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Archivio Micologico

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  1. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Settembre 2012; Foto di Mario Iannotti.
  2. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Regione Lazio; Ottobre 2012; Foto di Felice Di Palma.
  3. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Regione Umbria; Ottobre 2011; Foto di Pietro Curti. Gambo privi di anello, caratteristica che differenzia il genere Desarmillaria dal genere Armillaria.
  4. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Regione Lazio; 2005; Foto di Mauro Cittadini.
  5. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Regione Lazio; 2004; Foto di Gianni Pilato. Giovani esemplari.
  6. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime 2017 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Physalacriaceae Sinonimi Armillaria tabescens (Scop.) Emel 1921 Clitocybe tabescens (Scop.) Bres. 1900 Etimologia L'epiteto Desarmillaria deriva dal prefisso des dal latino de ex = che indica sostituzione e dal nome di genere Armillaria, per essere stato separato dal genere Armillaria per la mancanza di anello. L'epiteto tabescens deriva dal latino tabescens = che si dissolve. Cappello Dimensioni 4-8 cm, è carnoso, ma assottigliato al margine, tenace ed elastico, la forma varia in base alla maturazione, da sub-campanulato a piano-depresso, provvisto di un leggero umbone centrale, generalmente irregolare e con una spiccata igrofaneità; il colore è bruno-ocraceo, color tabacco. L'epicute è ornata da sottili e numerose squame concolori alla cuticola, più numerose verso il disco, il margine sottile è solitamente lobato e facilmente inciso. Imenoforo Lamelle fitte e decorrenti, negli esemplari giovani la colorazione è biancastra, in quelli maturi assumono invece una tonalità rosata; tale colorazione non è attribuibile alla maturazione delle spore, in quanto siamo di fronte a un fungo leucosporeo, è invece da considerare come il colore della carne. Gambo 8-12 × 0,8-1,5 cm, di consistenza molto tenace e fibrosa, anello assente, portamento curvo e caratterizzato da un andamento flessuoso. Nella parte alta si presenta con colorazioni simili o leggermente più chiare del cappello, in basso invece i toni ocraceo-bruni sono più carichi per prendere una colorazione più scura rispetto a quella del cappello. Carne Non abbondante, ha consistenza elastica nel cappello e tenace-fibrosa nel gambo, la colorazione è biancastra ma alla base del gambo si nota una colorazione fulvo-rossastra. L'odore non risulta particolarmente significativo e può essere definito gradevole. Habitat Cresce cespitoso a gruppi di molti esemplari, sui tronchi e in prossimità di latifoglie con una spiccata preferenza per le Querce, non è difficile però trovarlo in forma apparentemente terricola, in corrispondenza delle radici interrate delle essenze arboree a cui si lega. Commestibilità e Tossicità È un buon commestibile ben cotto, ma tossico da crudo; usufruire solo dei cappelli scartando i gambi, come per il più conosciuto Chiodino, l'Armillaria mellea, con il quale condivide molte caratteristiche. È consigliabile la prebollitura e la successiva eliminazione dell'acqua di cottura. Si presta ottimamente alla preparazione e conservazione sott'olio. Specie simili Facile la separazione dagli altri funghi appartenenti al genere Armillaria, in quanto il genere Desarmillaria, a cui appartegono due sole specie, è privo di anello. Occorre invece prestare la massima attenzione nel separarlo da altre specie lignicole, sempre a crescita cespitosa, come quelle appartenenti al Genere Hypholoma di cui alcune specie sono tossiche. Bibliografia KOCH, R.A., WILSON, A.W., SÉNÉ, O., HENKEL, T.W. & AIME, M.C., 2017. Resolved phylogeny and biogeography of the root pathogen Armillaria and its gasteroid relative, Guyanagaster. BMC Evolutionary Biology. DOI: 10.1186/s12862-017-0877-3. Regione Toscana; Agosto 2010; Foto di Tomaso Lezzi.
  7. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink; Regione Lombardia; Settembre 2013; Foto di Massimo Biraghi.
  8. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink; Regione Friuli Venezia Giulia; Ottobre 2011; Foto di Nicolò Parrino.
  9. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink; Regione Friuli Venezia Giulia; ottobre 2010; Foto di Nicolò Parrino.
  10. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink; Regione Lombardia, Valle Seriana; Ottobre 2007; Foto di Emilio Pini.
  11. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink; Austria; Anno 2007; Foto di Emilio Pini.
  12. Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink 1973 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Physalacriaceae Descrizione Regione Piemonte; Novembre 2010; Foto di Alessandro Remorini. Scopello (VC) - Valsesia - 750 m s.l.m.
  13. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Lombardia, Parco della Villa Reale di Monza; Ottobre 2014; Foto di Massimo Biraghi.
  14. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Svizzera; Ottobre 2013; Foto di Roberto Cagnoli.
  15. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm. e Hypholoma sublateritium (Fr.) Quél., Regione Marche; Ottobre 2012; Foto di Pietro Curti. Armillaria (Chiodini) e Hypholoma (falsi chiodini) concresciuti in siti comuni.
  16. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm. e Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) Kummer, Regione Marche; Ottobre 2012; Foto di Pietro Curti. Armillaria (Chiodini) e Hypholoma (falsi chiodini) concresciuti in siti comuni.
  17. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Marche, Pianello di Cagli, Bosco delle Tecchie; Ottobre 2012; Foto di Pietro Curti. Confronto con Hypholoma fasciculare, tossico e concresciuto sulla stessa radice di Fagus sylvatica. Hypholoma vs Armillaria Hypholoma Lamelle grigie Assenza di anello durevole Superficie pileo liscia Sapore amaro Armillaria Lamelle bianche Presenza anello elastico e carnoso Superficie pileo decorata con squamule Sapore dolce
  18. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Marche, Pianello di Cagli, Bosco delle Tecchie; Ottobre 2012, Foto di Pietro Curti.
  19. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Marche; Dicembre 2011; Foto di Pietro Curti. Gambo, imenoforo e anello. Lamelle rade, basse, un poco decorrenti sul gambo; prima biancastre con iridescenze gialle o rosee. Anello supero, simile alla parte superiore di una calza svasata (armilla = calza) di notevole spessore, duraturo e striato. Cappello convesso, ma presto piano e umbonato con l'età, margine ondulato. Cappello e anello. Squamule irte sul cappello. Giovani esemplari.
  20. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Umbria; Settembre 2012; Foto di Mario Iannotti.
  21. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Campania; Novembre 2011; Foto Felice Di Palma.
  22. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Novembre 2009; Foto e commento di Alessandro Francolini. “Chiodino” o “Famigliola buona”; ma anche “Agarico mielato”, “Budlein”, “Centofamiglie”, “Chiovatelli”, “Fabiòla”, “Famigliola rossa”, “Famigliola di cipresso”, “Fong del morar”, “Fong mouron”, “Fons de robinia”, “Funcia de speziu”, “Fungo del gelso”, “Funzo de sarxo”, “Funzetti”, “Gaboreu”, “Gabrin”, “Gobbarin”, “Marzigliola”, “Mazzillore”, “Nugaroi”, “Poledri”, “Quarzul”, “Rogagn”, “Sementini”, “Spergifamiglia”, “Spiantafamiglie” sono solo alcuni degli innumerevoli nomi dialettali o locali impiegati per designare una specie collettiva (Armillaria mellea): una delle specie più raccolte e, probabilmente, una delle specie responsabili della maggior parte delle intossicazioni gastro-intestinali da funghi. Infatti la sua commestibilià è non solo legata ad una cottura prolungata (mediamente 40-45 minuti dal primo bollore per eliminare alcune tossine termolabili) ma dipende da molti altri fattori come, ad esempio: se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione); se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa); gli esemplari congelati diventano tossici a causa di particolari modificazioni chimiche dei loro tessuti; se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta); se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura; se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti) come varie specie di Hypholoma (in tal caso l’intossicazione si fa più seria!). Armillaria mellea in senso stretto è caratterizzata da crescita cespitosa a volte di innumerevoli esemplari (ma anche isolata), saproparassita su latifoglie; colorazioni del cappello variabilissime: dal color miele (da cui il nome) al color cannella, dal color cuoio al bruno, dal bruno-rossastro all’olivastro, con centro del cappello più scuro; piccole squamette erette a mo’ di uncini presenti soprattutto al centro del cappello, presso l’umbone, e più rade alla periferia; tali squamette tendono a sparire a maturità; gambo slanciato, dalle tonalità più chiare (anche crema-rosate) in alto sopra l’anello, fino a toni bruno-scuri verso la base; presenza di un anello membranoso, persistente e striato (residuo del velo parziale) che nel suo insieme ricorda una calza che inguaina il gambo (armilla); colorazioni pallide nella faccia superiore dell’anello e da bruno-giallo a bruno-rossastro nella faccia inferiore, mentre il bordo dell’anello varia dal bianco al giallognolo chiaro; odore spermatico e sapore da acidulo a dolciastro. Quando cresce isolata può raggiungere diametro pileico rilevante, anche di 20 cm. Fra le più frequenti (almeno in Italia) specie di Armillaria simili vi sono: A. tabescens (con stesso habitat ma di dimensioni più contenute anche a maturità e, soprattutto, priva di anello). A. ostoyae (cresce preferibilmente su conifere, ha colorazioni più cupe, le squamette sul cappello sono persistenti e presenta il bordo dell’anello decorato di squamette bruno-scure, così come bruno scuro può essere il margine del cappello). A. gallica (di preferenza cresce apparentemente su terreno ma, in realtà, su ceppaie o legni interrati di latifoglie, a individui più o meno isolati o a piccoli gruppi; manifesta residui gialli del velo che decorano sia il gambo che l’anello che il cappello sottoforma di squame erette; l’anello stesso non è membranoso ma piuttosto fugace; sembra la più indigesta di tutto il gruppo). A. cepistipes (ha portamento gracile, colorazioni più pallide, anello poco consistente e fugace, è piuttosto igrofana e presenta orlo del cappello decisamente striato negli esemplari maturi). È un fungo camaleontico a seconda del cespo ospite: giallo miele se nasce dal Gelso, bruno o bruno-rossastro dalle Querce, risulta a volte completamente candido se ospite di Acacia. Per capire se una Armillaria ha subito gelate notturne ed è quindi da respingere, bisogna controllare che la carne sia sempre bianco latte e mai brunastra.
  23. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Piemonte; Novembre 2011; Foto di Gianluigi Boerio. Su legno di Pioppo.
  24. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Lazio, Roma, Villa Pamphili; Foto Mauro Cittadini.
  25. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Marche; Ottobre 2009; Foto di Pietro Curti.
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