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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy (1948)

    Sinonimi
    Umbilicus pendulinus
    DC. (1832)
    Umbilicus vulgaris Batt. & Trab. (1905)
    Cotyledon umbilicus-veneris L. (1753)
    Cotyledon rupestris Salisb. (1796)
    Cotyliphyllum erectum Link (1831)

    Tassonomia
    Divisione: Magnoliophyta
    Classe: Magnoliopsida
    Ordine: Rosales
    Famiglia: Crassulaceae

    Nome italiano
    Ombelico di Venere comune; Cappellone; Orecchio di abate

    Etimologia
    L'epiteto generico deriva dal latino umbilicus = ombelico; in riferimento alla depressione presente al centro delle foglie.
    L'epiteto specifico, rupestris, fa riferimento alla ecologia "rupestre" delle specie di questo genere. Dal latino rupes = rupe, dirupo.

    Descrizione
    Pianta perenne, glabra, succulenta e carnosa, con fusto tuberoso alla base, eretto o ascendente, cilindrico, alto fino a 50 cm. Radice a tubero sferico.

    Foglie
    Le foglie radicali sono carnose, rotonde o reniformi, peltate e ombelicate, con margine inegualmente dentato, e lungamente picciolate; le foglie cauline sono cuneate alla base.

    Fiori
    I fiori, sono portati in un racemo allungato, raramente ramificato, formato da moltissimi fiori che hanno il calice a 5 sepali, diviso fino a metà. La corolla è giallastra, rossastra, bianchiccia o verdognola, tubuloso-campanulata a lobi ovali. In genere i fiori sono pendenti o più o meno orizzontali.

    Frutti
    Sono folliceti costituiti da carpelli, con tantissimi e minuti semi bruni oblunghi.

    Periodo di fioritura
    Fiorisce da marzo a giugno, fino a 1100 metri.

    Territorio di crescita
    È presente su tutto il territorio italiano, ad esclusione di: Valle d'Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche.

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    Habitat
    Cresce su terreni aridi o vecchi muri umidi, ma non esposti direttamente al sole.

    Somiglianze e varietà
    Umbilicus chloranthus
    Heldr. & Sart. ex Boiss. (1872)
    Umbilicus horizontalis (Guss.) DC. (1828)

    Specie protetta
    Non risultano esserci norme di protezione che tutelano questa pianta in Italia.

    Costituenti chimici
    La pianta contiene: sali minerali, tannino, mucillagini, gomme, trimetllamina, malato di calcio, sale di ammonio, nitrato di potassio, ossido di ferro, cellulosa, clorofilla e una sostanza colorante gialla. La pianta fresca è composta al 95% di acqua.

    Uso Alimentare
    Umbilicus rupestris è compreso nell’elenco delle specie spontanee della flora erbacea pugliese, utilizzabili come ortaggi e piante da condimento. Le parti eduli sono le foglie, che si possono utilizzare per insaporire le insalate.

    Uso Cosmetologico
    Il succo delle foglie fresche ha proprietà emollienti e detergenti.

    Uso Farmacologico
    Ricerche etnobotaniche sull’interesse farmacologico delle piante medicinali spontanee hanno riconosciuto l'efficacia di questa specie nelle patologie della pelle.

    Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

    Medicina alternativa e Curiosità
    Nel ponente ligure è chiamata “erba dei calli”,  perché le foglie, succose, venivano poste sopra i calli, ma anche sui duroni, per evitare lo sfregamento con l'interno delle scarpe. In Ogliastra ( Sardegna centro-orientale ) la medicina popolare utilizza le foglie fresche applicate direttamente come vulnerarie e antiinfiammatorie. Le foglie sbucciate sono usate nella cura dei foruncoli, per facilitarne il riassorbimento. Il succo fresco delle foglie è usato nella cura dell’herpes. In passato, per un certo periodo, in Inghilterra questa specie si era fatta una buona reputazione come rimedio per l’epilessia. L’uso fu poi abbandonato quando la ricerca ne dimostrò l’assenza di valore. Nell’ Oxford Dictionary of Plant Lore è riportato un uso insolito di Umbilicus rupestris, in quanto indicatore dell’umidità metereologica. Dopo aver pressato e unito l’una con l’altra due foglie le si getta in aria: se quando cadono a terra sono ancora unite la pioggia è vicina, se si separano c’è da aspettarsi tempo asciutto.

    Note
    Nel linguaggio dei fiori è consigliato a chi si sente solo e non riesce a stabilire contatti e comunicazione autentiche e profonde col prossimo. Indica la trasparenza.

    Scheda di proprietà AMINT realizzata da Marika, Annamaria Bononcini e Pietro Curti- Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

    Link utili
    Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

     

    Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy (1948); foto di Marika Ligure.

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  2. Larix decidua L.

    Sinonimi
    Pinus larix L.
    Larix europaea DC.
    Larix larix (L.) H.Karst.

    Tassonomia
    Regno Plantae
    Divisione Pinophyta
    Classe Pinopsida
    Ordine Pinales
    Famiglia Pinaceae

    Nome italiano
    Larice comune

    Etimologia
    Larix dal latino larice, decidua da decidu-us, -a, -um = che cade (dal verbo dècid-o, -is, i, ere [de + cado] = cadere da, o, semplicemente, cadere)

    Descrizione
    Pianta delle conifere, originaria dell'Europa centrale, ha chioma di forma conica e fusto diritto, con corteccia a placche di colore rossastro, allargato alla base. Molto longevo, in autunno gli aghi si colorano di giallo oro e successivamente cadono in inverno. Le foglie sono aghi, riuniti a mazzetti che ne portano fino a trenta, di colore verde, distribuiti su tutta la circonferenza del ramo, non sono pungenti; pur facendo parte delle conifere è una pianta a foglie caduche, che diventano giallo oro, prima del rigore invernale e quindi prima del loro distacco dai rami.

    Fiori e Frutti
    I fiori femminili sono di un bel colore rosso appariscente, eretti sui rami, i maschili piccoli e di colore verdastro/giallastro, pendono dai rami. Fiorisce da aprile a maggio/giugno, secondo la fascia vegetazionale di crescita. I frutti sono pigne (o strobili), prima verdi e poi, a maturazione, bruno-chiari, contenenti piccoli semi alati; possono persistere sui rami anche dopo parecchio tempo dalla caduta dei semi.

    Territorio di crescita
    Cresce spontanea nel nord Italia, partendo dall'Appennino fino all'arco alpino, dove forma anche dei boschi. Oppure convive in promiscuità con l’abete bianco e l’abete rosso. Preferisce i boschi montani, freschi e luminosi, spingendosi fino a 2400 m s.l.m. Non risultano essere presenti nel territorio nazionale norme di protezione per questa pianta.

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    Specie simili
    Può confondersi con Larix kaempferi (Lamb) Carriere o Larice del Giappone, in Italia presente solo nei giardini, non allo stato spontaneo.

    Medicina alternativa e curiosità
    Nei fiori di Bach, è usato l'estratto, per recuperare la stima di sè stessi, superando sconforto ed eventuale aspettativa di insuccesso. La parte interna della corteccia è astringente, balsamica, diuretica, espettorante, stimolante e vulneraria. Il suo uso principale è come espettorante nelle bronchiti croniche e, per uso interno, nel trattamento di cistiti ed emorragie. Un estratto a freddo della corteccia può venire usato come lassativo oppure, applicato sulla pelle, nel trattamento di eczemi cronici e della psoriasi. Dalla resina si ottiene la turpetina, una sostanza che ha potere antisettico, balsamico, diuretico, emostatico e vermifugo. È un valido rimedio nel trattamento di malattie del rene e della vescica, nelle affezioni reumatiche e nelle affezioni respiratorie.

    Usi e costumi
    Il legno di Larice è molto resistente agli agenti atmosferici, è pregiato, se ne fanno mobili, e intelaiature navali, e in passato pali telegrafici per la robustezza che ha nei confronti della pioggia. Questo albero occupa una posizione importante nel folklore europeo nel quale è tradizionalmente considerato una difesa contro gli incantesimi e gli spiriti maligni. Un collare di corteccia di larice veniva talvolta indossato dai bambini, come protezione dallo sguardo del demonio. La solidità a la durevolezza del legno di questa pianta sono noti dalle epoche più remote, non a caso i romani lo usavano spesso per costruire le loro barche.

    Uso alimentare e costituenti chimici
    In estate dalle foglie trasuda la cosidetta "manna di Briançon", con la quale le api producono un ottimo miele. La parte interna della corteccia è commestibile sia cruda, sia seccata e polverizzata, anche mescolata con cereali. Può essere usata per fare il pane. I nativi americani ricavavano un tè dalle punte dei giovani germogli e dagli aghi. Dalla corteccia si ricava la Trementina veneta, così detta perché un tempo, il commercio di questo prodotto era incentrato a Venezia, che contiene oli essenziali e laricina, gomma, resine, acido tannico da cui si ottiene un acido volatile (laricina), alfa pinene, delta 3 carene, beta pinene, beta pyrone.

    Uso farmacologico
    Gli oli essenziali e la laricina sono validi ausili nella cura dei catarri bronchiali e vescicali. Svolgono azione antisettica, usati come sciroppo, nelle affezioni delle vie respiratorie e urinarie. Per uso esterno, sono valide le inalazioni, assieme a timo e all’eucalipto. In soluzione aiuta a cicatrizzare le piaghe cutanee. Nel durame (cuore del legno) è presente l'Arabinogalactan, un polisaccaride che offre benefici come prebiotico e modulatore del sistema immunitario. Studi recenti ne mettono in luce il potenziale trattamento di malattie croniche, incluso il cancro. Ricco di fibre può essere usato come integratore alimentare per ripristinare la flora batterica dell'intestino.

    Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

    Scheda di proprietà AMINT realizzata da Marika e Pietro Curti, cartina realizzata da Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

    Link utili

    Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

    Larix decidua L.; foto di Marika

    Albero intero.

    Marika.jpg

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