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Amanita echinocephala (Vittad.) Quél. 1872


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Amanita echinocephala (Vittad.) Quél. 1872

Tassonomia
 
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Agaricales
Famiglia Amanitaceae

Etimologia
L'epiteto Amanita deriva dal greco Ἀμανὶτης [Amanitos] = fungo del monte Amano, da Ἄμανος [Amanos] = Amano, catena di monti tra la Cilicia e la Siria, nella Turchia asiatica, dove questa specie sembra fosse abbondante in antichità.

Cappello
subgloboso, poi convesso ed a maturità piano, ornato da verruche appuntite di forma conico-piramidale presto caduche a partire dal margine.

Lamelle
Molto fitte, intercalate da lamellule di varia lunghezza, di colore biancastro con riflessi glauchi.

Gambo
Il gambo è cilindrico, attenuato verso l'apice e con base bulbosa-radicante infissa nel terreno.

Anello
Sul gambo è presente un'anello membranoso, ampio, supero, striato e munito di ornamentazioni al margine.

Volva
Dissociata in verruche tronco-coniche, distribuite in cercini su tutta la base.

Commestibilità e Tossicità
Fungo che deve essere considerato velenoso in quanto responsabile di sindrome norleucinica o nefrotossica o smithiana.

Specie simili
Amanita boudieri Barla, fruttifica solitamente in primavera, ha un portamento meno massiccio ed un'anello molto cremoso, caduco, si dissolve senza lasciare traccie sul gambo;
Amanita strobiliformis (Paulet ex Vittad.) Bertill., si differenzia per il cappello ricoperto da placche irregolari grigiastre e per la consistenza dell'anello presto dissolto in fioccosità cremose;
Amanita vittadini (Moretti) Vittad., si caratterizza per le squame che rivestono l'intero carpoforo;
Amanita gracilior Bas & Honrubia, come indica l'epiteto dovrebbe avere un portamento più gracile, il cappello non dovrebbe superare i 5 cm di diametro, oltre ad avere spore di forma cilindrica.

Regione Umbria; Ottobre 2012; Foto di Mario Iannotti.

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Primordio.

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Macro del cappello con le verruche appuntite di forma conico-piramidale presto caduche a partire dal margine.

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Macro del cappello con le verruche appuntite di forma conico-piramidale presto caduche a partire dal margine.

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Macro del cappello con le verruche appuntite di forma conico-piramidale presto caduche a partire dal margine.

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Amanita echinocephala (Vittad.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini.

In greco echìnos indica il porcospino; da qui, per estensione, l’elemento echino- impiegato come prefisso per indicare qualcosa di spinoso, aculeato. Inoltre, sempre dal greco, kefalê indica testa, capo; da cui il latino scientifico cephalus con identico significato. Quindi, letteralmente, si tratta di un’Amanita col capo (cappello) spinoso, dotato di aculei.
Epiteto più appropriato non poteva essere scelto per questa bella Amanita! Caratteristico è infatti il suo cappello decorato da molte verruche appuntite o di forma conico-piramidale: aspetto che aiuta a determinarla con facilità direttamente sul campo.
Il cappello (da 6 a 15 cm di diametro) è inizialmente subgloboso emisferico, poi convesso, piano-convesso e, a maturità, piano o addirittura un po’ depresso; complessivamente, si presenta di colore grigio chiaro o grigio-argentato, ma anche grigio-brunastro chiaro in alcuni esemplari, mentre le verruche sono bianco-grigiastre, più fitte verso il centro e più rade verso il margine; tali verruche aderiscono alla cuticola negli esemplari giovani, poi tendono a divenire detersili con l’età, soprattutto a partire dal margine. Lamelle fitte, di colore bianco-crema con riflessi crema-verdolino in età, a causa della colorazione sporale che in questa specie è color crema con sfumature verdognole.
Gambo cilindrico, bianco, attenuato all’apice e bulboso alla base, quasi liscio sopra l’anello e decorato di squamosità bianche al di sotto. Anello pendulo, ampio e membranoso, persistente (eventualmente fugace a maturità), striato e col bordo ornamentato da fioccosità. La volva è biancastra e friabile, si dissocia fin da giovane in piccole squamette fioccose che vanno ad aderire sul bulbo basale e sulla parte inferiore del gambo.
Specie abbastanza rara, cresce all’interno o al bordo di boschi termofili di latifoglie, anche lungo sentieri e stradelle, in estate-autunno.
Nonostante in alcuni testi venga ritenuta specie commestibile dopo adeguata cottura, si tratta in realtà di specie velenosa in quanto responsabile di sindrome norleucinica o nefrotossica o smithiana.
Specie simili nella colorazione generale, ma facilmente distinguibili ad un attento esame, possono essere: Amanita vittadini caratterizzata da belle squame fioccose e in rilievo che ne rivestono cappello e gambo; Amanita strobiliformis che ha cappello cosparso di placche verrucose più o meno ampie e irregolari, con anello fioccoso e cremoso (come di burro che si scioglie sotto le dita); Amanita boudieri, specie solitamente primaverile, che è più piccola, ha squamette sul cappello meno appuntite o piatte, irregolari, con anello cremoso e fugace, presto dissolto senza lasciare tracce sul gambo; Amanita ovoidea e Amanita proxima che hanno cappello liscio o tutt’al più con rare placche, residui del velo, di colore rispettivamente bianco-crema e ocra.

Esemplare reperito al bordo di una boscaglia con latifoglie varie.

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Particolare del cappello e degli "aculei".

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Anello decorato.

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Volva dissociata in varie squamette.

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