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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Coprinellus disseminatus (Pers.: Fr.) J.E. Lange; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  2. Boletus aereus Bull.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 209, Pag. 328: “Ottimo commestibile, può essere consumato crudo. Si tratta certamente del Porcino di qualità migliore: la compattezza delle carni, il suo delicato sapore, unito a un profumo soave e mai eccessivo, lo rendono sicuramente il più ricercato e appetibile. Adatto anche all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette. Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.”
  3. Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  4. Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 116, Pag. 225: "Questo fungo ama in particolare i siti soleggiati e caldi, con esposizione a sud, in particolare radure e aperture boschive. Per l’insieme delle situazioni descritte non è raro trovarlo ai margini dei sentieri boschivi più aperti e soleggiati. Spesse volte può essere parassitato da un ifomicete (fungo che cresce parassita su altro fungo): si tratta di Mycogone rosea che riveste la superficie diAmanita caesarea con una sorta di muffa rosa; in questi casi si sconsiglia tassativamente la raccolta e il consumo degli esemplari interessati dal processo di parassitismo. In habitat.
  5. Mycena polygramma (Bull.: Fr.) S.F.Gray; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Stesso soggetto e stessa inquadratura, ma in ombra.
  6. Mycena polygramma (Bull.: Fr.) S.F.Gray; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Una delle poche Mycena riconoscibili sul campo senza ricorrere alla microscopia: negli esemplari tipici, infatti, il suo gambo presenta a partire dall’alto e per quasi tutta la sua lunghezza una netta decorazione formata da striature longitudinali con riflessi argentei; l’epiteto specifico polygramma deriva infatti dal greco polys = molto e grammé = linea, segno. Esistono tuttavia esemplari di questa specie con striature non particolarmente evidenti: in tal caso il ricorso alla microscopia per evitare equivoci con le numerose specie simili è inevitabile. È specie molto variabile nelle dimensioni (con gambo che può variare negli esemplari maturi da 8 a 18 cm; con diametro pileico da 1,5 a 6 cm) e nella conformazione del cappello (da emisferico a conico a campanulato, anche con i bordi un po’ rialzati come nell’esemplare fotografato). Le lamelle sono moderatamente fitte, un poco ventricose ma strette, adnate o sublibere al gambo, grigio-biancastre con eventuali sfumature rosate e con filo biancastro. Carne dal sapore dolce e dall’odore debole fungino o rafanoide. Il suo gambo, che non si vede bene nelle foto, è caratteristicamente striato longitudinalmente, con striature a riflessi argentei. Foto fatta con sole battente.
  7. Coprinus lagopus (Fr.) Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Da sopra.
  8. Coprinus lagopus (Fr.) Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  9. Coprinus lagopus (Fr.) Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Caratteristica è la sua decorazione su tutta la lunghezza del gambo composta da villosità soffici (lagopus proviene dal greco lagos = lepre e pus = piede), al contrario della maggior parte deiCoprinus che ha gambo pressoché liscio. Il cappello a maturità si apre (anche con margine rialzato) ed è quasi trasparente, decorato da fioccosità pelosette grigio-biancastre che svaniscono in maturità; nettamente striato (quasi plissettato) in senso radiale. Habitat terricolo, tra foglie secche di latifoglia, raramente tra l’erba, e mai su letame. È un Coprinus della Sezione Lanatuli: senza microscopia potrebbe essere confuso con altre specie della sua stessa sezione.
  10. Macrolepiota mastoidea (Fr.: Fr.) Sing.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Primo piano del cappello.
  11. Macrolepiota mastoidea (Fr.: Fr.) Sing.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Vista da sotto.
  12. Macrolepiota mastoidea (Fr.: Fr.) Sing.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Ha il cappello con cuticola dissociata in fini squamette ocra appressate al centro e poi diradate via via verso il margine dove lasciano intravedere il fondo più chiaro; cappello dotato di un evidente e pronunciato umbone a base stretta che (nel fungo ormai maturo e col cappello disteso) sembra “fuoriuscire improvvisamente dalla pianura sottostante”; nel fungo ancora chiuso l’effetto non è dissimile (vedi foto) anche se “il terreno sottostante” non è una pianura ma una “mazza”; il gambo appare liscio ad un frettoloso esame ma in realtà, al di sotto l’anello, è finemente decorato da squamette ocracee su fondo biancastro. L’umbone giustifica il nome specifico ricordando un capezzolo (dal latino mastoideus = simile a una mammella). In letteratura esistono 3 varietà: M. mastoidea var. mastoidea (a cui dovrebbe corrispondere l’esemplare in foto), M. mastoidea var. atrobrunnea (con colorazione del cappello più scura e squamette bruno-nerastre) e M. mastoidea var. coccineobasalis (con decorazioni sul gambo molto più evidenti e con la base del gambo dalle sfumature vinoso-rossastre). Possibile confusione con M. rickenii (che ha gambo più slanciato e con squamosità più evidenti, con colori pileici più marrone scuro, dalle squamette brunastre) e con M. affinis (che ha un umbone a base più larga, di colore bruno-rossastro; fini squamosità bruno-ocracee sul cappello che risaltano sullo sfondo biancastro). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 97, Pag. 205: “Buon commestibile; va utilizzato solo il cappello perché il gambo duro e fibroso è da scartare. La carne deve essere ben cotta.”
  13. Lactarius chrysorrheus Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Esemplari più giovani
  14. Lactarius chrysorrheus Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius molto comune, gregario, presente dalla tarda estate all’autunno. Caratteristiche utili al riconoscimento sono: latice amaro e acre, abbondante e fluido, bianco ma subito giallo-zolfo o giallo-oro sia lasciato sulle lamelle che isolato; cappello di medie dimensioni, liscio e asciutto, con zonature o guttule concentriche più scure del colore di fondo che varia dal color albicocca al crema con riflessi carnicini al rosa-arancio; carne dall’odore un po’ fruttati, biancastra ma presto di colore giallo zolfo al taglio; gambo più o meno slanciato, senza scrobicoli, subconcolore al cappello. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 176, Pag. 293: “Uno dei Lactarius più abbondanti e presenti in area mediterranea, cresce a piccoli gruppi, in modo diffuso e generalizzato; non esiste un solo angolo del bosco che non mostri la presenza di questo fungo nei momenti in cui si trova in produzione. Si tratta di una specie fortemente tipicizzata e che difficilmente può essere confusa con altre: solo Lactarius decipiens può avvicinarsi e presentare una certa somiglianza: l’assenza di zonature sul cappello, il colore rossastro e in particolare il caratteristico odore di Pelargonio, aiutano moltissimo alla sua determinazione. Altre specie con cromatismi analoghi e zonature sul cappello, sono decisamente più grandi, non hanno latice ingiallente e non possono quindi essere confuse con questo fungo. L’acredine lascia supporre la presenza di sostanze tossiche, anche se lievemente presenti in questo caso.”
  15. Cortinarius elatior Fr.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Determinazione suggerita da Max Biraghi, Mario Iannotti e Marco Barbanera
  16. Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 98, Pag. 206: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.” Giovane esemplare a "mazza di tamburo".
  17. Hygrophorus russula (Schaeff.) Kauffman; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 48, Pag. 152: “Nei boschi di latifoglie, in particolare Quercia, molto comune in aree termofile in autunno dopo intensi temporali. Si tratta di un micete a crescita massiccia, anche se non moto durevole. Le produzioni del fungo si concentrano in non più di due, massimo tre settimane, ma all’interno di questo breve periodo sono letteralmente esplosive: in ogni direzione, dentro il bosco, ci sono distese di questo basidioma. Per i suoi caratteri cromatici, con il cappello che sembra dipinto in modo grossolano di rosso su fondo bianco, non si presta a confusioni; si tratta quindi di un fungo molto facile da riconoscere.” L'unica specie simile è Hygrophorus erubescens che però ha gambo facilmente ingiallente, lamelle rade e di colore bianco-giallastre-grigiastre, habitat presso conifere e raramente sotto latifoglia, carne dal sapore da poco a nettamente amaro; H. russula ha invece scarsa propensione all’ingiallimento (al più sono presenti rare macchie gialline sul gambo a maturità), possiede lamelle relativamente fitte (le più fitte tra gli Hygrophorus) e di colore da biancastro a biancastro-carnicino a maturità con macchie rosso-vinoso (il filo lamellare si macchia anch’esso di rosso-vinoso e raramente di giallo a maturità), carne dal sapore nullo o leggermente amarognolo.
  18. Coprinellus disseminatus (Pers.: Fr.) J.E. Lange; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  19. Coprinellus disseminatus (Pers.: Fr.) J.E. Lange; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  20. Coprinellus disseminatus (Pers.: Fr.) J.E. Lange; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini.
  21. Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Fungo tossico. Colore del cappello che può variare dal giallastro-arancio al giallo zolfo (anche con sfumature verdastre); il centro del cappello presenta una colorazione più vivace sul bruno-arancio, mentre il margine è più pallido; lamelle giallo-verdastre (più chiare da giovane, poi più scure, grigio-verdastre fino a nerastre); sapore nettamente amaro. Confondibile con l'altrettanto tossico H. sublateritium che ha taglia maggiore, cappello e base del gambo di colore simile a quello dei mattoni (rosso-laterizio; da cui il nome) e lamelle giallo-grigiastre e poi olivastre. Il commestibile (con cautela) H. capnoides ha carne dolce e non amara, le sue lamelle non hanno tonalità giallo-verdastre e il cappello ha cromatismi più caldi (giallo-aranciati, con centro rossastro). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 150, Pag. 265: “Capita di trovare H. fasciculare nello stesso ceppo assieme a esemplari di Armillaria mellea: un motivo in più per aprire bene gli occhi nella determinazione.”
  22. Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Il cappello con le tipiche fibrille radiali innate
  23. Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 124, Pag. 234: “Velenoso mortale. Responsabile del maggior numero di decessi dovuti all’incauta raccolta dei funghi spontanei. Provoca intossicazione a lungo termine di tipo falloideo. Le caratteristiche prioritarie e principali per il suo riconoscimento sono: la presenza di quattro strutture morfologiche ben definite (cappello, gambo, anello e volva), il colore molto mutevole del cappello con prevalenza del verdastro e presenza di fibrille radiali innate; il colore sempre bianco del gambo, dell’anello e della volva, con la sola eccezione della presenza di screziature, quasi zebrature sul gambo, lievemente concolori al cappello; il cappello divisibile dal gambo e lamelle libere. Quando è gialla è confondibile con l’Amanita junquillea e con l’Amanita citrina che hanno volva circoncisa e residui velari diversi sul cappello. Quando perde l’anello ed è di colore bianco o ardesia è confondibile con le Volvariella, senza anello e volva al piede, ma lamelle presto rosee. Quando è di colore bianco o grigiastro o brunastro e perde la volva si confonde con qualche Agaricus, dalle lamelle bianche poi rosee poi bruno-tabacco. Quando appare priva di volva ed anello ed è verde è confondibile con alcune Russula e alcuni Tricholoma, in particolare con Tricholoma sejunctum che ne è un vero sosia in quanto a colore pileico. Sempre con tonalità bruno verdastre, perdendo la volva, può essere confuso con Armillaria mellea isolate, cresciute al suolo, su radici e ceppaie interrate. Se è bianca con Tricoloma columbetta, Melanoleuca evenosa e Leucoagaricus leucothites. Infine allo stadio di ovulo con l’Amanita caesarea o più raramente con qualche Lycoperdon.”
  24. Lactarius sanguifluus var. violaceus (Barla) Basso; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. È una varietà del Lactarius sanguifluus; la specie tipo ha minore tendenza a inverdire (e, in genere, lo fa solo a maturità, mentre nella var. violaceus l’inverdimento può essere evidente già nei giovani esemplari), il suo imenoforo si presenta con colorazione da ocra pallido a rosso vinoso, con riflessi violacei (mentre nella var. violaceus le tonalità viola-lilacine sono particolarmente evidenti e presenti fin dall’inizio); anche gli scrobicoli sul gambo sono più evidenti e numerosi nella var. violaceus che nella specie tipo. Altre differenze che giustificano maggiormente la distinzione sono di carattere microscopico. Ad accomunare comunque le due entità e a fugare equivoci con specie vicine è il latice: rosso sangue o rosso vinoso fin dall’inizio, immutabile; anche l'habitat è lo stesso: sotto conifere, soprattutto Pino a due aghi (Pino nero, Pino da pinoli, Pino silvestre). La specie tipo la sua varietà sono in genere considerati come i migliori Lactarius commestibili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 173, Pag. 290: “È un buon commestibile, particolarmente gradito e apprezzato nel Sud dell’Italia dove è chiamato Rosito; è consumato cotto alla griglia sulla brace o usato per preparare sughi e intingoli come contorno a piatti di carne. Fa parte della Sezione Dapetes, contenente tutti i Lactarius aventi latice di colore arancio-rosso. Relativamente facile il riconoscimento poiché è l’unico lattario in cui il latice è rosso-vinoso fin dall’inizio. Nel Lactarius semisanguifluus, infatti, il latice si presenta subito aranciato, per assumere colorazioni rosso sangue solo in seguito, a causa del viraggio. È l’unico (con la specie tipo) della Sezione a latice aranciato-rosso che, se consumato, non colora l’urina di arancione.” Con tonalità violaceo-lilacine e spiccata tendenza a inverdire maggiormente rispetto alla var. sanguifluus.
  25. Lactarius deliciosus (L.: Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana, Mugello; Novembre 2015; Foto di Alessandro Francolini. Latice non molto fluente, arancio-rossastro e immutabile.
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