Vai al contenuto

Archivio Micologico

Soci AMINT CSM
  • Numero contenuti

    14982
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di Archivio Micologico

  1. Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga; Regione Trentino; Settembre 2007; Foto di Felice Di Palma.
  2. Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga; Regione Lazio; Ottobre 2006; Foto di Mauro Cittadini. Regione Lazio; Ottobre 2006; Foto di Felice di Palma.
  3. Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga 2002 Tassonomia Regno Fungi Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Sinonimi Macrolepiota rhacodes (Vittad.) Singer 1951 Etimologia Dal latino chlorophyllum = con le lamelle verdognole. Cappello Cappello 6-15 cm, globoso, a lungo emisferico o convesso, infine disteso ed espanso; sprovvisto di umbone, presenta una zona liscia o leggermente areolata in corrispondenza del disco, di colore bruno su fondo chiaro, mentre altrove è rivestito da grosse scaglie biancastre, spaziate, con l'estremità brunicce e rivolte verso l'alto; orlo leggermente frangiato. Lamelle libere al gambo, bianche oppure crema, arrossanti alla manipolazione o con l'età. Gambo Gambo 12-20 × 1-1,5 cm, cavo, più o meno slanciato e ricurvo, cilindrico o leggermente svasato verso il basso dove termina con un vistoso bulbo; inizialmente biancastro, imbrunisce con l'età e si macchia di rosso-bruno alla manipolazione; si stacca facilmente in quanto la sua carne presenta struttura eterogenea rispetto a quella del cappello. Anello scorrevole, spesso, biancastro sulla faccia superiore, è sovente macchiato di bruno su quella inferiore. Carne Carne Bianca, che subito si tinge di arancio carota o rosso al taglio; dopo qualche minuto di esposizione all'aria vira al rosso-bruno. Odore di patata cruda e sapore di nocciola. Habitat In esemplari isolati o a gruppi, talvolta anche abbastanza numerosi, soprattutto in parchi e giardini, ma anche nei boschi, specialmente ma non solo quelli di conifere; dalla fine dell'estate all'autunno, abbastanza comune. Commestibilità e tossicità Si tratta di specie tossica, la sua ingestione provoca sindrome gastroenterica incostante più o meno accentuata. Specie simili Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga, noto in passato come Macrolepiota rhacodes var. hortensis Pilát ex Wasser o Macrolepiota bohemica (Wichanský) Krieglst., presenterebbe cappello ricoperto da squame disposte secondo una geometria più regolare ed in modo tale da formare una sorta di piccoli ciuffi, il bulbo basale assumerebbe una forma più smarginata molto simile a quello di alcuni Cortinarus e sarebbe tipica delle regioni del Sud; Macrolepiota venenata Bon, attualmente messa in sinonimia con Chlorophyllum rhacodes, avrebbe una superficie pileica che, invece di dissociarsi in squame, si romperebbe in modo irregolare; con molta probabilità, comunque, si tratta solo di varianti ecologiche della specie trattata. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Singer, la più conosciuta e consumata tra le cosiddette "Mazze di tamburo", si riconosce abbastanza agevolmente per le dimensioni mediamente maggiori, le squame sul cappello molto più rade, il gambo caratteristicamente tigrato, la carne che, alla sezione, non arrossa. Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) M.M. Moser presenta il cappello umbonato e la cuticola caratteristicamente lacerata in maniera tale da formare una sorta di decorazione "a stella". Curiosità Originariamente il Genere Chlorophyllum raccoglieva esclusivamente specie con sporata in massa verdognola, e l'attuale Chlorophyllum rhacodes veniva inserito nell'ambito del Genere Macrolepiota; successivamente studi di natura molecolare hanno dimostrato che la sua posizione tassonomica corretta è quella attuale. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1835 quando Carlo Vittandini chiamò il fungo Agaricus rachodes, poi nel 1951 Singer gli diede l'epiteto di Macrolepiota rhacodes, quindi il fungo nel 2002 è stato riclassificato da Vellinga in Chlorophyllum rhacodes, binomio attualmente prioritario. Dibattuta negli anni è stata la precisa denominazione della specie: se aderente alla diagnosi originale (rachodes), oppure all'epiteto mutato negli anni di rhacodes. La questione è stata definita nell'anno 2017 dai nomenclaturisti i quali hanno stabilito che il nome rhacodes è ortograficamente più corretto di rachodes. Foto e Descrizioni Regione Toscana; Novembre 2008; Foto di Alessandro Francolini. Scheda AMINT tratta da "Tutto Funghi". Particolare del cappello, con le scaglie in primo piano: scaglie rivolte verso l'alto e con l'estremità bruna.
  4. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  5. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  6. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  7. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  8. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  9. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer:Fr.) Massee
  10. Chlorophyllum molybdites (G. Meyer: Fr.) Massee 1898 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Foto e Descrizioni Cappello semisferico e poi disteso, con largo umbone, cuticola brunastra che presto si dissocia in larghe squame, liberando il candido derma sottostante. Lamelle biancastre e con il filo eroso in modo quasi impercettibile. Gambo rettilineo, allungato, con piede bulboso e portante un anello ampio e scorrevole, doppio, bianco nella faccia superiore e brunastro in quella sottostante. Carne biancastra, presto ed intensamente arrossante se contusa o esposta all'aria, odore fungino e sapore equivalente, dolce. Habitat descritto con precisione dall'autore delle foto, Sig Arturo Montepara, residente nel New Jersey: "queste foto sono state scattate nel New Jersey, nei giardini che circondano le abitazioni residenziali di un quartiere cittadino". Note Tutte le foto mostrate sono state inviate in originale dal Sig Arturo Montepara alla nostra Associazione AMINT nel Maggio del 2007, importante ricordare che a questa specie è collegata una nuova sindrome tossicologica, chiamata "Morganismo" della quale trovate citazione nelle nostre pagine di micotossicologia curate dal dott. Claudio Angelini, oltre ad un dettagliato articolo descrittivo. Fino ad alcuni decenni orsono, si trattava di una specie di oltre oceano per la quale non esistevano segnalazioni che dimostrassero la sua presenza in Italia, diversamente oggi, viene segnalata la sua presenza in Sicilia e Sardegna, territori dove si sta propagando in modo preoccupante.
  11. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Lombardia; Ottobre 2012; Foto di Massimo Biraghi.
  12. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Lazio, Roma, Villa Pamphili; Ottobre 2012; Foto di Tomaso Lezzi. Viraggio al taglio prima all'arancione, come nel campione sezionato in primo piano, poi al rosso scuro, come nel campione sezionato sullo sfondo. Crescita sotto Quercus ilex. La specie è stata già confermata con microscopia dei campioni raccolti nello stesso luogo a Novembre 2011.
  13. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Lazio, Roma, Villa Pamphili; Settembre 2012; Foto di Tomaso Lezzi. Viraggio al taglio prima all'arancione, come nel campione sezionato in primo piano, poi al rosso scuro, come nel campione sezionato sullo sfondo. Crescita sotto Quercus ilex. La specie è stata già confermata con microscopia dei campioni raccolti nello stesso luogo a Novembre 2011. Giovani esemplari, notare il viraggio nelle sezioni. Esempalri adulti, in cui si nota bene la tipica desquamazione del cappello con squame che affondano nella carne, non superficiali.
  14. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Roma, Villa Pamphili; Novembre 2011; Foto di Tomaso Lezzi. Viraggio della carne al taglio prima all'arancione e solo più tardi al rosso scuro; bulbo marginato; cheilocistidi clavato-piriformi, di lunghezza 33-57 × 17-20 µm; Spore ellissoidali, in alcuni casi tronche. Come è osservabile dai dati ricavati dalla letteratura e riassunti a seguire, i campioni mostrano alcuni caratteri di Chlorphyllum rhacodes e altri diChlorophyllum brunneum. I caratteri differenziali morfocromatici, possono essere soggetti ad una certa variabilità, rimane costante e decisiva l'osservazione dei cheilocistidi, che sono stati considerati come elementi di rilievo nella determinazione di questi campioni. Chlorophyllum olivieri è differente per il disegno radiale delle scaglie sul cappello. Segue un breve elenco con la sintesi delle differenze tra Chlorophyllum rhacodes e Chlorophyllum brunneum tratto dalla letteratura. Chlorophyllum rhacodes Anello doppio Anello con parte inferiore chiara Bulbo clavato Cheilocistidi globosi, sub-globosi, 10-35 × 8-25 µm Cheilocistidi spesso catenulati Spore con apice troncato, o no Chlorophyllum brunneum Anello non distintamente doppio Anello con parte inferiore bruna Bulbo marginato (simile a quello di alcuni Cortinarius del sottogenere Phlegmacium) Cheilocistidi clavati, 25-50 × 8-20 µm Spore con apice troncato La parte inferiore dell'anello è chiara, la carne virava prima all'arancione (campione di sinistra nella foto di gruppo e sezione foto grande) e solo dopo al rosso scuro (campione al centro nella foto di gruppo). La sezione con il viraggio prima all'arancione e poi al rosso scuro. Particolare delle squame sul cappello. Particolare dell'anello, con il lato inferiore chiaro. Foto di Mauro Cittadini. Particolare delle squame del cappello. Sezione e viraggio. Microscopia, Foto di Tomaso Lezzi Cheilocistidi clavato-piriformi, di lunghezza 33-57 × 17-20 µm. Spore ellissoidali, in alcuni casi tronche.
  15. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Piemonte; Novembre 2010; Foto di Alessandro Remorini. Scopa (VC) - Valsesia - 650 m s.l.m.
  16. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Lombardia, bosco Itala; Novembre 2009; Foto di Massimo Biraghi.
  17. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga; Regione Lombardia, bosco Itala; Novembre 2009; Foto di Massimo Mantovani. Sezione.
  18. Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga 2002 Tassonomia Regno Fungi Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Sinonimi Macrolepiota rhacodes var. hortensis Pilát ex Wasser 1980 Macrolepiota rhacodes var. bohemica (Wichanský) Bellù & Lanzoni 1987 Etimologia L'epiteto Chlorophillum deriva dal greco dal greco chloròs [χλωρός], = verde pallido e fýllo [φύλλο] = lamella, con le lamelle verdognole; e dall'epiteto latino brúnneus [a, um] = bruno, per il colore del viraggio. Cappello Inizialmente emisferico, poi convesso ed a completa maturazione appianato, al centro è presente un largo umbone ottuso, il margine tende a non distendersi completamente. La cuticola, di colore bruno-nocciola, inizialmente è unita, poi si lacera in una calotta discale molto ampia, mentre la parte restante verso il margine si dissocia in grossolane squame rettangolari, lasciando intravedere il fondo biancastro. Lamelle Bianche, fitte, larghe, arrossanti-imbrunenti per l’invecchiamento o per lo sfregamento. Filo intero e concolore, con l’età può diventare marrone. Gambo Tozzo, cilindrico, spesso più corto del diametro del cappello, attenuato all’apice e con un grosso bulbo bruscamente marginato alla base, anello semplice, privo di doppia corona, ampio, fioccoso, con la parte inferiore colorata di bruno-nocciola. Carne Bianca, vira al taglio all’arancione e tardivamente al rosso scuro. Odore fungino, sapore dolce. Habitat Cresce in zone aperte, prati, giardini, su terreno a base sabbiosa, con presenza di residui vegetali, dalla fine dell’estate all’autunno inoltrato. Commestibilità e tossicità Si tratta di specie tossica, la sua ingestione provoca sindrome gastroenterica più o meno accentuata. Microscopia Spore ellissoidali, 9,9-12,3 × 6,8-8,0 µm, lisce, in posizione frontale ovoidali, con poro germinativo apicale e spesso con un’estremità troncata, destrinoidi, in massa bianche. Basidi tetrasporici. Cheilocistidi abbondanti clavati. Pleurocistidi non osservati. Pileipellis costituita da un trichoderma, con elementi terminali strettamente clavati, lobati e moniliformi. Specie simili Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga, si separa per le squame del cappello grandi e poligonali, l’anello doppio, il forte viraggio della carne al rosso, la base dello gambo che si ispessisce gradualmente e termina con un bulbo non marginato, le spore si presentano sia troncate che non troncate ed i cheilocistidi sono sferopeduncolati. Chlorophyllum molybdites (G. Mey. : Fr.) Massee, si distingue per le lamelle presto di colore grigio-olivastre, il cappello poco squamettato, la base del gambo lievemente bulbosa e le spore di dimensione inferiore. Chlorophyllum olivieri (Barla) Vellinga, differisce per una minuta squamettatura di colore grigio olivaceo del cappello, che poco contrasta con lo sfondo bianco, per il gambo poco bulboso, l’anello semplice. Bibliografia AA.VV., 2018. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. 2nd Edition, 2nd printing. VELLINGA, E.C., 2002. New combinations in Chlorophyllum. Mycotaxon 83: 415-417. [Data di accesso: 19/12/2019]. VELLINGA, E.C., 2003. Type studies in Agaricaceae – Chlorophyllum rachodes and allies. Mycotaxon 85: 259-270. [Data di accesso: 19/12/2019]. VELLINGA, E.C., 2008. Chlorophyllum. Nature.Berkeley.edu. [Data di accesso: 19/12/2019]. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lazio, Borgo di Fogliano (LT); Novembre 2019; Foto e miscoscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20191115-01) Ritrovamento su suolo sabbioso, nel giardino botanico della già Villa Caetani ora Villa Fogliano, area di notevole interesse storico-paesaggistico, inserita nel Parco Nazionale del Circeo. Viraggio all'arancio della carne alla sezione. Basidi tetrasporici. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 1000×. Spore ellissoidali, 9,9-12,3 × 6,8-8,0 µm, lisce, in posizione frontale ovoidali, con poro germinativo apicale e spesso con un’estremità troncata, destrinoidi, in massa bianche. Reazione destrinoide, spore osservate in reattivo di Melzer a 1000×. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 1000×. Cheilocistidi abbondanti clavati. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 1000×. Pileipellis costituita da un trichoderma, con elementi terminali strettamente clavati, lobati e moniliformi. Osservazione in Rosso congo ammoniacale a 400×.
  19. Chlorociboria aeruginascens (Nyl.) Kanouse ex C.S. Ramamurthi, Korf & L.R. Batra; Regione Lombardia, Valsassina Località Sanico; Novembre 2013; Foto di Angelo Mariani. Su legno degradato di Betulla.
  20. Chlorociboria aeruginascens (Nyl.) Kanouse ex C.S. Ramamurthi, Korf & L.R. Batra 1958 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Leotiomyces Ordine Helotiales Famiglia Chlorociboriaceae Sinonimi Chlorosplenium aeruginascens (Nyl.) P. Karst. 1871 Foto, Descrizioni e Microscopia Regione Trentino Alto Adige; Settembre 2009; Foto e microscopia di Massimo Biraghi. Interessante come il micelio invada il legno e lo colori di blu-verdastro. Aschi 50-70 × 4-5 µm. Parafisi filiformi e settate. Spore strettamente ellissoidali misuranti (5) 6-9(10) × 1,5-2 µm.
  21. Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein. : Fr.) Boud.;Regione Lombardia; loc. Morengo; Marzo 2014; Foto, commento e microscopia di Massimo Biraghi. Apotecio 2-3 mm di diametro di color giallo limone, giallo cromo, presenza di peli biancastri al margine e nella parte inferiore dell'apotecio, sessile. Crescita su letamaio. Microscopia Spore ellissoidali, leggermente striate, uniseriate nell'asco. N° Long. Larg. Q Moy 17,77 10,07 1,77 Min 15,65 8,93 1,59 Max 20,15 11,73 1,95 Media 17,57 10,26 1,77 Aschi lunghi 200-250 µm, ottasporici, nella maggior parte delle osservazioni pleurorinchi. Parafisi cilindriche, settate, forcate alla base, contenuto giallognolo. Peli lunghi fino a 250 -300 (400) µm, apice appuntito, settati, parete spessa, giallognola, rifrangente in blu cotone. Excipulum non differenziato. Excipulum medullare. Excipulum ectale. Peli ifoidi settati.
  22. Cheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.: Fr.) Boud. 1907 Tassonomia Divisone Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pyronemataceae Foto e Descrizioni Nei pressi di una azienda agricola su letamaio di escrementi bovini. Fruttificazione composta da numerosi esemplari ravvicinati; apoteci discoidali di circa 3 mm di diametro. Regione Lombardia, Gera d’Adda; Aprile 2013; Foto, descrizione e microscopia di Sergio Mombrini. Microscopia Sezione ascoma. Gli excipulum medullare ed ectale hanno struttura poco differenziata del tipo globuloso-angularis. Excipulum medullare superiore con ife allungate e più differenziate (textura subintricata). Excipulum ectale. Excipulun ectale e alcune cellule marginali. Peli ifoidi, ialini, settati. Setole 75-250 × 10-15 µm, settate, base bulboso-lobata, apice appuntito, pareti spesse, giallognolo-chiare. Aschi 210-225 × 12 µm, ottosporici, non amiloidi, base pleurorinca o aporinca. Parafisi cilindracee, settate, apice polimorfo, larghe circa 3 µm ai setti e 5-6 µm all’apice, pigmento giallognolo abbondante. Spore 16-19 × 9-10 µm, ellissoidali, a maturazione con sottili striature longitudinali.
  23. Cheilymenia rubra (Roum.) Boud. 1907 Tassonomia Divisione Ascomycota Classe Pezizomycetes Ordine Pezizales Famiglia Pyronemataceae Genere Cheilymenia Sezione Pseudoscutelliniae Serie Pseudoscutelliniae Sinonimi Lachnea rubra (Roum.) W. Phillips 1887 Peziza rubra Cooke 1876 Peziza theleboloides var. rubra (Cooke) Cooke 1875 Sarcoschypha rubra Roum. 1882 Etimologia Rubra deriva dal latino ruber, rubra, rubrum = rosso. Apotecio Dimensioni minute da 1 a 5 mm di diametro, sessile, inizialmente subgloboso poi cupolato e infine appianato. Imenio rosso-arancio, raramente rosso-brunastro, anche con toni ocracei in vetustà, superficie esterna concolore o un poco più pallida, irregolarmente decorata da corti peli brunastri più evidenti al margine. Microscopia Aschi ottasporici lunghi 180-280 × 12-20 µm. Parafisi cilindriche, filiformi con apice a testa di serpente larghe fino a 10-12 µm. Spore ellissoidali (15)16-19(20) × (9)10-11,5(12) µm, uniseriate nell’asco, non guttulate, subialine e con fine granulazione. Peli 80-280(350) × 15-25(30) µm, ampliamente distribuiti sia al margine che sulla parete esterna, apice ottuso o grossolanamente appuntito, parete spessa oltre i 3 µm, plurisettati, di colore bruno rossastro, bruno pallido, base semplice e spesso tronca, raramente biforcata, irregolari e frammisti con peli più giovani più arrotondati e cellule subglobose. Excipulum differenziato, con ife terminali a textura globulosa o subangularis con cellule ampie. Habitat Specie generalmente gregaria, fruttifica su cumuli di residui vegetali in decomposizione frammisti a sterco maturo preferibilmente equino, raramente su sterco di bovino, spesso in compagnia diCheilymenia theleboloides (Alb. & Schwein.) Boud. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Bibliografia AA.VV., 2000. Nordic Macromycetes. Ascomycetes. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 1. Ed. Nordsvamp. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F., 1984. Champignons de Suisse. Ascomycetes. Vol. 1. Lucerna: Ed. Verlag Mykologia. DENNIS, R.W.G., 1981. British Ascomycetes. Vaduz, Liechtenstein: J. Cramer. MEDARDI, G., 2006. Atlante fotografico degli Ascomiceti d'Italia. Ed. AMB. MORAVEC. J., 2005. A Word Monograph of genus Cheilymenia (Discomycetes, Pezizales, Pyronemataceae) Libri Botanici Vol. 21. Ed. IHW-Verlag. München PHILLIPS, W.,K., 1893. Manual of the British Discomycetes with descriptions of all the species of fungi hitherto found in Britain, included in the family and illustrations of the genera. Published by K. Paul, Trench, Trübner. London . Scheda di proprietà AMINT realizzata da Massimo Biraghi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Lombardia; Marzo 2010, località Filago. Su resti vegetali con paglia e fieno misti a letame equino. Aschi ottasporici lunghi 180-280 × 12-20 µm. Parafisi cilindriche, filiformi a testa di serpente, larghe fino a 10-12 µm. Gli sbalzi repentini di temperatura avvenuti durante il periodo di raccolta dei campioni hanno favorito una dilatazione delle parafisi (fortulismo). Spore ellissoidali (15)16-19(20) × (9)10-11,5(12) µm, uniseriate nell’asco, non guttulate, subialine e con fine granulazione. Peli 80-280(350) × 15-25(30) µm, ampliamente distribuiti sia al margine che sulla parete esterna con con apice ottuso o grossolanamente appuntito, parete spessa oltre i 3 µm, plurisettati, di colore bruno rossastro-bruno pallido, base semplice, spesso tronca, raramente anche biforcata, irregolari e frammisti con peli più giovani più arrotondati e cellule subglobose.
  24. Cheilymenia granulata (Bull. : Fr.) J. Moravec; Regione Umbria; Marzo 2014; Foto di Stefano Rocchi. Su stallatico in decomposizione, largamente diffusi, piccoli di pochi millimetri, prima racchiusi rotondeggianti, poi distesi a forma di coppa anche irregolare, di colore giallo acceso, arancione, più chiari tendenti a sbiadire all'esterno. A prima vista sembrano sprovvisti di peli al bordo ma con la lente si nota una leggera e corta peluria bianca. Aschi ottasporici 200-210 × 12,5-13 µm; parafisi a testa ingrossata; spore ellissoidali 16 × 10 µm. Periderma. Osservazione in mercurocromo, a 400×. Aschi 200-210 × 12,5-13 µm e spore 16 × 10 µm. Osservazione in mercurocromo, a 400×. Osservazione a 1000×. Parafisi a testa ingrossata. Osservazione in mercurocromo, a 1000×.
  25. Cheilymenia granulata (Bull. : Fr.) J. Moravec; Regione Lombardia; Marzo 2013; Foto di Massimo Biraghi. Spore ellissoidali, lievemente striate a maturazione, non sempre la striatura è facilmente osservabile. N° Long. Larg. Q Moy 17,48 9,96 1,76 µm. Min 15,77 9,27 1,61 µm. Max 18,33 10,51 1,95 µm. Aschi ottasporici negativi al melzer. Excipulum indifferenziato con elementi subglobosi.
×
×
  • Crea Nuovo...

Important Information

Termini d'uso Informativa sulla riservatezza