700 m)

Somiglianze e varietà
Il genere Tussilago comprende quest'unica specie, che risulta perciò inconfondibile.

Specie protetta
Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Tussilago farfara figura nell'Allegato 3 della L.R. 31 Marzo 1977 Valle d'Aosta, come pianta officinale a raccolta regolamentata, con il limite di 5 kg di fiori secchi (!) come massima quantità detenibile per uso familiare.

Costituenti chimici
Tutta la pianta è attiva e contiene alcaloidi pirrolozidinici, tussilagine, flavonoidi, carotenoidi, triterpeni. Le foglie e il rizoma contengono mucillagine, acido tannico, glucoside amaro, olio essenziale, cera, resina, pectina, inulina, fenolo, colina e tracce di sali minerali. I fiori contengono mucillagine, acido tannico, destrina e principio amaro. Il rizoma contiene inoltre petasine. Il colore giallo dei fiori è dovuto alla xantofilla.

Uso Alimentare
I boccioli e i giovani fiori sono tradizionalmente consumati freschi o cotti ed hanno un piacevole sapore anisato, che arricchisce le insalate. Anche le giovani foglie vengono consumate sia fresche in insalata che come aggiunta a zuppe e cotte come contorno. Devono essere lavate accuratamente prima di cuocerle, per eliminarne il sapore alquanto amaro. Dai fiori e dalle foglie, sia fresche che secche, si ricava un tea dal vago sapore di liquirizia. Le foglie fresche, tostate, possono venire usate come sostituto del sale. Il sottile rizoma può venire candito in uno sciroppo di zucchero.
Ciò detto è necessario aggiungere che è opportuno limitarsi nel consumo di questa specie poiché essa contiene, in misura variabile, alcuni alcaloidi tossici che possono danneggiare il fegato per accumulo. Per questo motivo essa rientra nella lista del Ministero della Salute per l'impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari.

Uso cosmetologico
In cosmetica entra in preparati antirughe e viene usata per l'effetto emolliente e lenitivo su pelli impure e sensibili.

Uso Farmacologico
I molti principi attivi contenuti nelle varie parti della pianta conferiscono reale efficacia agli estratti da essa ricavati, in grado di alleviare l'irritazione delle mucose bronchiali e gastriche. La più recente ricerca in campo fitofarmacologico ha accertato, inoltre, che taluni estratti sono in grado di aumentare le difese immunitarie. Le petazine, presenti nel rizoma, sono sostanze efficaci a rilassare i vasi sanguigni e la muscolatura liscia.

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Medicina alternativa e Curiosità
Tussilago farfara è una importante e tradizionale pianta medicinale in Europa, Asia, Stati Uniti e Canada. Fino a non troppo tempo fa, a Parigi, si usava dipingere un'immagine dei fiori sopra la porta delle farmacie.
Ad uso terapeutico vengono utilizzati i germogli, i fiori, le foglie e le radici. Da tempi immemorabili essa viene utilizzata nelle malattie da raffreddamento, nell'asma bronchiale, nelle gastroenteriti, nella diarrea, per stimolare il metabolismo, per purificare il sangue e, per uso esterno, come vulneraria. L'uso delle foglie è più comune in Europa mente in Cina vengono preferiti gli steli, che contengono una maggiore percentuale di alcaloidi pirrolozidinici i quali hanno attività epatotossica, e carcinogenica, ma che vengono largamente distrutti quando la pianta viene bollita per ricavarne un decotto.
I rimedi derivati da questa specie si trovano in ogni erboristeria ma devono comunque essere usati con una certa cautela: i derivati dai fiori devono essere utilizzati sotto controllo medico e i decotti ricavati dalle foglie non vanno assunti per più di 4-6 settimane alla volta, mai in gravidanza o in allattamento e mai dai bambini sotto i 6 anni di età.
La pianta, provvista di un esteso sistema radicale, viene utilizzata per stabilizzare il terreno nelle sponde dei corsi d'acqua. Le foglie sono una valida aggiunta al compost.
Buona parte del folklore su questa specie è legato al fumo: nell'antica Grecia il medico Dioscorides raccomandava di fumarla per trarre sollievo dalla tosse e dall'asma; durante la II Guerra Mondiale i soldati di stanza in Europa la usavano come un sostituto del tabacco e, ancora oggi, entra come ingrediente in molte sigarette a base di erbe.
L'antico nome latino della pianta - filius ante patrem - fa riferimento al fatto che le foglie vi compaiono solo una volta che i fiori sono appassiti.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da R.M. Fondi e Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

Link utili
Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

 

Tussilago farfara L. (1753); Regione Piemonte, Valsesia, m 1400 s.l.m.; Aprile 2007; Foto di R.M. Fondi.

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