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Archivio Micologico

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  1. Cortinarius elatior s.l. Fr. Regione Lazio. Dicembre 2023. Foto di Tomaso Lezzi.
  2. Hygrophorus russula (Schaeff. ex Fr. : Fr.) Kauffman. Regione Lazio. Dicembre 2023. Foto di Tomaso Lezzi.
  3. Tricholoma caligatum (Viviani) Ricken. Regione Lazio. Dicembre 2023. Foto di Tomaso Lezzi.
  4. Cortinarius barbatus (Batsch) Melot. Regione Lazio. Dicembre 2023. Foto di Tomaso Lezzi. Cuticola amara, carne amara, odore non gradevole, spore finemente verrucose, quasi sabbiate. Spore. Osservazione in KOH, a 1000×
  5. Leucopaxillus gentianeus (Quél.) Kotl. Regione Lazio. Dicembre 2023. Foto di Tomaso Lezzi.
  6. Mycena renati Quél. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  7. Coprinopsis picacea (Bull. : Fr.) Redhead, Vilgalys & Moncalvo. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  8. Mycena arcangeliana Bres. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  9. Agaricus lanipes (F.H. Möller & Jul. Schäff.) Hlaváček. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  10. Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  11. Marasmius wynneae Berk. & Broome. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  12. Lepiota ignivolvata Bousset & Joss. ex Joss. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  13. Clitocybe odora (Bull. : Fr.) P. Kumm. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  14. Agaricus lanipes (F.H. Möller & Jul. Schäff.) Hlaváček 1949 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Genere Agaricus Sezione Spissicaules Sinonimi Psalliota lanipes F.H. Möller & Jul. Schäff. 1938 Psalliota lanipes var. verecunda F.H. Möller 1950 Agaricus lanipes var. verecundus (F.H. Möller) Pilát 1951 Agaricus luteolorufescens P.D. Orton 1960 Etimologia L'epiteto Agaricus deriva dal greco αγαρικόν = fungo degli Agari; perché secondo Dioscoride proveniva dall'Ucraina, che a quel tempo veniva chiamata "Terra di Agaria". L'epiteto “lanipes” deriva dal latino “lana” = lana e dal suffisso “pes” = piede; con riferimento ai residui velari lanuginosi che cingono la base dello stipite. Cappello Di medie dimensioni, 6-12 cm, inizialmente globoso, poi più emisferico, talvolta trapezoidale in vista laterale, infine disteso, spesso con una evidente depressione centrale. Di colore bruno rossastro più o meno carico; la cuticola nei primordi è abbastanza compatta, poi man mano si dissocia in fibrille lanuginose e/o squamose su fondo chiaro. Lamelle Fitte, libere al gambo, inizialmente rosa pallido ma che poi scuriscono con l’età, fino a diventare bruno-nerastre, intercalate da numerose lamellule. Filo lamellare sterile e, dunque, pallido. Gambo Generalmente clavato, occasionalmente leggermente bulboso, liscio e bianco sopra l’anello, biancastro-nocciola e finemente fibrilloso sotto l’anello, giallo livido e con residui velari bruni a formare una sorta di guaina o di cercini alla base; quasi sempre sono presenti uno o più rizoidi evidenti. Anello Supero, abbastanza ampio, membranoso, semplice; con lo sviluppo, attraversa una breve fase in cui si irrigidisce come se fosse inamidato, per poi collassare sullo stipite. Appare leggermente striato sulla faccia superiore, e liscio su quella inferiore, con una leggera banda di color bruno-nocciola in prossimità del margine. Carne In sezione, talvolta è bianca immutabile, altre volte assume colorazioni rossastre, specie nella parte superiore del gambo. Debolmente giallastro alla base del gambo. Odore fungino leggero, con una componente anisata o di mandorle amare alla base del gambo. Reazioni macrochimiche Reazione di Schäffer negativa sulla superficie pileica, ma positiva (arancione) sulle aree ingiallite alla base del gambo. Reazione con KOH negativa. Habitat Cresce in piccoli gruppi, sia in ambiente boschivo che in zone antropizzate, sia sotto latifoglia che conifera. Raro. Microscopia Spore 6-7,5 x 4-5 μm; ellissoidali, lisce. Basidi 20-30 x 5-8 μm; tetrasporici, claviformi. Cheilocistidi 15-30 x 5-12 μm; molto numerosi, clavati, ovoidi o piriformi, settati o catenulati. Commestibilità e Tossicità La commestibilità o tossicità della specie in questione non è stata ancora precisamente accertata. In letteratura sono segnalati casi di intossicazione, ma probabilmente dovuti alla possibile confusione con Agaricus freirei. Specie simili Agaricus freirei Blanco-Dios è la specie con cui viene più frequentemente confuso, probabilmente perché risultano fuorvianti i residui velari bruni che, anche in questa specie, spesso sono presenti alla base del gambo. Tuttavia, Agaricus freirei si distingue agevolmente per la presenza di una evidente bordatura con scaglie brune lineari sulla parte inferiore dell’anello, per la pressoché totale assenza della colorazione rossastra al taglio, sulla carne della parte superiore del gambo, per l’evidente odore fenolico alla base del gambo, per la reaziona di Schäffer negativa, ma positiva con KOH, dunque invertite rispetto ad Agaricus lanipes. Agaricus sylvaticus Schaeff., presenta spesso anch’esso colori pileici bruno-rossastri ed una cuticola che con la crescita si dissocia in fibrille lanuginose su fondo chiaro, ma ha normalmente un portamento più slanciato, un arrossamento della carne al taglio più marcato e più uniformemente diffuso, spore ellissoidi mediamente più piccole. Bibliografia CAPPELLI A. & L.A. PARRA SÁNCHEZ, 2022. Agaricus L. from European mediterranean countries. Fungi non delineati Pars LXXVI-LXXVIII. Alassio (SV): Ed. Candusso. PARRA SÁNCHEZ L.A., 2008. Agaricus L., Allopsalliota Nauta & Bas. Fungi Europæi. Vol 1. Alassio (SV): Ed. Candusso. PARRA SÁNCHEZ L.A., 2013. Agaricus L., Allopsalliota Nauta & Bas. Fungi Europæi. Vol 2. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Felice Di Palma - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lazio. Ottobre 2022. Foto e microscopia di Felice Di Palma. Spore (5.93) 6.03 - 6.55 (7.20) × (3.91) 4.00 - 4.36 (4.57) µm; Q = (1.34) 1.39 - 1.60 (1.71); N = 15; Me = 6.29 × 4.20 µm; Qe = 1.50.
  15. Rutstroemia firma (Pers.) P. Karst. 1871 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezaizomycotina Ordine Helotiales Famiglia Rutstroemiaceae Sinonimi Peziza ochroleuca Bolton 1789 Peziza firma Persoon 1801 Peziza stipitum Schumacher 1803 Peziza alutacea Schumacher 1803 Etimologia L'epiteto Rutstroemia è dedicato al botanico svedese Carl Birger Rutström. L’epiteto firma deriva dal latino firmus e significa fermo, solido, resistente, con riferimento alla consistenza tenace della carne. Ascoma Apotecio sessile o raramente subsessile, inizialmente di forma cupulata, con margine nettamente distinto e talvolta leggermente riflesso; con la maturazione assume configurazione imbutiforme o discoide-piana, talora con lieve depressione centrale. Il diametro varia da 0,5 a 1,5 cm, raramente fino a 2 cm negli esemplari ben sviluppati. Il margine, visibile anche negli stadi avanzati, si presenta tendenzialmente liscio, ma può mostrare una fine crenulazione o una rugosità più o meno marcata, specialmente in condizioni di disseccamento o in presenza di variazioni microambientali (es. esposizione al vento o disidratazione superficiale). Imenoforo L’imenio, situato sulla superficie interna dell’ascoma, si presenta liscio, con colorazione variabile dal fulvo al bruno-fulvo-rossastro, tendente a scurirsi progressivamente con l’età o per effetto dell’essiccamento. La superficie esterna dell’apotecio è generalmente concolore, rivestita da fibrille appressate e/o da un tomento fine, talvolta visibile solo in giovane età o con l’ausilio di una lente a forte ingrandimento. Stipite Completamente assente o, quando presente, molto corto, centrale, cilindrico, spesso vellutato, di colore bruno, nerastro alla base. Carne Elastica, fibrosa, compatta e tenace, senza sapore e odore rilevanti. Habitat Saprofita su legno morto di latifoglia, specialmente Quercia e Nocciolo, normalmente sulla parte scortecciata del legno. Fruttifica dalla primavera alla fine dell’autunno, anche fino a novembre nelle zone a clima temperato. Microscopia Spore 15-18(-20) × 5-6(-7) μm; da ellissoidali allungate a leggermente incurvate o allantoidi, ialine, bi- o tri-guttulate, con numerosi granuli; negli esemplari maturi, le guttule possono subire una riorganizzazioni interna che simula delle strutture trasversali simili a setti, ma che non sono setti veri e propri. Inoltre, in questa fase avanzata, le spore possono originare piccoli conidi globosi alle estremità, per gemmazione, osservabili sia all'interno di aschi degenerati che su spore già libere. Aschi 120-130(-160) × 7-8(-12) μm, ottasporici, cilindrico clavati e leggermente attenuati alla base, con poro apicale J+. Parafisi sottili, filiformi, con setti basali visibili. Excipulum a struttura prismatico-porrecta. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. La commestibilità o tossicità della specie in questione non è stata ancora precisamente accertata. Ad ogni buon conto, la specie è sicuramente da considerare priva di interesse alimentare. Osservazioni Rutstroemia firma è la specie tipo del genere Rutstroemia P. Karst., un gruppo abbastanza ricco di specie, sebbene alcune di esse siano veramente poco diffuse e conosciute (e anche per questo ancora a volte di dubbia interpretazione), con una nomenclatura molto articolata, che ha più volte subito modifiche nel corso degli anni ad opera dei differenti studiosi. La letteratura attualmente disponibile risente ancora troppo della valutazione dei soli caratteri morfologici ed ecologici; i primi approcci di tipo molecolare (JOHSTON et al. 2019) hanno però già lasciato intuire che potremmo, in realtà, trovarci difronte ad un genere polifiletico. Per tale motivo, probabilmente nei prossimi anni, man mano che gli studi basati anche sui dati molecolari aumenteranno, la tassonomia delle Rutstroemia dovrà essere significativamente rivista. Per quanto sopra, allo stato attuale, adottiamo un’accezione ampia del concetto di Rutstroemia s.l., includendo in esso tutte le specie che assumono la forma di apoteci cupulati, imbutiformi o discoidi di piccole dimensioni, con tonalità comprese tra il bruno ed il marrone-rossastro, talvolta il giallo-verde od olivastro, con crescita su substrati variabili, ma sempre tendenzialmente lignicoli (rametti, cortecce, steli secchi, ricci di castagne, cupule di ghiande) oppure su tessuti erbacei in decomposizione, quasi mai sui frutti veri e propri. Quest’ultima caratteristica è tipica invece delle specie del genere Ciboria Fuckel, che invece colonizzano preferenzialmente semi e/o frutti deteriorati come castagne e ghiande, strobili di Abete, infiorescenze necrotiche, amenti in decomposizione, e che normalmente presentano un gambo più evidente, oltre ad una differente morfologia sporale (spore ellissoidi non allantoidi). Dal punto di vista strutturale, le Rutstroemia s.l. si caratterizzano inoltre per l’assenza di uno sclerozio - a differenza, ad esempio, delle specie del genere Sclerotinia Fuckel - poiché si sviluppano da porzioni stromatizzate del substrato ospite, ovvero regioni di tessuto che, pur mostrando un certo grado di organizzazione compatta e differenziata, non formano sclerozi veri e propri. Dal punto di vista morfologico, le specie appartenenti al genere Lanzia Sacc. risultano molto simili a quelle incluse nel genere Rutstroemia. Tuttavia, l’inquadramento tassonomico del genere Lanzia rimane ancora oggi incerto e in larga parte da definire. Neppure gli studi di biologia molecolare condotti finora sono riusciti a chiarirne in modo definitivo i confini, contribuendo così al persistere di una certa ambiguità sistematica. In tale contesto, non sono rari i casi in cui l’assegnazione di una specie all’uno o all’altro genere venga determinata più da preferenze soggettive degli studiosi che da criteri tassonomico-nomenclaturali rigorosamente stabiliti. A titolo esemplificativo, Hans-Otto Baral - tra i massimi esperti mondiali di Helotiales e, più in generale, di Discomycetes inopercolati - ha dichiarato (ascofrance.com, voce: Lanzia echinophila) di preferire l’impiego del nome Rutstroemia per la maggior parte delle specie normalmente ascritte a Lanzia, riservando quest’ultimo genere a poche entità esotiche caratterizzate, tra l’altro, da un basso contenuto lipidico a livello sporale. Specie simili Per la corretta identificazione dell’entità qui in trattazione, che cresce prevalentemente su rami in decomposizione di latifoglia, si devono preliminarmente escludere tutte le specie tipiche di altro tipo di substrato; ad esempio: R. lindaviana, R. luteovirescens, R. coracina e R. sydowiana che crescono su foglie marcescenti di varie essenze arboree; R. echinophila e R. americana che crescono su ricci di castagne, su castagne guaste o su cupule di ghiande; R. fruticeti e R. rubi tipiche dei rami in decomposizione di Rubus; R. bulgarioides su strobili di Picea; R. calopus su resti e tuberi affioranti di piante erbacee; R. elatina su legno di Abies alba. Una volta escluse le precedenti, le uniche possibili confusioni rimangono con: Rutstroemia bolaris, che rappresenta la specie maggiormente confondibile con R. firma, dato che con quest’ultima condivide gran parte dell’aspetto morfologico, l’habitat ed il periodo di crescita. Nelle sue fruttificazioni più tipiche, tuttavia, si differenzia per i colori mediamente più chiari, tendenti al giallo scuro o giallo oliva chiaro, fino ad arancio rossastro o vinaceo, ma molto dipende anche dallo stadio di maturazione, le spore mediamente più grandi, specialmente in larghezza 16-25 × 7-9 µm, excipulum a textura globulosa, crescita preferenziale su legno di Carpino o talvolta Castagno, sono segnalati alcuni ritrovamenti su Betulla. Rutstroemia alni, tipica dell’Ontano, di colore bruno in tutte le sue parti, anch’essa caratterizzata per le spore mediamente più grandi 20-24 × 8-10 µm. Rutstroemia punicae, che si caratterizza per le dimensioni molto più ridotte, spore mediamente più strette 13–21 × 3.5–5.5 µm e crescita su rami secchi, ma ancora attaccati all’albero, di Punica granatum. Ringraziamenti Desidero esprimere la mia gratitudine a Matteo Carbone per la condivisione di riferimenti bibliografici specialistici e per i contributi critici forniti in fase di elaborazione di questo lavoro, nonché a Maria Teresa Basso per l’invio di documentazione scientifica pertinente. Bibliografia BASSO M.T., G. CACIALLI & A. D'ERCOLE, 2019. Due ascomiceti interessanti dalla provincia di Pisa, Pseudoplectania ericae e Rutstroemia bolaris. Micologia Toscana 1: 37-57. CARL, F. LÓPEZ-GIRÁLDEZ, Z. WANG & J. P. TOWNSEND, 2019. A multigene phylogeny toward a new phylogenetic classification of Leotiomycetes. IMA Fungus 10, 1. GALÁN R., F. PRIETO-GARCIA, A. GONZÁLES & C. E. HERMOSILLA, 2013. The occurrence of Rutstroemia coracina on Quercus ilex leaves in Spain. Mycotaxon 124: 9-20. HANSEN L & H. KNUDSEN, 2000. Nordic Macromycetes. Vol. 1. Ascomycetes. Nordsvamp, Copenhagen. JOHNSTON P. R., L. QUIJADA, C. A. SMITH, H.-O. BARAL, T. HOSOYA, C. BASCHIEN, K. PÄRTEL, W.-Y. ZHUANG, D. HAELEWATERS, D. PARK, S. CARL, F. LÓPEZ-GIRÁLDEZ, Z. WANG & J. P. TOWNSEND, 2019. A multigene phylogeny toward a new phylogenetic classification of Leotiomycetes. IMA Fungus 10, 1. MEDARDI G., 2012. Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. PERIĆ B. R. & H. O. BARAL, 2019. Two species of the genus Rutstroemia (Rutstroemiaceae, Helotiales) new for Montenegro: R. fruticeti and R. punicae sp. nov. Mycol. Monten. XX, 2017 (2019): 167-189. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Felice Di Palma nel 2025 - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lazio. Ottobre 2023. Foto e microscopia di Felice Di Palma. Su legno in decomposizione di Nocciolo. Caratteristica l'amiloidia delle pareti tubo di espulsione, oltre che dell'apice dell'asco. Osservazione in melzer.
  16. Mycena pelianthina (Fr.: Fr.) Quél. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Felice Di Palma.
  17. Ramaria stricta (Pers.: Fr.) Quél. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
  18. Pluteus salicinus (Pers. : Fr.) Kumm. Regione Lazio, Minturno. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese. Pileipellis. Osservazione in rosso Congo, a 100×. Pileipellis. Osservazione in acqua, a 100×. Cheilocistidi. Osservazione in rosso Congo, a 630×. Pleurocistidi. Osservazione in rosso Congo, a 630×. Pleurocistidi. Osservazione in rosso Congo con contrasto di fase, a 400×. Pleurocistidi. Osservazione in rosso Congo con contrasto di fase, a 1000×. Giunti a fibbia. Osservazione in rosso Congo, a 630×. Spore. Osservazione in acqua, a 1000×.
  19. Clavaria fragilis Holmsk. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
  20. Panellus stipticus (Bull. : Fr.) P. Karst. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
  21. Mycena haematopus (Pers. : Fr.) P. Kumm. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
  22. Resupinatus europaeus Cons. & Setti 2018 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Resupinataceae Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese. Cheilocistidi. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Basidi. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Spore. Osservazione in acqua, a 1000×.
  23. Abortiporus biennis (Bull. : Fr.) Singer. Regione Lazio. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
  24. Chaetocalathus craterellus (Durieu & Lév.) Singer 1943 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Marasmiaceae Sinonimi Lachnella craterella (Durieu & Lév.) Locq. 1952 Regione Lazio, Minturno. Novembre 2023. Foto di Antonio Albanese.
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