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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Digitalis ferruginea  L. (1753); Regione Toscana; Mugello, 250 m s.l.m.; 24 Luglio 2021; Foto di Alessandro Francolini.

    Frutto (ancora immaturo) aperto che mostra le due valve e i numerosi piccoli semi al loro interno.

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    In basso un frutto con la evidente linea di separazione delle due valve. A maturità il frutto si aprirà in due tramite la lacerazione di tale linea e del setto divisorio tra le due valve. Frutto, o capsula, del tipo "setticida".

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    Macro dei fiori in diversi stadi di maturazione.

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  2. Digitalis ferruginea  L. (1753); Regione Toscana; Mugello, 250 m s.l.m.; 24 Luglio 2021; Foto di Alessandro Francolini.

    Ecco come si mostra, dopo 2 settimane, la pianta del primo post. L'altezza è rimasta immutata (circa 190 cm) e la fioritura ora interessa la parte medio alta del lungo racemo.

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    I frutti, ciascuno col proprio rostro apicale.

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    Seguendo la staccionata ora dismessa, a una ventina di metri di distanza ho trovato una fioritura abbondante di questa specie, con le piante più alte che sfiorano i 2 metri e con racemi lunghissimi. Evidentemente, pur essendo definita come pianta abbastanza rara, ha trovato in questo ambiente ruderale condizioni decisamente favorevoli.

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  3. Digitalis ferruginea  L. (1753); Regione Toscana; Mugello, 250 m s.l.m.; 10 Luglio 2021; Foto di Alessandro Francolini.

    Foglie lanceolate, con varie nervature quasi parallele, visibili su entrambe le facce. Margine delle foglie finemente dentellato-pubescente. Foglie progressivamente ridotte salendo sul fusto.

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    Nervature pubescenti nella pagina inferiore delle foglie.

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    Le foglie si trasformano in brattee lanceolate quando si trovano a contatto con i corti peduncoli fiorali.

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  4. Digitalis ferruginea L. (1753)

    Sinonimi
    Digitalis aurea Lindl. (1821)
    Digitalis brachyantha Griseb. (1846)
    Digitalis ferruginea f. membranaceoviolacea Sigunov (1986)
    Digitalis pichleri Huter (1907)

    Tassonomia
    Divisione: Magnoliophyta
    Classe: Magnoliopsida
    Ordine: Lamiales
    Famiglia: Plantaginaceae

    Nome italiano
    Digitale bruna

    Etimologia
    L’epiteto Digitalis deriva dal latino digitalis = della grossezza di un dito (dal latino digitus = dito della mano), sia per le dimensioni della corolla sia per la forma della corolla stessa che può ricordare un ditale.
    L’epiteto ferruginea deriva dal latino ferrugineus = di color ruggine o rosso bruno, per il colore della corolla.

    Descrizione
    Pianta erbacea perenne alta fino a 150 (200) cm; con fusto eretto, glabro, più o meno cilindrico, di colore verdognolo ma generalmente arrossato soprattutto nella parte inferiore.

    Foglie
    Foglie alterne, lanceolate-spatolate, intere, con apice acuto. Mostrano su entrambe le pagine evidenti nervature subparallele; margine finemente denticolato e più o meno pubescente, così come sono pubescenti le nervature della pagina inferiore. Le foglie basali raggiungono una lunghezza di 18-22 cm per una larghezza di 3-4 cm, le cauline sono simili ma progressivamente ridotte, mentre nel racemo fiorale le foglie evolvono in brattee lineari.

    Fiori
    Infiorescenza in lungo e svettante racemo, con fiori dal brevissimo picciolo posto all’ascella di ogni singola brattea. Diversamente da alcune congeneri, nella Digitalis ferruginea l’infiorescenza non è unilaterale (con i fiori nati su un solo asse del racemo) ma diffusa su tutto il racemo con i fiori che si susseguono quasi ad andamento a spirale.
    Il calice è composto da 5 sepali saldati alla base tra di loro, poi separati a partire dalla parte mediana, di forma subcuneata e dall’apice vagamente troncato-arrotondato. Sepali di colore verde ma caratteristicamente con ampio margine molto più chiaro (da biancastro a violaceo).
    I fiori presentano grande corolla allungata che dal tubo iniziale si apre poi a forma di ditale; è composta da 5 petali saldati tra di loro (corolla gamopetala). La corolla mostra, in basso, un evidente prolungamento, una sorta di labbro che sporge dal resto del fiore per 10-12 mm, cosparso di folta peluria bianca. Esternamente la corolla ha colore giallo-ocraceo, internamente tale colorazione è percorsa da un reticolo di venature rosse-rugginose.
     

    Frutti
    Il frutto è una capsula bivalve contenente numerosi e piccoli semi che, a maturità, diventano di colore bruno-rossastro. All'apice di ogni frutto è presente un breve rostro.

    Periodo di fioritura
    Da Maggio a Luglio.

    Territorio di crescita
    Pianta abbastanza rara, reperibile in Italia Centro-Meridionale con presenza dubbia sulle alture liguri.

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    Habitat
    Tradizionalmente in boschi cedui, nelle chiarie delle aree montane o negli incolti, con altitudine tra i 500 e i 1700 m s.l.m.; in zone ruderali (come gli esemplari qui di seguito fotografati) anche a quote più basse (250 m s.l.m.).

    Specie simili
    Potrebbe confondersi con Digitalis laevigata  Waldst. & Kit (1804) che tuttavia è endemica del Carso Triestino, è molto rara e non mostra arrossamenti sul fusto. Inoltre il suo calice è formato da sepali privi della bordatura chiara e aventi apice non tronco-arrotondato ma acuto-mucronato.

    Specie protetta
    La specie non è protetta.

    Uso Alimentare
    Nessun uso alimentare perché, come tutte le altre Digitalis, anche questa specie è altamente tossica. È infatti considerata tra le piante più velenose presenti in Italia.

    Medicina alternativa e Curiosità
    Probabilmente come tutte le Digitalis ha importanti proprietà medicinali cardiotoniche, comunque essendo i suoi principi attivi tra i più potenti e velenosi esistenti in natura, sono da escludersi completamente utilizzi estemporanei e amatoriali. Solo l'industria farmaceutica e i laboratori medici specializzati possono gestire con competenza le sue proprietà curative.

    Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

    Note
    Per la sua altezza può essere usata per decorare determinate zone dei giardini privati, in questo caso ricordando la sua notevole velenosità, diventa necessario porre estrema attenzione ad evitare tassativamente l'eventuale ingestione casuale della pianta da parte degli animali domestici e peggio ancora se presenti in casa, dei bambini. Ovviamente se i bambini e gli animali domestici fanno parte del nucleo familiare, meglio evitare di usare come ornamentali tali piante.

    Scheda di proprietà AMINT realizzata da Pietro Curti e Alessandro Francolini; Foto di Alessandro Francolini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

    Digitalis ferruginea  L. (1753); Regione Toscana; Mugello, 250 m s.l.m.; 10 Luglio 2021; Foto di Alessandro Francolini.

    Bellissima pianta, di altezza 190 cm, ben oltre la media che si trova riportata in letteratura (70-150 cm).

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  5. Dianthus hyssopifolius L. (1755)

    Sinonimi
    Dianthus monspessulanus L. (1759)

    Tassonomia
    Divisione: Magnoliophyta
    Classe: Magnoliopsida
    Ordine: Caryophyllales
    Famiglia: Caryophyllaceae

    Nome italiano
    Garofano di bosco

    Etimologia
    L'epiteto Dianthus deriva dal greco Diós (Διός) = Zeus e dal greco ánthos (ἄνθος) = fiore, da cui fiore di Zeus.
    L'epiteto 
    hyssopifolius deriva dal nome della pianta Hyssopos e dal latino folium = foglia, per la forma delle foglie simili a quelle dell'Issopo.

    Descrizione
    Pianta erbacea perenne alta fino a 60 cm; fusto eretto, glabro, semplice o ramificato nella parte alta.

    Foglie
    Foglie erette, flessuose, di colore verde, opposte, lineari, acute, lunghe fino a 10 cm.

    Fiori
    Infiorescenza formata da fiori solitari o da scapi composti da più fiori separati; fiori attinomorfi, di colore bianco o roseo, corolla formata da cinque petali separati fra loro e terminanti con lacinie lunghe circa la metà della lamina; calice rossiccio con denti acuti e calicetto sottostante composto da squame con una corta resta apicale. Emettono un gradevolissimo profumo dolciastro.

    Frutti
    Il frutto è una capsula contenente numerosi semi.

    Periodo di fioritura
    Da Maggio a Agosto

    Territorio di crescita
    Presente nelle regioni alpine ed appenniniche, assente in Valle d’Aosta, Puglia, Sicilia e Sardegna. In Europa è diffusa nelle zone montane meridionali dai Balcani fino alla penisola Iberica.

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    Habitat
    Boschi o loro bordo, brughiere, anche lungo sentieri o prati.

    Specie simili
    Altri Dianthus si presentano con lembi sfrangiati o laciniati. Tra le specie simili vi è Dianthus superbus L. (con le sue varietà), comune nella fascia alpina e subalpina per divenire più raro scendendo a Sud fino alla Pianura Padana. Non sembra essere segnalato nell'Italia Centro-Meridionale. Mostra dimensioni fiorali maggiori, con lacinie più evidenti e allungate (lunghe quanto la lamina), ha lembo di colore rosato ma cosparso di fini macchioline viola scuro e ha la fauce caratteristicamente di colore verdastro. Dianthus sternbergii Sieber ex Capelli (con le sue varietà) è endemico delle Alpi Centro-Orientali o dell'Appennino Abruzzese, reperibile quindi in alta quota (solitamente tra 1200 e 2500 m s.l.m.), ha dimensioni minori (altezza fino a 25 cm), fiori più piccoli con lacinie più corte (lunghezza di pochi millimetri) che danno ai lembi un aspetto più propriamente sfrangiato anziché laciniato. 

    Specie protetta
    La specie risulta essere a protezione assoluta con legislazioni regionali in Trentino-Alto Adige, in Lombardia e in Emilia-Romagna.

    Uso Alimentare
    I garofani in genere, sono stati utilizzati nel passato per aromatizzare piatti speziati raffinati. I petali trovano un uso molteplice in diverse preparazioni alimentari: salse, sciroppi, minestre e vini, per fare alcuni esempi. John Evelyn, nel lontano 1699, consigliava di mescolare petali di Dianthus nelle insalate, pur precisando che il loro sapore risultava più gradevole sottoponendoli per un certo periodo ad infusioni in aceto.

    Uso Cosmetologico
    Come tutte le essenze profumate trova impiego in cosmesi e erboristeria.

    Medicina alternativa e Curiosità
    Nell'antichità: per i Greci erano fiori divini, dedicati addirittura al padre degli dei; anche per i Romani, questi fiori che rappresentavano Giove, erano sempre presenti nelle ghirlande e nelle corone; sempre in passato, si mettevano solitamente nelle bevande dei fidanzati in quanto simboleggiavano i cosiddetti "fiori dell'amore". 

    Note
    Molti Dianthus, tra cui anche le specie sopra menzionate, sono oggetto di coltivazione e/o di ibridazione per uso ornamentale e per il giardinaggio.

    Scheda di proprietà AMINT realizzata da Pietro Curti e Alessandro Francolini; Foto di Alessandro Francolini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

    Dianthus hyssopifolius  L. (1755); Regione Toscana; Mugello, al bordo di bosco misto con prevalenza di Cerro, 500 m s.l.m.; 29 Luglio 2021; Foto di Alessandro Francolini.

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