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Tubaria furfuracea s.l. (Pers.) Gillet 1876 (forma albina)


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Tubaria furfuracea s.l. (Pers.) Gillet 1876 (forma albina)
= Hebeloma pamphiliense Cittadini, Lezzi & Contu 2008

Nota
Preferiamo mantenere su questo Forum una scheda descrittiva separata per le forme albine di Tubaria furfuracea s.l. (= Hebeloma pamphiliense), per poter evidenziare e descrivere le caratteristiche peculiari di questi campioni, piuttosto differenti dalla forma tipo, sia dal punto di vista macroscopico, che microscopico.

Tassonomia
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Agaricales
Famiglia Tubariaceae

Sinonimi
Hebeloma pamphiliense
Cittadini, Lezzi & Contu 2008

Introduzione e discussione sistematica
I campioni oggetto di questa scheda sono stati trovati con regolarità dall'anno 2006 all'anno 2014 a Roma, nel Parco comunale di Villa Pamphili. I campioni sono stati classificati come specie nuova nell'anno 2008 (Cittadini et al. 2008) come Hebeloma pamphiliense. Per alcune sue peculiari caratteristiche, come ad esempio la sporata ialina e amiloide e i cistidi capitulati la specie era stata inserita nel genere Hebeloma, Sezione denudata, sottosezione Hebelomina.
Il genere Hebelomina è stato costituito da Maire nel 1935 e comprende specie di colore chiaro, lamelle biancastre e spore bianche e lisce,  il genere risulta essere un insieme artificiale e molto eterogeneo ed è stato assimilato in Hebeloma, Sezione denudata, sottosezione Hebelomina. 
Hebelomina comprendeva 8 specie:
Gymnopilus neerlandicus (Huijsman) Contu = Hebelomina neerlandica Huijsman = Hebelomina huijsmaniana Singer = Hebelomina microspora Huijsman; è risultato essere una forma albina di Gymnopilus vicino a G. penetrans;
Gymnopilus pallidus (Dessì & Contu) Contu = Hebelomina pallida Dessi & Contu è risultato essere una specie di Gymnopilus;
Hebeloma domardianum (Maire) Beker, U. Eberh. & Vesterh = Hebelomina domardiana Maire è un Hebeloma a sporata bianca;
Hebeloma mediterraneum (A. Gennari) Contu = Hebelomina mediterranea A. Gennari, è risultato essere un Hebeloma;
Hebeloma microsporum (Alessio & Nonis) Contu = Hebelomina microspora Alessio & Nonis
Hebelomina maderaspatana Natarajan & Raman, Kavaka, è risultato essere un Hebeloma.
Nel 2014 è stato pubblicato un nuovo articolo (Vizzini et al. 2014), in cui è stata stabilita la posizione corretta, nel genere Tubaria, dei ritrovamenti classificati nel 2008 come Hebeloma pamphiliense e più precisamente come membri del clade di Tubaria furfuracea. Basandosi infatti su studi molecolari con marcatore ITS gli autori di questo nuovo articolo hanno dimostrato che le sequenze ITS di due collezioni di Hebeloma pamphiliense (isotipo compreso) e di una raccolta di Tubaria normalmente pigmentata, di colore bruno, rinvenuta a circa 200 metri dall'area tipo, si abbinano bene a quelle di Tubaria furfuracea s.l.: T. furfuracea, T .hiemalis, T. hiemalis var. major e T. praestans. Il genere Tubaria è notoriamente polifiletico e eterogeneo. Il numero e l'identità delle specie appartenenti a questo difficilissimo complesso è ancora dibattuto e diversi problemi tassonomici devono ancora essere risolti.
La posizione in Tubaria non era stata correttamente attribuita nel primo articolo del 2008 per alcuni caratteri che sembravano veramente lontani dal genere Tubaria, come i colori completamente bianchi, la sporata bianca, e le spore amiloidi. D'altronde questi caratteri non rientrano apparentemente né nel genere Hebeloma, né nel genere Tubaria. Una spiegazione convincente può essere che quella trovata sia una forma completamente albina, tanto da avere perfino le spore ialine nonostante appartenga a un genere tradizionalmente con sporata bruna. Essendo le spore ialine è risultato possibile anche riconoscere una leggera amiloidia che nelle altre specie del genere è probabilmente mascherata dal colore bruno delle spore. Alcuni autori riconoscevano un genere separato per le Tubaria a sporata bianca, definito Leucotubaria. Le forme albine sembrano essere finora limitate al clade di T. furfuracea, e al momento non sono descritte per la sezione Confragosae.

Cappello
10-40 mm, inizialmente emisferico, poi convesso infine appianato con largo e basso umbone centrale, mediamente carnoso, margine leggermente involuto ed un po' striato per trasparenza, crema-giallastro al disco, tende al biancastro verso il margine in particolare negli esemplari asciutti, igrofano, fragile alla pressione. Sono presenti, in alcuni esemplari, fiocchi giallo-brunastri distribuiti verso il margine.

Imenoforo
Lamelle mediamente fitte, da adnato-decorrenti a smarginate, intercalate da numerose lamellule di varie misure, bianche avorio, poi, con la maturità, ingiallenti a partire dal gambo, filo concolore, finemente fioccoso.

Gambo
40-60×25-70 mm, cilindrico, in alcuni basidiomi ingrossato alla base, un po' flessuoso, biancastro, con aspetto un po' sericeo, con evidenti e costanti fiocchi biancastri nella parte alta; la parte inferiore tende a colorarsi di brunastro a partire dalla base per vetustà o per manipolazione. Inizialmente pieno, presto fistoloso-bambagioso, infine cavo. Velo bianco, araneoso, ben visibile nei primordi ma molto fugace.

Carne
Bianca, un po' fibrosa, molle nei basidiomi imbibiti di acqua, crema-ocracea nel gambo, in particolar modo verso la parte basale, con sapore dolce e odore complesso, con note tra l'insetticida e il floreale.

Sporata
Bianca.

Habitat
Le raccolte studiate sono state effettuate nei mesi di dicembre del 2007 e del 2008, nel gennaio 2009, e sono continuate regolarmente ogni anno fino al 2014, in uno spazio aperto, erboso, in prossimità di un Leccio (Quercus ilex). I numerosi esemplari, moderatamente gregari ma non cespitosi, apparivano terricoli, ma in realtà fruttificavano su piccoli frustuli e cupole di ghiande di Leccio.

Microscopia
Spore 6,6-8,3×4,8-6,4 μm (media su 50 misure effettuate); Q medio = 1,4, ialine, da largamente ellissoidali a ovoidali, asimmetriche in alcune proiezioni, quasi lisce, finemente asperulate, punteggiate al microscopio ottico, parete sottile, apicolo poco pronunciato, perisporio, qualora presente, non distaccato, non destrinoidi, moderatamente amiloidi, contenuto giallastro rifrangente in Melzer, metacromatiche in Blu di Cresile.
Basidi 26-35×6-8 μm; prevalentemente tetrasporici, osservati anche (rari) bisporici e trisporici.
Cheilocistidi 25-32×4,5-6,5 μm, abbondanti sull'intero filo lamellare, cilindrico-flessuosi con apice ingrossato, alcuni subcapitulati fino a capitulati; parete mediamente sottile; parte apicale in alcuni casi moderatamente incrostata da piccoli cristalli ialini.
Pleurocistidi non osservati.
Pileipellis composta da una sottile epicutis formata da ife che si colorano intensamente col Verde Malachite, cilindriche, strette, a volte un po' contorte, di 2-7 (8) μm di spessore, brunastre, con pigmento non incrostante, con presenza incostante di piccole granulazioni ialine cristallifere sulle pareti esterne; e da una ipocutis formata da ife cilindriche, rigonfie, con alcuni elementi vescicolosi, ialine, a volte forcate o diverticolate sino a 20 μm di spessore.
Caulocutis formata da ife cilindriche, regolari; non osservati caulocistidi.
Giunti a fibbia abbondanti in tutte le parti esaminate.

Commestibilità o Tossicità
Attualmente non è conosciuta la commestibilità di questa specie.

Somiglianze e varietà
Specie simile a:
Hebeloma domardianum con spore nettamente destrinoidi, lisce e di dimensione maggiore.
Hebeloma mediterraneum con spore nettamente destrinoidi, lisce e di dimensione maggiore.
Hebelomina microspora avrebbe cuticola tendente a screpolarsi e di colore più intenso, le lamelle dapprima bianco-crema poi ocracee ed infine quasi aranciate.
Vedi anche paragrafo "Introduzione e discussione sistematica" per altre specie simili.

Bibliografia
CITTADINI, M., LEZZI, T. & CONTU, M., 2008. Hebeloma pamphiliense, una nuova specie a spore ialine e amiloidi appartenente al complesso Hebelomina. Boll. AMER 73-74 XXIV (1-2): 5-23.
VIZZINI, A., LEZZI, T., ERCOLE, E.,  CITTADINI, M. & CONTU, M., 2014. Hebeloma pamphiliense is a member of the Tubaria furfuracea clade (Agaricales, Tubariaceae). RMR Boll. AMER 93, XXX, (3): 41-49.

Regione Lazio; Gennaio 2008; Foto di Tomaso Lezzi.

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