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Acherontia atropos


Enzo Orgera

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Acherontia atropos Linnaeus

Tassonomia
Ordine Lepidoptera
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Sphinginae
Tribu Acherontiini

Sinonimi
Sphinx atropos

Nome italiano
Sfinge testa di morto

Etimologia
dal Greco "Acheronte" un fiume dell'inferno mitologico Greco e "Atropo" una delle tre moire greche a cui spettava il compito di togliere la vita.

Descrizione
Lepidottero di notevoli dimensioni che può arrivare fino a 6 cm di lunghezza del corpo per un peso di circa 1,5 g, con una apertura alare grande, di 90-130 mm. I colori predominanti sono il giallo e il nero-marrone, le ali inferiori sono gialle con due strisce nere, una a metà e una verso il bordo, le ali superiori sono scure con punteggiature gialle. L'addome è giallo con bande nerastre trasversali e una banda longitudinale sul dorso. Le antenne sono robuste, nerastre con uncino all'estremità. La spiritromba è corta, tozza e ricoperta di peluria. Presenta una macchia giallastra sulla parte alta del dorso che assume la forma di un teschio, da cui prende il nome, ma talvolta può anche essere assente.

Distribuzione e habitat
Presente in maniera permanente in Africa, bacino mediterraneo meridionale, Asia occidentale, fino a Kuwait e Arabia Saudita ad oriente, Canarie e Azzorre ad occidente, in estate si porta nel nel bacino mediterraneo settentrionale raggiungendo il sud Europa, talvolta può arrivare fino ai paesi scandinavi, con inverni particolarmente miti. Può arrivare fino ai 2000 m di quota, ma predilige le pianure e le zone costiere.

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Periodo di volo e ciclo di vita
È una specie migratrice proveniente dall'Africa e dal bacino mediterraneo meridionale, dove trascorre l'inverno. È attiva dal tramonto alle prime ore del mattino. Lo sfarfallamento può avvenire da 1 a 3 volte l'anno. L'uovo di colore verde o grigio-bruno viene deposto singolarmente sulla pagina inferiore della foglia della pianta ospite. Il bruco inizialmente verde chiaro cambia colore scurendo durante la crescita, fino a raggiungere i 13-15 cm con colorazioni variabili verdi, marroni o gialle. Tipico è un cornetto caudale giallo granuloso rivolto verso il basso, nello stadio finale di bruco. Durante la fase di bruco effettua 4 ecdisi in circa 20 giorni. Si muove poco solo per la ricerca di foglie di cui nutrirsi. Necessita di una temperatura intorno ai 20 °C per svilupparsi, all'avvicinarsi alla ninfosi smette di nutrirsi e comincia a girovagare a terra in cerca di terreno adatto in cui nascondersi, la colorazione diventa più scura e i tessuti cominciano a diventare molli. Dopo essersi interrato fino a circa 20 cm di profondità, comincia a creare, con la saliva mista a terriccio, un bozzolo di 1,5-4,0 cm, entro il quale dopo 10 giorni si trasforma in crisalide di color rosso mogano. Con temperature attorno ai 24 °C lo sfarfallamento avviene in 3-4 settimane, con temperature non al di sotto dei 10-15 °C, le crisalidi rimangono in vita rallentando il loro sviluppo, con temperatura più basse la crisalide non sopravvive. L'adulto si nutre di miele, con la sua forza e con la robusta spiritromba riesce a bucare gli alveari e a rubare il prelibato nettare.

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Piante nutrici
Le piante nutrici del bruco sono sia Solanaceae che Oleaceae, tra cui maggiormente apprezzate sono lo stramonio, il ligustro, la pianta di patata; altre piante preferite sono olivo, gelsomino, tabacco selvatico, lantana, bignonia rampicante, ecc.

Note e curiosità
Gli adulti assumono un atteggiamento difensivo se si sentono minacciati, sollevando il corpo, serrando verso il basso le ali e drizzando le zampe, emettendo uno stridio con lo sfregamento della spirotromba.
La farfalla Sfinge testa di morto è diventata famosa presso il grande pubblico anche per essere il simbolo del film e della locandina di "Il silenzio degli innocenti" (The Silence of the Lambs), film del 1991, diretto da Jonathan Demme e interpretato da Jodie Foster e Anthony Hopkins. Come si può vedere nelle immagini seguenti il disegno del teschio sul dorso della farfalla è stato reinterpretato ed è formato da sette donne nude. L'immagine è stata rielaborata partendo da una foto fatta realizzare dal pittore spagnolo Salvador Dalí (1904-1989), che amava far fotografare o dipingere figure composte di questo tipo.

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Racconti e poesie
Questa falena è talmente particolare, che ha suscitato l'interesse di Guido Gozzano, famoso poeta torinese appassionato di entomologia, vissuto nel 1900.

Della testa di morto
D'estate, in un sentiero di campagna,
v'occorse certo d'incontrare un bruco
enorme e glabro, verde e giallo, ornato
di sette zone oblique turchiniccie.
Il bruco errava in cerca della terra
dove affondare e trasmutarsi in ninfa;
e dalla gaia larva, a smalti chiari,
nasceva nell'autunno la più tetra
delle farfalle: l'Acherontia Atropos.

Certo vi è nota questa cupa sfinge
favoleggiata, dal massiccio addome,
dal corsaletto folto, con impresso
in giallo d'ocra il segno spaventoso.
Natura, che dispensa alle Dïurne
i colori dei fiori e delle gemme,
Natura volle l'Acherontia Atropos
simbolo della Notte e della Morte,
messaggiera del Buio e del Mistero,
e la segnò con la divisa fosca
e d'un sinistro canto. L'entomologo
tuttora indaga come l'Acherontia
si lagni. Disse alcuno, col vibrare
dei tarsi. Ma non è. Mozzato ho i tarsi
all'Acherontia e s'è lagnata ancora.

Parve ad altri col fremito dei palpi.
Io cementai di mastice la bocca
all'Acherontia e s'è librata ancora
per la mia stanza, ha proseguito ancora
più furibondo il grido d'oltretomba;
grido che pare giungere da un'anima
penante che preceda la farfalla,
misterïoso lagno che riempie
uomini e bestie d'un ignoto orrore:
ho veduto il mio cane temerario
abbiosciarsi tremando foglia a foglia,
rifiutarsi d'entrare nella stanza
dov'era l'Acherontia lamentosa.

L'apicultore sa che questo lagno
imita il lagno dell'ape regina
quando è furente contro le rivali
e concede alla sfinge d'aggirarsi
pei favi, sazïandosi di miele.
L'operaie non pungono l'intrusa,
si dispongono in cerchio al suo passaggio,
con l'ali chine e con l'addome alzato,
l'atteggiamento mite e riverente
detto «la rosa» dall'apicultore.
E la nemica dell'apicultore
col triste canto incanta l'alveare.
All'alba solo, quando l'Acherontia
intorpidita e sazia tace e dorme,
l'operaie decretano la morte.

Depone ognuna sopra l'assopita
un granello di propoli, il cemento
resinoso che tolgono alle gemme.
E la nemica è rivestita in breve
d'una guaina e non ha più risveglio.
L'apicultore trova ad ogni autunno,
tra i favi, questi grandi mausolei.
Farfalla strana, figlia della Notte,
sorella della nottola e del gufo,
opra non di Natura, ma di dèmoni,
evocata con filtri e segni e cabale
dalle profondità d'una caverna!
Bimbo, ricordo, per le mie raccolte,
sempre immolai con trepidanza questa
cupa farfalla, quasi nel terrore
di suscitare con la fosca vittima
l'ira d'una potenza tenebrosa.
E anche perché l'Atropo mi parla
di cose rare, dell'antiche ville.

Sul canterano dell'Impero, sotto
la campana di vetro che racchiude
le madrepore rare e le conchiglie,
sta quasi sempre l'Acherontia Atropos
depostavi da un nonno giovinetto.
L'Acherontia frequenta le campagne,
i giardini degli uomini, le ville;
di giorno giace contro i muri e i tronchi,
nei corridoi più cupi, nei solai
più desolati, sotto le grondaie,
dorme con l'ali ripiegate a tetto.
E n'esce a sera. Nelle sere illuni
fredde stellate di settembre, quando
il crepuscolo già cede alla notte
e le farfalle della luce sono
scomparse, l'Acherontia lamentosa
si libra solitaria nelle tenebre
tra i camerops, le tuje, sulle ajole
dove dianzi scherzavano i fanciulli,
le Vanesse, le Arginnidi, i Papilî.

L'Acherontia s'aggira: il pippistrello
l'evita con un guizzo repentino.
L'Acherontia s'aggira. Alto è il silenzio
comentato, non rotto, dalle strigi,
dallo stridio monotono dei grilli.
La villa è immersa nella notte. Solo
spiccano le finestre della sala
da pranzo dove la famiglia cena.
L'Acherontia s'appressa esita spia
numera i commensali ad uno ad uno,
sibila un nome, cozza contro i vetri
tre quattro volte come nocca ossuta.
La giovinetta più pallida s'alza
con un sussulto, come ad un richiamo.

«Chi c'è?» Socchiude la finestra, esplora
il giardino invisibile, protende
il capo d'oro nella notte illune.
«Chi c'è? Chi c'è?» «Non c'è nessuno. Mamma!»
Richiude i vetri, con un primo brivido,
risiede a mensa, tra le sue sorelle.
Ma già s'ode il garrito dei fanciulli
giubilante per l'ospite improvvisa,
per l'ospite guizzata non veduta.
Intorno al lume turbina ronzando
la cupa messaggiera funeraria.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Enzo Orgera.


Regione Lazio, Minturno (LT), Monte Natale; 100 m s.l.m.; Novembre-Dicembre 2015; Foto di Enzo Orgera.

Bruco.

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Regione Lazio, Minturno (LT), Monte Natale; 100 m s.l.m.; Dicembre 2015; Foto di Enzo Orgera.

Dettagli del bruco.

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Regione Lazio, Minturno (LT), Monte Natale; 100 m s.l.m.; Dicembre 2015; Foto di Enzo Orgera.

Crisalide.

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Regione Lazio, Minturno (LT), Monte Natale; 100 m s.l.m.; Maggio 2015; Foto di Enzo Orgera.

Adulto.

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