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Archivio Micologico

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  1. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Nome italiano Boleto dal piede rosso. Sinonimi Boletus erythropus Pers. : Fr. 1796 Boletus luridiformis Rostk. 1844 Neoboletus erythropus (Pers. : Fr.) C. Hahn 2015 Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016 Etimologia Dal latino luridiformis = che ricorda Boletus luridus, dal latino fòrma = forma, foggia e dal termine micologico luridus. Cappello 10-20(25) cm, emisferico poi convesso ed infine appianato, tomentoso, con cuticola finemente vellutata, asciutta, di colore bruno scuro, talvolta bruno-rossiccio, con sfumature più chiare, più facilmente verso il margine; orlo regolare e leggermente eccedente. Tuboli e pori Tuboli lunghi, arrotondati al gambo, quasi liberi, gialli poi olivastri, al taglio rapidamente viranti al blu; pori piccoli, rotondi, giallo-arancio nei soggetti molto giovani, poi da rosso-arancio a rosso sangue, generalmente decolorati al margine, imbluenti alla pressione. Gambo 7-15 × 3-7 cm, robusto, da obeso a cilindraceo-ventricoso, dilatato verso la base generalmente arrotondata, ricoperto da una fine punteggiatura rosso sangue su fondo giallastro, giallo-arancio, rosso più o meno scuro alla base e imbluente alla manipolazione. Carne Soda e compatta nel giovane, tardivamente molliccia nel cappello, dura nel gambo, generalmente giallastra-giallo cromo, talvolta rossastra alla base, virante al blu in maniera intensa al taglio; odore fruttato, sapore dolce. Habitat Relativamente diffuso dall’estate all’autunno, a quote che variano tra 200-1000 m s.l.m., sempre sotto latifoglia in ambiente mesofilo, almeno secondo gli ultimi studi molecolari. I ritrovamenti di “Boletus erythropus” sotto latifoglie (Fagus sylvatica, Castanea sativa, Quercus sspp.), secondo alcuni autori sarebbero da attribuire a Neoboletus xanthopus (Klofac & A. Urb.) Klofac & A. Urb. = Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini. Ultimamente Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini viene anche proposto da taluni studiosi con il current name di Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016. Microscopia Spore bruno-olivastre in massa, ellissoidali, lisce, 12-16 × 5-6 µm. Commestibilità o Tossicità Commestibile dopo adeguata cottura che consente di eliminare alcune tossine termolabili. Osservazioni Per i cromatismi scuri del cappello e la cuticola vellutata viene spesso confuso al primo frettoloso sguardo con i Boletus della sez. edules. Specie simili Neoboletus praestigiator (R. Schulz) Svetash., Gelardi, Simonini & Vizzini è a tutti gli effetti un suo sosia, e si distingue, oltre che attraverso gli esami molecolari, per la crescita sotto aghifoglie e latifoglie nella fascia subalpina. Viene spesso confuso soprattutto con Suillelus luridus (Schaeff. : Fr.) Murrill = Boletus luridus Schaeff. : Fr. il quale si distingue per la cuticola vellutata e non di aspetto “lurido”, il gambo punteggiato e non con un reticolo marcato e per il sub imenio giallastro e mai arancione-rossastro. Neoboletus junquilleus (Quél.) Gelardi, Simonini & Vizzini = Boletus erythropus var. junquilleus (Quél.) Bon, è praticamente un suo sosia con cappello, imenio (tubuli e pori) e gambo giallastri, mai con tonalità rosse. Suillellus queletii (Schulzer) Vizzini, Simonini & Gelardi = Boletus queletii Schulzer ha pori arancio-rossastri, gambo giallastro, liscio o raramente decorato da piccole granulazioni bruno-rossastre nella parte mediana, color barbabietola alla base, carne virante al verde-bluastro e tipicamente barbabietola alla base del gambo. Note nomenclaturali Fungo largamente conosciuto con il binomio Boletus erythropus, creato da Persoon nel 1796 e sanzionato da Fries nel 1821, tuttavia non sarebbe corretto utilizzare tale epiteto, dal momento che solo nell'interpretazione di Fries corrisponde bene alla specie a cui lo associamo oggi, mentre nel concetto originale di Persoon era qualcosa di sicuramente diverso, la descrizione riconduce probabilmente ad un Suillellus queletii (il cappello viene definito su toni aranciati e il gambo è descritto come rosso alla base). Nell'anno 2014 indagini filogenetiche condotte dai micologi italiani Matteo Gelardi, Giampaolo Simonini e Alfredo Vizzini, hanno segregato la specie nel nuovo genere Neoboletus, genere le cui specie sono caratterizzate dalla carne che diventa blu al taglio, dai pori giallo-aranciati e dalla mancanza di reticolo sul gambo. Gli ultimi studi molecolari e tassonomici tendono ad attribuire i ritrovamenti di “Boletus erythropus” sotto conifere a Neoboletus praestigiator mentre i ritrovamenti sotto latifoglie sarebbero da attribuire secondo recenti indicazioni nomenclaturali a Neoboletus luridiformis. Quest’ultimo binomio nel corso delle prime revisioni era stato indicato quale prioritario, ma in base alle indicazioni tassonomiche formulate da alcuni autori, c'è chi sostiene che sia meglio accantonarlo e ritenerlo un sinonimo di Neoboletus xanthopus. Sono comunque tuttora in corso studi approfonditi sul genere Neoboletus i quali potrebbero portare ad ulteriori novità, ultimamente viene anche proposto come current name di Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizziniun un nuovo taxa, Sutorius luridiformis (Rostk.) G. Wu & Zhu L. Yang 2016. Bibliografia DELLA MAGGIORA, M., 2016. Boletaceae Chevall. Stato attuale della nomenclatura , Atti XXXI Comitato Scientifico Regionale Associazione Gruppi Micologici Toscani, Annali Micologici. A.G.M.T. 9: 85-116. GANG, W., & BANG, F., & JIANPING, X., & XUE-TAI Z., & YAN-CHUN, L., & NIAN-KAI, Z., & MD. IQBAL, H., & ZHU, L. Y., 2014. Molecular phylogenetic analyses redefine seven major clades and reveal 22 new generic clades in the fungal family Boletaceae Fungal Diversity DOI 10.1007/s13225-014-0283-8 [data di accesso 28/03/2017] INDEX FUNGORUM, VIZZINI, A.,2016. Index Fungorum no.300. [Data di accesso: 03/01/2022]. PERSOON, C.H., 1795. Observationes mycologicae. Annalen der Botanik (Usteri). 15:1-39. URBAN, A., & KLOFAC, W., 2015. Neoboletus xanthopus, a sibling species of Neoboletus luridiformis, and similar boletes with yellowish pileus colours. Sydowia 67: 175-187. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Pietro Curti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lombardia; Maggio 2010; Foto di Massimo Biraghi.
  2. Trametes ochracea (Pers.) Gilb. & Ryvarden 1987 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Polyporus zonatus (Nees : Fr.) Fr. 1821 Trametes multicolor (Schaeff.) Jülich 1982 Etimologia L'epiteto Trametes deriva dal latino Tràmes Tràmitis = passaggio, sentiero, percorso, viottolo, tramite; in riferimento alla conformazione dell'imenoforo che in alcune specie di questo genere si mostra vagamente a forma di labirinto. L'epiteto ochracea deriva dal latino ochra = ocra; per i cromatismi che contraddistinguono la specie. Descrizione I basidiomi, si sviluppano in colonie, sono sessili, a mensola, flabelliformi, dimidiati e spesso imbricati, con il margine intero, ripiegato sull’imenio con tonalità molto chiare. La superficie sterile è zonata, con sezioni tomentose alternate e altre tubercolate e a tratti vellutate, i colori comprendono vari cromatismi e sfumature, con tonalità che vanno dal marrone ocraceo a volte sbiadito, fino a zonature bruno nerastre. Il contesto è spesso, biancastro, sodo e senza alcuna linea nera che lo separi dal tomento; i tubuli sono corti e di colore ocraceo, i pori piccoli sono rotondi, ma si apprezzano anche pori più grandi e angolosi. Microscopia Sistema ifale trimitico formato da ife generatrici a pareti sottili, ialine, con evidenti GAF, larghe 1,5-2,2 µm, ife connettive tortuose, e ramificate a parete spessa di diamentro: 2,4-4,2 µm, e ife scheletriche a parete spessa, cilindriche o appena sinuose, con ingrossamenti ampolliformi, prive di setti, larghe 3-4,5 µm. Spore 5,6 [6,6; 6,9] 8,0 × 1,8 [2,3; 2,4] 2,9 µm; Q = 2,2 [2,8; 3,0] 3,6; N = 52; C = 95%; Media = 6,8 × 2,4 µm; Qm = 2,9; cilindriche o faseoliformi con apicolo prominente. Cuticola di tipo tricoderma con peli allungati. Habitat Cresce di norma su legno di latifoglie, mentre è più raro su quello di conifere. Si tratta di una specie ampiamente diffusa in Italia ed Europa, seppur meno frequente della più comune Trametes versicolor. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Trametes versicolor (L. : Fr.) Lloyd si distingue per il basidioma meno ispessito e l'attaccatura al substrato più sottile, per le zonature più vistose, tendenti al nerastro o bluastro e per la presenza di una linea nera tra contesto e tomento. Trametes hirsuta (Wulfen : Fr.) Lloyd si distingue per il contesto più sottile e per la superficie sterile non zonata o solo leggermente zonata a bande concolori cremeo-biancastre. Bibliografia BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F., 1986. Champignons de Suisse. Vol. 2. Champignos sans lames. Lucerna. Ed. Verlag Mykologia. BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. BERNICCHIA, A. & GORJÓN, S.P., 2020. POLYPORES of the Mediterranean Region. ROMAR. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti e Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Città di Castello (PG); Gennaio 2021; Foto e microscopia di Giovanni Galeotti. Esemplari rivenuti su tronco di latifoglia in colonie presenti anche sui rami apicali. (Exsiccatum GG210201-01) ) In evidenza l'imenoforo con pori piccoli rotondeggianti, a tratti angolosi e margine sottile biancastro leggermente involuto. Sezione dell'imenoforo. Si evidenzia l'assenza della linea nerastra, tra la carne e i tubuli. Sistema ifale trimitico. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Ife connettive tortuose e ramificate a parete spessa. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Sistema ifale. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Giunti a fibbia presenti sulle ife generatrici. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Si evidenziano graficamente le ife: Ife generative; Ife connettive; Ife scheletriche. Spore. Osservazione in acqua, a 400×. Spore 5,6 [6,6; 6,9] 8,0 × 1,8 [2,3; 2,4] 2,9 µm; Q = 2,2 [2,8; 3,0] 3,6; N = 52; C = 95%; Media = 6,8 × 2,4 µm; Qm = 2,9. Osservazione in acqua, a 1000×. Basidi e basidioli. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Giunti a fibbia presenti alla base dei basidi e basidioli. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Cuticola. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Cuticola. Osservazione in Rosso Congo, a 400×.
  3. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden 1977 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Bondarzewiaceae Sinonimi Polyporus campbellii Berk. 1854 Polyporus anthelminticus Berk. 1866 Polyporus popanoides Cooke 1881 Tyromyces graminicola Murrill 1915 Polyporus graminicola (Murrill) Murrill 1915 Polyporus mollitextus Lloyd 1919 Polyporus propinquus Lloyd 1922 Polyporus hypomiltinus Bres. 1937 Scutiger tisdalei Murrill 1943 Polyporus tisdalei (Murrill) Murrill 1943 Amylosporus graminicola (Murrill) Ryvarden 1973 Wrightoporia campbellii (Berk.) Teixeira 1992 Etimologia L'epiteto Amylosporus deriva dal greco ἄμυλος [ámylos] = amido, e σπορά [sporá] = seme, per le spore amiloidi. L'epiteto campbellii è dedicato al micologo Campbell. Descrizione Basidiocarpi a crescita annuale, si comportano da parassiti e presumibilmente anche da saprofiti, carnosi ed acquosi da freschi, fragili, spugnosi e leggeri ad essiccazione, sessili o muniti di gambo breve, tozzo, appena abbozzato; a crescita lignicola o apparentemente terricola. Si presentano in forma singola, sporgenti, a forma di mensola o circolare, o sovrapposti l’uno all’altro. In questo caso, i nuovi esemplari crescono su quelli già esistenti in fase di degradazione, oppure confluenti fino a formare un agglomerato di dimensioni consistenti. Superficie sterile liscia, lucida, asciutta, con leggeri solchi che delineano piccole aree irregolari inizialmente di colore bianco o biancastro, che tende poi, verso la maturazione, ad assumere una colorazione rosato-ocracea più intensa, immutabile al tocco. Margine ottuso, ondulato, a volte lobato con lobi poco accentuati, tanto da assumere una conformazione subglobosa ed irregolare, di colore rosa chiaro, come la superficie, negli esemplari giovani, ocracea più o meno intensa in quelli più maturi. Superficie fertile a tubuli monostratificati di media lunghezza con pori piccoli, rotondi o leggermente allungati in maniera irregolare, colore bianco virante al rosa al tocco, tendente a scurire verso la maturazione. Gambo assente o, se presente, tozzo, corto, appena abbozzato, centrale o laterale. Carne morbida ed elastica, fibrosa, omogenea, bianca, acquosa e carnosa nel fresco; spugnosa, leggera e fragile dopo essiccazione. Odore gradevole, con intensità più accentuata negli esemplari giovani; sapore dolce, fungino, di nocciola. Microscopia Sistema ifale dimitico caratterizzato da ife generatrici ialine, doppie e verticillate, a parete sottile, vacuolate con setti e unioni a fibbia semplici, e da ife scheletriche, anch’esse ialine a parete spessa, diritte o con andamento più o meno ondulato, moderatamente ramificate, non destrinoidi al reagente di Melzer. Spore (4,4) 4,5-5,5 (6,3) × (3,5) 3,7-4,3 (4,8) µm; Meda 5 × 4 µm; Q = (1,1) 1,14-1,4 (1,5); Qm = 1,3; amiloidi, con forma ellissoidale, a parete spessa e finemente echinulate. Quest'ultima caratteristica non è facile da osservare, tant'è che sembrano lisce. Habitat Specie tipicamente diffusa nelle aree tropicali e subtropicali, mai associata a colture arboree o arbustive boschive. Fruttifica, stante la nostra recente esperienza ed a quanto riportato in letteratura, nelle intercapedini della pavimentazione, attaccato ai muretti di delimitazione delle aiuole, nei giardini, nei parchi, nei viali alberati, in associazione a piante ornamentali, come Chamaerops humilis L. (Palma nana), Thuja orientalis (L.) Franco, e anche su ceppo di Pino domestico (Pinus pinea L.) e su Palma messicana [Washingtonia robusta (Lindl.) H. Wendl.]; inoltre, collegato presumibilmente ai residui radicali di pianta ornamentale di Pittosporum s.l., per mezzo di un gambo rudimentale, posizionato lateralmente al basidioma, oppure inglobante ramoscelli di rosmarino (Rosmarinus officinalis Schleid.). Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Genere Amylosporus Nel genere, la cui specie tipo è Amylosporus campbellii, trovano posto altri 10 taxa: Amylosporus auxiliadorae Drechsler-Santos & Ryvarden; Amylosporus bracei (Murrill) A. David & Rajchenb.; Amylosporus casuarinicola (Y.C. Dai & B.K. Cui) Y.C. Dai, Jia J. Chen & B.K. Cui; Amylosporus efibulatus (I. Lindblad & Ryvarden) Y.C. Dai, Jia Chen J. & B.K. Cui; Amylosporus guaraniticus Campi & Robledo; Amylosporus rubellus (Y.C. Dai) Y.C. Dai, Jia Chen J. & B.K. Cui; Amylosporus ryvardenii Stalpers; Amylosporus succulentus Jia J. Chen e L.L. Shen; (Campi et al., 2017; IF, 2020; MB, 2020); Amylosporus daedaliformis G.Y. Zheng & Z.S .Bi; Amylosporus wrihtii Rajchenb. (IF, 2020; MB, 2020). Tali specie sono tutte originarie di aree tropicali e sub-tropicali, a tipica crescita lignicola. Presentano cappello di colore bianco-biancastro, lucido e tendente, verso la maturazione, ad assumere colorazione ocracea. Generalmente sono sessili o hanno gambo breve, grossolano, tozzo, appena abbozzato. La zona imeniale, a tubuli, è caratterizzata da pori piccoli, circolari o irregolarmente allungati, di colore bianco-biancastro. Il sistema ifale, dimitico, è caratterizzato dalla presenza di ife generatrici ialine e ife scheletriche. I basidi tetrasporici hanno conformazione clavata; le spore, di forma ellissoidale, sono lisce o leggermente verrucose, amiloidi. Osservazioni I numerosi e recenti ritrovamenti lasciano facilmente dedurre che la specie si stia facilmente acclimatando alle nostre latitudini, ed in maniera abbondante; fattore, questo, di notevole importanza che si pone quale indicatore dell’attuale processo di mutazione climatica che, ormai da diversi anni, caratterizza le regioni del mediterraneo, sempre più vicine alle caratteristiche climatiche delle zone tropicali e sub-tropicali. Bibliografia BERNICCHIA, A., GENOVESE, R. & GORJÓN S.P., 2017. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (Bondarzewiaceae, Basidiomycota), new record to Europe. Mycosphere, Journal of Fungal Biology 8 (1): 98–101. BERNICCHIA, A. & GORJÓN S.P., 2020: Polypores of the Mediterranean Region. Romar Edizioni, Segrate Milano, I. CAMPI, M., MAUBET, Y., GRASSI, E. & ROBLEDO, G., 2017. Amylosporus guaraniticus sp. nov. (Wrightoporiaceae, Russulales) a new neotropical species in Paraguay. Mycosphere 8 (6): 1060–1070. Doi 10.5943/mycosphere/8/6/6. CHEN, J.J. & SHEN, L.L., 2014. Amylosporus succulentus sp. nov. (Russulales, Basidiomycota) evidenced by morphological characters and phylogenetic analysis. Cryptogamie, Mycologie 35 (3): 271–282. INDEX FUNGORUM, 2021. Amylosporus campbellii. [Data di accesso: 15/04/2021]. MICELI, A. & DI VINCENZO, C., 2019. Amylosporus campbellii (Berk.) Ryvarden (1977). Primo ritrovamento nel territorio messinese. RMR, Boll. AMER 111 XXXVI (3): 135–141. MYCOBANK, 2021. Amylosporus campbellii. [Data di accesso: 15/04/2021]. VERMA, R.K., TIWARI, C.K., PARIHAR, J. & KUMAR, S., 2016. Diversity of Amylosporus campbellii in central India. Van Sangyan 3 (11) : 20–23. Tropical Forest Research Institute, Jabalpur, MP, India. Scheda realizzata da Angelo Miceli, Carmelo Di Vincenzo e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Sicilia, Messina, comune di Rometta, loc. Rometta Marea; Settembre 2020; Foto di Angelo Miceli e Carmelo Di Vincenzo. La raccolta seguente presentava una larghezza da 8 a 18 cm e una lunghezza da 6 a 17 cm. Secondo Bernicchia et al. (2017, 2020) raggiungono anche 30-50 cm di larghezza). La maturazione completa viene raggiunta in 30-50 giorni circa. Ritrovamento avvenuto a circa 20 m s.l.m. e a circa 250 m di distanza dalla spiaggia, in due stazioni di crescita posizionate a 200 m di distanza tra loro, una nel Complesso “Il Gabbiano”, l’altra nel Complesso “Due Torri”, in spazi esterni di fabbricati a civile abitazione caratterizzati dalla presenza di piante ornamentali di diversa natura. Nella prima stazione, il 21.7.2020, due esemplari, sporgenti a forma di mensola dal muretto di recinzione di una aiuola, legati, presumibilmente, ai residui radicali di pianta ornamentale di Pittosporum s.l. (Pittosporo), creando il collegamento per mezzo di un gambo rudimentale, posizionato lateralmente al basidioma, leg. A. Miceli e C. Di Vincenzo (Centro di Cultura Micologica, Messina). Nella seconda stazione, il 12.8.2020, numerosi esemplari distribuiti in un giardino con piante ornamentali appartenenti a generi e specie diverse, cresciuti singolarmente o raggruppati in diversi esemplari, posizionati nelle aiuole, nelle intercapedini della pavimentazione, attaccati al muretto di delimitazione delle aiuole, inglobanti ramoscelli di rosmarino (Rosmarinus officinalis) o, più probabilmente, collegati alle radici di un ceppo residuale di Pinus pinea, leg. A. Miceli e C. Di Vincenzo. Amylosporus campbellii. Esemplari variamente concresciuti. Foto di Angelo Miceli. Particolare della superficie fertile. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Sistema ifale. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Ife generative. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Ifa scheletrica. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo. Spore, Amiloidia. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Foto di Carmelo Di Vincenzo.
  4. Amanita porrinensis Freire & M.L. Castro ex M.L. Castro 1998 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Amanitaceae Genere Amanita Sottogenere Amanitina Sezione Phalloideae Sinonimi Amanita porrinensis Freire & M.L. Castro 1987 Etimologia L'epiteto Amanita deriva dal greco Ἀμανὶτης [Amanitos] = fungo del monte Amano, da Ἄμανος [Amanos] = Amano, catena di monti tra la Cilicia e la Siria, nella Turchia asiatica, dove questo genere sembra fosse abbondante in antichità. L'epiteto porrinensis deriva dalla località Porriño (Presso Vigo, Spagna) e dall'estensione latina -ensis = proveniente da Porriño. Cappello Di piccole dimensioni, 2-8 cm, inizialmente semisferico, campanulato verso la maturazione, spianato-convesso, caratterizzato da un largo umbone centrale molto prominente che gli conferisce spesso un tipico aspetto a “sombrero messicano”; margine sottile, inizialmente liscio poi, verso la maturazione, leggermente striato e incurvato, privo di residui di velo primario (verruche). Cuticola liscia, leggermente viscida a tempo umido, bianca, immutabile, difficilmente separabile. Imenoforo Costituito da lamelle bianche con riflessi rosati, fitte, sublibere al gambo, intervallate da lamellule. Spore in massa bianche. Gambo Bianco, centrale, cilindrico clavato, anche obeso, con bulbo basale subgloboso, con bande sericee trasversali, ricoperto da fiocchetti bianchi macchiati di ocra, fistoloso per tutta la sua lunghezza. Anello Fragile, membranoso e sottile, visibile negli esemplari giovani, poco evidente in quelli maturi dove si presenta sotto forma di lembi aderenti al gambo e sulle lamelle in maniera poco visibile. Volva Bianca, sottile ed aderente al gambo, gracile e poco persistente, si disgrega facilmente a maturazione avanzata ed al tocco. Carne Bianca, sottile nel cappello, spessa nel gambo e di consistenza spugnosa, leggermente imbrunente, alla sezione, verso la base del gambo, inodore. Reazione macrochimiche Reazione gialla sulla cuticola con basi forti (KOH e NaOH). Habitat Tipicamente autunnale. Pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), con presenza di macchia mediterranea con predominanza di Erica, Cisto, Corbezzolo e Ginestra. Commestibilità e tossicità Specie velenosa mortale, come le altre della sezione Phalloideae: Amanita phalloides (Vaill. ex Fr. : Fr.) Link, Amanita phalloides var. alba Costantin & L.M. Dufour, Amanita verna Bull. ex Lam. : Fr. ed Amanita virosa Bertill., con le quali va a completare, per il contenuto degli stessi principi tossici, il quadro delle Amanita mortali. È causa di sindrome falloidea caratterizzata soprattutto da grave insufficienza epatica. Specie simili Amanita porrinensis, soprattutto per la colorazione generale bianco-biancastra, presenta una certa affinità con altre specie velenoso-mortali appartenenti alla sezione Phalloideae del sottogene Amanitina, se ne distingue morfologicamente per la conformazione del cappello spesso a “sombrero messicano” e per altre caratteristiche minori. Amanita phalloides var. alba differisce per la conformazione del cappello piano-convesso e mai umbonato; per il gambo zebrato, mai ricoperto da squamule; per l’anello sempre evidente e persistente, mai fugace; per il bulbo basale grosso e prominente; per la volva sempre evidente, membranosa e persistente, aderente al bulbo e libera all’apice. Amanita verna differisce per la conformazione del cappello piano-convesso e mai umbonato; per il gambo liscio, mai ricoperto da squamule; per il bulbo basale grosso e prominente; per la volva interamente avvolgente il bulbo e libera all’apice. Amanita virosa è la specie che presenta maggiori affinità con Amanita porrinensis, soprattutto per la conformazione del cappello che, inizialmente, è ovoidale-campanulato e, poi, campanulato convesso, a volte con umbone ottuso a maturazione, ma mai con la tipica conformazione spesso a “sombrero messicano”; per la struttura dell’anello poco persistente e fugace che, come per Amanita porrinensis, lascia residui sul margine del cappello e sul filo lamellare; per le fioccosità presenti sul gambo che, anche se più abbondanti, la rendono molto vicina ad Amanita porrinensis. Differisce per il colore del cappello che, come per Amanita porrinensis, è bianco-biancastro, ma con sfumature ocra-rosate nella zona discale specialmente negli esemplari maturi; per il bulbo basale prominente e globoso; per la volva interamente avvolgente il bulbo, ampia e membranosa, poco libera al gambo ma persistente e sempre presente anche a maturazione avanzata. Note tassonomiche Il primo ritrovamento di questa specie è datato 10 ottobre 1984, ed è stato effettuato nel territorio boschivo del comune di Vigo, in località Madroa, nella provincia di Pontevedra, in Spagna, ai margini di un’area boschiva a coltura mista. Successivamente, nel 1987, i micologi Luis Freire e Maria Luisa Castro ne danno notizia presentandola come “specie nuova” in Anales Jardìn Botànico de Madrid (1987), provvedendo ad una prima descrizione della specie alla quale viene attribuito il binomio Amanita porrinensis Freire & M.L. Castro. Nel contesto viene precisato che “la possibilità che si tratti di un nuovo taxon del genere Amanita è stata confermata dai dottori Moreno e Bon; tuttavia, si rimane in attesa della conferma del dottor Bas, specialista in questo genere” (Freire & Castro 1987]. Tuttavia, la specie viene presentata e descritta in maniera incompleta, priva di numero identificativo e della menzione dell’erbario ove l’holotypus è stato depositato, e quindi non ritenuta valida (nomen invalidum) ai fini della conferma del taxon (Neville & Poumarat, 2004; IF, 2018; MB, 2018]. Per questo motivo, il taxon viene riproposto successivamente da Castro (1998), mediante pubblicazione rispondente ai requisiti richiesti dal Codice di Nomenclatura, su Mykes, Bollettino del Gruppo Micologico Galego, e definitivamente accettato dal mondo scientifico internazionale come Amanita porrinensis Freire & M.L. Castro ex M.L. Castro. Osservazioni Della stessa specie sono noti al momento pochi ritrovamenti, tra cui: 10 ottobre 1984, ritrovamento dell’holotypus, in località Madroa, comune di Vigo, Provincia di Pontevedra (Spagna), al margine di bosco misto (Quercus robur e Pinus pinaster), da Jaime Diz (gruppo M. Porriño) (Freire & Castro, 1987; Neville et al., 2000). 11 novembre 1991, in località Picouto, sempre nel comune di Vigo, Provincia di Pontevedra (Spagna), in bosco misto da Jaime Diz (Castro & Blanco-Dios, 2007). 16 ottobre 1998, in località Monte Cistorello, Colli Berici, Comune di Sossano (VI), in bosco misto di querce, carpini e castagni. Ritrovamento effettuato da Franco Gasparini e Franco Serafin (Gasparini & Serafin, 2012). 17 ottobre 1998, in località Volano, comune di Comacchio (FE) a 0 metri s.l.m., in bosco misto formato da Pinus pinea, Pinus pinaster con limitata presenza di Quercus ilex. Ritrovamento effettuato da Gianni Monterumici (Neville et al., 2000). Ulteriori ritrovamenti, senza precisazione temporale, sono stati segnali nel Canton Ticino (Svizzera) e, in Italia sui Colli Euganei (Galli, 2007). Bibliografia CASTRO, M.L., 1998. Amanita porrinensis L. Freire et M.L. Castro, estudio comparativo con outros taxons da sección Phalloideae (Fr.) Quél. Mykes. 1: 57-60. FREIRE, L. & CASTRO, M.L., 1987. Nueva especie del género "Amanita". Anales del Jardín Botánico de Madrid. 44(2): 533-534. GALLI, R., 2007. Le Amanite. 2a edizione. Ed. Dalla Natura, Milano. GASPARINI, F. & SERAFIN, F., 2012. La quarta Amanita mortale. Bollettino del Gruppo AMB di Vicenza. XXXII 2: 40-42. INDEX FUNGORUM, 2021. Amanita porrinensis. [Data di accesso: 06/04/2021]. MICELI, A., 2019. Amanita porrinensis, una specie rarissima ritrovata sui Monti Peloritani. MicoPonte (Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi) 12: 27-33. [Data di accesso: 06/04/2021]. MYCOBANK, 2021. Amanita porrinensis. [Data di accesso: 06/04/2021]. NEVILLE, P. & POUMARAT, S., 2004. Amanitae. Amanita, Limacella & Torrendia. Fungi Europaei 9. Ed. Candusso, Alassio (SV). NEVILLE, P.m POUMARAT, S. & MONTERUMICI, G., 2000: Una rara Amanita della sezione Phalloideae, nuova per l’Italia: Amanita porrinensis. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola – Nuova Serie. 43 (2): 143-150. Trento. Scheda realizzata da Angelo Miceli e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Sicilia, Monti Peloritani; Ottobre 2018; Foto di Angelo Miceli e Franco Mondello e descrizione di Angelo Miceli. In data 27 ottobre 2018 ad opera di Mario Mondello e Piero Battaglia, soci del Centro di Cultura Micologica di Messina, nel comune di Rometta (ME), Monti Peloritani sulla dorsale Dinnammare-Monte Scuderi in prossimità del sentiero Girasì, sul versante ovest del monte Pizzo Bandiera a circa 950 m s.l.m. vengono trovati tre esemplari, cresciuti in un raggio di circa 30 metri. Le dimensioni sono circa 8 cm di altezza, cappello 2-4 cm, in un bosco misto formato da Pinus pinea, Pinus pinaster, Quercus ilex con sottobosco di Erica arborea. Si segnala un ulteriore ritrovamento, nella stessa stazione di crescita, di un unico esemplare, in data 21 novembre 2018 ad opera del micologo Franco Mondello, di Angelo Miceli e Mario Mondello, soci dello stesso Centro di cultura Micologica di Messina. Habitat di ritrovamento: Pino domestico (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), con presenza di macchia mediterranea con predominanza di Erica, Cisto, Corbezzolo e Ginestra. Foto di Angelo Miceli. Foto di Franco Mondello. Foto di Angelo Miceli. Vista d'insieme del carpoforo. Cappello. Anello che si sta distaccando dalle lamelle. Gambo fioccoso. Bulbo basale e volva.
  5. Coprinellus congregatus (Bull.) P. Karst.; Regione Lombardia; Marzo 2021; Foto macro- e micro- scopiche di Sergio Mombrini. Secondo ritrovamento alcuni giorni dopo il precedente, in altra località, sempre su letamaio, microscopia come il ritrovamento precedente.
  6. Coprinellus congregatus (Bull.) P. Karst. 1879 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Psathyrellaceae Sinonimi Coprinus congregatus (Bull.) Fr. 1838 Coprinus congregatus var. apleurocystidiosus Bogart 1975 Coprinus congregatus var. megasporus Bogart 1975 Tulosesus congregatus (Bulliard) D. Wächt. & A. Melzer 2020 Etimologia L'epiteto Coprinellus deriva dal nome di genere Coprinus e dal suffisso diminutivo latino -ellus, per l'apetto simile a piccoli Coprinus. L'epiteto congregatus deriva dal latino congregatus = riunito, aggregato, per la crescita in più esemplari riuniti. Cappello Chiuso fino a 16 × 12 mm, espanso con diametro fino a circa 28 mm, pubescente, velo assente. Lamelle Libere al gambo, presto grigie e infine nere e deliquescenti. Gambo Fino a 50-60 × 1,5-3 mm, pubescente, bianco. Carne Esigua, odore assente. Habitat Fungo coprofilo. Microscopia Spore 11,8-14,1 × 6,3-7,2 µm; Qm=1,9; ellissoidali-ovoidali; poro germinativo eccentrico. Basidi 21-32 × 8,5-11 µm; tetrasporici. Pseudoparafisi 5-6 per basidio. Cheilocistidi 30-80 × 20-70; globosi, ellissoidali. Pleurocistidi 90-110 × 50-60 µm; ellissoidali, leggermente utriformi. Pileipellis un imeniderma composto da elementi ellissoidali, arrotondati. Pileocistidi (setole-setae) 60-120 × 11-17 × 3,5-7,5 µm; lageniformi, attenuati. Caulocistidi 53-115 × 6-17 × 3-5 µm, lageniformi, attenuati. Sclerocistidi assenti. GAF assenti. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Osservazioni Per quanto concerne la nomenclatura e alcune delle sinonimie si è fatto riferimento a Funga Nordica (2012), IF utilizza anch'esso il binomio Coprinellus congregatus e lo considera ancora prioritario, anche se inserisce anche Tulosesus congregatus con lo stesso basionimo Agaricus congregatus, ma stranamente senza mettere in relazione Coprinellus congregatus con Tulosesus congregatus, probabilmente al momento (1 Aprile 2021) i due taxa non sono ancora ben allineati; mentre Mycobank tenendo conto del recente lavoro di Dieter Wächter & Andreas Melzer (2020) aggiorna la tassonomia a Tulosesus congregatus (Bulliard) D. Wächt. & A. Melzer. Specie simili Coprinellus ephemerus (Bull.) Redhead, Vilgalys & Moncalvo è un sosia perfetto, per quanto riguarda le differenze tra i due citiamo le osservazioni ben riassunte e pubblicate in Caccialli et al. (1999): "Secondo Citerin (1992) la crescita cespitosa, la mancanza di giunti a fibbia e di cheilocistidi lageniformi, simili alle setole pileiche, sono in grado di inquadrare Coprinellus congregatus e di distinguerlo da Coprinellus ephemerus. Secondo altri studiosi (Moreno & Faus, 1984; Uljé & Bas, 1991) l'unico criterio distintivo sicuramente valido va ricercato nella presenza o meno di giunti a fibbia, soprattutto a livello miceliare". Per quanto concerne lo studio dei campioni in esame non sono stati trovati GAF nelle ife miceliari, mentre erano presenti invece numerosi falsi GAF rinvenuti soprattutto nelle ife verso la base del gambo. Bibliografia AA.VV., 2012. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. CACIALLI, G., CAROTI, V. & DOVERI, F., 1999. Contributio ad Cognitionem Coprinorum. Monografie di Pagine di Micologia 1: 1–256. CACIALLI, G., CAROTI, V. & DOVERI, F., 2002. Aggiornamento della Monografia "Contributio ad Cognitionem Coprinorum". Mycologia Montenegrina V, Separatum: 119–129. CITÉRIN, M. 1992. Clé analytique du genre Coprinus Pers. Doc. Mycol. 22(86): 1–28. KARSTEN, P.A., 1879. Rysslands, Finlands och den Skandinaviska halföns Hattsvampar. Förra Delen: Skifsvampar. Bidrag till Kännedom av Finlands Natur och Folk. 32: 1-571. MORENO, G. & FAUS, J., 1984. Tres especies raras del genero Coprinus (Agaricales) de Cataluña, España. Cryptogamie, Mycologie 5: 3–17. REDHEAD, S.A., VILGALYS, R., MONCALVO, J.-M., JOHNSON, J. & HOPPLE, J.S. JR., 2001. Coprinus Persoon and the disposition of Coprinus species sensu lato. Taxon. 50 (1): 203-241. ULJÉ, C.B. & BAS, C., 1991. Studies in Coprinus II. Subsection Setulosi of section Pseudocoprinus. Persoonia 14(3): 275–339. ULJÉ, K., 2001. Coprinus site. [Data di accesso: 01/04/2021]. WÄCHTER, D. & MELZER, A., 2020. Proposal for a subdivision of the family Psathyrellaceae based on a taxon-rich phylogenetic analysis with iterative multigene guide tree. Mycological Progress 19: 1151–1265. https://doi.org/10.1007/s11557-020-01606-3. Scheda realizzata da Sergio Mombrini e Tomaso Lezzi. Microscopia di Segio Mombrini. Regione Lombardia; Marzo 2021; Foto macro- e micro- scopiche di Sergio Mombrini. Ritrovamento su letamaio. Esemplari in habitat. Spore. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Basidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Pleurocistidio. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Pileipellis e pileocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Pileocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Caulocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Ife miceliari. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×.
  7. Coprinopsis cordispora (T. Gibbs) Watling & M.J. Richardson 2020 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Psathyrellaceae Sinonimi Coprinopsis patouillardii Quél. s. auct. p.p. 1883 Coprinus volvaceominimus Crossl. [come 'volvaceo-minimus'] 1891 Coprinus cordisporus T. Gibbs, Naturalist 1908 Narcissea cordispora (T. Gibbs) D. Wächt. & A. Melzer 2020 Etimologia L'epiteto Coprinopsis deriva dal genere Coprinus con il suffisso -ópsis dal greco ὄψις [ópsis] = dall'aspetto di, per l'aspetto simile a Coprinus. L'epiteto cordispora deriva dal latino cors-cordis = cuore, e spora, per le spore a forma di cuore. Cappello Chiuso con forma ellissoidale-cilindrica, aperto con diametro di circa 15-20 mm, coperto da un velo fioccoso, bianco. Lamelle Libere al gambo, presto grigie e infine nere e deliquescenti. Gambo 30-40 × 1 mm, ialino, liscio, sono visibili solo alcune fibrille, alla base presenta un piccolo bulbillo. Carne Esigua, odore assente. Habitat Fungo coprofilo. Microscopia Spore 9,3-11 × 7-8,7 µm; Qm= 1,31; lentiformi, più o meno cuoriformi in vista frontale, ellissoidali in vista laterale; poro germinativo centrale. Basidi 18-26 × 8-10 µm, tetrasporici. Pleurocistidi 35-58 × 18-30 µm, utriformi. Cheilocistidi 23-51 × 15-30 µm, subglobosi, ellissoidali, presenti anche lageniformi 25-43 × 7-15 µm. Epicutis costituita da ife allungate, ellissoidali, più o meno parallele. Velo costituito da sferociti, con parete un poco ispessita, lisci, ialini, di diametro 15-60 µm. GAF assenti. Pileocistidi (setae-setole) assenti. Caulocistidi assenti. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Osservazioni Per quanto concerne la nomenclatura e alcune delle sinonimie si è fatto riferimento a Funga Nordica (2012), Index Fungorum utilizza anch'esso il binomio Coprinopsis cordispora, mentre Mycobank tenendo conto del recente lavoro di Dieter Wächter & Andreas Melzer (2020) aggiorna la nomenclatura a Narcissea cordispora. Specie simili Coprinopsis patouillardii (Quél.) Gminder, avrebbe spore simili nella forma ma più piccole: 6-9 × 6-8 µm, cheilocistidi esclusivamente subglobosi, crescerebbe in genere su cumuli di compost, paglia, vinaccia o scarti di verdure, alcuni autori adottando un concetto piuttosto ampio di questo taxon e vi comprenderebbero anche Coprinopsis cordispora. Secondo Uljé (2001) Il carattere più distintivo di Coprinopsis cordispora è la presenza di cheilocistidi lageniformi insieme a quelli subglobosi. Bibliografia AA.VV., 2012. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. CACIALLI, G., CAROTI, V. & DOVERI, F., 1999. Contributio ad Cognitionem Coprinorum. Monografie di Pagine di Micologia 1: 1–256. CACIALLI, G., CAROTI, V. & DOVERI, F., 2002. Aggiornamento della Monografia "Contributio ad Cognitionem Coprinorum". Mycologia Montenegrina V, Separatum: 119–129. CITÉRIN, M. 1992. Clé analytique du genre Coprinus Pers. Doc. Mycol. 22(86): 1–28. ULJÉ, C.B. & BAS, C., 1991. Studies in Coprinus II. Subsection Setulosi of section Pseudocoprinus. Persoonia 14(3): 275–339. ULJÉ, K., 2001. Coprinus site. [Data di accesso: 01/04/2021]. WÄCHTER, D. & MELZER, A., 2020. Proposal for a subdivision of the family Psathyrellaceae based on a taxon-rich phylogenetic analysis with iterative multigene guide tree. Mycological Progress 19: 1151–1265. https://doi.org/10.1007/s11557-020-01606-3. Scheda realizzata da Sergio Mombrini e Tomaso Lezzi. Microscopia di Segio Mombrini. Regione Lombardia; Marzo 2021; Foto macro- e micro- scopiche di Sergio Mombrini. Ritrovamento su letamaio. Esemplari in habitat. Spore. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Basidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Pleurocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Epicutis. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Velo. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×.
  8. Trichoglossum hirsutum (Pers. : Fr.) Boud. 1907 Tassonomia Divisione Ascomicota Classe Leotiomycetes Ordine Helotiales Famiglia Geoglossaceae Sinonimi Trichoglossum hirsutum var. wrightii E. J. Durand 1908 Trichoglossum hirsutum var. doassansii Pat. 1909 Trichoglossum hirsutum var. capitatum (Pers.) Teng 1934 Trichoglossum hirsutum var. variabile (E. J. Durand) S. Imai 1941 Trichoglossum hirsutum var. heterosporum Mains 1954 Trichoglossum hirsutum var. irregulare Mains 1954 Trichoglossum hirsutum var. longisporum (F. L. Thay) Mains 1954 Trichoglossum hirsutum var. multiseptatum Mains 1954 Trichoglossum hirsutum var. latisporum W. Y. Zhuang 1997 Trichoglossum hirsutum var. caespitosum Lécuru 2013 Etimologia L'epiteto Trichoglossum deriva dal greco “trichós” = peli e da “glóssa” = lingua, per l'ascoma finemente villoso, linguiforme. Il termine hirsutum deriva da “hirsútus” = irsuto, ispido, in riferimento ai peli. Ascoma Apotecio con altezza complessiva fino a 60-70 mm, di color nero, con superficie caratteristicamente vellutata a causa dei piccoli peli che lo ricoprono totalmente, visibili agevolmente con una lente. Di forma slanciata e variabile, è composto da una clavula, che comprende la parte fertile, e uno pseudostipite, separati da una vallecola non sempre ben evidente. La clavula si presenta linguiforme, spatulata, molto spesso "a forma di picche", comunque sempre appiattita e solcata. Lo pseudostipite invece è per lo più cilindrico ed è lungo più del doppio rispetto alla clavula. Carne Compatta, di consistenza elastica, di color bruno-nerastro. Habitat Ambiente mediterraneo, umido, muscicolo, dall'autunno all'inverno inoltrato. Microscopia Ascospore (108,7) 112,7-131,8 (139,6) × (4) 4,6-5,7 (6,2) µm; Q = (19,1) 20,3-26,5 (33); N = 56; Media = 122 × 5,2 µm; Qm = 23,9; di forma cilindrica con le estremità attenuate, bruno-nerastre, fuliginose, con pareti e setti più scuri; pluriguttulate, con presenza di setti trasversali, in numero di 15 con rare eccezioni. Aschi (143,6) 166,9-210,6 (211,0) × (13,4) 13,41-17,58 (17,6) µm; Q = (10,3) 10,4-13,9 (15,7); N = 22; Media = 190,0 × 16,0 µm; Qm = 11,9; ottasporici con spore allungate longitudinalmente; sono inopercolati con poro amiloide e base pleurorinca. Parafisi ialine, cilindriche, filiformi, settate, spesso diverticolate; gli articoli terminali hanno forme notevolmente differenziate: cilindriche, subclavate-clavate, leggermente ricurve, a gancio, arrotolate, a martello, oppure con curvature irregolari, spesso presentano diverticoli anche molto pronunciati. Excipulum ectale formato da elementi catenulati, di varie forme e dimensioni. Setae (peli) di varie dimensioni, fino a 320 µm di lunghezza, di forma lanceolata, con apice acuto, di color bruno-nero, a parete spessa. Si trovano sia nella parte fertile (clavula) che nello pseudostipite, dove però risultano di lunghezza per lo più minore rispetto a quelle della clavula. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili Il Genere Trichoglossum appartiene alla Famiglia delle Geoglossaceae che comprende specie terrestri, claviformi o capitate e stipitate, di colore scuro, spesso nerastro, pertanto macroscopicamente risultano difficilmente distinguibili tra loro. Per la loro forma particolare sono conosciute con il nome volgare di “Lingue di terra". I Generi Hemileucoglossum e Leucoglossum si differenziano per avere spore ialine, mentre i Generi Geoglossum e Glutinoglossum per la completa assenza di setae. Dopo aver approfondito il Genere Trichoglossum, proponiamo una nostra chiave dicotomica delle principali specie italiane ed una tabella di confronto che evidenzia le caratteristiche microscopiche peculiari di ciascuna specie Bibliografia ARAUZO, S., & IGLESIAS, P., 2014. La familia Geoglossaceae ss. str. en la península ibérica y la Macaronesia. Errotari 11: 166-259. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F., 1984. Fungi of Switzerland. Vol 1 Ascomycetes. Verrlag Mykologia, Lucerne. HLADKI, A.I & ROMERO, A.I., 2009. La familia Geoglossaceae s. str. (Helotiales) en la provincia de Tucumán (Argentina). Boletín de la Sociedad Argentina de Botánica. 44 (3-4): 249-255. KUČERA, V., LIZOŇ, P. & KAUTMANOVÁ, I., 2010. Geoglossoid fungi in Slovakia II. Trichoglossum octopartitum, a new species for the country. Czech Mycology. 62 (1): 13-18. MEDARDI, G., 2006. Atlante fotografico degli Ascomiceti d'Italia. Trento: Ed. AMB. PRIOU, J.P. & DECHAUME, J.P., 2014. Geoglossaceae de France: Trichoglossum octopartitum Mains, récolté en France. Ascomycete.org, 6 (5): 138-142. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Laura Nicoletti e Manuel Atzeni. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lazio; Gennaio 2021; Foto di Laura Nicoletti e Manuel Atzeni. I nostri esemplari sono stati trovati in habitat mediterraneo, in ambiente umido, muscicolo, dall'autunno all'inverno inoltrato. Aschi e parafisi. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Aschi. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Aschi e setae. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Asco. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Aschi. Osservazione in Reattivo di Melzer, a 400×. Parafisi. Osservazione in acqua, a 600×. Spore. Osservazione in acqua, a 600×. Setae pseudostipite. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 100×. Excipulum ectale. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 200×. Excipulum ectale. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 200×.
  9. Peziza saccardoana Cooke 1877; Regione Sardegna; Gennaio 2008; Foto di Giovanni Satta. In un rado querceto di pianura, con sottobosco di Cistus monspeliensis e Lentisco. Assenza di latice alla frattura, crescita con esemplari appressati, superficie esterna particolarmente rugolosa. Regione Sardegna; Gennaio 2008; Foto di Franco Sotgiu. Studio microscopico e foto di Massimo Biraghi. Aschi ottasporici uniseriati , parafisi cilindracee con apice allargato a volte fino a 5-7 µm. Spore ellissoidali, monoguttulate, verrucose mediamente di 15 × 10 µm. Osservazione in melzer. Aschi e spore. Aschi che arrivano fino a 380 µm. Spore ellissoidali e verrucose. Blu cotone in lactofenolo a freddo.
  10. Pseudoplectania ericae Donadini 1987 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Sarcosomataceae Sinonimi Plectania ericae (Donadini) Roqué 2009 Etimologia L'epiteto Pseudoplectania = "falsa Plectania" deriva dal sostantivo greco “pseudo” = falso, menzognero, ingannatore, simile all’apparenza, fallace, e da Plectania, dal greco "πλεκτάνη" [plektàne] = intreccio, attorcigliamento, groviglio. L'epiteto ericae è riferito allo stretto legame con Erica spp.. Ascoma Apotecio con diametro 2-10 mm, sessile, inizialmente cupuliforme tendente a distendersi a maturità. Superficie interna imeniale liscia, di color nero lucido, superficie esterna concolore ma opaca, tomentosa, ricoperta da una fine peluria. Carne Nerastra, di consistenza gelatinosa. Habitat In areale mediterraneo, in associazione con Erica spp.. Microscopia Spore (11,2) 11,4-12,8 (13) × (10,8) 11,2-12,5 (12,7) µm; Q = 1 (1,1); N = 32; Media = 11,9 × 11,7 µm; Qm = 1; a parete spessa, sferiche, lisce, con piccole guttule all'interno. Si nota che spesso il diametro delle spore all'interno degli aschi è maggiore del diametro di questi. Aschi (266,8) 303,6-333 (340,2) × (10,1) 11,1-14.06 (14,1) µm; Q = 22,2-29,2 (32,9); N = 10; Media = 313,5 × 12,1 µm; Qm = 26,2; cilindrici, inamiloidi, ottasporici. Parafisi cilindriche, filiformi, settate, biforcate all'apice, con un contenuto granuloso giallo scuro, specialmente dalla metà superiore fino all'apice. Excipulum medullare formato da una textura intricata di ife cilindriche. Excipulum ectale formato da una textura angularis, con elementi cilindrici/globulosi; si notano sia peli corti a parete spessa, che peli molto più lunghi con parete meno ispessita, entrambi settati, da ondulati a lisci. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Osservazioni Possiamo differenziare il Genere Plectania dal Genere Pseudoplectania per la forma sporale: in Plectania troviamo spore ellissoidali, mentre in Pseudoplectania le spore sono sferiche. Specie simili Pseudoplectania nigrella (Pers. : Fr.) Fuckel; cresce in primavera, inizio estate, in zone montane con conifere, principalmente Picea spp.. È sessile come Pseudoplectania ericae, ma gli ascomi sono più grandi, possiede parafisi con apice leggermente dilatato, spesso lobato, diverticolato e i peli dell’excipulum ectale sono tortuosi, flessuosi, molto intrecciati, a differenza di quelli di Pseudoplectania ericae che sono lisci e non arrotolati. Pseudoplectania melaena (Fr. : Fr.) Sacc.; è legata principalmente ad Abies spp.. A differenza di Pseudoplectania ericae è cortamente stipitata, le parafisi sono più o meno diverticolate, nodulose e ricurve, uncinate all’apice. Pseudoplectania episphagnum (J. Favre) M. Carbone, C. Agnello & P. Alvarado; specie rara, anch’essa di piccole dimensioni come la Pseudoplectania ericae ma ha un’ecologia completamente diversa, infatti è associata a Sphagnum spp.. Sebbene abbia una microscopia molto simile a Pseudoplectania nigrella si differenzia da questa, oltre che per l’habitat, anche per possedere un corto stipite. Bibliografia BOCCARDO F., CARBONE M., & VIZZINI A., 2014. Pseudoplectania ericae, una rara specie rinvenuta in Liguria (Italia). CARBONE, M., AGNELLO, C. & ALVARADO P., 2014. Phylogenetic and morphological studies in the genus Pseudoplectania (Ascomycota,Pezizales). CARBONE, M., AGNELLO, C. & BAGLIVO A., 2010. Appunti su Plectania rhytidia e studio del typus di Urnula platensis. Rivista di Micologia, 53 (2): 119-135. CARBONE M. & AGNELLO C., 2012. Studio e tipificazione di Pseudoplectania nigrella. MEDARDI, G., 2006. Atlante fotografico degli Ascomiceti d'Italia. Trento: Ed. AMB. PÉREZ-DE-GREGORIO, M. A., 2009. Algunos hongos interesantes de Girona. Fungi non Delineati. 44: 43. VAN VOOREN, N., 2014. Contribution à la connaissance des Pézizales (Ascomycota) de Rhône-Alpes 2° partie. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Laura Nicoletti e Manuel Atzeni. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Toscana; Gennaio 2020; Foto di Laura Nicoletti e Manuel Atzeni. (Exsiccata MA-486 ; LN_20200115_12) Sezione. Osservazione in acqua, a 40×. Aschi e parafisi. Osservazione in Blu cotone in acido lattico, a 400×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in Blu cotone in acido lattico, a 400×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in Melzer, a 400×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in acqua, a 1000×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in Blu di Toluidina, a 1000×. Aschi, spore, parafisi. Osservazione in campo oscuro, a 400×. Peli excipulum ectale. Osservazione in Blu cotone in acido lattico, a 100×. Peli excipulum ectale. Osservazione in acqua, a 400×.
  11. Tulostoma kotlabae Pouzar. 1958 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Sinonimi Non si conoscono sinonimi per questa specie. Etimologia L'epiteto Tulostoma deriva dal greco τύλος (túlos) = chiodo, callo, e da στóμα (stóma) = bocca, apertura; per la forma del carpoforo. L'epiteto kotlabae deriva dal nome del micologo cecoslovacco F. Kotlaba. Basidioma Carpoforo di piccole dimensioni a sviluppo semi-ipogeo, formato da una parte superiore, denominata capitulo, globosa, biancastra, con un foro apicale detto ostiolo, e da uno stipite sottile e slanciato, di colorazione biancastra, percorso da striature longitudinali e decorato da squamette di colore ocraceo, terminante con un piccolo bulbillo incrostato di residui terrosi. Sezionando il capitulo possiamo osservare differenti strati: nella parte più esterna troviamo un esoperidio, quindi un endoperidio contenente la gleba, generalmente costituita da polvere sporale di colore rosso argilla. L'esoperidio in questa specie è presente solo ai lati e alla base del capitulo, ed ha la forma di un basso anello compatto, costituito da sottili ife filamentose. L'endoperidio è biancastro, di forma subglobosa e misura circa 0,5-1,2 cm, di consistenza papiracea, reca alla sommità, una breve area peristoma, tronco-conica, che circonda l'ostiolo o stoma. Ostiolo, situato all’apice dell’endoperidio, è costituito da un piccolo anello membranoso in rilievo con orlo integro, non fimbriato, biancastro, privo di aloni ocracei. Habitat Psammofilo in presenza di Pino a due aghi e muschio. Commestibilità e Tossicità Non commestibile, senza valore alimentare. Microscopia Spore(3,6) 4,0-5,0 (5,7) × (2,6) 3,4-4,5 (5,5) µm; Q = (1,0) 1,0-1,3 (1,6); N = 30; Media = 4,5 × 3,9 µm; Qm = 1,2 globose-subglobose, con verruche a placche, di colore giallo paglierino. Capillizio ramificato, formato da ife dicotomiche, a parete spessa, alcune con setti allargati a staffa, asimmetrici, di colore giallastro, altre con setti non allargati, ialine, con terminali liberi. Specie simili Tulostoma brumale Pers. : Pers. è molto simile per caratteri, dimensioni e forma, ma differisce per la struttura membranosa e non filamentosa dell’ esoperidio, per il colore dell’endoperidio che non è mai biancastro, e la presenza di un alone scuro intorno allo stoma, spore leggermente più grandi e giunti a staffa simmetrici. Tulostoma giovanellae Bres. con esoperidio filamentoso, si differenzia, in particolare, per la taglia decisamente più imponente, capituli anche maggiori di 2 cm, e per il capillizio, che si presenta in molti tratti, con andamento sinuoso, irregolare. Tulostoma melanocyclum Bres. oltre ad avere un alone scuro intorno al peristoma, presenta delle misure sporali 5 × 6,5 µm, decisamente più grandi, giunti poco o per nulla ingrossati. In Europa sono stati segnalati recentemente anche Tulostoma bruchi Speg., Tulostoma lesliei Van der Byl, Tulostoma palatinum P. Specht, H. Schub. & D. Lode e Tulostoma vulgare Long & S. Ahmad (Antonín & Kreisel 2008, Calonge 1992, 1998, Specht et al., 2016). Note Tassonomiche Il genere Tulostoma fu eretto da Persoon nel 1794, Fries nel 1849 rimpiazzò il nome Tulostoma con Tulasnodea in onore dei fratelli Micologi Tulasne, ma il nome Tulostoma deve essere considerato prioritario secondo le regole di nomenclatura. Osservazioni I caratteri da osservare per una determinazione morfologica macroscopica e microscopica nel genere Tulostoma sono la tipologia dell'ostiolo, liscio o fimbriato; Il colore attorno all'ostiolo, le decorazioni e la tipologia del gambo; l’esoperidio, se membranoso o con sottili ife filamentose; e per quanto riguarda i caratteri microscopici la dimensione e la decorazione delle spore, la presenza/assenza di cristalli sulle ife del capillizio, la tipologia dei setti delle ife del capillizio che vengono considerati caratteri stabili negli ultimi studi basati anche su indagini molecolari (Jeppson et al., 2017). Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. ANTONÍN, V. & KREISEL, H., 2008. Tulostoma leslei, a new record from Italy. Österreichische Zeitschrift für Pilzkunde 17: 81–85. CALONGE, F.D., 1992. Nuevos datos sobre el género Tulostoma (Gasteromycetes) en España. Tulostoma bruchi Spegaz., nuevo para Europa. Bulletin de Sociedad Micologica de Madrid 16: 151–153. CALONGE, F.D., 1998. Gasteromycetes, I. Lycoperdales, Nidulariales, Phallales, Sclerodermatales, Tulostomatales. Flora Mycologica Iberica Vol. 3. Real Jardín Botánico Madrid. J. Cramer. Madrid, Berlin, Stuttgart. JEPPSON, M., ALTÉS, A., MORENO, G. & NILSSON, R.H., 2017. LOARCE, Y., DE BUSTOS, A., LARSSON, E., 2017. Unexpected high species diversity among European stalked puffballs – a contribution to the phylogeny and taxonomy of the genus Tulostoma (Agaricales). MykoKeys 21: 33–88. [Data di accesso: 24/01/2021]. SARASINI, M., 2004. Gasteromiceti epigei. SPECHT, P., SCHUBERT, H. & LODE, D., 2016. Seltene Gasteromyceten aus Deutschland (V) – Tulostoma palatinum, ein neuer Stielbovist. Zeitschrift für Mykologie 82(1): 65–84. TOMASZEWSKA. A., ŁUSZCZYŃSKI, J., ŁUSZCZYŃSKA, B. & JAWORSKA, J., 2011.Taxonomic notes on the Polish Tulostoma species. Acta Mycologica Vol. 46 (2): 179–186. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti e Tomaso Lezzi. Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. (Exsiccatum GA0203012-01) Ritrovamento di fine anno, su argine stradale tra muschio e aghi di pino, su terreno sciolto e sabbioso. Portamento slanciato e capituli di piccole dimensioni 0,5-1,2 cm. Esoperidio incrostato, evidente tra l'inserzione dello stipite, e i lati del capitulo, formato da detriti e sabbia tenuti insieme da sottili ife. Particolare dell'ostiolo. Si evidenzia lo stipite, striato longitudinalmente e finemente squamettato. Sezione del peridio. Osservazione in Rosso Congo, a 100×. Capillizio, Osservazione in acqua, a 400×. Capillizio. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Esoperidio, Ife filamentose, settate. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Esoperidio. Osservazione in acqua, a 400×. Giunti a staffa, giallastri Osservazione in acqua, a 1000×. Spore: Media = 4,5 × 3,9 µm; Qm = 1,2; globose - subglobose, con verruche a placche, di colore giallo paglierino. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×.
  12. Mycopan scabripes (Murrill) Redhead, Moncalvo & Vilgalys; Regione Lombardia, Gera d'Adda, sotto Tiglio; Novembre 2016; Foto e microscopia di Angelo Mariani. Spore 9,11-10,54 × 5,20-7,1 µm. Basidi bisporici. Cistidi imeniali, 59-111 x 13-16 µm cheilocistidi e pleurocistidi simili. Caulocistidi fascicolati.
  13. Mycopan scabripes (Murrill) Redhead, Moncalvo & Vilgalys; Regione Lombardia; Febbraio 2015; Foto, descrizione e microscopia di Sergio Mombrini. Pileo fino a 35 mm, striato, igrofano. Lamelle spesse, uncinate al gambo, bianco-grigiastre. Gambo 50 × 4-5 mm, pruinoso-pubescente verso la sommità, carne acquosa. Spore 10,4-12 × 7-8,1 µm, Q = 1,3-1,6, ellissoidi, lisce, amiloidi, guttulate, bianche in massa. Basidi 30-37 × 7-8,5 µm, bisporici, senza giunto a fibbia. Cheilocistidi e Pleurocistidi simili, 80-110 × 12-20, lageniformi, utriformi, sub- cilindrici, con lungo collo largo 8-10 µm, cilindrico, sub-clavato, sub-capitulato, mucidi verso l’apice. Pileipellis a cutis, ife con pigmento vacuolare bruno-chiaro. Pileocistidi sub-cilindrici, clavati, lageniformi, irregolari. Pigmento vacuolare bruno. Caulocistidi sub-fascicolati, lageniformi, sub-cilindrici, clavati, irregolari, ialini o con pigmento vacuolare bruno. Trama dello stipite a ife non o debolmente destrinoidi, senza giunti a fibbia. C. Bas (Flora Agaricina Neerlandica Vol. 4 1999) divide questo taxon in due varietà: var. scabripes con basidi bisporici e assenza di giunti a fibbia, e var. quadrisporus, con basidi tetrasporici e presenza di giunti a fibbia; successivamente Thomas Laessoe (Funga Nordica Vol. 1 2012) riprende la stessa suddivisione. I caratteri morfologici rilevati in questa raccolta trovano riscontro nella citata suddivisione e ben si addicono al taxon Hydropus scabripes(Murrill) Singer var. scabripes. La tendenza attuale è di riunire queste due varietà sotto la specie tipo. Tra le specie vicine, Hydropus trichoderma (Joss.) Singer, ha basidi (2) 4-sporici con giunti a fibbia, almeno nel materiale tetrasporico, differisce per la presenza di pigmento incrostante nella pileipellis. Foto in habitat, bosco di latifoglie, su residui legnosi interrati. Pileipellis a cutis, presente solo pigmento vacuolare, osservazione in acqua, a 100×. Particolare dell’ipocute, osservazione in acqua, a 400×. Pileocistidi variabili nella forma, più o meno presenti secondo i preparati, pigmento vacuolare, osservazione in acqua, a 400×. Cheilocistidi numerosi, osservazione in Blu Cresile, a 100×. Cheilocistidi, particolare del muco sulle pareti, osservazione in Blu Cresile, a 400×. Pleurocistidi, simili ai cheilo per forma e dimensioni, osservazione in Rosso Congo, a 400×. Pleurocistidio e Basidi, osservazione in Rosso Congo, a 400 ×. Basidi, osservati solo bisporici, Rosso Congo, 400×. Basidi, assenza di giunto a fibbia basale, osservazione in Rosso Congo, a 400×. Ife dello stipite senza evidente reazione destrinoide, Osservazione in Melzer, a 400×. Caulocistidi variabili, evocanti i Pileocistidi nella forma, pigmento bruno, vacuolare, osservazione in Rosso Congo, a 400×. Osservazione in Blu di Cresile, a 400×. Spore amiloidi, osservazione in Melzer, a 400×. Osservazione in Lugol Doppio, a 400×. Osservazione in Rosso Congo, a 400×.
  14. Mycopan scabripes (Murrill) Redhead, Moncalvo & Vilgalys 2013 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Marasmiaceae Sinonimi Prunulus scabripes Murrill 1916 Mycena scabripes (Murrill) Murrill 1916 Hydropus scabripes (Murrill) Singer 1962 Hydropus scabripes var. quadrisporus Bas 1998 Etimologia L'epipeto Mycopan è un nome composto da Myco, fungo e pan, antica divinità greca Πάν, romanizzato: Pán, è il dio dei selvatici, pastori e greggi, natura selvaggia della montagna. È rappresentato con i quarti posteriori, le gambe e le corna di una capra, allo stesso modo di un fauno o di un satiro; L'epipeto scabripes, deriva dall'unione dei nomi latini scaber, a, um = scabro e pes, pedis = piede, dal gambo scabroso. Cappello Cappello conico campanulato, poi aperto mai disteso, con umbone prominente, spesso appuntito all'estremità, la cuticola è igrofana e leggermente untuosa, di color grigio bruno, bruno nerastro soprattutto al centro, nei soggetti adulti è solcata da rugosità che dal centro del disco si estendono, in senso radiale, fino alla metà del cappello. Il margine è eccedente e la carne esigua, pertanto risulta striato per trasparenza, ed a volte tale aspetto genera una sorta di plissettatura. Imenoforo Lamelle da annesse-adnate a decorrenti per un dentino, spesse, spaziate, bianco grigiastre, ventricose, alternate a lamellule di varie dimensioni, con filo irregolare più chiaro rispetto alle facce. Gambo Cilindrico, robusto, da giovane di colore grigio giallastro tende con la vetustà al grigio-bruno con riflessi olivastri; pruinoso, pubescente, più chiaro rispetto al cappello soprattutto all'apice. Carne Poco consistente sul cappello, acquosa, odore nullo, sapore insignificante. Habitat Cresce nei boschi di latifoglia ricchi di humus. Microscopia Spore 8,5-9,9(10,5) × 5,5-6,5(6,7) µm; media 9,5 × 6,1 µm; Q = 1,4-1,7; Qm = 1,6; n=32; ellissoidali, lisce, debolmente amiloidi, a parete sottile, con apicolo più o meno allungato. Basidi clavati, tetrasporici, con GAF alla base. Cheilocistidi 70-100 × 12-14 × 8-10 µm; lageniformi, alcuni presentano all’apice resti di una fine membrana mucillaginosa. Pleurocistidi molto simili ai cheilocistidi. Epicute, costituita da cutis di ife ad andamento parallelo, non osservati elementi terminali cistidiodi, con pigmento giallo-brunastro intracellulare, con presenza di GAF. Le ife non presentano pigmento incrostante. Caulocute, una cutis di ife parallele con presenza di caulocistidi da clavati a lageniformi, pigmento vacuolare giallo-brunastro. Specie simili Hydropus conicus Bas & Weholt, si separa per il cappello grigio con riflessi olivastri, le lamelle molto spaziate, il gambo poco pruinoso e le spore non amiloidi. Mycena alcalina (Fr. : Fr.) P. Kumm., è molto simile, ma con portamento meno robusto, crescita densamente cespitosa su legno di aghifoglie e ha odore di nitrati. Note nomenclaturali Uno studio approfondito (Moncalvo et al. 2002), che si è avvalso dell’analisi molecolare, ha accertato che Hydropus scabripes, originariamente descritto nel genere Mycena, sulla base dei dati nLSU è filogeneticamente non correlato sia alla specie tipo di Hydropus (H. fuliginarius) né di Mycena (M. galericulata). Mentre risulta molto più vicino geneticamente al Genere Baeospora. Hydropus sensu Singer (1986) è polifiletico e dovrebbe probabilmente essere limitato alle specie con le spore amiloidi, prive di pleurocistidi e che producono latice, come originariamente concepito da Kuhner (1938). Quindi, con il conforto di tali studi, recentemente gli autori Redhead, Moncalvo e Vilgalys, hanno pubblicato il nuovo Genere Mycopan. Lo stesso si caratterizza per avere basidiomi con portamento micenoide, cappello di colore grigio, pruinoso, poi glabro e lucido, da umido a untuoso. Lamelle da biancastre a grigiastre. Gambo furfuraceo, ricoperto da fibrille grigie. Spore amiloidi, ialine, a parete sottile. Pleurocistidi e cheilocistidi di forma da fusoide ventricosa a cilindrica. Sono presenti caulocistidi e pileocistidi che tendono a scomparire, di forma simile ai cistidi imeniali. Tessuti non amiloidi. Habitat su legno o sul suolo ricco di detriti vegetali. Il nuovo genere comprende una sola specie: Mycopan scabripes. Bigliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. INDEX FUNGORUM. Index fungorum no. 15.pdf. [Data di accesso: 21/01/2021]. MONCALVO, J-M et al. (2002) One hundred and seventeen clades of euagarics. Molecular Phylogenetics and Evolution 23(3): 357–400. DOI: S1055-7903(02)00027-1. [Data di accesso: 21/01/2021]. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Giovanni Galeotti, Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Dicembre 2020. Foto e microscopia di Mario Iannotti e Giovanni Galeotti. (exsiccata MI20201213_01). I soggetti di questa raccolta sono stati rinvenuti in un parco, sia in presenza di latifoglia che di aghifoglia, su un prato aperto, ma con terreno ricco di detriti vegetali in decomposizione. All'atto della raccolta non è stata notata alcuna fuoriuscita di latice incolore e/o essudato dalla parti lacerate o contuse dei carpofori. Spore 8,5-9,9(10,5) × 5,5-6,5(6,7) µm; media 9,5 × 6,1 µm; Q = 1,4-1,7; Qm = 1,6; n=32; ellissoidali, lisce, debolmente amiloidi, a parete sottile, con apicolo più o meno allungato. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Osservazione in Melzer, a 1000×. Basidi clavati, tetrasporici, con GAF alla base. Osservazione in acqua, a 1000×. Basidio con GAF alla base. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Cheilocistidi 70-100 × 12-14 × 8-10 µm; lageniformi, alcuni presentano all’apice resti di una fine membrana mucillaginosa. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Osservazione in acqua, a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 1000×. Pleurocistidi molto simili ai cheilocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Osservazione in acqua, a 400×. Caulocute, una cutis di ife parallele con presenza di caulocistidi da clavati a lageniformi, pigmento vacuolare giallo-brunastro. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale, a 400×. Epicute, costituita da cutis di ife ad andamento parallelo, non osservati elementi terminali cistidiodi, con pigmento giallo-brunastro intracellulare, con presenza di GAF. Le ife non presentano pigmento incrostante. Osservazione in acqua, a 400×. GAF. Osservazione in acqua, a 1000×.
  15. Pluteus umbrosus (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Pluteaceae Genere Pluteus Sezione Hispidoderma Sinonimi Pluteus cervinus var. umbrosus (Pers. : Fr.) J.E. Lange 1938 Etimologia Pluteus: dal latino, macchina d'assedio con tettoia di legno, umbrósus, a, um: dal latino úmbra ombra: ombreggiato, che vegeta in luoghi ombrosi. Cappello Il pileo è inizialmente conico campanulato, poi si presenta espanso e conserva un largo umbone schiacciato, il colore beige di fondo, evidenzia sfumature marroni brune, disposte in senso radiale e maggiormente cariche al centro, per diradarsi verso il bordo. La cuticola vellutata e tomentosa, rivela la presenza di peli irsuti disposti a ciuffi su tutta la superficie, il margine si presenta biancastro, eccedente e festonato da peluria fioccosa su tutto il perimetro. Imenoforo Lamelle libere al gambo, molto fitte e ventricose biancastre e poi rosa mano a mano che si maturano le spore, con filo lamellare ondulato e brunastro. Gambo Gambo cilindrico, consistente, e assottigliato, verso l'inserzione con il cappello, la base risulta invece leggermente allargata. Alcuni soggetti si presentano con stipite perfettamente rettilineo, altri lo hanno incurvato, tutti fibrillosi, percorsi da zebrature fioccose brune, concolori a quelle presenti sul cappello, le tonalità scure si accentuano in particolare alla base. Carne Fungo eterogeneo, con carne del cappello poco consistente, più soda e tenace nel gambo, odore non rafanoide, gradevole, sapore dolce. Habitat Associato prevalentemente a latifoglia, tuttavia risultano ritrovamenti associati anche a Larix sibirica e Pinus sylvestris. Microscopia Pileipellis di tipo tricoderma, formata da elementi fusiformi allungati. Cheilocistidi molto abbondanti, fusiformi, con pigmento intracellulare, disciolto, bruno, che attribuiscono il colore caratteristico al filo lamellare. Pleurocistidi abbondanti che assumono diverse forme: clavati, fusiformi, subulati. Basidi, clavati, tetrasporici. Spore (5,4) 5,8-6,6 (6,9) × (4,3) 4,4-5,2 (5,4) µm; Q = (1,1) 1,2-1,4 (1,6); N = 41; Media = 6,3 × 4,9 µm; Qm = 1,3; da subglobose a ellissoidali con parete spessa. Giunti a fibbia non rilevati in nessuno dei tessuti esaminati. Commestibilità Non commestibile, privo di interesse alimentare. Specie simili Pluteus umbrosoides E.F. Malysheva é il piu' vicino morfologicamente e filogeneticamente a Pluteus umbrosus, si differenzia per non avere il filo lamellare brunastro, né la cuticola eccedente, e per il gambo che si presenta grigio o giallastro. Pluteus granularis Peck. è un taxon del Nord America, macroscopicamente è molto simile al Pluteus umbrosus, si differenzia per avere il filo lamellare concolore alle facce e microscopicamente per i pleurocistidi digitaliformi. Pluteus tricuspidatus Velen. ha filo lamellare bunastro, si distingue per il cappello non tomentoso e viscido a tempo umido, e per i pleurocistidi caratteristici a tre punte. Osservazioni Fungo cespitoso, associato prevalentemente a latifoglia, si riconosce agevolmente, per la cuticola bruna fortemente irsuta e vellutata e per il margine eccedente e festonato di colore biancastro. Bigliografia AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. Genus Pluteus, sect. Hispidoderma. 2019 Giuliano Ferensin, Francesco Dovana. RMR, Boll. Amer 106, Anno XXXV, 2019 (1): 23-51. Fungi of Temperate Europe: Volume 1+2 di Laessoe, Thomas, Petersen, Jens H. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti, Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2020; Foto macroscopia e microscopia di Giovanni Galeotti. Particolari del cappello, con evidente margine biancastro e festonato. Fungo rinvenuto ad inizio inverno, con apparente crescita non lignicola, sviluppati su detriti legnosi, poco distante da un ceppo reciso di latifoglia. Particolare del gambo, decorato da fiocchi brunastri, simili a quelli presenti nel cappello, che aumentano alla base e assumono tonalità bruno rosate. Si evidenzia, la crescita cespitosa dei carpofori. Particolare del filo lamellare, bruno scuro, per la presenza di cheilocistidi pigmentati. Cheilocistidi abbondanti fusiformi. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Pileipellis tipo tricoderma formata da elementi fusiformi allungati. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Pluteus umbrosus appartiene alla sezione Hispidoderma. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Pleurocistidi abbondanti, di forma variabile: clavati, fusiformi, subulati. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Pleurocistidi e basidi tetrasporici. Osservazione in Rosso Congo, a 400×. Spore (5,4) 5,8-6,6 (6,9) × (4,3) 4,4-5,2 (5,4) µm; Q = (1,1) 1,2-1,4 (1,6); N = 41; Media = 6,3 × 4,9 µm; Qm = 1,3; da subglobose a ellissoidali con parete spessa, osservate in Rosso Congo, a 1000×.
  16. Cortinarius vesterholtii Frøslev & T.S. Jeppesen 2006 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Cortinariaceae Sinonimi Cortinarius provencalis M.M. Moser ss. auct., non ss. orig. 1997 Cortinarius coeruleo-ochrascens Rob. Henry & Chevassut ss. M. M. Moser & Jülich 1997 Etimologia L'epiteto Cortinarius deriva dal termine latino cortinarius = attinente alla cortina, per la presenza di velo parziale sul gambo cortiniforme. L'epiteto sodagnitus deriva dalla reazione spettacolare del pileo alle basi forti. Cappello 5-8 cm, dapprima emisferico, poi convesso-espanso, con margine che resta a lungo involuto con cuticola eccedente, non igrofano, viscido, color giallo-bruno, bruno-dattero, eventualmente con placchette appressate di resti di velo generale bianco-sporco. Velo generale biancastro. Imenoforo Lamelle viola-pallido, fitte o mediamente fitte, con presenza di lamellule, e attacco al gambo appena smarginato. Gambo 3-7 × 1-1,5 cm, violaceo; bulbo marginato. Cortina ialina, abbondante, araneosa; cordoni miceliari bianchi. Carne Biancastra nel cappello, colorata di violetto verso la corteccia del gambo, odore lieve non distintivo, sapore mite, sapore della cuticola mite. Reazioni macrochimiche Con KOH 30%, cuticola nulla o lievemente marroncina, non rossastra, bulbipellis nulla, superficie del gambo nulla, carne nulla, velo generale nulla. Habitat Bosco misto ceduo, probabili micorrize con quercia. Microscopia Spore 10,5-11,5 ×6-6,8 µm, Q 1,5-1,8, amigdaliformi, citriformi, grossolanamente verrucose; filo lamella con presenti alcuni ciuffi di cellule marginali sterili 15-22 × 7-12 µm, clavate, circa la stessa dimensione dei basidi; pileipellis semplice, senza ipoderma differenziato sub-cellulare. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Specie simili Nell'articolo della pubblicazione Seven new calochroid and fulvoid species of Cortinarius (Frøslev et al.) gli autori forniscono una chiave dicotomica per la determinazione dei nuovi taxa pubblicati e quelli da loro compresi nel Cortinarius calochrous morpho-group, un gruppo che racchiude specie con habitus calochroide (Cioè Phlegmacium con cappello glutinoso da giallo pallido a brunastro, lamelle da pallide a violetto, gambo da pallido a violetto, bulbo ampio e marginato, spore ornate grossolanamente, pileipellis senza strato differenziato, assenza di pigmenti antrachinoidi), esclusi i taxa di conifere, i taxa con colorazione pileica da bluastra a rosata e i taxa con un forte odore dolciastro. Tra questi, Cortinarius vesterholtii si riconosce per la reazione negativa della bulbipellis, cordoni miceliari non gialli, bulbipellis non gialla (velo universale giallo o no); pileo da color sabbia a bruno-dattero, senza colori gialli; gambo solitamente di un viola carico e persistente; reazione alcalina sul pileo negativa, al massimo debolmente brunastra. Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. BELLANGER, J.-M., 2015. Les cortinaires calochroïdes: une mise au point taxinomique. Documents mycologiques XXXVI. FRØSLEV, T.G., JEPPESEN, T.S. & LÆSSØE, T., 2006. Seven new calochroid and fulvoid species of Cortinarius. Mycol. Res. 110(9): 1055. LUDWIG, E., 2017. Abbildungen. Cortinariaceae I – Cortinarius (part I), Galerina, Hebeloma, Hebelomina, Inocybe, Phaeogalera. Fungicon Verlag. Berlin. LUDWIG, E., 2017. Beschreibungen. Cortinariaceae I – Cortinarius (part I), Galerina, Hebeloma, Hebelomina, Inocybe, Phaeogalera. Fungicon Verlag. Berlin. Fonti Internet FRØSLEV, T. & STJERNEGAARD, T., 1999. The Phlegmacium website Cortinarius.org [Data di accesso: 13/01/2021]. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Sergio Mombrini - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lombardia; Dicembre 2020; Foto, descrizione e microscopia di Sergio Mombrini. Sezione. Cortina. Lamelle, e attacco delle lamelle. Pileipellis (sezione radiale). Ossevazione in Rosso Congo. Spore. Osservazione in Melzer, a 1000×. Spore. Osservazione in KOH, a 1000×.
  17. Stereum insignitum Quél. 1890 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Stereaceae Sinonimi Nessuno. Etimologia L'epiteto Stereum deriva dalla parola greca [στερεός] stereós = solido, duro, rigido, fermo; per la consistenza tenace dei carpofori che contraddistinguono questo genere. L'epiteto insignitum deriva dal latino insignītus = evidente, riconoscibile, spiccato; per l'aspetto rilevante dei carpofori appartenenti a questa specie. Descrizione Fungo lignicolo che si presenta con vari carpofori sovrapposti da conchiformi a flabelliformi, sessili o brevemente stipitati, larghi fino a otto cm. Ha un contesto assai sottile, spesso meno di un millimetro, ma molto coriaceo. La superficie sterile è vellutata-feltrata, zonata a bande di colore bruno-rossiccio, arancio, alternate a strisce biancastre, più scuro nella parte verso l’attaccatura al substrato. Non di rado si colora di verdastro per la presenza di alghe negli esemplari più maturi. Il margine è generalmente biancastro. Ha un imenoforo liscio o leggermente tubercolato, di colore ocra-arancio negli esemplari freschi, tendente a schiarire nel secco. Vegeta su legno marcescente di latifoglia. Microscopia Sistema ifale dimitico formato da ife generatrici a pareti sottili o leggermente ispessite, ialine, settate e senza GAF, larghe 2-4 µm e ife scheletriche con pareti spesse, ialine o leggermente brunastre larghe 3-7 µm. Vi è inoltre la presenza di due tipologie di cistidi: 1) Pseudocistidi a parete spessa, ad eccezione della parte terminale, con apice ottuso, oppure affusolato o bruscamente attenuato; 2) Acantocistidi (cistidi decorati da spine) leggermente sporgenti dallo strato imeniale. Habitat Specie non molto comune, cresce su legno marcescente di latifoglia con particolare preferenza per il Faggio. Rinvenuta anche su Acero e Olmo. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Nel genere Stereum vi sono tre specie pileate simili a Stereum insignitum ma hanno un contesto più spesso e l’assenza di acantocistidi, nonché: Sterum hirsutum (Willd. : Fr.) Pers. ha il pileo cosparso di peli ed i colori più arancio intenso; Stereum ochraceoflavum (Schwein.) Sacc. ha i colori più tenui e un aspetto confluente delle mensole; Stereum subtomentosum Pouzar ha l’imenoforo che vira quando inciso o contuso al giallo cromo negli esemplari freschi. Stereum reflexulum Lloyd di norma ha invece un contesto più sottile, l’imenoforo che tende a screpolarsi e l’habitat prevalente di piccoli arbusti o ramoscelli. Osservazioni Bella specie dalle forme appariscenti e dai colori intensi. Per la determinazione del genere Stereum è importante considerare la morfologia (crescita resupinata o pileata), il viraggio dell'imenoforo fresco quando è inciso (rosso o giallo) e la presenza di acantocistidi nell'imenio o meno. In questo genere la forma e la misura delle spore non dà particolari indicazioni per discriminare le specie. Bibliografia BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F., 1986. Champignons de Suisse. Vol. 2. Champignos sans lames. Lucerna. Ed. Verlag Mykologia. BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Città di Castello (PG); Dicembre 2020; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Esemplari rivenuti su grosso tronco di latifoglia caduto a terra. (Exsiccatum SR20201213-10) Sistema ifale dimitico formato da ife generatrici a pareti sottili o leggermente ispessite, ialine, settate e senza GAF, larghe 2-4 µm e ife scheletriche con pareti spesse, ialine o leggermente brunastre larghe 3-7 µm. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Presenza nell'imenio di due tipologie di cistidi: 1) Pseudocistidi a parete spessa, ad eccezione della parte terminale, con apice ottuso, oppure affusolato o bruscamente attenuato; 2) Acantocistidi (cistidi decorati da spine) leggermente sporgenti dallo strato imeniale. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×.
  18. Perenniporia meridionalis Decock & Stalpers 2006 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Polyporaceae Sinonimi Nessuno. Etimologia L'epiteto Perenniporia deriva dalla parola latina pĕrennis = annuale, che dura tutto un anno, che si conserva a lungo, e dalla parola greca [πόρος] póros = poro, passaggio; per l'imenoforo costituito da pori che ha durata annuale o pluriennale. L'epiteto meridionalis deriva dal latino mĕdīdĭēs = mezzogiorno, meridionale; per la distribuzione meridionale, mediterranea del carpoforo. Descrizione Fungo lignicolo, annuale o perenne, fortemente adeso al substrato, di norma resupinato, qualche volta con il margine superiore lievemente ripiegato. La superficie poroide va dal biancastro-crema al giallastro, diviene bruno-rossiccia alla contusione, non di rado si presenta fessurata, talvolta lievemente bossolata; i margini sono da sottili a più o meno ispessiti, sinuosi, lobati, di colore giallo-aranciato e senza rizomorfe. I pori sono arrotondati-angolosi, 3-5 per millimetro, spesso allungati in alcuni punti, ove il substrato diviene obliquo, talvolta fusi tra due o più e quindi più grandi. Dissepimenti sottili ed interi. I tubuli sono alti circa un centimetro, all'inizio biancastri poi brunastri nel secco. Subicolo assai sottile, spesso solo 1-2 mm. Microscopia Sistema ifale dimitico, formato da ife generatrici ramificate a pareti sottili, ialine, con GAF, larghe 1,5-2,5 µm e ife scheletriche con pareti spesse, ialine o giallastre larghe 2,5-3,5 µm, che assumono un aspetto arboriforme nella trama, assottigliandosi nella parte terminale. Basidi 17-23 × 7-9,5 µm ialini e clavati con GAF alla base. Presenza di cistidioli 13-19,5 × 4-8 µm, ialini, a parete sottile, da affusolati a clavati. Spore 6,7-9 × 5,2-6,2 µm; Qm = 1,3; da ampiamente ellissoidali ad ovoidali, tronche all'apice, lisce, ialine, guttulate, destrinoidi e con pareti ispessite. Habitat Specie termofila, cresce prevalentemente su legno di latifoglia, rara su conifera. Rinvenuta spesso su Quercia ma anche su Frassino e Olivo. Determina una carie bianca. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Perenniporia medulla-panis (Jacq. : Fr.) Donk, le è molto simile, si differenzia per l'assenza del margine giallastro e per le spore più piccole; Perenniporia fulviseda (Bres.) Dhanda si distingue per il margine brunastro e con rizomorfe e le spore più piccole; Perenniporia rosmarini A. David & Malençon, si separa per i pori più piccoli, per il margine sottile ma ben distinto, marcato e cotonoso, nonché per crescere prevalentemente su arbusti mediterranei (Rosmarinus spp., Cistus spp., Erica spp., Pistacia spp., Phillyrea spp. e Juniperus spp.); Perenniporia subacida (Peck) Donk si differenzia per le spore più piccole e non tronche all'apice e per associarsi prevalentemente a conifere; Yuchengia narymica (Pilát) B.K. Cui, C.L. Zhao & K.T. Steffen = Perenniporia narymica (Pilát) Pouzar si distingue per le spore non destrinoidi, più piccole, a parete sottile e non tronche all'apice. Osservazioni Specie alquanto diffusa nell'Europa centrale e meridionale. Un elemento abbastanza stabile per il suo riconoscimento sul campo è il suo margine giallo-aranciato. Prima della sua identificazione, nell'anno 2006, molti ritrovamenti italiani effettuati in area mediterranea sono stati attribuiti a Perenniporia medulla-panis, mentre sono in buona parte da ascrivere a Perenniporia meridionalis. Bibliografia BERNICCHIA, A., 2005. Polyporaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 10. Alassio (SV): Ed. Candusso. BERNICCHIA, A. & GORJÓN, S.P., 2020. Polypores of the Mediterranean Region. Romar. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, su tronco a terra di Quercus sp.; Novembre 2019; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20191123-03). Sistema ifale dimitico, formato da ife generatrici ramificate a pareti sottili, ialine, con GAF, larghe 1,5-2,5 µm e ife scheletriche con pareti spesse, ialine o giallastre larghe 2,5-3,5 µm, che assumono un aspetto arboriforme nella trama, assottigliandosi nella parte terminale. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Basidi 17-23 × 7-9,5 µm ialini e clavati con GAF alla base. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Cistidioli 13-19,5 × 4-8 µm, ialini, a parete sottile, da affusolati a clavati. Osservazione in Rosso Congo, a 1000×. Spore 6,7-9 × 5,2-6,2 µm; Qm = 1,3, da ampiamente ellissoidali ad ovoidali, tronche all'apice, lisce, ialine, guttulate, destrinoidi e con pareti ispessite. Osservazione in acqua, a 1000×. Osservazione in Melzer, a 1000×.
  19. Galerina clavata (Velen.) Kühner; Svizzera; Marzo 2017; Fotografia e microscopia di Roberto Cagnoli. Spore. Basidi in prevalenza tetrasporici. Cheilocistidi
  20. Galerina clavata (Velen.) Kühner; Aprile 2016; Svizzera; Foto di Roberto Cagnoli.
  21. Galerina clavata (Velen.) Kühner; Svizzera, Marzo 2016; Foto di Roberto Cagnoli.
  22. Galerina clavata (Velen.) Kühner; Svizzera; Novembre 2015; Foto di Roberto Cagnoli. Spore. Basidi tetrasporici. Cheilocistidi. Caulocistidi.
  23. Galerina clavata (Velen.) Kühner; Svizzera; Marzo 2015; Foto di Roberto Cagnoli. Ritrovamento effettuato su tappeto muschioso in un prato ai bordi di un boschetto di latifoglie. Spore leggermente verrucose, 13-17×7-9 µm da ellissoidi ad amigdaliformi. GAF assenti (sottosezione Tubariopsis). Pleurocistidi assenti. Cheilocistidi nettamente capitulati con lungo collo, di due tipi: a base ventricosa (oltre 10 µm) e a base non ventricosa. Lunghezza 35-50 µm. Caulocistidi numerosi di medesima forma dei cheilocistidi. Spore. Basidio tetrasporico. Cheilocistidi. Caulocistidi.
  24. Galerina clavata (Velen.) Kühner 1935 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Hymenogastraceae Genere Galerina Sottosezione Tubariopsis Sinonimi Galera fragilis var. clavata Velen. 1921 Galera clavata (Velen.) J.E. Lange 1939 Galerina heterocystis (G.F. Atk.) A.H. Sm. & Singer 1964 Etimologia L'epiteto Galerina è il diminutivo di Galera, dal latino Galerus = copricapo a forma di cupola di cuoio usato come elmo, per la forma del cappello. L'epiteto clavata deriva dal latino clavatus = a forma di clava. Cappello Cappello campanulato, convesso, poi appianato, liscio, igrofano, brillante con il tempo umido, il colore varia dal giallo-aranciato, bruno, ocraceo, al beige pallido con il secco, con basso umbone centrale, striato per trasparenza. Imenoforo Le lamelle sono adnate, spaziate, ventricose, da giallo-ocracee a giallo rugginose con la maturazione delle spore, intervallate da numerose corte lamellule, filo lamellare più chiaro. Gambo Il gambo è cilindrico, dal mielato pallido al giallastro, pruinoso e ricoperto di fioccosità-fibrillosità biancastra, fragile, ingrossato verso la base. Carne La carne è giallo-ocracea. Sapore dolce e odore gradevole non definito. Habitat Cresce nei prati, pascoli e perfino nei boschi umidi tra lo sfagno. Questa raccolta è stata rinvenuta in una pineta umida, tra lo sfagno. Microscopia Spore da oblunghe ad subamigdaliformi, finemente verrucose, prive di plaga ilare evidente, senza poro germinativo, a parete spessa, non collassano in KOH; misurate 32 spore: 13,3-16,5 × 6,7-8,2 µm; media 15 × 7,6 µm; Q = 1,8-2,1; Qm = 2,0. Basidi clavati, tetrasporici. Pleurocistidi assenti. Cheilocistidi 35-75 µm, prevalentemente tibiiformi, osservati anche di tipo lecitiforme. Caulocistidi molto simili ai cheilocistidi. Pileipellis, costituita da una cutis di ife cilindriche, di diversa grandezza, con andamento subparallelo, intrecciate, in parte con pigmento incrostante a granuli fini. GAF assenti. Commestibilità e tossicità Probabilmente responsabile della sindrome phalloidea che causa avvelenamenti potenzialmente letali. Specie simili Galerina subclavata Kühner, ha un aspetto molto simile, ma i suoi basidi sono bisporici. Galerina pumila (Pers.) Singer, si distingue per i colori del cappello e del gambo più vivaci, ha spore di grandezza minore e lisce, cistidi diversi morfologicamente da lageniformi a cilindrici e presenti solo sul filo lamellare, GAF presenti. Galerina sphagnicola (G.F. Atk.) A.H. Sm. & Singer, cresce nello sfagno, portamento simile, ma le lamelle sono molto fitte, le spore sono più piccole e lisce, cistidi presenti solo sul filo lamellare, GAF presenti. Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2020; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccata MI20201129_01) Base del gambo leggermente ingrossata. Spore da oblunghe ad sub-amigdaliformi, finemente verrucose, prive di plaga ilare evidente, senza poro germinativo, a parete spessa, non collassano in KOH; misurate 32 spore: 13,3-16,5 × 6,7-8,2 µm; media 15 × 7,6 µm; Q = 1,8-2,1; Qm = 2,0. Osservazione in KOH al 5%, a 1000×. Basidi clavati, tetrasporici. Osservazione in KOH al 5%, a 400×. Osservazione in KOH al 5%, a 1000×. Cheilocistidi 35-75 µm, prevalentemente tibiiformi, osservati anche di tipo lecitiforme. Osservazione in KOH al 5%, a 400×. Osservazione in KOH al 5%, a 1000×. Caulocistidi molto simili ai cheilocistidi. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 400×. Pileipellis, costituita da una cutis di ife cilindriche, di diversa grandezza, con andamento subparallelo, intrecciate, in parte con pigmento incrostante a granuli fini. Osservazione in KOH al 5%, a 400×. Ife con pigmento incrostante a granuli fini.
  25. Lichenomphalia alpina (Britzelm.) Redhead, Lutzoni, Moncalvo & Vilgalys 2002 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Lichenomphalioideae Sinonimi Endocarpon viride Ach. 1810 Omphalia alpina (Britzelm.) Sacc. 1895 Omphalia luteolilacina J. Favre 1955 Omphalina alpina (Britzelm.) Bresinsky & Stangl 1974 Gerronema alpinum (Britzelm.) Bresinsky & Stangl 1976 Etimologia L'epiteto Lichenomphalia deriva dal greco λειχήν [leichén] = lichene, associazione simbiotica di un fungo e un'alga che si può sviluppare su rocce, terreno o alberi, e dal greco ὀμφαλός [omphalós] = ombelico, per il cappello ombelicato, depresso al centro. L'epiteto alpina deriva dal latino Alpīnus [ă, um] = Alpino, per le tipiche località di rinvenimento in alta montagna. Cappello 1-3 cm; giallo vivo, igrofano, che decolora al biancastro, spesso col bordo che rimane comunque giallo, rigato per trasparenza, depresso al centro, molto poco carnoso. Imenoforo Lamelle giallo vivo, presenza di lamellule alternate alle lamelle nella proporzione di 1:1. Filo della lamella a volte più scuro, quasi rossiccio. Gambo Cilindrico, liscio, bianco. Presenta nella parte basale delle caratteristiche granulazioni verdi che sono le alghe simbionti del genere Botrydina. Sporata Bianca. Carne Esigua, molto sottile nel cappello, bianca nel gambo. Habitat Tipica specie di alta montagna, che cresce spesso su rocce o vicino a muschi e licheni. Microscopia Spore (5,3) 6,6-7,8 (8,8) × (3,6) 3,8-4,8 (5,2) µm; Q = (1,3) 1,4-1,95 (2,0); N = 31; Media = 7,1 × 4,3 µm; Qm = 1,7; ellissoidali, a volte leggermente strozzate al centro in vista laterale, con 1-2 guttule più grandi e 2-5 guttule più piccole. Basidi tetrasporici in prevalenza, osservati alcuni bisporici, rari monosporici. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Lichenomphalia velutina (Quél.) Redhead, Lutzoni, Moncalvo & Vilgalys, ha colori dal verde bruno al rosso bruno e basidi bisporici. Lichenomphalia pararustica (Clémençon) Elborne, ha colori dal oliva bruno al grigio bruno e basidi tetrasporici. Lichenomphalia hudsoniana (H.S. Jenn.) Redhead, Lutzoni, Moncalvo & Vilgalys, ha colori da crema a albicocca, e scaglie verdi sul gambo dell'alga Coriscium. Lichenomphalia umbellifera (L. : Fr.) Redhead, Lutzoni, Moncalvo & Vilgalys, presenta come Lichenomphalia alpina, granuli verdi sul gambo dell'alga Botrydina, ma ha un cappello dal color oliva ocra a giallo bruno. Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Trentino-Alto Adige; Luglio 2020; Legit Raffaello Jon; Foto e descrizione di Tomaso Lezzi. Basidi tetrasporici allungati, con lunghi sterigmi. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Spore ellissoidali, spesso con profilo irregolare. Osservazione in Rosso Congo a 400×.
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