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Archivio Micologico

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Tutti i contenuti di Archivio Micologico

  1. Calocybe gambosa (Fr.) Donk; Regione Lazio (VT); Aprile 2018; Foto Tomaso Lezzi. Esemplari di grandi dimensioni, intorno ai 20-25 centimetri.
  2. Phylloscypha phyllogena (Cooke) Van Vooren; Regione Lazio (VT); Aprile 2018; Foto Tomaso Lezzi. Peziza terricola con crescita su muschio, sotto Quercia. Abbastanza tipica la sezione che mostra la carne a strati, con riflessi azzurrati, la superficie esterna forforosa, con sfumature sia rossasto-vinose, che oiliva. Sezione.
  3. Entoloma hirtipes (Schumac. : Fr.) MM Moser; Regione Lazio (VT); Marzo 2018; Foto Tomaso Lezzi.
  4. Morchella elata Fr.; Regione Lazio; Marzo 2018; Foto Tomaso Lezzi. Sezione che mostra l'interno cavo.
  5. Schizophyllum commune Fr. : Fr. 1815; Regione Lazio (LT), Parco Regionale Riviera d'Ulisse; Marzo 2018; Foto Enzo Orgera.
  6. Auricularia mesenterica (Dicks. : Fr.) Pers.; Regione Lazio (LT), Parco Regionale Riviera d'Ulisse; Marzo 2018; Foto Enzo Orgera.
  7. Daldinia concentrica (Bolton : Fr.) Ces. & De Not.; Regione Lazio (RM); Marzo 2018; Foto e microscopia Tomaso Lezzi. Su ramo di Leccio a terra.
  8. Lepista sordida (Schum. : Fr.) Singer; Regione Lazio (RM); Marzo 2018; Foto di Tomaso Lezzi. Sotto Leccio.
  9. Entoloma hirtipes (Schumac. : Fr.) MM Moser; Regione Lazio (VT); Marzo 2018; Foto e microscopia Tomaso Lezzi. Habitus mycenoide, cappello conico-campanulato, con evidente papilla centrale, gambo striato più lungo del diametro del cappello. Odore di farina-farina rancida. Cheilocistidi cilindrico-lageniformi, alcuni capitulati, spore eterodiametriche, angolose, misurate fino a una lunghezza massima di 17 µm, cuticola con pigmento incrostante e disciolto soprattutto nei terminali delle ife della cuticola, che hanno forma a salsicciotto. Il simile Entoloma vernum ha assenza di odore e assenza di cheilocistidi. Spore eterodiametriche, angolose, misurate fino a una lunghezza massima di 17 µm. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Cuticola con pigmento incrostante e disciolto. Nella foto pigmento disciolto nei terminali delle ife della cuticola, che hanno forma a salsicciotto. Osservazione in rosso Congo, a 400×.
  10. Sarcoscypha coccinea (Gray) Boud.; Regione Lazio (VT); Marzo 2018; Foto e microscopia Tomaso Lezzi. Bordo pileico con peli chiari (il genere Melastiza ha peli scuri), Colore rosso aranciato, stipite presente, attaccato su un rametto di Quercia. Spore 24 × 9.5 µm, ellissoidali con estremità arrotondate, non rivestite da strato gelatinoso, contenenti parecchie piccole guttule, di cui due spesso un po' più grandi delle altre. Sarcoscypha occidentalis ha lunghezza sporale inferiore a 21 µm; Sarcoscypha dudleyi presenta due grosse guttule, e un evidente rivestimento gelatinoso; Sarcoscypha austriaca ha estremità delle spore spesso appiattite e rivestite da uno strato gelatinoso alle estremità. Aschi ottosporici e parafisi. 100×. Spore ellissoidali con estremità arrotondate, non rivestite da strato gelatinoso, contenenti parecchie piccole guttule, di cui due spesso un po' più grandi delle altre. 400×. Aschi e parafisi, che in Melzer diventano verdi. 400×.
  11. Lepiota cristata (Bolt. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lepiota di piccola taglia (al massimo sui 4 cm di diametro pileico), facilmente confondibile con altre congeneri simili. Dal punto di vista macroscopico possono aiutare nel riconoscimento: il colore biancastro di fondo del cappello; le squamette ocra-rossastre-brune irregolarmente concentriche e sempre più rade andando verso il margine, mentre l’umbone (sempre presente) è liscio e di colore uniforme come quello delle squamette; il gambo fragile, più o meno slanciato, bianco, finemente fibrilloso e sericeo, con toni rosati-brunastri verso la base; l’anellino membranaceo ma fugace, imbutiforme nei giovani esemplari, poi afflosciato e aderente al gambo a maturità; la carne piuttosto esigua dall’odore tipico, forte e acidulo che può paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili (o all’odore di Scleroderma). Il suo particolare odore è considerato un riferimento per descrivere quello di altri funghi: odore come di Lepiota cristata.”
  12. Artomyces pyxidatus (Pers. : Fr.) Julich; Regione Toscana; Settembre 2017; foto di Alessandro Francolini. Fungo lignicolo, bello e inconfondibile, di forma coralloide. Cresce su tronchi marcescenti preferibilmente di latifoglie. Nel complesso può ricordare una sorta di candelabro le cui braccia si biforcano più e più volte fino agli apici. Senza valore di commestibilità. La sua carne è fragile, di colore dapprima biancastro per divenire poi giallastra con l’età. Grossolanamente confondibile con Clavulina coralloides (L. : Fr.) J. Schröt. (= Clavulina cristata (Holmsk. : Fr.) J. Schröt.) che è tuttavia terricola (può nascere anche su substrato di aghi di conifere), ha dimensioni minute, con colore bianco candido e mostra un aspetto palmato-dentellato delle punte apicali dei rami.
  13. Amanita vaginata (Bull. : Fr.) Lam.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Cappello con toni grigi (grigio cenere, grigio perla, grigio piombo) anche sfumato di ocraceo nella zona discale; umbone ampio ma non prominente; margine pileico con evidenti striature regolari; anello assente (o, meglio, dissociato e ridotto a fioccosità che rimangono aderenti alla base del gambo e ricoperti dalla volva; quindi anello non rilevabile sul gambo); gambo slanciato, bianco, liscio o coperto di fini fioccosità concolori; volva fragile ma abbastanza spessa, aderente al piede del gambo e libera all’orlo. Il Gruppo delle Amanita del sottogenere Amanita, sezione Vaginatae, è costituito da un numero di specie molto vasto e ancora non ben delimitato. Tranne rarissimi casi, per una corretta determinazione di questo gruppo è indispensabile l’attenta osservazione microscopica. Sono tutte commestibili di ottimo pregio; si usufruisce del solo cappello ed è obbligatoria una cottura adeguata (15 minuti dal primo bollore, perché sono tossiche da crude). Essendo funghi molto fragili devono essere raccolti con grande delicatezza.
  14. Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) M.M. Moser; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Particolare dell'imenoforo e dell'anello Fungo "eterogeneo" (come tutte le Macrolepiota), con evidente discontinuità della carne tra cappello e gambo; infatti il gambo si può facilmente staccare dal cappello. In foto, dopo la netta asportazione del gambo, si nota anche il l'anellino ("collarium") in cui sono inserite le lamelle.
  15. Infundibulicybe gibba (Pers. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Detto anche imbutino per la caratteristica forma imbutiforme del cappello. Ha dimensioni medio piccole arrivando il suo diametro pileico a 7-8 cm di diametro. La cuticola del cappello è liscia e feltrata, su varie tonalità del beige, mai bianca; le lamelle sono biancastre o crema chiaro, molto fitte e nettamente decorrenti sul gambo; il gambo è cilindrico, di solito non più lungo del diametro pileico, un poco ingrossato alla base dove è presente una zona feltrata biancastra; sempre alla base del gambo si nota spesso, una volta tolto dal terreno, una copiosa parte di substrato (foglie, residui vegetali e altro) inglobato dal suo micelio; la colorazione del gambo è leggermente più chiara di quella del cappello; la carne è elastica e tenace, bianca, fibrosa nel gambo, di odore di mandorle amare e sapore gradevole. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 53, Pag. 157: “Si tratta di un buon commestibile ma è meglio utilizzare solo i cappelli. Si presta bene per la preparazione dei misti, specialmente quando scarseggiano altre specie più ricercate. Quando in cucina si impiega tale fungo nei misti, va tenuto presente che possiede carne elastica e tenace e che, come tutti gli altri funghi di consistenza simile, richiede tempi di cottura più lunghi; si consiglia quindi di precuocere per qualche minuto, prima di aggiungere esemplari di altre specie con carni più tenere. È un fungo di medie dimensioni; nonostante ciò è forse il più conosciuto di tutto il Genere Clitocybe perché è comune, abbondante e relativamente facile da riconoscere. La specie di Clitocybe che più gli si avvicina è senza dubbio C. costata che, morfologicamente ed ecologicamente, sembra quasi il suo sosia: si differenzia per il margine del cappello ornato da costolature a forma di “Y”, il gambo concolore al cappello e l’odore più marcato. Per distinguere con certezza le due specie si rende però necessario un test macrochimico: se mettiamo una goccia di idrossido di Potassio (KOH) sulla superficie del cappello di C. costata otteniamo una colorazione marrone scuro che non si verifica in C. gibba. La confusione più pericolosa avviene con C. phaeophtalma, fungo tossico, appena più esile, avente il cappello solo infossato al centro (ombelicato) e difficilmente imbutiforme; la carne ha però un cattivo e netto odore di rancido. Il nostro funghetto può essere confuso anche con Lepista inversa che cresce nel medesimo habitat ma che ha colori aranciati, margine del cappello involuto, lamelle che si staccano facilmente dalla trama del cappello, carne con odore fungino e sapore un po’ astringente.”
  16. Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quél.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Commestibile discreto purché giovane e scartando il gambo. La colorazione della cuticola è variabile ma mai decisamente rosso-arancio. Carne di colore giallo chiaro nel cappello, più o meno ocra nella parte inferiore del gambo che è generalmente slanciato e flessuoso, sovente con costolature verticali. Alla sezione può mostrare un lieve viraggio verso un debole verde-azzurrognolo. Micelio basale biancastro. Fruttifica preferibilmente in boschi termofili mediterranei di latifoglia. L’estrema variabilità di questo fungo ha dato luogo a molte interpretazioni diverse; il carattere principale che lo contraddistingue è, senza dubbio, la mancanza di tonalità rossastre immediatamente sotto la cuticola del cappello; Xerocomus ferrugineus, a carne biancastra e commestibile, è simile alla nostra specie e ne differisce per i colori più carichi della cuticola, con la presenza sopra e sotto la stessa sempre di una componente più o meno rossiccia; molti autori lo considerano una semplice varietà del nostro fungo; altra differenza è il micelio basale giallognolo e nella parte alta del gambo si nota quasi sempre un falso reticolo. Xerocomus chrysenteron, commestibile, si distingue per le tonalità del gambo marcatamente rossastre, talvolta addirittura vermiglie; anche le tonalità sopra e sotto la cuticola sono più rossicce; il viraggio della carne e delle parti esterne è più immediato e intenso; micelio basale giallo molto chiaro. Il viraggio dopo 10 minuti.
  17. Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Invasiva questo Autunno, come non mai, in qualsiasi bosco di Castagno che abbia visitato. Vista dell'imenoforo, primo piano sui pori. In sezione, con il colore che ricorda una fetta di prosciutto o di speck.
  18. Imleria badia (Fr. : Fr.) Vizzini; Regione Toscana; Settembre 2017; foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 200, Pag. 317: “Imleria badia, dalla controversa tassonomia, in passato è stato classificato dai vari Autori ora come Xerocomus [Xerocomus badius (Fr. : Fr.) E.-J. Gilbert, 1931] ora come Boletus [Boletus badius (Fr. : Fr.) Fr., 1821] , presentando caratteristiche morfologiche intermedie tra i due Generi. Tuttavia sulla base di nuovi studi supportati da analisi filogenetiche, è stato recentemente inserito nel nuovo Genere Imleria Vizzini 2014. Imleria badia risulta fino ad ora l’unica rappresentante di questo Genere presente in Italia. Facilmente riconoscibile dalle altre Boletaceae xerocomoidi per la carne bianca leggermente virante a un debole verde-azzurrino passeggero, soprattutto alla giunzione tra cappello e gambo e per la cuticola con colorazione bruna, liscia e untuosetta con tempo piovoso.” Ritrovamenti presso Castagno, con un gambo inaspettatamente e insolitamente cavo.
  19. Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers.) Fr.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto e commento di Alessandro Francolini.
  20. Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murril; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto e commento di Alessandro Francolini. Piccolo fungo da lettiera; molto comune e abbondante sia sotto latifoglia che aghifoglia. La sua crescita si può protrarre dalla primavera fino all’autunno inoltrato e contribuisce a tenere puliti i boschi liberandoli dai residui che si depositano al suolo, come foglie e aghi. Il cappello è nettamente igrofano e le sue colorazioni vanno dal fulvo all’arancio al giallo-ocra, diventando più pallide a tempo asciutto; l'orlo pileico può mostrarsi striato per trasparenza negli esemplari inumiditi; le lamelle, abbastanza fitte, sono bianche almeno nei giovani esemplari, poi gialline a maturità; il gambo è concolore al cappello, cartilaginoso e tenace, cilindrico ma con base di solito un po’ ingrossata. Può confondersi con Collybia aquosa che ha colori più chiari, base del gambo nettamente bulbosa e, soprattutto, rizomorfe biancastre alla base del gambo, mentre le rizomorfe in Collybia dryophila sono di colore rosato. Alla base del gambo le rizomorfe rosate
  21. Ganoderma lucidum (Curtis : Fr.) P. Karst.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto e commento di Alessandro Francolini. Fungo lignicolo inconfondibile per il suo aspetto generale (conosciuto popolarmente anche col nome di Fungo pipa), per la consistenza coriacea o addirittura legnosa e per la superficie sterile che, sia sul cappello che sul gambo, appare come una crosta lucida e brillante, come cosparsa di ceralacca, più o meno gibbosa; sul cappello sono presenti di solito delle marcate zonature e solcature concentriche. Tale crosta è resistente anche al calore e non si deteriora neanche se esposta alla fiamma di un fiammifero. Il suo colore va dal rosso al bruno, all’arancione per scurirsi a maturità. Pori piccoli e rotondi; superficie poroide color crema da giovane, color tabacco a maturità come nelle foto; si scurisce alla manipolazione o alla scalfittura. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 24, Pag. 127: “Si tratta di un fungo molto vistoso: l’aspetto laccato e i colori vivi e brillanti suscitano la curiosità di tutti quelli che lo incontrano; molti lo raccolgono nei nostri boschi per usarlo come decorativo nei vasi o come soprammobile. In Oriente i cinesi lo chiamano Ling Zhi, ovvero potenza spirituale, i giapponesi Reishi e, in entrambi paesi è coltivato e viene commercializzato per uso medicinale poiché risulterebbe efficace (come altre specie del Genere Ganoderma) nella cura di molti mali. Sono in corso studi anche in Europa, in particolare in Spagna, per verificare l’effettiva efficacia terapeutica. Un suo simile è Ganoderma valesiacum, di colore più chiaro che predilige per la sua crescita il Larice, conifera di alta montagna; Ganoderma carnosum ha la superficie pileica più scura, è vistosamente più grande (30 cm) e cresce su conifere prediligendo l'Abete bianco."
  22. Hapalopilus rutilans (Pers. : Fr.) Murrill; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto e commento di Alessandro Francolini. Su un rametto di Cerro. Imenoforo In sezione
  23. Gyroporus cyanescens (Bull. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto e commento di Alessandro Francolini Boletacea tipica del periodo estivo-autunnale con habitat presso Abete, Pino, Faggio, Castagno, Quercia; riconoscibile per il cappello dalla cuticola da biancastra a giallognola con riflessi ocracei-olivastri, asciutta anche a tempo umido, vellutata, con presenza di fioccosità più scure del colore di fondo. La caratteristica più eclatante è comunque il viraggio iniziale della carne all'azzurro-indaco intenso nel cappello e nel gambo. Quest'ultimo si presenta robusto ma fragile: all'inizio pieno, ben presto cavernoso, diventa cavo a maturità pur mantenendo una "corteccia" relativamente spessa. Tale corteccia dà la sensazione di robustezza ma, alla minima pressione, la cavità interna rende il tutto piuttosto fragile e cassante. Dello stesso Genere è il Gyroporus castaneus dai colori decisamente più scuri e dalla carne immutabile e il suo simile Gyroporus hammophilus che cresce in habitat sabulico costiero, può presentare carne dal viraggio azzurro (ma non intenso come nel G. cyanescens). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 188, Pag. 305: “Si tratta di una specie non ovunque diffusa, abbastanza circoscritta e rinvenibile in pochi areali, anche se in questi ultimi è presente in modo costante e abbondante. Il violento viraggio all'indaco nell'immediatezza della contusione o del taglio, tende nel tempo a regredire in tenue grigiastro. Discreto commestibile. In cottura la cuticola diventa verde e questo crea un certo imbarazzo in chi per la prima volta si avvicina organoletticamente a questa buona specie edule. Scartare completamente il gambo, duro, coriaceo e quindi indigesto.” Solitamente il viraggio nella carne dei funghi è più debole in condizioni atmosferiche siccitose. Questi G. cyanescens confermano la regola: neanche dopo 10 minuti la loro carne aveva assunto il tipico e intenso viraggio azzurrognolo.
  24. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo; alcune lamelle sono forcate; molte son anastomosate-forcate all'attaccatura al gambo Lamelle lardacee: "mi piego ma non mi spezzo"
  25. Phallus impudicus L. : Pers.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Liberata la base dalle foglie per mettere in evidenza la volva I cordoncini miceliari, numerosi e ramificati, alla base del gambo Apice del gambo con la gleba verdastra e maleodorante. Nella gleba si trovano le spore mature; saranno le mosche e altri insetti a diffonderle in ambiente . Primo piano. Sezionando il gambo si vede che l'interno è cavo; inoltre è completamente spugnoso (ma non morbido, anzi friabile e cassante alla pressione) e rastremato sia in alto che in basso. La superficie esterna. Stadio di ovolo in sezione longitudinale. Durante il successivo sviluppo la parte interna (color rosa carnicino circondata da uno straterello materiale bianco) formerà lo stipite (o ricettacolo) spugnoso e bucherellato che, sviluppandosi in altezza, porterà in alto la gleba (che è già di colore verdastro e già maleodorante). Il peridio (cioè il "guscio" dell'ovolo) è suddiviso in tre parti: una parte ocracea più o meno chiara (superficie più esterna dell'ovolo) è detta esoperidio ed è quella che è a contatto col terreno; al di sotto dell'esoperidio c'è il mesoperidio (di colore ocraceo, abbastanza spesso e gelatinoso) e, infine, tra il mesoperidio e la gleba si trova l'endoperidio che è assai sottile e di colore bianco (qui in foto si nota meglio nella sezione di destra), collegato sia in alto che in basso alla struttura interna che formerà lo stipite.
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