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Archivio Micologico

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  1. Leucoagaricus wichanskyi (Pilát) Bon & Boiffard; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Dicembre 2018; Foto di Raffaele Mininno.
  2. Leucoagaricus cinerascens (Quél.) Bon & Boiffard 1978 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Foto e Descrizioni Questa specie si riconosce per i cromatismi grigiastri del pileo e per alcuni specifici caratteri microscopici collegati alle misure degli elementi della pileipellis e delle spore. Commestibilità e Tossicità Tossico, responsabile di sindrome gastroenterica incostante. Regione Toscana; Ottobre 2021; Foto e descrizione di Tomaso Lezzi. Leucoagaricus con cappello nei giovani liscio, di color grigio cenere, poi a maturità si frammenta in piccole scagliette piatte, appressate di colore dal grigio al tortora; lamelle bianco grigiastre; gambo con il centro cavo, che si macchia di giallo alla contusione, anello con la parte inferiore scura, dello stesso colore del cappello. Esemplari giovani. Esemplari più maturi. Esemplari ancora più maturi.
  3. Lyophyllum littoralis (Ballero & Contu) Contu; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Dicembre 2018; Foto di Raffaele Mininno.
  4. Desarmillaria tabescens (Scop.) R.A. Koch & Aime; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  5. Leccinellum crocipodium (Letellier) Della Maggiora & Trassin.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Il viraggio: poco dopo il taglio Dopo una decina di minuti
  6. Tricholoma sejunctum (Sowerby : Fr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 63, Pag. 167: “Ha cappello conico o campanulato, poi convesso con umbone ottuso e margine fessurato; superficie asciutta, percorsa da fibrille radiali brune o concolori su fondo di colore molto variabile: giallo-verde, verde oliva o verde scuro soprattutto verso il centro. L’elevata variabilità morfocromatica di questa specie e la sua ampia diffusione in areali diversi hanno contribuito alla creazione di molte varietà e forme. Gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, in ambiente tendenzialmente termofilo o mediterraneo associato a Querce, Castagni, Carpini e Faggi; comune dall’autunno e pressoché indifferente al substrato. Tossico, responsabile di forme gastroenteriche. Inoltre pericoloso per la relativa somiglianza con la mortale Amanita phalloides.” La tipica sfumatura gialla nei due terzi superiori del gambo; frequente soprattutto negli esemplari maturi Particolare dell'attacco delle lamelle (smarginate) al gambo
  7. Baorangia emileorum (Barbier) Vizzini, Simonini & Gerlardi; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Il colore del cappello potrebbe far pensare ad altre specie (Boletus regius, Boletus pseudoregius, alcuni Xerocomus dal cappello rosa – rossastro), ma il gambo robusto, non reticolato né costolato né liscio, ma provvisto di granulosità rossastra su fondo giallastro aiuta nella distinzione. Boletacea relativamente rara, ama clima caldo e asciutto, fruttificando presso latifoglie (soprattutto Quercia e Castagno) in estate-autunno. Ha cappello carnoso, convesso da giovane, poi piano-convesso, con orlo generalmente un poco eccedente; la sua cuticola è asciutta, di colore da rosa a rossastro più o meno scuro. Tubuli corti rispetto allo spessore della carne del cappello, gialli ma verdastri alla contusione o se esposti all’aria; i pori sono, a maturità, irregolari e angolosi, concolori ai tubuli, bluastri al tocco. Gambo solitamente grosso e robusto, giallo all’apice e altrove più o meno cosparso di granulosità rossastra; un po' bluastro se contuso. La carne ha colore da biancastro a giallino, con alone rosato – rossastro subito sotto la cuticola ed è più scura alla base del gambo. Mostra un viraggio più o meno evidente al blu-verdastro al taglio (in questi esemplari la carne ha subito un leggero viraggio iniziale per poi tornare, dopo un'ora circa, ad assumere colorazione giallina leggermente scurita, mantenendosi più scura alla base del gambo) . Odore (almeno in questi esemplari fotografati) leggero e gradevole, misto tra il fungino e l’humus; sapore dolciastro al primo assaggio, poi un po’ acidulo. Imenoforo; con pori irregolari e angolosi
  8. Hericium erinaceus (Bull.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Un bel fungo parassita, dalla forma complessiva rotondeggiante e compatta, di colore biancastro da giovane, con tendenza ad ingiallire e a imbrunirsi con l’età. Caratterizzato dalla presenza di aculei regolari, penduli e morbidi che ne ricoprono tutta la parte esposta all’aria. È fornito di un grosso bulbo basale con cui attecchisce al legno di piante viventi, in particolare Faggio e Quercia, sia alla base della pianta ospite ma anche a notevole altezza da terra. Dalla base si dipartono, in stretto contatto tra loro, vari rami carnosi, bianchi, di consistenza cotonosa, che si dividono a loro volta negli aculei superficiali su cui si trova l’imenoforo. Utilizzato da secoli nella medicina tradizionale cinese in quanto ritenuto efficace nella cura di alcune patologie (ulcere gastriche, carcinomi esofagei, diabete, ecc.). Altre specie di Hericium (come Hericium clathroides e Hericium coralloides) si distinguono macroscopicamente per la diversa disposizione con cui i rami carnosi si dipartono dalla base: ben distanziati tra loro e più volte biforcati in modo da formate un insieme a forma di corallo, non compatto né rotondeggiante. Se non fosse per il colore, a prima vista Hericium erinaceus potrebbe ricordare, soprattutto se reperito a livello del suolo come l’esemplare nelle foto, un “Riccio comune” (Erinaceus europaeus) quando, in presenza di pericolo, si contrae appallottolandosi su se stesso. Ai piedi di un Cerro; una sorta di "Riccio albino" che si sia appallottolato su se stesso. La grossa e lunga parte basale era ben attaccata alle radici In sezione si notano le ramificazioni a stretto contatto tra di loro e terminanti con gli aculei
  9. Tricholoma pardinum (Pers. : Secr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 71, Pag. 176: “Molto velenoso. La sindrome cui dà luogo è di tipo gastrointestinale, a breve latenza. I primi sintomi insorgono precocemente, da mezz'ora a una o due ore dall'ingestione del fungo. L'intossicazione è piuttosto violenta ma con esito generalmente positivo. Solamente in rari casi è stato responsabile di decessi, a danno di persone probabilmente già in precario stato di salute. Fungo simbionte, predilige i boschi di Abete o misti al Faggio, raramente rinvenibile in faggete pure o sotto altre latifoglie, su substrato ricco di carbonati. Cresce a gruppi di pochi esemplari dalla tarda estate all'autunno non inoltrato. Nelle forme tipiche il riconoscimento di questa specie verte sulle seguenti caratteristiche: rivestimento del cappello con evidenti squamette scure, taglia carnosa e consistente, lamelle che, soprattutto negli esemplari giovani, possono essudare goccioline trasparenti e odore e sapore chiaramente evocanti la farina. Si tratta di una specie subdola in quanto pur avendo un elevato grado di tossicità possiede odore e sapore gradevoli. Questa caratteristica, congiuntamente alla somiglianza con specie commestibili e ricercate, lo rende doppiamente pericoloso.” In bosco di Castagno Goccioline acquose depositate sul gambo
  10. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Parassitata da Mycogone rosea che ne ha invaso tutta la superficie. Risulta quindi non commestibile. Esemplari non parassitati: la volva e il resto delle superfici non sono macchiati di rosa. In ogni caso, vista la facile deteriorabilità di questa specie, è sempre bene assicurarsi che alla raccolta (e a casa, prima di consumarli!) i vari esemplari non abbiano odore sgradevole (di muffa o di uovo marcio) ma abbiano un odore gradevole seppur lieve.
  11. Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, N. Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau; Regione Toscana; Ottobre 2017; foto di Alessandro Francolini. L’epiteto specifico rhodopurpureus deriva dai termini greci rhódon = rosa e porphýreos = porpora-scarlatto. Una caratteristica macroscopica riportata in letteratura che dovrebbe caratterizzare l’Imperator rhodopurpureus (e le sue varietà o forme) da altri boleti simili è la sua cuticola che fin da giovane si presenta rugosa e non liscia. Altra caratteristica riportata in letteratura e che lo differenzia dal simile Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) è la seguente: nell’Imperator rhodopurpureus il cappello assume all'inizio una colorazione rosata per diventare ben presto (in modo naturale e non solo per viraggio indotto da sfregamento con corpi estranei) rosa-salmone o rosa-lilla intenso fino al colore rosso-bruno-nerastro a maturità e tali colorazioni, miscelate, ricoprono tutto il cappello; mentre il cappello di Imperator luteocupreus è caratterizzato da colorazioni complessivamente giallo-cromo almeno da giovane con eventuali tonalità aranciate al centro; successivamente, e solo per viraggio dovuto a contatto con fili d'erba, gocce di pioggia e altro, il cappello assume nelle zone contuse tonalità iniziali blu per virare poi a toni rosso-lampone o rosso-rame; il tutto non in maniera uniforme ma con macchie color blu nelle zone contuse di recente e di color rosso-rame nelle zone contuse da più tempo, lasciando intravedere soprattutto all’orlo e nelle zone non contuse l’iniziale colore giallastro. Inoltre a completa maturazione il cappello di I. luteocupreus assume tonalità plumbee, grigiastre, al contrario del cappello di I. rhodopurpureus che rimane con toni bruno-rossastri con sfumature viola sordido. Il viraggio della carne al blu in seguito al taglio sarebbe inoltre molto più pronunciato e violento in I. luteocupreus che in I. rhodopurpureus. Altra differenza riportata in parte della letteratura è data sia dalla colorazione del reticolo del gambo che dal colore dei pori: nei primordi di I. rhodopurpureus le maglie del reticolo sono di colore giallo così come i pori per divenire ben presto rosso sangue, mentre in I. luteocupreus reticolo e pori sono fin dall'inizio di colore rosso sangue; inoltre in I. luteocupreus il rosso sangue della superficie poroide sfuma spesso in tonalità giallo-aranciate verso il margine pileico. Il forte viraggio per contusione in I. luteocupreus al blu e in seguito al rosso-vinoso o rosso-ramato può comunque rendere difficoltosa la distinzione tra le due specie. L’epiteto specifico luteocupreus deriva dai termini latini lúteus = giallo, dorato e da cupreus (derivato di cuprum = rame). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 213, Pag. 334: “Caratteristico il viraggio molto intenso, blu nerastro, in questa specie se corrosa, contusa o tagliata. Talvolta sono presenti vistosi segni realizzatisi in modo spontaneo a seguito dello sfioramento con corpi vari incontrati in ambiente durante la crescita. Si confonde con il Rubroboletus rhodoxanthus che presenta il cappello inizialmente crema giallastro-biancastro e carne del gambo gialla immutabile. Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) con cappello giallastro crema-rosato al centro poi rossastro laterizio è un’altra specie vicina e confondibile con questo fungo.”
  12. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Un cespo con colori chiari; evidente l'anello sul gambo. Un cespo dai colori del "miele di castagno".
  13. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare con il pigmento giallo diffuso su quasi tutte le superfici.
  14. Trametes versicolor (L. : Fr.) Lloyd; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  15. Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 216, Pag. 337: “Il forte annerimento della carne, le tonalità verdastre alla base del gambo e la stretta simbiosi con Pioppo ne semplificano la determinazione. Il Leccinum scabrum, specie maggiormente conosciuta e apprezzata nel Nord Italia, si differenzia per la carne pressoché immutabile e per l’habitat di crescita, generalmente associato a Betulla. Nonostante l’annerimento delle carni con la cottura, come del resto per tutti i Leccinum, L. duriusculum risulta essere uno dei più ricercati e consumati tra i Porcinelli.” Qui fotografato, invasivo, vicino a una pista ciclabile fiancheggiata da una fila di Pioppo bianco Macchie di tonalità verde-bluastro verso la base del gambo Nell'esemplare di sinistra si può osservare il viraggio Appena sezionato: carne bianca dopo un minuto dopo 5 minuti
  16. Lactarius chrysorrheusus Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius molto comune, gregario, presente dalla tarda estate all’autunno. Caratteristiche utili al riconoscimento sono: latice amaro e acre, abbondante e fluido, bianco ma subito giallo-zolfo o giallo-oro sia lasciato sulle lamelle che isolato; cappello di medie dimensioni, liscio e asciutto, con zonature o guttule concentriche più scure del colore di fondo che varia dal color albicocca al crema con riflessi carnicini al rosa-arancio; carne dall’odore un po’ fruttati, biancastra ma presto di colore giallo zolfo al taglio; gambo più o meno slanciato, senza scrobicoli, subconcolore al cappello. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 176, Pag. 293: “Uno dei Lactarius più abbondanti e presenti in area mediterranea, cresce a piccoli gruppi, in modo diffuso e generalizzato; non esiste un solo angolo del bosco che non mostri la presenza di questo fungo nei momenti in cui si trova in produzione. Si tratta di una specie fortemente tipicizzata e che difficilmente può essere confusa con altre: solo Lactarius decipiens può avvicinarsi e presentare una certa somiglianza: l’assenza di zonature sul cappello, il colore rossastro e in particolare il caratteristico odore di Pelargonio, aiutano moltissimo alla sua determinazione. Altre specie con cromatismi analoghi e zonature sul cappello, sono decisamente più grandi, non hanno latice ingiallente e non possono quindi essere confuse con questo fungo. L’acredine lascia supporre la presenza di sostanze tossiche, anche se lievemente presenti in questo caso.”
  17. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare ancora parzialmente chiuso; in Toscana la raccolta di un esemplare simile è vietata (ma non la fotografia).
  18. Entoloma sinuatum (Bull. : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Il colore del deposito sporale
  19. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo e anello Particolare dell'anello La "zebratura" sul gambo
  20. Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  21. Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Caratterizzato dal cappello imbutiforme (tranne da giovanissimo in cui è convesso), dal colore brillante che va dall’arancio al bruno-aranciato, ma anche al bruno scuro. Lamelle di colore giallo-oro o giallo-aranciato (comunque sempre più giallastre rispetto al colore del cappello), molto decorrenti sul gambo e intercalate da lamellule. Si tratta di una specie che, se stropicciata, macchia le mani di arancione. Specie tossica. È lignicola e cresce di solito cespitosa alla base o sulle radici di latifoglie (in prevalenza Cerro, Leccio e Olivo). L’eventuale e grossolana confusione con i “galletti o finferli” (Cantharellus cibarius e simili), dovuta ad una errata interpretazione delle rispettive colorazioni, è comunque improbabile viste le differenze morfologiche e ambientali. Vere lamelle in Omphalotus olearius, una sorta di costolature o pseudolamelle in Cantharellus sp., crescita lignicola di O. olearius, terricola in Cantharellus cibarius e simili. Più facile confondere, a causa della colorazione talvolta simile, O. olearius con Hygrophoropsis aurantiaca che tuttavia cresce isolata o tutt’al più gregaria (preferendo le aghifoglie alle latifoglie) su residui vegetali in decomposizione, ha imenoforo privo di lamellule, con lamelle caratteristicamente dicotomiche (cioè si biforcano alcune volte, in senso radiale, partendo dal gambo verso il margine del cappello). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 180, Pag. 297: “Specie tipo del genere Omphalotus, termofila, molto diffusa nell’area mediterranea, può essere saprotrofa ma prevalentemente è parassita. Spesso la ritroviamo affiorante dal suolo, apparentemente terricola, ma basta scavare leggermente sotto il gambo per trovare la radice o il legno che le fa da supporto.”
  22. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Giovane esemplare con la cuticola del cappello molto scura (da cui il nomignolo popolare di "neri" dato a questa specie di "porcino")
  23. Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  24. Tubulifera arachnoidea Jacq.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Giovani esemplari; su tronco marcescente di Abete bianco. Basta appena sfiorarli che si "rompono", col plasmodio liquido che fuoriesce
  25. Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. È tra le “vescie” quella più facile da incontrare essendo ubiquitaria, terricola ma non di rado reperita su residui legnosi in decomposizione e, raramente, su pigne. Gli aculei conici (alti fino a 2 mm soprattutto all’apice dell’esoperidio) sono contornati alla base da piccole verruchine o da aculei più tozzi che permangono anche dopo la caduta degli aculei più grandi: ne risulta una caratteristica areolatura a maglie pseudo-poligonali. Commestibile, come le sue congeneri, quando la gleba è ancora perfettamente bianca. Si tratta di una specie polimorfa ma, nel contempo, molto costante nel presentare aculei conici. Questa caratteristica è davvero la più importante per una corretta determinazione ed è apprezzabile anche in esemplari vetusti, laddove si possono individuare le cicatrici circolari lasciate dopo la caduta degli aculei. Benché non sia tossico dal punto di vista alimentare, si ritiene utile citare un’allergia presente in letteratura medica, chiamata Lycoperdonosi. Si tratta di una polmonite allergica dovuta all’inalazione, fortuita o voluta, di buone quantità di polvere sporale.”
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