Vai al contenuto

Archivio Micologico

Soci AMINT CSM
  • Numero contenuti

    15470
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di Archivio Micologico

  1. Tricholoma pardinum (Pers. : Secr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 71, Pag. 176: “Molto velenoso. La sindrome cui dà luogo è di tipo gastrointestinale, a breve latenza. I primi sintomi insorgono precocemente, da mezz'ora a una o due ore dall'ingestione del fungo. L'intossicazione è piuttosto violenta ma con esito generalmente positivo. Solamente in rari casi è stato responsabile di decessi, a danno di persone probabilmente già in precario stato di salute. Fungo simbionte, predilige i boschi di Abete o misti al Faggio, raramente rinvenibile in faggete pure o sotto altre latifoglie, su substrato ricco di carbonati. Cresce a gruppi di pochi esemplari dalla tarda estate all'autunno non inoltrato. Nelle forme tipiche il riconoscimento di questa specie verte sulle seguenti caratteristiche: rivestimento del cappello con evidenti squamette scure, taglia carnosa e consistente, lamelle che, soprattutto negli esemplari giovani, possono essudare goccioline trasparenti e odore e sapore chiaramente evocanti la farina. Si tratta di una specie subdola in quanto pur avendo un elevato grado di tossicità possiede odore e sapore gradevoli. Questa caratteristica, congiuntamente alla somiglianza con specie commestibili e ricercate, lo rende doppiamente pericoloso.” In bosco di Castagno Goccioline acquose depositate sul gambo
  2. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Parassitata da Mycogone rosea che ne ha invaso tutta la superficie. Risulta quindi non commestibile. Esemplari non parassitati: la volva e il resto delle superfici non sono macchiati di rosa. In ogni caso, vista la facile deteriorabilità di questa specie, è sempre bene assicurarsi che alla raccolta (e a casa, prima di consumarli!) i vari esemplari non abbiano odore sgradevole (di muffa o di uovo marcio) ma abbiano un odore gradevole seppur lieve.
  3. Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, N. Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau; Regione Toscana; Ottobre 2017; foto di Alessandro Francolini. L’epiteto specifico rhodopurpureus deriva dai termini greci rhódon = rosa e porphýreos = porpora-scarlatto. Una caratteristica macroscopica riportata in letteratura che dovrebbe caratterizzare l’Imperator rhodopurpureus (e le sue varietà o forme) da altri boleti simili è la sua cuticola che fin da giovane si presenta rugosa e non liscia. Altra caratteristica riportata in letteratura e che lo differenzia dal simile Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) è la seguente: nell’Imperator rhodopurpureus il cappello assume all'inizio una colorazione rosata per diventare ben presto (in modo naturale e non solo per viraggio indotto da sfregamento con corpi estranei) rosa-salmone o rosa-lilla intenso fino al colore rosso-bruno-nerastro a maturità e tali colorazioni, miscelate, ricoprono tutto il cappello; mentre il cappello di Imperator luteocupreus è caratterizzato da colorazioni complessivamente giallo-cromo almeno da giovane con eventuali tonalità aranciate al centro; successivamente, e solo per viraggio dovuto a contatto con fili d'erba, gocce di pioggia e altro, il cappello assume nelle zone contuse tonalità iniziali blu per virare poi a toni rosso-lampone o rosso-rame; il tutto non in maniera uniforme ma con macchie color blu nelle zone contuse di recente e di color rosso-rame nelle zone contuse da più tempo, lasciando intravedere soprattutto all’orlo e nelle zone non contuse l’iniziale colore giallastro. Inoltre a completa maturazione il cappello di I. luteocupreus assume tonalità plumbee, grigiastre, al contrario del cappello di I. rhodopurpureus che rimane con toni bruno-rossastri con sfumature viola sordido. Il viraggio della carne al blu in seguito al taglio sarebbe inoltre molto più pronunciato e violento in I. luteocupreus che in I. rhodopurpureus. Altra differenza riportata in parte della letteratura è data sia dalla colorazione del reticolo del gambo che dal colore dei pori: nei primordi di I. rhodopurpureus le maglie del reticolo sono di colore giallo così come i pori per divenire ben presto rosso sangue, mentre in I. luteocupreus reticolo e pori sono fin dall'inizio di colore rosso sangue; inoltre in I. luteocupreus il rosso sangue della superficie poroide sfuma spesso in tonalità giallo-aranciate verso il margine pileico. Il forte viraggio per contusione in I. luteocupreus al blu e in seguito al rosso-vinoso o rosso-ramato può comunque rendere difficoltosa la distinzione tra le due specie. L’epiteto specifico luteocupreus deriva dai termini latini lúteus = giallo, dorato e da cupreus (derivato di cuprum = rame). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 213, Pag. 334: “Caratteristico il viraggio molto intenso, blu nerastro, in questa specie se corrosa, contusa o tagliata. Talvolta sono presenti vistosi segni realizzatisi in modo spontaneo a seguito dello sfioramento con corpi vari incontrati in ambiente durante la crescita. Si confonde con il Rubroboletus rhodoxanthus che presenta il cappello inizialmente crema giallastro-biancastro e carne del gambo gialla immutabile. Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) con cappello giallastro crema-rosato al centro poi rossastro laterizio è un’altra specie vicina e confondibile con questo fungo.”
  4. Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Un cespo con colori chiari; evidente l'anello sul gambo. Un cespo dai colori del "miele di castagno".
  5. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare con il pigmento giallo diffuso su quasi tutte le superfici.
  6. Trametes versicolor (L. : Fr.) Lloyd; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  7. Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 216, Pag. 337: “Il forte annerimento della carne, le tonalità verdastre alla base del gambo e la stretta simbiosi con Pioppo ne semplificano la determinazione. Il Leccinum scabrum, specie maggiormente conosciuta e apprezzata nel Nord Italia, si differenzia per la carne pressoché immutabile e per l’habitat di crescita, generalmente associato a Betulla. Nonostante l’annerimento delle carni con la cottura, come del resto per tutti i Leccinum, L. duriusculum risulta essere uno dei più ricercati e consumati tra i Porcinelli.” Qui fotografato, invasivo, vicino a una pista ciclabile fiancheggiata da una fila di Pioppo bianco Macchie di tonalità verde-bluastro verso la base del gambo Nell'esemplare di sinistra si può osservare il viraggio Appena sezionato: carne bianca dopo un minuto dopo 5 minuti
  8. Lactarius chrysorrheusus Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius molto comune, gregario, presente dalla tarda estate all’autunno. Caratteristiche utili al riconoscimento sono: latice amaro e acre, abbondante e fluido, bianco ma subito giallo-zolfo o giallo-oro sia lasciato sulle lamelle che isolato; cappello di medie dimensioni, liscio e asciutto, con zonature o guttule concentriche più scure del colore di fondo che varia dal color albicocca al crema con riflessi carnicini al rosa-arancio; carne dall’odore un po’ fruttati, biancastra ma presto di colore giallo zolfo al taglio; gambo più o meno slanciato, senza scrobicoli, subconcolore al cappello. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 176, Pag. 293: “Uno dei Lactarius più abbondanti e presenti in area mediterranea, cresce a piccoli gruppi, in modo diffuso e generalizzato; non esiste un solo angolo del bosco che non mostri la presenza di questo fungo nei momenti in cui si trova in produzione. Si tratta di una specie fortemente tipicizzata e che difficilmente può essere confusa con altre: solo Lactarius decipiens può avvicinarsi e presentare una certa somiglianza: l’assenza di zonature sul cappello, il colore rossastro e in particolare il caratteristico odore di Pelargonio, aiutano moltissimo alla sua determinazione. Altre specie con cromatismi analoghi e zonature sul cappello, sono decisamente più grandi, non hanno latice ingiallente e non possono quindi essere confuse con questo fungo. L’acredine lascia supporre la presenza di sostanze tossiche, anche se lievemente presenti in questo caso.”
  9. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Esemplare ancora parzialmente chiuso; in Toscana la raccolta di un esemplare simile è vietata (ma non la fotografia).
  10. Entoloma sinuatum (Bull. : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Il colore del deposito sporale
  11. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo e anello Particolare dell'anello La "zebratura" sul gambo
  12. Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  13. Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Caratterizzato dal cappello imbutiforme (tranne da giovanissimo in cui è convesso), dal colore brillante che va dall’arancio al bruno-aranciato, ma anche al bruno scuro. Lamelle di colore giallo-oro o giallo-aranciato (comunque sempre più giallastre rispetto al colore del cappello), molto decorrenti sul gambo e intercalate da lamellule. Si tratta di una specie che, se stropicciata, macchia le mani di arancione. Specie tossica. È lignicola e cresce di solito cespitosa alla base o sulle radici di latifoglie (in prevalenza Cerro, Leccio e Olivo). L’eventuale e grossolana confusione con i “galletti o finferli” (Cantharellus cibarius e simili), dovuta ad una errata interpretazione delle rispettive colorazioni, è comunque improbabile viste le differenze morfologiche e ambientali. Vere lamelle in Omphalotus olearius, una sorta di costolature o pseudolamelle in Cantharellus sp., crescita lignicola di O. olearius, terricola in Cantharellus cibarius e simili. Più facile confondere, a causa della colorazione talvolta simile, O. olearius con Hygrophoropsis aurantiaca che tuttavia cresce isolata o tutt’al più gregaria (preferendo le aghifoglie alle latifoglie) su residui vegetali in decomposizione, ha imenoforo privo di lamellule, con lamelle caratteristicamente dicotomiche (cioè si biforcano alcune volte, in senso radiale, partendo dal gambo verso il margine del cappello). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 180, Pag. 297: “Specie tipo del genere Omphalotus, termofila, molto diffusa nell’area mediterranea, può essere saprotrofa ma prevalentemente è parassita. Spesso la ritroviamo affiorante dal suolo, apparentemente terricola, ma basta scavare leggermente sotto il gambo per trovare la radice o il legno che le fa da supporto.”
  14. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Giovane esemplare con la cuticola del cappello molto scura (da cui il nomignolo popolare di "neri" dato a questa specie di "porcino")
  15. Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  16. Tubulifera arachnoidea Jacq.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Giovani esemplari; su tronco marcescente di Abete bianco. Basta appena sfiorarli che si "rompono", col plasmodio liquido che fuoriesce
  17. Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. È tra le “vescie” quella più facile da incontrare essendo ubiquitaria, terricola ma non di rado reperita su residui legnosi in decomposizione e, raramente, su pigne. Gli aculei conici (alti fino a 2 mm soprattutto all’apice dell’esoperidio) sono contornati alla base da piccole verruchine o da aculei più tozzi che permangono anche dopo la caduta degli aculei più grandi: ne risulta una caratteristica areolatura a maglie pseudo-poligonali. Commestibile, come le sue congeneri, quando la gleba è ancora perfettamente bianca. Si tratta di una specie polimorfa ma, nel contempo, molto costante nel presentare aculei conici. Questa caratteristica è davvero la più importante per una corretta determinazione ed è apprezzabile anche in esemplari vetusti, laddove si possono individuare le cicatrici circolari lasciate dopo la caduta degli aculei. Benché non sia tossico dal punto di vista alimentare, si ritiene utile citare un’allergia presente in letteratura medica, chiamata Lycoperdonosi. Si tratta di una polmonite allergica dovuta all’inalazione, fortuita o voluta, di buone quantità di polvere sporale.”
  18. Oudemansiella mucida (Schrad. : Fr.) v.Höhnel; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Difficile confondere questa bella specie con altre. Cappello glutinoso di aspetto traslucido (ma sericeo e opaco a tempo molto secco); carne esigua ma di consistenza quasi gelatinosa; colorazione del cappello da bianco a bianco-avorio, ma anche grigiastro; lamelle spaziate, intervallate da lamellule, con filo dentellato; gambo sottile e rigido, biancastro sopra l’anello e più scuro (anche brunastro) al di sotto; anello anch’esso più o meno glutinoso. A ciò si aggiunge l’habitat: preferibilmente su legno morto di Faggio, ma anche come parassita su pianta viva. Talora anche su altre piante (Quercia e conifere). Crescita di solito cespitosa anche gregaria, raramente isolata. Gambo un po' bulboso alla base, all'innesto sul legno
  19. Clitocybe odora (Bull. : Fr.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Molto conosciuto e praticamente inconfondibile. Grazie al suo odore forte e persistente di anice se ne può intuire la presenza ancora prima di vederlo. Per questo è facile da determinare anche se si presenta con colori molto sbiaditi o completamente grigi. Il verde è la componente principale del suo colore ed è una pigmentazione piuttosto rara nei funghi. Ovviamente non è dovuto alla clorofilla che è presente solo nelle parti verdi dei vegetali; il colore dei funghi è un elemento utile per la determinazione, ma bisogna ricordarsi che può essere modificato, anche profondamente, dalle condizioni climatiche. Il buon odore di anice ha favorito l'utilizzo di questo fungo per aromatizzare liquori e dolci, ma è pressoché inutilizzabile in cucina per la sua forte intensità; qualcuno pare sia riuscito a utilizzare con successo il fungo nella preparazione del gelato!
  20. Limacella illinita (Fr. : Fr.) Maire; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Novembre 2018; Foto di Raffaele Mininno
  21. Rhodocybe malenconii Pacioni & Lalli; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Novembre 2018; Foto di Raffaele Mininno.
  22. Agaricus menieri Bon. Regione Puglia, Bosco Isola, Parco Nazionale del Gargano. Novembre 2018. Foto di Raffaele Mininno.
  23. Amanita proxima Dumée; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Novembre 2018; Foto di Raffaele Mininno.
  24. Xerocomellus redeuilhii A.F.S. Taylor, U. Eberh., Simonini, Gelardi & Vizzini; Regione Puglia; Novembre 2018; Foto di Raffaele Mininno. Bosco Isola, Parco Nazionale del Gargano. Carpofori attaccati dall'ascomicete parassita Hypomyces chrysospermus.
  25. Leucocoprinus cretaceus (Bull. : Fr.) Locq.; Regione Puglia, Bosco Isola - Parco Nazionale del Gargano; Novembre 2018; Foto di Raffaele Mininno.
×
×
  • Crea Nuovo...

Important Information

Termini d'uso Informativa sulla riservatezza