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ODONATA_ 7 - Le famiglie del sottordine Anisoptera presenti in Italia


Alessandro F

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7_ Le famiglie del sottordine Anisoptera presenti in Italia


Gli Anisotteri, limitatamente alla fauna italiana, si suddividono nelle seguenti famiglie: Aeshnidae (Rambur, 1842), Cordulegastridae (Tillyard, 1917), Corduliidae (Kirby, 1890), Gomphidae (Rambur, 1842), Libellulidae (Leach, 1815) e Synthemistidae (Tillyard, 1911). 
Vediamone, a grandi linee, le caratteristiche.

7.1_ Aeshnidae (Rambur, 1842)

Famiglia di Anisotteri istituita nel 1842 dal medico ed entomologo francese Jules Pierre Rambur (1801 – 1870). Prende il nome dal genere Aeshna (Fabricius, 1775), considerato suo “genere tipo”.

Il genere Aeshna (in origine Æshna), fu istituito nel 1775 da Johann Christian Fabricius (1745 – 1808, entomologo, botanico, aracnologo e medico danese) che però nei suoi scritti non spiegò il motivo che lo indusse a scegliere tale nome. Una delle possibili interpretazioni etimologiche suggerisce che il nome Aeshna potrebbe derivare dalla combinazione della particella privativa greca α (a) = non, con l’aggettivo greco ισχνós (ischnòs) = debole, estenuato; e quindi col significato di “non debole”, “non estenuato”, “instancabile”; in riferimento alle doti di instancabili volatori dei maschi che, in effetti, è assai più frequente osservare in volo anziché posati. Interpretazione tuttavia solo ipotetica poiché dovrebbe riguardare più propriamente il nome Aeschna (con l’aggiunta della “c”), nome che il Fabricius non ha mai impiegato nei suoi lavori, né del 1775 né successivi.

In questa famiglia, così come nella famiglia Cordulegastridae, troviamo le libellule più grandi osservabili in Europa, con una apertura alare che può raggiungere 110-115 millimetri (ad esempio in Aeshna cyanea). Sono specie estremamente abili nel volo, con i maschi che hanno generalmente un comportamento territoriale e rimangono in volo molto a lungo (definibili infatti come “volatori attivi”) pattugliando il proprio territorio in cerca delle femmine (che sono sempre molto elusive e appartate) e/o scontrandosi con altri maschi in spettacolari “scaramucce” aeree. Spesso i maschi, durante il volo, rimangono fermi in stallo. Inoltre non è raro rendersi conto della loro curiosità: avvicinandosi allo specchio d’acqua presso cui i maschi stanno volando, accade spesso di vederseli venire incontro per osservare da vicino il “nuovo intruso”, senza alcun tipo di paura né, tanto meno, aggressività.

La colorazione del corpo dei maschi è varia: nella maggioranza delle specie sull’addome è predominante l’azzurro inframezzato col nero in una alternanza di zone chiare e scure disposte a mosaico; in altre specie il colore di fondo predominante può essere il verde o il brunastro; sempre con disegni geometrici su addome e torace che, variando da specie a specie, rappresentano spesso un valido aiuto diagnostico. I maschi immaturi e le femmine, pur mostrando generalmente i disegni addominali e toracici simili a quelli maschili, hanno colorazioni più chiare. Come accennato più sopra, le femmine di questa famiglia non sono facili da incontrare visto che si avvicinano agli specchi d’acqua soltanto a maturità sessuale avvenuta; non a caso la maggior parte delle volte che vengono fotografate sono immortalate nell’atto della copula o durante l’ovideposizione.

Gli occhi degli Aeshnidae sono ampiamente confluenti, cioè sono a contatto tra di loro per un lungo tratto; inoltre sono molto grandi a tal punto che può sembrare che la testa di questi Anisotteri sia composta da questi due soli organi.
In questa famiglia, così come nelle famiglie Cordulegastridae Gomphidae, le ali anteriori e posteriori mostrano i triangoli ugualmente orientati, e hanno esattamente due venature trasverse antenodali spesse e allineate, quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate. La differenziazione tra queste 3 famiglie è, a prescindere da altre caratteristiche spesso di ordine cromatico e/o di dimensioni, facilmente effettuata con la semplice osservazione degli occhi: molto confluenti, come già osservato, in Aeshnidae, appena a contatto tra di loro in un solo punto o per brevissimo tratto in Cordulegastridae, decisamente separati tra di loro in Gomphidae.

La famiglia Aeshnidae, limitatamente al territorio italiano, annovera 4 generi per un totale di 13 specie; in dettaglio:
# genere Aeshna (Fabricius, 1775), con 8 specie: Aeshna affinis (Vander Linden, 1820), Aeshna caerulea ( Ström, 1783), Aeshna cyanea (Müller, 1764),  Aeshna
      grandis
 (Linnaeus, 1758), Aeshna isoceles (Müller, 1767), Aeshna juncea (Linnaeus, 1758), Aeshna mixta (Latreille, 1805) e Aeshna subarctica (Walker, 1908);
# genere Anax (Leach, 1815), con 3 specie: Anax ephippiger (Burmeister, 1839), Anax imperator (Leach, 1815) e Anax parthenope (Sélys, 1839);
# genere Boyeria (McLachlan, 1896), con la sola specie Boyeria irene (Fonscolombe, 1838);
# genere Brachytron (Evans, 1845), con la sola specie Brachytron pratense (Müller, 1764).

Ad esclusione del genere Anax, le ali dei maschi delle specie suddette mostrano sempre un evidente triangolo anale (nell’ala posteriore) associato a un più o meno evidente (a seconda della specie) angolo anale e a più o meno prominenti orecchiette sul secondo segmento addominale.
Tutte le femmine sono dotate di ovopositore, ben evidente quanto meno nella fase di ovideposizione; depongono le uova in solitaria tranne quelle delle specie Aeshna affinisAnax ephippiger e Anax parthenope che depongono solitamente in tandem.

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Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); le frecce in alto indicano, su ognuna delle ali anteriori, le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a sinistra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento. Nell'ala posteriore destra è stato evidenziato il triangolo anale; mentre la freccia in basso indica l'angolo anale dell'ala posteriore sinistra.

 

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Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805); evidente la ampia confluenza degli occhi.

 

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Maschio di Anax imperator (Leach, 1815); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a destra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento.

 

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Maschio di Aeshna mixta (Latreille, 1805); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate. Sulle ali a destra sono evidenziati i triangoli, aventi lo stesso orientamento. 

 

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Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839); le frecce indicano le 2 venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate.

 

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Maschio in volo di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

 

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Tandem di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820); evidente l’ovopositore della femmina.

 

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Copula di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

 

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Ovideposizione in tandem di  Aeshna affinis (Vander Linden, 1820).

 

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Maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764).

 

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Maschio di Aeshna cyanea (Müller, 1764). 

 

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Femmina in ovideposizione di Aeshna cyanea (Müller, 1764). 

 

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Maschio di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

 

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Femmina di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio in volo di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

 

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Femmina in ovideposizione di Aeshna juncea (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio in volo di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

 

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Copula di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

 

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Femmina in ovideposizione di Aeshna mixta (Latreille, 1805).

 

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Maschio in volo di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).

 

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Tandem in ovideposizione di Anax ephippiger (Burmeister, 1839).

 

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Maschio in volo di Anax imperator (Leach, 1815).

 

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Femmina in ovideposizione di Anax imperator (Leach, 1815).

 

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Maschio in volo di Anax parthenope (Sélys, 1839).

 

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Tandem in ovideposizione di Anax parthenope (Sélys, 1839).

 

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7.2_ Cordulegastridae Tillyard, 1917

Famiglia di Anisotteri istituita dall’entomologo e geologo inglese-australiano Robert John Tillyard (1881 – 1937 ); prende il nome dal suo genere tipo, Cordulegaster  (Leach, 1815).

Questo nome deriva da due parole greche: κορδύλη (kordyle) = rigonfiamento, gobba, clava; e γαστήρ (gastèr) = addome, pancia. In riferimento all’addome che, nella sua parte terminale, si ispessisce più o meno a forma di clava. Il genere Cordulegaster fu introdotto nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) tra l’altro responsabile delle varie collezioni zoologiche del British Museum di Londra.

Sul territorio europeo la famiglia Cordulegastridae è rappresentata soltanto dal genere Cordulegaster che, a sua volta annovera 4 specie: Cordulegaster bidentata (Sélys, 1843), Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807), Cordulegaster heros (Theischinger, 1979) e Cordulegaster trinacriae (Waterston, 1976).

Si tratta di una famiglia, come vedremo qui sotto, ben separabile e riconoscibile rispetto alle altre famiglie di Anisotteri; viceversa la differenziazione delle sue 4 specie non è sempre agevole: si basa su piccole diversità nei disegni addominali (diversità, però, non sempre costanti e quindi non definitivamente diagnostiche), sulla Regione o zona geografica di avvistamento e, soprattutto, sulla attenta analisi delle appendici addominali.

Cordulegastridae hanno dimensioni abbastanza grandi, con lunghezza compresa tra i 70 e i 90 mm e con ampia apertura alare; con le femmine sempre un poco più grandi dei maschi. Mostrano colorazione di fondo nera (o marrone assai scuro) inframezzata da disegni gialli. Ciò permette di riconoscerli facilmente anche durante il volo. Una volta osservati a riposo sono ancora più nettamente separabili dalle altre famiglie in quanto i loro grandi occhi, di colore verde più o meno brillante (vi è anche qualche specie con occhi di colore blu, ma non appartiene alla fauna italiana), sono a diretto contatto tra di loro solo in un punto collocato vicino al triangolo occipitale.
Le ali sono assai grandi in lunghezza (con apertura alare che può arrivare fino a 110-115 mm), ma relativamente strette in larghezza.

L’habitat tipico per questa famiglia è rappresentato dai corsi d’acqua, solitamente ruscelli, torrenti e sorgenti, con corrente non eccessivamente veloce né turbinosa. Sono tra le libellule che vivono più a lungo visto che, allo stadio larvale, la loro vita si può protrarre fino a 5 anni; viceversa e come la maggior parte delle libellule, allo stadio di imago sono stagionali con una durata che raggiunge raramente le 4-5 settimane di vita; le varie specie appartenenti a questa famiglia rappresentano anche un ottimo “indicatore biologico” poiché le loro larve hanno necessità di svilupparsi in acque di buona qualità, in habitat lontani da fonti di inquinamento.

Oltre alle caratteristiche che differenziano nettamente questa da tutte le altre famiglie di Anisotteri, occorre menzionare anche le due caratteristiche, riguardanti le ali, che i Cordulegastridae hanno in comune con gli Aeshnidae e i Gomphidae: si tratta dei triangoli ugualmente orientati sia nelle ali anteriori che in quelle posteriori, e della presenza di due venature trasverse antenodali spesse e allineate (e quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate). Inoltre i maschi mostrano sempre il triangolo anale nelle ali posteriori, associato alla presenza di un netto angolo anale; così come è sempre presente il paio di orecchiette emergenti sui lati del 2° segmento addominale.

I maschi hanno generalmente un comportamento territoriale: rimangono in volo molto a lungo (definibili infatti come “volatori attivi”) pattugliando il proprio territorio o per scacciare altri maschi oppure in cerca delle prede di cui cibarsi o delle femmine con cui accoppiarsi. Le rare volte in cui possiamo osservare i maschi a riposo, li vediamo sempre in posizione "pendente" appesi a qualche posatoio, con la testa in alto e con l'addome che segue la verticale o che si solleva leggermente da essa. Le femmine, invece, sono molto elusive e si incontrano assai raramente dato che si riparano nella boscaglia anche in zone lontane rispetto ai corsi d’acqua di origine, affacciandosi su tali corsi d’acqua soltanto per l’accoppiamento e per la deposizione delle uova.

Nelle femmine la lamina vulvare è appuntita e nettamente sporgente oltre l’ultimo segmento addominale; questa caratteristica è legata alla modalità dell’ovideposizione: viene infatti effettuata in solitaria, quindi non in tandem, con la femmina che si pone in volo verticale, librata al di sopra dell’acqua su un tratto di ruscello poco profondo; poi con veloci e frequentissimi movimenti verticali “alto-basso” va ad inserire, tramite la sua lunga lamina vulvare, le uova nel fondo terroso o sabbioso del corso d’acqua prescelto. Questo movimento può ripetersi anche qualche centinaio di volte in pochi minuti.

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); la freccia singola indica la piccola zona in cui gli occhi sono a contatto tra di loro; le altre frecce indicano le uniche 2 tipiche venature antenodali più spesse e allineate.

 

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); la freccia indica l'orecchietta che si vede emergere dal fianco destro del 2° segmento addominale; nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

 

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento; le frecce indicano il tipico angolo anale in cui le ali posteriori perdono la loro "rotondità".

 

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); le frecce indicano le uniche 2 tipiche venature antenodali più spesse e allineate.

 

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); evidenziati i due tipici triangoli anali nelle ali posteriori.

 

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Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807).

 

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Femmina di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807); durante l'ovideposizione. Notare il suo assetto in verticale e la presenza di molti cerchi concentrici visibili sull'acqua. Cerchi che denunciano l'alta frequenza con cui la femmina immerge il proprio addome (e la relativa lunga e prominente lamina vulvare) per deporre le uova nel fondo sabbioso del torrente. Foto di Massimo Squarcini.

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7.3_ Gomphidae  Rambur, 1842

Famiglia di Anisotteri istituita nel 1842 dal medico ed entomologo francese Jules Pierre Rambur (1801 – 1870). Prende il nome dal genere Gomphus (Leach, 1815), considerato suo “genere tipo”.

Tale genere fu istituito nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836) che giustificava il nome scelto per la rassomiglianza tra un chiodo [in greco γόμφος (gòmphos) = chiodo, cuneo] e l’addome delle specie da lui descritte e inserite, appunto, tra i Gomphus: la parte terminale dell’addome, soprattutto dei maschi, poteva ricordare la testa di un chiodo in quanto ingrossata e dilatata rispetto al resto dell’addome che, di riflesso, poteva ricordare “corpo e punta” del chiodo stesso.

In Italia questa famiglia è rappresentata da 6 generi, per un totale di 8 specie. In dettaglio:
# genere Gomphus (Leach, 1815), con 2 specie: Gomphus pulchellus (Sélys, 1840) e Gomphus vulgatissimus (Linnaeus, 1758);
# genere Stylurus (Needham, 1897) con la sola specie Stylurus flavipes (Charpentier, 1825) [ = Gomphus flavipes (Charpentier, 1825) ];
# genere Lindenia (de Haan, 1826) con la sola specie Lindenia tetraphylla (Vander Linden, 1825);
# genere Paragomphus (Cowley, 1934) con la sola specie Paragomphus genei (Sélys, 1841);
# genere Onycogomphus (Sélys, 1854), con 2 specie: Onycogomphus forcipatus (Linnaeus, 1758) e Onycogomphus uncatus (Charpentier, 1840);
# genere Ophiogomphus (Sélys, 1854) con la sola specie Ophiogomphus cecilia (Fourcroy, 1785).

Gomphidae sono Anisotteri di grandezza media, con lunghezza tra i 40 e i 60 mm ad eccezione di Lindenia tetraphylla che può raggiungere gli 80 mm sia in lunghezza che in apertura alare. Si tratta di una famiglia facilmente distinguibile dalle altre grazie agli occhi che sono nettamente separati l’uno dall’altro. In questo potrebbero ricordare gli Zigotteri ma la taglia, la colorazione generale, il portamento e il comportamento non danno adito ad alcun dubbio in proposito; inoltre, nei Gomphidae, la distanza tra gli occhi è inferiore al diametro di un singolo occhio mentre tra gli Zigotteri la distanza è pari a circa il doppio del diametro di un singolo occhio.

La colorazione dei Gomfidi vede una alternanza tra giallo e nero, oppure tra verdastro e nero a seconda della specie; dando complessivamente un aspetto “tigrato” sia al torace che all’addome. La colorazione degli occhi è solitamente uniforme e varia dal verde al blu fino al turchese, a seconda della specie; può comunque mostrarsi verde o turchese in seno alla medesima specie anche in dipendenza dall’angolo di incidenza della luce.

Oltre alla distanza tra gli occhi, una delle caratteristiche di questa famiglia (come suggerisce l’etimologia) è data dall’ingrossamento evidente dei segmenti addominali 7°, 8° e 9° soprattutto nei maschi; nelle femmine tale ingrossamento addominale è meno accentuato.

In questa famiglia, così come nelle famiglie Cordulegastridae Aeshnidae, le ali anteriori e posteriori mostrano i triangoli ugualmente orientati, e hanno esattamente due venature trasverse antenodali spesse e allineate, quindi ben distinguibili dalle altre numerose venature trasverse antenodali che sono più esili e disallineate. E come nelle altre 2 suddette famiglie (eccetto che per il genere Anax) i maschi presentano un evidente triangolo anale, associato all’angolo anale e alla presenza di due ancor più evidenti orecchiette sporgenti dai lati del 2° segmento addominale. La distinzione tra i generi di questa famiglia è facilitata dalla morfologia, caratteristica di ciascun genere, che assumono le appendici addominali dei maschi.

L'habitat tipico è costituito da fiumi e corsi d’acqua in genere, con qualche specie che può svilupparsi anche presso acque ferme ma comunque di buona qualità. Si tratta di specie che amano particolarmente la stagione più calda e che preferiscono volare in pieno sole. Con cielo molto nuvoloso si mettono raramente in volo, preferendo ripararsi tra la vegetazione anche lontano dai corsi d’acqua. Sono comunque classificabili come “volatori riluttanti” poiché i maschi alternano brevi voli con numerose e lunghe soste: o su posatoi rappresentati da vegetazione al bordo delle zone acquatiche di riproduzione o direttamente e tipicamente sui sassi del greto su cui si fermano per riscaldarsi al sole, spesso con l’addome un poco rialzato rispetto all’orizzontale. Le femmine, come per le altre famiglie di Anisotteri (eccetto che per le Libellulidae) sono molto elusive e vivono appartate, tra la boscaglia anche lontano dall’acqua a cui necessariamente faranno ritorno per l’accoppiamento e la deposizione delle uova che viene effettuata non in tandem ma in solitaria.

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); evidente e caratteristica di questa famiglia è la distanza tra gli occhi.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce in alto indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate; quelle in basso indicano le evidenti e prominenti orecchiette ai lati del 2° segmento addominale. Nelle ali di sinistra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce di sinistra indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate; la freccia di destra mostra l'angolo anale. Nelle ali di destra sono stati evidenziati i triangoli per mostrare il loro simile orientamento.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce indicano le 2 evidenti venature trasverse antenodali più marcate e ben allineate.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); la freccia indica l'angolo anale dell'ala posteriore sinistra; nell'ala posteriore destra è stato evidenziato il triangolo anale.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); le frecce indicano le evidenti e prominenti orecchiette ai lati del 2° segmento addominale.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); evidente l'ingrossamento degli ultimi segmenti addominali. Foto di Enzo Orgera.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

 

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Femmina di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758). Foto di Massimo Squarcini.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); stavolta con occhi color turchese.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); stavolta con occhi color turchese.

 

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Maschio di Onycogomphus forcipatus ssp. unguiculatus (Linnaeus, 1758); foto di Enzo Orgera.

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7.4_ Corduliidae  Kirby, 1890 

Famiglia di Anisotteri istituita nel 1890 dall’entomologo inglese William Forsell Kirby (1844 - 1912); prende il nome dal genere Cordulia, considerato suo "genere tipo" e introdotto già nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836). In tale genere il Leach aveva inserito la specie Libellula aenea descritta da Linneo nel 1758, sinonimizzandola quindi col nome di Cordulia aenea (Linnaeus, 1758) e scegliendola come "specie tipo" del nuovo genere. Negli scritti del Leach non sono presenti riferimenti o motivazioni per la scelta del nome Cordulia. Tuttavia il nome deriva dalla parola greca κορδύλη (kordyle) che sta a indicare un rigonfiamento, una gobba, o anche una clava; in ciò richiamando l’aspetto dell’addome di Cordulia aenea che, quantomeno nei maschi, si presenta di forma nettamente clavata grazie all’ingrossamento progressivo dei segmenti 7° e 8° e alla successiva riduzione del 9° segmento.

Per quanto riguarda la fauna italiana, la famiglia Corduliidae annovera 2 generi, per 6 specie complessive. In dettaglio:
# genere Cordulia (Leach, 1815), con la singola specie Cordulia aenea (Linnaeus, 1758);
# genere Somatochlora (Sélys, 1871), con 5 specie: Somatochlora alpestris (Sélys, 1840), Somatochlora arctica (Zetterstedt, 1840), Somatochlora
       flavomaculata
 (Vander Linden, 1825), Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935) e Somatochlora metallica (Vander Linden, 1825).

N.B. Un tempo, sul territorio italiano, era presente anche un ulteriore genere di questa famiglia: il genere Epitheca (Burmeister, 1839), rappresentato dalla specie Epitheca bimaculata (Charpentier, 1825). Di questa specie se ne conoscevano alcune popolazioni in Trentino e in Veneto alla fine del 1800; ma dall’inizio del ‘900 non è stata più segnalata e attualmente viene  considerata estinta sul territorio italiano. 

Corduliidae sono Anisotteri di medie dimensioni con lunghezza che, a seconda della specie, varia dai 45 ai 55 mm, ad eccezione della Epitheca bimaculata che ha dimensioni maggiori ma che è considerata estinta in Italia. Diversamente dalle famiglie AeshnidaeCordulegastridae Gomphidae, nei Cordulidi l’ala anteriore mostra il triangolo con orientamento diverso rispetto a quello dell’ala posteriore; inoltre presentano tulle le venature trasverse antenodali allineate e di uguale spessore.

Queste tre caratteristiche (dimensioni, diverso orientamento dei triangoli e venature antenodali tutte simili tra di loro) sono in comune con la famiglia Synthemistidae e con la famiglia Libellulidae ma, per lo meno rispetto ai Libellulidi, le somiglianze finiscono qui.
Il colore dei Cordulidi, sia maschi che femmine, varia dal nero al marrone scuro, dal verde più o meno scuro al giallo; quasi sempre con riflessi metallici o bronzei su addome e torace. Non presentano mai alcun tipo di pruinosità. Gli occhi si toccano tra di loro più o meno estesamente e sono di un bel colore verde-smeraldo o verde-blu assai brillante e lucido; non a caso tra i nomi vernacolari italiani con cui sono indicati alcuni dei Cordulidi vi è la predominanza della parola “smeralda” (come Smeralda bronzeaSmeralda alpestreSmeralda meridionale, ecc.). L’addome, in particolare quello maschile, si mostra più o meno clavato; sempre nei maschi si osserva la presenza di orecchiette sui lati del 2° segmento addominale e la presenza dell’angolo anale sull’ala posteriore.

I maschi sono considerati “volatori attivi” in quanto raramente si posano ma volano con rapidità e persistenza, con repentini e inaspettati cambi di direzione e rari momenti di stallo, pattugliando di continuo e spesso a bassa quota i sotto-riva dell’ambiente acquatico, in cerca delle femmine o delle prede di cui cibarsi.
Quanto esposto più sopra si può così riassumere: osservare una libellula di dimensioni medie, con volo “nervoso” a scatti e incessante, con colori del corpo dalla lucentezza metallica e brillante, con occhi parimenti brillanti e di colore smeraldino rende immediato il suo riconoscimento come maschio appartenente alla famiglia Corduliidae o, al più, si tratta di una Oxygastra curtisii  della famiglia Synthemistidae (vedere più sotto).

Purtroppo la distinzione tra le singole specie (che spesso verte su piccole differenze morfo-cromatiche o sull'analisi delle venature alari) non è parimenti agevole proprio per la rarità con cui si possono osservare (e fotografare) i maschi posati, mentre riuscire a immortalarli in volo è altrettanto problematico vista la imprevedibilità delle traiettorie e la velocità del volo stesso. Difficoltà che potrebbero essere superate catturando gli esemplari con l’apposito retino… prassi che sarebbe meglio non seguire o, comunque, lasciare ai ricercatori/zoologi più esperti in materia. Per l’osservazione delle femmine le difficoltà aumentano visto che, come per le altre famiglie di Anisotteri (eccetto che per le Libellulidae), sono molto elusive e vivono appartate e lontane dall’ambiente acquatico di origine, tranne che nei momenti di riproduzione e di deposizione delle uova; deposizione che avviene in solitaria, non in tandem, e spesso al riparo e di nascosto tra la vegetazione riparia.

L’habitat in cui si sviluppano i Cordulidi varia, a seconda delle specie, dagli ambienti lacustri alle torbiere, fino ai corsi d’acqua più o meno corrente.

 

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Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); foto di Massimo Squarcini. Esemplare trovato morto al bordo di un torrente; semplice, in questo caso, fotografarne le ali per studiarne le caratteristiche. Qui di seguito qualche esempio.
# Si nota che le venature trasverse antenodali (qui se ne contano 8 nell'ala anteriore destra) sono tutte simili e ben allineate.
# In rosso sono tracciati i bordi dei triangoli: evidente il loro diverso orientamento con l'angolo più acuto che "guarda" in basso nel triangolo dell'ala anteriore, mentre in quella posteriore è rivolto verso l'apice dell'ala stessa.
Anche il conteggio delle celle interni al triangolo (2 in questo caso) permette di distinguere questo genere da altri generi della stessa famiglia (ad esempio Oxygastra curtisii presenta una cella sola).
# Nell'ala anteriore, in celeste, è stato evidenziato il subtriangolo: anche in questo caso il numero di celle (3) che lo compongono permette di distinguere questo genere da altri generi della stessa famiglia (ad esempio in Oxygastra curtisii il subtriangolo è composto una cella sola).
# Ancora nell'ala anteriore, evidenziata di verde, una tipica zona in cui è utile contare il numero di celle; in questo caso sono presenti 2 celle e ciò permette di separare questa e altre specie congeneri dalla simile Somatochlora alpestris in cui la stessa zona mostra 3 celle.
# Le 3 celle collocate nello spazio cubitale dell'ala posteriore (zona marcata di celeste) permettono di distinguerla (come per le sue congeneri) dalla simile Cordulia aenea che ne presenta soltanto 2.
# Il campo anale è “a forma di scarpa” (zona marcata di giallo nell'ala posteriore): indicazione che può essere utile (anche solo come riprova) per distinguere questa specie dalla relativamente simile Oxygastra curtisii che presenta il campo anale di forma diversa (“a forma di sacchetto”). 

 

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Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); foto di Massimo Squarcini.

 

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Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); foto di Massimo Squarcini. Notare come sia prominente, lunga e perpendicolare all'addome la lamina vulvare: caratteristica che accomuna questa specie con la simile Somatochlora metallica.

 

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Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); foto di Massimo Squarcini. Notare come sia prominente, lunga e perpendicolare all'addome la lamina vulvare: caratteristica che accomuna questa specie con la simile Somatochlora metallica.

 

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Femmina di Somatochlora meridionalis (Nielsen, 1935); foto di Massimo Squarcini. Particolare della testa.

 

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Maschio in volo di Cordulia aenea (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio in volo di Cordulia aenea (Linnaeus, 1758).

 

 

7.5_ Synthemistidae  Tillyard, 1911

La famiglia Synthemistidae (Tillyard, 1911) fu istituita dall’entomologo e geologo inglese-australiano Robert John Tillyard (1881 – 1937 ); prende il nome dal suo genere tipo, Synthemis  (Sélys, 1870). Sul territorio italiano ed europeo è rappresentata dal solo genere Oxygastra (Sélys, 1870), genere monospecifico che annovera la sola specie Oxygastra curtisii (Dale, 1834).

In effetti si tratta di una famiglia con specie e generi prevalentemente tipici dell'areale australiano o reperibili in Nuova Guinea. Un tempo considerata "sottofamiglia" della famiglia Corduliidae, viene attualmente considerata famiglia a se stante. Per quanto riguarda la specie Oxygastra curtisii alcune delle differenze dalle Corduliidae si riscontrano nei triangoli costituiti da una sola cella (quindi senza venature al loro interno), nella forma del campo anale e nella colorazione "tigrata" presente sull'addome con alternanza di colori verdi-marroni e di macchie dorsali di un bel giallo brillante; da qui il nome popolare, con cui spesso sono indicate, di "libellule coda di tigre". Mentre in comune con le Corduliidae è la generale colorazione brillante dai riflessi metallici e il comportamento tipico da "volatori attivi".

 

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  • Alessandro F changed the title to ODONATA_ 7 - Le famiglie del sottordine Anisoptera presenti in Italia_ IN LAVORAZIONE

7.6_ Libellulidae  Leach, 1815

Vasta ed eterogenea famiglia di Anisotteri, istituita nel 1815 dal biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790 – 1836). Prende il nome dal suo "genere tipo", Libellula (Linnaeus, 1758).

Il nome Libellula ha una gestazione assai particolare. Semplificando molto ci si potrebbe accontentare di una delle tre seguenti versioni: 1) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule in volo tengono le ali aperte a mo’ delle pagine di un libretto; 2) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule più grandi (cioè gli odierni Anisotteri) quando sono ferme a riposo si dispongono con le ali ben aperte e simili alle pagine di un libretto; 3) proviene dal latino libella, a sua volta diminutivo del latino libra = bilancia a due bracci, in quanto nel volo le libellule tengono le ali orizzontali.
In realtà il percorso etimologico del termine Libellula è diverso, più complesso e, per certi versi, sorprendente.

Lo zoologo e anatomista francese Guillaume Rondelet (1507 – 1566) pubblicò tra gli altri anche importanti lavori di carattere ittiologico. In uno dei suoi lavori (il “De piscibus marinis”, del 1554) denominò quello che oggi viene popolarmente indicato come “squalo martello” col nome di “Libella marina” per la somiglianza della testa di tale squalo con la “livella”, uno strumento medievale a forma di "T", impiegato dai falegnami. Sempre il Rondelet riprese questo nome nel 1555 per designare con “Libella fluviatilis” (= libella dei corsi d'acqua) le larve degli insetti che oggi chiamiamo Zigotteri, perché hanno anch’essi una testa particolare, con gli occhi sfalsati lateralmente in modo che osservandone una larva nel suo insieme essa può ricordare la forma di una "T". In seguito molti studiosi e naturalisti estesero l'uso del termine Libella a tutte le specie adulte (cioè anche alle imago e non solo alle larve) all’epoca conosciute.

Sulla falsa riga di questa prassi nomenclaturale, anche Linneo (1707 - 1778) utilizzò il nome Libella, ma scritto nel modo diminutivo (Libellula) nella prima edizione del suo Systema Naturae (1735). Non è dato sapere il motivo che indusse Linneo a coniare questo diminutivo: forse per significarne le piccole dimensioni o, più probabilmente, per seguire una prassi popolare che già indicava con vari diminutivi/vezzeggiativi alcune specie note all’epoca, come “virguncula” (da “virgo”) = piccola vergine o “puellula” (da “puella”) = fanciulla, signorina; o l’uso vernacolare francese dell’epoca, con Demoiselles (= signorine) per designare le specie più minute. Comunque sia, nella successiva decima edizione del Systema Naturae (1758), quella più famosa in cui appare per la prima volta la "nomenclatura scientifica binomiale", Linneo riprende il termine Libellula, ne fa un raggruppamento a sé e vi inserisce tutte le 18 specie all’epoca conosciute, descrivendole e classificandole tra i Neuroptera [dal greco νεῦρον (neuron) = nervo; e dal greco πτερόν (pter
òn) = ala; in riferimento alle ali ricche di nervature]. Collocò poi queste specie in 2 gruppi: in un gruppo appaiono le prime 16, descritte con "Alis patentibus acquiescentes" (= ali aperte a riposo) e corrispondenti a 16 specie degli attuali Anisotteri; nell'altro gruppo vi sono le rimanenti, descritte con "Oculi distantes remotique" (= occhi distanti e lontani) e corrispondenti a 2 degli attuali Zigotteri (Coenagrion puella e Calopteryx virgo).

Da Linneo in poi, con il progredire dello studio e del riordinamento tassonomico e sistematico, il raggruppamento generale delle Libellula nel senso linneiano, prenderà il nome di Odonata e figurerà, tassonomicamente parlando, prima come sottordine e infine come ordine. Fu istituito nel 1793 dall’entomologo, botanico e medico danese Johann Christian Fabricius, 1745 – 1808; l’etimologia, di cui il Fabricius non rilascia alcun riferimento scritto, potrebbe risalire al greco ὀδούς (òdous), ὀδoντος (òdontos) = dente, probabilmente in combinazione con una contrazione del termine greco γνάθος (gnàthos) = mascella; in riferimento al potente apparato masticatore di questi eccellenti cacciatori volanti. Altra possibile interpretazione etimologica, ma in definitiva con percorso simile, propone che il termine Odonata coniato dal Fabricius sia nato dalla contrazione del termine Odontognati, un raggruppamento di uccelli fossili risalenti al Cretaceo e caratterizzati dall’avere le mascelle provviste di denti.

Il termine Libellula andrà nel seguito a designare (scientificamente parlando) solo un particolare genere di tale ordine, Libellula (Linnaeus, 1758), genere che oggi comprende diverse decine di specie ma che in Italia è rappresentato da 3 sole specie: Libellula depressa (Linnaeus, 1758), Libellula fulva (Müller, 1764) e Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758).

Invece a livello popolar/nazionale il termine libellula, almeno in Italia, ha continuato a avere un significato onnicomprensivo: o per indicare (in modo grossolano) tutti gli Odonati indistintamente o, in modo un po’ più particolareggiato, per indicare esclusivamente gli Anisotteri; mentre agli Zigotteri viene riservato il nome (dal “sapore antico”) di Damigelle o Donzelle.

La famiglia Libellulidae, limitatamente al territorio italiano, è attualmente rappresentata da 12 generi per un totale di 31 specie. In dettaglio:
# genere Brachythemis (Brauer, 1868), con la sola specie Brachythemis impartita (Karsch, 1890);
genere Crocothemis (Brauer, 1868), con la sola specie Crocothemis erythraea (Brullé, 1832);
# genere Diplacodes (Kirby, 1889), con la sola specie Diplacodes lefebvrii (Rambur, 1842);
# genere Leucorrhinia (Brittinger, 1850), con 2 specie: Leucorrhinia dubia (Vander Linden, 1825) e Leucorrhinia pectoralis (Charpentier, 1825);
# genere Libellula (Linnaeus, 1758), con 3 specie: Libellula depressa (Linnaeus, 1758), Libellula fulva (Müller, 1764) e Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758);
genere Orthetrum (Newman, 1833), con 7 specie: Orthetrum albistylum (Sélys, 1848), Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837),
    Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758), Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798), Orthetrum chrysostigma (Burmeister, 1839),
    Orthetrum nitidinerve (Sélys, 1841) e Orthetrum trinacria (Sélys, 1841);
# genere Pantala (Hangen, 1861), con la sola specie Pantala flavescens (Fabricius, 1798);
genere Selysiothemis (Ris, 1897), con la sola specie Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825);
genere Sympetrum (Newman, 1833), con 10 specie: Sympetrum danae (Sulzer, 1776), Sympetrum depressiusculum (Sélys, 1841),
  Sympetrum flaveolum (Linnaeus, 1758), Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840), Sympetrum meridionale (Sélys, 1841),
  Sympetrum pedemontanum (Müller in Allioni, 1766), Sympetrum sanguineum (Müller, 1764), Sympetrum sinaiticum (Dumont, 1977),
  Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840), Sympetrum vulgatum (Linnaeus, 1758);
genere Tramea (Hagen, 1861), con la sola specie Tramea basilaris (Palisot de Beauvois, 1817);
# genere Trithemis (Brauer, 1868), con 2 specie: Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) e Trithemis kirby (Sélys, 1891);
# genere Zygonix (Sélys in Hangen, 1867), con la sola specie Zygonyx torridus (Kirby, 1889).

Alcune di queste specie sono tipiche dell’areale nordafricano ma assai rare sul territorio nazionale su cui possono comparire in seguito a sporadiche migrazioni. Ad esempio Zygonyx torridus tipica dell’areale sub sahariano ma che talvolta è avvistata nella Sicilia meridionale, oppure Tramea basilaris che dall’Africa tropicale ha fatto capolino negli ultimi anni anche all’isola di Linosa; o Sympetrum sinaiticum presente a Lampedusa e proveniente dall’Africa settentrionale in cui si riproduce, oppure Pantala flavescens, potente migratrice, che dalla Turchia, suo areale tipico per la riproduzione, è migrata anche in Italia senza tuttavia, così sembra, potervisi riprodurre a causa del clima non adatto.
E sempre a proposito del clima vi sono esempi di altre specie tipiche delle zone tropicali africane e fino a pochi decenni fa assenti sul territorio italiano ma che, a causa del cambiamento climatico in corso e del relativo aumento delle temperature medie stagionali, attualmente si sono ben acclimatate e ambientate anche in Italia, quanto meno in tutto lo Stivale centro-meridionale. Basti pensare a Trithemis annulata avvistata/segnalata in Sicilia negli anni ’70 e che sta colonizzando stabilmente sempre più vaste zone “risalendo” al Nord, sicuramente fino alla Pianura Padana, in alcuni siti diventando addirittura tra le libellule più presenti.
Viceversa alcune specie di Libellulidae un tempo più o meno frequenti nelle nostre Regioni alpine sembra stiano scomparendo essendo avvistate sempre più sporadicamente; è il caso di Leucorrhinia pectoralis, comune nell’Europa centro-settentrionale con areale che si protraeva anche in Trentino Alto-Adige e in Friuli-Venezia Giulia ma attualmente classificata a rischio di estinzione in Italia.

Quindi l’elenco di cui sopra non può considerarsi definitivo e completo ma, viceversa, sarà suscettibile di frequenti aggiornamenti come, del resto, occorrerebbe considerare per le tutte le altre famiglie di Odonati.

La presenza di così tanti generi e relative specie fa anche comprendere come questa dei Libellulidae sia una famiglia assai vasta ed eterogenea. Perciò gli elementi distintivi che la caratterizzano sono alquanto generali e spesso riguardano le differenze rispetto alle altre famiglie fin qui considerate.

A grandi linee si osserva che i Libellulidae sono Anisotteri di medie o medio-piccole dimensioni; hanno gli occhi a contatto tra di loro per un tratto più o meno esteso; diversamente dalle famiglie AeshnidaeCordulegastridae Gomphidae, nei Libellulidi l’ala anteriore mostra il triangolo con orientamento diverso rispetto a quello dell’ala posteriore e inoltre le venature trasverse antenodali si presentano allineate (tranne in qualche genere in cui le venature si interrompono a metà) e di uguale spessore. In ciò potrebbero ricordare i Cordulidi o i Sintemistidi che però hanno sempre colori con riflessi metallici e/o bronzei, cosa che non accade mai con nessuna specie di Libellulidi.
Nei Libellulidi sono sempre assenti sia le orecchiette ai lati del 2° segmento addominale sia il triangolo anale nell’ala posteriore; ala che si mostra sempre più o meno arrotondata alla base vista l'assenza dell'angolo anale. Le appendici addominali, sia nei maschi che nelle femmine, sono generalmente piccole e corte e comunque poco appariscenti se confrontate con quelle delle altre famiglie di Anisotteri.

Questi sono i principali elementi diagnostici che permettono di classificare un Odonata come appartenente alla famiglia Libellulidae.

A ciò si può aggiungere che i Libellulidi sono “volatori riluttanti” ad eccezione delle specie tipicamente migratrici, cioè quelle dei generi PantalaTramea Zygonyx che tuttavia, e come già accennato più sopra, sono abbastanza rare e sporadiamente presenti sul nostro territorio. Quindi è relativamente facile studiare e fotografare la gran parte dei Libellulidi “nostrani” tranquillamente posati su qualche sostegno: basta avere un po’ di pazienza e di perseveranza nel seguirli.

Molte specie di Libellulidi annoverano maschi che, a maturità, assumono colori sulle varie tonalità del rosso o rosso-violetto senza mai mostrare riflessi metallici, oppure colori cilestrini dati da una sostanza pruinosa che ne ricopre addome (tutto o in parte) e talvolta anche il torace. Solitamente il dimorfismo sessuale dei Libellulidi è netto: infatti le femmine (così come i maschi immaturi) hanno sempre colorazioni più smorte che vertono in predominanza sul marrone-giallognolo.

Alcuni generi di Libellulidae sono caratterizzati da nette e più o meno estese macchie colorate sulle ali, macchie che rappresentano un valido aiuto diagnostico.

Le venature trasverse antenodali, come già accennato, sono tutte simili e di pari spessore ma ciò non vale in assoluto perché alcuni generi presentano la venatura precedente il nodo dell’ala anteriore interrotta a metà ("incompleta"): caratteristica che è da considerarsi diagnostica quantomeno per delimitare la scelta entro un numero ristretto di generi.

Così come, per circoscrivere la scelta del genere (e, in qualche caso, della specie), può essere di aiuto il conteggio delle venature trasverse antenodali, il colore delle venature in generale, l'analisi di particolari zone alari come, ad esempio, il "campo discoidale", il "campo sub-nodale", la zona compresa tra la venatura "radio supplementare" (R-spl) e la "venatura intercalare" (R-i 3), ecc.

L’ovideposizione può avvenire, a seconda della specie, in tandem o con la femmina in solitaria, seguita o no dal maschio che le vola attorno; inoltre, data la gran quantità di specie presenti in questa famiglia, le modalità di deposizione delle uova sono numerose e particolari.

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Femmina di Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825); occhi che sono a contatto tra di loro per un tratto abbastanza lungo. Foto di Enzo Orgera.

 

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Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); le frecce mostrano sull'ala sinistra alcune delle venature trasverse antenodali, tutte complete, di pari spessore e ben allineate; il conteggio di tali venature trasverse antenodali vale 16 per l'ala destra e 15 per l'ala sinistra. Notare, in questa specie, anche le evidenti macchie scure alla base delle ali; all'interno di tali macchie le venature assumono un colore brunastro; al di fuori delle macchie le ali si mostrano trasparenti. In questa, come in altre specie, la pruinosità celestina diffusa sull'addome ne denuncia l'avvenuta maturità.

 

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Femmina immatura di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); occhi che sono a contatto tra di loro per un tratto assai breve.

 

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Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); occhi che sono a contatto tra di loro per un breve tratto.

 

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Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798); occhi che sono a contatto tra di loro per un piccolo tratto.

 

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Maschio di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano sull'ala destra alcune delle venature trasverse antenodali, tutte complete, di pari spessore e ben allineate; il conteggio di tali venature trasverse antenodali vale 12 per l'ala destra e 14 per l'ala sinistra; la freccia in basso mostra il profilo arrotondato alla base dell'ala posteriore per l'assenza dell'angolo anale; notare anche l'assenza del triangolo anale e la trasparenza delle ali.

 

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Maschio di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano sull'ala destra alcune delle venature trasverse antenodali, tutte complete, di pari spessore e ben allineate; il conteggio di tali venature trasverse antenodali vale 14 per l'ala destra e 15 per l'ala sinistra; la freccia in basso mostra il profilo arrotondato alla base dell'ala posteriore per l'assenza dell'angolo anale; notare anche l'assenza del triangolo anale e la trasparenza delle ali.

 

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Femmina di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di sinistra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano sull'ala destra alcune delle venature trasverse antenodali, tutte complete, di pari spessore e ben allineate; il conteggio di tali venature trasverse antenodali vale 11 per entrambe le ali; la freccia in basso mostra il profilo arrotondato alla base dell'ala posteriore sinistra per l'assenza dell'angolo anale; notare anche l'assenza del triangolo anale e la trasparenza delle ali eccetto alcune zone macchiate di giallognolo, prossime alle coste e alle basi delle ali.

 

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Femmina di Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano sull'ala sinistra alcune delle venature trasverse antenodali, tutte complete, di pari spessore e ben allineate; il conteggio di tali venature trasverse antenodali vale 6 per entrambe le ali; notare come le ali siano trasparenti e come alcune venature siano nettamente bianche.
Foto di Enzo Orgera.

 

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Femmina di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di sinistra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; la freccia in alto mostra, sull'ala sinistra, l'ultima venatura trasversa antenodale interrotta a metà, mentre le altre venature trasverse antenodali sono tutte complete, di pari spessore e ben allineate; in questo caso il conteggio delle venature trasverse antenodali per l'ala sinistra vale 7 e 1/2. Notare la trasparenza delle ali tranne piccole zone alla base delle ali posteriori.

 

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Maschio di Sympetrum sanguineum (Müller, 1764); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano, su entrambe le ali, l'ultima venatura trasversa antenodale interrotta a metà, mentre le altre venature trasverse antenodali sono tutte complete, di pari spessore e ben allineate; in questo caso il conteggio delle venature trasverse antenodali vale 6 e 1/2 per l'ala destra e 7 e 1/2 per l'ala sinistra); la freccia in basso mostra il profilo arrotondato alla base dell'ala posteriore per l'assenza dell'angolo anale; notare anche l'assenza del triangolo anale. Notare la trasparenza delle ali tranne piccole zone alla base delle ali posteriori.

 

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Maschio immaturo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; le frecce in alto mostrano, su entrambe le ali, l'ultima venatura trasversa antenodale interrotta a metà, mentre le altre venature trasverse antenodali sono tutte complete, di pari spessore e ben allineate; in questo caso il conteggio delle venature trasverse antenodali vale 6 e 1/2 per entrambe le ali). Notare la trasparenza delle ali tranne ridottissime zone alla base delle ali.

 

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Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); in rosso sono evidenziati i contorni dei triangoli delle ali di destra, anteriore e posteriore, per mostrarne il diverso orientamento; la freccia in alto mostra, sull'ala di destra, l'ultima venatura trasversa antenodale interrotta a metà, mentre le altre venature trasverse antenodali sono tutte complete, di pari spessore e ben allineate; in questo caso il conteggio delle venature trasverse sull'ala destra vale 10 e 1/2. Notare anche la presenza di alcune venature rosse e di evidenti macchie colorate soprattutto alla base delle ali posteriori, mentre per il resto le ali si presentano trasparenti.

 

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Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758); si contano 5 celle nel campo sub-nodale (evidenziato in verde). Infatti nella famiglia Libellulidae il solo genere Libellula presenta il campo sub-nodale con un numero di celle maggiore o uguale a 3; mentre tutti gli altri generi ne mostrano sempre solo 2.

 

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La colorazione e le caratteristiche morfologiche delle due libellule precedenti potrebbe dare l’impressione di trovarsi di fronte a due esemplari della stessa specie, col dubbio determinativo tra Orthetrum brunneum o Orthetrum coerulescens. Il primo esemplare è un maschio, come si deduce dalla stretta vicinanza delle sue appendici addominali; per l’esattezza è un maschio immaturo visto che a maturità i maschi della famiglia Libellulidae perdono quella colorazione giallognola (tipica invece delle femmine) per assumere tutt’altra colorazione più o meno vistosa. Il secondo esemplare è una femmina (appendici addominali discoste e più o meno parallele tra di loro). Potrebbero quindi rappresentare maschio e femmina della stessa specie.
Tuttavia la presenza delle celle “raddoppiate” (segnate con i puntini rossi: 7 celle raddoppiate) tra la venatura "radio supplementare" (R-spl) e la "venatura intercalare" (R-i 3) nella prima foto e, di contro, l’assenza di celle raddoppiate nella seconda foto, ne dichiarano la specie: maschio immaturo di Orthetrum brunneum il primo e femmina di Orthetrum coerulescens la seconda.
Statisticamente è stato infatti rilevato che Orthetrum brunneum (in entrambi i sessi) presenta in quella zona un numero di “celle raddoppiate” variabile da 4 a 9 (e raramente, al minimo, 3); mentre Orthetrum coerulescens, sempre statisticamente e in entrambi i sessi, non ne presenta alcuna o, al massimo 2 o 3. Vero è che sono regole empiriche e statistiche e che quindi qualche volta si potrebbe anche incappare nella rara o rarissima eccezione, ma la loro applicazione è ritenuta valida e probante “quasi” sempre, tranne nei casi dubbi (ad esempio trovarsi con 3 celle raddoppiate e non aver la possibilità di osservare altre caratteristiche morfocromatiche).

 

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Maschio di Orthetrum coerulescens; determinazione dovuta all'assenza di celle raddoppiate in quella tipica zona tra la venatura "radio supplementare" (R-spl, colorata in blu) e la "venatura intercalare" (R-i 3, colorata in giallo); determinazione che non può essere confermata dalla fronte che qui non si vede (e che in questa specie si presenta di colore bruno più o meno chiaro mentre nella simile Orthetrum brunneum è celeste); anche il pterostigma assai allungato può essere indicativo; così come l'addome ben affusolato.

 

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Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); solo due celle compongono il campo sub-nodale, caratteristica di tutti i generi della famiglia  Libellulidae tranne che nel genere Libellula in cui il campo sub-nodale mostra 3 o più celle.

 

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Campo discoidale che si allarga progressivamente, anche con conseguente aumento del numero di file di celle che, in definitiva, si presentano "disordinate"; in Orthetrum albistylum (Sélys, 1848).

 

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Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); a contatto col triangolo il campo discoidale di questa specie è composto da 3 distinte file di celle ma che poi aumentano disordinatamente di numero contribuendo a renderlo più largo in prossimità del bordo inferiore dell’ala; osservazione che è sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile (a uno sguardo superficiale) Trithemis annulata in cui il campo discoidale, sempre composto unicamente da 3 file di celle, si restringe progressivamente.

 

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Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); il campo discoidale di questa specie è composto unicamente da 3 file di celle e si restringe progressivamente. Osservazione sufficiente a distinguere questa specie dalla relativamente simile Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) in cui il campo discoidale si allarga progressivamente.

 

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Copula di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832).

 

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Maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832); notare come la colorazione del maschio immaturo sia ben lontana dalla colorazione di un rosso vivace che acquisirà a maturità.

 

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Femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758). Notare la pruinosità cilestrina che ricopre gran parte dell'addome.

 

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Maschio di Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758). Evidenti le macchie colorate sulle 4 ali.

 

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Femmina in ovideposizione di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848); la femmina, in questa specie, è solitamente seguita in volo dal maschio che la proteggerà dagli "attacchi" di altri maschi conspecifici che tenteranno di catturarla per effettuare una nuova copula.

 

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Maschio immaturo di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848). Notare la colorazione più simile a quella femminile che a quella dei maschi maturi.

 

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Copula di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758). Notare la pruinosità cilestrina che ricopre gran parte del dorso dell'addome del maschio.

 

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Femmina in ovideposizione di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758); in questa specie la femmina depone in solitaria (spesso col maschio che la segue in volo per impedire ad altri maschi conspecifici di catturarla e effettuare una nuova copula). La femmina vola a pelo d'acqua e regolarmente abbassa il proprio addome a "bucare" l'acqua con l'ovopositore da cui farà uscire le uova singolarmente o a piccoli gruppetti.

 

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Maschio neo-sfarfallato di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758). Colori assai lontani da quelli che acquisirà a maturità.

 

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Maschio e coppia in copula di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798). Notare la pruinosità cilestrina che ricopre il dorso dell'addome dei maschi.

 

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Femmina di Selysiothemis nigra (Vander Linden, 1825); foto di Enzo Orgera.

 

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Maschio, nella posa ad "obelisco", di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840).

 

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Maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840); notare come la colorazione del maschio sia ben lontana dalla colorazione che acquisirà a maturità.

 

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Copula di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841).

 

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Tandem in volo e in ovideposizione di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841); la femmina, in questa specie, è solitamente accompagnata in volo dal maschio direttamente in tandem, in modo da impedire ad altri maschi conspecifici di catturarla per effettuare una nuova copula. Non è raro, comunque, vederla deporre anche in solitaria. La deposizione avviene con la femmina in volo che lascia cadere direttamente le uova dall'alto; solitamente le uova cadono a terra (non sull'acqua) in una zona più o meno asciutta ma che, con le piogge autunnali successive, sarà sommersa dall'acqua. In foto si vedono 2 uova che stanno uscendo dalla vulva, più qualche uovo già espulso.

 

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Femmina di Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) che sta compiendo l'ovideposizione in solitaria

 

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Copula di Sympetrum sanguineum (Müller, 1764).

 

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Maschio immaturo di Sympetrum sanguineum (Müller, 1764); notare come la colorazione del maschio immaturo sia assai simile a quella della femmina, mentre è ben lontana dalla colorazione che acquisirà a maturità.

 

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Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840).

 

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Tandem in volo e in ovideposizione di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840); la femmina, in questa specie, è seguita in volo dal maschio che la proteggerà dagli "attacchi" di altri maschi conspecifici che potrebbero tentare di catturarla per effettuare una nuova copula. La deposizione delle uova avviene direttamente in acqua (o anche su vegetazione acquatica semisommersa) con il tandem che si dispone in assetto verticale permettendo all'addome della femmina di tuffare il suo ovopositore sotto il pelo dell'acqua.

 

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Tandem in volo di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840).

 

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Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); notare le evidenti macchie ambrate alla base delle ali posteriori.

 

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Maschio di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807); nella tipica posizione da "obelisco", per riscaldarsi al sole.

 

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Due maschi a confronto su uno stesso posatoio: in alto a destra Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807),
più in basso 
Crocothemis erythraea 
(Brullé, 1832).

 

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Due maschi a confronto su uno stesso posatoio: in alto a sinistra Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807),
più in basso 
Orthetrum cancellatum 
(Linnaeus, 1758).

 

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Due maschi a confronto: in volo sulla destra Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807),
fermo sul posatoio 
Orthetrum cancellatum 
(Linnaeus, 1758).

 

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Femmina di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) durante l'ovideposizione, effettuata in solitaria e con la femmina che si pone in assetto verticale, tuffando la punta del proprio addome nell'acqua con movimenti rapidi e veloci.

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