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Archivio Micologico

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  1. Peziza vesiculosa Bull.; Regione Lazio; Maggio 2020, Foto e microscopia di Tomaso Lezzi. Nell'orto, su paglia matura con letame di pecora, pony e gallina. Primordio. Lo stesso esemplare il giorno seguente. Sezione. Nessuna emissione di latice. Altri esemplari cresciuti a distanza di una settimana nello stresso habitat. Aschi a sinistra e excipulum medullare a destra. Osservazione in Rosso Congo, a 40×. Aschi a sinistra e excipulum medullare a destra. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Dall'alto al basso: palizzata di aschi, subimenio e excipulum medullare. Osservazione in Rosso Congo, a 40×. Aschi ottasporici e spore ellissoidali, lisce. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Aschi ottasporici con l'estremità apicale amiloide, e spore ellissoidali, lisce. Osservazione in Rosso Congo e Melzer, a 1000×.
  2. Coprinellus truncorum (Scop. : Fr.) Redhead, Vilgalys & Moncalvo; Regione Lazio; Maggio 2020, Foto di Manuel Atzeni. Dopo un esame microscopico di questi esemplari, ho constatato l'assenza di caulocistidi e pileocistidi, questo carattere va ad escludere altre specie simili difficilmente distinguibili macroscopicamente. Nella sottosezione Micacei troviamo con assenza di caulocistidi e pileocistidi due specie quasi identiche, Coprinus truncorum con spore elissoidali, in media 6-9,5 × 4,5-6 µm, e Coprinus saccharinus con spore di profilo ellissoidale, ma da ovoidi a leggermente mitriformi in vista frontale, in media di 7,5-9,5 × 6-7 µm; questi esmplari hanno una misura media di 8,2 × 5,5 µm. Velo. Osservazione in acqua, a 400×. Pileipellis. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 100×. Filo lamellare. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Basidi e pseudoparafisi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Basidio tetrasporico. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo, a 200×. Cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Pleurocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 200×. Spore. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×.
  3. Parasola misera (P. Karst.) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Psathyrellaceae Sinonimi Coprinus miser P. Karst. 1883 Etimologia L'epiteto Parasola è stato assegnato da Redhead et al. (2001) come specificato nella pubblicazione in cui hanno creato il genere Parasola: In reference to their parasol-like appearance = In riferimento al loro aspetto simile a un parasole. Bibliografia REDHEAD, S.A., VILGALYS, R., MONCALVO, J.-M., JOHNSON, J. & HOPPLE, J.S. JR., 2001. Coprinus Persoon and the disposition of Coprinus species sensu lato. Taxon. 50 (1): 203-241. Regione Lazio; Maggio 2020, Foto di Manuel Atzeni. Si tratta di un carpoforo di piccolissime dimensioni, pochi millimetri. Varie chiavi mi portano in modo piuttosto diretto a determinare il ritrovamento come Parasola misera = Coprinus miser. Ritrovamento su escremento di mucca. Pileipellis. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 200× Pileipellis. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400× Cheilocistidi, basidi e pseudoparafisi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 200×. Spore. Osservazione in acqua, a 1000×. Caulocute. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 100×.
  4. Calocybe gambosa (Fr. : Fr.) Donk; Regione Lazio; Maggio 2020, Foto di Tomaso Lezzi. Prugnoli ritrovati in giardino sotto a un misto di Olmo, Prugnolo e Biancospino.
  5. Calocybe gambosa (Fr. : Fr.) Donk; Regione Lazio; Aprile 2020, Foto di Tomaso Lezzi. Prugnoli ritrovati in giardino sotto a un misto di Olmo, Prugnolo e Biancospino.
  6. Taphrina deformans (Berk.) Tul. 1866 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Taphrinomycetes Ordine Taphrinales Famiglia Taphrinaceae Regione Lazio; Aprile 2020, Foto di Manuel Atzeni. Si tratta di un fungo molto particolare, appartenente alla divisione Ascomycota, che va ad attaccare le foglie del pesco. Durante il periodo invernale il fungo è già presente su rami e gemme della pianta, sotto forma di blastospore (spore agamiche), che si moltiplicano facilmente anche a basse temperature. In primavera le blastospore danno origine ad un micelio che si sviluppa sotto l'epidermide delle foglie di pesco, lacerandole per lasciare apparire all'esterno la fruttificazione con gli aschi, che una volta maturi liberano le loro otto ascospore. Il micelio si sviluppa solamente nei tessuti vivi quindi non fruttifica su foglie morte. Quando si verificano temperature maggiori o uguali a 28 °C il fungo cessa la sua attività. Aschi e spore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Aschi e spore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Aschi visti dall'alto. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Spore conidiali e ascospore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Si nota nella foto seguente una spora in germinazione.
  7. Entoloma clypeatum (L. : Fr.) P. Kumm.; Regione Lazio; Aprile 2020, Foto di Manuel Atzeni. Ho escluso le specie simili per i seguenti caratteri: Entoloma prunuloides (Fr.: Fr.) Quél., ha carne ingiallente e taglia inferiore. Entoloma vernum S. Lundell, assenza di odore di farina e cromatismi più scuri. Entoloma sepium (Noulet & Dass.) Richon & Roze, vira all'arancio nelle contusioni o in sezione (carattere non costante). Entoloma aprile (Britzelm.) Sacc., ha portamento più slanciato ed habitus differente. Entoloma saundersii (Fr.) Sacc., ha spore più grandi, con 8-9 angoli, macroscopicamente ha cappello micaceo (metallizzato) sul bianco. Esemplari rinvenuti dentro al mio giardino sotto diversi tipi di Rosaceae. Basidi e spore. Osservazione in Rosso Congo, a 600×. Basidi e spore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Pileipellis. Osservazione in acqua, a 100×. Pileipellis. Osservazione in Rosso Congo, a 200×. GAF pileipellis. Osservazione in rosso Congo, a 600×.
  8. Morchella esculenta (L. : Fr.) Pers.; Regione Umbria; Aprile 2012; Foto di Mario Iannotti.
  9. Agaricus braendlei L.A. Parra & M.M. Gómez 2018 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Genere Agaricus Sottogenere Agaricus Sezione Agaricus Sinonimi Agaricus argenteus Braendle ex Peck 1899. Etimologia L'epiteto Agaricus deriva dal greco αγαρικόν = fungo degli Agari; perché secondo Dioscoride proveniva dall'Ucraina, che a quel tempo veniva chiamata "Terra di Agaria". L'epiteto braendlei è dedicato a F.J. Braendle, che Peck ha indicato come primo scopritore della specie. Cappello 3-7 cm, emisferico, poi da convesso ad appianato; margine intero oppure, a volte, appendicolato per i residui del velo parziale. Superficie asciutta, secca. Colore da biancastro a grigio argenteo. KOH sul cappello negativo. Lamelle Fitte, libere al gambo, rosa pallido che scuriscono con l’età, fino a diventare bruno-nerastre. Filo lamellare concolore. Gambo 3-6 cm e spesso 1-1,5 cm, cilindrico assottigliato verso la base appuntita. Biancastro, imbrunente verso la base. Anello Il velo sottile, fragile, può lasciare traccia nei giovani esemplari sul margine del cappello e forma un anello bianco, molto evanescente, spesso ridotto a semplici resti sulla parte alta del gambo. Micelio basale di colere bianco. Carne Soda, bianca. Odore e sapore non significativi. Habitat In primavera e autunno, tra l’erba delle radure di terreni compatti e incolti, in parchi, sempre fuori dai boschi. Microscopia Spore (6,5)6,7-8,0(8,45) × (4,6)4,8-5,5(5,6) µm; Q = (1,2)1,3-1,5(1,6); N = 30; ellittiche, lisce, bruno nerastre in massa. Basidi tetrasporici. Cheilocistidi assenti. Commestibilità e Tossicità Commestibile. La specie appartiene agli Agaricus senza odori fenolici e ingiallimenti alla corrosione, né rizoidi alla base del gambo. Non sono conosciuti micetismi attribuibili a questa specie. Specie simili Agaricus campestris è la specie più simile, al punto che Kerrigan, uno dei maggiori studiosi del genere Agaricus, ritiene che molte raccolte Nord Americane etichettate come Agaricus campestris debbano invece essere ascritte ad Agaricus braendlei, il suo sosia Nord Americano Orientale. In effetti le due specie si differenziano semplicemente per la dimensione delle spore, maggiori o minori di 8 µm di lunghezza, e per la diversa filogenesi molecolare. Altri elementi distintivi rispetto alla specie qui citata sono: il contesto al taglio, bianco immutabile, mentre in Agaricus campestris la carne diventa leggermente rosata nel cappello e nella parte superiore del gambo; una fascia imbrunente verso la base del gambo che in Agaricus campestris manca; odore insignificante contro quello fungino di Agaricus campestris. Note nomenclaturali Agaricus argenteus Braendle ex Peck 1899, nome con il quale fino al 2018 è stata chiamata la specie in esame, è considerato un nome illegittimo, in quanto sinonimo posteriore di Agaricus argenteus Whit. 1792. William Whitering, un medico e botanico Britannico vissuto nel 1700, scopritore, tra le altre, di talune applicazioni mediche della Digitalis, scrisse tra il 1741 ed il 1799 un'opera in tre volumi: "A Botanical Arrangement of British Plants"; nel terzo volume vengono trattati anche i Funghi, ed in particolare a pagina 354 viene descritto Agaricus argenteus come un fungo con: "Cappello marrone chiaro acquoso, con il centro più scuro, con cuticola farinosa, striata al margine da giovane, rugosa ed intrecciata da vecchio; lamelle bianco-brunastro acquoso, con il filo argenteo brillante (da cui il nome), che cresce a grappoli sotto Olmo". Difficile dire a quale fungo si volesse riferire dato che, tra l'altro, mancano disegni e rappresentazioni delle specie descritte. Bibliografia LIU, A., DAI, R., ZHANG, M., CAO, B., XI, Y., WEI, S. & ZHAO, R., 2020. Species of Agaricus section Agaricus from China. Phytotaxa 452 (1): 001–018. PARRA, L.A., CAPPELLI, A., KERRIGAN, R.W., BIZIO, E., 2018. Agaricus porphyrocephalus subsp. alpinus a new subspecies collected in the Italian Alps. Micologia e Vegetazione Mediterranea, 33(2): 67-68. WHITERING, W., (1741-1799). A Botanical Arrangement of British Plant. Vol. 3: 354. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Felice Di Palma - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Sardegna; Novembre 2007; Foto di Felice Di Palma. Gli esemplari rappresentati in foto, inizialmente determinati come Agaricus campestris, sono stati oggetto di analisi molecolare. L'operazione si è rivelata non agevole, probabilmente per il cattivo stato di conservazione degli esemplari raccolti, con ben due tentativi di estrazione andati a vuoto. Quando siamo finalmente riusciti ad estrarre una sequenza, grazie ai preziosi consigli dell'amico Valerio Mazzella, Ricercatore presso il Dipartimento di Ecologia Marina Integrata della Stazione Zoologica di Napoli, questa si presentava comunque molto rovinata e non in grado di fornire soluzioni risolutive. Solo l'intervento paziente di Luis Alberto Parra, il massimo esperto Europeo del genere Agaricus che grazie alla sua notevole esperienza è riuscito a "pulire" adeguatamente la sequenza, ha permesso l'ascrizione alla specie qui descritta del nostro ritrovamento. Spore (6,5)6,7-8,0(8,45) × (4,6)4,8 - 5,5(5,6) µm; Q = (1,2)1,3-1,5(1,6); N = 30. Osservazione in acqua, a 1000×. Filo lamellare fertile, basidi e spore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×.
  10. Coprinopsis marcescibilis (Britzelm.) Örstadius & E. Larss. 2008 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Psathyrellaceae Sinonimi Psathyrella marcescibilis (Britzelm.) Singer 1951 Psathyrella fragilissima (Kauffman) A.H. Sm. 1972 Psathyrella lactea (J.E. Lange) J.E. Lange 1940 Hypholoma marcescibile (Britzelm.) Sacc. 1895 Etimologia L'epiteto Coprinopsis deriva dal genere “Coprinus” con il suffisso - ópsis dal greco "ὄψις" [ópsis] = dall'aspetto di, per l'aspetto simile a Coprinus. L'epiteto marcescibilis deriva dal latino "marcésco" iniziare a marcire, marcescibile, che marcisce facilmente. Cappello Pileo convesso di color nocciola rossiccio, igrofano, pertanto il carpoforo assume tonalità diverse in base all’umidità, da nocciola brunastro a beige chiaro quando si asciuga, inizialmente umbonato, con depressione piatta e discolore in corrispondenza del disco in soggetti maturi, margine striato, eccedente, con evidenti fiocchi di velo dentati e triangolari. Lamelle Imenoforo a lamelle regolari, leggermente panciute, alternate a lamellule di ogni dimensione, filo lamellare discolore biancastro finemente fimbriato. Anello Filamentoso, fugace, ben evidente nei soggetti giovani a proteggere l'imenoforo. Gambo Stipite 10-12 × 0,5-0,7 cm, allungato, cilindrico o sinuoso, striato all'inserzione con l'imenoforo, cavo all'interno, ricco di fiocchi farinosi su tutta la lunghezza. Carne Poco consistente, priva di odore e sapore particolare. Habitat Fungo saprotrofo, vegeta su detriti organici e fogliame sia di aghifoglia che latifoglia. Microscopia Cheilocistidi utriformi, con peduncolo basale. Pleurocistidi non osservati. Trama lamellare costituita da cellule globose. Giunti a fibbia presenti in tutti i tessuti. Pileipellis mista, costituita da un sottile strato esterno di ife parallele, strette e allungate e da uno strato inferiore formato da cellule globose e ellissoidali, con setti ristretti. Basidi clavati, tetrasporici. Spore (9,8) 10,5-11,6 (12,1) × (5,8) 6,2-7,2 (7,8) µm; Q = (1,5) 1,52-1,8 (1,9); N = 50; Media = 11,1 × 6,7 µm; Qm = 1,7; amigdaliformi in vista laterale, ovoidali in vista frontale, appiattite in corrispondenza del poro germinativo, lisce, di colore bruno scuro, quasi nero, con apicolo evidente. Stipitipellis costituita da cellule allungate, cilindriche. Caulocistidi di forma e dimensione variabili, cilindracei, sinuosi, subcapitulati, contenenti pigmento ocraceo, in parte disciolto, in parte contenuto in guttule. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili Coprinopsis marcescibilis morfologicamente e per il portamento, potrebbe essere confusa con altre specie del genere Coprinopsis e genere Psathyrella. Solo un attento esame dei caratteri microscopici, contribuisce ad una corretta determinazione. Coprinopsis pseudomarcescibilis Heykoop, G. Moreno & P. Alvarado è una specie sosia, difficile da separare morfologicamente, si differenzia per la taglia più piccola e microscopicamente per le spore che sono più lunghe, con valori di 13,3-14,5 μm. Coprinopsis musae Örstadius & E. Larss carpofori di piccola taglia, con spore piccole, molto pallide, valori di 9-10,5 × 5,8-6,2 μm. Psathyrella candolleana (Fr.: Fr.) Maire si differenzia morfologicamente per le colorazioni più tenui, per la taglia dei carpofori meno slanciata, microscopicamente per le spore piccole valori di 6-8 × 4-5 µm e per la pileipellis formata da un'unico strato di cellule subglobose. Bibliografia HEYKOOP, M., MORENO, G. & ALVARADO, P., 2017. Coprinopsis pseudomarcescibilis Heykoop, G. Moreno & P. Alvarado, sp. nov. Persoonia 38, Fungal planet description sheet 594: 320-321. ÖRSTADIUS, L., RYBERG, M. & LARSOON, E., 2015. Molecular phylogenetics and taxonomy in Psathyrellaceae (Agaricales) with focus on psathyrelloid species: introduction of three new genera and 18 new species. Mycol Progress 14, 25. Doi https://doi.org/10.1007/s11557-015-1047-x. Doi AA.VV., 2012. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. WÄCHTER, D. & MELZER, A., 2020. Proposal for a subdivision of the family Psathyrellaceae based on a taxon-rich phylogenetic analysis with iterative multigene guide tree. Mycological Progress 19: 1151-1265. DOI https://doi.org/10.1007/s11557-020-01606-3. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Dicembre 2021; Foto e microscopia di Giovanni Galeotti. (exsiccatum GG211229-01) Residui velari sul margine, anello dissociato e filamentoso nel soggetto giovane. Stipite striato all'inserzione con l'imenoforo, filo lamellare discolore. I soggetti osservati erano disseminati su una zona piuttosto vasta, con crescita isolata su detriti organici di aghifoglia mista a latifoglia. Zona discale depressa e discolore, in corrispondenza dell'inserzione al pileo dello stipite. Trama lamellare costituita da cellule globose, evidenti cheilocistidi sulla destra della foto. Osservazione in Rosso Congo, a 40×. Cheilocistidi utriformi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Caulocistiti con GAF. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Caulocistidi e GAF, con pigmento ocraceo, contenuto in guttule, e in parte disciolto. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Velo parziale prelevato sul margine del pileo. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Ife del velo. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Sezione della cuticola. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Cuticola mista, costituita, da un sottile strato ife parallele, strette e allungate, e da uno strato inferiore, formata da cellule globose e ellissoidali, con setti ristretti. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Basidi clavati, tetrasporici. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Spore (9,8) 10,5-11,6 (12,1) × (5,8) 6,2-7,2 (7,8) µm; Q = (1,5) 1,52-1,8 (1,9); N = 50; Media = 11,1 × 6,7 µm; Qm = 1,7. Spore bruno nerastre, amigdaliformi in vista laterale, ovoidali in vista frontale. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.
  11. Aleuria luteonitens (Berk. & Broome) Gillet 1886 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pyronemataceae Sinonimi Peziza luteonitens Berk. & Broome 1851 Otidea luteonitens (Berk. & Broome) Massee 1895 Etimologia L'epiteto Aleuria deriva dal greco ἄλευρον [áleuron] = farina, per l'apotecio che esternamente è forforaceo. L'epiteto Luteonitens deriva dal latino lúteus = giallo, e nitens = splendente, lucente, di un giallo brillante. Ascoma Apotecio sessile, 1-1,5 cm di diametro, con il margine finemente crenulato, di colore giallo vivo, a forma di coppa discoide, a volte disteso, l’imenio è liscio e concolore. La superficie esterna, sempre su tonalità giallastre presenta forfora e pruinosità. Fungo gregario e cespito, fruttifica in gruppetti, con soggetti che si presentano appressati tra loro. Carne Carne chiara, giallognola e acquosa, non geme latice alla frattura, priva di odore. Habitat Nel bosco in ambiente umido, su terreno sciolto o argilloso, con presenza di detriti organici e muschio. Microscopia Spore (10,1) 10,4-11,8 (12,7) × (5,6) 5,9-6,7 (7,1); Q = (1,5) 1,6-1,9 (2,0); N = 31; Media = 11,0 × 6,3; Qm = 1,8; ellissoidali ornate da sottili verruche, che formano uno pseudoreticolo incompleto, escluse le asperità, che misurano µm 1-1,5. Aschi (147,9) 156,0-193,4 (197,8) × (7,5) 8,5-9,9 (10,2) µm; Q = (17,1) 17,3-20,4 (20,5); N = 11; Media = 170,6 × 9,0 µm; Qm = 18,8; uniseriati ottasporici, opercolati, pleurorinchi, non amiloidi. Parafisi cilindriche con lunghezza maggiore degli aschi, con apice dilatato e ricurvo, contengo un pigmento ocraceo disperso. Excipulum ectale formato da cellule globose. Peli sulla superficie esterna formati da corte cellule cilindriche, arrotondate, con strozzature in corrispondenza dei setti, ultima cellula con estremità arrotondata. Excipulum medullare a textura intricata, formata de cellule distese orizzontalmente, catenulate. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili Aleuria cestrica (Ellis & Everh.) Seaver è certamente la specie sosia, simile morfologicamente, gialla ma con sfumature aranciate, si presenta anche su terreno nudo e microscopicamene, si differenzia per le spore più piccole 8-10 x 5-6 µm. Aleuria bicucullata Boud. ha spore generalmente più larghe 10-12 x 6-7,5 µm. provviste di nervature, che formano un reticolo elicoidale in rilievo, con creste alte fino a 4-4,5 µm. Aleuria aurantia (Pers. : Fr.) Fuckel differisce per dimensioni più grandi e per tonalità aranciate dell'apotecio e per le spore decisamente più grandi 18-20,5 x 11-12 µm. Osservazioni Auleria luteonitens si riconosce, tra le specie appartenenti a questo genere, per i colori giallo brillanti dell'apotecio, per le piccole dimensioni. Microscopicamente per le dimensioni delle spore, che presentano verruche sottili, interconnesse a formare delle creste che convergono a costituire uno pseudoreticolo incompleto. Bibliografia BILLEKENS, P., 1994. Aleuria bicucullata versus Aleuria luteonitens. Karstenia. MEDARDI, G., 2006. Atlante fotografico degli Ascomiceti d'Italia. Ed. AMB. VAN VOOREN, N., 2014. Cahiers de la FMBDS 4: 4-5. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Ottobre 2021, Foto e microscopia di Giovanni Galeotti. (Exsiccatum GG211008-01) Soggetti rinvenuti su muschio, in un bosco planiziale altitudine 400 metri s.l.m. tagliato di recente, con prevalenza di Quercus cerris e Populus alba, fruttifica formando dei circoli. Margine dell'apotecio più chiaro e finemente crenulato. Soggetti con colorazione giallo-aranciato. Sezione dell'apotecio. Osservazione in Rosso Congo, a 40×. Excipulum ectale. Osservazione in Rosso Congo a 100×. Aschi non amiloidi. Ossarvazione in Melzer a 400×. Excipulum medullare. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Peli sulla superficie esterna formati da corte cellule cilindriche, arrotondate, con strozzature in corrispondenza dei setti, ultima cellula con estremità arrotondata. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Aschi e parafisi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Parafisi settate, spesso ricurve e dilatate all'apice. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Aschi e parafisi. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Spore. (10,1) 10,4-11,8 (12,7) × (5,6) 5,9-6,7 (7,1); Q = (1,5) 1,6-1,9 (2,0); N = 31; Media = 11,0 × 6,3 ; Qm = 1,8 Osservazione in acqua a 1000×.
  12. Warcupia cupulata M. Carbone, Galeotti, Lezzi, Athanasiadis & P. Alvarado 2021 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Otideaceae Etimologia L’epiteto di genere Warcupia è dedicato al Dr. Jack H. Warcup. L’epiteto cupulata deriva dal Latino cupulatus = cupolato, per la forma a coppa dell'apotecio. Ascoma L’apotecio si presenta con un diametro di 5-30 mm, alto 20-40 mm, è prevalentemente intero, anche se alcuni campioni presentano un'apertura laterale (come avviene tipicamente nel genere Otidea). La superficie esterna è pubescente, pruinosa e furfuracea, di color nocciola chiaro con riflessi aranciati da giovane ed è più scura a completa maturità. Il margine è finemente crenulato negli esemplari giovani, poi denticolato e decorato da verruche color ruggine a maturità. L’imenio si presenta liscio, subconcolore alla superficie esterna, con riflessi grigiastri in gioventù, grinzoso. Il fungo si presenta gregario o fascicolato. Stipite Lo stipite è ben distinto, sviluppato e consistente, concolore con l’apotecio, pieno alla sezione, rivestito da una pruina biancastra, dilatato all’inserzione della base dell’apotecio. Il micelio basale è biancastro. Carne La carne si presenta di consistenza ceracea, non presenta odore rilevante, né sapore particolare. Habitat Al momento risultano soltanto quattro località di rinvenimento di Warcupia cupulata. Tutte le raccolte segnalate hanno come carattere comune la presenza di Cupressus spp. I ritrovamenti umbri del 2019, 2020 e 2021, compreso il ritrovamento dell’olotipo, provengono dalla provincia di Perugia, da un parco situato a 400 m s.l.m. I campioni sono stati trovati su substrato ricco di humus e detriti organici. Nella zona dove sono avvenuti questi ritrovamenti, sono presenti molte specie arboree, di cui alcune alloctone e di particolare pregio. A breve distanza tra di loro sono presenti: Cupressus lusitanica, C. macrocarpa, Quercus ilex, Picea orientalis, P. abies, Abies cephalonica, A. alba, A. pinsapo, Taxus baccata e Calocedrus decurrens. Una seconda località di ritrovamento si trova in Grecia, dove gli esemplari sono stati rinvenuti in un bosco di conifere con Pinus brutia e Cupressus sempervirens f. horizontalis. Un terzo ritrovamento è stato segnalato in Italia, nella regione Toscana, sotto Cupressus macrocarpa; e un quarto in Spagna, sotto Eucalyptus sp. e Cupressus sp. Microscopia Ascospore (8,8-)9,5-11(-11,8) × (4,9-)5,6-6,7(-7,3) μm; Q = (1,4-)1,5- 1,9(-2,0); media = 10,3 × 6,1 μm; Qm = 1,7 (n = 161), lisce, ialine, da ellissoidi a leggermente ovoidali, biguttulate, con parete fino a 0,4 μm di spessore. Parafisi cilindriche, settate, ramificate alla base, leggermente più lunghe degli aschi, con apici dilatati e piegati a uncino, larghe fino a 2,5 μm. Aschi (113,6-)129,5-152,4 (-227,4) × (6,7-)7,8-9,3(-9,5) μm, Q = (12,7-)14,8-19,5(-26,3), media = 144,6 × 8,4 μm, Qm = 17,3 (n = 30); cilindrici, non amiloidi, opercolati, pleurorinchi, contengono 8 spore uniseriate. Subimenio si presenta come una sottile zona più scura, composta da cellule piuttosto fitte. Excipulum medullare composto da cellule disposte con textura intricata, formato da ife (6,8-)8,1-13(-17,5) μm di larghezza, media = 10,4 μm (n = 30), ialine, a parete sottile. Excipulum ectale si presenta con textura globulosa angolare nella parte interna, con cellule (8,7-)9,6-13,7(-16,2) μm diam., media = 10,4 μm (n = 30), moderatamente spesse, da ialine a giallastre. La superficie esterna dell'ascoma è coperta da verruche formate da cellule che presentano una textura da globulosa a globuloso-angolare. Micelio basale formato da ife larghe 8,5 μm, parete fino a 1 μm di spessore, ialine, settate, a parete liscia. Specie simili Al genere Warcupia fino a poco tempo fa apparteneva una sola specie cleistotecioide: Warcupia terrestre, vedi Paden et al. (1971). La specie Warcupia cupulata presenta invece apoteci ben formati, di discrete dimensioni e con spore più piccole. Alcuni esami molecolari basati su marcatori ITS, LSU, tef1 e rpb2 hanno dimostrato come le due specie, nonostante un aspetto macroscpico profondamente differente, appartengano allo stesso clade, come spiegato in dettaglio in Carbone et al. (2021). Warcupia cupulata, sia per microscopia che per forma degli apoteci può ricordare: le specie a coppa intera del genere Otidea, da cui si differenzia per avere ascospore più piccole; le specie del genere Arpinia da cui si differenzia per le estremità delle parafisi ricurve; le specie del genere Tarzetta da cui si differenzia per gli aschi pleurorinchi. Commestibilità e tossicità Attualmente non è conosciuta la commestibilità di questa specie. Nota Per informazioni più dettagliate fare riferimento all'articolo in cui la specie è stata pubblicata: CARBONE M., GALEOTTI, G., LEZZI, T., ATHANASIADIS, A. & ALVARADO, P., 2021. Warcupia cupulata a new cup-shaped species in the cleistothecioid genus Warcupia (Otideaceae, Pezizales). Ascomycete.org, 13 (4): 145-156. Bibliografia CARBONE M., GALEOTTI, G., LEZZI, T., ATHANASIADIS, A. & ALVARADO, P., 2021. Warcupia cupulata a new cup-shaped species in the cleistothecioid genus Warcupia (Otideaceae, Pezizales). Ascomycete.org, 13 (4): 145-156. PADEN, J.W. & CAMERON, J.V., 1971. Morphology of Warcupia terrestris, a new ascomycete genus and species from soil. Canadian Journal of Botany 50 (5): 999-1001. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti e Tomaso lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Si ringrazia Matteo Carbone, autore principale dell'articolo Carbone et al. (2021), per la revisione del testo. Regione Umbria; Dicembre 2019, Dicembre 2020, Gennaio 2021; Foto di Giovanni Galeotti e Tomaso Lezzi. [Exsiccata TUR-A 209463, TUR-A 209464 (Paratypi); TUR-A 209465 (Holotypus)] Giovani soggetti con superficie esterna pruinosa, e tonalità nocciola aranciate. Sezione dello stipite. Si evidenziano le tonalità brunastre degli apoteci, con sfumature bruno violacee grinzose dell'imenoforo, in soggetti molto maturi Esemplari con il margine dell'apotecio fortemente denticolato, in soggetti adulti in piena fase di sviluppo. Sezione dell'apotecio. Osservazione in Rosso Congo, a 40×. Sezione dell'apotecio. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Aschi e parafisi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Aschi e parafisi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Parafisi settate, ricurve all'apice. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Aschi ottasporici, uniseriati, pleurorinchi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Aschi osservati in acqua, a 400×. Aschi e parafisi. Osservazione in Melzer a 400x. Spore. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Spore. Osservazione Acqua, a 1000×. Spore. Osservazione Blu cotone, a 1000×. Excipulum ectale formato da cellule globose, globose angolari. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Excipulum ectale. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Excipulum medullare a texura intricata. Osservazione in Rosso Congo, a 400×.
  13. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Luglio 2015; Foto di Francesco Tozzi. Esemplari con queste colorazioni venivano qualche tempo fa ascritti a Boletus luridiformis var. discolor (Quél.) Krieglst.
  14. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Liguria, Sassello, raduno AMINT; Ottobre 2012; Foto di Tomaso Lezzi. Boletaceae a pori rossi, come si vede bene dalla foto macro il rosso si trova solo sul bordo dei pori, non sui tubuli, che sono gialli. Netto viraggio al blu scuro al tocco.
  15. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Lazio; Luglio 2011; Foto di Tomaso Lezzi. Boletaceae a pori rossi, cappello marrone vellutato, gambo senza reticolo coperto da punteggiatura rossa, forte viraggio al taglio e alla contusione; qui in una versione solo apparentemente lignicola, perché cresceva incastrato in un tronco.
  16. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Lazio; Luglio 2015; Foto di Francesco Tozzi.
  17. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Umbria; Luglio 2010; Foto di Luigi Minciarelli. Appennino umbro-marchigiano, versante umbro, al bordo di faggeta. Sezione. Foto di Tomaso Lezzi. La sezione con il viraggio al blu. Un particolare dei pori rossi, che diventano blu al tocco. Un particolare della puntinatura rossa sul gambo.
  18. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Calabria; Luglio 2009; Foto di Pietro Curti.
  19. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Piemonte, Valsesia, Scopa (VC); Settembre 2011; Foto di Alessandro Remorini. Ritrovamento effettuato a 650 m s.l.m.
  20. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Lombardia, colline bergamasche, località Palazzago; Ottobre 2007; Foto di Massimo Mantovani.
  21. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Calabria; Settembre 2005; Foto di Antonio Lupo.
  22. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Liguria; Ottobre 2009; Foto di Alessandro Remorini.
  23. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Nome italiano Boleto dal piede rosso. Sinonimi Boletus erythropus Pers. : Fr. 1796 Boletus luridiformis Rostk. 1844 Neoboletus erythropus (Pers. : Fr.) C. Hahn 2015 Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016 Etimologia Dal latino luridiformis = che ricorda Boletus luridus, dal latino fòrma = forma, foggia e dal termine micologico luridus. Cappello 10-20(25) cm, emisferico poi convesso ed infine appianato, tomentoso, con cuticola finemente vellutata, asciutta, di colore bruno scuro, talvolta bruno-rossiccio, con sfumature più chiare, più facilmente verso il margine; orlo regolare e leggermente eccedente. Tuboli e pori Tuboli lunghi, arrotondati al gambo, quasi liberi, gialli poi olivastri, al taglio rapidamente viranti al blu; pori piccoli, rotondi, giallo-arancio nei soggetti molto giovani, poi da rosso-arancio a rosso sangue, generalmente decolorati al margine, imbluenti alla pressione. Gambo 7-15 × 3-7 cm, robusto, da obeso a cilindraceo-ventricoso, dilatato verso la base generalmente arrotondata, ricoperto da una fine punteggiatura rosso sangue su fondo giallastro, giallo-arancio, rosso più o meno scuro alla base e imbluente alla manipolazione. Carne Soda e compatta nel giovane, tardivamente molliccia nel cappello, dura nel gambo, generalmente giallastra-giallo cromo, talvolta rossastra alla base, virante al blu in maniera intensa al taglio; odore fruttato, sapore dolce. Habitat Relativamente diffuso dall’estate all’autunno, a quote che variano tra 200-1000 m s.l.m., sempre sotto latifoglia in ambiente mesofilo, almeno secondo gli ultimi studi molecolari. I ritrovamenti di “Boletus erythropus” sotto latifoglie (Fagus sylvatica, Castanea sativa, Quercus sspp.), secondo alcuni autori sarebbero da attribuire a Neoboletus xanthopus (Klofac & A. Urb.) Klofac & A. Urb. = Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini. Ultimamente Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini viene anche proposto da taluni studiosi con il current name di Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016. Microscopia Spore bruno-olivastre in massa, ellissoidali, lisce, 12-16 × 5-6 µm. Commestibilità o Tossicità Commestibile dopo adeguata cottura che consente di eliminare alcune tossine termolabili. Osservazioni Per i cromatismi scuri del cappello e la cuticola vellutata viene spesso confuso al primo frettoloso sguardo con i Boletus della sez. edules. Specie simili Neoboletus praestigiator (R. Schulz) Svetash., Gelardi, Simonini & Vizzini è a tutti gli effetti un suo sosia, e si distingue, oltre che attraverso gli esami molecolari, per la crescita sotto aghifoglie e latifoglie nella fascia subalpina. Viene spesso confuso soprattutto con Suillelus luridus (Schaeff. : Fr.) Murrill = Boletus luridus Schaeff. : Fr. il quale si distingue per la cuticola vellutata e non di aspetto “lurido”, il gambo punteggiato e non con un reticolo marcato e per il sub imenio giallastro e mai arancione-rossastro. Neoboletus junquilleus (Quél.) Gelardi, Simonini & Vizzini = Boletus erythropus var. junquilleus (Quél.) Bon, è praticamente un suo sosia con cappello, imenio (tubuli e pori) e gambo giallastri, mai con tonalità rosse. Suillellus queletii (Schulzer) Vizzini, Simonini & Gelardi = Boletus queletii Schulzer ha pori arancio-rossastri, gambo giallastro, liscio o raramente decorato da piccole granulazioni bruno-rossastre nella parte mediana, color barbabietola alla base, carne virante al verde-bluastro e tipicamente barbabietola alla base del gambo. Note nomenclaturali Fungo largamente conosciuto con il binomio Boletus erythropus, creato da Persoon nel 1796 e sanzionato da Fries nel 1821, tuttavia non sarebbe corretto utilizzare tale epiteto, dal momento che solo nell'interpretazione di Fries corrisponde bene alla specie a cui lo associamo oggi, mentre nel concetto originale di Persoon era qualcosa di sicuramente diverso, la descrizione riconduce probabilmente ad un Suillellus queletii (il cappello viene definito su toni aranciati e il gambo è descritto come rosso alla base). Nell'anno 2014 indagini filogenetiche condotte dai micologi italiani Matteo Gelardi, Giampaolo Simonini e Alfredo Vizzini, hanno segregato la specie nel nuovo genere Neoboletus, genere le cui specie sono caratterizzate dalla carne che diventa blu al taglio, dai pori giallo-aranciati e dalla mancanza di reticolo sul gambo. Gli ultimi studi molecolari e tassonomici tendono ad attribuire i ritrovamenti di “Boletus erythropus” sotto conifere a Neoboletus praestigiator mentre i ritrovamenti sotto latifoglie sarebbero da attribuire secondo recenti indicazioni nomenclaturali a Neoboletus luridiformis. Quest’ultimo binomio nel corso delle prime revisioni era stato indicato quale prioritario, ma in base alle indicazioni tassonomiche formulate da alcuni autori, c'è chi sostiene che sia meglio accantonarlo e ritenerlo un sinonimo di Neoboletus xanthopus. Sono comunque tuttora in corso studi approfonditi sul genere Neoboletus i quali potrebbero portare ad ulteriori novità, ultimamente viene anche proposto come current name di Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizziniun un nuovo taxa, Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016. Bibliografia DELLA MAGGIORA, M., 2016. Boletaceae Chevall. Stato attuale della nomenclatura , Atti XXXI Comitato Scientifico Regionale Associazione Gruppi Micologici Toscani, Annali Micologici. A.G.M.T. 9: 85-116. GANG, W., & BANG, F., & JIANPING, X., & XUE-TAI Z., & YAN-CHUN, L., & NIAN-KAI, Z., & MD. IQBAL, H., & ZHU, L. Y., 2014. Molecular phylogenetic analyses redefine seven major clades and reveal 22 new generic clades in the fungal family Boletaceae Fungal Diversity DOI 10.1007/s13225-014-0283-8 [data di accesso 28/03/2017] INDEX FUNGORUM, VIZZINI, A.,2016. Index Fungorum no.300. [Data di accesso: 03/01/2022]. PERSOON, C.H., 1795. Observationes mycologicae. Annalen der Botanik (Usteri). 15:1-39. URBAN, A., & KLOFAC, W., 2015. Neoboletus xanthopus, a sibling species of Neoboletus luridiformis, and similar boletes with yellowish pileus colours. Sydowia 67: 175-187. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Pietro Curti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lombardia; Maggio 2010; Foto di Massimo Biraghi.
  24. Trametes ochracea (Pers.) Gilb. & Ryvarden 1987 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Polyporus zonatus (Nees : Fr.) Fr. 1821 Trametes multicolor (Schaeff.) Jülich 1982 Etimologia L'epiteto Trametes deriva dal latino Tràmes Tràmitis = passaggio, sentiero, percorso, viottolo, tramite; in riferimento alla conformazione dell'imenoforo che in alcune specie di questo genere si mostra vagamente a forma di labirinto. L'epiteto ochracea deriva dal latino ochra = ocra; per i cromatismi che contraddistinguono la specie. Descrizione I basidiomi, si sviluppano in colonie, sono sessili, a mensola, flabelliformi, dimidiati e spesso imbricati, con il margine intero, ripiegato sull’imenio con tonalità molto chiare. La superficie sterile è zonata, con sezioni tomentose alternate e altre tubercolate e a tratti vellutate, i colori comprendono vari cromatismi e sfumature, con tonalità che vanno dal marrone ocraceo a volte sbiadito, fino a zonature bruno nerastre. Il contesto è spesso, biancastro, sodo e senza alcuna linea nera che lo separi dal tomento; i tubuli sono corti e di colore ocraceo, i pori piccoli sono rotondi, ma si apprezzano anche pori più grandi e angolosi. Microscopia Sistema ifale trimitico formato da ife generatrici a pareti sottili, ialine, con evidenti GAF, larghe 1,5-2,2 µm, ife connettive tortuose, e ramificate a parete spessa di diamentro: 2,4-4,2 µm, e ife scheletriche a parete spessa, cilindriche o appena sinuose, con ingrossamenti ampolliformi, prive di setti, larghe 3-4,5 µm. Spore 5,6 [6,6; 6,9] 8,0 × 1,8 [2,3; 2,4] 2,9 µm; Q = 2,2 [2,8; 3,0] 3,6; N = 52; C = 95%; Media = 6,8 × 2,4 µm; Qm = 2,9; cilindriche o faseoliformi con apicolo prominente. Cuticola di tipo tricoderma con peli allungati. Habitat Cresce di norma su legno di latifoglie, mentre è più raro su quello di conifere. Si tratta di una specie ampiamente diffusa in Italia ed Europa, seppur meno frequente della più comune Trametes versicolor. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Trametes versicolor (L. : Fr.) Lloyd si distingue per il basidioma meno ispessito e l'attaccatura al substrato più sottile, per le zonature più vistose, tendenti al nerastro o bluastro e per la presenza di una linea nera tra contesto e tomento. Trametes hirsuta (Wulfen : Fr.) Lloyd si distingue per il contesto più sottile e per la superficie sterile non zonata o solo leggermente zonata a bande concolori cremeo-biancastre. Bibliografia BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F., 1986. Champignons de Suisse. Vol. 2. Champignos sans lames. Lucerna. Ed. Verlag Mykologia. BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. BERNICCHIA, A. & GORJÓN, S.P., 2020. POLYPORES of the Mediterranean Region. ROMAR. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti e Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Città di Castello (PG); Gennaio 2021; Foto e microscopia di Giovanni Galeotti. Esemplari rivenuti su tronco di latifoglia in colonie presenti anche sui rami apicali. (Exsiccatum GG210201-01) ) In evidenza l'imenoforo con pori piccoli rotondeggianti, a tratti angolosi e margine sottile biancastro leggermente involuto. Sezione dell'imenoforo. Si evidenzia l'assenza della linea nerastra, tra la carne e i tubuli. Sistema ifale trimitico. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Ife connettive tortuose e ramificate a parete spessa. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Sistema ifale. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Giunti a fibbia presenti sulle ife generatrici. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Si evidenziano graficamente le ife: Ife generative; Ife connettive; Ife scheletriche. Spore. Osservazione in acqua, a 400×. Spore 5,6 [6,6; 6,9] 8,0 × 1,8 [2,3; 2,4] 2,9 µm; Q = 2,2 [2,8; 3,0] 3,6; N = 52; C = 95%; Media = 6,8 × 2,4 µm; Qm = 2,9. Osservazione in acqua, a 1000×. Basidi e basidioli. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Giunti a fibbia presenti alla base dei basidi e basidioli. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Cuticola. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Cuticola. Osservazione in Rosso Congo, a 400×.
  25. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden 1977 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Bondarzewiaceae Sinonimi Polyporus campbellii Berk. 1854 Polyporus anthelminticus Berk. 1866 Polyporus popanoides Cooke 1881 Tyromyces graminicola Murrill 1915 Polyporus graminicola (Murrill) Murrill 1915 Polyporus mollitextus Lloyd 1919 Polyporus propinquus Lloyd 1922 Polyporus hypomiltinus Bres. 1937 Scutiger tisdalei Murrill 1943 Polyporus tisdalei (Murrill) Murrill 1943 Amylosporus graminicola (Murrill) Ryvarden 1973 Wrightoporia campbellii (Berk.) Teixeira 1992 Etimologia L'epiteto Amylosporus deriva dal greco ἄμυλος [ámylos] = amido, e σπορά [sporá] = seme, per le spore amiloidi. L'epiteto campbellii è dedicato al micologo Campbell. Descrizione Basidiocarpi a crescita annuale, si comportano da parassiti e presumibilmente anche da saprofiti, carnosi ed acquosi da freschi, fragili, spugnosi e leggeri ad essiccazione, sessili o muniti di gambo breve, tozzo, appena abbozzato; a crescita lignicola o apparentemente terricola. Si presentano in forma singola, sporgenti, a forma di mensola o circolare, o sovrapposti l’uno all’altro. In questo caso, i nuovi esemplari crescono su quelli già esistenti in fase di degradazione, oppure confluenti fino a formare un agglomerato di dimensioni consistenti. Superficie sterile liscia, lucida, asciutta, con leggeri solchi che delineano piccole aree irregolari inizialmente di colore bianco o biancastro, che tende poi, verso la maturazione, ad assumere una colorazione rosato-ocracea più intensa, immutabile al tocco. Margine ottuso, ondulato, a volte lobato con lobi poco accentuati, tanto da assumere una conformazione subglobosa ed irregolare, di colore rosa chiaro, come la superficie, negli esemplari giovani, ocracea più o meno intensa in quelli più maturi. Superficie fertile a tubuli monostratificati di media lunghezza con pori piccoli, rotondi o leggermente allungati in maniera irregolare, colore bianco virante al rosa al tocco, tendente a scurire verso la maturazione. Gambo assente o, se presente, tozzo, corto, appena abbozzato, centrale o laterale. Carne morbida ed elastica, fibrosa, omogenea, bianca, acquosa e carnosa nel fresco; spugnosa, leggera e fragile dopo essiccazione. Odore gradevole, con intensità più accentuata negli esemplari giovani; sapore dolce, fungino, di nocciola. Microscopia Sistema ifale dimitico caratterizzato da ife generatrici ialine, doppie e verticillate, a parete sottile, vacuolate con setti e unioni a fibbia semplici, e da ife scheletriche, anch’esse ialine a parete spessa, diritte o con andamento più o meno ondulato, moderatamente ramificate, non destrinoidi al reagente di Melzer. Spore (4,4) 4,5-5,5 (6,3) × (3,5) 3,7-4,3 (4,8) µm; Meda 5 × 4 µm; Q = (1,1) 1,14-1,4 (1,5); Qm = 1,3; amiloidi, con forma ellissoidale, a parete spessa e finemente echinulate. Quest'ultima caratteristica non è facile da osservare, tant'è che sembrano lisce. Habitat Specie tipicamente diffusa nelle aree tropicali e subtropicali, mai associata a colture arboree o arbustive boschive. Fruttifica, stante la nostra recente esperienza ed a quanto riportato in letteratura, nelle intercapedini della pavimentazione, attaccato ai muretti di delimitazione delle aiuole, nei giardini, nei parchi, nei viali alberati, in associazione a piante ornamentali, come Chamaerops humilis L. (Palma nana), Thuja orientalis (L.) Franco, e anche su ceppo di Pino domestico (Pinus pinea L.) e su Palma messicana [Washingtonia robusta (Lindl.) H. Wendl.]; inoltre, collegato presumibilmente ai residui radicali di pianta ornamentale di Pittosporum s.l., per mezzo di un gambo rudimentale, posizionato lateralmente al basidioma, oppure inglobante ramoscelli di rosmarino (Rosmarinus officinalis Schleid.). Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Genere Amylosporus Nel genere, la cui specie tipo è Amylosporus campbellii, trovano posto altri 10 taxa: Amylosporus auxiliadorae Drechsler-Santos & Ryvarden; Amylosporus bracei (Murrill) A. David & Rajchenb.; Amylosporus casuarinicola (Y.C. Dai & B.K. Cui) Y.C. Dai, Jia J. Chen & B.K. Cui; Amylosporus efibulatus (I. Lindblad & Ryvarden) Y.C. Dai, Jia Chen J. & B.K. Cui; Amylosporus guaraniticus Campi & Robledo; Amylosporus rubellus (Y.C. Dai) Y.C. Dai, Jia Chen J. & B.K. Cui; Amylosporus ryvardenii Stalpers; Amylosporus succulentus Jia J. Chen e L.L. Shen; (Campi et al., 2017; IF, 2020; MB, 2020); Amylosporus daedaliformis G.Y. Zheng & Z.S .Bi; Amylosporus wrihtii Rajchenb. (IF, 2020; MB, 2020). Tali specie sono tutte originarie di aree tropicali e sub-tropicali, a tipica crescita lignicola. Presentano cappello di colore bianco-biancastro, lucido e tendente, verso la maturazione, ad assumere colorazione ocracea. Generalmente sono sessili o hanno gambo breve, grossolano, tozzo, appena abbozzato. La zona imeniale, a tubuli, è caratterizzata da pori piccoli, circolari o irregolarmente allungati, di colore bianco-biancastro. Il sistema ifale, dimitico, è caratterizzato dalla presenza di ife generatrici ialine e ife scheletriche. I basidi tetrasporici hanno conformazione clavata; le spore, di forma ellissoidale, sono lisce o leggermente verrucose, amiloidi. Osservazioni I numerosi e recenti ritrovamenti lasciano facilmente dedurre che la specie si stia facilmente acclimatando alle nostre latitudini, ed in maniera abbondante; fattore, questo, di notevole importanza che si pone quale indicatore dell’attuale processo di mutazione climatica che, ormai da diversi anni, caratterizza le regioni del mediterraneo, sempre più vicine alle caratteristiche climatiche delle zone tropicali e sub-tropicali. Bibliografia BERNICCHIA, A., GENOVESE, R. & GORJÓN S.P., 2017. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (Bondarzewiaceae, Basidiomycota), new record to Europe. Mycosphere, Journal of Fungal Biology 8 (1): 98–101. BERNICCHIA, A. & GORJÓN S.P., 2020: Polypores of the Mediterranean Region. Romar Edizioni, Segrate Milano, I. CAMPI, M., MAUBET, Y., GRASSI, E. & ROBLEDO, G., 2017. Amylosporus guaraniticus sp. nov. (Wrightoporiaceae, Russulales) a new neotropical species in Paraguay. Mycosphere 8 (6): 1060–1070. Doi 10.5943/mycosphere/8/6/6. CHEN, J.J. & SHEN, L.L., 2014. Amylosporus succulentus sp. nov. (Russulales, Basidiomycota) evidenced by morphological characters and phylogenetic analysis. Cryptogamie, Mycologie 35 (3): 271–282. INDEX FUNGORUM, 2021. Amylosporus campbellii. [Data di accesso: 15/04/2021]. MICELI, A. & DI VINCENZO, C., 2019. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (1977). Primo ritrovamento nel territorio messinese. RMR, Boll. AMER 111 XXXVI (3): 135–141. MYCOBANK, 2021. Amylosporus campbellii. [Data di accesso: 15/04/2021]. VERMA, R.K., TIWARI, C.K., PARIHAR, J. & KUMAR, S., 2016. Diversity of Amylosporus campbellii in central India. Van Sangyan 3 (11) : 20–23. Tropical Forest Research Institute, Jabalpur, MP, India. Scheda realizzata da Angelo Miceli, Carmelo Di Vincenzo e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Sicilia, Messina, comune di Rometta, loc. Rometta Marea; Settembre 2020; Foto di Angelo Miceli e Carmelo Di Vincenzo. La raccolta seguente presentava una larghezza da 8 a 18 cm e una lunghezza da 6 a 17 cm. Secondo Bernicchia et al. (2017, 2020) raggiungono anche 30-50 cm di larghezza). La maturazione completa viene raggiunta in 30-50 giorni circa. Ritrovamento avvenuto a circa 20 m s.l.m. e a circa 250 m di distanza dalla spiaggia, in due stazioni di crescita posizionate a 200 m di distanza tra loro, una nel Complesso “Il Gabbiano”, l’altra nel Complesso “Due Torri”, in spazi esterni di fabbricati a civile abitazione caratterizzati dalla presenza di piante ornamentali di diversa natura. Nella prima stazione, il 21.7.2020, due esemplari, sporgenti a forma di mensola dal muretto di recinzione di una aiuola, legati, presumibilmente, ai residui radicali di pianta ornamentale di Pittosporum s.l. (Pittosporo), creando il collegamento per mezzo di un gambo rudimentale, posizionato lateralmente al basidioma, leg. A. Miceli e C. Di Vincenzo (Centro di Cultura Micologica, Messina). Nella seconda stazione, il 12.8.2020, numerosi esemplari distribuiti in un giardino con piante ornamentali appartenenti a generi e specie diverse, cresciuti singolarmente o raggruppati in diversi esemplari, posizionati nelle aiuole, nelle intercapedini della pavimentazione, attaccati al muretto di delimitazione delle aiuole, inglobanti ramoscelli di rosmarino (Rosmarinus officinalis) o, più probabilmente, collegati alle radici di un ceppo residuale di Pinus pinea, leg. A. Miceli e C. Di Vincenzo. Amylosporus campbellii. Esemplari variamente concresciuti. Foto di Angelo Miceli. Particolare della superficie fertile. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Sistema ifale. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Ife generative. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Ifa scheletrica. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Spore, Amiloidia. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo.
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