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Flammulaster limulatus (Fr.) Watling 1967
Archivio Micologico ha risposto alla discussione di Archivio Micologico in Funghi Non Commestibili o Sospetti
Flammulaster limulatus (Fr.) Watling; Regione Abruzzo; Ottobre 2017; Foto e commento di Tomaso Lezzi. Particolare del cappello. Spore di profilo ellissoidale in proiezione frontale e nettamente faseoliformi in proiezione laterale, a parete di spessore medio. Osservazione in L4 a 400×. Cuticola formata da ife allungate, a salsicciotto, catenulate. Osservazione in L4 a 400×. -
Flammulaster limulatus (Fr.) Watling 1967
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Flammulaster limulatus (Fr.) Watling; Regione Abruzzo; Ottobre 2017; Foto, commento e microscopia di Mario Iannotti. Ritrovamento su ceppaia di legno di Faggio. Spore 7,3-8,3 × 3,3-4,6 µm; Q = 1,7-2,3; Media = 7,8 × 4,0 µm; Qm = 2,0; di profilo ellissoidale in proiezione frontale e nettamente faseoliformi in proiezione laterale, a parete di spessore medio, con poro germinativo poco visibile, ma presente. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Cheilocistidi abbondanti, riuniti anche in gruppi, largamente clavati, osservati GAF alla base. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Pileipellis formata da una cutis con fasci di ife ascendenti, catenulate, con elementi da globosi a cilindrici rigonfi, con pigmento incrostante. GAF presenti. Osservazione in Rosso Congo a 100×. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Stipitipellis a cutis, con ife cilindriche, settate, leggermente intrecciate, con pigmento incrostante, osservati GAF abbondanti. Osservazione in Rosso Congo a 100×. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Caulopellis, sono ben visibili i GAF. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. GAF in evidenza. -
Flammulaster limulatus (Fr.) Watling 1967
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Flammulaster limulatus (Fr.) Watling 1967 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Inocybaceae Sinonimi Phaeomarasmius limulatus (Fr.) Singer 1962 Flammulaster limulatoides P.D. Orton 1984 Flammulaster novasilvensis P.D. Orton 1984 Flammulaster limulatus var. litus Vellinga 1986 Flammulaster limulatus var. novasilvensis (P.D. Orton) Vellinga 1986 Flammulaster limulatus var. intermedius E. Ludw. 2001 Etimologia L'epiteto Flammulaster deriva dal latino flámmula = fiammella e dal greco ἀστήρ [astér] = stella, per le decorazioni solitamente presenti sul cappello. L'epiteto limulatus deriva dal latino līmus [i] = fango, limo; per il colore del cappello. Cappello Di dimensioni medio-piccole, fino a 3 cm, quasi emisferico nei giovani esemplari, diventa poi convesso con lo sviluppo, infine quasi piano. La superficie è color ruggine, cannella, granulosa. Imenoforo Lamelle mediamente distanziate, panciute in posizione mediana, con presenza di di diversi ordini di lamellule, gialle all'esordio, poi macchiate di bruno ruggine a maturità pe rla sporata, il filo delle lamelle è spesso più scuro della faccia della lamella. Gambo Stipite mediamente corto, 2-4 cm, con portamento lineare o ricurvo, brunastro con tonalità più chiare e giallastre all'apice, interamente rivestito con decorazioni analoghe a quelle presenti sul pileo. Carne Bruno giallastra. Habitat Specie saprotrofa che cresce su residui legnosi, rami, vecchie ceppaie, e segatura. Segnalato in letteratura scientifica sotto latifoglia con particolare predilezione per Fagus sylvatica. Microscopia Tutte le specie del genere Flammulaster hanno struttura della cuticola con ife globose, rigonfie o cortamente cilindriche, più o meno catenulate. Flammulaster limulatus ha cuticola di ife allungate, cortamente cilindriche, a salsicciotto, catenulate. Spore (6,3) 6,9-8,3 (8,8) × (3,5) 3,6-4,1 (4,3) µm; Q = (1,6) 1,8-2,1 (2,3); N = 32; Media = 7,6 × 3,9 µm; Qm = 2,0; di profilo ellissoidale in proiezione frontale e nettamente faseoliformi in proiezione laterale, a parete di spessore medio, con poro germinativo non sempre ben visibile, ma presente. I cheilocistidi sono abbondanti, riuniti anche in gruppi, largamente clavati. GAF presenti in tutte le strutture osservate: alla base dei cheilocisitidi, nella caulopellis e pileipellis. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Note nomenclaturali Il genere Flammulaster è stato descritto da Earle nel 1909 come un genere segregato da Naucoria con i seguenti caratteri: • basidiocarpi putrescenti; • pileo convesso, squamuloso o setoso; • lamelle annesse o decorrenti; • gambo centrale; • velo subevanescente, che non forma anello distinto; e • spore ruggine o cannella. Nel 1953 Küner e Romagnesi riconoscono per Naucoria subgen. Floccularia circa gli stessi caratteri (escudendo il subgen. Tubaria). Norton nel 1960 accetta questo gruppo e lo separa come genere Flocculina. Waitling nel 1967 riconosce la sinonimia tra Flammulaster e Flocculina. Per il genere Flammulaster è ammessa anche una relazione molto stretta con il genere Phaeomarasmius, da cui si distingue per la struttura della pileipellis, che in quest’ultimo è un lamprotricoderma, cioè una palizzata di ife rialzate e a parete spessa. Somiglianze e varietà Phaeomarasmius erinaceus (Fr. : Fr.) Scherff. ex Romagn. può macroscopicamente somigliare a Flammulater limulatus. Un esame microscopico ci toglie subito qualsiasi dubbio, perché Phaeomarasmius erinaceus ha struttura della cuticola a lamprotricoderma, cioè una palizzata di ife rialzate e a parete spessa, mentre in Flammulaster muricatus la cuticola è formata da ife globose, rigonfie o cortamente cilindriche, più o meno catenulate. Flammulaster novasilvensis P.D. Orton ha ife della curticola cortamente cilindriche, e alcuni autori lo sinonimizzano con Flammulaster limulatus. Flammulaster muricatus (Fr. : Fr.) Watling ha ife della curticola globose e non cortamente cilindriche. Flammulaster granulosus (J.E. Lange) Watling ha habitat non su legno; spore non faseoliformi. Flammulaster ferrugineus Maire ex Watling (nome non valido), ora Tubaria ferruginea Maire ex E. Horak & P.-A. Moreau ha spore non faseoliformi. Flammulaster wieslandri (Fr.) M.M. Moser ha spore destrinoidi, ovoidi, 8,5-10,5 ×5-5,5 μm; cheilocistidi di 25-45 μm di lunghezza, mai capitulati. Flammulaster gracilis (Quél.) Watling ha cheilocistidi lageniformi. Flammulaster erinaceellus sensu auct. brit. = Flammulaster erinaceella (Peck) Watling non viene considerato né su Funga Nordica (2008), né su Vellinga (1986), perché per Vellinga nome misapplicato. Michael Kuo descrive la microscopia di questa specie in modo completamente sovrapponibile a F. muricatus. Bibliografia AA.VV., 2008. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera. Ed. Nordsvamp. KUO, M., 2005. Flammulaster erinaceella. Mushroomexpert.com. [Data di accesso: 29/01/2020]. VELLINGA, E.C., 1986. The genus Flammulaster (Agaricales) in the Netherlands and adiacent regions. Persoonia 13-1: 1-26. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Tomaso Lezzi e Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Marche; Ottobre 2019; Foto, commento e microscopia di Tomaso Lezzi. Il ritrovamento rappresentato nelle fotografie proposte è avvenuto su tronco a terra di Faggio (Fagus sylvatica). Cheilocistidi abbondanti, riuniti anche in gruppi, largamente clavati. Osservazione in L4 a 400×. Osservazione in L4 a 1000×. Spore (6,3) 6,9-8,3 (8,8) × (3,5) 3,6-4,1 (4,3) µm; Q = (1,6) 1,8-2,1 (2,3); N = 32; Media = 7,6 × 3,9 µm; Qm = 2,0; di profilo ellissoidale in proiezione frontale e nettamente faseoliformi in proiezione laterale, a parete di spessore medio. Osservazione in L4 a 1000×. Cuticola formata da ife allungate, a salsicciotto, catenulate. Osservazione in L4 a 100×. -
Gymnopilus stabilis (Weinm.) Kühner & Romagn. 1985
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Gymnopilus stabilis (Weinm.) Kühner & Romagn. 1985 Tassonomia Regno Fungi Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Strophariaceae Sinonimi Flammula stabilis (Weinm.) P. Karst. 1879 Etimologia Dal greco gymnòs [γυμνός] = nudo e pìleos= cappello; dal latino stabilis = che sta fermo; Con il cappello glabro. Cappello Di grandi dimensioni, fino a 15 cm di diametro, carnoso e consistente in ogni sua parte, cuticola finemente vellutata e tomentosa, colorazioni su toni giallo aranciati brillanti, sempre convesso, con basso umbone centrale e margine involuto, evidenti resti di velo biancastri e fioccosi decorano il margine. Gambo Gambo privo di anello, pieno e fibroso, cilindrico, sinuoso, allargato alla base, concolore al cappello, presenta striature arancioni. Alla sezione si osserva gambo pieno, di colorazione giallognolo verso l'esterno e con tonalità arancio carico verso il centro. Imenio Imenoforo giallo dotato di lamellule e lamelle annesse, uncinate al gambo, che tendono a macchiarsi di color arancio ruggine alla sezione e al tatto, imbrunenti con l'eta per la sporata, alte con filo sottile e irregolare, abbastanza distanziate. Carne Soda, di consistente fibrosa, di colore giallo aranciato, odore forte pungente sgradevole, sapore amaro. Habitat Gregario, cespitoso, su ceppaie e alla base di tronchi, saprofita su legno di aghifoglie, tipicamente in ambiente dove si sono sviluppati degli incendi, si associa infatti spesso a Pholiota carbonaria (Fr.) Singer. Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Somiglianze e Varietà Tra le specie del genere Gymnopilus, la più vicina è senza dubbio Gymnopilus spectabilis (Wein.: Fr.) A.H. Smith, che si differenzia per la presenza di un anello ampio e membranoso. Gymnopilus penetrans (Fr.) Murrill, con carne molto esigua, non cespitoso. Pholiota astragalina (Fr. : Fr.) Singer, è più piccola ma molto simile nei colori e nel portamento. Si differenzia per avere le spore ellissoidali, lisce, non verrucose. Microscopia Spore (7,0) 7,3-8,2 (8,7) × (4,3) 4,5-5,2 (5,6) µm; Q = (1,4) 1,45-1,7 (1,8); N = 20; Media = 7,8 × 4,9 µm; Qm = 1,6; ellissoidali in vista frontale, amigdaliformi in vista laterale, verrucose. Cheilocistidi capitulati. Osservazioni Gymnopilus stabilis è una specie rara, della quale si contano pochi ritrovamenti in Europa, e fruttifica tipicamente su legno di aghifoglia bruciato. Nel tempo si sono susseguiti pareri discordanti riguardo all'aspetto di questa specie e alle sue sinonimie con altre specie. Secondo Kühner & Romagnesi (1985) Gymnopilus stabilis è caratterizzato come una specie robusta, con velo abbondante che forma un rivestimento biancastro su pileo, con anello sul gambo presto evanescente, specie vicina a Gymnopilus penetrans. Ludwig (2000, 2001) lo indica con spore solo approssimativamente verrucose, le sue conclusioni si basano su un solo ritrovamento. Orton (1993) e Keller & Moser (2001) lo menzionano indicandolo come una specie rara. Secondo Holec (2005) vista la grande variabilità anche all’interno delle stesse specie appartententi al genere Gymnopilus, è invece riconducibile ad una variante ecologica di Gymnopilus penetrans, con portamento molto robusto e importanti resti di velo, e asserisce di aver incontrato giovani fruttificazioni di Gymnopilus penetrans ricoperti da uno spesso strato di velo bianco grigiastro, tomentoso, aracnoideo. Nella nostra raccolta abbiamo riscontrato portamento molto massiccio, maggiore di 15 cm di diametro, odore forte e pungente, rispetto a quello molto leggero ed erbaceo di Gymnopilus penetrans, la presenza costante di velo bianco, argentato, portamento cespitoso. Sicuramente sono auspicabili studi a livello molecolare, per definire meglio la posizione e la validità di questa specie, o la sua sinonimia con altre specie vicine. Bibliografia HOLEC, J., 2005. The genus Gymnopilus.(Fungi, Agaricales) in the Czech Republic with respect to collections from other European countries. Acta Musei Nationalis Pragae, Series B, Historia Naturalis, 61 (1–2): 1–52. KELLER, G. & Moser, M.M., 2001. Die Cortinariaceae Österreichs. Catalogus Florae Austriae, III. Teil, Pilze, Heft 2, Agaricales: Cortinariaceae. In: Biosystematics and ecology series 19: 1–220, Wien: Ed. Austrian Academy of Science. KÜHNER, R. & ROMAGNESI, H., 1985. Gymnopilus stabilis (Weinm.) Kühner & Romagn.1985. Documents Mycologiques 16 (61): 16. LUDWIG, E., 2000. Pilzkompendium, Abbildungen 1: 1-192. Eching: Ed. IHW-Verlag. LUDWIG, E., 2001. Pilzkompendium, Beschreibungen 1: 1-758. Eching: Ed. Fungicon-Verlag. ORTON, P.D., 1993. Gymnopilus. In: WATLING, R. & GREGORY, N.M., British fungus flora. Agarics and Boleti 6: 58–72. Edinburgh: Ed. Royal Botanic Gardens Edinburgh. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti e Tomaso Lezzi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2014; Foto macroscopia di Giovanni Galeotti; microscopia di Tomaso lezzi. (Exsiccatum TL141207-01 = GG141207-01) Alla base del tronco di un (Pino), che aveva subito un'evidente incendio, in compagnia di Pholiota carbonaria (Fr.) Spore (7,0) 7,3-8,2 (8,7) × (4,3) 4,5-5,2 (5,6) µm; Q = (1,4) 1,45-1,7 (1,8); N = 20; Media = 7,8 × 4,9 µm; Qm = 1,6; ellissoidali in vista frontale, amigdaliformi in vista laterale, verrucose. Osservazione a 400× in L4. Osservazione a 1000× in L4. Cheilocistidi capitulati. Osservazione a 400× in L4. Osservazione a 1000× in L4. -
Clitocella fallax (Quél.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014
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Clitocella fallax (Quél.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann; Regione Lazio, Sabaudia (LT); Novembre 2012; Foto di Mauro Cittadini.- 4 risposte
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- clitopilus fallax
- clitocella fallax
- (e 5 in più)
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Clitocella fallax (Quél.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014
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Clitocella fallax (Quél.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Entolomataceae Sinonimi Omphalia fallax (Quél.) 1896 Clitocybe fallax (Quél.) Sacc. & Trotter 1912 Rhodopaxillus fallax (Quél.) Maire 1927 Paxillopsis fallax (Quél.) J.E. Lange 1939 Rhodocybe fallax (Quél.) Singer 1946 Clitopilopsis fallax (Quél.) Kühner ex Konrad & Maubl. 1949 Clitopilus fallax (Quél.) Vila & Contu 2009 Etimologia L'epiteto di genere Clitocella riflette la somiglianza morfologica e vicinanza filogenetica con Clitopilus e Clitopilopsis, cella [-ae] = cella, è un termine latino che si riferisce a un luogo di archiviazione e in questo caso particolare si riferisce a taxa vicini, ma non appartenenti a Clitopilus o Clitopilopsis. L'etimologia dell'epiteto specifico deriva dal latino fallax = fallace illusorio, che tende ad indurre in errore. Cappello Inizialmente convesso con basso e largo umbone, poi spianato e leggermente depresso, di color bianco sporco con sfumature color carne ocracee, margine sottile, irregolare leggermente eccedente ed involuto, più chiaro rispetto al contesto, la superficie è finemente tomentosa, lungo la circonferenza mediana si osservano macchie circolari simili a guttule di colorazione più intensa. Portamento del basidioma clitociboide. Imenoforo Le lamelle sono abbastanza fitte, irregolari, adnate, decorrenti per un dentino, biancastre, poi con la maturazione delle spore assumono una bella colorazione rosata, e sono alternate a lamellule di varie dimensioni. Gambo Cilindrico, abbastanza corto, leggermente eccentrico, concolore al cappello, percorso longitudinalmente da fibrille biancastre, leggermente allargato alla base dove si evidenziano abbondanti resti di detriti organici. Carne Poco consistente, tenera e friabile, alla frattura risulta cassante e pastosa, odore farinoso intenso, poco gradevole, sapore leggermente amaro. Habitat Bosco misto aghifoglia latifoglia. Microscopia Spore (6,7) 6,8-8,4 (8,9) × (3,3) 3,4-3,9 (4,0) µm; Q = (1,8) 1,9-2,4 (2,5); N = 16; Media = 7,7 × 3,6 µm; Qm = 2,1; da amigdaliformi a ellissoidali, a volte con depressione subapicolare, a parete sottile, con apicolo evidente, presentano verruche disposte in maniera irregolare (non allinata) sulle pareti delle spore. Spore cianofile. La reazione di cianofilia delle spore è stata effettuata con Blu cotone in Acido lattico, riscaldato, seguito da un lavaggio con Cloralio idrato per schiarire il preparato. La reazione è considerata positiva quando si colora di blu la parete sporale, negativa se la parete sporale non si colora di blu. Ai fini della cianofilia non è invece significativo se il contenuto della cellula si colora o no di blu. Non sono stati osservati cheilocistidi. GAF non osservati. Commestibilità e Tossicità Si tratta di un fungo non commestibile. Specie simili Spesso viene confusa con Clitocella mundula (Lasch : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann perché molto simili dal punto di vista morfologico, e con Clitocella popinalis (Fr. : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann = Rhodocybe popinalis (Fr. : Fr.) Singer, che si separa per i toni del cappello più grigio-brunastri, spesso con guttule con andamento circolare, disposte vicino al margine del cappello, per essere meno annerente, e per l’habitat prativo. Clitocella obscura (Pilát) Vizzini, Seslı, T.J. Baroni, Antonín & I. Saar = Rhodocybe obscura (Pilát) M.M. Moser, molto simile si distingue per la presenza di scarsi cheilocistidi, e spore più larghe × 5,5-7 μm, secondo Battaglia (2006). Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) P. Kumm., generalmente si differenzia per il colore del cappello bianco sporco, bianco-grigiastro, isabella tenue, lamelle che si staccano a pacchetti, carne bianca immutabile, tenera, facilmente fratturabile, odore forte di farina bagnata, sapore dolce farinoso. Clitocybe bianche tossiche possono essere confuse, ma si separano per le lamelle bianche in moltissime specie, rosa in alcune, e per la sporata bianca e non rosa. Note nomenclaturali Nel 2013 negli Stati Uniti è stato pubblicato un’interessante studio (Kluting et al. 2013) che ha avuto ad oggetto la revisione dei taxa appartenenti al clade Rhodocybe-Clitopilus, effettuato avvalendosi dell’esame del DNA. Negli studi condotti in precedenza le analisi morfologiche e filogenetiche avevano portato ad ipotesi contrastanti circa la definizione e la classificazione generica dei taxa all'interno di Rhodocybe-Clitopilus, clade della Famiglia Entolomataceae Kotl. & Pouzar. La specie ha però un percorso tassonomico complicato. Lasch, suo creatore, e Singer la considerano una specie autonoma. Successivamente Noordeloos (1983), e Contu (2002), la considerano come sinonimo di Rhodocybe popinalis. Tuttavia Kluting et al. (2014) tornano a separarle proponendo come elementi differenziali l’habitat e le dimensioni sporali: Clitocella popinalis con spore × 5-5,5 μm e habitat praticolo, e Clitocella mundula con spore × 4-5 μm e habitat silvicolo. Nello stesso lavoro propongono il trasferimento di queste due specie dal genere Rhodocybe al genere Clitocella. Nel suo articolo del 2014 Kluting et al. separano i generi Clitopilus, Rhodocybe in base a caratteri macroscopici e microscopici. Il Genere Clitopilus ha specie che sono caratterizzate da spore ornate da creste longitudinali. Il genere Rhodocybe contiene taxa che hanno spore con parete cosparsa di fini verruche disposte in modo irregolare. Attraverso analisi filogenetiche gli autori hanno rilevato che i taxa di Rhodocybe con le spore ornate di verruche non formano però una stirpe monofiletica. Lo studio che ha preso in considerazione un numero consistente di raccolte provenienti da tutti i continenti, 65 per il Genere Rhodocybe e 25 appartenenti al Genere Clitopilus ha avuto come risultato di avanzare una proposta di revisione della classificazione, che riconosce cinque generi monofiletici. I cinque generi sono: Clitopilus, Rhodocybe, Clitopilopsis, Rhodophana e Clitocella, in cui Clitocella popinalis (Fr.) K. L. Kluting, T. J. Baroni & S. E. Bergemann viene designata come specie tipo. Il genere Rhodocybe è caratterizzato da specie con sporata rosa, GAF assenti, spore con 6-12 angoli in vista polare, con pareti sottili, verruche prominenti, cheilocistidi e pseudocistidi preenti o assenti. Il genere Clitopilopsis contiene solo due specie, ed è caratterizzato da specie con deposito sporale rosa, spore con parete spessa (≥ 0,5μm); 0,5-0,8 (0,9) µm, quasi lisce in tutte le proiezioni, appena angolari in vista polarePseudocistidi e GAF assenti. Il genere Rhodophana è stato recuperato, ed è caratterizzato da specie con deposito sporale rosa, assenza di cistidi, spore angolari in vista polare, con pareti sottili, cianofile, GAF presenti ed abbondanti. Approfondiamo ora, in particolare, i dati e le risultanze relative al genere Clitocella. Dal punto di vista tassonomico viene definito come contenente basidiocarpi con gambo centrale, lamelle decorrenti, fitte, con una cuticola liscia lungo il margine del cappello. Le spore sono di colore rosa carne in massa, con parete sottile (≤ 0,5 μm) 0,2-0,4 µm, cianofile, inamiloidi, con 7-12 angoli difficilmente visibili in vista polare e sono ornate di piccole verruche distribuite sulla parete sporale in modo irregolare e dossi, visibili osservando la spora di profilo o in vista frontale. In generale i taxa appartenenti a questo genere, sono privi di cistidi, oppure sono presenti, ma in numero irrilevante, riuniti in piccoli grappoli lungo il filo lamellare. I GAF sono sempre assenti. Le specie contenute nel Genere Clitocella macroscopicamente ricordano molto i Clitopilus con gambo centrale, ma si differenziano per avere le spore ornate da verruche disposte casualmente sulla parete sporale e fini dossi ad andamento ondulato a differenza delle spore dei Clitopilus decorate invece da creste rialzate ad andamento longitudinale. Le specie del genere Clitocella differiscono da quelle contenute in Clitopilopsis, per le lamelle decorrenti e fitte, mentre i taxa di Clitopilopsis sono caratterizzato da spore con parete spessa (≥ 0,5μm). Il Genere Clitocella può essere facilmente distinto da Rhodocybe e Rhodophana perché gli stessi hanno spore poligonali (prevalentemente esagonali), con angoli ben definiti in vista polare e verruche distinte. Il Genere Rhodophana è caratterizzato dalla presenza di GAF a differenza degli altri quattro generi. Gli esami molecolari hanno evidenziato, altresì, che il clade Clitocella contiene al suo interno le specie denominate Rhodocybe fallax, Rhodocybe popinalis e Rhodocybe mundula. La ricerca ha quindi confermato che Rhodocybe popinalis e Rhodocybe mundula dal punto di vista genetico, sono due specie diverse e distinte, ambedue con valore tassonomico consolidato tanto da meritare il rango di specie. Per la determinazione di questa specie bisogna tener conto di: a. caratteri macromorfologici: colorazione pileica bianco sporco, con presenza di guttule ai margini del cappello, lamelle abbastanza fitte adnato-decorrenti per un dentino, mancanza di un vistoso annerimento, caratteristico invece di Rhodocybe popinalis e Rhodocybe mundula; b. misure sporali, spore leggermente verrucose, da amigdaliformi in vista laterale a ellissoidali in vista frontale, parete sporale che evidenzia una reazione cianofila. Bibliografia AA.VV., 1988. Entolomataceae. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 1. Curatori: Noordeloos, M.E., Kuijper, T.W. & Vellinga, E.C. BATTAGLIA, G., 2006. Rhodocybe obscura (Pilát) M.M. Moser, primo ritrovamento in Italia. Rivista di Micologia 49 (2): 137-142. CONTU, M., 2002. Il genere Rhodocybe (Basidiomycetes, Entolomataceae) in Italia. I. sezione Decurrentes. Micol. e Veget. Medit., 17 (2): 95-114. KLUTING, K.L., BARONI, T.J. & BERGEMANN, S.E., 2013. A revised generic classification for the Rhodocybe-Clitopilus clade (Entolomataceae, Agaricales) including the description of a new genus, Clitocella gen. nov. Middle Tennesse State University. KLUTING, K.L., BARONI, T.J. & BERGEMANN, S.E., 2014. Toward a stable classification of genera within the Entolomataceae: a phylogenetic re-evaluation of the Rhodocybe-Clitopilus clade. Mycologia, 106(6): 1127–1142. DOI: 10.3852/13-270. NOORDELOOS, M.E., 1983. Notulae ad Floram Agaricinam Neerlandicam. Marasmiellus, Macrocystidia and Rhodocybe. Persoonia, 12: 31-43. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Galeotti, Mario Iannotti e Tomaso Lezzi. Approvata e revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Novembre 2019; Foto macroscopia di Giovanni Galeotti; microscopia di Tomaso Lezzi. (Exsiccatum TL191201-01 = GG191201-01) Spore (6,7) 6,8-8,4 (8,9) × (3,3) 3,4-3,9 (4,0) µm; Q = (1,8) 1,9-2,4 (2,5); N = 16; Media = 7,7 × 3,6 µm; Qm = 2,1; da amigdaliformi a ellissoidali, a volte con depressione subapicolare, a parete sottile, con apicolo evidente, presentano verruche disposte in maniera irregolare (non allinata) sulle pareti delle spore. Osservazione a 1000× in Rosso Congo. Spore cianofile. La reazione è considerata positiva quando si colora di blu la parete sporale, negativa se la parete sporale non si colora di blu. Ai fini della cianofilia non è invece significativo se il contenuto della cellula si colora o no di blu. Osservazione a 1000× in Blu cotone in Acido lattico, riscaldato, seguito da un lavaggio con Cloralio idrato per schiarire il preparato.- 4 risposte
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- clitopilus fallax
- clitocella fallax
- (e 5 in più)
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Clitocella mundula (Lasch : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014
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Clitocella mundula (Lasch : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann; Regione Lazio; Anno 2009; Foto di Mauro Cittadini. Microscopia Spore finemente verrucose, con profilo irregolare, sostanzialmente globose o sub-globose (4)4,5-5(5,5) µm, basidi tetrasporici. Foto della reazione sul secco con KOH al 4%.- 1 risposta
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- rhodocybe mundula
- clitopilopsis mundula
- (e 7 in più)
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Clitocella mundula (Lasch : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014
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Clitocella mundula (Lasch : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Entolomataceae Sinonimi Paxillus mundulus (Lasch : Fr.) Fr. 1861 Clitopilus mundulus (Lasch : Fr.) P. Kumm. 1871 Paxillus amarellus var. mundulus (Lasch : Fr.) Quél. 1886 Rhodopaxillus mundulus (Lasch : Fr.) Konrad & Maubl. 1934 Paxillopsis mundula (Lasch : Fr.) J.E. Lange 1939 Clitocybe mundula (Lasch : Fr.) A. Pearson & Dennis 1948 Clitopilopsis mundula (Lasch : Fr.) Kühner ex Konrad & Maubl. [as 'mundulus'] 1949 Rhodocybe mundula (Lasch : Fr.) Singer 1951 Etimologia Dalla descrizione originale della specie in Inglese, tradotta in Italiano. L'epiteto di genere Clitocella riflette la somiglianza morfologica e vicinanza filogenetica con Clitopilus e Clitopilopsis, cella [-ae] = cella, è un termine latino che si riferisce a un luogo di archiviazione e in questo caso particolare si riferisce a taxa vicini, ma non appartenenti a Clitopilus o Clitopilopsis. Cappello Inizialmente convesso poi con la crescita piano-convesso, di colore avorio, grigio-cenere fino al beige, liscio, glabro, la superficie è finemente tomentosa, opaca, il margine è regolare e resta a lungo involuto, a volte su alcuni esemplari si osservano piccole macule nere distribuite non uniformemente su tutta la superficie, ma anche localizzate al centro del cappello. Il portamento del basidioma è clitociboide. Imenoforo Le lamelle sono fitte, basse, decorrenti, di colore grigiastro, poi con la maturazione delle spore assumono una colorazione beige-rosata, intervallate di lamellule di diversa lunghezza. Tendono al tocco e con l'invecchiamento a diventare nere o verde-nerastre. Gambo Cilindrico, fibrilloso, pruinoso, concolore al cappello, alla base ingloba resti della lettiera e detriti legnosi. Carne Poco consistente, biancastra, tenace, fibrosa, anche un po’ elastica, annerente. Odore e sapore sub-farinaceo e decisamente amaro. Habitat Bosco misto di Quercia, Carpino e Faggio. Commestibilità e tossicità Non commestibile. Reazione macrochimica La cuticola vira al rosso con il KOH al 6%, anche su exsiccatum. Microscopia Spore da subglobose a largamente ellissoidali, a parete sottile, con apicolo evidente, ornate da fini verruche, irregolarmente sparse, 4,6-5,8 × 4,2-5,1 µm, media 5,1 × 4,6 µm, Q = 1,0-1,2; Qm = 1,1, misurazioni su 32 spore da sporata; le spore osservate al microscopio appaiono costolate, in vista polare risultano infatti poligonali, in particolare esagonali. Basidi clavati, con corti sterigmi, osservati prevalenti tetrasporici ma anche alcuni bisporici. Cistidi assenti. Trama lamellare irregolare, costituita da ife cilindriche strette, settate, molto intrecciate. Pileipellis tipo cutis intrecciata, con ciuffi ed ife emergenti. Le ife sono di forma cilindrica, strette, settate, con pigmento incrostante a granuli grossolani. Stipite con struttura formata da ife cilindriche, con andamento parallelo, settate. Non sono stati osservati caulocistidi. GAF non osservati. Somiglianze e varietà Clitocella popinalis (Fr. : Fr.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann = Rhodocybe popinalis (Fr. : Fr.) Singer, spesso viene confusa con Clitocella mundula perché molto simili dal punto di vista morfologico, tuttavia Clitocella popinalis si separa per i toni del cappello più grigio-brunastri, spesso con guttule con andamento circolare, disposte vicino al margine del cappello, per essere meno annerente, e per l’habitat prativo. Clitocella fallax (Quél.) Kluting, T.J. Baroni & Bergemann = Rhodocybe fallax (Quél.) Singer è simile, ma il carpoforo non annerisce e non presenta reazione rossa con KOH. Clitocella obscura (Pilát) Vizzini, Seslı, T.J. Baroni, Antonín & I. Saar = Rhodocybe obscura (Pilát) M.M. Moser, molto simile si distingue per la presenza di scarsi cheilocistidi, e spore più larghe × 5,5-7 μm, secondo Battaglia (2006). Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) P. Kumm., generalmente si differenzia per il colore del cappello bianco sporco, bianco-grigiastro, isabella tenue, lamelle che si staccano a pacchetti, carne bianca immutabile, tenera, facilmente fratturabile, odore forte di farina bagnata, sapore dolce farinoso. Clitocybe bianche tossiche possono essere confuse, ma si separano per le lamelle bianche in moltissime specie, rosa in alcune, e per la sporata bianca e non rosa. Note tassonomiche Nel 2013 negli Stati Uniti è stato pubblicato un’interessante studio (Kluting et al. 2013) che ha avuto ad oggetto la revisione dei taxa appartenenti al clade Rhodocybe-Clitopilus, effettuato avvalendosi dell’esame del DNA. Negli studi condotti in precedenza le analisi morfologiche e filogenetiche avevano portato ad ipotesi contrastanti circa la definizione e la classificazione generica dei taxa all'interno di Rhodocybe-Clitopilus, clade della Famiglia Entolomataceae Kotl. & Pouzar. La specie ha però un percorso tassonomico complicato. Lasch, suo creatore, e Singer la considerano una specie autonoma. Successivamente Noordeloos (1983), e Contu (2002), la considerano come sinonimo di Rhodocybe popinalis. Tuttavia Kluting et al. (2014) tornano a separarle proponendo come elementi differenziali l’habitat e le dimensioni sporali: Clitocella popinalis con spore × 5-5,5 μm e habitat praticolo, e Clitocella mundula con spore × 4-5 μm e habitat silvicolo. Nello stesso lavoro propongono il trasferimento di queste due specie dal genere Rhodocybe al genere Clitocella. Nel suo articolo del 2014 Kluting et al. separano i generi Clitopilus, Rhodocybe in base a caratteri macroscopici e microscopici. Il Genere Clitopilus ha specie che sono caratterizzate da spore ornate da creste longitudinali. Il genere Rhodocybe contiene taxa che hanno spore con parete cosparsa di fini verruche disposte in modo irregolare. Attraverso analisi filogenetiche gli autori hanno rilevato che i taxa di Rhodocybe con le spore ornate di verruche non formano però una stirpe monofiletica. Lo studio che ha preso in considerazione un numero consistente di raccolte provenienti da tutti i continenti, 65 per il Genere Rhodocybe e 25 appartenenti al Genere Clitopilus ha avuto come risultato di avanzare una proposta di revisione della classificazione, che riconosce cinque generi monofiletici. I cinque generi sono: Clitopilus, Rhodocybe, Clitopilopsis, Rhodophana e Clitocella, in cui Clitocella popinalis (Fr.) K. L. Kluting, T. J. Baroni & S. E. Bergemann viene designata come specie tipo. Il genere Rhodocybe è caratterizzato da specie con sporata rosa, GAF assenti, spore con 6-12 angoli in vista polare, con pareti sottili, verruche prominenti, cheilocistidi e pseudocistidi presenti o assenti. Il genere Clitopilopsis contiene solo due specie, ed è caratterizzato da specie con deposito sporale rosa, spore con parete spessa (≥ 0,5μm); 0,5-0,8 (0,9) µm, quasi lisce in tutte le proiezioni, appena angolari in vista polare. Pseudocistidi e GAF assenti. Il genere Rhodophana è stato recuperato, ed è caratterizzato da specie con deposito sporale rosa, assenza di cistidi, spore angolari in vista polare, con pareti sottili, cianofile, GAF presenti ed abbondanti. Approfondiamo ora, in particolare, i dati e le risultanze relative al genere Clitocella. Dal punto di vista tassonomico viene definito come contenente basidiocarpi con gambo centrale, lamelle decorrenti, fitte, con una cuticola liscia lungo il margine del cappello. Le spore sono di colore rosa carne in massa, con parete sottile (≤ 0,5 μm) 0,2-0,4 µm, cianofile, inamiloidi, con 7-12 angoli difficilmente visibili in vista polare e sono ornate di piccole verruche distribuite sulla parete sporale in modo irregolare e dossi, visibili osservando la spora di profilo o in vista frontale. In generale i taxa appartenenti a questo genere, sono privi di cistidi, oppure sono presenti, ma in numero irrilevante, riuniti in piccoli grappoli lungo il filo lamellare. I GAF sono sempre assenti. Le specie contenute nel Genere Clitocella macroscopicamente ricordano molto i Clitopilus con gambo centrale, ma si differenziano per avere le spore ornate da verruche disposte casualmente sulla parete sporale e fini dossi ad andamento ondulato a differenza delle spore dei Clitopilus decorate invece da creste rialzate ad andamento longitudinale. Le specie del genere Clitocella differiscono da quelle contenute in Clitopilopsis, per le lamelle decorrenti e fitte, mentre i taxa di Clitopilopsis sono caratterizzato da spore con parete spessa (≥ 0,5μm). Il Genere Clitocella può essere facilmente distinto da Rhodocybe e Rhodophana perché gli stessi hanno spore poligonali (prevalentemente esagonali), con angoli ben definiti in vista polare e verruche distinte. Il Genere Rhodophana è caratterizzato dalla presenza di GAF a differenza degli altri quattro generi. Gli esami molecolari hanno evidenziato, altresì, che il clade Clitocella contiene al suo interno le specie denominate Rhodocybe fallax, Rhodocybe popinalis e Rhodocybe mundula. La ricerca ha quindi confermato che Rhodocybe popinalis e Rhodocybe mundula dal punto di vista genetico, sono due specie diverse e distinte, ambedue con valore tassonomico consolidato tanto da meritare il rango di specie. Purtroppo, ad oggi, ancora non vi è condivisione su quali siano i caratteri macroscopici e microscopici per separare con assoluta certezza R. mundula e R. popinalis, la letteratura specialistica consultata è andata nella direzione di considerare le due specie in un concetto piuttosto ampio, in quanto i caratteri macroscopici e microscopici utilizzati per separare le stesse non sono costanti. Per la determinazione della specie studiata e descritta in questa scheda, si è tenuto conto dei seguenti caratteri generali: a. dell’insieme dei caratteri macromorfologici (colorazioni generali più chiare dei carpofori sul bianco avorio, grigio-beige chiaro, spiccato e naturale annerimento, carne molto amara, mancanza di guttule ai margini del cappello, lamelle decorrenti e abbastanza fitte, habitat boschivo); b. dimensioni sporali leggermente più piccole rispetto alla media indicata dalla letteratura consultata per Clitocella popinalis (nonostante siano stati osservati alcuni basidi bisporici), con un Qm = 1,1-1,2; spore da subglobose a largamente ellissoidali. Bibliografia AA.VV., 1988. Entolomataceae. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 1. Curatori: Noordeloos, M.E., Kuijper, T.W. & Vellinga, E.C. BATTAGLIA, G., 2006. Rhodocybe obscura (Pilát) M.M. Moser, primo ritrovamento in Italia. Rivista di Micologia 49 (2): 137-142. CONTU, M., 2002. Il genere Rhodocybe (Basidiomycetes, Entolomataceae) in Italia. I. sezione Decurrentes. Micol. e Veget. Medit., 17 (2): 95-114. KLUTING, K.L., BARONI, T.J. & BERGEMANN, S.E., 2013. A revised generic classification for the Rhodocybe-Clitopilus clade (Entolomataceae, Agaricales) including the description of a new genus, Clitocella gen. nov. Middle Tennesse State University. KLUTING, K.L., BARONI, T.J. & BERGEMANN, S.E., 2014. Toward a stable classification of genera within the Entolomataceae: a phylogenetic re-evaluation of the Rhodocybe-Clitopilus clade. Mycologia, 106(6): 1127–1142. DOI: 10.3852/13-270. NOORDELOOS, M.E., 1983. Notulae ad Floram Agaricinam Neerlandicam. Marasmiellus, Macrocystidia and Rhodocybe. Persoonia, 12: 31-43. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti e Tomaso Lezzi - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Gubbio (PG); Ottobre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20141021-01) Habitat bosco misto Bosco misto di Quercia, Carpino e Faggio. Reazione macrochimica al rosso con il KOH al 6%. Microscopia Spore da subglobose a largamente ellissoidali, a parete sottile, con apicolo evidente, ornate da fini verruche, irregolarmente sparse, 4,6-5,8 × 4,2-5,1 µm, media 5,1 × 4,6 µm, Q = 1,0-1,2; ; Qm = 1,1, misurazioni su 32 spore da sporata; Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Basidi clavati, con corti sterigmi, osservati prevalenti tetrasporici ma anche alcuni bisporici. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Pileipellis tipo cutis intrecciata con ciuffi ed ife emergenti. Le ife sono di forma cilindrica, strette, settate, con pigmento incrostante a granuli grossolani. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Trama lamellare irregolare, costituita da ife cilindriche strette, settate, molto intrecciate. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 100×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Stipite con struttura formata da ife cilindriche, con andamento parallelo, settate. Non osservati caulocistidi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.- 1 risposta
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- rhodocybe mundula
- clitopilopsis mundula
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Chlorophyllum venenatum (Bon) C. Lange & Vellinga 2008
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Chlorophyllum venenatum (Bon) C. Lange & Vellinga 2008 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Agaricaceae Sinonimi Macrolepiota venenata Bon 1979 Foto e Descrizioni Ritrovamento in parco pubblico sotto Cedrus deodara. Regione Lombardia, Pianura Bergamasca, loc. Crespi d'Adda; Ottobre 2016. Foto di Massimo Biraghi. -
Peniophora incarnata (Pers. : Fr.) P. Karst. 1889
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Peniophora incarnata (Pers. : Fr.) P. Karst. 1889 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Russulales Famiglia Peniophoraceae Sinonimi Thelephora incarnata Pers. : Fr. 1801 Corticium incarnatum (Pers. : Fr.) Fr. 1838 Etimologia L'epiteto Peniophora deriva dal greco πηνίον [peníon] = rocchetto, bobina, tessuto, tela e φορέω [phoreo] portare, per la morfologia pellicolare dei carpofori appartenenti a questo genere. L'epiteto incarnata deriva dal latino incárno = incarnare, assumere un colore incarnato, per il colore della specie. Carpoforo Fungo corticolo, resupinato, prima orbicolare e poi confluente e diffuso, adeso e ben fissato al substrato di crescita sul quale si estende da pochi centimetri a qualche decina. Il carpoforo è costituito da un imenoforo membranoso, liscio ma più spesso lievemente tubercolato, alto più o meno un millimetro. All'inizio si presenta con un colore dominante rosa-arancio frammisto a tinte grigio-bluastre presenti solo in alcuni punti, poi diviene di un colore rosa-arancio o rossastro-arancio più uniforme, talvolta macchiato qua e là di bianco. La consistenza è ceracea e cartilaginosa negli esemplari freschi, mentre diviene secca e un poco screpolata negli esemplari maturi con presenza di una minuta pruina bianca osservabile solo con la lente. Il margine si presenta nei giovani esemplari con piccole fibrille biancastre, talvolta anche giallastre, che scompaiono negli esemplari maturi. Odore e sapore non significativi. Habitat Frequente. Cresce tutto l’anno su legno marcescente di latifoglia. Meno frequente su legno di conifera. Microscopia Sistema ifale monomitico. Ife settate, ramificate e munite di GAF, a parete sottile, ialine, larghe 3-4 µm nel subimenio; bruno-marroni, di analoga larghezza, ma con pareti leggermente ispessite, nel substrato basale. Spore 7,5-10 × 3,8-5,1 µm, da subcilindriche ad ellissoidali, un poco ricurve verso l'apice, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Basidi da leggermente clavati a subcilindrici, spesso sinuosi, con sterigmi slanciati fino a 5 µm. Lamprocistidi fusiformi, assai numerosi, dapprima appuntiti, a parete sottile e senza incrostazioni, poi a parete spessa e densamente incrostati 30-60 × 7-12 µm. Gloeocistidi a parete sottile, cilindrico-sinuosi larghi 8-10 µm e lunghi oltre 150 µm. Dendroifidi assenti (elementi sterili con ramificazioni più o meno tortuose, subcilindriche e ad apice arrotondato). Commestibilità e Tossicità Non commestibile. Specie simili Stereophlebia tuberculata (Berk. & M.A. Curtis) Zmitr. = Phlebia tuberculata (Berk. & M.A. Curtis) Ţura, Zmitr., Wasser & Spirin, quando si trova nello stato iniziale le è molto vicina macroscopicamente. Si separa per la diversa microscopia, in particolare per l'assenza di lamprocistidi e gloeocistidi. Peniophora aurantiaca (Bres.) Höhn. & Litsch, allo stato maturo ha colori analoghi, ma si presenta con spore molto più grandi. Osservazioni Si tratta di un fungo che colonizza legnetti a terra o marcescenti in ogni periodo dell’anno, è abbastanza comune e frequente in tutta Europa. Un elemento utile al suo riconoscimento è il suo colore rosa-arancio da associare ad una superficie fertile lievemente tubercolata, tuttavia per ottenere una corretta determinazione è necessaria sempre una adeguata verifica microscopica. Note nomenclaturali La prima descrizione della specie risale al 1801 quando Christian Hendrik Persoon chiamò il fungo Thelephora incarnata; in seguito nel 1838 Elias Magnus Fries ricombinò la specie e gli diede l’epiteto di Corticium incarnatum. Quindi il fungo nel 1889 è stato riclassificato da Peter Adolf Karsten come Peniophora incarnata, epiteto attualmente prioritario. Bibliografia BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F., 1986. Champignons de Suisse. Vol. 2. Champignos sans lames. Lucerna. Ed. Verlag Mykologia. BERNICCHIA, A. & GORJON, S.P., 2010. Corticiaceae s.l. Fungi Europæi. Vol 12. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Stefano Rocchi. Revisionata da Tomaso Lezzi. Regione Umbria; Dicembre 2016; Assisi (PG); Foto e microscopia di Stefano Rocchi. (Exsiccatum SR20191130-03) Ritrovamento su legno di latifoglia a terra. Lo stesso campione fotografato a distanza di una decina di giorni. Sistema ifale monomitico. Ife settate, ramificate e munite di GAF, a parete sottile, ialine, larghe 3-4 µm nel subimenio; bruno-marroni, di analoga larghezza, ma con pareti leggermente ispessite, nel substrato basale. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Basidi da leggermente clavati a subcilindrici, spesso sinuosi, con sterigmi slanciati fino a 5 µm. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Gloeocistidi a parete sottile, cilindrico-sinuosi larghi 8-10 µm e lunghi oltre 150 µm. Osservazione in rosso Congo, a 400×. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. La reazione positiva alla Sulfovanillina. Lamprocistidi fusiformi, assai numerosi, dapprima appuntiti, a parete sottile e senza incrostazioni, poi a parete spessa e densamente incrostati 30-60 × 7-12 µm. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Cistidi con i cristalli sciolti dalla Sulfovanillina. Lamprocistidi e Gloeocistidi. Osservazione in rosso Congo, a 1000×. Spore 7,5-10 × 3,8-5,1 µm, da subcilindriche ad ellissoidali, un poco ricurve verso l'apice, lisce, ialine, a parete sottile; non amiloidi, né destrinoidi. Osservazione in acqua, a 1000×. Osservazione in melzer, a 1000×.- 1 risposta
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- corticium incarnatum
- thelephora incarnata
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Inocybe glabripes Ricken 1915 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Inocybaceae Sinonimi Inocybe microspora J.E. Lange 1917 Inocybe parvispora Alessio 1980 Foto e descrizioni Specie di piccole dimensioni, 0,5-1,2 cm diametro, trovata in lettiera di aghi sotto Picea excelsa a 1500 m s.l.m.; cappello inizialmente subgloboso, presto convesso, infine disteso, cuticola subliscia in gioventù dissociata in fini squamule all'umbone a maturità, leggermente fibrosa al margine, presenza di cortina più evidente nei giovani esemplari; lamelle da biancastre a ocracee con sfumature olivastre, filo leggermente eroso, Gambo cilindrico o appena ingrossato alla base, inizialmente biancastro-crema pallido, poi color legno, carne biancastra, odore spermatico. Microscopia: spore 6,70-8,5 × 3,8-5,4 µm, cistidi imeniali generalmente fusiformi 47-65 × 12-16 µm con cristalli di ossalato di calcio, caulocistidi apicali più stretti e lunghi (70-110 × 12-18 µm) con cristalli appena accennati. Regione Lombardia, Val Camonica, passo Croce Domini, località Campolungo; Agosto 2016. Foto e microscopia di Massimo Biraghi. Spore 6,7-8,5 × 3,8-5,4 µm. Cistidi imeniali. Caulocistidi del 1/4 superiore.
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Lycoperdon umbrinum Pers. 1801
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Lycoperdon umbrinum Pers. 1801 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Lycoperdaceae Foto e Descrizioni Ritrovamento effettuato in Val Camonica, passo Croce Domini, loc. Campolungo 1500 m s.l.m., sotto Picea excelsa. Regione Lombardia; Agosto 2016. Foto di Massimo Biraghi. -
Hebeloma populinum Romagn. 1965
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Hebeloma populinum Romagn. 1965 Tassonomia Ordine Agaricales Famiglia Cortinariaceae Genere Hebeloma Sezione Denudata Sottosezione Echinospora Foto e Descrizioni Ritrovamento effettuato ai bordi di un boschetto di Populus nigra e Salix alba. Cappello di piccole-medie dimensioni (2-4 cm) inizialmente biancastro e di aspetto glassato, poi su tonalità ocracee al disco, cuticola lucida con tempo umido. Lamelle inizialmente biancastre, poi crema con riflessi rosati, infine ocra scuro, mai su toni bruni anche in exiccata. Gambo cilindrico o appena dilatato alla base, biancastro con leggere sfumature crema con l'età, carene biancastra con odore, in questa raccolta con tempo piovoso, leggermente rafanoide. Microscopia Spore con verruche pronunciate ben osservabili anche a 400×, destrinoidi. N° Long. Larg. Q Moy 11,66 6,01 1,94 Min 10,54 5,25 1,66 Max 13,43 7,09 2,15 Cheilocistidi clavato-stipitati 40-60(70) µm con apice dilatato oltre 10 µm. Somiglianze e varietà Facilmente confuso con Hebeloma leucosarx P.D. Orton e Hebeloma velutipes Bruchet ma che oltre ad essere di taglia maggiore presentano cheilocistidi clavato-ventricosi e odore rafanoide pronunciato e quindi inseriti nella sezioni Sinapizanthia & Velutipes. Regione Lombardia, Pianura Lodigiana; Novembre 2016; Foto e Microscopia di Massimo Biraghi. Cheilocistidi. Spore 400×. Spore 400× in Melzer. -
Inocybe rennyi (Berk. & Broome) Sacc. 1887
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Inocybe rennyi (Berk. & Broome) Sacc. 1887 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Inocybaceae Genere Inocybe Sottogenere Clypeus Sezione Cortinatae Stirpe Boltoni (spore superiori a 10 µm di lunghezza) Foto e descrizioni Si riconosce dalle specie vicine per le spore presentano un profilo molto allungato e poliedrico, infatti possonono essere subfusiformi, subromboidi, triangolari, angolose con gibbosità poco pronunciate: 10,5 -15(16) × 5,5-7,5 µm (eterosporia), per i cistidi imeniali sublageniformi, subclavati, otriformi, alcuni analoghi a quelli di Inocybe curvipes, con numerosi paracistidi. Caulocistidi assenti. Regione Lombardia, Pianura Bergamasca; Novembre 2016. Foto e microscopia di Massimo Biraghi. Spore 400×. Cistidi imeniali. Caulocistidi. -
Psathyrella potteri A.H. Sm. 1972
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Psathyrella potteri A.H. Sm. 1972 Tassonomia Ordine Agaricales Famiglia Coprinaceae Sinonimi Psathyrella prona f. albidula (Romagn. ex M.M. Moser) Kits van Wav 1967 Psathyrella prona f. cana Kits van Wav. 1972 Psathyrella prona var. cana (Kits van Wav.) Papetti 2012 Foto e Descrizioni Specie molto simile a Psathyrella prona (Fr.) Gillet si riconosce esclusivamente in base ai caratteri microscopici, in particolare per i cheilocistidi lageniformi molto larghi alla base e con collo molto allungato e le spore di dimensioni maggiori. Regione Lombardia; Brembate sotto, località parco Arnichi; Maggio 2016. Foto, commenti e microscopia di Massimo Biraghi. Cheilocistidi in Rosso Congo a 400×. Caulocistidi in Rosso Congo a 400×. Spore in Rosso Congo a 1000×. -
Parasola kuehneri (Uljé & Bas) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001
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Parasola kuehneri (Uljé & Bas) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Psathyrellaceae Etimologia L'epiteto Parasola è stato assegnato da Redhead et al. (2001) come specificato nella pubblicazione in cui hanno creato il genere Parasola: In reference to their parasol-like appearance = In riferimento al loro aspetto simile a un parasole. L'epiteto kuehneri è dedicato al Micologo francese Robert Kühner (1903-1996). Regione Lombardia; Parco Arnichi, località Brembate sotto; Aprile 2016; Foto, descrizione, microscopia di Massimo Biraghi e Angelo Mariani. Di difficile determinazione sul campo e quindi confondibile con la vicina Parasola auricoma (Pat.) Redhead, Vilgalys & Hopple, si riconosce macroscopicamente per le colorazioni più rossastre, l'identificazione avviene attraverso l'osservazione dei caratteri microscopi per le spore di minori dimensioni e sopratutto per l'assenza di setae (sclerocistidi) nella pileipellis. Spore 9-11 × 6,5-7,5 µm, foto di Angelo Mariani. Cheilocistidi, foto di Angelo Mariani. Pleurocistidi, foto di Angelo Mariani. Pileipellis, foto di Massimo Biraghi. -
Phlebia tuberculata (Berk. & M.A. Curtis) Ţura, Zmitr., Wasser & Spirin 2011 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Polyporales Famiglia Meruliaceae Sinonimi Phlebia albida Fr. Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto e microscopia di Stefano Rocchi. Workshop - Gli Aphyllophorales e la biodiversità, Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli (AR). (Exsiccatum SR20161001-05) Fungo corticolo, adeso alla corteccia di legni degradati a terra ma esteso anche a foglie o rametti ivi presenti. Ha una superficie cerosa, irregolare, gibbosa-pustulata, di colore turchese-carta zucchero, grigiastro, con sfumature soffuse ocra-violacee o giallastre. Il bordo del basidioma si presenta biancastro e fimbriato in più punti. Ha un sistema ifale monomitico, spore 4,1-5,2 × 2,2- 2,9 µm; Qm = 1,9, ialine, lisce, da cilindriche a suballantoidi. Basidi clavati, stretti, larghi meno di 5 µm, tetrasporici; cistidi non rilevati. Cresce di norma su legno di Faggio. Phlebia livida (Pers.: Fr.) Bres., analogo per i cromatismi, si distingue per vegetare esclusivamente su legno di aghifoglia. Spore 4,1-5,2 × 2,2- 2,9 µm; Qm = 1,9, ialine, lisce, da cilindriche a suballantoidi. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Melzer a 1000×. Palizzata di basidi e basidioli. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Basidi clavati, stretti, larghi meno di 5 µm, tetrasporici. Osservazione in Rosso Congo a 1000×.
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Suillellus mendax (Simonini & Vizzini) Vizzini, Simonini & Gelardi 2014
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Suillellus mendax (Simonini & Vizzini) Vizzini, Simonini & Gelardi 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Basidiomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Regione Toscana; Massa Marittima; Ottobre 2016. Foto di Massimo Biraghi. Specie che presenta analogie con Suillellus luridus e Suillellus queletii con il quale è spesso confuso,macroscopicamente si differenzia per la superficie pileica liscia, l'assenza della "linea di Battaille" e per il viraggio. -
Pholiota squarrosoides (Peck) Sacc. 1887
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Pholiota squarrosoides (Peck) Sacc. 1887 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Agaricales Famiglia Strophariaceae Foto e Descrizioni Primordi nati su tronco di quercia segato e lasciato a terra. Cappello e gambo glutinosi-appiccicosi, ornati da squamette giallognole, triangolari e fibrillose, erette, appuntite e emergenti dal glutine. Carne giallastra. Odore fungino, sapore buono simile a quello dei "porcini". Ma da considerarsi non commestibile. La simile Pholiota jahnii è più glutinosa e più densamente ricoperta da squamette di color bruno-rossastro, con habitat tendenzialmente terricolo (saprofita, emergendo da residui legnosi interrati) o parassita su legno vivo. Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Sezione. -
Morchella deliciosa Fr. 1822
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Morchella deliciosa Fr.; Regione Lombardia, Alta val Seriana, loc. Spiazzi di Gromo; Aprile 2016. Foto di Massimo Biraghi. -
Morchella deliciosa Fr. 1822 Tassonomia Ordine Pezizales Famiglia Morchellaceae Foto e Descrizioni Regione Lombardia, Alta val Seriana, loc. Spiazzi di Gromo; Aprile 2016. Foto di Angelo Mariani.
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Otidea onotica (Pers. : Fr.) Fuckel 1870
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Otidea onotica (Pers. : Fr.) Fuckel; Regione Marche; Ottobre 2016; Foto e commento di Pietro Curti. Conosciute come orecchio di lepre, nel bosco si trovano entrambe le due più diffuse Otidea, si tratta di sorta di coppette allungate con un lato interamente aperto fino all'inserzione al pseudo-gambo piccolo ed effimero. Sono funghi privi d'interesse alimentare, comunque se fossero casualmente consumati sarebbero responsabili della temibile sindrome giromitrica. Molto belli si prestano in maniera eccellente a fotografie micologiche, la più appariscente ha colori giallastri e maculature rossastre. -
Exidia glandulosa (Bull. : Fr.) Fr. 1822
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Exidia glandulosa (Bull. : Fr.) Fr.; Regione Umbria; Giugno 2019; Foto e microscopia di Mario Iannotti. Raduno AMi Umbria 2019 a Polino Spore allantoidi 15,6-17,7 × 4,6-5,8 µm , ialine, guttulate. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Ife settate munite di GAF. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. -
Gymnopus hariolorum (Bull. : Fr.) Antonín, Halling & Noordel. 1997
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Gymnopus hariolorum (Bull. : Fr.) Antonín, Halling & Noordel.; Regione Umbria; Giugno 2019; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. Raduno AMi Umbria 2019 a Polino Questa specie può essere determinata sul campo agevolmente per il suo tipico odore di cavolo marcio. Una specie simile è Gymnopus confluens (Pers. : Fr.) Antonín, Halling & Noordel. che si distingue per i cromatismi generali più chiari, beige pallido, per la crescita cespitosa, quasi fascicolata e l’odore nullo; Gymnopus peronatus (Bolton : Fr.) Gray ha anch’esso la base del gambo strigosa ma può essere separata per le lamelle spaziate e il sapore piccante della carne. Microscopia Spore da ellissoidi a oblunghe, 5,2-6,8 × 3,1-3,9, spesso attenuate verso l’appendice ilare, a quasi lacrimoidi; cheilocistidi irregolarmente clavati, talvolta coralloidi; pileipellis costituita da una cutis di ife irregolarmente intrecciate, cilindriche, larghe 30-10 m, a volte con qualche elemento terminale coralloide. GAF abbondanti in tutti i tessuti. Microscopia Spore da ellissoidi a oblunghe, 5,2-6,8 × 3,1-3,9, spesso attenuate verso l’appendice ilare, a quasi lacrimoidi. Osservazione in Rosso Congo a 1000×. Basidi tetrasporici. Osservazione in Rosso congo a 400×. Cheilocistidi irregolarmente clavati, talvolta coralloidi. Osservazione in Rosso Congo a 400×. Pileipellis costituita da una cutis di ife irregolarmente intrecciate, cilindriche, larghe 30-10 m, a volte con qualche elemento terminale coralloide. Osservazione in Rosso congo a 400×. Osservazione in Rosso congo a 1000×. -
Lepiota aspera (Pers. : Fr.) Quél. 1886
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Lepiota aspera (Pers. : Fr.) Quél.; Regione Marche; Ottobre 2017; Foto di Pietro Curti. Dettaglio pileo e anello.- 18 risposte
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- lepiota acutesquamosa
- lepiota aspera
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