Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 600 metri; bosco di Castagno Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. Dal TUTTO FUNGHI pag. 310: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.” Ancora nella conformazione a mazza di tamburo Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. Esemplare maturo Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 600 metri; sotto Castagno Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser Cuticola tipicamente lacerata a forma di stella, con evidenti squame brunastre su fondo crema-pallido; le squame si staccano facilmente dalla cuticola. Gambo con anello semplice; il gambo è liscio e crema chiaro sopra l'anello e al di sotto è screziato da fini bande bruno-rossastre-chiare che lasciano intravedere il fondo crema pallido. E' simile a M. excoriata che però presenta la squamatura sul cappello meno geometricamente pronunciata ed ha il gambo più liscio, non screziato ma appena pruinoso-vellutato. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 600 metri; su lettiera di foglie di Castagno Mycena epipterygia s.l. Bella e delicata Mycena, assai comune, con habitat alla base di tronchi o ceppi, o su lettiera di aghi o foglie in decomposizione sul suolo. Il nome specifico deriva da epi = sopra e pterix = ala (protezione) e richiama il fatto che il cappello (e spesso anche il gambo) è ricoperto da una pellicola vischiosa protettiva. Tale pellicola (soprattutto a tempo umido) se afferrata con i polpastrelli della mano, si lascia staccare o allungare elasticamente. Riconoscibile macroscopicamente da altre Mycena per alcuni caratteri: cappello ricoperto da quella pellicola glutinosa (separabile con tempo umido; la presenza di glutinosità è però comune a molte altre Mycena), con colori che vanno dal giallo al giallo-grigio, grigio-bruno, bianco-ocraceo (a seconda delle varietà); gambo più o meno translucido da giallo a giallo-verdognolo, giallo-bruno, bianco, a volte bianco translucido in alto e bruno in basso (a seconda delle varietà), assenza di tonalità bluastre alla base, spesso ricoperto dalla pellicola glutinosa asportabile; filo delle lamelle anch’esso ricoperto da un sottile strato elastico di glutine asportabile con un ago. Ne esistono numerose varietà riconoscibili per caratteri microscopici e cromatici (che però non sono sempre costanti) Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Mycena epipterygia s.l. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 600 metri; su Castagno Mycena cfr. inclinata (Fr.) Quél. Bella Mycena delimitabile con sicurezza solo tramite microscopia; dal punto di vista macroscopico possono essere di aiuto indicativo il gambo elastico, curvo e flessuoso, sovente bicolore (biancastro in alto e via via sfumando al grigio-bruno-rossastro in basso); il cappello ben striato fino a oltre metà raggio, di solito con umbone anche pronunciato; il margine del cappello denticolato, quasi bianco e comunque sempre più chiaro del resto del cappello; il sapore della carne rancido-farinoso e l’odore sgradevole anch’esso, rancido. Cresce normalmente cespitosa su ceppaie o corteccia di tronchi di latifoglie (Quercia, Faggio e Castagno in particolare), più raramente presso conifere. Due esemplari isolati, tra la corteccia Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 700 metri; misto Castagno-Faggio Calvatia excipuliformis (Scop.: Pers.) Perdeck Calvatia solitamente dalla forma a pestello, con la parte superiore sferoidale e la parte inferiore (pseudogambo) più o meno cilindrica e più o meno allungata. La superficie esterna (esoperidio) è bianca nel fungo giovane per poi assumere colorazioni ocracee a maturità; ornamentazioni costituite da singoli elementi sovrastati da aculei fragili e facilmente detersili al minimo sfregamento; tali ornamentazioni interessano anche l’apice dello pseudogambo. Calvatia utriformis si distingue per le maggiori dimensioni, per le caratteristiche areole-verruche poligonali non detersili che ne ricoprono l’esoperidio anche a maturità, per uno pseudogambo più tozzo e corto. A destra: con il portamento tipico che ricorda un "sacco di iuta mezzo vuoto" Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 700 metri; sotto Faggio Lactarius blennius (Fr.: Fr.) Fr. È un Lactarius relativamente comune e frequente, di medie dimensioni (diametro pileico sui 10 cm), esclusivo dei boschi di Faggio. Il cappello può assumere varie gradazioni di colore ma sempre con una componente verdognola (dal verde chiaro al grigio oliva, dal bruno-verdastro all’ocra verdastro), con cuticola molto vischiosa a tempo umido, con presenza più o meno evidente di piccole guttule o fossette disposte concentricamente. Le lamelle sono adnato-decorrenti, biancastre. Il latice è abbondante, fluido e bianco, immutabile se isolato ma virante debolmente e lentamente al grigio verdastro se lasciato sulle lamelle. Latice dal sapore prima amarognolo e subito dopo acre, così come la carne. Il gambo è grigio-biancastro o concolore al cappello, ma più chiaro; abbastanza slanciato. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Lactarius blennius (Fr.: Fr.) Fr. Latice appena inverdente dopo qualche minuto Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted November 8, 2009 Author Share Posted November 8, 2009 Monte Giovi; 700 metri; sotto Abete bianco misto a Castagno Lactarius salmonicolor Heim & Leclair Si tratta di uno dei Lactarius a latice colorato sui toni arancio-rosso. Si può distinguere dai suoi simili analizzando con attenzione alcune caratteristiche: habitat esclusivo sotto Abete bianco; assenza di macchie o sfumature verdastre; zonature concentriche sul cappello poco evidenti o assenti; latice da arancio a arancio-rossastro (virante al rosso-vinoso dopo qualche ora dalla frattura) dal sapore mite fino ad amarognolo; il colore “salmone” su tutto lo sporoforo gli ha dato il nome. Nei boschi misti può essere confuso con L. deliciosus (che cresce sotto Pino; ha evidenti zonature concentriche sul cappello che di solito è di colore rosso-arancio; ha latice rosso-arancio dal sapore mite; presenta rare macchie verdi e limitatamente alle fratture), con L. deterrimus (che è esclusivo del Peccio; si macchia nettamente di verde in modo spontaneo fin da giovane), con L. semisanguifluus (che è esclusivo di Pino silvestre; ha cappello arancio più o meno incarnato che si macchia progressivamente di verde o di verde-bluastro; sul cappello ha zonature poco evidenti da giovane, più evidenti a maturità quando il cappello comincia ad assumere le tipiche sfumature verdastre; ha latice arancio che vira al rosso-vinoso dopo pochi secondi), con L. sanguifluus (che è esclusivo di Pino; presenta lamelle di colore lilla-vinoso, latice e carne immutabili di colore rosso-violacei o rosso scuro, senza toni arancio; cappello e gambo inverdenti leggermente e soprattutto nelle fratture) Link to comment Share on other sites More sharing options...
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