Alessandro F Posted November 8, 2023 Posted November 8, 2023 Determinare genere e specie degli Odonati presenti in Italia non richiede solitamente né una lunga esperienza né un'attrezzatura sofisticata come accade, per esempio, nell'indagine di alcune specie di funghi (talvolta con necessità di microscopia o, addirittura, analisi del DNA) o per certe farfalle e falene (analisi accurata dei genitali). Forse ciò deriva dal fatto che il numero di specie di libellule attualmente reperibili in Italia non supera le 100 unità; forse dipende dalla loro colorazione e dai loro disegni spesso così indicativi o dalla territorialità talvolta esclusiva di determinate regioni o habitat; sicuramente è favorita dalla possibilità di fotografarle con una attrezzatura sufficientemente adeguata e di controllare poi con tutta calma le loro caratteristiche strutturali e cromatiche. Tra queste caratteristiche non può mancare lo studio di uno dei loro organi più appariscenti: le ali. A una prima e superficiale occhiata, le ali delle libellule sembrano tutte molto simili tra di loro. Vedremo invece come tale idea di uniformità sia errata e come, viceversa, l'analisi delle ali rappresenti un aiuto, meglio se supportato da altre osservazioni, per distinguere con relativa facilità le famiglie di appartenenza, talvolta anche i generi o il sesso. Ciò vale in primo luogo per le libellule più grandi e appariscenti (sottordine Anisoptera) sia per la relativa grandezza delle loro ali sia, soprattutto, per la maggior facilità di osservazione rispetto alle ali delle specie del sottordine Zygoptera. Infatti gli Anisotteri, quando sono posati, tengono generalmente le 4 ali ben aperte e perpendicolari rispetto all'asse testa-torace-addome (come le pagine aperte di un libro), mentre gli Zigotteri, esclusi quelli della famiglia Lestidae, da posati tengono le 4 ali riunite assieme, in senso longitudinale sopra all'addome e quindi difficili (se non impossibili) da osservare separatamente una dall'altra. Sempre a proposito degli Anisotteri e disponendo di opportune immagini è possibile constatare che le ali non sono conformate "a superficie piatta", come sembrerebbe a prima vista; viceversa presentano, grazie ad alcune venature portanti, zone più o meno rialzate; venendo così ad essere conformate con una sorta di lieve tridimensionalità, soprattutto in vicinanza delle base delle ali. Caratteristica che sicuramente favorisce la loro aerodinamicità. Femmina di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; Inquadrando l'ala anteriore di infilata e da sotto, è possibile rendersi conto di come le ali, soprattutto degli Anisotteri, non siano affatto piatte ma, viceversa, strutturate tridimensionalmente; con le venature più grandi e robuste che creano delle vere e proprie zone rialzate/abbassate. Evidentemente tale conformazione porta a degli innegabili vantaggi aerodinamici. Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]. Anche da questa inquadratura si può notare come le ali non siano del tutto piatte ma, almeno verso la zona "costale", presentino un susseguirsi di zone rialzate e abbassate. Una sorta di lieve tridimensionalità che sicuramente favorisce e accentua la loro perfetta aerodinamica. 4.1_ Analisi e studio delle ali degli Anisotteri Per condurre un'analisi appropriata delle ali occorre prendere confidenza con le loro venature (o nervature) e con alcune delle particolari zone di raggruppamento di celle che si vengono a formare; sarà necessario anche appropriarsi della corrispondente nomenclatura. Analizzando un "modello campione" come la grande Anax imperator si possono notare 5 principali venature longitudinali di discreto spessore che emergono dal torace, direttamente innestate nei muscoli di mesotorace (per le ali anteriori) e di metatorace (per le ali posteriori). Si tratta, partendo dalla zona superiore, della grande "venatura costale" (o, brevemente, "costa"), delle due venature "radiale" (detta brevemente "radio") e "mediana" e che inizialmente sono a stretto contatto l'una con l'altra separandosi successivamente a livello del cosiddetto "arculo"; segue poi una "venatura cubitale" e infine una "venatura anale". Chiude il tutto una più esile venatura costale inferiore che non è tuttavia innestata nella muscolatura ma sorge direttamente dalla zona basale della venatura anale, dopo una cella opaca e non trasparente detta "membranula". Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]. Ciò vale per tutte le ali sia anteriori che posteriori. Anticipiamo però, come vedremo meglio in seguito, che tra le ali anteriori e quelle posteriori vi sono differenze morfologiche e strutturali abbastanza evidenti. Le 5 venature suddette si prolungano poi longitudinalmente oppure cambiano orientamento nel loro percorso lungo le ali, qualcuna anche biforcandosi. Ci sono altre venature interessanti da osservare, come la "venatura subcostale" collocata tra la costa e il radio, o come le due "venature supplementari" situate più o meno al centro delle ali ma non collegate direttamente alle precedenti venature né a loro eventuali biforcazioni. Tutte le venature suddette, intersecate da molte altre decisamente più corte e di esile spessore, sia longitudinali che trasversali, contribuiscono a formare una fitta rete di piccole zone (dette "celle" o "cellule") membranose e molto sottili, trasparenti e più o meno colorate a seconda della specie. Le venature rappresentano perciò l'impalcatura generale delle ali ma sono da considerare anche come veri e propri condotti tubuliformi entro cui scorre l'emolinfa (quanto meno all'inizio della vita da adulto, in modo da facilitare la distensione dell'ala in tutta la sua ampiezza) e in cui possono trovarsi sia i nervi che alcune trachee respiratorie. Iniziamo ad osservare più da vicino l'ala di un Anisottero, analizzandone venature e zone caratteristiche a partire dalla costa e scendendo verso la parte inferiore. Vedremo qui di seguito in che modo queste venature si differenziano e come contribuiscono a delimitare alcune particolari regioni spesso di un certo aiuto per l'identificazione delle famiglie o delle specie. Prenderemo confidenza anche con i loro nomi e con i simboli che le contraddistinguono. Lungo la costa, più o meno a metà strada tra la base e la punta dell'ala, si nota un punto in cui avviene una sorta di cambio di direzione, corrispondente anche a una venatura trasversale breve ma di sezione apprezzabile. Tale punto è detto "nodo". Le brevi venature trasversali osservabili subito al di sotto della costa e collocate tra il nodo e la punta dell'ala sono dette "venature post-nodali"; molto più interessanti da osservare sono però le "venature ante-nodali", collocate cioè tra il nodo e la base dell'ala, perché dal loro numero e dal confronto/corrispondenza con le altre brevi venature trasversali poste al di sotto della venatura subcostale si ricavano alcune indicazioni interessanti ai fini determinativi. Poco al di sotto del nodo, in una zona dell'ala in cui alcune venature radiali si biforcano vi è il "sub-nodo". Proseguendo la costa verso la punta dell'ala si osserva una grande cella, ispessita, allungata e colorata diversamente dalle altre, detta pterostigma. Tale cella ha funzioni aereodinamiche costituendo una sorta di rinforzo strutturale in una zona in cui l'ala sottostà ad un notevole sforzo, impedendo perciò che la punta dell'ala si ripieghi deformandosi in maniera anomala durante il volo. Al di sotto della costa e parallelamente ad essa si nota la "venatura subcostale" (o subcosta) la cui corsa termina al di sotto del nodo. Come già detto in precedenza, alla base dell'ala e sotto alla subcosta si notano le due venature radio e mediana che si separano poco dopo in corrispondenza dell'arculo. La venatura radiale è detta così perché con le sue biforcazioni si irradia su gran parte della superficie alare; biforcazioni simboleggiate con R1, R2, R3, R4; con R1 viene indicata la venatura del radio che dopo l'arculo "va a diritto", oltrepassa la zona del nodo, costituisce la delimitazione inferiore dello pterostigma e termina sul bordo della punta dell'ala; R2, R3 e R4 sorgono assieme dall'arculo per biforcarsi e separarsi successivamente (R2 e R3 si separano all'altezza del sub-nodo), con R2 che termina verso la punta dell'ala, R3 verso la punta ma in zona inferiore, mentre R4 termina verso la metà della parte inferiore dell'ala. A queste si aggiunge una "venatura intercalare" o "venatura interposta" (indicata con R-i3 o con iR3, oppure con altra simbologia appropriata e comunque atta a ricordare che tale venatura si colloca vicino alla R3) che segue quasi parallelamente la R3 rimanendovi al di sotto. La R-i3, a seconda del genere di appartenenza, può o meno biforcarsi dando così altre indicazioni diagnostiche. Si nota poi una venatura particolare che non ha un inizio ben definito e che si colloca nella zona alare tra la R-i3 e la R4; tale venatura è detta "radio supplementare" ed è indicata brevemente con R-spl. Anch'essa è spesso rammentata nella descrizione di alcune famiglie o generi di Anisotteri. Continuando l'analisi dell'ala e scendendo verso la zona inferiore incontriamo di nuovo la "venatura mediana" che, scendendo dall'arculo e cambiando orientamento, va a terminare sul bordo inferiore dell'ala nei pressi della R4. A seguire e spostandoci ancor più verso la base inferiore dell'ala troviamo i proseguimenti della "venatura cubitale" e della "venatura anale", con quest'ultima talvolta non particolarmente marcata nell'ala anteriore ma sempre evidente nell'ala posteriore. Nella zona al di sotto della mediana e al di sopra della cubitale si nota un'altra venatura supplementare, detta "venatura mediana supplementare" e indicata con M-spl, con un andamento più o meno incerto. Quanto descritto fin qui per le venature e lo pterostigma vale per tutte le 4 ali, sia anteriori che posteriori. Tuttavia riprendendo la visione dell'ala posteriore si può notare che essa è assai più grande dell'ala anteriore soprattutto in larghezza, contenendo quindi un numero di celle nettamente superiore. Ciò è ancor più evidente osservando la parte inferiore dell’ala posteriore in cui l’ala stessa si allarga soprattutto in vicinanza dell’addome; in questa zona può o meno manifestarsi il cosiddetto “angolo anale” ove il bordo dell’ala subisce un brusco cambio di direzione. L’angolo anale è caratteristico esclusivamente dei maschi di alcune specie, mentre è sempre assente in tutte le femmine. In sua assenza l'ala si mostra arrotondata in quella zona. Passiamo ora ad alcune "regioni" alari particolari e spesso significative ai fini diagnostici, individuabili grazie ad alcune venature più spesse o marcate che ne costituiscono il perimetro. Tra le regioni più evidenti, in base alla specie, vi sono: "triangolo", "campo discoidale", "campo anale", "spazio mediano", "triangolo anale" (caratteristico dei maschi di alcune specie e mai delle femmine), "membranula", "sub-triangolo", "pterostigma" (di cui si è già detto), "campo sub-nodale", "spazio cubitale", ecc. La loro collocazione sarà chiarita (più che con la descrizione a parole) osservando alcune delle seguenti foto in cui, alla visione oggettiva delle ali segue la visione con le indicazioni per le venature e la successiva visione delle aree significative. Osservando e confrontando a varie riprese le ali "al naturale" con le altre corredate dalle indicazioni strutturali e nomenclaturali si dovrebbe in poco tempo imparare sia a riconoscere le varie strutture che a prendere confidenza con la relativa terminologia. Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]. Venature caratteristiche dell'ala anteriore; e pterostigma. Venature caratteristiche dell'ala posteriore; e pterostigma. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale (compreso tra il lato inferiore del triangolo, il bordo inferiore dell'ala, la venatura R4 e la venatura cubitale; presente in tutte le ali). 2. Campo anale (si tratta di una netta zona presente solo nelle ali posteriori, rispetto al triangolo si trova spostata più verso la base). 3. Triangolo (una piccola ma evidente zona di forma triangolare, contenente una o più celle, e collocata vicino alla base di ciascuna delle 4 ali). Osservare come in entrambe le ali di questa specie (anteriore e posteriore) i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano (si trova tra la base dell'ala e l'arculo; privo di venature interne, e quindi costituito da una singola cella, tranne in qualche specie). 5. Membranula (una membrana non trasparente come le altre celle, collocata alla base dell'ala tra la venatura anale e la costa inferiore; si nota anche come la membranula sia più grande ed evidente nelle ali posteriori). 6. Triangolo anale (presente solo nei maschi di alcune specie; collocato, ove esiste, a contatto con la membranula). 7. Sub-triangolo (regione dal profilo più o meno triangolare, contenente una o più celle; collocata di fianco al triangolo, dalla parte che guarda la base dell'ala; solitamente è più indicativo ai fini determinativi quello dell'ala anteriore). 8. Campo sub-nodale (piccola zona a forma di triangolo allungato, collocata al di sotto del sub-nodo; contenente una o più celle). 9. Angolo anale (presente solo nei maschi di alcune specie). 10. Spazio cubitale, collocato in entrambe le ali tra la loro base e il triangolo. Spesso, nelle descrizioni delle varie specie viene preso in considerazione soltanto quello dell'ala posteriore. L'osservazione delle foto precedenti (e successive) mostra anche come le due ali siano sostanzialmente diverse sia in grandezza (più ampia e larga l'ala posteriore) sia per alcune zone particolari, come ad esempio il "campo anale", presente esclusivamente nelle ali posteriori. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore) di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Membranule (notare come la membranula dell'ala anteriore sia più piccola di quella posteriore). 6. Campo sub-nodale. 7. Spazio cubitale. Notare che pur trattandosi di un maschio, in questa specie l'ala posteriore manca sia dell'angolo anale che del triangolo anale, mostrandosi in quella zona arrotondata. Continuiamo lo studio delle ali con un'altra specie: un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]. Al solito: prima con foto "al naturale", seguita con foto e didascalie. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore)di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Membranule (notare come la membranula dell'ala anteriore sia più piccola di quella posteriore). 6. Triangolo anale. 7. Campo sub-nodale. 8. Angolo anale. Regioni particolari delle ali di un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]. 1. Campo discoidale. 2. Triangolo. Osservare come in entrambe le ali (anteriore e posteriore) di questa specie i triangoli presentino l'angolo acuto orientato verso la punta dell'ala. 3. Spazio mediano. 4. Sub-triangolo. 5. Triangolo anale. 6. Angolo anale. 7. Campo sub-nodale. 8. Campo anale. Analisi delle ali di una femmina (rinvenuta già morta al bordo di un torrente) di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]. Foto di Massimo Squarcini. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come in questa specie il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Sub-triangolo 6. Campo sub-nodale. 7. Assenza di un triangolo anale dal contorno ben definito e marcato; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri. 8. Spazio cubitale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale (e del triangolo anale); caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri. Analisi delle ali di una femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Membranule. 6. Campo sub-nodale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri. Analisi delle ali di un maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae]. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Sub-triangolo. 6. Campo sub-nodale. 7. Spazio cubitale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae. Analisi delle ali di un maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1317) [famiglia Libellulidae]. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "completa". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Sub-triangolo. 6. Membranule. 7. Campo sub-nodale. 8. Spazio cubitale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae. Analisi delle ali di una femmina (immatura) di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]. Venature caratteristiche delle ali; e pterostigma. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore osservando, stavolta, che è "incompleta". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Sub-triangolo. 6. Membranule. 7. Campo sub-nodale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le femmine degli Anisotteri. Analisi delle ali di un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae]. Venature caratteristiche delle ali. Viene anche posta l'attenzione su quella "Ultima venatura trasversa antenodale" dell'ala anteriore, osservando che è "incompleta". Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Alcune regioni caratteristiche: 1. Campo discoidale. 2. Campo anale. 3. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 4. Spazio mediano. 5. Membranula. 6. Sub-triangolo. 7. Campo sub-nodale. Osservare la rotondità dell'ala posteriore, in assenza dell'angolo anale e del triangolo anale; caratteristica di tutte le specie (maschi e femmine) della famiglia Libellulidae. Breve analisi delle ali di un maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]. 1. Campo discoidale. 2. Triangolo. Osservare come il triangolo dell'ala anteriore presenti l'angolo acuto rivolto verso la zona inferiore dell'ala; mentre il triangolo dell'ala posteriore presenta l'angolo acuto rivolto verso la punta dell'ala. 3. Sub-triangolo. 4. Campo sub-nodale. 5. Ultima venatura trasversa antenodale dell'ala anteriore, incompleta. Torneremo in seguito su tale concetto e sulle venature trasverse antenodali; e vedremo come la loro osservazione può essere importante ai fini determinativi. Analisi dell'ala anteriore (vista da sotto) di una femmina di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]. Qui di seguito verranno proposti alcuni esempi per avere un'idea su quali indicazioni diagnostiche può fornire l'analisi e lo studio delle ali, soprattutto nei riguardi degli Anisotteri.
Alessandro F Posted November 8, 2023 Author Posted November 8, 2023 4.2_ Alcune indicazioni diagnostiche deducibili dall'osservazione delle ali degli Anisotteri Più informazioni si posseggono e più è facile circoscrivere la ricerca verso un particolare taxon di appartenenza. L’analisi di alcune venature, come dagli esempi esposti precedentemente, può già fornire alcune buone informazioni. Se a queste ne vengono aggiunte altre riguardanti particolari zone alari (presenza/assenza; loro forma; numero di celle in esse compreso; particolari colorazioni o presenza di macchie colorate) allora la collocazione in un taxon invece che in un altro risulta facilitata. Senza entrare in merito ad una determinazione specie per specie, né pensare di proporre una casistica esaustiva, vediamo qualche esempio su come l’osservazione delle ali degli Anisotteri possa circoscrivere la ricerca. 4.2.1_ Triangoli e loro orientamento. Venature trasverse antenodali delle ali anteriori Tra la base dell’ala, il nodo e il sub-nodo si individuano facilmente sia la venatura costale (o costa) che la venatura radiale (R1; inizialmente unita alla venatura mediana ma che, dopo l’arculo, prosegue da sola). Tra queste due importanti venature longitudinali si trova, più o meno parallela ad esse e posizionata a pari distanza, la venatura subcostale (o subcosta). Rimanendo esclusivamente nell’ambito dell’ala anteriore (ne vedremo poi il motivo), passiamo a considerare sia le brevi venature trasverse (o trasversali) “superiori” che collegano la costa alla subcosta, sia le altrettanto brevi venature trasverse “inferiori” che collegano la subcosta al radio. Di tali venature può tornare utile apprezzare un loro eventuale cambio di spessore, oppure controllare se esiste o meno un buon allineamento tra le “superiori” e le “inferiori”, o anche contare il numero di quelle “superiori”. Di seguito saranno evidenziati, colorati, anche i triangoli presenti sia su ala anteriore che su ala posteriore e sarà indicato con una freccia il loro orientamento. Tutto diventa più chiaro con i seguenti esempi e con le considerazioni che ne derivano. Per brevità scriveremo semplicemente “venature” intendendo, qui, che si tratta sempre di “venature trasverse ante-nodali”. A: sono indicate le venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature (come, per esempio, quelle indicate con le frecce in B), sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. In questo caso quello che più conta è la presenza delle venature indicate dalla freccia A; a tutti gli effetti è come considerare non 2 coppie di venature (2 superiori e 2 inferiori) più grosse e ben allineate ma semplicemente soltanto 2 spesse ed evidenti venature che collegano direttamente la venatura costale con quella radiale, e intersecate nella loro metà dalla venatura subcostale. Ai fini della determinazione (rimanendo in un ambito europeo), questa caratteristica delimita la ricerca tra 3 sole famiglie: Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae; escludendo automaticamente la possibilità di trovarsi di fronte ad una specie appartenente alle famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. E vale anche il viceversa: l’assenza di tali 2 venature ben allineate, di spessore evidente e superiore alle altre, farà indirizzare la ricerca tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. Le stesse considerazioni valgono anche per quanto riguarda l’orientamento dei triangoli: se il loro angolo acuto “guarda”, sia nell'ala anteriore che in quella posteriore, verso la punta dell’ala stessa (come nel caso di questa foto), allora si può delimitare la ricerca tra le famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae, escludendo automaticamente la possibilità di trovarsi di fronte ad una specie appartenente alle altre 3 famiglie. E vale il viceversa quando si riscontra che l’orientamento dei triangoli differisce passando dall’ala anteriore a quella posteriore. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764). A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature (come, per esempio, B), sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli mostrano evidentemente lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820). A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805). A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Cordulegastridae, un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807). A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Gomphidae, un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758). A: sono indicate le 2 coppie di venature di maggior spessore e che mostrano un perfetto allineamento tra superiori e inferiori. Tutte le altre venature sono di spessore minore e inoltre si mostrano più o meno disallineate tra superiori e inferiori; anche il loro numero è diverso essendo le superiori più numerose. I triangoli hanno lo stesso orientamento. Ne segue quanto osservato più sopra. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Anax imperator (Leach, 1815). Le frecce rosse indicano le 2 coppie di venature di spessore nettamente superiore a tutte le altre; pur non potendo osservare al meglio se esiste allineamento o meno tra le superiori e le inferiori, questo basta per indicare un esemplare appartenente a una delle famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae o Gomphidae. Anche i triangoli sono orientati nello stesso modo, il che conferma l’appartenenza ad una delle suddette famiglie. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Aeshnidae, un maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839). Stavolta, tra la base dell’ala anteriore e il nodo, le venature trasverse (sia superiori che inferiori) non mostrano alcun aumento di spessore ma sono tutte simili. Inoltre sono abbastanza allineate tra superiori e inferiori in modo da potersi considerare come “uniche venature trasverse” che collegano direttamente la venatura costale con quella radiale, e intersecate nel mezzo dalla venatura subcostale. In questo caso tali venature “idealmente unificate tra superiori e inferiori” si diranno convenzionalmente “complete” e saranno, appunto, trattate come "uniche". Ciò è in definitiva sufficiente per escludere l’appartenenza a una delle famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae o Gomphidae; viceversa la scelta dovrà cadere tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. La stessa identica considerazione si ottiene osservando l’orientamento dei triangoli: nell’ala anteriore il triangolo mostra l’angolo acuto orientato verso la parte inferiore dell’ala, mentre nell’ala posteriore l’angolo acuto del triangolo è diversamente orientato e guarda verso la punta dell’ala stessa; ciò non può che indirizzare la ricerca verso le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. In questi casi può essere utile anche contare il numero delle venature trasverse (senza più pensarle suddivise tra superiori e inferiori) perché tale numero può dare indicazioni (di massima, ma non assolute) anche sul genere di appartenenza. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Libellulidae, un maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete” deducibili dall’osservazione della foto è di 15 per l’ala destra e 16 per l’ala sinistra. Ciò non è né un’eccezione né una malformazione riguardante le ali. Non sempre, anche considerando la complessità delle loro strutture, le ali anteriori mostrano una perfetta e assoluta simmetria l’una con l’altra, così come accade spesso tra le ali posteriori. Stesse osservazioni e conclusioni fatte nel caso precedente. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Corduliidae, una femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete”, deducibili dall’osservazione della foto della sola ala destra, è di 8. Foto di Massimo Squarcini. Stesse osservazioni e conclusioni fatte nei 2 casi precedenti. La foto ritrae in effetti un esemplare della famiglia Libellulidae, un maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); il conto delle sue venature trasverse antenodali “complete” deducibili dall’osservazione della foto è di 14 per l’ala destra e di 15 per l’ala sinistra. Anche stavolta l’orientamento dei triangoli cambia passando dall’ala anteriore a quella posteriore. Ciò esclude l’appartenenza a una delle famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae; mentre indirizza l’indagine tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. Tuttavia si osserva che le venature trasverse sono di pari spessore e anche ben allineate tra superiori e inferiori (frecce gialle), tutte tranne (!) quelle più vicine al nodo che sono soltanto superiori (freccia blu) e non oltrepassano la venatura subcostale; tali venature si dicono, convenzionalmente, “incomplete” per caratterizzarle da quelle dette “complete” viste nei 3 esempi precedenti. In questi casi (ricordiamo che stiamo sempre parlando di ambito europeo) tale osservazione circoscrive ancora di più la ricerca che, escludendo le famiglie Corduliidae o Syntmemistidae le cui specie hanno venature trasverse antenodali tutte “complete”, viene indirizzata verso la famiglia Libellulidae. Ma in tale famiglia i generi Orthetrum e Libellula annoverano solo specie con venature trasverse antenodali “complete” (tranne qualche sporadica eccezione) e quindi circoscrivendo ancor più la ricerca tra i generi Sympetrum, Trithemis, Crocothemis (i più frequenti da incontrare) o Brachythemis, Pantala, Zygonyx (assai più rari da incontrare in Italia, e relegati essenzialmente alle isole maggiori, Sicilia e Sardegna). In questi casi il conto delle venature trasverse antenodali viene convenzionalmente fatto contando il numero delle “venature complete” più quella “incompleta” a cui si attribuisce il "valore di ½”. La foto ritrae in effetti un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½ per entrambe le ali. Anche stavolta l’orientamento dei triangoli cambia passando dall’ala anteriore a quella posteriore. Ciò esclude l’appartenenza a una delle famiglie Aeshnidae, Cordulegastridae e Gomphidae; mentre indirizza l’indagine tra le famiglie Libellulidae, Corduliidae o Syntmemistidae. Tuttavia si osserva che le venature trasverse sono di pari spessore e ben allineate tra superiori e inferiori (frecce viola), tutte tranne (!) quelle più vicine al nodo che sono soltanto superiori (frecce blu) e non oltrepassano la venatura subcostale; si tratta quindi, come visto nel caso precedente, delle venature dette convenzionalmente “incomplete”. Si osserva anche che le venature antenodali delle ali posteriori (quantomeno per l’ala sinistra) sono tutte “complete” (freccia nera indicante l’ultima venatura antenodale, completa). La foto ritrae in effetti ancora un maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali è di 6 e ½ per entrambe le ali. Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali siano tutte “complete”, comprese anche quelle (frecce gialle) più vicine al nodo. Mentre è evidente, osservando le sole ali anteriori, come siano presenti le venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo. La foto ritrae in effetti un maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per l’ala sinistra e 10 e ½ per quella destra. Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nell'ala posteriore le venature trasverse antenodali (frecce verdi) sono tutte “complete”. Mentre è evidente, osservando l'ala anteriore, come sia presenta la venatura “incompleta” (freccia blu) in prossimità del nodo. La foto ritrae in effetti un maschio immaturo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½. Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali siano tutte “complete”. Mentre è evidente, osservando le sole ali anteriori, come siano presenti le venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo. La foto ritrae in effetti un maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per ciascuna ala anteriore. Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali sono tutte “complete”. Mentre, osservando le sole ali anteriori, è evidente la presenza delle venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo. La foto ritrae in effetti un maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 9 e ½ per ciascuna ala anteriore. Stesse considerazioni del caso precedente. Osservare che nelle ali posteriori le venature trasverse antenodali sono tutte “complete”, 5 per ogni ala. Mentre, osservando le sole ali anteriori, è evidente la presenza delle venature “incomplete” (frecce blu) in prossimità del nodo. La foto ritrae in effetti un maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841); il conto delle sue venature trasverse antenodali deducibili dall’osservazione della foto è di 6 e ½ per ciascuna ala anteriore. Dagli ultimi esempi riportati è evidente che l’osservazione sulla presenza o meno delle venature “incomplete” va compiuta esclusivamente sulle ali anteriori perché le ali posteriori non darebbero indicazioni corrette. Inoltre può accadere, e non sono casi rarissimi, di incontrare esemplari in cui l’osservazione delle venature trasverse antenodali delle ali anteriori sembra contraddire le regole suddette o comunque lasciare qualche dubbio. D’altra parte qui si tratta di venature veramente piccole e l’eccezione può benissimo essere giustificata da un incidente che ha fatto sparire una venatura, o da un problema durante il passaggio da ninfa a imago o semplicemente da una variante soggettiva. Viceversa l’orientamento del triangolo (struttura ben più complessa e particolare rispetto a una piccola venatura) è assolutamente indicativo, e quindi di più probante aiuto diagnostico ai fini determinativi, tranne evidenti malformazioni delle ali. Vediamo qualche eccezione a proposito delle venature antenodali (eccezione che comunque e in definitiva... conferma la regola). Femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832). I triangoli sono orientati come ci si aspetta da un Libellulidae o da un Corduliidae o Syntmemistidae; ma questi ultimi 2 sono però da escludere perché dovrebbero avere colorazioni corporee nettamente diverse (più metalliche e più sul verdognolo). Inoltre e partendo prima di tutto dalla visione delle appendici addominali che denotano una femmina, si osserva quanto segue: forma dell’addome, colorazione del corpo associata a una evidente stria chiara sul dorso del torace tra le basi delle ali, colorazione tipica delle “macchie” alla base delle ali, tipica colorazione degli occhi… osservando tutto ciò, non ci sono dubbi interpretativi: è una femmina di Crocothemis erythraea. Tuttavia se analizziamo le venature trasverse antenodali se ne contano 9, e tutte complete, sull’ala di destra mentre in quella di sinistra ve ne sono 8 complete più una “indecisa” in quanto non ben allineata e neanche "scolasticamente" incompleta. Evidentemente si tratta di una eccezione che conferma la regola; eccezione nata così, senza incidenti di sorta, considerando che l’esemplare è molto giovane a giudicare dalla ali ancora perfettamente integre e senza la minima ammaccatura o lacerazione. Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798). I triangoli sono orientati come ci si aspetta da un Libellulidae o da un Corduliidae o Syntmemistidae; ma questi ultimi 2 sono però da escludere perché dovrebbero avere colorazioni corporee nettamente diverse (più metalliche e più sul verdognolo). Partendo poi dalla colorazione dell’addome (dovuta alla presenza di una diffusa pruinosità azzurrognola) e dalla posizione delle appendici addominali si deduce che è un maschio di Orthetrum; altri maschi simili e congeneri possono essere Orthetrum cancellatum (da escludere perché ha addome più grande e meno cilindrico, pterostigma neri, così come sono nerastri gli ultimi segmenti addominali), Orthetrum albistylum (da escludere perché ha appendici addominali bianche, oltre che pterostigma neri, così come sono nerastri gli ultimi segmenti addominali), e Orthetrum brunneum. Con quest’ultimo, in effetti, il dubbio determinativo può essere in agguato. Ma Orthetrum brunneum ha colorazione più diffusamente azzurrognola anche sul dorso del torace, ha pterostigma più corti, addome più largo e (ecco che l’analisi delle ali torna molto utile!) presenta solitamente da 4 a 9 celle raddoppiate nella zona alare (vedere la zona colorata indicata dalle frecce gialle) compresa tra la R-i 3 (venatura intercalare, posta al di sotto della R 3) e la R-spl (venatura radiale supplementare), mentre Orthetrum coerulescens non ne presenta alcuna o, al massimo e raramente, ne può presentare fino a 2 o 3. Dalla nostra foto, in ciascuna di quelle particolari zone, vediamo solo 2 celle raddoppiate. Quindi l’esemplare in foto è indubbiamente un maschio di Orthetrum coerulescens. E se osserviamo le venature antenodali delle ali anteriori osserviamo che le venature più vicine ai nodi sono decisamente complete, ma vediamo anche delle piccole incongruenze: con A sono segnalate due venature superiori ma una sola inferiore; con B si indicano venature superiori per niente allineate con le inferiori. Tuttavia anche queste piccole deviazioni dalla regola possono considerarsi eccezioni che talvolta si presentano. Evidente maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); le appendici addominali ravvicinate e bianche non lasciano dubbi. E quella venatura “superiore” mancante (indicata dalla freccia celeste) non può che essere una… “svista” del DNA (oppure una venatura perduta in seguito a qualche accidente). E non si può certo pensare di inserire l’esemplare della foto in qualche altra famiglia. Osservare anche come i triangoli abbiano orientamento che cambia passando dalle ali anteriori a quelle posteriori. Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758). Forse la libellula più facile da determinare grazie alle macchie scure presenti nei pressi del nodo di ciascuna ala (come appropriatamente dichiara il suo nome specifico). Appartenendo al genere Libellula, dovrebbe “scolasticamente” avere le venature trasverse antenodali tutte abbastanza allineate e complete; ma in A c’è solo la venatura superiore, in B l’allineamento non è perfetto e, soprattutto, in C la venatura è interrotta a metà, cioè è incompleta. Tuttavia la determinazione è ineccepibile; e anche questa eccezione… conferma la regola. D’altra parte se analizziamo i triangoli osserviamo che loro le regole le hanno sempre rispettate. Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; a destra con tutte le venature complete; a sinistra con l'ultima venatura incompleta (freccia). Il che non comporta alcun problema sulla determinazione.
Alessandro F Posted November 8, 2023 Author Posted November 8, 2023 4.2.2_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni delle venature supplementari Le venature supplementari, radio supplementare (R-spl) e mediana supplementare (M-spl), ricorrono abbastanza spesso nelle descrizioni di alcune specie di Anisotteri, in quanto fonte di informazioni per individuare il genere di appartenenza; e talvolta utili nel fugare dubbi determinativi nel confronto di specie simili tra loro. In alcuni casi, a seconda dei generi (o delle specie), al di sopra di esse e al di sotto delle venature longitudinali che le precedono, rispettivamente la R-i3 (radiale intercalare) e la mediana, si possono individuare delle celle disposte in file più o meno distinte e ordinate, oppure disposte disordinatamente e numerose o, ancora, presenti ma con diverse celle raddoppiate. Anche l’andamento di R-spl nella sua parte terminale (incurvata verso la punta dell’ala, oppure rivolta più verso il basso) può essere significativo e indirizzare la determinazione verso alcuni generi anziché altri. Così come è interessante osservare se la R-i3 presenta o meno una biforcazione. Solitamente le osservazioni sopra elencate vengono effettuate sull’ala anteriore e dando la preferenza alla R-spl perché talvolta è più evidente della M-spl; ciò non toglie che possano corrispondere anche partendo dalla M-spl e/o anche considerando l’ala posteriore. Qui di seguito alcuni esempi con le relative considerazioni e indicazioni determinative. Per maggior leggibilità, nelle foto che seguono, sono colorate con evidenti tratti lunghi le seguenti venature, a partire dall’alto di ogni ala: Radiale intercalare, R-i3: in giallo (anche nelle sua biforcazione, se esiste); Radiale supplementare, R-spl: in blu; Mediana: in arancione; Mediana supplementare, M-spl: in verde. Nella famiglia Aeshnidae può essere diagnostico conteggiare il numero di file di celle individuabili nelle zone comprese tra R-spl (linea blu) e R-i3 (linea gialla) o, equivalentemente, tra M-spl (linea verde) e mediana (linea arancione). E ciò indifferentemente tra ala anteriore o posteriore, anche se (convenzionalmente) è sufficiente riferire l’osservazione alla sola ala anteriore. Se tale numero varia tra 3 e 5 allora siamo in presenza di una specie appartenente ai generi Aeshna o Anax: solitamente 3-5 file (abbastanza ordinate) per Aeshna e 4-5 file (anche un po' disordinate/confuse) per Anax. Se tale numero risulta uguale a 2 siamo invece in presenza di una specie del genere Boyeria (e quindi di una Boyeria irene, essendo questa l’unica specie di tale genere presente in Italia); se vi si trova una sola fila di celle allora siamo in presenza di una specie del genere Brachytron (e quindi di una Brachytron pratense, essendo questa l’unica specie di tale genere presente in Italia). Nel caso della foto qui sopra, sia osservando l’ala anteriore che quella posteriore, il numero di file (anche se un po’ disordinate) varia da 3 a 4 (le file sono contrassegnate con linee fini e rosse). La scelta può quindi limitarsi a Aeshna o Anax. Ma si vede anche che la R-i3 non presenta biforcazioni e quindi non può essere una Aeshna (che presenta sempre la R-i3 con una biforcazione) ma una Anax (che ha sempre la R-i3 non biforcata). Anche l’andamento terminale di R-spl è indicativo perché, curvando e orientandosi verso la parte distale del pterostigma, denuncia la presenza di una Anax (in Aeshna la R-spl termina la sua corsa dirigendosi assai più in basso). In effetti la foto ritrae un maschio di Anax imperator (Leach, 1815). In questo caso, sia osservando le ali anteriori che quelle posteriori, 3 è il numero di file (assai ben distinguibili e ordinate) riscontrate in quelle particolari zone. La scelta può quindi limitarsi a Aeshna o Anax. Ma si vede anche che la R-i3 si biforca e quindi non può essere una Anax (che ha sempre la R-i3 non biforcata) ma una Aeshna (che presenta sempre la R-i3 con una biforcazione). Osservare anche come la R-spl, nella sua parte terminale, non si incurvi verso l’alto ma sia orientata più verso la zona sottostante alla punta dell’ala. In effetti la foto ritrae un maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820). Le due foto precedenti mostrano due maschi, maturo il primo e immaturo il secondo. Si riscontrano in quelle particolari zone al di sopra delle venature supplementari 3 file di celle abbastanza ben ordinate; e inoltre la R-i3 è biforcata e la R-spl continua la sua corsa rivolgendosi in basso. Tutto ciò denuncia una specie del genere Aeshna. Infatti siamo in presenza, in entrambe le foto, di maschi di Aeshna cyanea (Müller, 1764). In questo caso, sia osservando le ali anteriori che quelle posteriori, il numero di file varia tra 3 e 4. La scelta può quindi limitarsi a Aeshna o Anax. Ma si vede anche che le file sono assai ordinate e, soprattutto, che la R-i3 si biforca e che la R-spl, nel suo tratto terminale, non sia rivolta verso l’alto. Quindi non può essere una Anax (che ha sempre la R-i3 non biforcata e la R-spl rivolta verso l’alto nel suo tratto terminale). In effetti la foto ritrae un maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805). 5 file (più o meno disordinate) di celle individuate tra la R-spl e la R-i3, con quest’ultima non biforcata; e con la parte terminale della R-spl che si incurva e si orienta verso la parte distale del pterostigma. Siamo in presenza di una Anax. In effetti la foto ritrae un maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839). Le osservazioni inerenti la zona tra la R-spl e la R-i3 (ma limitando stavolta l’analisi alla sola ala anteriore) non riguardano soltanto le specie della famiglia Aeshnide ma si estendono anche ad altre famiglie, in particolare alla grande famiglia Libellulidae. Tali osservazioni, integrate poi con altre caratteristiche come: presenza di eventuali macchie colorate alla base delle ali, numero delle celle entro particolari zone (ad esempio in triangolo, sub-triangolo, triangolo anale, campo discoidale, ecc.), forma di alcune zone alari, o altre peculiarità sempre riguardanti le ali, permettono spesso di individuare il genere di appartenenza con un buon margine di sicurezza. Ma di questo ne verrà discusso in altra sede. Qui di seguito riportiamo alcuni esempi che permettono di distinguere due specie di Orthetrum abbastanza simili come Orthetrum coerulescens e Orthetrum brunneum. La colorazione e le caratteristiche morfologiche delle due libellule precedenti potrebbe dare l’impressione di trovarsi di fronte a due esemplari della stessa specie, col dubbio determinativo tra Orthetrum brunneum o Orthetrum coerulescens. Il primo esemplare è un maschio, come si deduce dalla stretta vicinanza delle sue appendici addominali; per l’esattezza è un maschio immaturo visto che a maturità i maschi della famiglia Libellulidae perdono quella colorazione giallognola (tipica invece delle femmine) per assumere tutt’altra colorazione più o meno vistosa. Il secondo esemplare è una femmina (appendici addominali discoste e più o meno parallele tra di loro). Potrebbero quindi rappresentare maschio e femmina della stessa specie. Tuttavia la presenza delle celle “raddoppiate” (segnate con i puntini rossi: 7 celle raddoppiate) tra la R-i3 e la R-spl nella prima foto e, di contro, l’assenza di celle raddoppiate nella seconda foto, ne dichiarano la specie: maschio immaturo di Orthetrum brunneum il primo e femmina di Orthetrum coerulescens la seconda. Statisticamente è stato infatti rilevato che Orthetrum brunneum (in entrambi i sessi) presenta in quella zona un numero di “celle raddoppiate” variabile da 4 a 9 (e raramente, al minimo, 3); mentre Orthetrum coerulescens, sempre statisticamente e in entrambi i sessi, non ne presenta alcuna o, al massimo 2 o 3. Vero è che sono regole empiriche e statistiche e che quindi qualche volta si potrebbe anche incappare nella rara o rarissima eccezione, ma la loro applicazione è ritenuta valida e probante “quasi” sempre, tranne nei casi dubbi (ad esempio trovarsi con 3 celle raddoppiate e non aver la possibilità di osservare altre caratteristiche morfocromatiche). Nel caso di confronto tra maschi maturi i parametri distintivi sono molteplici e riguardano, ad esempio, la fronte (celeste in Orthetrum brunneum, bruna o comunque non celeste in Orthetrum coerulescens) o la parte dorsale del torace (più estesamente e uniformemente celeste in Orthetrum brunneum, raramente così uniformemente colorata in Orthetrum coerulescens ma più spesso brunastra o bruno-cilestrina) o la forma dell’addome (più largo in Orthetrum brunneum, più affusolato in Orthetrum coerulescens) o l'osservazione del pterostigma (più allungato in Orthetrum coerulescens rispetto a quello di Orthetrum brunneum); caratteristiche queste ultime, riguardanti addome e pterostigma, non sempre ben apprezzabili senza avere a disposizione due esemplari in contemporaneo confronto. E, infine, la suddetta “regola delle celle raddoppiate”. Alcuni esempi. Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 4-5 celle raddoppiate (segnate con i puntini rossi) nella tipica zona tra R-spl e R-i3 Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 4 (ala sinistra) e 5 (ala destra) celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i3. Osservare come nelle ali posteriori la "regola delle celle raddoppiate" non fornisca risultato probante, con 3 celle raddoppiate. Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 7 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i3. Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 5 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i3. Osservare come nelle ali posteriori la "regola delle celle raddoppiate" non fornisca risultato coerente; anzi, l'assenza di celle raddoppiate farebbe addirittura pensare a Orthetrum coerulescens. Maschio di Orthetrum brunneum; confermato dalla fronte celeste e da 5 celle raddoppiate nella tipica zona tra R-spl e R-i3. Femmina di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi confermata dall'assenza di 2 bande chiare più o meno soffuse sul fianco del torace (presenti invece nelle femmine di Orthetrum brunneum) e dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome (indicate dalle frecce gialle): tracce che nelle femmine di Orthetrum brunneum si presentano solitamente come singoli punti isolati e separati (uno di qua e uno al di là rispetto alla carena dorsale addominale) mentre nelle femmine di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro (in questa foto le si vede collegate da una parte all'altra della carena dorsale addominale). Femmina di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi confermata dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome: tracce che nelle femmine di Orthetrum brunneum si presentano solitamente come singoli punti isolati e separati (uno di qua e uno al di là rispetto alla carena dorsale addominale) mentre nelle femmine di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro (in questa foto le si vede collegate da una parte all'altra della carena dorsale addominale). Maschio di Orthetrum coerulescens; ipotesi dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona; ipotesi che non può essere confermata dalla fronte che qui non si vede; tuttavia confermata dalle brevi tracce scure presenti sul dorso dell'addome: tracce non sempre visibili nei maschi perché spesso nascoste dallo strato pruinoso celeste, ma se sono visibili si presentano solitamente come singoli punti ben separati in Orthetrum brunneum, mentre nei maschi di Orthetrum coerulescens si presentano solitamente come piccole linee poco o per niente separate tra di loro; anche il pterostigma assai allungato può essere indicativo; così come l'addome ben affusolato. Maschio di Orthetrum coerulescens; stesse considerazioni precedenti, vista la presenza di sole 2 celle raddoppiate in quella zona caratteristica. Altri esempi su come l’osservazione delle celle collocate tra la R-spl (colorata in rosso) e la R-i3 (colorata in verde) permetta di fugare ogni dubbio tra due specie della famiglia Libellulidae, talvolta confuse tra di loro. Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) in quella zona presenta due file di celle mentre Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) ne presenta una sola. Sopra: femmina di Trithemis annulata; sotto: femmina di Crocothemis erythraea. Sopra: maschio di Trithemis annulata; sotto: maschio di Crocothemis erythraea. Talvolta può essere utile controllare il numero di file celle presenti al di sotto della R-spl. Come in questo caso in cui il numero di file di celle compreso tra la R-spl e il bordo inferiore dell'ala varia tra 4 e 5. Questa, assieme ad altre caratteristiche, permette di differenziare Sympetrum sanguineum (Müller, 1764) [famiglia Libellulidae] dalla simile Sympetrum depressiusculum che, nella stessa zona, ha molte più celle e disposte di norma in 5-7 file.
Alessandro F Posted November 9, 2023 Author Posted November 9, 2023 4.2.3_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "triangolo anale" Tale particolare zona sarà trattata anche al termine del capitolo riguardante la determinazione del sesso delle libellule. Capitolo a cui si rimanda la lettura cliccando qui. Inoltre del triangolo anale può essere utile contare le celle in esso contenute: il loro numero può suggerire “di norma” verso quali taxon indirizzare la ricerca della determinazione. La dicitura “di norma” è d’obbligo perché, come accade in altre circostanze, si tratta di un carattere numerico di origine statistica e pertanto suscettibile di sporadiche variazioni al di là dei numeri indicati. Le due foto precedenti mostrano due maschi di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]; di norma il suo triangolo anale contiene 3 sole celle, mentre il simile Onychogomphus uncatus ne contiene 4. In effetti questo dato, essendo di origine statistica, è suscettibile di sporadiche o rare variazioni numeriche; come già accennato altrove, il conteggio delle celle rappresenta un buon suggerimento per indirizzare la ricerca verso una specie anziché un’altra, ma non si può considerare di assoluta validità. La ricerca va quindi supportata con l’analisi di altri elementi. Nel caso della specie in questione la conferma è stata data dall’analisi delle appendici addominali e da alcuni particolari del disegno toracico. Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; determinato grazie all’analisi delle appendici addominali (qui non visibili) con conferma del triangolo occipitale giallognolo. Il conto delle celle nel triangolo anale (5 a destra e 6 a sinistra) è una ulteriore riprova delle correttezza della determinazione, riguardo alla possibile confusione con la assai simile Cordulegaster bidentata che “di norma” presenta solo 3-4 celle nel triangolo anale. Si ricorda tuttavia, come accennato altrove, che il conteggio delle celle entro particolari zone non può essere considerato di assoluta validità diagnostica come sarà evidente dal successivo esempio. Ancora un maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; determinato grazie all’analisi delle appendici addominali (qui non visibili) e dalle maggiori estensioni di anelli giallognoli sull'addome. In questo caso neanche il triangolo occipitale può essere di aiuto visto che si presenta piuttosto scuro con appena due macchioline giallognole (come spesso accade per questa specie se reperita nel Centro-Sud Italia); inoltre osservando il triangolo anale si contano 3 celle a destra e 4 celle a sinistra; il che farebbe pensare più a Cordulegaster bidentata che “di norma” presenta solo 3-4 celle nel triangolo anale. Si tratta quindi di una (non rara) eccezione che conferma la "regola" del numero di celle contate; e d'altra parte l'analisi delle appendici addominali (in questa come in molte altre specie) ha un valore diagnostico molto più forte. Sopra: maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae] con triangolo anale composto da 3 celle. Sotto: maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae] con triangolo anale composto da 3 celle. Nella famiglia Aeshnidae i maschi (tranne quelli del genere Anax) sono provvisti di triangolo anale. Il numero di celle che compongono il triangolo anale è solitamente variabile da 2 a 3-4, tranne che per la specie Aeshna isoceles (Müller, 1767) che ne contiene solitamente di più: da 4 a 7 (vedere più sotto). Maschio di Aeshna isoceles (Müller, 1767) [famiglia Aeshnidae] con triangolo anale composto da 5 celle. 4.2.4_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "triangolo" e del "sub-triangolo" Sulla disposizione e orientamento del triangolo e sulle conseguenze diagnostiche è già stato detto più sopra. Altre indicazioni possono derivare dal conteggio delle cellule (una o più) che contiene al suo interno. In alcuni casi ciò coinvolge anche il sub-triangolo. Un esempio: Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Si notano 2 celle nel triangolo e 3 celle nel sub-triangolo. Tale caratteristica, assieme ad altre, differenzia questa e le altre specie di Somatochlora dalla simile (quanto meno per la colorazione verde-brillante) Oxygastra curtisii (Dale, 1834), nella foto qui sotto, che mostra triangoli "mono-cellulari". 4.2.5_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo discoidale" Il campo discoidale, nel suo procedere dal triangolo verso il bordo inferiore dell’ala, si allarga progressivamente in tutte le specie dei generi Orthetrum, Crocothemis e di molti altri generi. Viceversa si restringe nelle specie del genere Trithemis, Sympetrum e di altri generi. Anche il numero di file distinte di celle che lo compongono può essere indicativo. Campo discoidale che si allarga progressivamente, anche con conseguente aumento del numero di file di celle che, in definitiva, si presentano "disordinate"; in Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae]. Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; a contatto col “triangolo” il campo discoidale di questa specie è composto da 3 distinte file di celle; file che poi aumentano disordinatamente di numero contribuendo a renderlo più largo in prossimità del bordo inferiore dell’ala. Osservazione che è sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile (a uno sguardo superficiale) Trithemis annulata in cui il campo discoidale, sempre composto unicamente da 3 file di celle, si restringe progressivamente. Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; il campo discoidale di questa specie è composto unicamente da 3 file di celle e si restringe progressivamente. Osservazione sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) in cui il campo discoidale si allarga progressivamente. Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]; campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala. Maschio di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; come sopra: campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala. Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; come sopra: campo discoidale, composto da 3 file di celle, e che va restringendosi verso il bordo inferiore dell’ala. 4.2.6_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni dello "spazio mediano" Tra tutte le specie di libellule presenti in Italia solamente Boyeria irene (Fonscolombe, 1838) presenta da 3 a 5 celle all’interno dello spazio mediano. Tutte le altre specie presentano lo spazio mediano come “unica cella”, cioè, in altre parole, priva di venature interne. Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]; spazio mediano costituito da una cella unica. Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; spazio mediano costituito da una cella unica. Maschio di Aeshna isoceles (Müller, 1767) [famiglia Aeshnidae]; le frecce indicano gli spazi mediani delle 4 ali. Ciascuno di essi è composto da una sola cella. 4.2.7_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo sub-nodale" In molte specie il campo sub-nodale contiene al suo interno diverse celle; ma rimanendo nell’ambito della famiglia Libellulidae il solo genere che contiene più celle è il genere Libellula mentre gli altri generi contengono sempre due celle soltanto. Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); solo due celle compongono il campo sub-nodale. Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); 5 celle nel campo sub-nodale. Femmina immatura di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); solo due celle compongono il campo sub-nodale. Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758); numero di celle nel campo sub-nodale sempre superiore a 2. 4.2.8_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni del "campo anale" Del campo anale può essere importante analizzarne la forma o il numero delle celle in esso presenti, oppure constatarne la sua assenza. Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae] in una foto di Massimo Squarcini; campo anale a “a forma di scarpa”; indicazione che può essere utile (anche solo come riprova) per distinguere questa specie dalla relativamente simile Oxygastra curtisii (Dale, 1834) che presenta il campo anale di forma diversa (“a forma di sacchetto”, vedere foto successiva). Oxygastra curtisii (Dale, 1834) [famiglia Synthemistidae] con alcune delle sue caratteristiche, tra cui il tipico campo anale a forma di sacchetto. Piccolo campo anale, con sole due celle, presente in un maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [famiglia Gomphidae]; indicazione che può essere utile (anche solo come riprova) per distinguere questa specie da quelle del genere Gomphus in cui il campo anale risulta assente. Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; osservare come il campo anale di destra contenga 7 celle mentre quello di sinistra ne contenga solo 5. Tanto per ribadire che il conteggio delle celle entro particolari zone identificabili nella ali non può avere un carattere di assoluta certezza e stabilità ma varia entro un certo intervallo numerico, dedotto statisticamente, tra un minimo e un massimo. Minimo e massimo anch’essi suscettibili di variazioni che, seppur statisticamente improbabili, possono comunque verificarsi. Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]; nel genere Aeshna soltanto Aeshna affinis e Aeshna mixta presentano il campo anale in cui sono perfettamente distinguibili due colonne di celle. Nelle altre specie congeneri le celle si mostrano in un ordine più disordinato, non ben distinguibili in colonne. Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; nel genere Aeshna soltanto Aeshna affinis e Aeshna mixta presentano il campo anale in cui sono perfettamente distinguibili due colonne di celle. Nelle altre specie congeneri le celle si mostrano in un ordine più disordinato, non ben distinguibili in colonne. Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae]; campo anale costituito da celle "disordinate", non collocabili in colonne definite. Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [famiglia Aeshnidae]; le frecce 1, 2, 3 indicano alcune venature ben nette e marcate; ma la mancanza di una venatura altrettanto netta e marcata (che si dovrebbe collocare indicativamente ove indicato dalla freccia n° 4) porta a concludere che il genere Anax è privo del campo anale. Questo piccolo particolare si va ad aggiungere agli altri che permettono di distinguere tra loro i generi Anax e Aeshna. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; le frecce 1, 2, 3 indicano alcune venature ben nette e marcate; ma la mancanza di una venatura altrettanto netta e marcata (che si dovrebbe collocare indicativamente ove indicato dalla freccia n° 4) porta a concludere che il genere Anax è privo del campo anale. Questo piccolo particolare si va ad aggiungere agli altri che permettono di distinguere tra loro i generi Anax e Aeshna. 4.2.9_ Esempi di indicazioni deducibili dalle osservazioni dello "spazio cubitale" Per "spazio cubitale" si intende la zona dell'ala posteriore che dal triangolo si protrae verso la base dell'ala stessa, eventualmente comprendendo il sub-triangolo. Tra gli Anisotteri presenti in Italia solo le specie della famiglia Aeshnidae hanno lo spezio cubitale composto di norma da 4-5 o più celle; tutte le specie delle altre famiglie mostrano lo spazio cubitale con un numero inferiore di celle, di norma da 2 a 3. Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805) [famiglia Aeshnidae]; 4 (5) celle presenti nello spazio cubitale. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; 5 celle presenti nello spazio cubitale. Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; 4 celle presenti nello spazio cubitale. Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [famiglia Cordulegastridae]; 3 sole celle presenti nello spazio cubitale. Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale. Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale. Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; 2 sole celle presenti nello spazio cubitale. Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Le 3 celle collocate nello spazio cubitale permettono di distinguerla (come per le sue congeneri) dalla simile Cordulia aenea che ne presenta soltanto 2.
Alessandro F Posted November 9, 2023 Author Posted November 9, 2023 4.2.10_ Esempi di indicazioni deducibili dal conteggio delle "venature trasverse ante-nodali" Si sono già precedentemente analizzate a fondo le caratteristiche strutturali delle venature trasverse ante-nodali. Tuttavia, nelle specie della famiglia Libellulidae, anche il conto del numero di tali venature può dare indicazioni utili per indirizzare la ricerca verso particolari generi anziché altri. Ricordando che si parla sempre di dati numerici statistici e non di regole diagnostiche assolute. Femmina vecchia di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); di norma le specie del genere Crocothemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 8 ½ e 11 ½, con l'ultima "incompleta". In questo caso se ne possono contare 10 ½ per l'ala destra, e 9 ½ per l'ala sinistra. Maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); di norma le specie del genere Crocothemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 8 ½ e 11 ½, con l'ultima "incompleta". In questo caso se ne possono contare 9 ½ per entrambe le ali. Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); di norma le specie del genere Libellula presentano le venature trasverse ante-nodali tutte complete e assai numerose, in numero variabile tra 12 e 20. In questo caso se ne possono contare 17 per l'ala destra e 16 per l'ala sinistra. Maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 10 e 15, tutte complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. In questo caso se ne possono contare 14 in entrambe le ali. Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 10 e 14, tutte complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. In questo caso se ne possono contare 15 per l'ala destra e 14 per l'ala sinistra. Maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837); di norma le specie del genere Orthetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 10 e 14, complete. Questa caratteristica, aggiunta alla assenza di zone colorate alla base delle ali (tranne poche eccezioni), permette di individuare l'appartenenza a questo genere. In questo caso se ne possono contare 14 per l'ala destra e 15 per l'ala sinistra. Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841); di norma le specie del genere Sympetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 6 ½ e 8 ½, con l'ultima incompleta. In questo caso se ne possono contare 6 ½ in entrambe le ali. Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); di norma le specie del genere Sympetrum presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 6 ½ e 8 ½, con l'ultima incompleta. In questo caso se ne possono contare 6 ½ in entrambe le ali. Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); di norma le specie del genere Trithemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 9 ½ e 12 ½, con l'ultima incompleta. In questo caso se ne possono contare 8 ½ per l'ala destra. Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); di norma le specie del genere Trithemis presentano le venature trasverse ante-nodali in numero variabile tra 9 ½ e 12 ½, con l'ultima incompleta. In questo caso se ne possono contare 9 ½ per l'ala destra e 10 ½ per l'ala sinistra. L'osservazione e il conteggio delle venature trasverse post-nodali non dà solitamente molte informazioni utili ai fini determinativi. Un esempio rappresentativo riguarda tuttavia il genere Aeshna in cui poche specie, come ad esempio Aeshna mixta e Aeshna affinis, presentano un ridotto numero di venature post-nodali (intendendo quelle riscontrabili tra il nodo e la parte prossimale del pterostigma), numero variabile tra 7 e 9 (10), mentre molte altre specie congeneri ne presentano 11 e oltre. Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); con 8 (a destra) e 7 (a sinistra) venature post-nodali. Aeshna mixta (Latreille, 1805); con 9 (a destra) e 10 (a sinistra) venature post-nodali. Aeshna cyanea (Müller, 1764); con 19 venature post-nodali. Aeshna juncea (Linnaeus, 1758); con 11 venature post-nodali per ciascuna ala. 4.2.11_ Esempi di indicazioni deducibili dalla colorazione delle ali Tra i numerosi generi inclusi nella famiglia Libellulidae ve ne sono diversi con le ali più o meno colorate. Quando presente, la colorazione si manifesta verso la base delle ali e in modo più evidente in quelle posteriori; può assumere la forma di una macchia variamente estesa a seconda del genere o del sesso. Come già accennato altrove anche l'assenza di macchie di colore sulle ali può essere un buon suggerimento diagnostico; ad esempio ciò accade per il genere Orthetrum, l'unico genere tra le Libellulidae le cui specie (tranne poche eccezioni) presenta ali non colorate e, contemporaneamente, un numero elevato (tra 10 e 14) di venature trasverse ante-nodali. Alcuni esempi: Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); questa specie presenta una piccola macula giallognola, non sempre ben percepibile, e comunque più in risalto alla base delle ali posteriori rispetto alle ali anteriori. Copula di Sympetrum sanguineum (Müller, 1764); questa specie presenta una piccola ma evidente macula giallognola visibile soprattutto alla base delle ali posteriori. Copula di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840); questa specie presenta una netta macchia giallastro-arancione alla base dell'ala posteriore; alla base delle ali anteriori la macchia è assai più ridotta ma comunque ben presente. Femmina di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); specie con ampie macchie color zafferano alla base delle ali posteriori; macchie più ridotte ma sempre ben evidenti anche alla base della ali anteriori. Nelle zone "maculate" la venature prendono un colore chiaro e si stagliano dal colore di fondo. Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); specie con ampie macchie color zafferano alla base delle ali posteriori; macchie più ridotte ma sempre ben evidenti anche alla base della ali anteriori. Nelle zone "maculate" la venature prendono un colore rossiccio e si stagliano dal colore di fondo. Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); specie con ampie macchie giallognole alla base delle ali posteriori; macchie assai più ridotte alla base della ali anteriori. Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); specie con ampie macchie giallognole alla base delle ali posteriori; macchie assai più ridotte alla base della ali anteriori. Femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); specie con evidenti macchie scure. Triangolare la macchia sulle ali posteriori e che si protrae fino a tutto il triangolo; un poco più piccola e allungata quella delle ali anteriori. Nelle zone "maculate" le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo. Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); specie con evidenti macchie scure. Triangolare la macchia sulle ali posteriori e che si protrae fino a tutto il triangolo; un poco più piccola e allungata quella delle ali anteriori. Nelle zone "maculate" le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo. Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758); specie caratterizzata oltreché da evidenti macchie alla base delle ali (più evidente, ampia e scura la macchia delle ali posteriori) da evidenti macchie a livello del nodo in tutte e 4 le ali. In alcune forme (come questa in foto) si possono notare anche macchie più o meno estese al di sotto dello pterostigma. Nelle zone "maculate" alla base delle ali posteriori le venature prendono un colore assai chiaro e si stagliano dal colore scuro di fondo. Femmina di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798); la femmina di questa specie mostra spesso ali con leggera ma evidente colorazione giallognola alle basi e lungo la parte costale delle ali superiori; rappresenta quindi una delle poche eccezioni tra gli Orthetrum che, in generale, vengono descritti con ali non colorate. 4.2.12_ Esempi di indicazioni deducibili dall'osservazione dello pterostigma e dalla colorazione delle venature In alcuni casi anche un particolare colore delle venature, soprattutto di quelle principali, e dello pterostigma possono fornire qualche suggerimento ai fini determinativi. Dello pterostigma è spesso controllata anche la lunghezza (solitamente in proporzione alla sua larghezza). Si tratta comunque di indicazioni di massima che non possono essere considerate diagnostiche in senso assoluto. Qualche esempio: Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma chiaro, allungato (circa 5-6 volte più lungo che largo); tra i più lunghi riscontrabili nella famiglia Aeshnidae. Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma scuro e corto (circa 3-4 volte più lungo che largo); tra i più corti riscontrabili nella famiglia Aeshnidae. Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma di colore marrone chiaro, allungato (circa 5-6 volte più lungo che largo); tra i più lunghi riscontrabili nella famiglia Aeshnidae. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [famiglia Aeshnidae]; pterostigma di colore marrone, assai lungo e stretto (circa 7-8 volte più lungo che largo). Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) [famiglia Corduliidae]; foto di Massimo Squarcini. Pterostigma scuro, una delle caratteristiche che suggerisce la differenza rispetto alla simile Somatochlora metallica che, di norma, ha pterostigma di colore bruno chiaro. Maschio di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone chiaro e assai ampio; venatura radiale rossastra. Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [famiglia Libellulidae]; venature principali in gran parte rosse; pterostigma rossastro. Femmina di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [famiglia Libellulidae]; pterostigma nero e allungato. Copula di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [famiglia Libellulidae]; pterostigma nero, non particolarmente lungo. Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone, allungato (5-6 volte più lungo che largo); pur non essendo assolutamente diagnostica, la caratteristica della lunghezza permette di stabilire una certa qual differenza rispetto al simile Orthetrum brunneum che ha pterostigma più corto. Maschio di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) [famiglia Libellulidae]; pterostigma marrone, relativamente corto (4-5 volte più lungo che largo); pur non essendo assolutamente diagnostica, la caratteristica della lunghezza permette di stabilire una certa qual differenza rispetto al simile Orthetrum coerulescens che ha pterostigma più lungo. Maschio di Sympetrum sriolatum (Charpentier, 1840) [famiglia Libellulidae]; pterostigma di colore rosso scuro. Maschio di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; venature principali rossastre soprattutto verso la base alare; pterostigma di colore marrone chiaro e bordato nettamente di scuro. Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [famiglia Libellulidae]; venature principali giallastre soprattutto verso la base alare; pterostigma di colore marrone chiaro e bordato nettamente di scuro. Maschio di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) [famiglia Libellulidae]; le frecce indicano le venature longitudinali principali più chiare rispetto alle altre. Una caratteristica di questa specie, tuttavia non sempre così evidente e quindi non considerata strettamente diagnostica. Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825) [famiglia Libellulidae]; pterostigma molto chiaro e bordato di nero sulla costa e sul radio; venature anch'esse molto chiare, quasi bianche, o trasparenti. Sono alcuni degli elementi diagnostici utili per la determinazione di questa bella specie. Foto di Enzo Orgera.
Alessandro F Posted November 10, 2023 Author Posted November 10, 2023 4.3_ Analisi e studio delle ali degli Zigotteri. Conseguenti informazioni diagnostiche Tra gli Anisotteri, come già osservato, si nota una netta differenza tra l’ala anteriore e quella posteriore essendo quest’ultima più grande e spesso dotata di zone particolari che non appaiono in quella anteriore. Viceversa, tra gli Zigotteri, le due ali anteriore e posteriore sono sostanzialmente simili, talvolta con una leggera maggior estensione in quella posteriore. Tuttavia osservando la forma complessiva delle ali dei vari Zigotteri presenti tra la fauna europea, si nota subito che ne esistono due tipi ben distinti: si può parlare infatti di “ali peduncolate” riferendosi a quelle in cui è presente una netta strozzatura in vicinanza del loro attacco al torace; e di “ali non peduncolate” in cui tale strozzatura improvvisa non esiste ma, viceversa, l’ala si restringe gradatamente in vicinanza del torace. Questo costituisce già un carattere diagnostico importante perché, sempre limitando il discorso alla fauna europea, la sola famiglia che presenta ali non peduncolate è quella dei Calopterygidae; mentre le restanti 3 famiglie degli Zigotteri (Coenagrionidae, Lestidae e Platycnemididae) hanno sempre ali peduncolate. Per facilitare ancor più questa distinzione si osserva che le ali dei Calopterygidae sono più o meno estesamente colorate e talvolta con riflessi metallici mentre le altre 3 famiglie degli Zigotteri hanno ali semplicemente chiare e trasparenti. Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) (famiglia Calopterygidae). Evidente la colorazione e la rastrematura graduale delle ali. Nella foto è evidenziato tale profilo per l'ala posteriore destra. Maschio di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) (famiglia Calopterygidae). Ali colorate e con riflessi metallici. Rastrematura graduale delle ali che si vanno poco a poco restringendo in vicinanza della loro attaccatura al torace. Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Evidente la presenza di ali peduncolate; caratteristica ben riconoscibile nonostante le 4 ali siano tutte a contatto tra di loro; il segno in rosso indica la zona in cui avviene il restringimento/strozzatura. Notare anche la trasparenza delle ali. Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Evidente la presenza di ali peduncolate; caratteristica ben riconoscibile nonostante le 4 ali siano tutte a contatto tra di loro; il segno in rosso indica la zona in cui avviene il restringimento/strozzatura. Le ali, stavolta, non sono trasparenti ma opache, segno della giovanissima età dell'esemplare; a maturità le ali saranno completamente trasparenti. Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più accuratezza. Cerchiati in rosso i cosiddetti “peduncoli” delle singole ali. Osservare la trasparenza delle ali e i pterostigma "bicolori" (carattere, questo, diagnostico importante). Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più sicurezza. Evidenti anche qui le ali peduncolate e trasparenti. Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) (famiglia Lestidae). Le specie di questo genere, a riposo, tengono le ali leggermente aperte e in diagonale: ciò permette di studiarle e osservarle con più sicurezza. La freccia indica il "peduncolo" dell'ala anteriore destra. Non occorre inoltre compiere un’analisi così dettagliata come fatto per le ali degli Anisotteri visto che, ad esclusione dei generi Lestes e Chalcolestes della famiglia Lestidae, gli Zigotteri quando sono fermi e a riposo tengono le ali chiuse e riunite tra di loro, poste longitudinalmente al di sopra dell’addome. Quindi quasi sempre impossibili da osservare/studiare nei dettagli, a meno di catturare qualche soggetto e aprirne le ali con le mani… prassi sempre sconsigliabile per ovvi motivi. Tuttavia qualche elemento utile ai fini diagnostici può essere menzionato. Considerando che non si tratterà quasi mai di dati diagnostici indispensabili in quanto l'appartenenza a una certa famiglia o a un particolare genere sarà solitamente determinata a partire da osservazioni diverse e già compiute precedentemente rispetto a quelle qui sotto esposte. Semmai quanto sotto elencato può considerarsi come utile riprova a conferma di ipotesi già fatte. # Il pterostigma. Sempre presente in tutte le specie tranne in quelle della famiglia Calopterygidae. Infatti in tale famiglia i maschi ne sono privi del tutto, mentre le femmine presentano un “falso pterostigma” (o pseudopterostigma) in quanto non costituito da una singola cella ma composto da più celle affiancate. Il numero di celle sottostanti e confinanti con il pterostigma (quello "vero") è diagnostico per l’individuazione della famiglia di appartenenza: se il pterostigma confina con 2 celle sottostanti allora siamo in presenza di specie della famiglia Lestidae; se con una soltanto si tratta di specie o della famiglia Platycnemididae o della famiglia Coenagrionidae. Anche la forma, la grandezza e/o il colore dello pterostigma possono costituire un valido aiuto diagnostico. # Il nodo. Le venature trasverse antenodali. Contare il numero delle venature trasverse antenodali può costituire una curiosità. Se il numero è elevato (18 o più) allora siamo in presenza di un Calopterygidae. Se il numero delle venature trasverse antenodali è semplicemente 2, allora siamo in presenza di una delle restanti 3 famiglie di Zigotteri. # Il cosiddetto “quadrilatero” che prende il posto e la funzione diagnostica che, tra gli Anisotteri, aveva il cosiddetto “triangolo”. La forma del quadrilatero può tornare utile come ulteriore riprova nello stabilire la famiglia di appartenenza. Se a forma di trapezio scaleno con base molto piccola (a tal punto che può confondersi anche con un triangolo) allora siamo in presenza di una specie della famiglia Lestidae, se di forma vagamente rettangolare siamo in presenza di una specie della famiglia Platycnemididae, se a forma di trapezio scaleno allora siamo in presenza di una specie della famiglia Coenagrionidae. In ogni caso l'orientamento del quadrilatero è sempre lo stesso sia nell'ala anteriore che in quella posteriore (si ricorda che tra gli Anisotteri le famiglie Corduliidae, Synthemistidae e Libellulidae presentano triangoli con orientamenti diversi tra ala anteriore e posteriore). # La forma delle celle. Nella famiglia Lestidae si nota una certa prevalenza del numero di celle dal contorno pentagonale rispetto a quelle dal contorno quadrangolare. Mentre nelle altre 3 famiglie di Zigotteri le celle sono prevalentemente a profilo quadrangolare. Maschio di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929) (famiglia Lestidae); il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola, a tal punto che potrebbe confondersi con in triangolo. Osservare la presenza di 2 sole venature trasverse antenodali. Notare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti. Notare la prevalenza di celle dal contorno pentagonale. Maschio di Calopteryx splendens (Harris, 1780); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 35) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae. Notare anche come il profilo dell'ala si restringa gradatamente in prossimità del torace. Femmina di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 23 o 24) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae. Quadrilatero di forma più o meno rettangolare visibile nelle ali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae). Per gli Zigotteri, esclusi due generi della famiglia Lestidae, la visione dettagliata delle venature delle ali non è quasi mai agevole perché, a riposo, le ali sono tenute più o meno tutt’e quattro ravvicinate come le pagine chiuse di un libro, e disposte longitudinalmente al di sopra dell’addome. Per volerle osservare accuratamente occorrerebbe catturare gli insetti (meglio non farlo!) o accontentarsi dell'osservazione delle foto scattate in particolari momenti in cui gli esemplari si stanno muovendo, per esempio durante la copula (come in questa foto) o mentre sono in volo (con oggettiva difficoltà nell'ottenere scatti fotografici appropriati). Notare anche i pterostigma relativamente corti e confinanti con una sola cella sottostante. Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) (famiglia Platycnemididae); pur con le ali accostate le une alle altre, sono ben visibili le uniche 2 venature antenodali. Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). La freccia indica il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno, dell'ala anteriore sinistra del maschio. Evidente anche la forma peduncolata delle varie ali. Osservare come il pterostigma confini con una sola (o, al più, una e poco altro) cella sottostante. Quanto detto per lo pterostigma e la forma del quadrilatero conduce alla famiglia Coenagrionidae. Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776). Questo esemplare ha perduto l'ala posteriore sinistra e, inoltre, è stato fotografato in un momento in cui teneva le ali leggermente divaricate. Eventualità sufficienti per analizzare con più precisione le caratteristiche delle ali. Le frecce indicano le 2 venature antenodali; sono visibili, bordati in rosso, i due quadrilateri che nella famiglia Coenagrionidae assumono la forma di trapezi scaleni. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante.
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