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Leccinum rufum (Schaeff.) Kreisel 1984 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Nome italiano Porcinello aranciato, Porcinello rosso. Sinonimi Leccinum aurantiacum sensu Pilat & Dermek 1974 Leccinum albostipitatum den Bakker & Noordel. 2005 Etimologia Dal latino rūfus = rosso, fulvo, rossiccio, per il colore rossastro che contraddistingue la specie. Cappello Diametro fino a 20 cm, dapprima emisferico, poi disteso, guancialiforme con la cuticola asciutta, opaca, finemente feltrata, si screpola con tempo asciutto, igrofana, molto untuosa con tempo umido, sporgente sul margine. Rosso aranciato con diverse tonalità in funzione dell'umidità e del'habitat. Tubuli lunghi e fini, depressi intorno al gambo, biancastri, poi grigi, facilmente staccabili dal cappello. Pori piccoli, tondeggianti, bianchi poi grigiastri. Gambo Lungo anche fino a 30 cm, da cilindrico a fusiforme o clavato, generalmente attenuato in alto. Bianco, spesso con sfumature bluastre alla base. Molto consistente nel fungo adulto, caratteristicamente ricoperto di squame bianche che virano lentamente al rosso mattone, fino a raggiungere un colore rosso brunastro o grigio-brunastro. Carne Bianca che all'aria scurisce al grigio-viola. Tenera nel cappello, più soda e fibrosa nel gambo che vira al verde-blu scuro. Odore sottile, fungino, sapore delicato, un poco acidulo. Habitat Fungo caratteristico del Pioppo sia Populus tremula L. che Populus alba L., è molto diffuso sia sull'Appennino, dove cresce nel tardo autunno con tempo fresco e umido, che sulle Alpi dove nasce fino da agosto. Raro nella tarda primavera-inizio estate. Cresce caratteristicamente in gruppi di più esemplari, entro un raggio di qualche metro. Commestibilità e tossicità Commestibile saporito, la carne cotta conserva il colore nerastro. Il gambo, come in tutti i Leccinum, deve essere scartato perché troppo coriaceo e quindi sicuramente indigesto. Osservazioni Fungo inconfondibile per il portamento slanciato, per le squame rosso-brunastre che contrastano col bianco del gambo sottostante, per il bel colore del suo cappello, rosso o bruno nelle diverse tonalità e combinazioni, per la crescita sotto Pioppo. I Porcinelli rossi nel loro insieme sono funghi conosciuti e raccolti da sempre e vengono chiamati genericamente rufus. Leccinum vulpinum, che cresce legato alle conifere, con cromatismi del cappello di un rosso maggiormente intenso, più cupo, con decorazioni sul gambo bruno nerastre fin dall'esordio, sempre commestibile. Specie simili Viene considerato il portabandiera dei Leccinum rossi che contano numerose specie molto simili, tutte commestibili, che si distinguono l'una dall'altra soprattutto per l'habitat. Leccinum vulpinum Watling, ha cappello rosso mattone o bruno ruggine cresce sotto Pinus. Pressocché identico al Leccinum piceinum Pilát & Dermek che molti considerano essere sempre un Leccinum vulpinum, e che viene differenziato da altri per la colorazione pileica più brunastra e per la crescita sotto Picea spp. Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray = Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling, con colorazioni più vivaci, con squame rossastre e generalmente più massiccio di Leccinum rufum, nasce sotto latifoglie diverse dal Populus. Note nomenclaturali Specie identificata nel 1774 dal micologo tedesco Jacob Christian Schäffer il quale gli diede il nome di Boletus rufus. In seguito nel 1984 la specie è stata ricombinata nel genere Leccinum da Hanns Kreisel, binomio attualmente prioritario. Si evidenzia che la specie ha avuto negli anni alcuni fraintendimenti nomenclaturali, infatti per molti anni il fungo in questione, ovvero la specie che si associa ai boschi mesofili è stata conosciuta come Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray. L’errore interpretativo che perdura attualmente in alcune pubblicazioni, si è presumibilmente originato a partire dalla monografia sui boleti europei di Pilat & Dermek (1974). I due autori cecoslovacchi hanno infatti assegnato l’epiteto di Leccinum aurantiacum alla specie mesofila con gambo bianco e legata ai pioppi, ma se si risale all’interpretazione originale di Bulliard e alla relativa iconografia si potrà verificare che per Leccinum aurantiacum l’autore francese intendeva una specie con squame rossastre sul gambo e legata a svariate latifoglie in ambiente termofilo (ossia la specie che in tempi moderni abbiamo chiamato Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling). Di conseguenza, essendo l’interpretazione originale quella che conta, il nome corretto e prioritario per questa entità che si associa ai boschi termofili è Leccinum aurantiacum (di cui Leccinum quercinum diviene automaticamente sinonimo); mentre il Leccinum aurantiacum sensu Pilat & Dermek deve essere necessariamente chiamato in altra maniera. Den Bakker & Noordeloos lo hanno nominato Leccinum albostipitatum nel 2005 ma in realtà esiste un nome di origine antica disponibile, ossia Leccinum rufum e quest’ultimo dovrebbe essere quindi utilizzato per designare la specie. Bibliografia PILÁT, A. & DERMEK, A. 1974. Hríbovité huby. Československé hríbovité a sliziakovité huby (Boletaceae – Gomphidiaceae). Veda, Bratislava. GELARDI, M. 2017. Corso di aggiornamento tassonomico sull’ordine boletales in Italia alla luce dei nuovi orientamenti filogenetici molecolari. AMB-Bolzano. Scheda realizzata dal CLR Micologico di AMINT. Si ringrazia Matteo Gelardi per la consulenza sulla nomenclatura di alcune specie del genere Leccinum. Regione Lazio; Ottobre 2012; Foto Felice Di Palma.
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