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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Coppia di esemplari di media maturazione Coppia di giovani esemplari a forma di "mazza di tamburo" Primo piano sull'anello Anello mobile di Macrolepiota procera: si presenterebbe nella parte medio alta del gambo, ma talvolta è sufficiente un piccolo urto per farlo "scendere ai piani più bassi":
  2. Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Una Macrolepiota caratterizzata dalla squamatura presente al centro del cappello: negli esemplari più tipici, evidenti ed estese squame brunastre e lisce, vagamente a forma di stella, sovrastano la cuticola che si presenta di colore crema-pallido ed è più o meno feltrata; le squame, che solitamente hanno i lembi rialzati, si staccano facilmente dalla cuticola. Il cappello presenta un evidente umbone. Il gambo è liscio e crema chiaro sopra l'anello e al di sotto è screziato da fini bande bruno-rossastre-chiare che lasciano intravedere il fondo crema pallido. L'anello presenta la faccia inferiore colorata di bruno più o meno scuro. Habitat boschivo, talvolta nei prati al limitare dei boschi. È simile a Macrolepiota excoriata che però presenta la squamatura sul cappello meno geometricamente pronunciata, ha cappello non così marcatamente umbonato ed ha il gambo più liscio, non screziato ma appena pruinoso-vellutato; ha anello biancastro anche nella faccia inferiore. Il suo habitat è praticolo. Giovane esemplare: La parte sottostante l'anello crea un riparo per un piccolo ragno: Altro cappello con "disegno" a forma di stella Esemplare in piena maturità
  3. Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murril; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Collybia dryophila (Bull. : Fr.) Kummer Piccolo fungo da lettiera; molto comune e abbondante sia sotto latifoglia che aghifoglia. La sua crescita si può protrarre dalla primavera fino all’autunno inoltrato e contribuisce a tenere puliti i boschi liberandoli dai residui che si depositano al suolo, come foglie e aghi. Il cappello è nettamente igrofano e le sue colorazioni vanno dal fulvo all’arancio al giallo-ocra, diventando più pallide a tempo asciutto; l'orlo pileico può mostrarsi striato per trasparenza negli esemplari inumiditi; le lamelle, abbastanza fitte, sono bianche almeno nei giovani esemplari, poi gialline a maturità; il gambo è concolore al cappello, talvolta più scuro verso la base, cartilaginoso e tenace, cilindrico ma con base di solito un po’ ingrossata. Può confondersi con Collybia aquosa che ha colori più chiari, base del gambo nettamente bulbosa e rizomorfe di colore rosa alla base del gambo, mentre le rizomorfe in Collybia dryophila sono di colore da biancastro a ocra. Sotto Cerro:
  4. Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dall’odore forte, aromatico, penetrante, persistente e acuto, “tipicamente da... Clitocybe nebularis” Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 55, Pag. 159: “È stato per anni il fungo più raccolto e commercializzato in Italia, ma la sua tossicità è stata ormai dimostrata con certezza ed è stato cancellato dalle liste dei funghi commercializzabili. Purtroppo viene ancora raccolto e spetta solo ai fungaioli rendersi consapevoli del rischio ed evitare di raccoglierlo e consumarlo. Può essere confuso con Entoloma lividum, velenoso, che può crescere nel medesimo habitat. La principale differenza va ricercata nel colore delle lamelle dei soggetti maturi: queste sono giallastre in Clitocybe nebularis e rosa carico in Entoloma lividum, oltre all’odore forte e caratteristico in Clitocybe nebularis, deciso di farina fresca in Entoloma lividum. Inoltre le lamelle di Clitocybe nebularis sono un poco decorrenti mentre quelle di Entoloma lividum sono da più o meno smarginate a libere al gambo.”
  5. Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer Fruttificazione in "fila indiana". Giovani esemplari Altra fruttificazione con esemplari nei vari stadi di crescita *************** Copiosa fruttificazione in "cerchio delle streghe". Foto di Rudi Covino
  6. Stereum hirsutum (Wild. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Novembre 2016; Foto di Alessandro Francolini. Ha colonizzato un ceppo tagliato di Cerro
  7. Lycoperdon mammiforme Pers. : Pers.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Un Lycoperdon di facile determinazione grazie al suo “velo esterno” che si dissocia in evidenti placchette più o meno fioccose che ricordano le coagulazioni del latte rappreso e che rimangono più o meno aderenti alla superficie dell’endoperidio, soprattutto nella sua parte inferiore (pseudogambo). La superficie dell’endoperidio è inizialmente biancastra, per diventare a maturità di colore bruno-rossiccio. Deve il suo nome proprio a tali ornamentazioni (vestigia del velo generale; unico caso tra i Lycoperdon) che rivestono questa specie da giovane. A destra un giovane esemplare con i colori ancora biancastri; a sinistra un esemplare più maturo in cui si nota il cambio di colorazione dell'endoperidio che inizia a imbrunire. Evidenti le placchette fioccose e bianche che ancora decorano buona parte di queste "vesce". Primo piano sulle placchette fioccose
  8. Fuligo candida Pers.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Un Myxomycetes dai colori biancastri, frequente nei periodi piovosi o quando vi è molta umidità nell’aria. Stava “fagocitando” alcuni rametti assieme a steli d’erba. Simile a Fuligo septica che ha colorazioni brillanti giallo-oro, o a Fuligo cinerea con colorazioni grigio-biancastre. Dal Forum AMINT: Introduzione alla Sistematica e Tassonomia: “I Myxomycetes (Mixomiceti) sono protozoi particolari che prendono normalmente la forma delle amebe. Alcuni di loro, ed in determinate circostanze, sviluppano corpi fruttiferi (sporangi) deputati alla disseminazione delle spore (mixospore), ed è per questo motivo che spesso in passato sono stati assimilati ai funghi. Alcuni sono piccolissimi altri presentano estensioni notevoli. Sia nella fase di "plasmodio" (unione di più cellule, che perdono la parete fondendosi in un'unica grande cellula plurinucleata) che negli sporangi il fenomeno va interpretato come aggregazione di cellule non formanti un organismo complesso od un tessuto (pseudotessuto). Rimane in questo modo fatta salva la definizione di organismi monocellulari. Si nutrono per "fagocitosi” (un processo che prevede l’ingestione da parte della cellula di particelle di grandi dimensioni, tali da essere visibili al microscopio).”
  9. Auricularia auricula-judae (Fr.) Quélet; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. L’inconfondibile “Orecchia di Giuda” con il suo colore bruno sfumato di rossastro, la consistenza della carne tenace, elastica e gelatinosa assieme, l’imenoforo liscio e traslucido con andamento ondulato simile alle pieghe del padiglione auricolare. L’imenoforo è un po’ più chiaro della parte pileica che si presenta apparentemente liscia ma che in realtà è finemente pruinosa. Habitat: tipicamente saprotrofa su legno guasto (preferibilmente di Sambuco, ma non solo); talvolta anche parassita su piante viventi. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 15, Pag. 118: “Probabilmente molti occidentali avranno inconsapevolmente gradito l’assaggio di questo fungo, o almeno lo avranno fatto quelli che sono usi frequentare ristoranti cinesi e giapponesi. Le prelibatezze a base di funghi che possono essere gustate in questi ambienti contemplano infatti, nella maggior parte dei casi, il suo utilizzo.” E, dal capitolo "Funghi velenosi e micetismi" del Dott. Claudio Angelini, sempre sul Tutto Funghi (pag. 62): "È un fungo considerato commestibile e largamente coltivato in tutto l'Oriente, anche per le proprietà benefiche e terapeutiche che gli sono attribuite soprattutto dagli "avanguardisti" della medicina naturale. Se consumato troppo di frequente e in quantità eccessive, o peggio ancora associato ad altre sostanze (lo zenzero, altro tipico ingrediente della cucina cinese) o a particolari farmaci (fra cui l'aspirina), questo fungo può provocare porpore emorragiche cutanee ed emorragie interne ed esterne più o meno gravi. Le sostanze responsabili di questa sindrome (Sindrome di Szechwan) non sono ancora identificate."
  10. Tricholoma squarrulosum Bresadola; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto e commento di Alessandro Francolini. Uno dei Tricholoma caratterizzati dalla presenza sul cappello di evidenti “squarrosità”, cioè di scagliette più o meno arruffate e rialzate: più fitte nella zona discale e di colore assai più scuro del colore di fondo che di solito varia dal grigio chiaro al grigio scuro; dalla cuticola feltrata-lanosa anche all’orlo che è sempre eccedente e a lungo involuto; dall’odore aromatico-speziato (come di farina mescolata con del pepe macinato) e dal sapore analogo; dal gambo che va dilatandosi alla base (in certi casi può presentarsi anche clavato) e cosparso di fibrille o squamule nerastre. È una specie relativamente comune; il suo habitat è costituito da boschi di latifoglie a clima temperato in cui fruttifica a tarda stagione. Il simile e più raro Tricholoma atrosquamosum presenta stesse caratteristiche organolettiche ma ha minor squarrosità sul cappello, ha gambo percorso da rade e piccole fibrille nerastre e ha la cuticola del cappello poco o per niente feltrata.
  11. Lactarius blennius (Fr. : Fr.) Fr.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. È un Lactarius relativamente comune e frequente, di medie dimensioni (diametro pileico sui 10 cm), esclusivo dei boschi di Faggio. Il cappello può assumere varie gradazioni di colore ma sempre con una componente verdognola (dal verde chiaro al grigio oliva, dal bruno-verdastro all’ocra verdastro), con cuticola molto vischiosa a tempo umido, con presenza più o meno evidente di piccole guttule o fossette disposte concentricamente. Le lamelle sono adnato-decorrenti, biancastre. Il latice è abbondante, fluido e bianco, immutabile se isolato ma virante debolmente e lentamente al grigio verdastro se lasciato sulle lamelle. Latice dal sapore prima amarognolo e subito dopo acre, così come la carne. Il gambo è grigio-biancastro o concolore al cappello, ma più chiaro; abbastanza slanciato.
  12. Macrolepiota excoriata (Schaeff. : Fr.) Wasser; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 96, Pag. 204: “Si tratta dell’unica Macrolepiota con ecologia tipicamente prativa. Facilmente riconoscibile per il gambo biancastro e quasi nudo, l’anello semplice e mobile, la cuticola tipicamente desquamata che disegna una tipica forma a stella sul cappello, il piede fortemente ingrossato e bulboso. Essendo la più piccola delle Macrolepiota (con un diametro pileico che eccezionalmente arriva ai 10 cm), presenta un anello in proporzione piccolo, semplice e facilmente caduco e potrebbe nei casi limite essere confusa con pericolose Lepiota; il buon odore (fungino) e sapore (dolce di nocciola) e, in particolare, la stabile presenza d in piede nettamente bulboso, aiutano enormemente nella delimitazione della specie. Può confondersi con Macrolepiota konradii che presenta gambo decorato e cappello a maturità desquamato quasi completamente; con Macrolepiota mastoidea, dal cappello tipicamente mammellonato e decorato da minutissime squame disposte in modo concentrico, con Leucoagaricus bresadolae, specie tossica, che cresce nei giardini, sempre associato a residui legnosi o di segatura, con viraggi arancio-rossastri alla sezione.” In molte regioni è conosciuta col nome popolare di "Fungo della rugiada". In effetti, fruttificando nei prati, nelle mattinate umide è spesso cosparsa di goccioline di rugiada come nelle seguenti foto:
  13. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 98, Pag. 206: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.”
  14. Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Cappello con fini squamule brunastre su fondo pallido, più appressate al centro; margine appendicolato; gambo (liscio all'apice) fioccoso-lanoso con fiocchetti crema-chiaro. Simile a Lepiota ventriosospora che ha però velo giallastro-aranciato e che quindi presenta squamule sul cappello più aranciate e fiocchetti sul gambo concolori. Odore sgradevole che può ricordare quello di Lepiota cristata e che può quindi paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 92, Pag. 199: “Velenoso, sospettato di provocare complicazioni gastroenteriche anche di forte entità. È una delle poche Lepiota di media taglia di consistenza fragile: difficoltosa è la raccolta senza comprometterne l'integrità.” Esemplare maturo: Esemplare giovane, con il cappello ancora non disteso: Evidenti fioccosità sul gambo e sul margine pileico che, in questa coppia, è particolarmente appendicolato:
  15. Hygrophorus penarius Fries; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 46, Pag. 150: “Cresce gregario nei boschi di latifoglie, soprattutto querceti, in autunno anche inoltrato. Commestibile apprezzato, molto carnoso e quindi di grande resa, si distingue per l’odore molto particolare, come di latte bollito. Si tratta di una specie a grande diffusione nei boschi centro meridionali, sicuramente tra le più semplici da individuare e senza rischi seri di confusione con specie simili. La sua raccolta deve essere quasi immediata, in prossimità dell’esordio, poiché si tratta di un fungo precocemente invaso dalle larve.”
  16. Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 216, Pag. 337: “Il forte annerimento della carne, le tonalità verdastre alla base del gambo e la stretta simbiosi con Pioppo ne semplificano la determinazione. Il Leccinum scabrum, specie maggiormente conosciuta e apprezzata nel Nord Italia, si differenzia per la carne pressoché immutabile e per l’habitat di crescita, generalmente associato a Betulla. Nonostante l’annerimento delle carni con la cottura, come del resto per tutti i Leccinum, Leccinum duriusculum risulta essere uno dei più ricercati e consumati tra i Porcinelli.” Sotto Pioppo tremulo: Macchie verdastre alla base del gambo, sia all'esterno che in sezione Il viraggio subito dopo averlo sezionato; in seguito diventerebbe molto più scuro
  17. Coprinopsis cfr. lagopus (Fr. : Fr) Redhead, Vilgalys & Moncalvo; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Coprinus cfr. lagopus (Fr. : Fr.) Fr. Caratteristica è la sua decorazione su tutta la lunghezza del gambo composta da villosità soffici (lagopus proviene dal greco lagos = lepre e pus = piede), al contrario della maggior parte dei Coprinus che ha gambo pressoché liscio. Il cappello a maturità si apre (anche con margine rialzato) ed è quasi trasparente, decorato da fioccosità pelosette grigio-biancastre che presto svaniscono; nettamente striato (quasi plissettato) in senso radiale. Habitat terricolo, tra foglie secche di latifoglia, meno frequente tra l’erba, e mai su letame. È un Coprinus della Sezione Lanatuli: senza microscopia potrebbe essere confuso con altre specie della sua stessa sezione.
  18. Lactarius salmonicolor Heim & Leclair; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Si tratta di uno dei Lactarius a latice colorato sui toni arancio-rosso. Si può distinguere dai suoi simili analizzando con attenzione alcune caratteristiche: habitat esclusivo sotto Abete bianco; assenza di macchie o sfumature verdastre; zonature concentriche sul cappello poco evidenti o assenti; latice da arancio a arancio-rossastro (virante al rosso-vinoso dopo qualche ora dalla frattura) dal sapore mite fino ad amarognolo; presenza sul gambo di scrobicoli più o meno allungati; il colore “salmone” su tutto lo sporoforo gli ha dato il nome. Nei boschi misti può essere confuso con Lactarius deliciosus (che cresce sotto Pino; ha evidenti zonature concentriche sul cappello che di solito è di colore rosso-arancio; ha latice rosso-arancio dal sapore mite; presenta rare macchie verdi e limitatamente alle fratture), con Lactarius deterrimus (che è esclusivo del Peccio; si macchia nettamente di verde in modo spontaneo fin da giovane), con Lactarius semisanguifluus (che è esclusivo di Pino silvestre; ha cappello arancio più o meno incarnato che si macchia progressivamente di verde o di verde-bluastro; sul cappello ha zonature poco evidenti da giovane, più evidenti a maturità quando il cappello comincia ad assumere le tipiche sfumature verdastre; ha latice arancio che vira al rosso-vinoso dopo pochi secondi), con Lactarius sanguifluus (che è esclusivo di Pino; presenta lamelle di colore lilla-vinoso, latice e carne immutabili di colore rosso-violacei o rosso scuro, senza toni arancio; cappello e gambo inverdenti leggermente e soprattutto nelle fratture).
  19. Coprinopsis picacea (Bull. : Fr.) Redhead, Nilgalys & Moncalvo; Regione Toscana; Novembre 2018; foto di Alessandro Francolini. = Coprinus picaceus (Bull. : Fr.) Fr. Facile da riconoscere, inconfondibile quando è "maturo". Possibile qualche confusione da molto giovane quando il cappello si presenta tutto bianco in quanto ricoperto interamente dal velo (che poi, lacerandosi, formerà le tipiche squame chiare su fondo bruno-scuro): in tal caso basta provare ad asportare parte del velo: se il velo è "resistente" e non si asporta facilmente allora siamo in presenza di altra specie (es. Coprinus comatus), se il velo viene via facilmente (come una pellicola untuosa, molliccia e fine) e lascia intravedere il fondo bruno-scuro allora è un Coprinopsis picacea. Infine l'odore del Coprinopsis picacea è sgradevole ("bituminoso") Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 110, Pag. 218: "In antichità questo genere di funghi veniva fatto macerare, data la deliquescenza della carne, ottenendo un liquido nerastro che miscelato ad acqua in piccole quantità di colle naturali era usato per scrivere, ancor prima dell'inchiostro di china."
  20. Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.; Regione Toscana; Novembre 2018; foto di Alessandro Francolini. Sotto Abete bianco Sotto Faggio-Castagno
  21. Boletus edulis Bull. : Fr.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Sotto Abete bianco
  22. Astraeus hygrometricus (Pers. : Pers.) Morgan; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Può ricordare morfologicamente le specie del genere Geastrum per la tipica apertura a stella dell’esoperidio. A prescindere dai caratteri microscopici e dalla struttura interna della gleba, il riconoscimento a livello macroscopico verte sul caratteristico aspetto "tassellato" delle lacinie e sulla diversa apertura apicale da cui fuoriescono le spore: tale apertura è ben strutturata e circoscritta nei Geastrum mentre è imprecisa e irregolarmente lacerata in Astraeus hygrometricus. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 219, Pag. 340: “Il nome volgare di Fungo barometro gli è stato conferito per il peridio fortemente igroscopico che, come un igrometro, risente dell’umidità atmosferica. Le lacinie si distendono col tempo umido e si ritraggono a tempo secco, causando spesso uno spostamento dalla propria sede originale. La dispersione delle spore è affidata a una sinergia di acqua e vento: la pioggia, infatti, colpendo l’endoperidio fa fuoriuscire piccoli sbuffi di polvere sporale che poi sarà dispersa nell’aria grazie al vento.”
  23. Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Singer; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Ha il cappello con cuticola dissociata in fini squamette ocra appressate al centro e poi diradate via via verso il margine dove lasciano intravedere il fondo più chiaro; cappello dotato di un evidente e pronunciato umbone a base stretta che (nel fungo ormai maturo e col cappello disteso) sembra “fuoriuscire improvvisamente dalla pianura sottostante”; nel fungo ancora chiuso l’effetto non è dissimile anche se “il terreno sottostante” non è una pianura ma una “mazza”; il gambo appare liscio ad un frettoloso esame ma in realtà, al di sotto l’anello, è finemente decorato da squamette ocracee su fondo biancastro. L'anello è semplice e biancastro. L’umbone giustifica il nome specifico ricordando un capezzolo (dal latino mastoideus = simile a una mammella). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 97, Pag. 205: “Buon commestibile; va utilizzato solo il cappello perché il gambo duro e fibroso è da scartare. La carne deve essere ben cotta.” Giovani esemplari Un folto gruppo di esemplari maturi, con il cappello disteso/revoluto e intriso di umidità. Il margine pileico è biancastro, sfrangiato e deborda oltre le lamelle:
  24. Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer Specie ottima commestibile; riconoscibile per le grandi dimensioni, per la forma tipica ad “imbuto” che acquista con la crescita (potrebbe a grandi linee ricordare un “imbutino” [Clitocybe gibba = Infundibulicybe gibba] ma di notevoli dimensioni), per l’umbone centrale persistente sia nei giovani esemplari che in quelli maturi, per le lamelle decorrenti, per il sapore gradevole e delicato e per l’odore (anche intenso) variamente interpretato: di lavanda, di mandorle dolci, fruttato, ecc. Da giovanissimo assume tutt’altra forma di quella definitiva, col gambo decisamente più appariscente del cappello, mentre questo è, in proporzione, molto più piccolo e con orlo fortemente involuto. Conosciuto anche col nome volgare di “Cimballo”; data la sua bontà molti cercatori tengono gelosamente segrete le stazioni di crescita come avviene per i “Prugnoli” (Calocybe gambosa). Il tipico e piccolo umboncino nel centro del cappello degli esemplari molto grandi e maturi può essere di aiuto, premendolo con un dito, per capire se il fungo è in buone condizioni oppure no: se risulta consistente e duro allora il fungo è in "ottime" condizioni; se invece è cedevole e morbido o molliccio allora il fungo è di solito invaso dalle larve oppure troppo vecchio. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 52, Pag. 156: “Cresce in autunno, anche inoltrato, dopo abbondanti piogge, isolato o a gruppi di numerosi individui, disposti in circoli o file, tra l’erba o nei rovi, al limitare dei prati e nelle radure boschive di latifoglie. Di ottima qualità il cappello; il gambo, soprattutto negli esemplari più maturi, risulta stopposo e coriaceo e deve essere scartato. Molto apprezzato in tante zone d’Italia, in altre è praticamente sconosciuto. In realtà molti cercatori di funghi, a novembre, sospendono ogni attività di ricerca e, come suol dirsi, “appendono il cesto al chiodo” o comunque quasi nessuno in questo momento stagionale frequenta i prati e i pascoli. I pochi che continuano a cercare funghi nella stagione fredda, dedicano attenzione ai boschi planiziali, alle pinete di rimboschimento collinari, alle rive fluviali.” Esemplari maturi, già sviluppati; con la tipica depressione del cappello che si mostra caratteristicamente imbutiforme; orlo pileico disteso: Esemplare di media taglia, col cappello che inizia a presentarsi imbutiforme Due esemplari maturi a confronto con uno piccolo che ancora mostra il cappello col tipico umboncino e privo della futura depressione Gruppetto di giovani esemplari; l'orlo del cappello si presenta involuto; le dimensioni del cappello sono, in proporzione, piccole rispetto al gambo:
  25. Cystoderma amianthinum (Scop.) Fayod.; Regione Toscana; Novembre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Come le altre Cystoderma ha cappello e gambo cosparsi di tipiche granulosità (dal greco kýstis = vescica; e dal greco dèrma = pelle; quindi, alla lettera: con la pelle vescicosa). Simile alla rara Cystoderma jasonis (Cooke & Massee) Harmaja che ha odore quasi nullo e presenta artroconìdi al di sotto della cuticola pileica, inseriti nel contesto dei tessuti; mentre la più comune Cystoderma amianthinum ha odore terroso, non presenta artroconìdi sotto la cuticola e ha spore più piccole. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 91, Pag. 198: “Cappello di 2-5 cm di diametro, da leggermente conico a velocemente appianato, umbonato, con superficie tipicamente granulosa e da leggermente a fortemente grinzosa radialmente, colore da crema-giallastro, ocra chiaro a più scuro al centro. Margine leggermente involuto, più o meno appendicolato. Lamelle mediamente fitte, annesse, da bianco a crema. Gambo 3-8 × 0,3-0,6 cm, cilindrico, fibrilloso, tendenzialmente più scuro del cappello; presenta una zona anulare non membranosa, fugace, formata da squamette rimanenti dal velo parziale. Al di sopra di tale zona si presenta forforaceo, di colore biancastro, mentre nella parte inferiore è ricoperto da piccole scagliette concolori al cappello. Benché segnalato anche in primavera, fa la sua comparsa preferibilmente in estate-autunno, nel terreno o tra il muschio dei boschi, sia di conifera che latifoglia.” Esemplari reperiti in marroneta coltivata; avevano odore di terriccio, ma sgradevole, quasi rancido; percepito soprattutto sfregando le lamelle.
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