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  1. Sarcoporia polyspora P. Karst. 1894 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Poria polyspora (P. Karst.) Sacc. 1895 Tyromyces mollissimus Maire 1945 Tyromyces kravtzevianus Bondartsev & Parmasto 1957 Parmastomyces kravtzevianus (Bondartsev & Parmasto) Kotl. & Pouzar 1964 Parmastomyces mollissimus (Maire) Pouzar 1984 Etimologia L'epiteto Sarcoporia deriva dal greco sarcos [σαρκoς] = carne e póros [πόρος] = poro; per l’imenoforo costituito da pori che tendono a divenire rosso-carne, caratteristica che contraddistingue i basidiomi appartenenti a questo genere. L'epiteto polyspora deriva dal greco polýs [πολύς] = molto e spora [σπόρα] = spora, per l’abbondanza delle spore tipica della specie. Carpoforo Fungo resupinato con tendenza a ripiegare il margine superiore e formare ampie mensole singole o imbricate larghe fino a 6-8 cm circa; quando è fresco ha una consistenza morbida e carnosa e rilascia talvolta delle gocce trasparenti di essudato; si rimpiccolisce e diviene fragile quando essicca; la superficie sterile varia da ruvida a pelosa, è di colore biancastro tendente a divenire rossastro con la crescita o se contusa; la parte fertile è costituita da pori angolosi, irregolari, compressi l'uno con l'altro, 2-4 per mm², con dissepimenti più o meno sottili, interi ma anche da leggermente lacerati fino a denticolati; il colore è di norma bianco o biancastro-crema, anche giallastro e si macchia di rossastro alla contusione; i tubuli sono alti fino a 2-4 mm anch'essi bianco-crema e viranti al rossastro. Il contesto è biancastro; l'odore è aromatico-pungente negli esemplari freschi ed il sapore amarognolo. Habitat Cresce di norma su legno morto di Pinus spp. È stato rinvenuto su Pinus pinea L., Pinus nigra J.F. Arnold, Pinus halepensis Mill. È agente di carie bruna. Microscopia Sistema ifale monomitico con ife a parete sottile provviste di GAF; sono anche presenti ife a contenuto oleoso giallastro. Basidi ialini, clavati e tetrasporici. Spore 4,4-5,5 × 2,5-3,5 µm, da cilindriche a ellissoidali, spesso un poco depresse su un lato, ialine, lisce, guttulate, con parete leggermente ispessita, destrinoidi. Commestibilità e Tossicità Si tratta di un fungo non commestibile. Specie simili Sarcoporia longitubulata Vlasák & Spirin, di recente creazione (2015), si distingue per vegetare su legno di latifoglia, per la crescita tendenzialmente resupinata, per le spore più strette e di colore bruno e per i tubuli più lunghi; Fuscopostia fragilis (Fr. : Fr.) B.K. Cui, L.L. Shen & Y.C. Dai = Postia fragilis (Fr. : Fr.) Jülich ha analoghi arrossamenti del carpoforo e sistema ifale monomitico ma ha spore più strette e non destrinoidi; Skeletocutis amorpha (Fr. : Fr.) Kotl. & Pouzar ha vagamente un habitus simile per via delle tonalità di colore dell'imenoforo, ma ha un sistema ifale dimitico e spore più piccole e non destrinoidi. Osservazioni Si tratta di un fungo un tempo ritenuto poco comune in Europa ma in realtà abbastanza frequente e diffuso. Le sue sporadiche segnalazioni sono forse dovute ai colori rossastri del suo pileo e ai viraggi sempre al rosso dell'imenoforo, che gli permettono di mimetizzarsi con la corteccia del legno di Pino. Note nomenclaturali La specie è stata identificata per la prima volta proprio dall'autore del binomio attuale, il micologo finlandese Petter Adolf Karsten il quale nel 1894 le diede l'epiteto di Sarcoporia polyspora. Tale nome è stato però trascurato per anni e di fatto abbandonato, tant'è che la medesima specie è stata descritta in modo indipendente da Parmasto (1957) come Tyromyces kravtzevianus Bondartsev & Parmasto e pochi anni dopo ricombinata da Kotlaba & Pouzar (1964) nel genere Parmastomyces da loro creato. Anche la descrizione di Tyromyces mollissimus Maire, poi ricombinata da Pouzar nel 1984 sempre nel genere Parmastomyces, è risultata essere la medesima specie. Attualmente gli studiosi sono pressoché d'accordo nel ritenere come prioritario il binomio dell'originale descrizione di Karsten, in quanto è stato esaminato microscopicamente l'olotipo di Sarcoporia polyspora, tra l'altro assai abbondante di spore, e si è dimostrato essere la stessa specie di ciò che è stato descritto ed inquadrato nel genere Parmastomyces anzidetto. Questo nome prioritario, Sarcoporia polyspora, si addice bene alle caratteristiche della specie proprio per le tinte rossastre dei carpofori e per la loro abbondanza di spore. Bibliografia BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. NIEMELÄ, T., KINNUNEN, J., LARSSON, K.H., SCHIGEL, D.S. & LARSSON, E. 2005. Genus revisions and new combinations of some North European polypores. Karstenia 45: 75–8. VLASÁK, J., VLASÁK JR., J., KINNUNEN, J. & SPIRIN, V. 2015. Geographic distribution of Sarcoporia polyspora and S. longitubulata sp. nov. Mycotaxon 130: pp. 279–287 http://dx.doi.org/10.5248/130.279. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2019; Legit Giovanni Galeotti; Testi, foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20191113-04) Esemplari rivenuti su ceppaia di Pino. Sistema ifale monomitico con ife a parete sottile provviste di GAF; sono anche presenti ife a contenuto oleoso giallastro. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Basidi ialini, clavati e tetrasporici. Osservazione a 1000×. Spore 4,4-5,5 × 2,5-3,5 µm, da cilindriche a ellissoidali, spesso un poco depresse su un lato, ialine, lisce, guttulate, con parete leggermente ispessita, destrinoidi. Osservazione in acqua, a 1000× Osservazione in melzer, a 1000×.
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