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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Lycoperdon echinatum Pers.: Fr. Primo piano degli aculei
  2. Lycoperdon echinatum Pers.: Fr.
  3. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Lycoperdon echinatum Pers.: Fr. Splendida specie di Lycoperdon con gli aculei che possono raggiungere anche i 7 mm di altezza; tali aculei sono inizialmente saldati tra di loro formando evidenti strutture piramidali compatte; in seguito gli aculei si dividono alla base ma restano uniti alle punte in fascetti più o meno numerosi. Verso la base la lunghezza degli aculei va via via diminuendo. A piena maturità gli aculei tendono a cadere lasciando ben visibile l’esoperidio nudo, caratteristicamente cosparso di areole più o meno circolari. La gleba è inizialmente bianca per assumere a maturità colorazione bruno scuro, bruno-cioccolato con tonalità anche lilacine. L’habitat è generalmente presso latifoglie (Faggio, Castagno, Quercia) e più raramente presso Pino. La specie più vicina è Lycoperdon nigrescens in cui, però, gli aculei sono più bassi e la gleba a maturità è bruno-olivastra. Dal TUTTO FUNGHI, pag 590: “È il Lycoperdon con l’ornamentazione più lussureggiante e vistosa, tanto da farlo assomigliare a un riccio di castagno. Questa caratteristica è pressoché unica tra le Lycoperdaceae europee, e pertanto la più determinante.” Aculei via via più corti spostandosi verso la base Gleba matura con colorazione bruno-cioccolato a tonalità lilacina
  4. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Clitocybe odora (Bull.: Fr.) Kummer Caratteri principali: odore forte e persistente di anice e colorazione dal grigio-verde al verde-azzurro al verde scuro, per assumere colorazioni più smorte in vecchiaia. Dimensioni medio-piccole con cappello che raramente raggiunge gli 8 cm di diametro; ubiquitario. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 594: “Molto conosciuto e praticamente inconfondibile. Grazie al suo odore si può sentire la sua presenza ancor prima di vederlo. Per questo è facile da determinare anche se si presenta con colori molto sbiaditi o completamente grigi. Il verde è la componente principale del suo colore ed è una pigmentazione piuttosto rara tra i funghi. Il buon odore di anice ha favorito l’utilizzo di questo fungo per aromatizzare liquori e dolci, ma è pressoché inutilizzabile in cucina per la sua forte intensità; qualcuno pare sia riuscito a utilizzare il fungo con successo nella preparazione del gelato!” Esemplari con colore azzurro predominante Imenoforo
  5. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Entoloma lividum (Bull.) Quélet [= Entoloma sinuatum (Bull.: Fr.) Kumm.] Specie medio-grande dall’aspetto multiforme reperibile presso latifoglie con preferenza di Quercia e Faggio. Si può presentare con cappello da conico ad appianato, anche difforme e con gibbosità più o meno marcate, con margine da regolare a lobato e sinuoso; il gambo è anch’esso molto variabile nella forma: flessuoso, slanciato, cilindrico ma anche tozzo, obeso, claviforme, bulboso, di solito tipicamente incurvato alla base. Per il riconoscimento sul campo può essere d’aiuto la colorazione generale che verte su toni chiari più o meno uniformi: cappello (biancastro, color cenere, ocra, grigio-bruno chiaro) con riflessi sericei e munito di fini fibrille radiali; gambo (di solito biancastro con sfumature giallastre a maturità) pruinoso-fioccoso all’apice, e munito di fibrille sericee longitudinali. La carne è soda e compatta, con odore forte di farina o di noci acerbe in gioventù, per poi diventare rancido e disgustoso a maturità; con sapore analogo. Ancor più della colorazione occorre prestare attenzione alle lamelle che si presentano più o meno smarginate e poi libere al gambo, di colore crema all’inizio, poi rosa sempre più scuro fino a rosa-salmone alla sopraggiunta maturazione delle spore. La sporata è di un bel colore rosa carico. Questi caratteri dovrebbero essere sufficienti sia per inquadrare la specie sia per evitare la confusione con Clitocybe nebularis (lamelle bianche, più o meno decorrenti sul gambo, odore caratteristico ma non di farina) che è comunque specie ormai ritenuta sospetta di tossicità. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 380: “Tossico. Provoca disturbi gastrointestinali acuti e intensi, con possibili complicanze in relazione alla quantità ingerita. I francesi lo chiamano “le perfide” perché il suo aspetto invitante e il buon sapore e odore in gioventù possono indurre in tragico errore di superficialità il principiante che, attratto dall’aspetto gradevole, potrebbe raccoglierlo e incautamente consumarlo.” Lamelle gialle in gioventù; poi rosate a maturità Evidente sporata rosa
  6. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aereus Bull.: Fr.
  7. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aestivalis (Paulet) Fr. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 556: “Nel periodo estivo e all’inizio dell’autunno il B. aestivalis in particolare viene invaso da larve anche quando si trova allo stadio di primordio. Questi insetti fanno parte principalmente di due famiglie di ditteri: la Famiglia Mycetophilidae e la famiglia Sciaridae. Questi piccoli insetti micetofili hanno la consuetudine di insediarsi nel luogo dove c’è la fungaia. Le femmine iniziano a penetrare nel terreno e raggiungono la base del fungo, deponendovi 50-70 uova che subito dopo si schiudono. Le larve iniziano a cibarsi della carne invadendo e fagocitando l’intero fungo; una volta compiuto il loro stadio di larva, si impupano in un bozzoletto e così il ciclo ricomincia per numerose generazioni annui.”
  8. Amanita franchetii (Boud.) Fayod Verruche del cappello La volva con le tipiche fioccosità giallastre
  9. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Amanita franchetii (Boud.) Fayod Amanita relativamente rara, reperibile in boschi termofili di latifoglie (faggio, castagno, quercia). Potrebbe essere scambiata a prima vista per A. pantherina o per A. rubescens. Rispetto all’Amanita pantherina la contraddistinguono le verruche giallognole, il margine non striato, l’anello alto sul gambo, la volva aderente al bulbo e dissociata in piccole fioccosità giallastre (A. pantherina presenta verruche bianche, margine striato, anello basso sul gambo e volva circoncisa e dissociata in più cercini). Rispetto all’Amanita rubescens la contraddistinguono i colori sia esterni (mai con tonalità rosa-rossastre come in A. rubescens) che della carne (bianca, con tonalità gialline sotto la cuticola; contro l’arrossamento della carne in A. rubescens). Anche l’anello di A. franchetii presenta una caratteristica particolare: è striato superiormente (come in A. rubescens) ma ha l’orlo fioccoso e giallo. Particolare dell'anello con la striatura nella faccia superiore e con l'orlo giallo, fioccoso
  10. Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Sporata bianca depositata su un cappello
  11. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Qui un esemplare non tolto dal terreno. Dal TUTTO FUNGHI pag. 290: “Oudemansiella pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo vellutato e sapore leggermente amaro.”
  12. Boletus aereus Bull.: Fr.
  13. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aereus Bull.: Fr. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 552: “Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.” Una piccola colonia di 5 esemplari gregari che si trovavano ben nascosti dalle foglie
  14. Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer
  15. Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer
  16. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer Al taglio del gambo essuda latice colorato (rosso-vinoso-bruno) come la simile M. sanguinolenta; una differenza macroscopica è il filo delle lamelle: lamelle prima biancastre poi rosate e con sfumature bruno-vinose ma con filo concolore in M. haematopus; lamelle rosate ma con il filo discolore: rosso-vinoso-bruno in M. sanguinolenta. Un’altra Mycena che essuda latice colorato è M. crocata che ha però gambo interamente liscio con base coperta di peluria bianco-giallastra (mentre M. haematopus ha gambo interamente ricoperto da pruina biancastra, oltre alla peluria basale) ed essuda copiosamente latice giallo-arancio da qualsiasi parte (cappello, lamelle, gambo). Dal TUTTO FUNGHI pag. 281: "Basta ferire leggermente il gambo con la punta di un coltellino o di una pinzetta per vedere questo fungo emettere una goccia di liquido rassomigliante, sia per densità che per colore, al sangue."
  17. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Amanita pantherina (De Cand.: Fr.) Krombh. Fungo ubiquitario, assai comune. Molto velenoso. Cresce isolato o fortemente gregario, da giugno-luglio a novembre, al margine o nei boschi di aghifoglie e latifoglie; spesso invasivo. Caratterizzato dalla presenza di un anello posto nella parte medio-bassa del gambo, dalla volva aderente al bulbo, circoncisa e dissociata in due o tre cercini più o meno paralleli ed evidenti. Amanita simili possono essere: A. gemmata (ma con cappello giallo o giallo-ocraceo e non bruno), A. franchetii (che però ha velo generale giallastro e non bianco: quindi presenta verruche gialle sul cappello al contrario dell’A. pantherina che le presenta decisamente bianche; ha inoltre volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità giallastre), A. rubescens (con l’anello a gonnellino e posto molto in alto sul gambo, con colori bruno-rossastri e con carne che vira al rossastro a contatto con l’aria mentre la carne di A. pantherina è bianca immutabile; ha infine volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità rossastre) Come per Amanita muscaria può considerarsi “spia del porcino” perché ha lo stesso habitat. Dal TUTTO FUNGHI pag. 356: “Velenoso, talora mortale. Provoca avvelenamento di tipo neurotropico simile, ma più grave, a quello provocato dall’Amanita muscaria . I sintomi compaiono da trenta minuti a tre ore dopo l’ingestione. I principi tossici colpiscono prevalentemente il sistema nervoso centrale.”
  18. Ritrovamenti regione Toscana - Mese di Ottobre 2009 Elenco delle specie trovate e determinate; nella parentesi a fine rigo il n° relativo al messaggio; con * i messaggi con foto di microscopia Agaricus praeclaresquamosus Freeman (# 22, 23) Albatrellus cristatus (Schaeff.: Fr.) Kotlaba & Pouzar (# 129, 130) Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers. (# 9-12, 91, 189) Amanita citrina (Schaeffer) Persoon (# 138, 139, 161, 162) Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker (# 17-19, 113-115) Amanita ovoidea (Bull.) Link (# 6-8) Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link (# 75, 86, 87) Amanita vaginata s. l. (# 27, 28) Bolbitius vitellinus (Pers.) Fr. (# 72, 73) Boletus aestivalis (Paulet) Fr. (# 20) Boletus dupainii Boud. (# 52-54, 190, 198) Boletus edulis Bull.: Fr. (# 21, 119-122) Boletus lupinus Fr. (# 13, 14) Boletus regius Krombh. (# 117, 118) Boletus rhodopurpureus Smotl. (# 15, 16) Calocera viscosa (Pers.: Fr.) Fries (# 131) Calvatia utriformis (Bull.: Pers.) Jaap (# 51) Cantharellus cibarius (Fr.: Fr.) Fr. (# 135) Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer (# 173, 174) Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.) Kummer (# 142) Collybia butyracea (Bull.: Fr.) Kummer (# 155, 156) Collybia kuehneriana Singer (# 65-67, 74, 181, 182, 199) Cortinarius cfr. flexipes (Pers.) Fr. (# 187) Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude (# 148, 149) Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude (# 81-83, 84*) Cyathus striatus (Huds.: Pers.) Willdenow (# 55-58, 144) Cystolepiota seminuda (Lasch) Bon. (# 33) Daedaleopsis confragosa (Bolt.: Fr.) Schröter (# 175-179) Entoloma mediterraneense Noordel. & Hauskn. (# 80, 152) Fistulina hepatica (Schaeff.) With. (# 76, 196) Galerina marginata (Batsch) Kühner (# 192*, 193*) Gyroporus castaneus (Bull.: Fr.) Quélet (# 31, 32) Hapalopilus nidulans (Fr.) P. Karst. (# 180) Hydnum repandum L.: Fr. (# 157-160) Hydnum rufescens Pers. (# 125) Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf.: Fr.) Maire (# 140, 141) Hygrophorus eburneus (Bull.: Fr.) Fr. var. eburneus (# 153, 154) Hygrophorus pudorinus (Fr.: Fr.) Fr. (# 107) Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.) Kumm. (# 42, 124) Hypholoma sublateritium (Fr.) Quélet (# 126, 127) Inocybe geophylla var. violacea (Pat.) Sacc. (# 150) Inocybe geophylla var. lilacina Gillet (# 171) Laccaria amethystina (Huds.) Cooke (# 111, 112) Lactarius controversus Pers.: Fr. (# 41) Lactarius salmonicolor Heim & Leclair (# 108, 109) Leccinum crocipodium (Letellier) Watling (# 35) Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer (# 172) Lycoperdon echinatum Pers.: Fr. (# 88-90) Lycoperdon perlatum Pers.: Persoon (# 166-168) Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser (# 74) Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. (# 123) Marasmius bulliardii Quélet (# 29, 30) Marasmius torquescens Quèlet (# 147) Marasmius torquescens Quélet (# 93-97, 98*-101*, 102-105) Marasmius wynnei Berkeley & Broome (# 143) Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar (# 2, 92) Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer (# 39, 195) Mycena polygramma (Bull.: Fr.) S. F. Gray (# 188) Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer (# 48-50, 132) Mycena rosea (Bulliard) Gramberg (# 59, 60) Omphalotus olearius (De Cand.: Fr.) Fayod (# 36) Phellinus torulosus (Pers.) Bourdot & Galzin (# 77-79, 197) Psathyrella fulvescens (Romagn.) M.M. Moser ex A.H. Sm. (# 24, 25) Pseudohydnum gelatinosum (Scop.: Fr.) Karsten (# 128) Rugosomyces ionides (Bull.) Bon (# 3-5, 37) Russula lepida (Fr.: Fr.) Fr. (# 43, 44) Scleroderma polyrrhizum (Gmel. ex Persoon) Persoon (# 68, 151) Stropharia caerulea Kreisel (# 110) Trametes hirsuta (Wulfen) Pilát (# 185, 186) Trametes versicolor (L.: Fr.) Pilát (# 183, 184) Tricholoma album (Schaeff.: Fr.) Kummer (# 145) Tricholoma basirubens (Bon) A. Riva & Bon (# 69-71) Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.) Kummer (# 45-47, 191) Tricholoma saponaceum (Fr.: Fr.) Kummer (# 106) Tricholoma scalpturatum (Fr.) Quélet (# 146) Tricholoma scalpturatum (Fr.) Quélet (# 85) Tricholomopsis rutilans (Scaeff.: Fr.) Singer (# 133, 134) Xerocomus armeniacus (Quél.) Quél. (# 34) Xerula radicata (Relhan) Dörfelt (# 163, 164) Xylaria hypoxylon (Linné) Greville (# 169, 170) Altri ritrovamenti: Clavariadelphus cfr. pistillaris (L.) Donk (# 116) Coprinus cfr. lagopus (Fr.) Fr. (# 62, 63) Coprinus cfr. plicatilis (Curt.: Fr.) Fr. (# 61) Cortinarius cfr. flexipes (Pers.) Fr. (# 187) Cortinarius sp. (# 64) Entoloma sp. (# 40, 194) Galerina sp. (# 38) Leucoagaricus cfr. macrorhizus (Locq.) ex E. Horak (# 26) Mycena cfr. polyadelpha (Lasch) Kühner (# 165) Ramaria sp. (# 136, 137) ***************************************** Apro per il mese di Ottobre al posto di Paolo. Buona raccolta e buone foto a tutti Alessandro
  19. Boletinus cavipes (Klotzsch: Fr.) Kalchbrenner Giovani esemplari, con il velo ancora a protezione dell'imenoforo Gambo cavo anche nei giovani esemplari
  20. Boletinus cavipes (Klotzsch: Fr.) Kalchbrenner Specie caratterizzata dalla cuticola feltroso-squamulosa molto variabile cromaticamente (da giallo-chiaro a giallo-oro, ocra-arancio, da rossastro a rosso-bruno; da ciò alcune varietà più o meno riconosciute); dalla tipica disposizione a raggiera dei pori ampi e angolosi; dal gambo cavo fin da giovane (da cui l’epiteto specifico); dalla presenza di una membrana concolore al cappello che aderisce al gambo inguainandolo per due terzi della sua altezza; dalla presenza nella parte alta del gambo di un anello fioccoso e pallido, residuo del velo marginale (cioè del proseguimento della cuticola che ha proliferato e che, debordando sotto il cappello, proteggeva le lamelle nei giovani); dall’habitat esclusivo presso Larice. Una eventuale confusione con Suillus lakei è scongiurata dall’habitat presso Abete di Douglas e dal gambo pieno; con colori simili può essere Suillus grevillei, anch’esso simbionte del Larice e munito di anello: ma è caratterizzato dal gambo pieno e dai pori piccoli e stretti; infine il Suillus bresadolae ha cuticola arancio-rossastra ma ha il gambo pieno, i pori non disposti radialmente e l’imenoforo che ingrigisce al tocco. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 510: “È commestibile ma dalle qualità organolettiche molto scarse vista la consistenza delle carni esigue e spugnose anche negli esemplari giovani. Il Genere Boletinus comprende specie simbionti del Larice caratterizzate da carne esigua, tubuli decorrenti sul gambo, difficilmente separabili dalla carne e poligonali. In Europa sono poche le specie che rappresentano questo Genere: Boletinus cavipes e Boletinus asiaticus, dai toni del pileo marcatamente rossastri e presente nelle regioni del Nord Europa.” Imenoforo Particolare dei pori
  21. Pholiota squarrosa (Weigel : Fr.) Kummer Particolare delle decorazioni sul gambo
  22. Pholiota squarrosa (Weigel : Fr.) Kummer
  23. Lactarius deterrimus Gröger Caratteri salienti per la determinazione di questo Lactarius sono: habitat nelle foreste umide di Peccio; latice poco fluido e poco abbondante, di color carota (con viraggio dopo qualche decina di minuto all’arancio-rossastro), di sapore mite all’inizio, poi un po’ acre; cappello privo di zonature con colori dall’arancio intenso all’arancio-brunastro; gambo non scrobicolato, presto cavo, di colore arancio-giallastro, con alone anulare più pallido all’apice presso l’attaccatura delle lamelle; il caratteristico e netto inverdimento con l’età delle superfici del cappello e del gambo, così come tendono al verde-bruno le lamelle (originalmente arancio-giallognolo o arancio-rosa) dopo manipolazione. L’epiteto specifico deterrimus significa pessimo: sta ad indicare che, pur essendo specie commestibile, non è particolarmente adatta per uso culinario; è infatti il peggiore tra i cosiddetti “sanguinelli”, cioè i Lactarius a latice arancio-rossastro di sapore dolce. Dal TUTTO FUNGHI, pag 482: “Cresce abbondantemente, anche in colonie di numerosi esemplari, nei luoghi umidi e muscosi delle foreste di Abete rosso; tra i “sanguinelli” è certamente quello meno indicato all’uso gastronomico. Annovera molte specie simili tra di loro secernenti latice aranciato-rossastro: L. salmonicolor, commestibile, si distingue per la crescita sotto Abete bianco, per il non inverdimento dello sporoforo e per il cappello non zonato, di un arancio meno carico; L. deliciosus, buon commestibile, cresce sotto Pino e ha latice aranciato rossastro e cappello con zonature marcate; L. sanguifluus e L. semisanguifluus, crescenti anch’essi nelle Pinete e viranti al verdastro, si differenziano per il latice presto su tonalità rossastre, rosso sangue, rosso vinoso e per le proprietà organolettiche grate e meglio adatte al consumo. L. zonarius, L. zonarioides e L. acerrimus hanno il latice biancastro e il sapore nettamente pepato; L. fennoscandicus, sosia di L. deterrimus, ha il cappello distintamente zonato e di colore lilla-grigiastro, lilla-verdastro con toni grigiastri.”
  24. Laccaria amethystina (Huds.) Cooke
  25. Laccaria amethystina (Huds.) Cooke Specie assai facile da riconoscere quando si presenta con il suo cromatismo tipico: colori ametista in ogni sede! A tempo secco tali colori sbiadiscono notevolmente: in tal caso vengono in aiuto le lamelle ampiamente spaziate e spesse; le piccole dimensioni (cappello fino a non oltre i 5 cm di diametro e gambo slanciato, alto fino al massimo di 10 cm); la cuticola pileica opaca e leggermente feltrata, decorata da minuscole squamette depositate al centro; la carne esigua e viola chiaro nel cappello, fibrosa e biancastra nel gambo, con odore e sapore dolciastri e gradevoli; il gambo ben striato da fibrille longitudinali biancastre. È specie ubiquitaria. Dal TUTTO FUNGHI, pag 226: "L’identificazione sul campo è resa agevole per le sue caratteristiche morfocromatiche (dimensioni, portamento, colorazioni omogenee); un alquanto improbabile confusione con giovani e patiti Cortinarius violaceus si evita osservando la presenza di una cortina e di un bulbo alla base del gambo; la tossica Mycena pura presenta un cappello liscio, striato al margine per trasparenza, lamelle biancastre e solamente soffuse di violetto, odore e sapore nettamente rafanoide, oltre ad avere una consistenza completamente diversa. Tutti i funghi appartenenti al Genere Laccaria presentano colorazioni vivaci più o meno intense, anche in relazione alle condizioni di umidità presenti in ambiente: con clima secco tendono ad impallidire notevolmente perdendo quasi completamente la brillantezza dei cromatismi. L. amethystina è fungo tossico, responsabile di avvelenamenti di natura gastroenterica, indicato nella lista dei funghi a tossicità costante.”
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