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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Lycoperdon echinatum Pers.: Fr. Splendida specie di Lycoperdon con gli aculei che possono raggiungere anche i 7 mm di altezza; tali aculei sono inizialmente saldati tra di loro formando evidenti strutture piramidali compatte; in seguito gli aculei si dividono alla base ma restano uniti alle punte in fascetti più o meno numerosi. Verso la base la lunghezza degli aculei va via via diminuendo. A piena maturità gli aculei tendono a cadere lasciando ben visibile l’esoperidio nudo, caratteristicamente cosparso di areole più o meno circolari. La gleba è inizialmente bianca per assumere a maturità colorazione bruno scuro, bruno-cioccolato con tonalità anche lilacine. L’habitat è generalmente presso latifoglie (Faggio, Castagno, Quercia) e più raramente presso Pino. La specie più vicina è Lycoperdon nigrescens in cui, però, gli aculei sono più bassi e la gleba a maturità è bruno-olivastra. Dal TUTTO FUNGHI, pag 590: “È il Lycoperdon con l’ornamentazione più lussureggiante e vistosa, tanto da farlo assomigliare a un riccio di castagno. Questa caratteristica è pressoché unica tra le Lycoperdaceae europee, e pertanto la più determinante.” Aculei via via più corti spostandosi verso la base Gleba matura con colorazione bruno-cioccolato a tonalità lilacina
  2. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Clitocybe odora (Bull.: Fr.) Kummer Caratteri principali: odore forte e persistente di anice e colorazione dal grigio-verde al verde-azzurro al verde scuro, per assumere colorazioni più smorte in vecchiaia. Dimensioni medio-piccole con cappello che raramente raggiunge gli 8 cm di diametro; ubiquitario. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 594: “Molto conosciuto e praticamente inconfondibile. Grazie al suo odore si può sentire la sua presenza ancor prima di vederlo. Per questo è facile da determinare anche se si presenta con colori molto sbiaditi o completamente grigi. Il verde è la componente principale del suo colore ed è una pigmentazione piuttosto rara tra i funghi. Il buon odore di anice ha favorito l’utilizzo di questo fungo per aromatizzare liquori e dolci, ma è pressoché inutilizzabile in cucina per la sua forte intensità; qualcuno pare sia riuscito a utilizzare il fungo con successo nella preparazione del gelato!” Esemplari con colore azzurro predominante Imenoforo
  3. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Entoloma lividum (Bull.) Quélet [= Entoloma sinuatum (Bull.: Fr.) Kumm.] Specie medio-grande dall’aspetto multiforme reperibile presso latifoglie con preferenza di Quercia e Faggio. Si può presentare con cappello da conico ad appianato, anche difforme e con gibbosità più o meno marcate, con margine da regolare a lobato e sinuoso; il gambo è anch’esso molto variabile nella forma: flessuoso, slanciato, cilindrico ma anche tozzo, obeso, claviforme, bulboso, di solito tipicamente incurvato alla base. Per il riconoscimento sul campo può essere d’aiuto la colorazione generale che verte su toni chiari più o meno uniformi: cappello (biancastro, color cenere, ocra, grigio-bruno chiaro) con riflessi sericei e munito di fini fibrille radiali; gambo (di solito biancastro con sfumature giallastre a maturità) pruinoso-fioccoso all’apice, e munito di fibrille sericee longitudinali. La carne è soda e compatta, con odore forte di farina o di noci acerbe in gioventù, per poi diventare rancido e disgustoso a maturità; con sapore analogo. Ancor più della colorazione occorre prestare attenzione alle lamelle che si presentano più o meno smarginate e poi libere al gambo, di colore crema all’inizio, poi rosa sempre più scuro fino a rosa-salmone alla sopraggiunta maturazione delle spore. La sporata è di un bel colore rosa carico. Questi caratteri dovrebbero essere sufficienti sia per inquadrare la specie sia per evitare la confusione con Clitocybe nebularis (lamelle bianche, più o meno decorrenti sul gambo, odore caratteristico ma non di farina) che è comunque specie ormai ritenuta sospetta di tossicità. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 380: “Tossico. Provoca disturbi gastrointestinali acuti e intensi, con possibili complicanze in relazione alla quantità ingerita. I francesi lo chiamano “le perfide” perché il suo aspetto invitante e il buon sapore e odore in gioventù possono indurre in tragico errore di superficialità il principiante che, attratto dall’aspetto gradevole, potrebbe raccoglierlo e incautamente consumarlo.” Lamelle gialle in gioventù; poi rosate a maturità Evidente sporata rosa
  4. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aereus Bull.: Fr.
  5. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aestivalis (Paulet) Fr. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 556: “Nel periodo estivo e all’inizio dell’autunno il B. aestivalis in particolare viene invaso da larve anche quando si trova allo stadio di primordio. Questi insetti fanno parte principalmente di due famiglie di ditteri: la Famiglia Mycetophilidae e la famiglia Sciaridae. Questi piccoli insetti micetofili hanno la consuetudine di insediarsi nel luogo dove c’è la fungaia. Le femmine iniziano a penetrare nel terreno e raggiungono la base del fungo, deponendovi 50-70 uova che subito dopo si schiudono. Le larve iniziano a cibarsi della carne invadendo e fagocitando l’intero fungo; una volta compiuto il loro stadio di larva, si impupano in un bozzoletto e così il ciclo ricomincia per numerose generazioni annui.”
  6. Amanita franchetii (Boud.) Fayod Verruche del cappello La volva con le tipiche fioccosità giallastre
  7. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Amanita franchetii (Boud.) Fayod Amanita relativamente rara, reperibile in boschi termofili di latifoglie (faggio, castagno, quercia). Potrebbe essere scambiata a prima vista per A. pantherina o per A. rubescens. Rispetto all’Amanita pantherina la contraddistinguono le verruche giallognole, il margine non striato, l’anello alto sul gambo, la volva aderente al bulbo e dissociata in piccole fioccosità giallastre (A. pantherina presenta verruche bianche, margine striato, anello basso sul gambo e volva circoncisa e dissociata in più cercini). Rispetto all’Amanita rubescens la contraddistinguono i colori sia esterni (mai con tonalità rosa-rossastre come in A. rubescens) che della carne (bianca, con tonalità gialline sotto la cuticola; contro l’arrossamento della carne in A. rubescens). Anche l’anello di A. franchetii presenta una caratteristica particolare: è striato superiormente (come in A. rubescens) ma ha l’orlo fioccoso e giallo. Particolare dell'anello con la striatura nella faccia superiore e con l'orlo giallo, fioccoso
  8. Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Sporata bianca depositata su un cappello
  9. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Qui un esemplare non tolto dal terreno. Dal TUTTO FUNGHI pag. 290: “Oudemansiella pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo vellutato e sapore leggermente amaro.”
  10. Boletus aereus Bull.: Fr.
  11. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Boletus aereus Bull.: Fr. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 552: “Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.” Una piccola colonia di 5 esemplari gregari che si trovavano ben nascosti dalle foglie
  12. Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer
  13. Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer
  14. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer Al taglio del gambo essuda latice colorato (rosso-vinoso-bruno) come la simile M. sanguinolenta; una differenza macroscopica è il filo delle lamelle: lamelle prima biancastre poi rosate e con sfumature bruno-vinose ma con filo concolore in M. haematopus; lamelle rosate ma con il filo discolore: rosso-vinoso-bruno in M. sanguinolenta. Un’altra Mycena che essuda latice colorato è M. crocata che ha però gambo interamente liscio con base coperta di peluria bianco-giallastra (mentre M. haematopus ha gambo interamente ricoperto da pruina biancastra, oltre alla peluria basale) ed essuda copiosamente latice giallo-arancio da qualsiasi parte (cappello, lamelle, gambo). Dal TUTTO FUNGHI pag. 281: "Basta ferire leggermente il gambo con la punta di un coltellino o di una pinzetta per vedere questo fungo emettere una goccia di liquido rassomigliante, sia per densità che per colore, al sangue."
  15. Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 metri Amanita pantherina (De Cand.: Fr.) Krombh. Fungo ubiquitario, assai comune. Molto velenoso. Cresce isolato o fortemente gregario, da giugno-luglio a novembre, al margine o nei boschi di aghifoglie e latifoglie; spesso invasivo. Caratterizzato dalla presenza di un anello posto nella parte medio-bassa del gambo, dalla volva aderente al bulbo, circoncisa e dissociata in due o tre cercini più o meno paralleli ed evidenti. Amanita simili possono essere: A. gemmata (ma con cappello giallo o giallo-ocraceo e non bruno), A. franchetii (che però ha velo generale giallastro e non bianco: quindi presenta verruche gialle sul cappello al contrario dell’A. pantherina che le presenta decisamente bianche; ha inoltre volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità giallastre), A. rubescens (con l’anello a gonnellino e posto molto in alto sul gambo, con colori bruno-rossastri e con carne che vira al rossastro a contatto con l’aria mentre la carne di A. pantherina è bianca immutabile; ha infine volva non circoncisa ma dissociata in fioccosità rossastre) Come per Amanita muscaria può considerarsi “spia del porcino” perché ha lo stesso habitat. Dal TUTTO FUNGHI pag. 356: “Velenoso, talora mortale. Provoca avvelenamento di tipo neurotropico simile, ma più grave, a quello provocato dall’Amanita muscaria . I sintomi compaiono da trenta minuti a tre ore dopo l’ingestione. I principi tossici colpiscono prevalentemente il sistema nervoso centrale.”
  16. Ritrovamenti regione Toscana - Mese di Ottobre 2009 Elenco delle specie trovate e determinate; nella parentesi a fine rigo il n° relativo al messaggio; con * i messaggi con foto di microscopia Agaricus praeclaresquamosus Freeman (# 22, 23) Albatrellus cristatus (Schaeff.: Fr.) Kotlaba & Pouzar (# 129, 130) Amanita caesarea (Scop.: Fr.) Pers. (# 9-12, 91, 189) Amanita citrina (Schaeffer) Persoon (# 138, 139, 161, 162) Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker (# 17-19, 113-115) Amanita ovoidea (Bull.) Link (# 6-8) Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link (# 75, 86, 87) Amanita vaginata s. l. (# 27, 28) Bolbitius vitellinus (Pers.) Fr. (# 72, 73) Boletus aestivalis (Paulet) Fr. (# 20) Boletus dupainii Boud. (# 52-54, 190, 198) Boletus edulis Bull.: Fr. (# 21, 119-122) Boletus lupinus Fr. (# 13, 14) Boletus regius Krombh. (# 117, 118) Boletus rhodopurpureus Smotl. (# 15, 16) Calocera viscosa (Pers.: Fr.) Fries (# 131) Calvatia utriformis (Bull.: Pers.) Jaap (# 51) Cantharellus cibarius (Fr.: Fr.) Fr. (# 135) Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer (# 173, 174) Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.) Kummer (# 142) Collybia butyracea (Bull.: Fr.) Kummer (# 155, 156) Collybia kuehneriana Singer (# 65-67, 74, 181, 182, 199) Cortinarius cfr. flexipes (Pers.) Fr. (# 187) Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude (# 148, 149) Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude (# 81-83, 84*) Cyathus striatus (Huds.: Pers.) Willdenow (# 55-58, 144) Cystolepiota seminuda (Lasch) Bon. (# 33) Daedaleopsis confragosa (Bolt.: Fr.) Schröter (# 175-179) Entoloma mediterraneense Noordel. & Hauskn. (# 80, 152) Fistulina hepatica (Schaeff.) With. (# 76, 196) Galerina marginata (Batsch) Kühner (# 192*, 193*) Gyroporus castaneus (Bull.: Fr.) Quélet (# 31, 32) Hapalopilus nidulans (Fr.) P. Karst. (# 180) Hydnum repandum L.: Fr. (# 157-160) Hydnum rufescens Pers. (# 125) Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf.: Fr.) Maire (# 140, 141) Hygrophorus eburneus (Bull.: Fr.) Fr. var. eburneus (# 153, 154) Hygrophorus pudorinus (Fr.: Fr.) Fr. (# 107) Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.) Kumm. (# 42, 124) Hypholoma sublateritium (Fr.) Quélet (# 126, 127) Inocybe geophylla var. violacea (Pat.) Sacc. (# 150) Inocybe geophylla var. lilacina Gillet (# 171) Laccaria amethystina (Huds.) Cooke (# 111, 112) Lactarius controversus Pers.: Fr. (# 41) Lactarius salmonicolor Heim & Leclair (# 108, 109) Leccinum crocipodium (Letellier) Watling (# 35) Lepiota cristata (Bolt.: Fr.) Kummer (# 172) Lycoperdon echinatum Pers.: Fr. (# 88-90) Lycoperdon perlatum Pers.: Persoon (# 166-168) Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser (# 74) Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Sing. (# 123) Marasmius bulliardii Quélet (# 29, 30) Marasmius torquescens Quèlet (# 147) Marasmius torquescens Quélet (# 93-97, 98*-101*, 102-105) Marasmius wynnei Berkeley & Broome (# 143) Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar (# 2, 92) Mycena haematopus (Pers.: Fr.) Kummer (# 39, 195) Mycena polygramma (Bull.: Fr.) S. F. Gray (# 188) Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer (# 48-50, 132) Mycena rosea (Bulliard) Gramberg (# 59, 60) Omphalotus olearius (De Cand.: Fr.) Fayod (# 36) Phellinus torulosus (Pers.) Bourdot & Galzin (# 77-79, 197) Psathyrella fulvescens (Romagn.) M.M. Moser ex A.H. Sm. (# 24, 25) Pseudohydnum gelatinosum (Scop.: Fr.) Karsten (# 128) Rugosomyces ionides (Bull.) Bon (# 3-5, 37) Russula lepida (Fr.: Fr.) Fr. (# 43, 44) Scleroderma polyrrhizum (Gmel. ex Persoon) Persoon (# 68, 151) Stropharia caerulea Kreisel (# 110) Trametes hirsuta (Wulfen) Pilát (# 185, 186) Trametes versicolor (L.: Fr.) Pilát (# 183, 184) Tricholoma album (Schaeff.: Fr.) Kummer (# 145) Tricholoma basirubens (Bon) A. Riva & Bon (# 69-71) Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.) Kummer (# 45-47, 191) Tricholoma saponaceum (Fr.: Fr.) Kummer (# 106) Tricholoma scalpturatum (Fr.) Quélet (# 146) Tricholoma scalpturatum (Fr.) Quélet (# 85) Tricholomopsis rutilans (Scaeff.: Fr.) Singer (# 133, 134) Xerocomus armeniacus (Quél.) Quél. (# 34) Xerula radicata (Relhan) Dörfelt (# 163, 164) Xylaria hypoxylon (Linné) Greville (# 169, 170) Altri ritrovamenti: Clavariadelphus cfr. pistillaris (L.) Donk (# 116) Coprinus cfr. lagopus (Fr.) Fr. (# 62, 63) Coprinus cfr. plicatilis (Curt.: Fr.) Fr. (# 61) Cortinarius cfr. flexipes (Pers.) Fr. (# 187) Cortinarius sp. (# 64) Entoloma sp. (# 40, 194) Galerina sp. (# 38) Leucoagaricus cfr. macrorhizus (Locq.) ex E. Horak (# 26) Mycena cfr. polyadelpha (Lasch) Kühner (# 165) Ramaria sp. (# 136, 137) ***************************************** Apro per il mese di Ottobre al posto di Paolo. Buona raccolta e buone foto a tutti Alessandro
  17. Boletinus cavipes (Klotzsch: Fr.) Kalchbrenner Giovani esemplari, con il velo ancora a protezione dell'imenoforo Gambo cavo anche nei giovani esemplari
  18. Boletinus cavipes (Klotzsch: Fr.) Kalchbrenner Specie caratterizzata dalla cuticola feltroso-squamulosa molto variabile cromaticamente (da giallo-chiaro a giallo-oro, ocra-arancio, da rossastro a rosso-bruno; da ciò alcune varietà più o meno riconosciute); dalla tipica disposizione a raggiera dei pori ampi e angolosi; dal gambo cavo fin da giovane (da cui l’epiteto specifico); dalla presenza di una membrana concolore al cappello che aderisce al gambo inguainandolo per due terzi della sua altezza; dalla presenza nella parte alta del gambo di un anello fioccoso e pallido, residuo del velo marginale (cioè del proseguimento della cuticola che ha proliferato e che, debordando sotto il cappello, proteggeva le lamelle nei giovani); dall’habitat esclusivo presso Larice. Una eventuale confusione con Suillus lakei è scongiurata dall’habitat presso Abete di Douglas e dal gambo pieno; con colori simili può essere Suillus grevillei, anch’esso simbionte del Larice e munito di anello: ma è caratterizzato dal gambo pieno e dai pori piccoli e stretti; infine il Suillus bresadolae ha cuticola arancio-rossastra ma ha il gambo pieno, i pori non disposti radialmente e l’imenoforo che ingrigisce al tocco. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 510: “È commestibile ma dalle qualità organolettiche molto scarse vista la consistenza delle carni esigue e spugnose anche negli esemplari giovani. Il Genere Boletinus comprende specie simbionti del Larice caratterizzate da carne esigua, tubuli decorrenti sul gambo, difficilmente separabili dalla carne e poligonali. In Europa sono poche le specie che rappresentano questo Genere: Boletinus cavipes e Boletinus asiaticus, dai toni del pileo marcatamente rossastri e presente nelle regioni del Nord Europa.” Imenoforo Particolare dei pori
  19. Pholiota squarrosa (Weigel : Fr.) Kummer Particolare delle decorazioni sul gambo
  20. Pholiota squarrosa (Weigel : Fr.) Kummer
  21. Lactarius deterrimus Gröger Caratteri salienti per la determinazione di questo Lactarius sono: habitat nelle foreste umide di Peccio; latice poco fluido e poco abbondante, di color carota (con viraggio dopo qualche decina di minuto all’arancio-rossastro), di sapore mite all’inizio, poi un po’ acre; cappello privo di zonature con colori dall’arancio intenso all’arancio-brunastro; gambo non scrobicolato, presto cavo, di colore arancio-giallastro, con alone anulare più pallido all’apice presso l’attaccatura delle lamelle; il caratteristico e netto inverdimento con l’età delle superfici del cappello e del gambo, così come tendono al verde-bruno le lamelle (originalmente arancio-giallognolo o arancio-rosa) dopo manipolazione. L’epiteto specifico deterrimus significa pessimo: sta ad indicare che, pur essendo specie commestibile, non è particolarmente adatta per uso culinario; è infatti il peggiore tra i cosiddetti “sanguinelli”, cioè i Lactarius a latice arancio-rossastro di sapore dolce. Dal TUTTO FUNGHI, pag 482: “Cresce abbondantemente, anche in colonie di numerosi esemplari, nei luoghi umidi e muscosi delle foreste di Abete rosso; tra i “sanguinelli” è certamente quello meno indicato all’uso gastronomico. Annovera molte specie simili tra di loro secernenti latice aranciato-rossastro: L. salmonicolor, commestibile, si distingue per la crescita sotto Abete bianco, per il non inverdimento dello sporoforo e per il cappello non zonato, di un arancio meno carico; L. deliciosus, buon commestibile, cresce sotto Pino e ha latice aranciato rossastro e cappello con zonature marcate; L. sanguifluus e L. semisanguifluus, crescenti anch’essi nelle Pinete e viranti al verdastro, si differenziano per il latice presto su tonalità rossastre, rosso sangue, rosso vinoso e per le proprietà organolettiche grate e meglio adatte al consumo. L. zonarius, L. zonarioides e L. acerrimus hanno il latice biancastro e il sapore nettamente pepato; L. fennoscandicus, sosia di L. deterrimus, ha il cappello distintamente zonato e di colore lilla-grigiastro, lilla-verdastro con toni grigiastri.”
  22. Laccaria amethystina (Huds.) Cooke
  23. Laccaria amethystina (Huds.) Cooke Specie assai facile da riconoscere quando si presenta con il suo cromatismo tipico: colori ametista in ogni sede! A tempo secco tali colori sbiadiscono notevolmente: in tal caso vengono in aiuto le lamelle ampiamente spaziate e spesse; le piccole dimensioni (cappello fino a non oltre i 5 cm di diametro e gambo slanciato, alto fino al massimo di 10 cm); la cuticola pileica opaca e leggermente feltrata, decorata da minuscole squamette depositate al centro; la carne esigua e viola chiaro nel cappello, fibrosa e biancastra nel gambo, con odore e sapore dolciastri e gradevoli; il gambo ben striato da fibrille longitudinali biancastre. È specie ubiquitaria. Dal TUTTO FUNGHI, pag 226: "L’identificazione sul campo è resa agevole per le sue caratteristiche morfocromatiche (dimensioni, portamento, colorazioni omogenee); un alquanto improbabile confusione con giovani e patiti Cortinarius violaceus si evita osservando la presenza di una cortina e di un bulbo alla base del gambo; la tossica Mycena pura presenta un cappello liscio, striato al margine per trasparenza, lamelle biancastre e solamente soffuse di violetto, odore e sapore nettamente rafanoide, oltre ad avere una consistenza completamente diversa. Tutti i funghi appartenenti al Genere Laccaria presentano colorazioni vivaci più o meno intense, anche in relazione alle condizioni di umidità presenti in ambiente: con clima secco tendono ad impallidire notevolmente perdendo quasi completamente la brillantezza dei cromatismi. L. amethystina è fungo tossico, responsabile di avvelenamenti di natura gastroenterica, indicato nella lista dei funghi a tossicità costante.”
  24. Tricholoma orirubens Quélet Uno dei numerosi Tricholoma “grigi” la cui determinazione macroscopica sul campo non è sempre semplice; suo habitat preferenziale è il bosco di latifoglie, ma è reperibile anche presso conifere. È commestibile discreto. Per il riconoscimento di questa specie aiuta l’arrossamento in vecchiaia sia della superficie pileica che della carne o delle lamelle; tale arrossamento è percepibile anche qualche ora dopo la raccolta, con “tempi di attesa” che possono essere lunghi (anche un giorno dopo la raccolta). Direttamente sul campo e in presenza di esemplari giovani ci si può basare sulle sfumature bluastre alla base del gambo (tuttavia non sempre evidenti) che lo separano dal vicino Tricholoma basirubens (con base del gambo sempre sfumata di rosa; ma con lamelle mai arrossanti). Le squamette del cappello sono bruno-nerastre, più appressate al centro e più rade al margine e in ciò è molto simile al Tricholoma atrosquamosum; in tal caso viene in aiuto l’odore della carne: lievemente fruttato-farinaceo in T. orirubens ma aromatico, speziato-farinaceo (come di pepe macinato) in T. atrosquamosum. Pericolosa la confusione con il tossico Tricholoma pardinum: nei suoi esemplari tipici il T. pardinum possiede una cuticola pileica cosparsa di squame relativamente larghe, trapezoidali, disposte concentricamente, di colore bruno-scuro su fondo grigio cenere o grigio crema (le squamette di T. orirubens non hanno una disposizione concentrica e sono più piccole); ha lamelle bianco-crema con riflessi verdognoli o azzurrini; ha gambo di colore bianco-crema imbrunente alla base se manipolato o in vecchiaia; ha gambo carnoso, sodo e pieno (contro il gambo di T. orirubens che è pieno da giovane ma poi fibroso); ha portamento più massiccio e carnoso, raggiungendo dimensioni ragguardevoli con cappello che può avere diametro di 15 cm (contro le dimensioni medie di T. orirubens, con diametro pileico al massimo di 10 cm). Leggera sfumatura rosata nell'imenoforo; sfumature azzurrine nella parte inferiore del gambo
  25. Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker Particolare dell'anello coreograficamente festonato-appendicolato
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