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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Buoni ritrovamenti Alessandro ************************ Indice della Toscana, mese di Agosto 2016, totale n° 12 specie. Amanita pantherina (De Cand. : Fr.) Krombh.; Post # 13 Amanita vaginata (Bull. : Fr.) Vittadini; Post # 6 Boletus pinophilus Pilát & Dermek; Post # 2, 7 Boletus reticulatus Schaeff.[= Boletus aestivalis (Paulet) Fr.]; Post # 4, 11 Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Post # 5 Gyroporus cyanescens (Bull. : Fr.) Quélet; Post # 12 Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen [= Xerula radicata (Relhan) Dörfelt]; Post # 3 Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Post # 8 Phallus impudicus (Linnaeus) Persoon; Post # 10 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 14 Suillellus luridus (Schaeff.) Murril [= Boletus luridus Schaeff. : Fr. ]; Post # 9 Trametes hirsuta (Wulfen) Lloyd; Post # 15
  2. Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 35, Pag. 138: “Cantharellus subpruinosus presenta inizialmente una sorta di pruina biancastra sul cappello e si macchia vistosamente su toni rosso-brunastri dopo manipolazione. Ottimo commestibile. Trova forti estimatori che lo preferiscono nettamente al più nobile Porcino. Viene impiegato in cucina in svariati modi: trifolato, con le lasagne, nel risotto, oppure conservato sottolio o sottaceto. Si presta invece male alla conservazione per essiccamento. Se surgelato crudo tende ad assumere una sgradevole amarescenza: per tale motivo ne consigliamo la surgelazione dopo adeguata, quanto opportuna, precottura.”
  3. Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 89, Pag. 196 “La superficie del cappello, inizialmente liscia, diviene presto grinzosa in senso radiale, quasi venata, vischiosa e lucente con tempo umido e opaca, asciutta con tempo secco. Xerula pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo finemente vellutato e sapore leggermente amaro.” Il cappello che comincia a mostrare le grinze: Gambo e breve porzione della parte sotterranea (che è sempre difficile estrarre completamente):
  4. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. In faggeta pura sui 1500 m
  5. Indice della Toscana, mese di Giugno 2016, totale n° 32 specie. In (*) le schede con microscopia. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Post # 41 Amanita fulva (Sch. : Fr) Fr.; Post # 40 Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Post # 18 Amanita rubescens (Pers. : Fr) S.F. Gray; Post # 2, 3, 15, 28 Amanita vaginata (Bull. : Fr.) Vittadini; Post # 29, 35 Bolbitius tener Berk & Br.; Post # 17 Boletus aereus Bull.; Post # 34, 49 Boletus pinophilus Pilát & Dermek; Post # 48 Boletus reticulatus Schaeff.[= Boletus aestivalis (Paulet) Fr.]; Post # 10, 16, 39, 46, 47, 50 Caloboletus calopus (Pers.) Vizzini [= Boletus calopus Pers. : Fr.]; Post # 12, 52 Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Post # 8, 38 Coprinopsis insignis (Peck) Redhead, Vilgalys & Moncalvo; Post # 44 Craterellus cornucopioides (L. : Fr.) Pers.; Post # 32 Daedalea quercina (L. : Fr.) Fr.; Post # 19 Fuligo septica (Linné) Wiggers; Post # 27 Hapalopilus rutilans (Pers.) Murrill; Post # 25 Hydnum repandum L. : Fr.; Post # 26 Lactarius chrysorrheusus Fr.; Post # 21 Lactarius luridus (Pers. : Fr.) Gray; Post # 36 Lactarius piperatus (Linnaeus: Fries) Persoon; Post # 6 Lactarius volemus (Fr.) Fr.; Post # 20, 42 Leucoagaricus leucothites (Vitt.) Wasser; Post # 31(*) Lycogala epidendrum (L.) Fr.; Post # 5 Marasmius rotula (Scop. : Fr.) Fr.; Post # 22 Marasmius wynneae Berk. & Broome; Post # 30(*) Russula aurea Pers.; Post # 13, 23 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 7 Russula rosea Pers.; Post # 43 Russula virescens (Scaeff.) Fr.; Post # 14, 24, 37, 45, 51 Stereum hirsutum (Willd.) Pers.; Post # 3, 4 Trametes hirsuta (Wulfen) Lloyd; Post # 9 Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quélet; Post # 33 Non determinati: Parasola sp.; Post # 11
  6. Russula aurea Pers.; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 166, Pag. 283: “I colori vivaci gialli e rossi con le diverse tonalità rendono questo fungo facilmente riconoscibile sul campo; tuttavia spesso si presenta senza le caratteristiche sfumature gialle oppure completamente giallo e in questo caso l’unico valido aiuto può ricavarsi dal sapore gradevole della carne.”
  7. Fuligo septica (Linné) Wiggers; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Uno dei più comuni Myxomycetes che si possono incontrare nei boschi è la Fuligo septica; facilmente identificabile per la sua consistenza molliccia e quasi inconsistente (basta sfiorarla perché si disfaccia sotto le dita, con una sensazione simile a quando si tocca la schiuma di un bagno-schiuma), e per il colore giallo o giallo-rossiccio. Irregolarmente distribuita sul substrato, vive fagocitando legno guasto, foglie, pigne, muschi, erba, ecc. Frequente nei periodi piovosi. Dal Forum AMINT: Introduzione alla Sistematica e Tassonomia: “I Myxomycetes (Mixomiceti) sono protozoi particolari che prendono normalmente la forma delle amebe. Alcuni di loro, ed in determinate circostanze, sviluppano corpi fruttiferi (sporangi) deputati alla disseminazione delle spore (mixospore), ed è per questo motivo che spesso in passato sono stati assimilati ai funghi. Alcuni sono piccolissimi altri presentano estensioni notevoli. Sia nella fase di "plasmodio" (unione di più cellule, che perdono la parete fondendosi in un'unica grande cellula plurinucleata) che negli sporangi il fenomeno va interpretato come aggregazione di cellule non formanti un organismo complesso od un tessuto (pseudotessuto). Rimane in questo modo fatta salva la definizione di organismi monocellulari. Si nutrono per "fagocitosi” (un processo che prevede l’ingestione da parte della cellula di particelle di grandi dimensioni, tali da essere visibili al microscopio).”
  8. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 210, Pag. 330-331: “Abbastanza comune e molto ricercato. Inizia la sua crescita qualche settimana dopo i temporali primaverili del mese di maggio e continua a fruttificare, nelle aree mediterranee, fino a metà novembre. Quando l’aria è secca, tutta la superficie del cappello si screpola e rende visibile la carne bianca sottostante. Esemplare a fine ciclo:
  9. Lactarius volemus (Fr.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. È caratterizzato dalla cuticola asciutta e opaca, vellutata, con un bel colore dal rosso-arancio al giallo-rossiccio; dal gambo quasi concolore al cappello ma più chiaro all’apice; dal latice (dolce) abbondante e denso, di colore bianco che diventa brunastro essiccando all’aria; infine da un caratteristico (e in genere ben accentuato) odore di aringa. Lactarius rugatus ha colorazioni simili ma ha dimensioni più ridotte, odore meno forte e presenta delle tipiche rughe sulla cuticola. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 177, Pag. 294: “È uno dei due Lactarius a latice bianco che può essere considerato commestibile; l’altro è Lactarius rugatus. Tuttavia il forte odore d’aringa, permanendo anche dopo la cottura, non è particolarmente gradevole, a meno di non gradire l’aroma di pesce in un piatto di funghi.” Visto da sotto: Al taglio delle lamelle il latice sgorga abbondante. Foto scattate a pochi secondi l'una dall'altra:
  10. Lactarius piperatus (Linnaeus : Fries) Persoon; Regione Toscana; Luglio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Fungo tossico dal sapore molto acre; latice bianco, lattiginoso, acre e bruciante, immutabile se isolato, con leggere sfumature giallastre se essiccato sulle lamelle; lamelle molto fitte e strette. Colori biancastri su tutta la superficie, con sfumature rugginose sul cappello in vecchiaia; cappello asciutto che a maturità tende a diventare imbutiforme; gambo di solito attenuato alla base. Ubiquitario e molto comune in estate-autunno, sotto latifoglie e aghifoglie. Gli è simile Lactarius glaucescens (più raro) che ha latice bianco ma virante al bluastro-verdastro se essiccato sulle lamelle. Gli altri “classici” lattari bianchi (L. vellereus e L. bertilloni) sono di taglia maggiore e hanno lamelle spaziate e spesse. In Italia tale fungo (o qualche specie molto affine) fu descritto per la prima volta da Giovan Battista Della Porta (1540-1615) filosofo, scienziato, alchimista e commediografo del Rinascimento italiano; nel libro X della sua opera del 1592 Villae libri XII, in cui descrive accuratamente molti esemplari fungini, troviamo scritto: “Vi è un fungo chiamato Piperitis, perché pizzica la lingua a chi ne mangia e fa bruciare le fauci come fosse pepe; anch’esso nasce d’autunno, è di colore bianco e viene chiamato dal volgo Peperella”. In tale Peperella, micologi moderni vedono appunto il L. piperatus; probabilmente nel ‘500 era un fungo apprezzato come condimento in quanto sostitutivo del pepe, spezia che veniva importata dall’Oriente a carissimo prezzo; l’uso commestibile non si è peraltro esaurito col passare dei secoli. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 167, Pag. 284: “Specie velenosa, responsabile di sindrome gastroenterica incostante. Chiamato volgarmente Peveraccio, è ancor oggi praticata l’usanza di ridurlo in polvere dopo averlo essiccato al sole, e utilizzarlo come surrogato del pepe per speziare carni e pietanze, usanza che ovviamente deploriamo. Altre dicerie popolari vogliono che la sua comparsa nei boschi preceda di qualche giorno la crescita dei primi porcini estivi (Boletus reticulatus).”
  11. Buoni ritrovamenti Alessandro ********************************** Indice della Toscana, mese di Luglio 2016, totale n° 7 specie. Boletus reticulatus Schaeff. [= Boletus aestivalis (Paulet) Fr.]; Post # 4, 7 Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Post # 9 Fuligo septica (Linné) Wiggers; Post # 5 Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen [= Xerula radicata (Relhan) Dörfelt]; Post # 8 Lactarius piperatus (Linnaeus : Fries) Persoon; Post # 2 Lactarius volemus (Fr.) Fr.; Post # 3 Russula aurea Pers.; Post # 6
  12. Caloboletus calopus (Pers.) Vizzini; Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus calopus Pers.
  13. Russula virescens (Scaeff.) Fr.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. Giovani esemplari, con il cappello globoso, e con il margine ancora raccolto attorno al gambo.
  14. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  15. Boletus aereus Bull.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  16. Boletus pinophilus Pilát & Dermek; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. Una curiosità a proposito del cosiddetto “porcino rosso”, il Boletus pinophilus Pilát & Dermek [= Boletus pinicola (Vittad.) A. Venturi]: nel 1835 fu il micologo italiano Carlo Vittadini (1800-1865) ad adottare il nome “pinicola” per questo bel porcino: Boletus edulis var. pinicola Vittad., intendendo così sottolineare la caratteristica di questa varietà di B. edulis di crescere anche sotto pino puro. Fu poi un altro micologo italiano, Antonio Venturi (1803-1864), che nel 1863 promosse tale varietà a rango di specie a se stante: Boletus pinicola (Vittad.) A. Venturi. Purtroppo di Boletus pinicola ne esisteva già uno dall’inizio del 1800, pur se di tutt’altra natura (all'epoca molte specie a tubuli e pori erano classificate e inserite nel Genere Boletus in modo indifferenziato): si trattava del Boletus pinicola Sw., pubblicato dal botanico svedese Olaf Peter Swartz (1760-1828) nel 1810, collocato successivamente (1881) dal micologo finlandese Petter August Karsten (1834-1917) nel Genere Fomitopsis con il nome Fomitopsis pinicola (Sw.) P. Karsten. Furono due micologi cecoslovacchi [Albert Pilát (1903-1974) e Auel Dermek (1925-1989)] che sottolinearono, nel 1973, la violazione del codice di nomenclatura in quanto il nome Boletus pinicola del Vittadini e Venturi era “doppione” di un nome già utilizzato in precedenza; da qui è nato il nome scientifico corrente del porcino rosso: cioè Boletus pinophilus Pilát & Dermek (1973). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 208, Pag. 326: “Tinge di colore verdastro l’acqua di cottura pur non perdendo il colore granata del cappello, colore che lo distingue facilmente dagli altri porcini, in particolare dal Boletus edulis, con il quale condivide l’aspetto lucente della cuticola e la caratteristica rugosità. Il suo nome Boletus pinophilus farebbe pensare a un fungo tipico del pino, in realtà è possibile rinvenirlo anche sotto Castagni, Faggi, Abeti, Betulle, Mirtilli e altri alberi. Ottimo commestibile. Si presta a ogni uso; è comunque il meno profumato e gustoso di tutta la Sezione Edules che comprende B. edulis, B. reticulatus, B. aereus. Nei soggetti giovani, la carne decisamente tenace, necessita di adeguata cottura.” **************** Quel che resta di due "rossi" dopo l'assaggio prolungato da parte delle lumache...
  17. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. A proposito di questo fungo e del suo nome specifico (reticulatus), il Cetto riporta in nota alla scheda 265 della sua collana I funghi dal vero: “Si può determinare con una certa sicurezza (...) se si nota il tipico screpolarsi della cuticola del cappello, carattere che, contrariamente a quanto si crede, gli ha dato il nome. Qualcuno crede che il nome specifico derivi dalla presenza del reticolo sul gambo. Tale reticolo invece, presente anche nelle altre varietà dell’edulis, non è per nulla determinante agli effetti di una sicura determinazione.” Altri micologi ritengono invece che il nome specifico derivi dal fine reticolo che tale specie presenta sul gambo. Nelle prime tre foto un Boletus reticulatus di "mezza età", con la cuticola del cappello ancora integra; e con evidente reticolo sul gambo: In queste ultime foto, invece, un Boletus reticulatus in "tarda età": tubuli bruno-verdastri per la totale maturazione delle spore, evidente screpolatura sul cappello dovuta a prolungata esposizione in ambiente ventilato, con aria calda e secca.
  18. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  19. Russula virescens (Scaeff.) Fr.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. Particolare della cuticola caratteristicamente "a mosaico".
  20. Coprinopsis insignis (Peck) Redhead, Vilgalys & Moncalvo; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare quasi a fine ciclo. Crescita usuale: alla base di tronchi o di ceppaie di latifoglie, in questo caso Cerro.
  21. Russula rosea Pers.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Russula lepida (Fr. : Fr.) Fr. È una Russula comune, reperibile in boschi caldi e asciutti sia presso latifoglie (Castagno, Quercia e Faggio in particolare) che presso conifere (Pino in particolare). Carattere distintivo è il sapore: fruttato-mentolato e “rinfrescante” (comune solo alla Russula albonigra che però si presenta con caratteristiche morfocromatiche completamente differenti). R. rosea ha cappello opaco (per la cuticola secca, vellutata e, a volte, come cosparsa di polvere di gessetto rosso), dal bel colore rosa o rosa-rosso fino a rosso carminio con eventuali macchie decolorate giallastre; il gambo è sovente clavato o ingrossato alla base, di rado interamente bianco, più frequentemente con sfumature rosate o rossastre soprattutto nella metà inferiore. Lamelle con filo intero e di solito tipicamente sfumato di rosso in vicinanza dell’orlo del cappello. Altra caratteristica importante da considerare è la durezza della sua carne (soprattutto negli esemplari giovani) unita alla notevole consistenza “gessosa-cassante” che, pur essendo tipica del Genere Russula, in questa specie è emblematica. La sporata è di colore crema pallido. L'imenoforo; con il filo lamellare sfumato di rosso soprattutto vicino all'orlo del cappello: Primo piano delle lamelle:
  22. Lactarius volemus (Fr.) Fr.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini.
  23. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto e commento di Alessandro Francolini. Amanita relativamente rara, reperibile in boschi termofili di latifoglie (Faggio, Castagno, Quercia). Potrebbe essere scambiata a prima vista per Amanita pantherina o perAmanita rubescens. Rispetto all’Amanita pantherina la contraddistinguono le verruche giallognole, il margine non striato, l’anello alto sul gambo, la volva aderente al bulbo e dissociata in piccole fioccosità giallastre (Amanita pantherina presenta verruche bianche, margine striato, anello basso sul gambo e volva circoncisa e dissociata in più cercini). Rispetto all’Amanita rubescens la contraddistinguono i colori sia esterni (mai con tonalità rosa-rossastre come in Amanita rubescens) che della carne (bianca, con tonalità gialline sotto la cuticola; contro l’arrossamento della carne in A. rubescens). Anche l’anello di Amanita franchetii presenta una caratteristica particolare: è striato superiormente (come in Amanita rubescens) ma ha l’orlo fioccoso e giallo.
  24. Amanita fulva (Sch. : Fr) Fr.; Regione Toscana; Maggio 2016; Foto di Alessandro Francolini. Nata quasi a contatto con la base di un castagno. Cappello color fulvo-arancio, più scuro al centro; gambo di aspetto liscio, un po' sfumato di fulvo. Può confondersi con Amanita crocea che comunque possiede cappello di colore giallo-arancio o arancio pallido e gambo screziato da zebrature concolori al cappello. Sembra che A. fulva prediliga la crescita in esemplari singoli tra i residui legnosi (ceppaie o basi di latifoglie, soprattutto Castagno), tanto da sembrare una specie lignicola e saprofita.
  25. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini.
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