Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Ramaria formosa (Pers.: Fr.) Quél. Ramaria tossica, da giovane individuabile sul campo grazie ad alcune caratteri tipici: presenza di tre colori (bianco alla base del tronco, rosa salmone sui rami, con giallo all’apice dei rami stessi), andamento grossolanamente parallelo dei rami (e non a rami divergenti o sparpagliati come in specie ad essa cromaticamente avvicinabili). A maturità i colori diventano uniformemente smorti, come in tutte le Ramaria; ciò rende la determinazione basata solo su caratteri macroscopici problematica e spesso improponibile. Dal TUTTO FUNGHI pag. 182: “Tossico, l'ingestione produce avvelenamenti con effetti gastroenterici importanti. È una delle poche Ramaria a poter essere classificata macroscopicamente, ciò nonostante è spesso causa di avvelenamenti, anche pesanti, per la raccolta indiscriminata delle Manine o Ditole che viene fatta senza criterio da numerosi cercatori imprudenti. Il fatto che le Ramaria a maturità assumano colori smorti e del tutto monotoni, deve invitare il principiante alla massima prudenza. Solo l’analisi microscopica riesce a delimitarle con certezza, indagine che come sappiamo, non viene svolta in cucina. Le Ramaria sono comunque funghi insipidi, poco digeribili, in molti casi seriamente velenosi, a maturità tutti molto simili e non delimitabili a prima vista. Nel loro insieme sono ottime ragioni per abbandonare l’uso alimentare di questi funghi. Del resto non tutto ciò che attrae per la sua bellezza deve necessariamente avere un interesse gastronomico; con le Ramaria è meglio orientare l’innegabile attrazione visiva allo studio, all’osservazione naturalistica e alla fotografia.” In bosco di castagno; altezza 700 metri Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Ramaria formosa (Pers.: Fr.) Quél. I tre colori che sfumano l'uno nell'altro Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Ramaria formosa (Pers.: Fr.) Quél. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Amanita pantherina (De Cand.: Fr.) Krombh. Fungo ubiquitario, assai comune. Molto velenoso. Cresce isolato o fortemente gregario, da giugno-luglio a novembre, al margine o nei boschi di aghifoglie e latifoglie; spesso invasivo. Caratterizzato dalla presenza di un anello posto nella parte medio-bassa del gambo, dalla volva aderente al bulbo, circoncisa e dissociata in due o tre cercini più o meno paralleli ed evidenti. Amanita simili possono essere: A. gemmata (ma con cappello giallo o giallo-ocraceo e non bruno), A. franchetii (che però ha velo generale giallastro e non bianco: quindi presenta verruche gialle sul cappello al contrario dell’A. pantherina che le presenta decisamente bianche; ha inoltre volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità giallastre), A. rubescens (con l’anello a gonnellino e posto molto in alto sul gambo, con colori bruno-rossastri e con carne che vira al rossastro a contatto con l’aria mentre la carne di A. pantherina è bianca immutabile; ha infine volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità rossastre) Come per Amanita muscaria può considerarsi “spia del porcino” perché ha lo stesso habitat. Dal TUTTO FUNGHI pag. 356: “Velenoso, talora mortale. Provoca avvelenamento di tipo neurotropico simile, ma più grave, a quello provocato dall’Amanita muscaria . I sintomi compaiono da trenta minuti a tre ore dopo l’ingestione. I principi tossici colpiscono prevalentemente il sistema nervoso centrale.” Reperito in faggeta pura; altezza 1150 metri Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Amanita pantherina (De Cand.: Fr.) Krombh. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Amanita vaginata s. l. Cappello con toni grigi (grigio cenere, grigio perla, grigio piombo,...) anche sfumato di ocraceo nella zona discale; umbone ampio ma non prominente; orlo pileico con evidenti striature regolari; anello assente (o, meglio, dissociato e ridotto a fioccosità che rimangono aderenti alla base del gambo e ricoperti dalla volva; quindi anello non rilevabile sul gambo); gambo slanciato, bianco, liscio o coperto di fini fioccosità concolori; volva fragile ma abbastanza spessa, aderente al piede del gambo e libera all’orlo. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 343: “Il gruppo delle Amanita del sottogenere Vaginaria è costituito da un numero di specie molto vasto e ancora non ben delimitate. Tranne rarissimi casi, per una corretta determinazione di questo gruppo è indispensabile l’attenta osservazione microscopica. Sono tutte commestibili di ottimo pregio; si usufruisce del solo cappello ed è obbligatoria una cottura adeguata (15 minuti dal primo bollore). Essendo funghi molto fragili devono essere raccolti con grande delicatezza.” In bosco misto faggio-castagno; altezza 900 metri Particolare della volva: aderente al piede del gambo e libera all’orlo Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Amanita vaginata s. l. Gambo con fini fioccosità concolori al fondo Orlo del cappello striato-pettinato Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Qui un esemplare non tolto dal terreno. Dal TUTTO FUNGHI pag. 290: “Oudemansiella pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo finemente vellutato e sapore leggermente amaro.” Sotto faggio; altezza 1000 metri Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. Dal TUTTO FUNGHI pag. 310: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.” Esemplare giovane a forma di "mazza di tamburo" Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alessandro F Posted July 5, 2009 Author Share Posted July 5, 2009 Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. La "zebratura" sul gambo La cuticola del cappello inizia qua e là a screpolarsi: da ciò si formeranno le tipiche squame degli esemplari maturi Link to comment Share on other sites More sharing options...
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