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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Tricholoma basirubens (Bon) A. Riva & Bon Particolare del gambo, con base sfumata da macchie rossastre
  2. Tricholoma basirubens (Bon) A. Riva & Bon Tricholoma “grigio cenere” di medio-piccole dimensioni; si può distinguere macroscopicamente da alcuni Tricholoma simili per alcune caratteristiche: cappello cosparso di squamette più scure del colore di fondo, più fitte al disco, rade al margine e con una disposizione più o meno concentrica; lamelle grigio-biancastre non molto fitte né eccessivamente smarginate al gambo, mai arrossanti e con filo concolore; gambo con fibrille grigio-brunastre e con presenza alla base di sfumature o macchie di colore rosso o rosso-fragola. Odore e sapori non particolarmente gradevoli di farina muffita o di terra. L’habitat è presso boschi termofili di latifoglie, con preferenza per Quercie ma anche Carpini e Faggi. Bosco collinare misto, con prevalenza di Quercia; presso Arliano; Mugello
  3. Xylaria hypoxylon (Linné) Greville Parte basale nera e molto peloso-vellutata
  4. Xylaria hypoxylon (Linné) Greville Qui nella forma imperfetta, con i caratteristici colori... “yuventini”: parte basale nera e decisamente peloso-vellutata; parte apicale bianca (a volte con toni aranciati), pruinosa, ramificata oppure cilindrico-fusiforme. Presente tutto l’anno, su legno deteriorato di latifoglia; la forma perfetta, che diventa tutta nera e con superficie bitorzoluta, si sviluppa in primavera.
  5. Calvatia excipuliformis (Scop.: Pers.) Perdeck Aculei esili e fragili, facilmente detersili al minimo tocco; non tipicamente conici come in Lycoperdon perlatum Le eventuali areole che si possono creare dopo la caduta degli aculei non sono mai nette, frequenti e ben delimitate come accade nel Lycoperdon perlatum
  6. Calvatia excipuliformis (Scop.: Pers.) Perdeck Bosco collinare misto; presso Arliano; Mugello Con uno pseudogambo particolarmente lungo
  7. Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer Squame e umbone decorano il cappello
  8. Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer Profilo, con umbone
  9. Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer
  10. Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer Lepiota di piccola taglia (al massimo sui 4 cm di diametro pileico), facilmente confondibile con altre congeneri simili. Dal punto di vista macroscopico possono aiutare nel riconoscimento: il colore biancastro di fondo del cappello; le squamette ocra-rossastre-brune irregolarmente concentriche e sempre più rade andando verso il margine, mentre l’umbone (sempre presente) è liscio e di colore uniforme come quello delle squamette; il gambo fragile, più o meno slanciato, bianco, finemente fibrilloso e sericeo, con toni rosati-brunastri verso la base; l’anellino membranaceo ma fugace, imbutiforme nei giovani esemplari, poi afflosciato e aderente al gambo a maturità; la carne piuttosto esigua dall’odore tipico, forte e acidulo che può paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili (o all’odore di Scleroderma) Dal TUTTO FUNGHI pag 298: “Specie velenosa, pericolosa, altamente tossica, genera intossicazioni di grave entità con interessamento epatico. È stata ipotizzata la presenza di amatossine; sono in corso studi più approfondii per confermarne la presenza. Se ingerita da bambini, anziani o persone debilitate può avere conseguenze gravissime. Cresce dalla fine dell’estate a tutto l’autunno nei prati, giardini, parchi, margini dei sentieri, nelle radure erbose dei boschi, prediligendo posizioni umide e poco soleggiate. Questa tipologia di habitat rappresenta un serio pericolo per i raccoglitori inesperti: molti infatti sono i ricoveri dovuti alla confusione con i Prataioli e soprattutto con Marasmius oreades (gambe secche). Il suo particolare odore è considerato un riferimento per descrivere quello di altri funghi: odore come di L. cristata.” Bosco collinare misto; presso Arliano; Mugello
  11. Agaricus praeclaresquamosus Freeman Profilo troncoconico in un giovane esemplare
  12. Agaricus praeclaresquamosus Freeman Agaricus tossico; sue caratteristiche sono: viraggio (per taglio o sfregamento) al giallo intenso, giallo cromo nel cappello e alla base del gambo; odore di fenolo o di inchiostro soprattutto allo sfregamento e alla base del gambo; anello supero, doppio, spesso giallo vivo al bordo; cuticola asciutta, grigio-fuligginosa, dissociata in fini squamette scure che da molto addensate al centro tendono a diradarsi verso il bordo, lasciando intravedere il fondo biancastro. Dal TUTTO FUNGHI pag. 326: “Le squamette nerastre del cappello, in contrasto con il colore chiaro del fondo, sembrano quasi i puntini del piumaggio di una faraona. Il tipico odore di fenolo, e cioè di inchiostro, con temperature basse può risultare poco percepibile. In questo caso si suggerisce di tenere tra le mani, e quindi scaldare, il pezzetto di fungo che si desidera odorare.” Bosco collinare misto; presso Arliano; Mugello
  13. Limacella guttata (Pers.: Fr.) Konrad & Maublanc Il portameneto di questa Limacella ricorda quello delle Macrolepiota: ma se ne distingue subito per l’assenza di squamosità sul cappello, per lo stesso cappello che è viscoso a tempo umido e per l’odore e sapore gradevoli di farina. I colori del cappello variano dal crema al beige, dal crema-rosato al crema-ocra, con imbrunimento a maturità e con centro sempre più scuro. Lamelle bianche, fitte, libere al gambo, spesso essudanti goccioline ialine nei giovani esemplari. Gambo biancastro-carnicino, con base leggermente bulbosa e con anello ampio, a gonnellino, persistente e membranoso. La faccia superiore dell’anello così come la parte apicale del gambo possono presentare piccole gocce ialine che seccandosi lasciano traccia di sé sottoforma di macchioline grigie. Specie non frequente, cresce a piccoli gruppi nei boschi umidi di latifoglie o aghifoglie. Confondibile con alcune specie del Genere Leucoagaricus che tuttavia non sono mai viscosi. Tutte le Limacella hanno cappello da viscoso a fortemente glutinoso; tra di esse L. guttata è quella che raggiunge dimensioni maggiori (con un cappello dal diametro fino a 15 cm); le specie congeneri e relativamente simili sono: L. illinita (con cappello glutinoso e, soprattutto, mancante di anello), L. furnacea e L. subfurnacea (con colori dominanti grigio-brunastri) e L. glioderma (dai colori rosso-brunastri). Bosco di Abete bianco; località Monte di Fò; presso il Passo della Futa. Esemplari reperiti dopo un temporale
  14. Agaricus campestris L. Fr. Elementi caratterizzanti per questo prataiolo sono: lamelle rosa carico fin dallo stadio di primordio, nessun viraggio alla sezione (al limite solo leggermente rosato all'attaccatura tra gambo e cappello), odore fungino gradevole, gambo rastremato alla base, anello molto evanescente, cuticola asciutta coperta da piccole squame concolori al fondo cha può variare dal biancastro al grigio cenere al grigio-brunastro. Dal TUTTO FUNGHI pag. 314: “Buon commestibile, da giovane può essere consumato crudo in insalata. Allo stadio adulto devono essere cotti e consumati quando le lamelle sono ancora rosee e non bruno-nerastre (inizio della putrefazione). Si tratta del prataiolo spontaneo più diffuso e raccolto. Si riconosce per il cappello bianco e pressoché liscio, per le lamelle di un bel rosa carico già dall’esordio, per l'anello che di solito è abbastanza esile e spesso evanescente. La sua variabilità ha fatto sì che ne fossero descritte alcune forme o varietà. Tra queste ricordiamo l’Agaricus campestris var. squamulosus, che si differenzia per la presenza di squame, specialmente al disco, abbastanza rade e brunastre. Può essere confuso con specie vicine: Agaricus bitorquis che cresce nei giardini ed ha due anelli separati; Agaricus arvensis che vira lentamente al giallo e con anello sviluppato; Agaricus cumtulus simile ma più piccolo, con lieve odore di mandorle, cresce nei campi concimati e vira al giallognolo, come Agaricus xanthoderma avente odore d'inchiostro e viraggio giallo cromo alla base del gambo, tossico, col quale potrebbe esser scambiato. Infine le lamelle rosate e l’assenza di volva lo distinguono da Amanita verna e Amanita virosa sempre aventi lamelle bianche anche in età adulta. Come tutti gli Agaricus commestibili non deve mai essere raccolto quando cresce in prossimità o all’interno di ambienti antropizzati, industrializzati e inquinati (strade, discariche, depuratori, parchi cittadini, ecc.). Infatti molti funghi assorbono e sono accumulatori delle sostanze nocive presenti nell’ambiente, in particolare dei metalli pesanti come il piombo.” Prati sopra Galliano
  15. Stropharia caerulea Kreisel Cappello verde-blu, con la tipica decolorazione giallo-ocra che nell'esemplare di destra ha formato un disegno particolare
  16. Stropharia caerulea Kreisel Sotto Pino Sporata viola-bruna depositata sull'anellino fugace e sulla parte alta del gambo; anche i residui del velo che rimangono al margine del cappello sono fugaci
  17. Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm. “Chiodino” o “Famigliola buona”; ma anche “Agarico mielato”, “Budlein”, “Centofamiglie”, “Chiovatelli”, “Fabiòla”, “Famigliola rossa”, “Famigliola di cipresso”, “Fong del morar”, “Fong mouron”, “Fons de robinia”, “Funcia de speziu”, “Fungo del gelso”, “Funzo de sarxo”, “Funzetti”, “Gaboreu”, “Gabrin”, “Gobbarin”, “Marzigliola”, “Mazzillore”, “Nugaroi”, “Poledri”, “Quarzul”, “Rogagn”, “Sementini”, “Spergifamiglia”, “Spiantafamiglie”... sono solo alcuni degli innumerevoli nomi dialettali o locali impiegati per designare una specie collettiva (Armillaria mellea s. l.): una delle specie più raccolte e, probabilmente, una delle specie responsabili della maggior parte delle intossicazioni gastro-intestinali da funghi. Infatti la sua commestibilià è non solo legata ad una cottura prolungata (mediamente 40-45 minuti dal primo bollore per eliminare alcune tossine termolabili) ma dipende da molti altri fattori come, ad esempio: # se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione), # se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa); gli esemplari congelati diventano tossici a causa di particolari modificazioni chimiche dei loro tessuti, # se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta), # se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura; # se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti) come varie specie di Hypholoma (in tal caso l’intossicazione si fa più seria!) Armillaria mellea in senso stretto è caratterizzata da: crescita cespitosa a volte di innumerevoli esemplari (ma anche isolata), saproparassita su latifoglie; colorazioni del cappello variabilissime: dal color miele (da cui il nome) al color cannella, dal color cuoio al bruno, dal bruno-rossastro all’olivastro, con centro del cappello più scuro; piccole squamette erette a mo’ di uncini presenti soprattutto al centro del cappello, presso l’umbone, e più rade alla periferia; tali squamette tendono a sparire a maturità; gambo slanciato, dalle tonalità più chiare (anche crema-rosate) in alto sopra l’anello, fino a toni bruno-scuri verso la base; presenza di un anello membranoso, persistente e striato (residuo del velo parziale) che nel suo insieme ricorda una calza che inguaina il gambo (armilla); colorazioni pallide nella faccia superiore dell’anello e da bruno-giallo a bruno-rossastro nella faccia inferiore, mentre il bordo dell’anello varia dal bianco al giallognolo chiaro; odore spermatico e sapore da acidulo a dolciastro. Quando cresce isolata può raggiungere diametro pileico rilevante, anche di 20 cm. Fra le più frequenti (almeno in Italia) specie di Armillaria simili vi sono: A. tabescens (con stesso habitat ma di dimensioni più contenute anche a maturità e, soprattutto, priva di anello); A. ostoyae (cresce preferibilmente su conifere, ha colorazioni più cupe, le squamette sul cappello sono persistenti e presenta il bordo dell’anello decorato di squamette bruno-scure, così come bruno scuro può essere il margine del cappello); A. gallica (di preferenza cresce apparentemente su terreno ma, in realtà, su ceppaie o legni interrati di latifoglie, a individui più o meno isolati o a piccoli gruppi; manifesta residui gialli del velo che decorano sia il gambo che l’anello che il cappello sottoforma di squame erette; l’anello stesso non è membranoso ma piuttosto fugace; sembra la più indigesta di tutto il gruppo); A. cepistipes (ha portamento gracile, colorazioni più pallide, anello poco consistente e fugace, è piuttosto igrofana e presenta orlo del cappello decisamente striato negli esemplari maturi). Dal TUTTO FUNGHI, pag. 224: “È un fungo camaleontico a seconda del cespo ospite: giallo miele se nasce dal Gelso, bruno o bruno-rossastro dalle Querce, risulta a volte completamente candido se ospite di Acacia. Per capire se una Armillaria ha subito gelate notturne ed è quindi da respingere, bisogna controllare che la carne sia sempre bianco latte e mai brunastra.”
  18. Hebeloma cfr. crustuliniforme (Bull.) Quélet (in attesa della microscopia per conferma) Macchie di Panna; sopra Galliano; in misto Cerro-Pino Imenoforo Goccioline sul filo lamellare
  19. Inocybe geophylla var. lilacina Gillet Inocybe tossica, molto comune e diffusa in habitat freschi e umidi di boschi di latifoglie e aghifoglie. Umbone sempre presente; margine pileico all'inizio involuto (anche richiuso sul gambo), poi diritto. Si presenta spesso con la specie tipo Inocybe geophylla (Bull.: Fr.) Kummer che è di colore bianco puro con qualche sfumatura ocracea. Dal TUTTO FUNGHI, pag 395: “L’Inocybe geophylla var. geophylla e l’Inocybe geophylla var. lilacina sono spesso distinguibili con una certa difficoltà. Molte volte si possono trovare nel medesimo luogo esemplari che vanno dal bianco al violetto con tutti i gradi di colore. La seconda varietà (lilacina) con la vecchiaia tende a diventare molto più chiara perdendo buona parte dei cromatismi lilla-violetti.” Sotto Abete bianco; presso il Passo della Futa
  20. Tricholoma squarrulosum Bresadola Uno dei Tricholoma caratterizzati dalla presenza sul cappello di evidenti “squarrosità”, cioè di scagliette più o meno arruffate e rialzate: più fitte nella zona discale e di colore assai più scuro del colore di fondo che di solito varia dal grigio chiaro al grigio scuro; dalla cuticola feltrata-lanosa anche all’orlo che è sempre eccedente e a lungo involuto; dall’odore aromatico-speziato (come di farina mescolata con del pepe macinato) e dal sapore analogo; dal gambo che va dilatandosi alla base (in certi casi può presentarsi anche clavato) e cosparso di fibrille o squamule nerastre. È una specie relativamente comune; il suo habitat è costituito da boschi di latifoglie a clima temperato in cui fruttifica a tarda stagione. Il simile e più raro Tricholoma atrosquamosum presenta stesse caratteristiche organolettiche ma ha minor squarrosità sul cappello, ha gambo percorso da rade e piccole fibrille nerastre e ha la cuticola del cappello poco o per niente feltrata. Macchie di Panna; sopra Galliano; in misto Cerro-Pino
  21. Suillus collinitus (Fr.) Kuntze Carne giallina anche sotto la cuticola; con un color giallo più intenso sopra i tubuli e verso la corteccia del gambo Colore rosa alla base del gambo
  22. Suillus collinitus (Fr.) Kuntze
  23. Suillus collinitus (Fr.) Kuntze Suillus associato sempre ai Pini a due aghi; comune ovunque, con preferenza per gli ambienti costieri; reperibile dall’estate all’autunno inoltrato (e oltre, in ambiente litoraneo mediterraneo). Come per altri Suillus, il suo consumo alimentare può dare adito a spiacevoli fenomeni lassativi: per l’eventuale consumo è comunque importante impiegare solo esemplari freschi e giovani, privati della cuticola che è ben separabile. Negli esemplari tipici il riconoscimento può essere facilitato dal colore della base del gambo: questa si presenta infatti macchiata di rosa-lilla più o meno acceso a causa del micelio basale dello stesso colore. Il colore del cappello varia dall’ocra all’ocra-brunastro fino al color cioccolato; a tempo secco sono evidenti nella cuticola delle fibrille radiali più scure del colore di fondo (meno evidenti col tempo umido che rende la cuticola viscosa). La carne è di colore giallo chiaro, più vivo presso i tubuli e vicino alla corteccia del gambo, con eventuale tono rosato alla base dl gambo; odore variabile dal fruttato all’acidulo-fenolico; sapore dolciastro. In certi casi può essere confuso con Suillus granulatus che condivide lo stesso habitat ma ha colorazioni più chiare, non ha la base del gambo rosa-lilla e secerne, almeno negli esemplari giovani, goccioline lattiginose dai pori. Per l’assenza di anello sul gambo si distingue facilmente dal Suillus luteus cui può assomigliare per i cromatismi. Macchie di Panna; sopra Galliano; in misto Cerro-Pino
  24. Mycena sp. Crescita su pigna
  25. Tricholoma ustaloides Romagn.
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