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Alessandro F

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  1. 2_ Ordine Odonata (Fabricius, 1793)_ Caratteri generali 2.1_ Cenni tassonomici ed etimologia dei termini Libellula e Odonata Il nome Libellula ha una gestazione assai particolare. Semplificando molto ci si potrebbe accontentare di una delle tre seguenti versioni: 1) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule in volo tengono le ali come le pagine aperte di un libretto; 2) proviene dal latino libellus = piccolo libro, in quanto le libellule più grandi (cioè gli odierni Anisotteri) quando sono ferme a riposo si dispongono con le ali ben aperte e simili alle pagine spalancate di un libretto; 3) proviene dal latino libella, a sua volta diminutivo del latino libra = bilancia a due bracci, in quanto nel volo le libellule tengono le ali orizzontali. In realtà il percorso etimologico del termine Libellula è diverso, più complesso e, per certi versi, sorprendente. Lo zoologo e anatomista francese Guillaume Rondelet (1507 – 1566) pubblicò tra gli altri anche importanti lavori di carattere ittiologico. In particolare, nella sua opera “De piscibus marinis” del 1554, denominò quello che oggi viene popolarmente indicato come “squalo martello” col nome di “Libella marina” per la somiglianza della testa di tale squalo con la “livella”, uno strumento medievale a forma di "T", impiegato dai falegnami. Sempre il Rondelet riprese questo nome nel 1555 per designare con “Libella fluviatilis” (= libella dei corsi d'acqua) la larva degli insetti che oggi chiamiamo Zigotteri; in effetti molte delle larve tra gli Zigotteri hanno una testa particolare, allargata e con gli occhi posti lateralmente in modo che, osservandone una nel suo insieme, essa può ricordare la forma di una "T". In seguito molti studiosi e naturalisti estesero l'uso del termine Libella a tutte le specie adulte (cioè anche alle imago e non solo alle larve) all’epoca conosciute. Sulla falsa riga di questa prassi nomenclaturale, anche Linneo (1707 - 1778) utilizzò il nome Libella, ma scritto nel modo diminutivo (Libellula) nella prima edizione del suo "Systema Naturae" (1735). Non è dato sapere il motivo che indusse Linneo a coniare questo diminutivo: forse per significarne le piccole dimensioni o, più probabilmente, per seguire una prassi popolare che già indicava con vari diminutivi/vezzeggiativi alcune specie note all’epoca, come “virguncula” (da “virgo”) = piccola vergine o “puellula” (da “puella”) = fanciulla, signorina; o l’uso vernacolare francese dell’epoca, con Demoiselles (= signorine) per designare le specie più minute. Comunque sia, nella successiva decima edizione del "Systema Naturae" (1758), quella più famosa in cui appare per la prima volta la "nomenclatura scientifica binomiale", Linneo riprende il termine Libellula, ne fa un raggruppamento a sé e vi inserisce tutte le 18 specie all’epoca conosciute, descrivendole e classificandole tra i Neuroptera [dal greco νεῦρον (neuron) = nervo; e dal greco πτερόν (pteròn) = ala; in riferimento alle ali ricche di nervature]. Collocò poi queste specie in 2 gruppi: in un gruppo appaiono quelle descritte con "Alis patentibus acquiescentes" (= ali aperte a riposo) e corrispondenti a 16 specie degli attuali Anisotteri; nell'altro gruppo vi sono quelle descritte con "Oculi distantes remotique" (= occhi distanti e lontani) e corrispondenti a 2 degli attuali Zigotteri (Coenagrion puella e Calopteryx virgo). Da Linneo in poi, con il progredire dello studio e del riordinamento tassonomico e sistematico, il raggruppamento generale delle Libellula nel senso linneiano, prenderà il nome di Odonata e figurerà, tassonomicamente parlando, prima come sottordine e infine come ordine. Fu istituito nel 1793 dall’entomologo, botanico e medico danese Johann Christian Fabricius, 1745 – 1808; l’etimologia, di cui il Fabricius non rilascia alcun riferimento scritto, potrebbe risalire al greco οδούς (odoùs), οδὀντος (odòntos) = dente, probabilmente in combinazione con una contrazione del termine greco γνάθος (gnàthos) = mascella; in riferimento al potente apparato masticatore di questi eccellenti cacciatori volanti. Altra possibile interpretazione etimologica, ma in definitiva con percorso simile, propone che il termine Odonata coniato dal Fabricius sia nato dalla contrazione del termine Odontognati, un raggruppamento di uccelli fossili risalenti al Cretaceo e caratterizzati dall’avere le mascelle provviste di denti. Il termine Libellula andrà nel seguito a designare (scientificamente parlando) solo un particolare genere di tale ordine, Libellula (Linnaeus, 1758), genere che oggi comprende diverse decine di specie ma che in Italia è rappresentato da 3 sole specie: Libellula depressa (Linnaeus, 1758), Libellula fulva (Müller, 1764) e Libellula quadrimaculata (Linnaeus, 1758). Osservazione: nell’attuale linguaggio corrente, comune e popolare, con il termine “libellule” vengono indicati indifferentemente tutti gli insetti appartenenti all’ordine Odonata, in ciò richiamando alla memoria quanto fu definito ai suoi tempi da Linneo. In un linguaggio altrettanto attuale e corrente ma più articolato, col termine “libellule” vengono indicate tutte le specie “più grandi e vistose” di tale ordine cioè, in pratica, le specie di insetti appartenenti al sottordine Anisoptera; questo per distinguerle dalle “damigelle” o “donzelle”, nomi popolari con cui vengono designate le specie appartenenti al sottordine Zygoptera. Infine, in un linguaggio propriamente scientifico, il termine “Libellula” indica esclusivamente il genere Libellula (Linnaeus, 1758). Nel seguito di questi appunti, all’occorrenza, potranno essere impiegati i termini “libellula” e/o “libellule” nelle tre suddette accezioni, e il loro diverso significato sarà chiarito dal contesto. 2.2_ Caratteristiche essenziali degli insetti appartenenti all’ordine Odonata In alto: maschio immaturo di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; in basso: copula di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae] Le libellule sono insetti legati indissolubilmente agli ambienti acquatici, prevalentemente di acqua dolce (nei pressi di stagni, laghi, paludi, torbiere, pozze, ecc. o vari corsi d'acqua purché con correnti non troppo impetuose), ma pure con qualche specie reperibile presso acque più o meno salmastre come, ad esempio, Lestes macrostigma, Brachytron pratense, Aeshna mixta, Orthetrum fonscolombii e Ischnura genei. Presentano metamorfosi incompleta. Il loro ciclo biologico consiste, molto sinteticamente, nelle seguenti fasi: dall’uovo “fecondato e maturo”, depositato in ambiente acquatico o nelle strette vicinanze, nasce una prolarva che quindi si trova già immersa in acqua o che comunque riesce a raggiungerla in breve tempo; la prolarva si trasforma quasi subito in larva vera e propria che si accresce tramite un certo numero di mute, vivendo sempre in acqua; dopo l’ultima muta la larva esce dall’acqua e si trasforma (direttamente, cioè senza "impuparsi" come fanno ad esempio le farfalle) in insetto adulto (o imago), atto al volo e la cui vita trascorrerà tra terra e aria; passato qualche giorno (o poche settimane, a seconda della specie) gli adulti diventano sessualmente maturi e si accoppiano; le uova della femmina vengono fecondate dal maschio tramite copule dalla procedura del tutto particolare; quindi le uova vengono deposte nell’ambiente più adatto e cioè, a seconda della specie, o direttamente in acqua, o all’interno di steli di vegetazione acquatica sia sommersa che emersa, oppure in zone temporaneamente asciutte ma che, con la stagione delle piogge, torneranno ad essere sommerse; dopo un certo lasso di tempo variabile da poche settimane a qualche mese, sempre a seconda della specie, l’uovo fecondato matura, da esso nasce la prolarva e il ciclo si ripete. Dopo aver affrontato uno o solitamente più accoppiamenti, le libellule giungono alla fine del loro ciclo vitale e muoiono; in questo caso si tratta di “morte per vecchiaia”. La vita delle libellule adulte è relativamente corta e, escludendo le specie del genere Sympecma che svernano da adulte, può durare dalle 6 alle 8 settimane nelle specie più longeve (ad esempio in Ischnura elegans tra gli Zigotteri o Aeshna cyanea tra gli Anisotteri) ma più frequentemente viene consumata nell’arco di 2-3 settimane. Inoltre, pur rappresentando delle perfezionate “macchine volanti” atte alla caccia, anche le libellule incorrono in morti premature essendo esse stesse fonte di nutrimento per altri animali. Sono infatti un cibo agognato da anfibi e pesci ma anche da varie specie di uccelli che riescono a catturarle in volo; le si possono vedere (soprattutto le specie più piccole, in particolare, tra gli Zigotteri) cadute nelle trappole vischiose delle ragnatele e quindi destinate a morte sicura; e, infine, non è raro assistere alla scena in cui una libellula ha catturato e divorato una libellula più piccola (ma talvolta anche di pari dimensioni), solitamente di specie diversa. In Natura niente si "butta via"; tutto viene riciclato. Una femmina morta di Orthetrum coerulescens galleggia sull'acqua, una riserva di proteine per un gruppetto di Gerridi. Questo ragnetto ha costruito la sua trappola "ragnatelosa" tra la vegetazione a due metri dall'acqua. E ha funzionato benissimo, con alcune damigelle della specie Ischnura elegans che sono andate a impigliarvisi. Per le dimensioni del ragno occorre considerare che queste damigelle sono lunghe al massimo 3,5 cm. Un maschio di Anax parthenope ha catturato un maschio di Trithemis annulata e, portandolo in alto tra la vegetazione, si appresta a divorarlo. Foto di Massimo Squarcini. Un gruccione (Merops apiaster, Linnaeus, 1758) ha catturato un maschio di Orthetrum cancellatum. Foto di Gianni Bonini. Un gruccione (Merops apiaster, Linnaeus, 1758) ha catturato una femmina di Orthetrum albistylum. Foto di Gianni Bonini. Un airone rosso (Ardea purpurea, Linnaeus, 1766) ha appena catturato un maschio di Trithemis annulata. Foto di Gianni Bonini. Tuttavia se consideriamo il tempo trascorso nello stadio larvale si può affermare che gli Odonati hanno, a seconda delle famiglie di appartenenza, una vita abbastanza lunga. Infatti alcune specie possono raggiungere i 4-5 anni di età allo stadio larvale prima di affrontare l'ultima muta e il conseguente sfarfallamento (ad esempio alcune specie della famiglia Cordulegastridae); ma la loro vita allo stadio di imago, come accennato più sopra, si spenge nell'arco di poche settimane. Solo le specie del genere Sympecma hanno allo stadio di imago vita relativamente lunga perché solitamente sfarfallano in estate, riescono a svernare da adulte al riparo della vegetazione resistendo alle basse temperature, si accoppiano ai successivi primi tepori primaverili con conseguente deposizione delle uova, poi muoiono. Dalle loro uova nasceranno larve con stadio larvale brevissimo visto che già dopo un paio di mesi affronteranno la metamorfosi in imago, ripetendo il ciclo. Le larve presentano, similmente a quanto si osserva negli adulti, 3 strutture principali: testa (munita di 2 occhi e di 2 antenne), torace (con 3 paia di zampe), addome. Negli stadi giovanili (brevissimo stadio di prolarva e successivo più o meno lungo stadio larvale, a seconda della specie) la loro vita trascorre in acqua. Gli Zigotteri respirano grazie a particolari e appariscenti pesudobranchie costituite da 3 grandi lamelle poste in coda all'addome; mentre gli Anisotteri respirano tramite numerose e minuscole lamelle pseudobranchiali disseminate nel tratto terminale (anale) dell’intestino. La loro alimentazione è esclusivamente carnivora essendo le larve ottime cacciatrici nei confronti di prede esclusivamente (tranne casi sporadici) viventi. Le specie più grandi possono catturare e divorare anche girini e addirittura avannotti. Larva di Zigottero: Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae] Foto di Massimo Squarcini. Larve di Anisotteri: a sinistra Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837); a destra un probabile Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]. Larva di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; foto di Massimo Squarcini Tutte le larve, indipendentemente dalla specie, sono dotate di un organo particolare, perfettamente e implacabilmente adattato alla caccia, detto “maschera” ed esclusivo, in tutto il mondo animale, degli Odonati: infatti il loro labbro inferiore è modificato e sorregge due segmenti (mento e submento anch’essi modificati) allungati, articolati tra di loro e tenuti raccolti al di sotto della testa, con la sommità del segmento terminale che si pone davanti alla “faccia” (da cui nasce il nome “maschera"). Tale segmento terminale è munito all’apice di particolari uncini prensili che afferrano la preda quando la maschera, con una velocità e uno scatto sorprendenti (calcolabili in millesimi di secondo), viene estroflessa e allungata. Il paragone d’obbligo, tanto per rendere l’idea, viene fatto con l’arto superiore di un pugile che sta “in guardia”, cioè con l’arto che viene mantenuto raccolto (braccio e avambraccio stretti a contatto tra di loro e aderenti al corpo) tramite la piegatura del gomito e con il pugno a proteggere il volto (come una “maschera”); poi, “in attacco”, il gomito si apre e tutto l’arto scatta improvvisamente in avanti allungandosi e andando a colpire l’avversario anche a una certa distanza; la maschera delle larve funziona un po’ in tal modo, solo che, al posto del guantone del pugile, la maschera possiede delle appendici che afferrano la preda e poi la portano alla bocca. Difficilmente le larve, quando individuano la preda, sbagliano il colpo data la straordinaria velocità e precisione con cui effettuano l’attacco; per certi versi la funzionalità della maschera degli Odonati può ricordare l'analoga efficacia della lingua del camaleonte o delle zampe anteriori della mantide religiosa. Sopra: visione ventrale; sotto: visione laterale di una larva di Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; entrambe le foto sono di Massimo Squarcini Prendendo spunto da alcune foto di exuvia di Anax imperator visibili poco più sotto e pensando alla libellula ancora nello stadio larvale, ecco (molto a grandi linee!) come si potrebbe presentare la maschera mentre sta scattando in avanti, in azione di caccia: Allo stadio larvale le libellule si muovono più o meno lentamente sul fondo dell’ambiente acquatico in cui vivono: sia utilizzando le loro 3 paia di zampe per deambulare, sia muovendosi nuotando a scatti grazie all’emissione dalla estremità anale dell'addome di getti d’acqua, una sorta di "propulsione a reazione”. La larva subisce svariate mute di accrescimento, tra le 10-11 e le 14-15 mute a seconda della specie. Sempre in base alla specie e/o alle condizioni ambientali la vita larvale degli Odonati può variare da pochi mesi a 4 o 5 anni. Con le ultime mute iniziano a svilupparsi particolari strutture tenute ben compresse e raccolte in apposite tasche (pteroteche) poste al di sopra del torace e che si trasformeranno successivamente in ali nell’insetto adulto. Al termine dell’ultima muta la larva esce dall’acqua riparandosi o arrampicandosi su qualche sostegno. Tale fase di emersione rappresenta uno dei momenti più delicati e vulnerabili nella vita di questi insetti poiché si trovano ad essere totalmente indifesi e alla mercé di potenziali predatori. Dalla larva così esposta all’aria emergerà infine, con varie metodologie e con tempi diversi a seconda della specie, l’insetto adulto che inizierà la respirazione aerea attraverso delle particolari piccole aperture (stigma) collocate sui fianchi del torace (gli stigma più grandi ed evidenti) e sull’addome. Un anisottero della famiglia Aeshnidae ha appena compiuto la metamorfosi, ed è ancora a contatto con la sua exuvia. Foto Di Luigi Minciarelli. In un certo lasso di tempo variabile da specie a specie ma solitamente entro poche ore, l’insetto espanderà l'addome pompandovi al suo interno sia l’emolinfa che l'acqua residua precedentemente accumulata; poi stenderà le ali sempre grazie all'emolinfa che vi viene immessa tramite le venature e al termine delle varie operazioni assumerà la forma finale e definitiva senza che le sue dimensioni crescano ulteriormente; viceversa e in generale sarà la sua colorazione che cambierà a seconda della età. Quando la libellula compirà il suo primo volo abbandonerà, sul supporto su cui si era ancorata la larva, una spoglia vuota (o exuvia) cioè l’involucro o esoscheletro della larva stessa. L’exuvia rappresenta quindi una sorta di “copia” della larva al suo stadio finale, una testimonianza prima dell’ultima e definitiva metamorfosi. Exuvie di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; nella seconda foto è ben visibile la "maschera" raccolta in stato di riposo (più correttamente, si tratta dell'esoscheletro che la conteneva) e posta al di sotto della testa. Exuvia di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; la freccia inferiore indica la maschera, a riposo, raccolta al di sotto della testa; la freccia superiore indica uno dei 2 uncini/artigli che si trovano all'apice della maschera, al culmine del palpo labiale. La libellula, fatto il primo volo, solitamente si ferma su qualche posatoio prossimo allo specchio d’acqua: sia per completare l’opera di asciugamento espellendo dall’addome l’emolinfa in eccesso sia per permettere la definitiva distensione e asciugatura delle ali; ali che, in questa prima fase di vita dell’imago, si presentano opalescenti. Maschio neosfarfallato di Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; notare le ali opalescenti, la traslucidità dell'addome e la gocciolina di emolinfa nella parte terminale dell'addome. Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [Sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae]; notare le ali ancora opache e la trasparenza dell'addome entro cui si possono notare alcuni organi interni: il "vaso dorsale" (una sorta di cuore a sezioni contrattili) e il tubicino dell'apparato digerente (stomaco e intestino). Maschio neosfarfallato di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; notare le ali opalescenti, i colori ancora molto neutri (rispetto a quelli che assumerà da adulto) e la gocciolina di emolinfa al di sotto del 2° segmento addominale. Raggiunto lo stadio adulto le libellule si riveleranno abili o abilissimi insetti volanti, esclusivamente carnivori ed eccezionali cacciatori prevalentemente di altri insetti volanti, tra cui talvolta non disdegnano di catturare e cibarsi di altre libellule di pari o solitamente più piccole dimensioni. Alcune specie vivono esclusivamente nei pressi dello specchio d’acqua di origine, altre amano allontanarsene anche di diverse centinaia di metri ma facendovi ritorno per la riproduzione; altre ancora possono affrontare migrazioni imponenti sia per numero di individui che per distanze percorse, anche di molte centinaia di chilometri. Alcuni generi di Odonati annoverano libellule che raggiungono taglie tra le più grandi nel mondo degli insetti. Per quanto riguarda gli Odonati europei e a seconda della specie e del sesso, l’apertura alare può variare da un minimo di 25-30 mm a un massimo di 110-115 mm; mentre la lunghezza totale del corpo può variare, sempre in base alla specie e al sesso, tra 25-30 mm e 80-90 mm. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; tra gli Odonati più grandi riscontrabili in Europa. Il suo corpo può raggiungere una lunghezza di 80-85 mm. Maschio di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; la sua apertura alare può raggiungere i 105-110 mm, tra le maggiori riscontrabili negli Odonati europei. Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; tra le libellule più minute reperibili in Italia, con lunghezza corporea minima sui 25 mm e apertura alare minima sui 33-35 mm. Le libellule adulte presentano un corpo allungato e più o meno snello in cui si individuano, ancor più facilmente che nelle larve, 3 particolari strutture: testa, torace e addome, con il torace che appare ben più robusto e tozzo rispetto all’addome. Dal torace spuntano tre paia di zampe praticamente mai impiegate per camminare sul suolo (contrariamente a quanto accadeva nella fase larvale) ma, viceversa, utilizzate per la caccia in volo, per afferrare le prede o per appoggiarsi a vari posatoi, sui quali raramente le si vede fare brevi e pochi "passi" per meglio posizionarsi. Sempre dal torace si elevano le ali: due paia di ali direttamente collegate col torace, estremamente complesse nelle loro venature, molto grandi in proporzione al corpo, membranose e non ripiegabili e soprattutto di una stupefacente efficacia aerodinamica che fa di questi insetti delle vere e proprie meraviglie volanti. Le ali sono direttamente collegate a potenti muscoli situati all'interno di mesotorace e metatorace, muscoli che possono essere attivati indipendentemente l'uno dall'altro; ciò comporta che, all'occorrenza, anche le ali possono essere controllate e azionate indipendentemente le une dalle altre, permettendo alle libellule (soprattutto per le specie appartenenti al sottordine Anisoptera) di compiere qualsiasi evoluzione aerea, dalla planata allo stallo alla improvvisa virata, finanche alla “retromarcia”. In molti altri insetti, invece, il battito delle ali è sempre sincrono dipendendo dalla contemporanea contrazione e dal rilascio dell'intera muscolatura. La potente muscolatura che controlla le ali delle libellule consente a qualche specie di Anisottero di raggiungere scatti valutabili in velocità di circa 50 km/h mentre la frequenza dei battiti d’ala può sfiorare i 30 battiti al secondo. Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; indipendenza delle ali di un maschio in volo. Aeshna mixta (Latreille, 1805) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; indipendenza delle ali di un maschio in volo. Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace. 2.3_ Testa, occhi e apparato masticatore Sulla testa fanno bella mostra di sé i due occhi, sia che si tratti di Anisotteri (con grandi occhi sempre più o meno posti a contatto tra di loro tranne che nella famiglia Gomphidae) o di Zigotteri (con occhi più piccoli, sempre nettamente separati tra di loro e posti ai lati della testa). Maschio di Aeshna affinis (Vander Linden, 1820) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro per un lungo tratto. Maschio in volo di Anax ephippiger (Burmeister, 1839) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro per un lungo tratto. Notare anche la disposizione delle zampe durante il volo. Negli Anisotteri le zampe vengono disposte nel modo più aereodinamico possibile per facilitare la velocità e l'agilità di volo: il paio di zampe anteriori è ripiegato e tenuto nascosto in verticale tra il retro degli occhi e il torace; la altre due paia di zampe sono tenute ripiegate e raccolte a contatto con la parte inferiore del torace. Maschio di Libellula depressa (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto. Maschio immaturo di Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto. Maschio di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro solo per un breve tratto. Maschio di Cordulegaster boltonii (Donovan, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Cordulegastridae]; grandi occhi che sono a contatto tra di loro in un solo punto. Maschio di Onychogomphus forcipatus subsp. unguiculatus (Linnaeus, 1758) [sottordine Anisoptera; famiglia Gomphidae]; grandi occhi nettamente separati tra di loro. Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) [sottordine Zygoptera; famiglia Platycnemididae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Ischnura elegans (Vander Linden, 1820) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa. Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825); [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa. Maschio di Coenagrion castellani (Roberts, 1948) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Calopteryx splendens (Vander Linden, 1825); [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Maschio di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Lestidae]; occhi nettamente separati tra di loro, posti ai lati della testa che si presenta più larga che lunga. Sono in ogni caso occhi composti da migliaia di piccoli e perfezionati elementi detti ommatidi e che, grazie anche all’estrema libertà di movimento che la testa può compiere muovendosi e ruotando in varie direzioni sul piccolo collo, consentono a questi insetti una visione panoramica ad ampissimo raggio. L’occhio composto, soprattutto degli Anisotteri, occupa una buona parte della testa tanto che alcune libellule tra le più grandi possono disporre fino a 20.000-25.000 ommatidi per ciascun occhio. In alcuni ingrandimenti si possono apprezzare anche le differenze di dimensione tra gli ommatidi: i più grandi sono collocati nella parte superiore dell’occhio e sembra siano adatti per percepire gli oggetti in movimento (soprattutto le prede, ma anche gli eventuali predatori) e in lontananza, mentre gli ommatidi di sezione più piccola sono disposti nella zona inferiore dell’occhio e sembra siano preposti alla visione ravvicinata e quindi ai dettagli o ai particolari. Gli ommatidi delle libellule percepiscono solo i raggi luminosi paralleli al loro asse longitudinale e in condizioni di buona luminosità, componendo poi a livello cerebrale l’immagine complessiva a mo’ di mosaico; l’esigenza della luminosità dei raggi incidenti giustifica il fatto che le libellule siano sostanzialmente insetti diurni con alcune eccezioni come, ad esempio, Boyeria irene o Anax ephippiger che possono essere attive anche nelle ore crepuscolari. Maschio immaturo di Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; i suoi occhi sono composti da migliaia di ommatidi, qui visibili solo quelli delle zone superiori. Femmina immatura di Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi compongono i suoi occhi; nella foto è anche evidente, grazie alla diversa colorazione naturale, la separazione tra le parti superiore (marroncina, con gli ommatidi di sezione maggiore) e inferiore (verde-giallognola, con ommatidi di sezione minore). Maschio di Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi compongono i suoi occhi. Abbastanza evidenti quelli della parte superiore dell’occhio; non ben distinguibili quelli della parte inferiore perché di sezione minore. Maschio immaturo di Crocothemis erythraea (Brullé, 1832) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi compongono la zona superiore (marroncina-rosata) dei suoi occhi; nella zona inferiore (celestina) gli ommatidi sono di sezione più piccola. Maschio di Anax imperator (Leach, 1815) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; migliaia di ommatidi compongono la zona superiore (azzurra) dei suoi occhi; nella zona inferiore (verdolina) gli ommatidi sono di sezione più piccola. Maschio immaturo di Orthetrum albistylum (Sélys, 1848) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; migliaia di ommatidi compongono la zona superiore (rosata) dei suoi occhi; nella zona inferiore (marroncina) gli ommatidi sono di sezione più piccola. Femmina di Trithemis annulata (Palisot de Beauvois, 1807) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; parte superiore (bruno-rossiccia) degli occhi, con gli ommatidi più evidenti. L’estrema funzionalità nell’articolazione tra il piccolo e (apparentemente) esile collo e la testa consente alle libellule di muovere la testa stessa sia lateralmente che in direzione alto-basso, ma anche in una straordinaria rotazione attorno al collo. Questa caratteristica è facile da osservare quando le libellule, grandi o piccole che siano, compiono una delle funzioni fondamentali per la loro “igiene”: la pulizia degli occhi. Con le zampe anteriori impiegate a mo’ di tergicristallo riescono a detergere gli occhi dalle varie impurità che vi si possono depositare sopra; la superficie oculare che riescono a raggiungere con le zampe anteriori è pressoché completa grazie proprio alla possibilità di ruotare la testa attorno al collo, anche di 180°. Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; femmina che si sta detergendo gli occhi. L’operazione viene effettuata con le zampe anteriori che, a mo’ di un tergicristallo, tolgono dagli occhi le varie impurità accumulate. Oltre alla consueta separazione visibile nell’occhio tra parte superiore (brunastra, contenente gli ommatidi più grandi) e parte inferiore (celestina, contenente gli ommatidi più piccoli) è evidente la capacità di ruotare la testa attorno all’esile collo; nel caso della prima delle 3 foto precedenti, una rotazione di quasi 180° è stata necessaria per arrivare a detergere una maggior superficie oculare. Aeshna cyanea (Müller, 1764) [sottordine Anisoptera; famiglia Aeshnidae]; maschio che pulisce gli occhi. Come nel caso della foto precedente l’operazione viene effettuata con le zampe anteriori che, a mo’ di un tergicristallo, tolgono dagli occhi le varie impurità accumulate. Qui la testa è stata facilmente ruotata di circa 120°; visibile anche il non indifferente apparato masticatore con una sorta di denti aguzzi. Sympetrum fonscolombii (Sélys, 1840) [sottordine Anisoptera; famiglia Libellulidae]; maschio e pulizia degli occhi. Qui la testa è stata facilmente ruotata di 90°; degli occhi è visibile solo la parte inferiore (azzurrina), quella contenente gli ommatidi di sezione minore. Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825) [sottordine Zygoptera; famiglia Calopterygidae]; femmina che si pulisce l’occhio destro dopo aver ruotato la testa. Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; maschio che pulisce gli occhi. Questo maschio, nonostante la mancanza della zampa anteriore destra e del tarso della zampa anteriore sinistra, riesce comunque a detergersi gli occhi grazie alla facilità con cui può ruotare la testa attorno al collo. Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) [sottordine Zygoptera; famiglia Coenagrionidae]; la zampa anteriore destra, grazie alla rotazione della testa attorno al collo, può detergere una buona parte dell’occhio destro.
  2. Il “percorso classico” tassonomico che conduce all’ordine Odonata Dominio: Eukaryota; è, assieme al dominio Prokariota, uno dei due domini della "classica" scuola tassonomica con cui vengono classificati gli organismi viventi uni- o pluricellulari. Dal greco εὖ (eu) = buono, e κάρυον (kàryon) = nucleo; in riferimento alla presenza, all'interno delle singole cellule di tali organismi, di un nucleo ben definito e separato tramite una o più membrane dal resto della cellula stessa. Il nucleo assume una importanza rilevante perché contiene la maggior parte del materiale genetico. Nel dominio Eukaryota troviamo, tra gli altri, il regno Animalia (quello che ci interessa da vicino), il regno Fungi (quello dei funghi) e il regno Plantae (quello delle piante). Il dominio Prokariota, dal greco πρό (pro) = prima, comprende organismi viventi unicellulari microscopici, in cui le cellule sono prive di un nucleo ben strutturato; ad esempio i batteri. Regno: Animalia; parola che deriva dal latino animalis = dotato di vita, di anima; a sua volta derivante dal greco άνεμος (ànemos) = vento, soffio. Quindi nel senso onnicomprensivo di "essere vivente". Veramente innumerevoli i phyla che costituiscono il regno Animalia; solo per fare alcuni esempi: Chordata (muniti di una sorta di colonna o "corda" dorsale, come i mammiferi), Anellida (gli anellidi, come i lombrichi), Mollusca (i molluschi, come le seppie o i calamari), Porifera (come le spugne), ecc. Tra i vari phyla quello che ci interessa è il seguente. Phylum: Arthropoda; dal greco ἄρθρον (àrthron) = articolazione, e ποδός (podòs) = piedi; quindi, alla lettera, “con i piedi articolati”; cioè con le zampe munite di articolazioni. Gli artropodi sono inoltre caratterizzati dal possedere un esoscheletro composto da chitina, un materiale leggero e elastico ma anche resistente e duro a tal punto da proteggere e sostenere il corpo che racchiude. L'esoscheletro, pur nella sua elasticità, non è comunque in grado di aumentare la propria superficie durante l'accrescimento in età e dimensioni del corpo che racchiude. La crescita dell'animale avviene quindi grazie ad un susseguirsi di varie mute; ad ogni nuova muta l'organismo abbandona il vecchio esoscheletro (che "gli stava stretto") si espande in dimensioni quanto occorre (rimanendo momentaneamente "nudo") e si costruisce un nuovo esoscheletro più adatto alle nuove dimensioni acquisite. Gli artropodi sono muniti di un efficiente apparato respiratorio, sia che si tratti di organismi acquatici che terrestri. Sono per la maggior parte ovipari, cioè si riproducono tramite uova rilasciate all'esterno del corpo "materno" e il cui sviluppo embrionale avviene necessariamente senza scambio di materiale nutritivo con il progenitore; in alcuni casi sono ovovivipari (come, ad esempio, gli scorpioni) in cui le uova si sviluppano sì all’interno del corpo materno ma comunque senza scambio di nutrienti. Quello degli Arthropoda è il phylum più ricco di specie di tutto il regno animale; in effetti, a loro volta, gli Arthropoda sono suddivisibili in numerosi subphyla e superclassi come, ad esempio: subphylum Crustacea (i vari crostacei: gamberi, aragoste, granchi, ecc.); superclasse Myriapoda (come i millepiedi e simili); subphylum Chelicerata (come i ragni o i limuli), superclasse Hexapoda (quella che, in questo percorso, ci interessa). Superclasse: Hexapoda; dal greco ἑξα (èxa) = sei, e ποδός (podòs) = piedi; quindi, alla lettera: “con sei piedi”; in riferimento alla presenza di sei zampe, disposte in 3 paia. Le classi in cui si suddividono gli Hexapoda sono: Entognatha e, quella che qui ci interessa, Insecta. Classe: Insecta; dal latino insectus, che è participio passato del verbo latino insecare = tagliare, suddividere; in riferimento alla suddivisione del corpo in parti morfologicamente ben distinguibili; sostanzialmente e a grandi linee: testa, torace e addome. La classe Insecta (Linnaeus, 1758) è la più vasta classe, in numero di specie, di organismi viventi racchiudendone ben oltre un milione tra quelle attualmente classificate oltre a quelle (presumibilmente altrettante se non di più) ancora sconosciute. Si suddivide in due sottoclassi: la sottoclasse Apterygota (che annovera piccoli insetti privi di ali e che crescono in dimensioni solo attraverso le mute ma senza alcun tipo di metamorfosi mancando i vari stadi di ninfa e di pupa; quindi il loro stadio adulto è morfologicamente uguale allo stadio giovanile ma solo più grande) e la sottoclasse che riguarda il nostro percorso, la Pterygota. Sottoclasse: Pterygota; dal greco πτερυγωτός (pterugotòs) = alato; dal greco πτερόν (pteròn) = ala; in riferimento alla presenza di ali, solitamente in numero di 2 (un paio) o di 4 (due paia). A loro volta gli Pterygota vengono suddivisi in due coorti: Endopterygota e Exopterygota, di cui può essere utile sottolineare alcune caratteristiche differenziali. Coorte: Endopterygota; dal greco ἔνδον (èndon) = dentro, internamente. Annovera gli insetti alati più evoluti e che presentano metamorfosi completa. Allo "stadio di larva" segue lo "stadio di pupa" e le ali iniziano a formarsi proprio durante questo stadio in particolari strutture interne alla pupa stessa; dalla pupa "nascerà" l'insetto adulto (o imago); è il caso, ad esempio delle farfalle, delle api o delle mosche. Coorte: Exopterygota; dal greco ἔξω (èxo) = fuori, esternamente. Annovera gli insetti alati più primitivi e che presentano metamorfosi incompleta: in questi casi le ali iniziano già ad apparire negli ultimi "stadi di larva"; si tratta comunque di ali non funzionanti ma solo abbozzate e che si vanno a formare in particolari strutture o teche esterne alla larva stessa. La metamorfosi è incompleta perché non passa attraverso lo "stadio di pupa”. L'insetto adulto "nascerà" direttamente dalla larva quando questa avrà completato l'ultima sua muta. È il caso che ci interessa, quello in cui saranno inserite, tra gli altri, anche le libellule. Gli Exopterygota sono a loro volta suddivisi in due sottocoorti: Neoptera e Palaeoptera e di cui può essere utile rilevare le diversità. Sottocoorte: Neoptera; dal greco νέος (nèos) = nuovo; le ali degli insetti adulti non sono direttamente collegate al torace, in quanto tra le ali e il torace vi sono delle brevi articolazioni più o meno elasticamente snodabili che permettono a questi insetti, a riposo, di ripiegare le ali “ad astuccio” e riporle a diretto contatto sull’addome in modo da essere maggiormente protette. È il caso, ad esempio, delle mantidi, dei grilli, delle cavallette, delle blatte, ecc. Sottocoorte: Palaeoptera; dal greco παλαιός (palaiòs) = antico; le ali degli insetti adulti sono direttamente collegate al torace, quindi senza particolari articolazioni snodabili intermedie. Tale assenza obbliga questi insetti, quando sono a riposo, a tenere le ali sempre spiegate in tutta la loro ampiezza; quindi non ripiegate né particolarmente protette. A sua volta la sottocoorte Palaeoptera è suddivisa in due ordini: l'ordine Ephemeroptera e, finalmente, quello che ci interessa da vicino, quello delle libellule in senso lato: ordine Odonata. Tra gli Ephemeroptera troviamo le cosiddette “effimere”, nome che deriva dal greco ἐϕήμερος (efìmeros) = effimero; a sua volta composto dal greco ἐπί (epì) = sopra e ἡμέρα (imèra) = giorno; cioè che dura solo un giorno, di breve durata. Si tratta di piccoli insetti con stadio larvale in acqua dolce e stadio adulto terrestre; di vita assai breve nella fase di imago, sono mediocri volatori anche a causa delle dimensioni ridottissime delle ali posteriori che possono quasi mancare del tutto. Una "effimera", Cloeon dipterum (Linnaeus, 1761). Ordine Ephemeroptera; si tratta di una specie che, dopo le "schiuse" e conseguenti sciamature, ama rifugiarsi in ambienti ben protetti come nelle abitazioni in vicinanza a corsi d'acqua (non inquinati); è quindi facile osservare questo insetto su varie superfici casalinghe: dai muri ai vetri, sulle tende o sui mobili. Una "libellula", Ischnura elegans (Vander Linden, 1820). Ordine Odonata. Una "libellula", Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840). Ordine Odonata. Ordine: Odonata (Fabricius, 1793); gli insetti di questo ordine sono esclusivamente carnivori sia allo stadio larvale che allo stadio adulto. Sono legati all’ambiente acquatico in quanto lo stadio larvale si sviluppa completamente in tale habitat mentre le imago hanno vita terrestre e aerea. Le larve, unico caso nel mondo animale, sono dotate di un particolare organo raptatorio, detto "maschera", e posizionato sotto alla testa. Gli adulti sono facilmente riconoscibili tra tutti gli altri insetti grazie alle seguenti peculiarità: due grandi occhi composti e, viceversa, due piccole antenne; un addome assai lungo rispetto al resto del corpo; sono abili o abilissimi cacciatori volanti grazie a 2 paia di grandi ali ricche di venature e particolarmente specializzate e adatte al volo; sono inoltre dotati di un efficace apparato masticatore; alcune specie si collocano tra gli insetti più grandi e spesso anche tra i più colorati e variopinti. I maschi presentano due diversi organi atti alla riproduzione: uno sbocco seminale (che contiene lo sperma) nella parte posteriore dell’addome e un apparato meccanico-copulatore (una sorta di pene) nella parte anteriore dell’addome; questa particolare conformazione comporta una modalità del tutto esclusiva nella fase di accoppiamento. Gli Odonati sono presenti in ogni regione terrestre (habitat permettendo), ad esclusione dell’Antartide e di qualche isola artica. La sistematica “tradizionale” suddivide l’ordine Odonata nei seguenti 3 sottordini: Zygoptera (Sélys, 1854), Anisoptera (Sélys, 1854) e Anisozygoptera (Handlirsch, 1906). Una suddivisione più moderna, susseguente a vari studi effettuati alla fine del 20° secolo e confermati da successive analisi filogenetiche, prevede invece la suddivisione dell’ordine Odonata in soli 2 sottordini: Zygoptera (Sélys, 1854) e Epiprocta (Lohmann, 1996) con quest’ultimo a sua volta suddiviso negli infraordini Epiophlebioptera (Lohmann, 1996) (corrispondente al “tradizionale” e precedente Anisozygoptera, qui “declassato” a infraordine) e Anisoptera (Sélys, 1854) (anch’esso qui “declassato” a infraordine). Qualunque sia la scelta e rimanendo in un ambito europeo i taxa che riguardano gli Odonati sono esclusivamente Zygoptera e Anisoptera visto che gli Anisozygoptera (o Epiophlebioptera che dir si voglia) annoverano pochissime specie reperibili solo nel continente asiatico: 4 specie soltanto, secondo la World Odonata List, cioè una specie giapponese, una himalayana e due cinesi, tutte appartenenti al genere Epiophlebia (Calvert, 1903). Nel seguito di questi e di altri appunti verrà mantenuta la suddivisione “tradizionale” (come, del resto, viene tuttora accettato dalla World Odonata List) e quindi Anisoptera figurerà sempre come sottordine, al pari di Zygoptera. Secondo recenti dati della World Odonata List (Agosto 2023), a livello mondiale le specie riconosciute di Odonati sono poco più di 6400, inserite in quasi 700 generi, a loro volta raggruppati in una cinquantina di famiglie. A livello europeo le specie riconosciute sono circa 170, inserite in 47 generi, a loro volta inseriti in 11 famiglie. Mentre nel territorio italiano sono presenti (a meno di migrazioni, di periodiche assenze o di probabili estinzioni) 96 specie, inserite in 38 generi (12 tra gli Zigotteri e 26 tra gli Anisotteri), a loro volta facenti parte di 10 famiglie (Calopterygidae, Coenagrionidae, Lestidae e Platycnemididae tra gli Zigotteri; Aeshnidae, Cordulegastridae, Corduliidae, Gomphidae, Libellulidae e Synthemistidae tra gli Anisotteri).
  3. Spiranthes spiralis (L.) Chevall. (1827); Regione Toscana (Mugello; "Macchie di Panna"; 500 m s.l.m.); 28 Settembre 2023; Foto di Alessandro Francolini. Le ultime Orchidee a fiorire in Italia.
  4. Belle belle Un soffio quasi primaverile Ale
  5. Nigritella rhellicani Teppner & E.Klein; Regione Trentino Alto Adige, Val d'Ultimo (BZ); 2100 m s.l.m.; 14 Luglio 2023; su praterie ancora non adibite a pascolo bovino; foto di Alessandro Francolini. Con profumo molto gradevole, a seconda del fiore (o del vento?) variabile dalla vaniglia al cioccolato.
  6. Grazie ragazzi Mi sono dimenticato di metterci la data ; scusatemi . Non siamo in agosto; le foto risalgono al 14 luglio 2023. Ale
  7. Platanthera bifolia var. subalpina Brügger 1886; Regione Trentino Alto Adige, Val d'Ultimo (BZ); 2100 m s.l.m. su praterie ancora non adibite a pascolo bovino; foto di Alessandro Francolini. Unica piantina avvistata (e ormai un po' sofferente), in mezzo a un mare di Gymnadenia conopsea.
  8. Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. (1813); Regione Trentino Alto Adige, Val d'Ultimo (BZ); 2100 m s.l.m.; 14 Luglio 2023; su praterie ancora non adibite a pascolo bovino; foto di Alessandro Francolini.
  9. Macché mesto Sono molto belle lo stesso Ale
  10. Bellissima Tra le mie preferite, anche se non l'ho mai vista dal vivo Ale
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