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Archivio Micologico

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Tutti i contenuti di Archivio Micologico

  1. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Regione Lombardia; Febbraio 2010; Foto di Massimo Mantovani.
  2. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Regione Sardegna; Novembre 2009; Foto di Mauro Cittadini.
  3. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Regione Lombardia; Febbraio 2007; Foto di Federico Calledda. Contributo di Massimo Mantovani.
  4. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Regione Emilia Romagna; Dicembre 2005; Foto di Gianni Bonini. Altro gruppo.
  5. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Foto di Gianni Bonini.
  6. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Foto di Gianni Bonini.
  7. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Foto di Gianni Bonini.
  8. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer; Regione Lazio; Gennaio 2010; Foto di Felice Di Palma. Fungo lignicolo che si trova sulle ceppaie in decomposizione nei boschi prevalentemente di latifoglia. Resistente al gelo, può crescere per tutto l'inverno fino all'inizio della primavera. Il cappello con cuticola lucida. Le lamelle sono libere, rade, giallastre, poi brunastre. Il gambo fino a circa la metà dal basso è marrone, vellutato, il resto è giallo-arancione praticamente concolore al cappello. La carne del cappello è sottile di colore giallastro, tenace e brunastra nel gambo. Odore debole di terriccio e sapore quasi nullo.
  9. Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer 1951 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Physalacriaceae Sinonimi Gymnopus velutipes (Curtis) Gray 1821 Collybia velutipes (Curtis) P. Kumm. 1871 Myxocollybia velutipes (Curtis) Singer 1939 Etimologia L'epiteto Flammulina deriva dal diminutivo del latino flámma = fiamma, ovvero piccola fiamma. L'epiteto velutipes deriva dal latino vélum = velo, trasposto nel francese velü = peloso, vellutato e dal latino pés = piede, per il gambo vellutato. Cappello Cappello di 1-5 cm di diametro, inizialmente convesso, poi appianato con centro leggermente depresso in vecchiaia, di colore giallo-aranciato quando giovane, poi marrone rugginoso verso il centro, con decolorazioni verso il crema-giallastro al margine che risulta leggermente striato, a volte lobato, igrofano; la superficie è liscia e viscosa a tempo umido. Imenoforo Lamelle da annesse ad adnate-smarginate, spaziate e spesse, di colore crema giallastro, con riflessi salmone se guardate frontalmente, con filo lamellare integro, concolore; intercalate da diversi ordini di lamellule. Gambo Il gambo è cilindrico, fibroso, fistoloso, radicante, attenuato in alto ed ingrossato verso la base. Di colore biancastro, giallo chiaro all’apice, poi scendendo verso la base per un piccolo tratto arancio e alla base avvolto da un velluto di colore nero. Spesso termina alla base del gambo con una radichetta più o meno lunga a seconda se il substrato è molto marcescente e/o se va a parassitare le radici interrate della pianta ospite. Carne Carne esigua di colore beige chiaro, con odore leggermente fungino e sapore dolciastro. Habitat Cresce nel tardo autunno, anche fino ad inverno inoltrato, come saprofita, abitualmente cespitoso ma anche sporadicamente gregario, sulle radici o ceppaie di varie latifoglie. L’areale di crescita di Flammulina velutipes è limitato all’Europa e al Nord America e si trova principalmente da settembre a marzo, mentre Flammulina filiformis viene rinvenuta in Cina, nel sud Corea, Giappone e Canada tutto l'anno, ma è abbondante principalmente da giugno a settembre. Vale la pena di precisare che Flammulina velutipes è un fungo resistente alle fredde notti invernali, superando indenne le gelate notturne e riprendendo il suo normale sviluppo durante il giorno. Microscopia Spore 7,4-9,6 × 3,1-3,9 µm; Media 8,6-3,5 µm; Q = 2,2-2,8; Qm = 2,5; cilindriche, lisce, ialine. Basidi tetrasporici, clavati. Cheilocistidi 83,5-123,9 × 18,8-24,2 µm; lageniformi, strangolati, sub-fusiformi. Pleurocistidi subfusiformi, utriformi. Pileipellis formata da ixohyphidia e pileocistidi. Ife terminali di ixohyphidia principalmente di due tipi: a) ramificate con un fusto centrale e rami laterali, di solito con non più di 2 rami; b) non ramificate, a parete sottile; tutti di solito con punte ristrette o attenuate, con 1-2 μm di larghezza alle punte. Pileocistidi 68-105 × 7,5-12 μm; strettamente lageniformi, spesso peduncolato-ristretti e sinuosi alla base. Commestibilità e tossicità Commestibile. Specie simili Flammulina filiformis Z.W. Ge, X.B. Liu & Zhu L. Yang) P.M. Wang, Y.C. Dai, E. Horak & Zhu L. Yang, si distingue da tutte le altre specie del genere per il colore del cappello da ocraceo a giallastro e dal punto di vista microscopico per l’aspetto della pileipellis, che è composta principalmente da ife sottili non ramificate disposte verticalmente e per le spore leggermente più piccole. Questa specie è nota anche con il nome di "Enokitake" ed è economicamente importante perché commercialmente coltivata su larga scala nell'Asia orientale. L’areale di crescita di Flammulina velutipes è limitato all’Europa e al Nord America e si trova principalmente da settembre a marzo, mentre Flammulina filiformis viene rinvenuta in Cina, nel sud Corea, Giappone e Canada tutto l'anno, ma è abbondante principalmente da giugno a settembre Flammulina rossica Redhead & R.H. Petersen, ha spore più larghe di 4 μm e più lunghe di 8 μm e una pileipellis costituita da un'ixohyphidia con elementi prevalentemente sferopeduncolati misti a qualche raro sub-fusiforme. Flammulina ononidis Arnolds, ha spore di dimensione maggiore, con crescita su radici o fusti interrati di Ononis spinosa L. Flammulina cephalariae Pérez-Butrón & Fern.-Vic., cresce su Cephalaria leucantha (L.) Roem. & Schult., è diffusa in europa, ha distinte pseudorrize, un diametro del cappello più grande, spore più grandi e cistidi di forma diversa. Flammulina fennae Bas, l’habitat, le modalità di crescita e le colorazioni generali del pileo di questa specie sono e variabili e sovrapponibili con F. ononidis e F. velutipes e quindi non possono essere prese a riferimento quali caratteri differenziali per distinguerla, a questo proposito RIPKOVÁ et al. (2010) smentiscono PÉREZ-BUTRÓN et al. (2007) sostenendo che le modalità di crescita e l'hatitat non sono caratteri stabili per differenziare F. fennae da F. velutipes e F. ononidis. Invece la distinzione può essere operata su base microscopica da una combinazione di caratteri che riguardano le spore e la pileipellis: gli ixohyphidia della pileipellis vicino al margine del cappello sono in gran parte non ramificati e rigonfi nella parte terminale, ma di forma lanceolata peduncolata o fusiforme peduncolata, con rapporto medio tra lunghezza e larghezza delle spore (Q medio) non superiore a 1,8. Flammulina elastica (Sacc.) Redhead & R.H. Petersen, è molto difficile distinguerrla da F. elastica da F. velutipes sulla base del colore del cappello che è sostanzialmente su toni giallastri per entrambe, mentre dal punto di vista microscopico le due specie hanno caratteri differenziali come le spore di diversa taglia e la pileipellis di F. elastica costituita da ife ramificate rigonfie, a differenza di F. velutipes in cui sono solo ramificate. Flammulina finlandica P.M. Wang, Y.C. Dai, E. Horak & Zhu L. Yang, specie di recente scoperta (2018), attualmente è stata rinvenuta solo in Finlandia. Molto simile nel suo aspetto a F. elastica, si differenzia per le spore che sono generalmente più grandi, inoltre la larghezza delle stesse (3) 3,5-4,5 (5) μm) è un ulteriore carattere utile per distinguerla da F. elastica, che ha basidiospore più strette (il rapporto tra lunghezza e la larghezza è Q = 2,5-3). Flammulina populicola Redhead & R.H. Petersen, si rinviene generalmente sotto Pioppo, ha spore 6-7,5 × 3,5-4,5 μm e una pileipellis ad imenoderma, composto da ixohyphidia con elementi sferopedunolati, per lo più non ramificati. Bibliografia PÉREZ-BUTRÓN, J.L. & FERDNÁNDEZ-VICENTE, J., 2007. Una nueva especie de Flammulina P. Karsten, F. cephalariae (Agaricales) encontrada en España. Revista Catalana de Micologia 29: 81-91. RIPKOVÁ, S., HUGHES, K., ADAMČÍK, S., KUČERA, V., & ADAMČÍKOVÁ, K., 2010. The delimitation of Flammulina Fennae. Mycological Progress 9: 469-484. DOI 10.1007/s11557-009-0654-9. WANG, P.M., LIU, X.B., DAI, Y.C., HORAK, E., STEFFEN, K. & YANG, Z.L., 2018. Phylogeny and species delimitation of Flammulina: taxonomic status of winter mushroom in East Asia and a new European species identified using an integrated approach. Mycological Progress 17(9): 1013-1030. DOI: 10.1007/s11557-018-1409-2. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi, Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Dicembre 2021; Foto e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20211205-01) Crescita gregaria. Apparentemente su suolo, in realtà la radichetta alla base del gambo era attaccata su radice interrata. Spore 7,4-9,6 × 3,1-3,9 µm; Media 8,6-3,5 µm; Q = 2,2-2,8; Qm = 2,5; cilindriche, lisce, ialine. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Cheilocistidi 83,5-123,9 × 18,8-24,2 µm; lageniformi, strangolati, sub-fusiformi. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Pleurocistidi sub-fusiformi, utriformi. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Pileipellis formata da ixohyphidia e pileocistidi. Ife terminali di ixohyphidia principalmente di due tipi: a) ramificate con un fusto centrale e rami laterali, di solito con non più di 2 rami; b) non ramificate, a parete sottile; tutti di solito con punte ristrette o attenuate, con 1-2 μm di larghezza alle punte. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Pileocistidi. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Osservazione in rosso Congo, a 1000×.
  10. Flammulaster muricatus (Fr. : Fr.) Watling 1967 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Inocybaceae Sinonimi Pholiota muricata (Fr.) P. Kumm. 1871 Dryophila muricata (Fr.) Quél. 1886 Naucoria muricata (Fr.) Kühner & Romagn. 1953 Flocculina muricata (Fr.) P.D. Orton 1960 Etimologia Dal Latino flammula = fiamma; aster = stella e muricatus = appuntito. Cappello Basidiomicete con un pileo di dimensioni medio-piccole, 0,5 cm nei soggetti immaturi, fino ad un massimo di 3 cm nei soggetti maturi. Aspetto globoso e semigloboso all'esordio, poi presto aperto ed infine quasi spianato. Colore bruno giallastro, bruno arancio, con superficie rivestita da fitte squamule farinose, granulose, disposte in senso radiale, più fitte nel centro del disco e che formano dei corti peletti verso il margine del cappello. Presenza di una struttura morfologica in rilievo, venoso congiunta, nel centro del cappello. Margine del pileo festonato, dotato di residui velari disposti regolarmente, brevi e di forma triangolare, che probabilmente per il loro aspetto a stella, sono il motivo dell'etimologia del genere. Imenoforo Lamelle mediamente distanziate, panciute in posizione mediana e subdecorrenti all'inserzione, con presenza di numerose lamellule di dimensioni estremamente variabili, giallo crema all'esordio, poi macchiate di ruggine, con filo concolore nettamente eroso e irregolare. Gambo Stipite mediamente corto, 2-4 cm, con portamento lineare, lievemente allargato alla base, brunastro con tonalità più chiare e giallastre all'apice, interamente rivestito con decorazioni analoghe a quelle presenti sul pileo, giallo ocra e minutamente forforacee all'apice. Carne Brunastra, priva di odore e sapore significativo e quindi apprezzabile. Habitat Specie saprotrofa che cresce su residui legnosi, su rami e su vecchie ceppaie. Segnalato in letteratura scientifica sotto latifoglia con particolare predilezione per Fagus sylvatica. Microscopia Tutte le specie del genere Flammulaster hanno struttura della cuticola con ife globose, rigonfie o cortamente cilindriche, più o meno catenulate. Flammulaster muricatus ha spore di profilo ellissoidale, faseoliforme in alcuni casi. La parete sporale non è sottile, né particolarmente spessa, ma “media” e solo con attenzione si riesce a osservare in alcuni casi il poro germinativo. Le misure rilevate sono di 5,8-7,0 × 3,4-4,3 μm; Qm = 1,6. I cheilocistidi sono abbondanti, riuniti anche in gruppi, cilindrici, sinuosi, clavati con apice capitulato. Schiacciando bene il preparato microscopico si può osservare la struttura completa dei cheilocistidi ed eseguirne la misurazione, che risulta di 35-59 × 7-10 μm fino al primo setto. Se si effettua la misura fino alla base dei cheilocistidi, questa risulta di 35-73 × 7-10 μm. Commestibilità e tossicità Priva d'interesse alimentare e senza riscontri tossicologici descritti in letteratura scientifica. Osservazioni Il genere Flammulaster è stato descritto da Earle nel 1909 come un genere segregato da Naucoria con i seguenti caratteri: • Basidiocarpi putrescenti • Pileo convesso, squamuloso o setoso • Lamelle annesse o decorrenti • Gambo centrale • Velo subevanescente, che non forma anello distinto • Spore ruggine o cannella Nel 1953 Küner e Romagnesi riconscono per Naucoria subgen. Floccularia circa gli stessi caratteri (escudendo il subgen. Tubaria). Norton nel 1960 accetta questo gruppo e lo separa come genere Flocculina. Waitling nel 1967 riconosce la sinonimia tra Flammulaster e Flocculina. Per il genere Flammulaster è ammessa anche una relazione molto stretta con il genere Phaeomarasmius, da cui si distingue per la struttura della pileipellis, che in quest’ultimo è un lamprotricoderma, cioè una palizzata di ife rialzate e a parete spessa Specie simili Phaeomarasmius erinaceus (Fr.) Kühner può macroscopicamente somigliare a Flammulater muricatus. Un esame microscopico ci toglie subito qualsiasi dubbio, perché P. erinaceus ha struttura della cuticola a lamprotricoderma, cioè una palizzata di ife rialzate e a parete spessa, mentre in F. muricatus la cuticola è formata da ife globose, rigonfie o cortamente cilindriche, più o meno catenulate. Flammulaster limulatus (Fr.) Watling ha ife della curticola cortamente cilindriche e non globose. Flammulaster novasilvensis P.D. Orton ha ife della curticola cortamente cilindriche, non globose e alcuni autori lo sinonimizzano con Flammulaster limulatus. Flammulaster granulosus (J.E. Lange) Watling ha habitat non su legno; spore non faseoliformi. Flammulaster ferrugineus Maire ex Watling ha spore non faseoliformi. Flammulaster wieslandri (Fr.) M.M. Moser ha spore destrinoidi, ovoidi, 8,5-10,5 ×5-5,5 μm; cheilocistidi di 25-45 μm di lunghezza, mai capitulati. Flammulaster gracilis (Quél.) Watling ha cheilocistidi lageniformi. Flammulaster erinaceellus sensu auct. brit. = Flammulaster erinaceella non viene considerato né su Funga Nordica (2008), né su Vellinga (1986), perché per Vellinga nome misapplicato. Michael Kuo descrive la microscopia di questa specie in modo completamente sovrapponibile a F. muricatus. Bibliografia AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. VELLINGA, E.C., 1986. The genus Flammulaster (Agaricales) in the Netherlands and adiacent regions. Persoonia 13-1: 1-26. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Pietro Curti, Luigi Minciarelli, Tomaso Lezzi e Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Flammulaster muricatus (Fr.) Watling; Regione Umbria; Luglio 2013; Foto e commento di Pietro Curti. Il ritrovamento rappresentato nelle fotografie proposte è stato effettuato sotto macchia mediterranea, nella regione Umbria, in un bosco con prevalenza di Quercus cerris e sottobosco di Erica arborea, ma anche con la presenza di qualche pianta di Castanea sativa, Ostrya carpinifolia e Fagus sylvatica. Il contesto di nascita era il residuo di una vecchissima ceppaia degradata e rasa a livello del suolo, probabilmente di Quercus cerris. Cappelli bruno arancio, con diffuse decorazioni forforacee e con struttura radiale centrale in rilievo, venoso-congiunta. Margine del pileo appendicolato in senso radiale in modo regolare, tale da simulare una stella. Lamelle panciute in posizione mediana e subdecorrenti all'inserzione, con presenza di numerose lamellule, con filo concolore nettamente eroso e irregolare. Foto, microscopia e commenti di Tomaso Lezzi e Mario Iannotti. I Flammulaster hanno sempre struttura della cuticola con ife globose o rigonfie, cortamente cilindriche, più o meno catenulate a differenza dei simili Phaeomarasmius, che hanno struttura della cuticola a lamprotricoderma, cioè una palizzata di ife rialzate e a parete spessa. Osservazione in Melzer. In Flammulaster muricatus le spore non sono destrinoidi. Questo carattere permette di distinguere questa specie da Flammulaster wieslandri che ha spore destrinoidi. Le spore di Flammulaster muricatus hanno profilo ellissoidale, faseoliforme in alcuni casi. La parete sporale non è sottile, né particolarmente spessa, ma “media” e solo con attenzione si riesce a osservare in alcuni casi il poro germinativo. Le misure rilevate sono di 5,8-7,0 × 3,4-4,3 μm; Qm = 1,6. I cheilocistidi sono abbondanti, riuniti anche in gruppi, cilindrici, sinuosi, clavati con apice capitulato. Schiacciando bene il preparato microscopico si può osservare bene la struttura completa dei cheilocistidi ed eseguirne la misurazione, che risulta di 35-59 × 7-10 μm fino al primo setto. Se si effettua la misura fino alla base dei cheilocistidi, questa risulta di 35-73 × 7-10 μm.
  11. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Svizzera; Agosto 2013; Foto di Roberto Cagnoli.
  12. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Umbria; Ottobre 2013; Foto di Pietro Curti.
  13. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Friuli Venezia Giulia; Ottobre 2013; Foto di Nicolò Parrino.
  14. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Friuli Venezia Giulia; Settembre 2012; Foto di Nicolò Parrino.
  15. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Lombardia, Parco di Monza; Novembre 2012; Foto di Marco Barbanera.
  16. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Lombardia; Settembre 2012; Foto di Marco Barbanera.
  17. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Toscana; Settembre 2010; Foto e commento di Alessandro Francolini.
  18. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Lombardia; Settembre 2009; Foto di Massimo Mantovani.
  19. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Umbria; Settembre 2009; Foto di Tomaso Lezzi. Particolare di una goccia dell'essudato rosso.
  20. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Emilia Romagna; Settembre 2005; Foto di Gianni Bonini. Sezione. Altro esemplare. Vista dell'imenoforo.
  21. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Lazio; Ottobre 2005; Foto di Mauro Cittadini.
  22. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With., Regione Lazio; Foto di Mauro Cittadini.
  23. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Lazio; Foto e commento di Mauro Cittadini. Sezione longitudinale di Fistulina hepatica, nella quale si nota bene la diversa struttura dei tubuli rispetto alla carne. I cromatismi presenti hanno suggerito il nome volgare di "fungo prosciutto".
  24. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With. 1801 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Fistulinaceae Sinonimi Boletus buglossum Retz. 1769 Boletus hepaticus Schaeff. : Fr. 1774 Boletus bulliardii J.F. Gmel. 1792 Etimologia Dal latino hèpatis = fegato, per la sua forma. Nomi comuni Lingua di bue. Basidioma 10-20(30) × 2-4(6) cm, reniforme, semicircolare, mensoliforme o di una forma che ricorda la lingua del bue; la superficie è ondulata, umida, vellutata, ruvida, di consistenza elastica, quasi gelatinosa; il colore è giallo-arancio all’inizio, poi rosso, rosso sangue, rosso-bruno; i margini sono ottusi; i tubuli si trovano nella parte inferiore, in un’unico strato, corti, liberi ma appressati tra loro, inizialmente di colore biancastro-ocraceo, successivamente rossicci; i pori piccoli, rotondi biancastri o ocracei, alla manipolazione virano al bruno, bruno-rossiccio; spore crema-ocra. Gambo Non sempre presente, laterale, rudimentale, tozzo, parzialmente incluso nel cappello e infisso nel tronco, di colore rosso scuro, verrucoso e papillato. Carne Succulenta, di colore biancastro-ocraceo all’inizio, poi arancio, infine rossa con venature più chiare, spessa, elastica, fibrosa: al taglio fuoriescono gocce di liquido rosso sangue; odore gradevole, sapore dolce-acidulo. Habitat Nelle cavità o nella parte bassa dei vecchi tronchi di latifoglie vive, predilige Castagni e Querce di varie specie. In genere lo ritroviamo come esemplare singolo, in estate e in autunni non molto freddi. Commestibilità e Tossicità Discreto commestibile, è uno dei pochi funghi che è possibile mangiare crudo senza correre rischi. Molti apprezzano il sapore della sua carne. Specie simili Questo fungo è specie unica del suo Genere nel nostro continente. A prima vista, per l’habitat e per la morfologia potremmo vedere somiglianze con le specie del Genere Ganoderma, basta però un’occhiata più approfondita o toccare leggermente il fungo, per notare le differenze: tutte le specie diGanoderma hanno la superficie lucida, laccata o resinosa e la carne dura e legnosa. Osservazioni La presenza di tubuli corti e separabili, caratteristica che ritroviamo nelle specie del Genere Boletus, ha fatto sì che nel passato questo fungo abbia assunto nomi quali Boletus hepaticus, Boletus bulliardii o Boletus buglossum. Possiamo dire che nella sistematica ha una posizione vicina a Boletus ePolyporus. Parassita dei Castagni e delle Querce, è agente di carie bruna che si sviluppa molto lentamente, in questo modo il legno continua a vivere, assumendo delle colorazioni bruno-rossastre con sfumature simili a disegni e si indurisce più del normale. Queste due caratteristiche rendono il legname ricercato per utilizzi artistici e ornamentali. Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi Regione Toscana; Settembre 2008; Descrizione di Giovanni Satta; Foto di Gianni Bonini. Caratterizzata dall'aspetto reniforme e dalla sua carne arancio-rossastra molto tipica in sezione, rappresenta una specie commestibile discretamente apprezzata per le sue carni. È portatrice di carie bruna per le piante di Castagno e le Querce che parassita dall'estate all'autunno, prediligendo le temperature miti. Sezione dal tipico aspetto "di prosciutto".
  25. Faerberia carbonaria (Alb. & Schwein.) Pouzar 1981 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Specie che si ritrova tipicamente in habitat con terreno bruciato. Cheilocistidi a forma di lancia, a parte spessa, fortemente incrostati, a volte fino a più di metà dell'intera lunghezza. Peli cisitidiali capitulati. Spore cilindrico ellissoidi, ialine, lisce, anche di forma irregolare. Regione Lazio; Ottobre 2012; Foto di Tomaso Lezzi, legit Andrea Traversi. Particolare delle lamelle fortemente anastomosate. Cheilocistidi a forma di lancia, a parte spessa, fortemente incrostati, a volte fino a più di metà dell'intera lunghezza. Peli cisitidiali capitulati. Spore cilindrico ellissoidi, ialine, lisce, anche di forma irregolare.
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