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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Lactarius zonarius (Bull.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Bel Lactarius che ama crescere in boschi di latifoglia (Castagno, Quercia, Nocciolo, Faggio) su terreni argilloso-calcarei. Cappello solitamente fino a 12-13 cm di diametro, convesso all’inizio poi subito con depressione centrale; colori dal giallo-crema con sfumature ocra-arancio o bruno-aranciate, fulvo-brunastre in vecchiaia; dotato di zonature concentriche evidenti, più scure verso il margine, ocra-rossastre. Lamelle fitte, più o meno decorrenti, poco o per niente forcate al gambo, di colore da biancastro a crema-pallido, con sfumature rosa-carne; brunastre nelle lesioni. Gambo corto e tozzo, un po’ ingrossato all’apice, ben presto cavo, da biancastro a bianco-crema, a volte scrobicolato irregolarmente con fossette un poco più scure. La carne è soda e spessa nel cappello, più fragile e midollosa nel gambo, biancastra; dopo qualche tempo dal taglio diventa lentamente rosata-ingrigente quella del cappello, mentre quella del gambo resta biancastra; odore fruttato e sapore acre. Latice più o meno abbondante, fluido, bianco; immutabile se isolato dal fungo, un po’ color crema-grigio se essiccato sulle lamelle; all’assaggio è inizialmente neutro per divenire acre dopo qualche secondo. La specie con cui può essere più frequentemente confuso è Lactarius acerrimus che tuttavia ha cappello con cromatismi più chiari, con zonature non così evidenti e marcate; con lamelle meno fitte, adnate o subdecorrenti, molto venoso-congiunte tra di loro e con evidenti forcature all’attaccatura del gambo. Carne biancastra rosata immutabile al taglio, con forte odore fruttato, e sapore molto acre; latice poco abbondante, bianco immutabile sia isolato che essiccato sulle lamelle, di sapore molto acre e bruciante. Esemplare di notevoli dimensioni (cappello di 17 cm di diametro) reperito sotto Castagno: Latice inizialmente bianco e fluido; lamelle fitte, non venoso-congiunte e con rare forcature all'attaccatura del gambo:
  2. Lyophyllum sp.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  3. Cortinarius sp.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Primordi di un Cortinarius del sottogenere Phlegmacium. Nascenti da una base comune.
  4. Hygrophorus eburneus (Bull. : Fr.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Hygrophorus eburneus può essere confuso con Hygrophorus cossus per i caratteri morfocromatici. Di aiuto per la distinzione è l’odore (oltre che a particolari reazioni macrochimiche): l’odore di H. eburneus viene riportato anche come “odore di giacinto” (gli esemplari in foto avevano un odore particolare, gradevole, misto tra floreale e acuto, come di buccia di limone) e ciò facilita la separazione da H. cossus che ha in genere odore sgradevole (come di formaggio di capra o di topinambur o di larva di Phoelena cossus, da cui il nome). Anche la sfumatura delle lamelle può aiutare: con eventuali tonalità rosate in H. eburneus; con tonalità bianco-grigiastre in H. cossus. Inoltre H. cossus ha un habitat prevalentemente presso quercia, mentre H. eburneus predilige la presenza del Faggio. Nelle foto: esemplari reperiti in bosco misto Castagno-Faggio-Quercia.
  5. Tricholoma josserandii Bon; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dalla scheda AMINT, redatta da Massimo Biraghi: “Specie rara ma ben distribuita nelle località conosciute, fruttifica generalmente in boschi di media-bassa collina di Pinus sylvestris frammisto con Castanea sativa, ma ritrovato anche sotto Quercus ilex ed Erica arborea, generalmente in tardo autunno e fino ai primi geli. Cappello di medie dimensioni, 4-8 cm di diametro, inizialmente emisferico-convesso, poi convesso appianato a maturazione, raramente completamente disteso, in questa fase può assumere un portamento flessuoso-ondulato, è presente un largo umbone a volte poco visibile, il margine è generalmente liscio ed uniforme. Carne fibrosa, poco consistente nel cappello, stopposa nel gambo, biancastra con sfumature grigiatre, anche leggermente rosate in vecchiaia e localizzate nella parte inferiore del gambo, odore complesso di farina rancida ma con timbro marcato di cimice, più evidente negli esemplari maturi, sapore analogo, amarognolo, sgradevole dopo prolungata masticazione. Tossico, responsabile di sindrome gastroenterica di grave entità paragonabile a quella provocata da Tricholoma pardinum, Entoloma lividum e Omphalotus olearius. Per le caratteristiche morfocromatiche Tricholoma josserandii è specie facilmente confondibile con specie notoriamente commestibili e ricercate dai micofagi abituali, quali le cosidette "morette" ovvero tutte quelle specie appartenenti al gruppo del Tricholoma terreum, ma in particolare con il ricercato Tricholoma portentosum con il quale condivide habitat e periodo di fruttificazione. Quest'ultimo si differenzia subito sul campo per il cappello percorso da fibrille radiali, la colorazione giallastra presente nella zona sottocuticolare, nelle lamelle e nel gambo, nonché per l'odore di farina fresca. Più difficile per i neofiti il riconoscimento con i Tricholoma del gruppo Tricholoma terreum. L'osservazione delle decorazioni pileiche, del gambo presto cavo negli esemplari adulti, e in particolar modo delle proprietà organolettiche sono di estrema importanza per differenziare questo gruppo di funghi dalle colorazioni monotone: infatti, pur avendo differenti odori (farinoso, erbaceo, subnullo, pepe fresco), nessuna "moretta" ha sentore cimicino e gusto sgradevole al palato.”
  6. Tricholoma sejunctum (Sow. : Fr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 63, Pag. 167: “L’elevata variabilità morfocromatica di questa specie e la sua ampia diffusione in areali diversi hanno contribuito alla creazione di molte varietà e forme. Gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, in ambiente tendenzialmente termofilo o mediterraneo associato a Querce, Castagni, Carpini e Faggi; comune dall’autunno e pressoché indifferente al substrato. Tossico, responsabile di forme gastroenteriche. Inoltre pericoloso per la relativa somiglianza con la mortale Amanita phalloides.” Qui messo a confronto cromatico (relativamente al cappello) con una Amanita phalloides (a destra) reperita nelle vicinanze: Ovviamente la morfologia è totalmente diversificata tra le due specie!
  7. Hydnum repandum L. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Si tratta del comune e noto “Steccherino dorato” o “Dentino dorato” che deve il suo nome al colore generale e all’imenoforo ad aculei. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 22, Pag. 125: “Buono da giovane, liberato dagli aculei amarognoli. Gli esemplari maturi sono amari e indigesti. Si presta alla conservazione sott’olio. Lo “Steccherino dorato” come viene volgarmente chiamato, è un fungo comune, diffuso e ampiamente raccolto dall’inizio dell’estate fino ad autunno inoltrato. Nelle zone temperate, in assenza di gelo e neve, è possibile raccogliere questa specie fino a dicembre e gennaio. Fungo molto facile da determinare e riconoscere, la presenza degli aculei sotto il cappello è un carattere molto semplice da osservare. Non esistono funghi ad idni tossici, taluni sono solamente coriacei e legnosi, altri amarescenti, per cui indigesti e comunque immangiabili. A prima vista, forse per il suo colore, può essere scambiato per il Cantharellus cibarius, ma quest’ultimo ha delle pseudolamelle (pliche lamellari) e non gli aculei. Altra confusione possibile è con Albatrellus confluens, anch'esso però ha un diverso imenoforo (pori e non aculei). Può essere confuso con l'Hydnum rufescens, più piccolo e di colore rossastro o aranciato, con aculei non decorrenti, commestibile di minor pregio. H. albidum, bianco, crescente sotto conifera, appena ingiallente, fungo che tende ad inglobare lettiere e terriccio in modo notevole, con spore più piccole, sempre commestibile, anche se difficilmente recuperabile quando totalmente intriso di terra e aghi.” Particolare dell'imenoforo:
  8. Hydnum rufescens Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Hydnum di facile identificazione grazie ad alcune caratteristiche: la taglia mediamente piccola (con cappello al massimo di 6-7 cm di diametro), i colori del cappello relativamente vivaci (dal giallo-ocra all’arancio-fulvo più o meno carico), imenoforo con aculei non decorrenti sul gambo, carne leggermente amarognola. Raramente si presenta con esemplari concresciuti. Simile ma di taglia ben maggiore è il più noto “steccherino dorato” H. repandum caratterizzato dal colore pileico pallido (dal giallastro-beige al rosa-carnicino, raramente arancio chiaro), dal crescere sovente concresciuto con numerosi altri esemplari, dagli aculei nettamente decorrenti sul gambo, dalla carne dolce o leggermente amarognola negli esemplari vetusti, dall’odore fruttato gradevole; la confusione con H. albidum è scongiurata per il suo colore bianco candido nei giovani esemplari (giallastro a maturità o per contusione) e per i suoi aculei leggermente decorrenti.
  9. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Come suggerisce il nome (dal greco kyanos = azzurro e xanthós = giallo), la gamma cromatica del suo cappello è molto ampia: dal viola al verde, attraverso tonalità bluastre o giallastre; anche se esemplari giovani possono presentare colorazioni uniformi di ciclamino. Tali colorazioni in genere sono presenti e frammiste nello stesso esemplare creando un aspetto cromatico come metallizzato. La cuticola è parzialmente separabile (per 2 quinti del raggio) e la carne sottostante ha tonalità lilacine. Gambo e lamelle sono bianchi, con qualche macchia rugginosa in vecchiaia. Carne bianca dal sapore dolce come di nocciola. Cresce dall’estate al tardo autunno nei boschi di latifoglie. Caratteristica distintiva sono le lamelle lardacee. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 159, Pag. 275: “Il colore violetto della carne sotto la cuticola non è un carattere valido per la determinazione in quanto non esclusivo di questa specie. La consistenza definita lardacea delle lamelle indica l’estrema difficoltà nello spezzarle con la pressione di un dito, piegandosi invece come fossero di lardo. Nelle altre specie di Russula le lamelle si rompono in modo più o meno evidente.”
  10. Tricholoma columbetta (Fr. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Tricholoma facilmente riconoscibile per alcuni caratteri: cappello bianco candido con cuticola liscia e brillante, finemente sericea-fibrillosa, con colore crema chiaro soprattutto nella zona discale; dimensioni medio-grandi (con cappello fino a 12 cm di diametro); gambo slanciato (raramente corto e tozzo), sovente ricurvo, ricoperto da fibrille innate, completamente bianco con eventuali (carattere non costante!) macchie verde-acqua grigiastre (più raramente rosate) al piede. La sua carne ha odore leggero e buono di farina e sapore dolce, gradevole che può ricordare le nocciole. La confusione con Tricholoma morfocromaticamente abbastanza simili ma tossici o quantomeno sospetti (T. album, T. pseudoalbum, T. inamoenum) è subito scongiurata dai caratteri organolettici di questi ultimi: odore e sapore sgradevoli, terrosi o solforosi di “gas illuminante”. Altro Tricholoma simile è il raro T. albidum (di commestibilità ignota vista la scarsa reperibilità) che si distingue per la taglia minore (diametro pileico non superiore ai 7 cm) e per il cappello dalla cuticola feltrata e dall’orlo finemente pubescente. La confusione con specie tossiche e bianche di Clitocybe dall’odore farinaceo è scongiurata dal portamento: tipicamente tricolomoide in T. columbetta, con cappello convesso-appianato e largo umbone ottuso più o meno evidente, con lamelle smarginate, mentre le Clitocybe hanno taglia minore, carne meno spessa, cappello spianato o depresso e lamelle sempre più o meno decorrenti. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 67, Pag. 172: “Fungo simbionte, cresce a gruppi di pochi esemplari nei boschi di latifoglie, prediligendo Quercia, Castagno e Faggio. Presente da fine estate all’autunno. È un fungo bianco candido in ogni sua parte, dal cappello sericeo e satinato, con caratteristiche macchie rosate o più frequentemente verdastre, non sempre presenti, alla base del gambo, odore e sapore gradevoli farinacei. Ottimo commestibile, ma un po’ fibroso.” Esemplare dai caratteri morfo-cromatici meno consueti: gambo tozzo (boletoide) e con nette sfumature rosate:
  11. Hebeloma radicosum (Bull. : Fr.) Ricken; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Riconoscibile tra la “monotonia” cromatica degli Hebeloma per alcuni caratteri inconfondibili: anello membranoso evidente da giovane (caduco in età); gambo interrato nel substrato grazie a una lunga “radice” affusolata che si può presentare anche più larga del gambo esposto all’aria; odore caratteristico di colla “Coccoina” (mandorle amare) e sapore amarognolo; cappello vischioso a tempo umido, con residui del velo parziale sotto forma di squamette più scure del colore di fondo e più appressate al centro. Habitat presso latifoglie con predilezione per il Faggio, con crescita vicino a ceppi o tronchi più o meno interrati; il Courtecuisse riporta che la sua presenza può indicare la vicinanza di qualche tana sotterranea di piccoli mammiferi (talpe, topi selvatici). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 133, Pag. 246: “Si tratta di una specie oggetto di numerose vicissitudini tassonomiche, in quanto gli studiosi non erano concordi con la posizione da assegnarle; a causa della presenza dell’anello sul gambo, era stata addirittura inserita nel Genere Pholiota ma aspetto, portamento e quadro microscopico sono più vicini al genere Hebeloma all’interno del quale è stata poi posizionata.” Bosco misto Castagno-Faggio
  12. Agaricus bresadolanus Bohus; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Alcuni caratteri che indirizzano verso la determinazione: gambo ingrossato alla base; presenza di ife rizomorfe (piccole “radichette”) alla base del gambo; carne bianca, leggermente rosata al taglio; sapore dolce. Odore complesso: al taglio si può riscontrare un lieve odore anisato-fungino nella carne del cappello ma lievemente di inchiostro nella carne alla base del gambo. Anello sottile, presto evanescente e caduco. Cappello con tonalità da bianco-grigiastro a grigio-bruno; con cuticola decorata da fini squamette fibrillose, più serrate nel disco, quasi assenti al margine. Habitat consueto: presso giardini o parchi, margini di campi coltivati, anche in presenza di Robinia pseudoacacia o di altre essenze arboree. In alcuni testi micologici di qualche decina di anni fa questo fungo è classificato come “buon commestibile”. In realtà è un fungo tossico, responsabile di sindrome gastroenterica costante, anche di una certa entità. Esemplari vetusti, a maturazione delle spore avvenuta:
  13. Otidea cfr. alutacea (Pers.) Massee; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dalla scheda AMINT: Ascoma formato da un apotecio generalmente sessile o munito di un rudimentale piede (sub sessile), inizialmente cupolato-allungato con una apertura laterale che, negli esemplari adulti, si ripiega verso l'interno conferendogli un aspetto "accartocciato". Imenoforo liscio, di color bruno-ocraceo, superficie esterna su toni più chiari, di aspetto leggermente pruinoso-furfuraceo, orlo irregolarmente ondulato, fessurato con l'età. Carne di consistenza ceracea, abbastanza fragile alla manipolazione, di colore crema-giallastro. Specie terricola, fruttifica nei boschi di latifoglie con preferenza per le Fagaceae (Faggio, Castagno e Quercia), dall'estate al tardo autunno, relativamente comune su tutto il territorio Nazionale. La specie più simile e che può spesso fruttificare nella stesso habitat è Otidea bufonia (Pers.) Boud., che si differenzia macroscopicamente per le colorazioni dell'apotecio generalmente più scure, le dimensioni che possono raggiungere i 15 cm di altezza, la superficie esterna decorata da piccole pustole osservabili anche a occhio nudo. Non sempre risulta abbastanza agevole il riconoscimento delle singole specie macroscopicamente: le condizioni ecologiche, climatiche e la diversa tipologia dell'areale di crescita potrebbero interferire sulle abituali manifestazioni morfocromatiche degli ascomi e modificarne anche la classica forma "a orecchio" allungato, come nel caso della crescita in più esemplari appressati e/o concrescenti. Solamente con l'analisi dei caratteri microscopici si può desumere un quadro completo che consenta la corretta determinazione, anche se bisogna considerare che potrebbero delinearsi alcune difficoltà interpretative nel caso di osservazioni di esemplari ancora immaturi.
  14. Lactarius subumbonatus Lindgren; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Lattario con cappello dalle tonalità scure: da bruno-rossastro al bruno-nerastro; cuticola rugosa e grinzosa, soprattutto al centro che solitamente è depresso e può manifestare la presenza di un piccolo umbone o papilla; il margine è incurvato verso il basso, più disteso a maturità, e più o meno scanalato. Gambo cilindrico, anche irregolare, concolore al cappello, con pruina biancastra all’apice. Lamelle adnate-subdecorrenti. Latice più o meno scarso, acquoso e quasi trasparente, immutabile, di sapore quasi nullo o mite. Carne con odore netto di cimice (soprattutto allo strofinio o alla frattura) e sapore da mite a un po’ rancido.
  15. Tricholoma ustaloides Romagn.; Regione Toscana, Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Tricholoma presente anche a gruppi numerosi presso latifoglie (Castagno, Quercia, Faggio e Carpino); le colorazioni del cappello sono su toni dell’arancio-bruno-rossastro; la sua cuticola è molto viscida e glutinosa almeno a tempo umido; a tempo secco diviene più o meno asciutta ma mantiene una lucidità tale da far presupporre una sua netta viscosità iniziale (basta comunque inumidire con un po’ di saliva il cappello per rendersene conto). Carne dall’odore simile alla buccia di cocomero o al cetriolo e sapore farinaceo-amaro soprattutto nella cuticola. Questi elementi, assieme alla netta zona anulare visibile all’apice del gambo, sono elementi utili per la sua identificazione. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 72, Pag. 178: “È un Tricholoma appartenente alla Sezione Albobrunnea, facilmente riconoscibile grazie alla cuticola viscosa con l’umidità, amara all’assaggio, l’orlo costolato e la netta distinzione di colore sul gambo tra la zona anulare e la sua parte inferiore. La specie con cui può essere facilmente scambiato è Tricholoma ustale. Questo possiede il margine del cappello liscio, non costolato, il gambo con colori sfumati gradualmente dal bianco al marrone senza una zona anulare definita e la carne che non possiede alcun odore significativo; ha sapore amarognolo dopo qualche minuto di masticazione, è imbrunente e in particolare diviene spesso rossastra alla base del gambo in sezione. Tricholoma fracticum cresce sotto conifere e ha un aspetto tozzo, col gambo corto rispetto al diametro del cappello, e con i resti del velo parziale che formano un anello membranoso sul gambo. Tricholoma populinum possiede lamelle e gambo che imbruniscono con l’età, e cresce tipicamente sotto Pioppi, come è facilmente deducibile dal nome. Tricholoma pessundatum è tipico dei boschi di Pino, ha una cuticola che può presentarsi vischiosa, ma presenta spesso delle tipiche macchie-guttule sul margine, ha il gambo biancastro e carne con odore di farina rancida.”
  16. Cortinarius elatior Fr.; Regione Toscana, Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Cortinario appartenente al sottogenere Myxacium (sottogenere caratterizzato da cappello e gambo vischiosi, con gambo non di rado fusoide oppure più o meno ingrossato alla base, ma sempre privo di bulbo marginato). Presenta un cappello di diametro da 4 a 12 cm, inizialmente conico, poi convesso-campanulato, trapezoidale e infine disteso, di solito con largo umbone. Colore del cappello che varia dal giallo paglierino al bruno-rossiccio; con margine più chiaro che può assumere anche colorazione violacea. Il cappello è striato dal margine fino a metà raggio. Lamelle abbastanza fitte, di colore grigio-crema nei giovani, poi color ocra-brunastro con la maturazione delle spore; con filo lamellare molto seghettato, più chiaro. Gambo 7-14 x 1-2 cm, slanciato fusiforme (attenuato alle due estremità), finemente striato e bianco all’apice, violetto più o meno chiaro nella parte inferiore a causa della rottura del velo generale glutinoso e violaceo che vi si può anche depositare rompendosi in una serie di zone anulari fioccose e sovrapposte. La carne è di colore ocra chiaro, con odore di miele e sapore dolce. Specie comune nei boschi di latifoglie, soprattutto in presenza di Faggio o di Quercia. Esemplare con cappello color paglierino chiaro:
  17. Laccaria laccata s.l.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Vi sono almeno due specie che possono considerarsi veri e propri sosia di Laccaria laccata (Scop.: Fr.) Cooke. Si tratta di Laccaria affinis (Singer) Bon e di Laccaria macrocystidiata (Migl. & Lavorato) Pázmány. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 61, Pag. 165: “Specie ubiquitaria, è presente in tutte le fasce vegetative, dalla pianura alla montagna; per le sue caratteristiche morfocromatiche è confondibile solamente con specie vicine, differenziabili esclusivamente con l’osservazione dei caratteri microscopici e riconoscibili solo dagli esperti del settore. La maggior parte delle raccolte è da attribuire al sosia Laccaria affinis, microscopicamente diverso per avere spore rotonde e non ellittiche.”
  18. Phellinus torulosus (Pers.) Bourdot & Galzin; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Specie lignicola, sessile, pluriannuale. Si presenta sia isolata che embricata assieme ad altri esemplari a cui si può sovrapporre, su legno di latifoglie (rara presso conifere). Può assumere dimensioni notevoli arrivando fino al mezzo metro di diametro per 15 cm di spessore; con forma a ventaglio o irregolarmente circolare. Superficie sterile gibbosa, solcata, ondulata, tomentosa e di colore bruno scuro o bruno-rossiccio. Non di rado l'ampia superficie sterile fa da supporto a formazioni di muschio. Superficie poroide dal color cannella più o meno scuro, con pori piccoli e rotondi; al taglio i tubuli si presentano pluristratificati a seconda degli anni di vita. Carne di consistenza suberosa, tenace e compatta.
  19. Volvopluteus gloiocephalus (DC.) Vizzini, Contu & Justo; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Volvariella gloiocephala (DC . : Fr.) Boekhout & Enderle Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 128, Pag. 240: “Questo fungo si rinviene su terreni grassi e concimati, ai margini dei boschi, su maggesi concimati e pronti alla semina, in giardini e orti in esemplari molto numerosi. Molto tipica la sua comparsa già dalla primavera per poi fermarsi durante la stagione estiva, riprendendo a fruttificare in autunno e fino all’inverno. Di scarsissimo valore per i pessimi caratteri organolettici, da rifiutare. È un fungo molto appariscente per via delle sue grandi dimensioni, evocante come portamento il genere Amanita.” Cuticola liscia, di colore grigio-fumo, percorsa da fini fibrille innate, disposte radialmente e più scure del colore di fondo: Lamelle fitte, arrotondate al gambo e staccate dallo stesso; inizialmente di colore bianco; poi grigio-rosate e infine rosa carico per le spore che vi si depositano.
  20. Paxillus involutus (Batsch) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 181, Pag. 298: “Cresce nei boschi di latifoglie e conifere in estate-autunno, spesso a gruppi; è molto comune e diffuso. Velenoso, provoca sindrome paxillica; causa intossicazioni molto gravi, soprattutto in caso di eccessivo e ripetuto consumo, anche potenzialmente mortale; era sorprendentemente considerato come commestibile dopo cottura fino a qualche anno fa. Il viraggio repentino al brunastro, dovuto a compressione o corrusione esercitate in ogni settore morfologico di questo taxon, è una caratteristica molto stabile e tipica di questa specie. Paxillus rubicundulus (= Paxillus filamentosus) pure tossico, si distingue per i toni cromatici che tendono di solito al bruno-ruggine-rossastro, per la cuticola molto più spesso screpolata all’orlo che si distende presto e per la crescita sotto Ontano. Spesso però le due specie si presentano con aspetti molto simili e solo la microscopia riesce a far luce sulla determinazione (P. rubicundulus possiede spore più piccole).”
  21. Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Nelle foto con il caratteristico colore del cappello “rosa antico”, appena sfumato di vinoso. M. pura (con cui si può confondere) è più esile, ha colori variabilissimi sul cappello (bianco, grigio, rosato, violaceo, bluastro, ecc. ma non così “rosa antico”), ha gambo più corto, meno fragile. I caratteri microscopici sono (quasi) sovrapponibili e, dal volume "Mycena d'Europa" di Giovanni Robich, “non sempre consentono una netta distinzione fra M. pura e M. rosea. Tuttavia, il più delle volte, M. rosea ha un cappello più grande e il gambo più largo e più lungo di M. pura.” Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 86, Pag. 193: “La taglia, i cromatismi e il modo di crescere con cappello a lungo campanulato, la rendono in assoluto uno dei funghi più belli ed eleganti che si possono incontrare nel bosco.”
  22. Rickenella fibula (Bull. : Fr.) Raith.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Omphalina fibula (Fr.) Quél. Piccolo e caratteristico funghetto, con diametro pileico che può raggiungere appena i 10 mm di diametro. Cresce gregario (raramente isolato) dalla tarda primavera fino all’autunno, su base muschiosa. Pur trattandosi di un fungo di piccole dimensioni, raramente passa inosservato data la relativa lunghezza del suo gambo (fino a 6-7 cm) e del suo colore complessivo (arancio più o meno vivo) che risalta sul verde del muschio su cui cresce. Il cappello si presenta di solito ombelicato, con margine ondulato; più o meno striato in corrispondenza delle sottostanti lamelle che sono spaziate e molto decorrenti. Colore del cappello da giallo-arancio ad arancione più o meno intenso, lamelle di color crema-arancio comunque più chiare del cappello. Gambo subconcolore al cappello, slanciato, cilindrico, esile, ricoperto di una fine peluria.
  23. Stropharia aeruginosa (Curt. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 148, Pag. 263: “Cresce in piccoli gruppi, indistintamente nei boschi, nei prati nelle brughiere e nei pascoli, su residui di legno marcescente, dalla fine della primavera sino all’autunno. Diffuso ma non molto comune. La simile Stropharia caerulea si differenzia per la presenza di sfumature giallastre persistenti sul cappello meno glutinoso, per l’evanescenza dei residui di velo e dell’anello e per le lamelle più scure con il filo concolore.”
  24. Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 89, Pag. 196 “La superficie del cappello, inizialmente liscia, diviene presto grinzosa in senso radiale, quasi venata, vischiosa e lucente con tempo umido e opaca, asciutta con tempo secco. Xerula pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo finemente vellutato e sapore leggermente amaro.”
  25. Mycena inclinata (Fr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Bella Mycena osservabile assai frequentemente, con crescita cespitosa, su residui legnosi in decomposizione nei boschi di latifoglie (Quercia, Faggio, Castagno), più raramente in boschi di aghifoglie. Per la sua determinazione a livello macroscopico sono da rilevare i seguenti caratteri: gambo cilindraceo e cavo, elastico, flessuoso e spesso curvo; bianco traslucido in alto per sfumare gradatamente, scendendo verso la base, al bianco-crema, bruno pallido, bruno rossastro; con base bruno-rossa coperta di peluria di colore variabile dal bianco al giallo-rossiccio. Cappello di diametro fino a 4 cm, ovoidale all’inizio, poi conico-campanulato, infine un poco espanso, con evidente umbone che tende ad appiattirsi con l’età; superficie lucente e un po’ viscida con tempo umido, glabra, con colori variabili dal grigio-perla al grigio-giallastro, dal grigio-bruno al bruno-cuoio, ma anche tutta bianca (nella forma albopilea). Il cappello è solcato (o striato per trasparenza) dal margine fino all’umbone; il margine è finemente dentellato, con colore più chiaro (quasi bianco) del resto del cappello. Carne con odore e sapore sgradevoli, come di farina irrancidita. Lamelle ventricose, di colore bianco o grigio pallido. Può confondersi con alcune fruttificazioni di Mycena maculata che ha un gambo simile (anche se sovente coperto di pruina biancastra); tuttavia nelle sue forme tipiche M. maculata ha cappello che a maturità presenta chiazze bruno-ruggine più scure del colore di fondo; anche le lamelle, che sono grigio-crema chiaro, possono presentare riflessi rossastri e tendono a macchiarsi di bruno-rugginoso con l’età. La tendenza a mostrare chiazze rugginose su cappello e lamelle non è comunque un carattere sempre costante in M. maculata: in mancanza di ciò possono venire in aiuto odore e sapore. Odore irrilevante e sapore lieve, mite e dolciastro in M. maculata.
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