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2016.11 - Toscana - Tutor Alessandro
Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Tricholoma sejunctum (Sow. : Fr.) Quél.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 63, Pag. 167: “L’elevata variabilità morfocromatica di questa specie e la sua ampia diffusione in areali diversi hanno contribuito alla creazione di molte varietà e forme. Gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, in ambiente tendenzialmente termofilo o mediterraneo associato a Querce, Castagni, Carpini e Faggi; comune dall’autunno e pressoché indifferente al substrato. Tossico, responsabile di forme gastroenteriche. Inoltre pericoloso per la relativa somiglianza con la mortale Amanita phalloides.” Il bel colore del cappello di Tricholoma sejunctum, reso ancor più brillante in una giornata umida ma luminosa; reperito sotto Quercia: Una qualsiasi foto del fungo intero, compreso gambo e imenoforo è stato impossibile farla a causa del gambo che mi si è "sciolto" in mano per l'acqua imbevuta. Così come il cappello: una volta sollevato da terra, si è spaccato in più parti. Comunque non a tal punto da impedire di notare lamelle e gambo bianchi, con filo lamellare regolare e intero. In realtà, soltanto con questa foto presentata, potrebbe venire il dubbio di essere di fronte a qualche altro Tricholoma: i colori brillanti e lucidi del cappello dovuti alla nebbia e alla pioggerella potrebbero anche far pensare a Tricholoma equestre, Tricholoma viridilutescens o qualche altro Tricholoma del "gruppo dei gialli", ma un controllo delle lamelle e degli altri caratteri aveva fugato ogni dubbio. Tricholoma viridilutescens ha habitat preferenziale sotto Peccio e Pino, anche misti con Betulla e Faggio, ha colori pileici spesso simili a quelli del T. sejunctum però possiede lamelle con tagliente irregolare e seghettato, bianche ma tipicamente gialline verso il margine pileico; gambo bianco con sfumature giallastre. Tricholoma viridifucatum, raro, è simile ma possiede solitamente tonalità pileiche marcatamente più giallo-verdastre e ha dimensioni più minute; Tricholoma equestre ha lamelle dal bel colore giallo-oro. -
2016.11 - Toscana - Tutor Alessandro
Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Lactarius chrysorrheusus Fr.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Le zonature del cappello: Latice che dal bianco vira al giallo dopo pochi minuti: -
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Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Hygrophorus arbustivus Fries; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. È un Hygrophorus reperibile con una certa frequenza nei boschi di latifoglie, soprattutto Querce, in autunno anche inoltrato. Il suo cappello (2 – 8 cm di diametro) è nettamente cosparso di fibrille innate, visibili a occhio nudo, disposte radialmente e di colore ocra-ruggine sul fondo crema-beige, più appressate al centro e diradantesi verso il bordo; cosicché la cuticola appare discolore: crema-beige al margine ma con centro più scuro, bruno-rossastro o bruno-ruggine. Lamelle adnate-decorrenti, ventricose, lardacee e spesse, inizialmente bianche poi con riflessi grigio-crema vagamente rosati a maturità. Gambo cilindrico, attenuato alla base, decorato di fioccosità biancastre soprattutto nella metà superiore che appare quindi biancastra, mentre più in basso tende a scurire verso tonalità bianco-crema o ocracee. Carne compatta e fibrosa, di colore bianco ma bruno-ocreceo sotto la cuticola in corrispondenza del centro in cui sono più appressate le fibrille ocra-ruggine. Sapore e odore quasi nulli o leggermente fungini. In letteratura esiste anche la var. quercetorum dal cappello di color brunastro-caffelatte al centro e che va gradatamente e uniformemente schiarentesi verso il margine; inoltre le fibrille del suo cappello sono invisibili a occhio nudo. Particolare del cappello, con le fibrille color ruggine disposte radialmente, più appressate al centro: -
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Hygrocybe conica var. conica (Schaeffer : Fries) P. Kummer; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 44, Pag. 148: “Tutto il fungo tende a maturità ad annerire vistosamente, fino a colori cupi picei. Stesso viraggio si realizza nelle zone eventualmente corrose o rotte. Grazie a questa caratteristica, risulta essere una delle Hygrocybe più facili da determinare con il semplice esame macroscopico; per quasi tutte le altre specie, al fine di una corretta determinazione, l’indagine microscopica si rende spesso assolutamente indispensabile.” Dopo un po' di tempo il viraggio era il seguente: -
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Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Tricholoma ustale (Fr. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. L’epiteto specifico di questa specie deriva dal latino ustus (participio perfetto del verbo uro = bruciare) = bruciato; in effetti la colorazione generale di questo Tricholoma appare sui toni bruni (dal bruno-castano al bruno-rossiccio fino al bruno-nerastro) che possono ben ricordare qualcosa di bruciato. Anche l’imenoforo, inizialmente bianco-crema, tende in età a macchiarsi di bruno-rossastro sia sulle facce delle lamelle sia sul loro filo. Il gambo è presto decorato di fibrille bruno-rossastre più fitte alla base e che di rarefanno verso l’apice che quindi appare sempre di color crema chiaro ma senza una netta separazione cromatica dal resto del gambo. Carne biancastra, con odore lievemente erbaceo e sapore amarognolo dopo masticazione più o meno prolungata. Habitat nei boschi di latifoglie, in autunno. Può essere confuso con Tricholoma ustaloides che manifesta una colorazione pileica più brillante, con toni più aranciati, ha margine pileico scanalato (mentre quello di T. ustale è intero), presenta di solito una più netta separazione tra la zona bianca all’apice del gambo col resto del gambo stesso che è concolore al cappello, ha carne dal sapore di farina, con sapore farinaceo-amarognolo nella cuticola; ha odore simile a quello del cetriolo o del cocomero. -
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Tricholoma acerbum (Bull. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Caratteri distintivi di questo bel Tricholoma che può raggiungere anche dimensioni importanti, con cappello fino a 15-16 cm di diametro, sono: colorazione generale comunque pallida, su toni crema-giallastro, crema-avorio o crema-brunastro, con eventuali macchie rosate in vecchiaia e sparse qua e là, soprattutto al centro; cuticola opaca, feltrata al margine e facilmente asportabile; margine pileico molto involuto nei giovani, per poi distendersi in vecchiaia ma di solito non completamente, scanalato radialmente in modo costante; lamelle fitte e sottili, intervallate da numerose lamellule, che al tocco o in vecchiaia tendono a macchiarsi di ruggine; gambo concolore al cappello, forforaceo nella parte superiore; carne spessa e dura, da biancastra a giallo-ocra pallido, di odore leggero e sapore tipicamente amarognolo-astringente. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 70, Pag. 175: “Cresce dalla tarda estate all’autunno a gruppi di diversi esemplari nei boschi caldi di Querce, Castagni e Faggi. Predilige i tratti luminosi ai margini del bosco su suolo basico calcareo. Non è comune ovunque. Tricholoma roseoacerbum è specie molto prossima e di difficile distinzione, specialmente in presenza di esemplari molto maturi. Ha la cuticola tipicamente fiammata di ocra-rosato, lamelle paglierine già nei giovani esemplari e dimensioni leggermente inferiori. Leucopaxillus tricolor (sinonimo di Tricholoma tricolor, ormai in disuso) ha lamelle giallo carico, gambo panciuto alla base e sapore non amaro.” Particolare dell'imenoforo e della parte alte del gambo: -
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Tricholoma atrosquamosum (Chevall.) Sacc.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Uno dei Tricholoma caratterizzati dalla presenza sul cappello di evidenti “squarrosità”, cioè di scagliette più o meno arruffate e rialzate: più fitte nella zona discale e di colore grigio-nerastro o nero, che vanno diradandosi verso il margine lasciando intravedere il colore di fondo della cuticola che va dal grigio-chiaro al grigio-crema. Margine sottile, involuto nel giovane, poi disteso, anche lobato. Lamelle bianche o grigiognole, con il filo irregolare e sovente punteggiato di nero. Odore aromatico-speziato (come di farina mescolata con del pepe macinato) e sapore analogo. Gambo cilindrico, dilatato alla base o clavato, percorso da fini fibrille brunastre che lo rendono quasi concolore al cappello; con presenza di feltro miceliare biancastro alla base. Habitat sotto conifere, ma anche presso latifoglie. Gli è simile, per caratteristiche organolettiche, il più comune Tricholoma squarrulosum che è comunque molto più “squarroso” sul cappello e presenta una cuticola feltrata-lanosa anche al margine che è sempre un po’ eccedente e un poco involuto. Anche il gambo di Tricholoma squarrulosum appare più fittamente decorato da fibrille o squarrosità. In questi esemplari, dal forte odore di pepe macinato di fresco, il filo delle lamelle non era punteggiato di nero: -
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Russula atropurpurea (Krombholz) Britzelmayr; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Russula krombholzii Shäffer Con i cromatismi diversi dalla forma tipo: il centro del cappello non è più scuro rispetto al bordo. Il gambo però mantiene la caratteristica tonalità grigiastra dovuta al colore di fondo su cui si stagliano le evidenti costolature più chiare, percepibili anche al tatto. -
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Craterellus cornucopioides (L. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Fungo gregario che cresce a gruppi anche numerosissimi durante i periodi particolarmente freschi e umidi in estate e, soprattutto, in autunno. Buon commestibile: si presta benissimo anche all'essiccazione e a successiva riduzione in polvere per essere impiegato come aromatizzante. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 33, Pag. 136: “Questo fungo è un buon commestibile, molto ricercato, anche se non tutti gradiscono un piatto ingrigito o addirittura annerito da questi funghi; essiccato ha un'ottima resa. Il nome Trombetta dei morti non è dovuto al colore nero ma al fatto che si sviluppa attorno al 2 novembre, ricorrenza dei defunti. Piuttosto simile per struttura e colorazione è Cantharellus cinereus, buon commestibile, che presenta un cappello grigio più o meno scuro, ma con tonalità brunastre; la superficie è un po' fibrillosa, soprattutto verso il margine, che appare ben revoluto e marcatamente ondulato; l'imenio di questo fungo è caratterizzato da pliche venose molto ramificate, dette anastomosi, e scambiate da molti per lamelle; il colore è grigio cenere e schiarisce a maturazione, a causa della sporata bianca. Il gambo è ben distinto e pieno ma, crescendo, si forma al centro di esso un sottile condotto che talvolta arriva fino al centro del cappello. La carne è nerastra, sottile ed elastica, con un evidente odore fruttato e sapore gradevole. Cresce numeroso soprattutto nei castagneti umidi e viene raccolto e consumato spesso scambiandolo per le più famose Trombette. Altro esemplare somigliante a questo fungo è Færberia carbonaria, commestibile, somigliante ad un Cantharellus e infatti, in un passato lontano, veniva chiamato Cantharellus carbonarius: cresce su residui carboniosi, talvolta nel muschio e presenta un cappello più piccolo, convesso, imbutiforme, con orlo ondulato di colore grigio-brunastro ed imenio costituito da vere lamelle.” ********************* Questo autunno, almeno in Mugello, si è rivelato un fungo "rarissimo". Di solito in questa stagione dovrebbe essere invasivo; invece questi 4 esemplari sono i primi e i soli avvistati... -
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Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. -
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Boletus aereus Bull.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare che per la sua colorazione potrebbe far pensare a prima vista al Boletus reticulatus. Tuttavia la pruina presente sul cappello, una più attenta osservazione ai colori e il gambo decisamente obeso (oltre alla stagione insolita per la fruttificazione di B. reticulatus) rendono agevole la determinazione. -
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Lepista nuda (Bull. : Fr.) Cooke; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Buon commestibile (dopo adeguata cottura!), dall’odore aromatico (spesso assai forte), gradevole e caratteristico; come le altre Lepista ha le lamelle che si possono separare, con una semplice pressione delle dita, dalla carne sovrastante. Colori che gravitano sul lilla-violetto (con eventuali sfumature bruno-rossastre in vecchiaia sul cappello) e che gli hanno valso il nome volgare di Agarico violetto; l’aggettivo nuda è invece riferito al rivestimento pileico liscio. Può confondersi con Lepista sordida: quest'ultima è però più esile, ha cappello meno carnoso e più igrofano, ha odore non aromatico ma piuttosto fungino-rancido, predilige ambienti erbosi antropizzati (parchi, giardini) mentre L. nuda è preferibilmente boschiva. In genere tutte le Lepista hanno la caratteristica di inglobare il substrato di crescita alla base del gambo ma L. nuda ne ingloba almeno il doppio, se non di più, rispetto alle altre specie. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 73, Pag. 179: “Lepista nuda va raccolta con tempo asciutto, quando la carne non è intrisa d'acqua. Buono e saporito solo dopo adeguata cottura, è lievemente tossico da crudo per presenza di tossine termolabili.” ********************** Confronto tra le colorazioni ormai smorte di esemplari vetusti contro la colorazione violetta brillante di un giovane esemplare. -
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Daedalea quercina (L. : Fr.) Fr.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Lignicolo pluriennale di consistenza legnosa; esemplari singoli o attaccati lateralmente o imbricati; su legno di latifoglie (principalmente quercia, castagno e pioppo). Superficie sterile feltrata e zonata concentricamente, solcata, di colore ocra chiaro. La caratteristica principale è costituita dai pori: ampi e irregolari, da sinuoso-labirintiformi fino a quasi lamellati-anastomosati. I dissepimenti sono spessi anche mezzo centimetro. Il nome del genere (Daedalea) può derivare da due origini diverse: dal vocabolo greco daidalos = lavorato con arte (e in effetti l’imenoforo sembra un fine ed artistico lavoro di intarsio), ma anche (per l’aspetto labirintico dei pori) dal nome dell’architetto Dedalo che costruì il famoso labirinto di Creta, violato soltanto da Teseo grazie al filo di Arianna. -
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Russula vesca Fries; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Le colorazioni tipiche di questa ottima Russula commestibile vanno da un bel vinoso-bruno per gli esemplari sotto conifera al rosa-lilacino per quelli sotto latifoglia. La cuticola è asportabile per due quinti del raggio, lasciando intravedere la carne bianca sottostante. Lamelle poco decorrenti, fitte e strette, un po’ lardacee in gioventù, bianche ma macchiate di ruggine o giallastro in vecchiaia o per manipolazione. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 161, Pag. 277: “Per la colorazione pileica, la tendenza a macchiarsi di giallo-brunastro nelle zone manipolate a lungo, la sporata bianca e il sapore interamente dolce ricordante la nocciola, è una Russula di facile identificazione. Le forme decolorate al nocciola (fo. avellanea) si possono confondere con R. heterophylla fo. adusta ma il portamento più massiccio di quest'ultima, le colorazioni toccate o macchiate di bronzo, le lamelle decorrenti e biforcate all'inserzione bastano per distinguerla sul campo. Nella sua forma verde (R. vesca fo. viridata) può essere confusa con le Griseinae , ma la sporata bianca di R. vesca le esclude a priori. La caratteristica della cuticola che si ritrae lasciando intravedere le lamelle, è ritenuta oggigiorno elemento poco attendibile e non prerogativo.” Esemplari giovani, col cappello ancora subglobuloso. All'assaggio, la croccantezza della carne in esemplari così giovani e il suo sapore rendono perfettamente l'illusione di sgranocchiare una nocciola... -
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Russula atropurpurea (Krombholz) Britzelmayr; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Russula krombholzii Shäffer Russula che, nella forma tipo, appare con le seguenti caratteristiche principali: sporata bianca; carne dal sapore insignificante o poco piccante; odore debolmente fruttato (più o meno percettibile); cuticola del cappello di colore rosso-porpora ma contrastante col centro più scuro o nerastro; cuticola separabile fino a non oltre un terzo del raggio pileico; gambo ingrigente (soprattutto in età) e a costolature più o meno evidenti e un poco in rilievo, più chiare, che si stagliano sul colore di fondo; lamelle fitte, adnato-attenuate all’inserzione sul gambo, sovente forcate al gambo. Ne esistono molte varietà a causa della possibile variabilità cromatica del cappello: tra le più frequenti la var. dissidens (dai cromatismi pileici giallo-ocracei) e la var. depallens (dai cromatismi pileici giallo-pallido) che mostrano comunque il gambo ancor più ingrigente e costolato. -
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Russula nigricans Fr.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Russula comune e ubiquitaria. Sue caratteristiche principali: al taglio presenta viraggio della carne al rosso sangue con successivo annerimento. Presenta anche lamelle decisamente spaziate, spesse ma tuttavia assai fragili, intervallate da molte lamellule. Il cappello (anche fino a 15 – 20 cm di diametro) è carnoso e duro, da emisferico nei giovani e ben presto un po’ depresso al centro; con cuticola asciutta e opaca che non si separa dalla carne se non per un breve tratto, di colore dapprima biancastro poi sempre più ocra-brunastro e nerastro in vecchiaia. Gambo e lamelle tendono ad arrossarsi anche al solo sfregamento. Carne dal sapore dolce (al più leggermente piccante nelle lamelle); odore fungino con componenti fruttate. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 152, Pag. 268: “R. nigricans appartiene alla sezione Compactae (Fries) la cui caratteristica è quella di avere la carne che vira lentamente al nerastro alla sezione passando o meno attraverso colorazioni rosa o rosate. In tale sezione sono quattro le specie la cui carne annerisce direttamente senza passare per colorazioni rosa o rosse: R. anthracina, R. fuliginosa, R. atramentosa e R. albonigra. Quest’ultima è caratterizzata da lamelle meno spaziate e da un sapore mentolato della carne. Tra le specie con carne arrossante R. acrifolia si distingue per un colore mielato sulla cuticola, sapore nettamente piccante delle lamelle le quali sono molto fitte. R. densifolia si distingue per avere una taglia medio-piccola, lamelle molto fitte, sapore non piccante e un arrossamento meno marcato. Non è raro trovare nei boschi, in periodi siccitosi o durante l'inverno, dei funghi nerastri "mummificati". Si tratta di esemplari di R. nigricans seccati sul terreno senza decomporsi.” In questi esemplari i vari viraggi prima al rosso e poi al nero sono stati più brevi del solito (solo un paio di minuti) a causa della forte umidità presente sia sul terreno che nell'aria: -
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Lactarius subumbonatus Lindgren; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius con cappello dalle tonalità scure: da bruno-rossastro al bruno-nerastro; cuticola rugosa e grinzosa, soprattutto al centro che solitamente è depresso e può manifestare la presenza di un piccolo umbone o papilla; il margine è incurvato verso il basso, più disteso a maturità, e più o meno scanalato. Gambo cilindrico, anche irregolare, concolore al cappello, con pruina biancastra all’apice. Lamelle adnate-subdecorrenti. Latice più o meno scarso, acquoso e quasi trasparente, immutabile, di sapore quasi nullo o mite. Carne con odore netto di cimice (soprattutto allo strofinio o alla frattura) e sapore da mite a un po’ rancido. Habitat presso latifoglie, soprattutto Quercia. Particolare del latice acquoso e trasparente, scarso: -
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Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Con lamelle decorrenti (a volte anche adnate in giovani esemplari), fitte, facilmente staccabili dalla carne del cappello, inizialmente bianche, poi rosate e infine rosa-carne per deposito sporale (spore rosa-salmone in massa). Carne più o meno fragile-gessosa, con odore che ricorda l’impasto del pane, a volte anche spermatico. Sapore farinaceo. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 131, Pag. 244: “Habitat pressoché ubiquitario, cresce dall’estate all’autunno nei boschi di latifoglie e conifere; condivide l’habitat del Boletus edulis e del Boletus reticulatus, ed è per questo chiamato “Spia del porcino” in molte regioni. È possibile che venga confuso con le tossiche Clitocybe bianche quali C. rivulosa, C. dealbata e C. phyllophila, le quali presentano però carne elastica, tenace e fibrosa, lamelle bianche o crema e non rosa, odore sgradevole rancido.” Esemplari luccicanti per l'umidità presente in habitat. Il cappello così lucido (all'apparenza glassato) può creare dubbi e portare a confondere questi esemplari qualche Clitocybe bianca. L'imenoforo con le lamelle rosate aiuta nella determinazione: -
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Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.) Perdeck; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Calvatia solitamente dalla forma a pestello, con la parte superiore sferoidale e la parte inferiore (pseudogambo) più o meno cilindrica e più o meno allungata. La superficie esterna (esoperidio) è bianca nel fungo giovane per poi assumere colorazioni ocracee a maturità; ornamentazioni costituite da singoli elementi sovrastati da aculei fragili e facilmente detersili al minimo sfregamento; tali ornamentazioni interessano anche l’apice dello pseudogambo. Calvatia utriformis si distingue per le maggiori dimensioni, per le caratteristiche areole-verruche poligonali non detersili che ne ricoprono l’esoperidio anche a maturità, per uno pseudogambo più tozzo e corto. Possibile anche confonderla con esemplari di Lycoperdon perlatum che presentino uno pseudogambo sviluppato oltre la media. In tal caso un importante carattere distintivo è dato dagli aculei: in L. perlatum essi sono sempre conici e contornati alla base da una “coroncina” di piccole verruche che permangono sull’esoperidio anche dopo la caduta degli aculei stessi; si viene così a formare una sorta di areolatura a maglie poligonali-circolari. In C. excipuliformis gli aculei sono più fragili e detersili, spesso senza una forma conica regolare e alla loro caduta non lasciano sull’esoperidio una ben definita areolatura. Esoperidio che ha iniziato a spaccarsi per favorire la fuoriuscita delle spore mature: -
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Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Nella foto con il caratteristico colore del cappello “rosa antico”, appena sfumato di vinoso. M. pura (con cui si può confondere) è più esile, ha colori variabilissimi sul cappello (bianco, grigio, rosato, violaceo, bluastro, ecc. ma non così “rosa antico”), ha gambo più corto, meno fragile. I caratteri microscopici sono (quasi) sovrapponibili e, dal volume “Mycena d'Europa” di Giovanni Robich, “non sempre consentono una netta distinzione fra M. pura e M. rosea. Tuttavia, il più delle volte, M. rosea ha un cappello più grande e il gambo più largo e più lungo di M. pura.” Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 86, Pag. 193: “La taglia, i cromatismi e il modo di crescere con cappello a lungo campanulato, la rendono in assoluto uno dei funghi più belli ed eleganti che si possono incontrare nel bosco.” -
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Clavariadelphus pistillaris (L.) Donk; Regione Toscana, Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Una delle cosiddette “Mazze d’Ercole” o “Pocciolo di vacca” a causa della sua morfologia: una sorta di clava allungata, con apice arrotondato, che può arrivare a 15 cm di altezza e oltre. L’imenoforo è distribuito nella parte alta della clava ed è poco differenziato dal resto. Gli sono simili (praticamente dei sosia!) altre specie congeneri, soprattutto Clavariadelphus flavoimmaturus Petersen e Clavariadelphus truncatus (Quél.) Donk nel caso in cui quest’ultimo si presenti con l’apice della “clava” non troncato e pianeggiante bensì arrotondato. Di un certo aiuto per la determinazione (ma spesso non sufficiente) può essere l’assaggio della carne e l’osservazione dell’habitat. C. pistillaris, con habitat sotto latifoglia e preferenza (ma non esclusiva) per il Faggio, ha sapore della carne che può variare dal dolciastro al più o meno amarognolo; C. flavoimmaturus, con habitat preferenziale presso Leccio ma anche in boschi misti di latifoglie, ha carne dal sapore amaro; C. truncatus fruttifica presso boschi di aghifoglie e ha carne dal sapore dolce. Altra specie dalla morfologia simile è Clavariadelphus ligula (Schaeff.) Donk che tuttavia cresce sotto conifera e ha dimensioni molto più ridotte, arrivando appena a 7-8 cm di altezza. Nel caso di ritrovamento di una Mazza d’Ercole sotto latifoglia pura e con assaggio della carne amarognolo si rende ulteriormente utile il test con l’idrossido di potassio (KOH) per distinguere tra C. pistillaris e C. flavoimmaturus: il test, provato sulla superficie imeniale, provoca reazione giallo-oro in C. pistillaris ma arancio vivo in C. flavoimmaturus. Se, invece, il ritrovamento di una Mazza d’Ercole è avvenuto in un bosco misto latifoglie-aghifoglie e il sapore della carne è dolciastro, allora lo stesso test macro-chimico indicherà la presenza di C. truncatus se la reazione sarà rossa. Esemplari vetusti, dalla carne decisamente dolce, reperiti sotto Cerro: Altri due esemplari: -
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Cortinarius elatior Fr.; Regione Toscana, Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Cortinario appartenente al sottogenere Myxacium (sottogenere caratterizzato da cappello e gambo vischiosi, con gambo non di rado fusoide oppure più o meno ingrossato alla base, ma sempre privo di bulbo marginato). Presenta un cappello di diametro da 4 a 12 cm, inizialmente conico, poi convesso-campanulato, trapezoidale e infine disteso, di solito con largo umbone. Colore del cappello che varia dal giallo paglierino al bruno-rossiccio; con margine più chiaro che può assumere anche colorazione violacea. Il cappello è striato dal margine fino a metà raggio. Lamelle abbastanza fitte, di colore grigio-crema nei giovani, poi color ocra-brunastro con la maturazione delle spore; con filo lamellare molto seghettato, più chiaro. Gambo 7-14 x 1-2 cm, slanciato fusiforme (attenuato alle due estremità), finemente striato e bianco all’apice, violetto più o meno chiaro nella parte inferiore a causa della rottura del velo generale glutinoso e violaceo che vi si può anche depositare rompendosi in una serie di zone anulari fioccose e sovrapposte. La carne è di colore ocra chiaro, con odore di miele e sapore dolce. Specie comune nei boschi di latifoglie, soprattutto in presenza di Faggio o di Quercia. -
2016.11 - Toscana - Tutor Alessandro
Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Xerocomus dryophilus (Thiers) Singer; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Xerocomus di dimensioni medie con cappello di diametro da 4 a 10 cm, reperibile nei boschi caldi di latifoglie, soprattutto di Quercia, da cui il nome specifico (dal greco drýs, drýos = quercia e dal greco fìlos = amante, amico). Caratterizzato da cuticola asciutta e vellutata, di colore da rosso-sangue a rosso-granata a bruno-rossastra, che può tendere a screpolarsi lievemente con l’età o a tempo secco. Cappello inizialmente convesso per poi tendere ad appianarsi ma senza mai distendersi del tutto; margine inizialmente involuto, poi più disteso, a volte ondulato, con bordo debordante e più chiaro (anche biancastro) rispetto alla tonalità del resto del cappello. Gambo cilindrico ma che si assottiglia dall’alto verso il basso, comunque con base non radicante; di colore che passa da giallo o giallo-cromo all’apice verso toni rosso-brunastri alla base. Carne giallo o giallo-cromo nel cappello e nella parte alta del gambo, mentre nella parte basale del gambo la carne è di colore simile a quello della corteccia, cioè rosso-brunastra. Carne di sapore dolce-acidulo e odore fruttato, pressoché immutabile alla sezione, con eventuale leggero e tardivo viraggio al blu nella zona tra cappello e gambo. L’imenoforo ha tubuli quasi liberi al gambo, di colore giallo; gialli sono anche i pori che a maturità si presentano grandi e angolosi. Può confondersi a prima vista con Xerocomus rubellus che, se nelle forme tipiche ha cappello dai toni più rosso-vivo, può mostrarsi anche con toni più tenui: in tal caso può essere di aiuto l’osservazione della carne interna alla base del gambo di X. rubellus: di solito si notano delle macchioline o delle puntinature di colore rosso vivo o rosso-corallo che risaltano dal colore di fondo giallognolo. Inoltre il gambo di X. rubellus è sovente striato longitudinalmente mentre quello di X. dryophilus è finemente fibrilloso; il viraggio al blu è leggero e lento in X. rubellus e può coinvolgere tutte le sezioni. Entrambe le specie sono mediocri commestibili. Accenno tardivo di viraggio (dopo 10 minuti dal taglio) nella carne tra gambo e cappello: -
2016.11 - Toscana - Tutor Alessandro
Alessandro F ha risposto alla discussione di Alessandro F in Funghi trovati Anno 2016
Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Cappello con fini squamule brunastre su fondo pallido, più appressate al centro; margine appendicolato; gambo (liscio all'apice) fioccoso-lanoso con fiocchetti crema-chiaro. Simile a Lepiota ventriosospora che ha però velo giallastro-aranciato e che quindi presenta squamule sul cappello più aranciate e fiocchetti sul gambo concolori. Odore sgradevole che può ricordare quello di Lepiota cristata e che può quindi paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 92, Pag. 199: “Velenoso, sospettato di provocare complicazioni gastroenteriche anche di forte entità. È una delle poche Lepiota di media taglia di consistenza fragile: difficoltosa è la raccolta senza comprometterne l'integrità.” Il cappello visto dall'alto: