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Santolina corsica Jordan et Fourreau


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Compositae (Asteraceae)

 

Santolina corsica Jordan et Fourreau

 

Nome comune: santolina, crespolina corsa.

Nome locale (Siniscola, Lodè, Lula): erva 'e coskos.

 

Forma biologica: Ch pulv/NP

 

Descrizione: pianta sempreverde cespuglioso-suffruticosa, con rami eretti, alta mediamente 20-50 cm (ma può arrivare anche a 90 cm) con tomento biancastro-cinereo, formante pulvini.

Foglie lineari (da 1 a 5 cm, mediamente più lunghe nei getti sterili) con breve picciolo, dotate di corte lacinie (1-3 mm, mediamente più lunghe nei getti sterili) digito/claviformi e ottuse.

Infiorescenze in capolini gialli emisferici mediamente di 7-10 mm (ma anche fino a 16 mm) di diametro; squame involucrali rigide ad apice arrotondato e pelosetto (quelle più prossime al disco); stami con brevi filamenti, antere biancastre; stilo bifido.

Frutto: achenio angoloso e liscio di 4-6 mm.

 

Antesi: maggio, giugno (nelle zone più elevate: luglio).

 

Tipo corologico: Endemismo (Sardegna, Corsica)

 

Distribuzione in Italia: Sardegna.

Habitat/ecologia: elio-xerofila della gariga mediterranea di quota medio-alta, su substrato calcareo o siliceo, generalmente da 200 a 1300 m di quota (in Sardegna fra 600 e 1100 m s. l. m.).

 

Etimologia: molto probabilmente il nome del genere deriva dal latino: sanct-us, -a, -um = santo (agg.) e Linum = lino - nominativo al plurale: Lina - (quindi =lino santo, forse in riferimento a proprietà terapeutiche comuni col lino); corsic-us, -a, -um = dell'isola della Corsica, dove è ubicato il locus classicus di questa specie.

 

Proprietà ed usi: in Sardegna la S. corsica - ma anche la S. insularis (Gennari) Arrigoni - veniva utilizzata contro la stongilosi equina (patologia parassitaria - vermi - a carico del rene) per somministrazione diretta con foraggio, oppure per infuso: da tale uso deriverebbe il nome sardo; alcune note sul medesimo uso, in questo caso anche sull'uomo, le riportò il naturalista Mattioli (XVI sec. d. C.) per la S. Chamaecyparissus L. in Spagna, dove viene tuttora denominata, assieme ad Artemisia abrotamum L., "hierva lombriguera". Nella medicina tradizionale alle specie congeneri vengono attribuite anche proprietà antispasmodiche, biliari, antitermiche, vulnerarie. L'uso interno, naturalmente, è sconsigliato, se non sotto supervisione medica.

 

Note e curiosità: in Sardegna la pianta è presente solo sul Monte Albo, dove è una delle piante più diffuse e rappresentative oltre una certa quota; per il Monte Albo la specie è vicariante rispetto a S. insularis (Gennari) Arrigoni, tipica dei restanti calcari mesozoici centro-orientali dell'Isola, del Marganai e dei Monti del Gennargentu. La pianta, se toccata, calpestata, o semplicemente mossa dal vento, emana un forte aroma, tipico delle santoline, non gradito da tutti; la sua massiccia presenza sul Monte Albo, oltre che per la facile riproducibilità per seme, è sicuramente dovuta al fatto che viene rifiutata dal bestiame, sia d'allevamento (capre, pecore, bovini), sia selvatico (mufloni).

 

Bibliografia:

S. Pignatti "Flora d'Italia" Il Sole 24 ore - Edagricole, 1982;

F. Valsecchi, I. Camarda "Piccoli arbusti, liane e suffrutici spontanei della Sardegna" Carlo Delfino Editore, 1990;

I. Camarda "Ambiente e flora del Monte Albo" Ed. Il Portico, 1984.

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Anche se generalmente, qui in Sardegna S. corsica vegeta oltre i 600 m di quota, si può trovare qualche sporadico esemplare anche a qualche km dal M. Albo; questi capolini appartengono ad un bel pulvino che ho rinvenuto sui M. Remule, catena silicea all'incirca parallela al M. Albo, a meno di 200 m di quota; qualche anno fa ne rinvenni un altro esemplare ancora più vicino al mare e più o meno alla stessa quota.

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