Alessandro F Posted November 23, 2019 Author Share Posted November 23, 2019 Panellus stypticus (Bull.: Fr.) Karsten ; Regione Toscana; Novembre 2019; Foto di Alessandro Francolini. Lignicolo annuale. A gruppi numerosi anche sovrapposti, su rami caduti preferibilmente di latifoglia. Caratteristico è il gambo rudimentale e rastremato verso il supporto. Cappello di colore dal bruno-ocraceo al beige, asciutto, poco zonato. Lamelle sui toni “cannella”, fitte, con molte lamellule e anastomosi sul fondo; si interrompono bruscamente all’annessione sul gambo. Carne dal sapore astringente (stiptico) amarognolo. Dopo una relativa lunga masticazione si avverte una sgradevole sensazione paragonabile al “mal di gola”. Prima situazione: esemplari intrisi di pioggia nati su una vecchia ceppaia di Cerro. In colonia con elementi talmente appressati e cespitosi che, da lontano, poteva far pensare anche ad altre specie. I caratteri morfocromatici e la sgradevole sensazione astringente (e da "mal di gola") alla masticazione fugano ogni dubbio. Seconda situazione: su corteccia, gregari ma non cespitosi Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 23, 2019 Author Share Posted November 23, 2019 Rhodocollybia butyracea (Bull. : Fr.) Lennox; Regione Toscana; Novembre 2019; Foto di Alessandro Francolini. = Collybia butyracea (Bull. : Fr.) Kummer Tipici e comuni funghi di lettiera: il loro micelio vive inserito tra le fibre di foglie o aghi o rametti marcescenti, da cui traggono nutrimento. Caratterizzati da una cuticola grassa e untuosa (che a toccarla ricorda la sensazione del contatto con il burro), igrofana e lucida; da un gambo bulboso o comunque ingrossato alla base che reca attaccati residui miceliari e resti di substrato. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 82, Pag. 189: “Priva di interesse alimentare, è una specie che ha una grande importanza per l’ambiente perché si nutre di sostanze organiche che sottrae alle foglie e agli aghi depositati sul terreno nei boschi. È uno “spazzino” naturale che contribuisce a tenere puliti i boschi liberandoli dai residui che si depositano al suolo su foglie e aghi. In questo modo mantiene costanti le condizioni ambientali per la vita degli alberi e del bosco con tutti i suoi abitanti.” Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 23, 2019 Author Share Posted November 23, 2019 Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Novembre 2019; Foto di Alessandro Francolini. = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer Specie ottima commestibile; riconoscibile per le grandi dimensioni, per la forma tipica ad “imbuto” che acquista con la crescita (potrebbe a grandi linee ricordare un “imbutino” [Clitocybe gibba = Infundibulicybe gibba] ma di notevoli dimensioni), per l’umbone centrale persistente sia nei giovani esemplari che in quelli maturi, per le lamelle decorrenti, per il sapore gradevole e delicato e per l’odore (anche intenso) variamente interpretato: di lavanda, di mandorle dolci, fruttato, ecc. Da giovanissimo assume tutt’altra forma di quella definitiva, col gambo decisamente più appariscente del cappello, mentre questo è, in proporzione, molto più piccolo e con orlo fortemente involuto. Conosciuto anche col nome volgare di “Cimballo”; data la sua bontà molti cercatori tengono gelosamente segrete le stazioni di crescita come avviene per i “Prugnoli” (Calocybe gambosa). Il tipico e piccolo umboncino nel centro del cappello degli esemplari molto grandi e maturi può essere di aiuto, premendolo con un dito, per capire se il fungo è in buone condizioni oppure no: se risulta consistente e duro allora il fungo è in "ottime" condizioni; se invece è cedevole e morbido o molliccio allora il fungo è di solito invaso dalle larve oppure troppo vecchio. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 52, Pag. 156: “Cresce in autunno, anche inoltrato, dopo abbondanti piogge, isolato o a gruppi di numerosi individui, disposti in circoli o file, tra l’erba o nei rovi, al limitare dei prati e nelle radure boschive di latifoglie. Di ottima qualità il cappello; il gambo, soprattutto negli esemplari più maturi, risulta stopposo e coriaceo e deve essere scartato. Molto apprezzato in tante zone d’Italia, in altre è praticamente sconosciuto. In realtà molti cercatori di funghi, a novembre, sospendono ogni attività di ricerca e, come suol dirsi, “appendono il cesto al chiodo” o comunque quasi nessuno in questo momento stagionale frequenta i prati e i pascoli. I pochi che continuano a cercare funghi nella stagione fredda, dedicano attenzione ai boschi planiziali, alle pinete di rimboschimento collinari, alle rive fluviali.” Giovani esemplari: In fila indiana, tra l'erba alta: A destra un "cimballo" in ottime condizioni (gastronomicamente parlando); a sinistra un esemplare di grandi dimensioni (cappello di 20 cm di diametro) con l'umboncino ormai molliccio e subito cedevole al tatto: quindi quasi sicuramente invaso dalle larve e perciò lasciato sul terreno a sporulare. Questi ottimi funghi sono fedeli alle zone di crescita (cimballaie), solitamente tenute segrete dai cercatori che le conoscono. Tuttavia, per mentenere in vita tali cimballaie è consigliabile non raccogliere esemplari vetusti (che possano quindi tranquillamente finire il proprio ciclo e sporulare completamente) né, ovviamente, raccogliere troppi esemplari giovanissimi. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts