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Alessandro F

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  1. Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm.; Regione Toscana; Novembre 2018; foto di Alessandro Francolini. “Chiodino” o “Famigliola buona”; ma anche “Agarico mielato”, “Budlein”, “Centofamiglie”, “Chiovatelli”, “Fabiòla”, “Famigliola rossa”, “Famigliola di cipresso”, “Fong del morar”, “Fong mouron”, “Fons de robinia”, “Funcia de speziu”, “Fungo del gelso”, “Funzo de sarxo”, “Funzetti”, “Gaboreu”, “Gabrin”, “Gobbarin”, “Marzigliola”, “Mazzillore”, “Nugaroi”, “Poledri”, “Quarzul”, “Rogagn”, “Sementini”, “Spergifamiglia”, “Spiantafamiglie”... sono solo alcuni degli innumerevoli nomi dialettali o locali impiegati per designare una specie collettiva (Armillaria mellea s. l.): una delle specie più raccolte e, probabilmente, una delle specie responsabili della maggior parte delle intossicazioni gastro-intestinali da funghi. Infatti la sua commestibilità è non solo legata ad una cottura prolungata (mediamente 40-45 minuti dal primo bollore per eliminare alcune tossine termolabili) ma dipende da molti altri fattori come, ad esempio: # se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione), # se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa); gli esemplari congelati diventano tossici a causa di particolari modificazioni chimiche dei loro tessuti, # se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta), # se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura; # se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti) come varie specie di Hypholoma (in tal caso l’intossicazione si fa più seria!) Armillaria mellea in senso stretto è caratterizzata da: crescita cespitosa a volte di innumerevoli esemplari (ma anche isolata), saproparassita su latifoglie; colorazioni del cappello variabilissime: dal color miele (da cui il nome) al color cannella, dal color cuoio al bruno, dal bruno-rossastro all’olivastro, con centro del cappello più scuro; piccole squamette erette a mo’ di uncini presenti soprattutto al centro del cappello, presso l’umbone, e più rade alla periferia; tali squamette tendono a sparire a maturità; gambo slanciato, dalle tonalità più chiare (anche crema-rosate) in alto sopra l’anello, fino a toni bruno-scuri verso la base; presenza di un anello membranoso, persistente e striato (residuo del velo parziale) che nel suo insieme ricorda una calza che inguaina il gambo (armilla); colorazioni pallide nella faccia superiore dell’anello e da bruno-giallo a bruno-rossastro nella faccia inferiore, mentre il bordo dell’anello varia dal bianco al giallognolo chiaro; odore spermatico e sapore da acidulo a dolciastro. Quando cresce isolata può raggiungere diametro pileico rilevante, anche di 20 cm. Fra le più frequenti (almeno in Italia) specie di Armillaria simili vi sono: Arimllaria tabescens (= Desarmillaria tabescens, con stesso habitat ma di dimensioni più contenute anche a maturità e, soprattutto, priva di anello); Armillaria ostoyae (cresce preferibilmente su conifere, ha colorazioni più cupe, le squamette sul cappello sono persistenti e presenta il bordo dell’anello decorato di squamette bruno-scure, così come bruno scuro può essere il margine del cappello); Armillaria gallica (di preferenza cresce apparentemente su terreno ma, in realtà, su ceppaie o legni interrati di latifoglie, a individui più o meno isolati o a piccoli gruppi; manifesta residui gialli del velo che decorano sia il gambo che l’anello che il cappello sottoforma di squame erette; l’anello stesso non è membranoso ma piuttosto fugace; sembra la più indigesta di tutto il gruppo); Armillaria cepistipes (ha portamento gracile, colorazioni più pallide, anello poco consistente e fugace, è piuttosto igrofana e presenta orlo del cappello decisamente striato negli esemplari maturi). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 59, Pag. 163: “È un fungo camaleontico a seconda del cespo ospite: giallo miele se nasce dal Gelso, bruno o bruno-rossastro dalle Querce, risulta a volte completamente candido se ospite di Acacia. Per capire se una Armillaria ha subito gelate notturne ed è quindi da respingere, bisogna controllare che la carne sia sempre bianco latte e mai brunastra.”
  2. Buoni ritrovamenti Alessandro *************************** Indice della Toscana, mese di Novembre 2018, totale n° 43 specie Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.; Post # 9; 33 Amanita pantherina (De Cand. : Fr.) Krombh.; Post # 6 Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm.; Post # 2 Artomyces pyxidatus (Pers. : Fr.) Julich; Post # 22 Astraeus hygrometricus (Pers. : Pers.) Morgan; Post # 31 Auricularia auricula-judae (Fr.) Quélet; Post # 44 Boletus edulis Bull.: Fr.; Post # 32 Boletus reticulatus Schaeff. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr.; Post # 10 Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) Kummer; Post # 49 Clitocybe phaeophtalma (Pers.) Kuyper; Post # 14 Coprinopsis picacea (Bull. : Fr.) Redhead, Nilgalys & Moncalvo = Coprinus picaceus (Bull. : Fr.) Fr.; Post # 34 Cortinarius trivialis J.E. Lange; Post # 3 Cystoderma amianthinum (Scop.) Fayod.; Post # 28 Fuligo candida Pers.; Post # 45 Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murril = Collybia dryophila (Bull. : Fr.); Post # 50 Hydnum rufescens Pers.; Post # 25 Hygrocybe conica var. conica (Schaeffer : Fries) P. Kummer; Post # 5; 26 Hygrophorus penarius Fries; Post # 38 Hypholoma lateritium (Schaeff.) P. Kumm. = Hypholoma sublateritium (Fr.) Quélet; Post # 12 Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer; Post # 29; 48 Infundibulicybe gibba (Pers. : Fr.) Harmaja = Clitocybe gibba (Pers. : Fr.) Kummer; Post # 21 Lactarius blennius (Fr. : Fr.) Fr.; Post # 42 Lactarius salmonicolor Heim & Leclair; Post # 35 Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Post # 37 Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Post # 39; 56 Lepista nuda (Bull. : Fr.) Cooke; Post # 4 Lycoperdon mammiforme Pers. : Pers.; Post # 46 Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Post # 20 Macrolepiota excoriata (Schaeff. : Fr.) Wasser; Post # 41 Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Moser; Post # 51 Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Singer; Post # 30 Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Post # 40; 52 Mycena epipterygia (Scop. : Fr.) S.F.Gray; Post # 15 Mycena pura (Pers. : Fr.) P. Kummer; Post # 16; 55 Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Post # 17; 54 Mycena sanguinolenta (Alb. & Schwein. : Fr.) P. Kumm; Post # 24 Pseudoclitocybe cyathiformis (Bull. : Fr.) Singer; Post # 27 Rhodocollybia butyracea (Bull. : Fr.) Lennox = Collybia butyracea (Bull. : Fr.) Kummer; Post # 7 Rickenella fibula (Bull. : Fr.) Raith. = Omphalina fibula (Fr.) Quél.; Post # 18 Stereum hirsutum (Willd.) Pers.; Post # 19; 47 Tricholoma saponaceum (Fr. : Fr.) Kummer; Post # 11 Tricholoma squarrulosum Bresadola; Post # 43 Tricholoma ustaloides Romagn.; Post # 8 ******************* Non determinati ma generici: Marasmiellus cfr. ramealis (Bull. : Fr.) Singer; Post # 13 Parasola sp.; Post # 23 Coprinopsis cfr. lagopus (Fr. : Fr) Redhead, Vilgalys & Moncalvo = Coprinus cfr. lagopus (Fr. : Fr.) Fr. ; Post # 36 Mycena sp.; Post # 53
  3. Meripilus giganteus (Pers. : Fr.) Karsten; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Lignicolo di grandi dimensioni, che può arrivare fino a 1 metro di larghezza; è composto da più mensole semicircolari o spatoliformi, sovrapposte o imbricate e che nascono da una base comune. La superficie sterile delle mensole è di colore da bruno a bruno rossiccio, zonata concentricamente e talvolta striata radialmente, cosparsa da piccole squame appressate tra di loro che contribuiscono a rendere la cuticola ruvida e rugosa. I margini sono ondulati e più chiari. La superficie poroide è di colore biancastro ma scurisce con l’età o se contusa; pori piccoli e rotondeggianti. Il gambo (la base comune alle singole mensole) è corto e tozzo, talvolta appena distinguibile. La carne è coriacea, ha odore fungino, gradevole e sapore aspro. Grossolanamente confondibile con altre poliporacee mensoliformi e di grandi dimensioni come le fruttificazioni ormai vecchie di Laetiporus sulphureus che ha perso le sue tipiche colorazioni arancio-giallastre e brillanti; oppure con Grifola frondosa che tuttavia ha un gambo evidente che si ramifica più e più volte, terminando con mensole che hanno dimensioni più piccole e carne fragile di sapore e odore gradevole e fungino. Altra specie vagamente simile può essere Polyporus squamosus che però si presenta come grosse mensole munite di gambo più o meno corto o rudimentale, a crescita singola o imbricate, con evidenti e grosse squame sulla cuticola, e con odore di cocomero nei giovani esemplari. Nato su un residuo di Cerro interrato e nascosto sotto l'erba **************************** Indice della Toscana, mese di Ottobre 2018, totale n° 38 specie Amanita citrina (Schaeffer) Persoon; Post # 25 Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.; Post # 23 Amanita pantherina var. abietum (E.-J. Gilbert) Neville & Poumarat; Post # 8 Amanita pantherina (De Cand. : Fr.) Krombh.; Post # 7 Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Post # 24 Aureoboletus gentilis (Quél.) Pouzar; Post # 9 Boletus aereus Bull. : Fr.; Post # 26; 39 Boletus edulis Bull. : Fr.; Post # 13 Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Post # 6 Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) Kummer; Post # 21 Cortinarius ionochlorus R. Maire; Post # 37 Craterellus cornucopioides (L. : Fr.) Pers.; Post # 29 Entoloma sinuatum (Bull.) P. Kumm. = Entoloma lividum (Bull.) Quélet; Post # 27 Ganoderma lucidum (Curtis : Fr.) P. Karst.; Post # 15 Hebeloma crustuliniforme (Bulliard) Quélet; Post # 38 Hydnum repandum L. : Fr.; Post # 20 Hygrocybe conica var. conica (Schaeffer : Fries) P. Kummer; Post # 34 Hygrophorus russula (Schaeff. : Fr.) Kauffman; Post # 30 Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) Kumm.; Post # 5 Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer; Post # 35 Infundibulicybe gibba (Pers. : Fr.) Harmaja = Clitocybe gibba (Pers. : Fr.) Kummer; Post # 10 Laccaria amethystina (Huds.) Cooke; Post # 22 Lactarius salmonicolor Heim & Leclair; Post # 14 Lycoperdon excipuliforme (Scop. : Pers.) Pers. = Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.) Perdeck; Post # 19 Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Post # 2 Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Post # 3 Marasmius oreades (Bolt. : Fr.) Fr.; Post # 4 Meripilus giganteus (Pers. : Fr.) Karsten; Post # 40 Mucidula mucida (Schrad. : Fr.) Pat. = Oudemansiella mucida (Schrad. : Fr.) v.Höhnel; Post # 12 Mycena pura (Pers. : Fr.) P. Kummer; Post # 18 Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Post # 11 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 32 Stropharia aeruginosa (Curt. : Fr.) Quélet; Post # 17 Stropharia caerulea Kreisel; Post # 16 Tricholoma acerbum (Bull. : Fr.) Quélet; Post # 33 Tricholoma columbetta (Fr. : Fr.) Kummer; Post # 36 Tricholoma saponaceum (Fr. : Fr.) Kummer; Post # 28 Tricholoma sejunctum (Sow. : Fr.) Quél.; Post # 31
  4. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Sotto Cerro Colorazione biancastra nelle zone in cui la cuticola era coperta dalle foglie Curiosa morfologia di un gambo, dovuta probabilmente alla stagione particolarmente secca e asciutta
  5. Hebeloma crustuliniforme (Bulliard) Quélet; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Un Hebeloma molto comune e ubiquitario, con lamelle “lacrimanti” che rilasciano goccioline di essudato inizialmente trasparente, poi opalescente e infine brunastro per il depositarsi delle spore mature. Tali goccioline, una volta essiccate, lasciano evidenti macchie brunastro-scuro sulle lamelle. Ha cappello color crosta di pane (anche il nome specifico, crustuliniforme, richiama la forma della crosta del pane) con eventuali sfumature ocracee più frequenti al centro, di diametro fino a 10 cm; gambo più o meno tozzo, cilindrico ma ingrossato alla base in un bulbo. Il gambo ha colore solitamente biancastro-crema e comunque più chiaro del cappello, è cosparso da evidenti fioccosità soprattutto all’apice. La carne è soda e compatta, con forte odore rafanoide e con sapore amaro. Il portamento e le dimensioni potrebbero ricordare Hebeloma sinapizans che ha stessa qualità organolettiche ma non ha lamelle lacrimanti, ha colorazioni più vivaci e possiede gambo cavo a maturità, con una caratteristica linguetta (“stalattite”) all’apice del suo interno. Gli altri Hebeloma con lamelle lacrimanti si differenziano per le diverse colorazioni, per non avere gambo con bulbo e per le diverse qualità organolettiche.
  6. Cortinarius ionochlorus R. Maire; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Un bellissimo Cortinarius presente sotto latifoglia; presenta contrasti cromatici notevoli: verde sul cappello, giallo sul gambo e violetto nell'imenoforo; ha carne giallognola, di sapore dolciastro e di odore un poco pungente che ricorda quello del pepe: carattere che condivide con il simile Cortinarius atrovirens che tuttavia ha lamelle giallo-verdastre e non violette.
  7. Tricholoma columbetta (Fr. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Tricholoma facilmente riconoscibile per alcuni caratteri: cappello bianco candido con cuticola liscia e brillante, finemente sericea-fibrillosa, con colore crema chiaro soprattutto nella zona discale; dimensioni medio-grandi (con cappello fino a 12 cm di diametro); gambo slanciato (raramente corto e tozzo), sovente ricurvo, ricoperto da fibrille innate, completamente bianco con eventuali macchie verde-acqua grigiastre (più raramente rosate) al piede. La sua carne ha odore leggero e buono di farina e sapore dolce, gradevole che può ricordare le nocciole.La confusione con Tricholoma morfocromaticamente abbastanza simili ma tossici o quantomeno sospetti (Tricholoma album, Tricholoma pseudoalbum, Tricholoma inamoenum) è subito scongiurata dai caratteri organolettici di questi ultimi: odore e sapore sgradevoli, terrosi o solforosi di “gas illuminante”. Altro Tricholoma simile è il raro Tricholoma albidum (di commestibilità ignota vista la scarsa reperibilità) che si distingue per la taglia minore (diametro pileico non superiore ai 7 cm) e per il cappello dalla cuticola feltrata e dall’orlo finemente pubescente. La confusione con specie tossiche e bianche di Clitocybe dall’odore farinaceo è scongiurata dal portamento: tipicamente tricolomoide in Tricholoma columbetta, con cappello convesso-appianato e largo umbone ottuso più o meno evidente, con lamelle smarginate, mentre le Clitocybe hanno taglia minore, carne meno spessa, cappello spianato o depresso e lamelle sempre più o meno decorrenti. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 67, Pag. 172: “Fungo simbionte, cresce a gruppi di pochi esemplari nei boschi di latifoglie, prediligendo Quercia, Castagno e Faggio. Presente da fine estate all’autunno. È un fungo bianco candido in ogni sua parte, dal cappello sericeo e satinato, con caratteristiche macchie rosate o più frequentemente verdastre, non sempre presenti, alla base del gambo, odore e sapore gradevoli farinacei. Ottimo commestibile, ma un po’ fibroso.”
  8. Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Clitocybe geotropa (Pers. : Fr.) Kummer Specie ottima commestibile; riconoscibile per le grandi dimensioni, per la forma tipica ad “imbuto” che acquista con la crescita (potrebbe a grandi linee ricordare un “imbutino” [Clitocybe gibba], ma di notevoli dimensioni), per l’umbone centrale persistente sia nei giovani esemplari che in quelli maturi, per le lamelle decorrenti, per il sapore gradevole e delicato e per l’odore (anche intenso) variamente interpretato: di lavanda, di mandorle dolci, fruttato, ecc. Da giovanissimo assume tutt’altra forma di quella definitiva, col gambo decisamente più appariscente del cappello, mentre questo è, in proporzione, molto più piccolo e con orlo fortemente involuto. Conosciuto anche col nome volgare di “Cimballo”; data la sua bontà molti cercatori tengono gelosamente segrete le stazioni di crescita come avviene per i “Prugnoli” (Calocybe gambosa). Il tipico e piccolo umboncino nel centro del cappello degli esemplari molto grandi e maturi può essere di aiuto, premendolo con un dito, per capire se il fungo è in buone condizioni oppure no: se risulta consistente e duro allora il fungo è in "ottime" condizioni; se invece è cedevole e morbido o molliccio allora il fungo è di solito invaso dalle larve oppure troppo vecchio. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 52, Pag. 156: “Cresce in autunno, anche inoltrato, dopo abbondanti piogge, isolato o a gruppi di numerosi individui, disposti in circoli o file, tra l’erba o nei rovi, al limitare ei prati e nelle radure boschive di latifoglie. Di ottima qualità il cappello; il gambo, soprattutto negli esemplari più maturi, risulta stopposo e coriaceo e deve essere scartato. Molto apprezzato in tante zone d’Italia, in altre è praticamente sconosciuto. In realtà molti cercatori di funghi, a novembre, sospendono ogni attività di ricerca e, come suol dirsi, “appendono il cesto al chiodo” o comunque quasi nessuno in questo momento stagionale frequenta i prati e i pascoli. I pochi che continuano a cercare funghi nella stagione fredda, dedicano attenzione ai boschi planiziali, alle pinete di rimboschimento collinari, alle rive fluviali.” Esemplari molto giovani; fotografati al bordo di una strada forestale in bosco misto Faggio-Castagno
  9. Hygrocybe conica var. conica (Schaeffer : Fries) P. Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 44, Pag. 148: “Tutto il fungo tende a maturità ad annerire vistosamente, fino a colori cupi picei. Stesso viraggio si realizza nelle zone eventualmente corrose o rotte. Grazie a questa caratteristica, risulta essere una delle Hygrocybe più facili da determinare con il semplice esame macroscopico; per quasi tutte le altre specie, al fine di una corretta determinazione, l’indagine microscopica si rende spesso assolutamente indispensabile.” In boschetto di Cerro:
  10. Tricholoma acerbum (Bull. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Caratteri distintivi di questo bel Tricholoma che può raggiungere anche dimensioni importanti, con cappello fino a 15-16 cm di diametro, sono: colorazione generale comunque pallida, su toni crema-giallastro, crema-avorio o crema-brunastro, con eventuali macchie rosate in vecchiaia e sparse qua e là, soprattutto al centro; cuticola opaca, feltrata al margine e facilmente asportabile; margine pileico molto involuto nei giovani, per poi distendersi in vecchiaia ma di solito non completamente, scanalato radialmente in modo costante; lamelle fitte e sottili, intervallate da numerose lamellule, che al tocco o in vecchiaia tendono a macchiarsi di ruggine; gambo concolore al cappello, forforaceo nella parte superiore; carne spessa e dura, da biancastra a giallo-ocra pallido, di odore leggero e sapore tipicamente amarognolo-astringente. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 70, Pag. 175: “Cresce dalla tarda estate all’autunno a gruppi di diversi esemplari nei boschi caldi di Querce, Castagni e Faggi. Predilige i tratti luminosi ai margini del bosco su suolo basico calcareo. Non è comune ovunque. Tricholoma roseoacerbum è specie molto prossima e di difficile distinzione, specialmente in presenza di esemplari molto maturi. Ha la cuticola tipicamente fiammata di ocra-rosato, lamelle paglierine già nei giovani esemplari e dimensioni leggermente inferiori. Leucopaxillus tricolor (sinonimo di Tricholoma tricolor, ormai in disuso) ha lamelle giallo carico, gambo panciuto alla base e sapore non amaro.” Sotto Cerro:
  11. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Come suggerisce il nome (dal greco kyanos = azzurro e xanthós = giallo), la gamma cromatica del suo cappello è molto ampia: dal viola al verde, attraverso tonalità bluastre o giallastre; anche se esemplari giovani possono presentare colorazioni uniformi di ciclamino. Tali colorazioni in genere sono presenti e frammiste nello stesso esemplare creando un aspetto cromatico come metallizzato. La cuticola è parzialmente separabile (per 2 quinti del raggio) e la carne sottostante ha tonalità lilacine. Gambo e lamelle sono bianchi, con qualche macchia rugginosa in vecchiaia. Carne bianca dal sapore dolce come di nocciola. Cresce dall’estate al tardo autunno nei boschi di latifoglie. Caratteristica distintiva sono le lamelle lardacee. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 159, Pag. 275: “Il colore violetto della carne sotto la cuticola non è un carattere valido per la determinazione in quanto non esclusivo di questa specie. La consistenza definita lardacea delle lamelle indica l’estrema difficoltà nello spezzarle con la pressione di un dito, piegandosi invece come fossero di lardo. Nelle altre specie di Russula le lamelle si rompono in modo più o meno evidente.” Presso Cerro:
  12. Tricholoma sejunctum (Sow. : Fr.) Quél.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 63, Pag. 167: “Ha cappello conico o campanulato, poi convesso con umbone ottuso e margine fessurato; superficie asciutta, percorsa da fibrille radiali brune o concolori su fondo di colore molto variabile: giallo-verde, verde oliva o verde scuro soprattutto verso il centro. L’elevata variabilità morfocromatica di questa specie e la sua ampia diffusione in areali diversi hanno contribuito alla creazione di molte varietà e forme. Gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, in ambiente tendenzialmente termofilo o mediterraneo associato a Querce, Castagni, Carpini e Faggi; comune dall’autunno e pressoché indifferente al substrato. Tossico, responsabile di forme gastroenteriche. Inoltre pericoloso per la relativa somiglianza con la mortale Amanita phalloides.” Presso Cerro:
  13. Hygrophorus russula (Schaeff. : Fr.) Kauffman; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 48, Pag. 152: “Nei boschi di latifoglie, in particolare Quercia, molto comune in aree termofile in autunno dopo intensi temporali. Si tratta di un micete a crescita massiccia, anche se non moto durevole. Le produzioni del fungo si concentrano in non più di due, massimo tre settimane, ma all’interno di questo breve periodo sono letteralmente esplosive: in ogni direzione, dentro il bosco, ci sono distese di questo basidioma. Per i suoi caratteri cromatici, con il cappello che sembra dipinto in modo grossolano di rosso su fondo bianco, non si presta a confusioni; si tratta quindi di un fungo molto facile da riconoscere.” L'unica specie simile è Hygrophorus erubescens che però ha gambo facilmente ingiallente, lamelle rade e di colore bianco-giallastre-grigiastre, habitat presso conifere e raramente sotto latifoglia, carne dal sapore da poco a nettamente amaro; H. russula ha invece scarsa propensione all’ingiallimento (al più sono presenti rare macchie gialline sul gambo a maturità), possiede lamelle relativamente fitte (le più fitte tra gli Hygrophorus) e di colore da biancastro a biancastro-carnicino a maturità con macchie rosso-vinoso (il filo lamellare si macchia anch’esso di rosso-vinoso e raramente di giallo a maturità), carne dal sapore nullo o leggermente amarognolo. Esemplari molto giovani, nati semiipogei presso Cerro, sotto uno strato di terriccio particolarmente umido:
  14. Craterellus cornucopioides (L. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Fungo gregario che cresce a gruppi anche numerosissimi durante i periodi particolarmente freschi e umidi in estate e, soprattutto, in autunno. Buon commestibile: si presta benissimo anche all'essiccazione e a successiva riduzione in polvere per essere impiegato come aromatizzante. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 33, Pag. 136: “Questo fungo è un buon commestibile, molto ricercato, anche se non tutti gradiscono un piatto ingrigito o addirittura annerito da questi funghi; essiccato ha un'ottima resa. Il nome "Trombetta dei morti" non è dovuto al colore nero ma al fatto che si sviluppa attorno al 2 novembre, ricorrenza dei defunti. Piuttosto simile per struttura e colorazione è Cantharellus cinereus, buon commestibile, che presenta un cappello grigio più o meno scuro, ma con tonalità brunastre; la superficie è un po' fibrillosa, soprattutto verso il margine, che appare ben revoluto e marcatamente ondulato; l'imenio di questo fungo è caratterizzato da pliche venose molto ramificate, dette anastomosi, e scambiate da molti per lamelle; il colore è grigio cenere e schiarisce a maturazione, a causa della sporata bianca. Il gambo è ben distinto e pieno ma, crescendo, si forma al centro di esso un sottile condotto che talvolta arriva fino al centro del cappello. La carne è nerastra, sottile ed elastica, con un evidente odore fruttato e sapore gradevole. Cresce numeroso soprattutto nei castagneti umidi e viene raccolto e consumato spesso scambiandolo per le più famose Trombette. Altro esemplare somigliante a questo fungo è Færberia carbonaria, commestibile, somigliante ad un Cantharellus e infatti, in un passato lontano, veniva chiamato Cantharellus carbonarius: cresce su residui carboniosi, talvolta nel muschio e presenta un cappello più piccolo, convesso, imbutiforme, con orlo ondulato di colore grigio-brunastro ed imenio costituito da vere lamelle.” Presso Cerro:
  15. Tricholoma saponaceum (Fr. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Tricholoma di taglia medio-grande; con carne bianca, consistente, elastica-fibrosa nel cappello e tenace nel gambo con sfumature rosate alla sua base. Il sapore è amarognolo e l’odore ricorda quello del sapone, sapone di Marsiglia, acqua saponata, acqua di scarico di lavatrice, ecc. Camaleontico per i colori che può assumere il cappello: dal più tipico ocra grigiastro, grigio, grigio-olivastro al bruno-nerastro con sfumature bluastre, piombo, oppure ancora verdastro, o anche decolorato fin quasi al bianco in alcune forme, giallastro, con macchie rosa in vecchiaia. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 62, Pag. 166: “Ubiquitario, molto diffuso nei boschi di latifoglie e aghifoglie, nei prati, spesso a gruppi anche concresciuti, dall’estate all’inizio dell’inverno. La caratteristica fondamentale per la determinazione è l’odore di sapone e il viraggio della carne al rosa specialmente nella parte bassa del gambo. È certamente uno dei funghi più belli da incontrare (anche se non è commestibile) a causa dei suoi cromatismi spesso stupefacenti e della sua taglia che può essere notevole in casi di particolare sviluppo. Sarebbe impossibile elencare tutte le varietà (spesso sovrapponibili) che sono state create per questo fungo, definito comunemente come “il trasformista” per la sua spiccata variabilità; elenchiamo quelle più comuni e accettate. La var. squamosum possiede il gambo di colore grigio, squamoso; la var. ardosiacum ha il cappello di colore blu-nerastro e gambo squamato dello stesso colore; la var. atrovirens presenta un cappello di colore verdastro scuro e gambo bianco. I principianti possono scambiarlo con Clitocybe nebularis che possiede però carne bianca immutabile con un odore molto tipico, forte, aromatico, considerato sgradevole da alcuni e lamelle adnate-decorrenti.” Un cespo di 3 esemplari fotografati sotto Faggio:
  16. Entoloma sinuatum (Bull.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Entoloma lividum (Bull.) Quélet Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 130, Pag. 242: “Tossico. Provoca disturbi gastro-intestinali acuti e intensi, con possibili complicazioni in relazione alla quantità ingerita. I francesi lo chiamano “le perfide” perché il suo aspetto invitante, unito al buon sapore a odore in gioventù, possono indurre al tragico errore di superficialità il principiante che, attratto dall’aspetto gradevole, potrebbe raccoglierlo e incautamente consumarlo. Si tratta di un fungo poco conosciuto che provoca numerose intossicazioni per la sua somiglianza con alcune specie eduli o diversamente ormai riconosciute al pari tossiche come Clitocybe nebularis, sospetto di tossicità, che ha lamelle bianche e non rosa, decorrenti sul gambo e non libere, più fitte e regolari, e con odore caratteristico non di farina.” In boschetto di Cerro: esemplari giovani, immaturi; la sporulazione (con spore rosate) ancora non è in atto e quindi le lamelle permangono di color crema chiaro. Lamelle più o meno smarginate al gambo.
  17. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 209, Pag. 328: “Ottimo commestibile, può essere consumato crudo. Si tratta certamente del Porcino di qualità migliore: la compattezza delle carni, il suo delicato sapore, unito a un profumo soave e mai eccessivo, lo rendono sicuramente il più ricercato e appetibile. Adatto anche all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette. Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.” Esemplari ancora giovani, presso Cerro:
  18. Amanita citrina (Schaeffer) Persoon; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Amanita molto comune sia in boschi di latifoglie che di aghifoglie. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 126, Pag. 238: “Ubiquitario, in particolare su terreni acidi e sabbiosi, dall’estate fino ai primi freddi dell’inverno; molto comune. Riconoscibile abbastanza agevolmente per il suo bulbo basale molto grosso ed evidente, la volva circoncisa, le placche sul cappello e il tipico odore di patate crude.” Sotto Faggio:
  19. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Robusta Amanita dal cappello rossastro, rosso-brunastro, rivestito di piccole scaglie acute che si stagliano sul fondo per il loro colore grigio, grigio-rosato; anello carnoso, ampio e a gonnellino, striato sulla faccia esterna e posizionato in alto sul gambo; gambo che si allarga verso la base quasi bulbosa, bianco in alto e poi sfumato di rosa scendendo verso la base. La carne è biancastra ma tende ad arrossarsi nelle ferite e nelle contusioni. La volva non è ben visibile: il velo generale alla base si frammenta fin da giovane, lasciando alla base del gambo soltanto residui in forma di protuberanze più o meno accentuate. Contiene tossine termolabili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 121, Pag. 231: “Discreto commestibile da consumare cotto, contiene tossine termolabili che si disgregano e svaniscono con adeguata cottura. Cotto alla griglia risulterebbe quasi crudo nelle parti interne, con conseguente grave rischio di intossicazioni con sindrome emolitica.” Sotto Faggio; un esemplare in cui l'anello si era lacerato ed era quasi del tutto scomparso:
  20. Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.; Regione Toscana; Ottobre 2018; foto di Alessandro Francolini. Sotto Faggio: S Sotto Abete bianco:
  21. Laccaria amethystina (Huds.) Cooke; Regione Toscana; Ottobre 2018; foto di Alessandro Francolini. Specie assai facile da riconoscere quando si presenta con il suo cromatismo tipico: colori ametista in ogni sede! A tempo secco tali colori sbiadiscono notevolmente: in tal caso vengono in aiuto le lamelle ampiamente spaziate e spesse; le piccole dimensioni (cappello fino a non oltre i 5 cm di diametro e gambo slanciato, alto fino al massimo di 10 cm); la cuticola pileica opaca e leggermente feltrata, decorata da minuscole squamette depositate al centro; la carne esigua e viola chiaro nel cappello, fibrosa e biancastra nel gambo, con odore e sapore dolciastri e gradevoli; il gambo ben striato da fibrille longitudinali biancastre. È specie ubiquitaria. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 60, Pag. 164: “L’identificazione sul campo è resa agevole per le sue caratteristiche morfocromatiche (dimensioni, portamento, colorazioni omogenee); un alquanto improbabile confusione con giovani e patiti Cortinarius violaceus si evita osservando la presenza di una cortina e di un bulbo alla base del gambo; la tossica Mycena pura presenta un cappello liscio, striato al margine per trasparenza, lamelle biancastre e solamente soffuse di violetto, odore e sapore nettamente rafanoide, oltre ad avere una consistenza completamente diversa. Tutti i funghi appartenenti al Genere Laccaria presentano colorazioni vivaci più o meno intense, anche in relazione alle condizioni di umidità presenti in ambiente: con clima secco tendono ad impallidire notevolmente perdendo quasi completamente la brillantezza dei cromatismi. Sconsigliamo il consumo di questo fungo a causa della segnalazione di episodici problemi gastroenterici.” Una coppia di esemplari sotto Faggio:
  22. Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dall’odore forte, aromatico, penetrante, persistente e acuto, “tipicamente da... Clitocybe nebularis” Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 55, Pag. 159: “È stato per anni il fungo più raccolto e commercializzato in Italia, ma la sua tossicità è stata ormai dimostrata con certezza ed è stato cancellato dalle liste dei funghi commercializzabili. Purtroppo viene ancora raccolto e spetta solo ai fungaioli rendersi consapevoli del rischio ed evitare di raccoglierlo e consumarlo. Può essere confuso con Entoloma lividum, velenoso, che può crescere nel medesimo habitat. La principale differenza va ricercata nel colore delle lamelle dei soggetti maturi: queste sono giallastre in Clitocybe nebularis e rosa carico in Entoloma lividum, oltre all’odore forte e caratteristico in Clitocybe nebularis, deciso di farina fresca in Entoloma lividum. Inoltre le lamelle di Clitocybe nebularis sono un poco decorrenti mentre quelle di Entoloma lividum sono da più o meno smarginate a libere al gambo.” Esemplari fotografati sotto Abete bianco
  23. Hydnum repandum L. : Fr.; Regione Toscana; Giugno 2016; Foto di Alessandro Francolini. Si tratta del comune e noto “Steccherino dorato” o “Dentino dorato” che deve il suo nome al colore generale e all’imenoforo ad aculei. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 22, Pag. 125: “Buono da giovane, liberato dagli aculei amarognoli. Gli esemplari maturi sono amari e indigesti. Si presta alla conservazione sott’olio. Lo “Steccherino dorato” come viene volgarmente chiamato, è un fungo comune, diffuso e ampiamente raccolto dall’inizio dell’estate fino ad autunno inoltrato. Nelle zone temperate, in assenza di gelo e neve, è possibile raccogliere questa specie fino a dicembre e gennaio. Fungo molto facile da determinare e riconoscere, la presenza degli aculei sotto il cappello è un carattere molto semplice da osservare. Non esistono funghi ad idni tossici, taluni sono solamente coriacei e legnosi, altri amarescenti, per cui indigesti e comunque immangiabili. A prima vista, forse per il suo colore, può essere scambiato per il Cantharellus cibarius, ma quest’ultimo ha delle pseudolamelle (pliche lamellari) e non gli aculei. Altra confusione possibile è con Albatrellus confluens, anch'esso però ha un diverso imenoforo (pori e non aculei). Può essere confuso con l'Hydnum rufescens, più piccolo e di colore rossastro o aranciato, con aculei non decorrenti, commestibile di minor pregio. Hydnum albidum, bianco, crescente sotto conifera, appena ingiallente, fungo che tende ad inglobare lettiere e terriccio in modo notevole, con spore più piccole, sempre commestibile, anche se difficilmente recuperabile quando totalmente intriso di terra e aghi.” Un cespo di diversi esemplari appressati l'un l'altro; sotto Faggio Imenoforo ad aculei
  24. Lycoperdon excipuliforme (Scop. : Pers.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. = Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.) Perdeck Lycoperdon solitamente dalla forma a pestello, con la parte superiore sferoidale mentre la parte inferiore (pseudogambo) è più o meno cilindrica e più o meno allungata. Sovente l’aspetto complessivo è rugoso-costolato (“come una balla di juta mezza vuota”). La superficie esterna (esoperidio) è bianca nel fungo giovane per poi assumere colorazioni ocracee a maturità; ornamentazioni costituite da singoli elementi sovrastati da aculei fragili e facilmente detersili al minimo sfregamento; tali ornamentazioni interessano anche l’apice dello pseudogambo. Calvatia utriformis = Lycoperdon utriforme si distingue per le maggiori dimensioni, per le caratteristiche areole-verruche poligonali non detersili che ne ricoprono l’esoperidio anche a maturità, per uno pseudogambo più tozzo e corto. Possibile anche confonderla con esemplari di Lycoperdon perlatum che presentino uno pseudogambo sviluppato oltre la media. In tal caso un importante carattere distintivo è dato dagli aculei: in Lycoperdon perlatum essi sono sempre conici e contornati alla base da una “coroncina” di piccole verruche che permangono sull’esoperidio anche dopo la caduta degli aculei stessi; si viene così a formare una sorta di areolatura a maglie poligonali-circolari. In Lycoperdon excipuliforme gli aculei sono più fragili e detersili, spesso senza una forma conica regolare e alla loro caduta non lasciano sull’esoperidio una ben definita areolatura. I tre esemplari precedenti (a destra) messi a confronto con tre esemplari di Lycoperdon perlatum (a sinistra)
  25. Mycena pura (Pers. : Fr.) P. Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2018; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 85, Pag. 192: “È una delle più belle specie di Mycena, per i suoi colori violetti e la carne esigua, sottile, di colore biancastro. Si tratta in assoluto di una delle specie a maggiore diffusione ecologica: può essere rinvenuta in prossimità del mare, nei boschi litoranei mediterranei, sino ai boschi di Abete montani; oltre alla diffusione, grande è la sua variabilità cromatica che ha spinto vari autori a crearne molte forme e varietà. Possibile la confusione con Mycena rosea dalla taglia più grande, con cappello a lungo campanulato-parabolico e dal colore rosa-pallido, rosa-lilla, con il gambo fragile e non fibroso.” Esemplari presso Faggio Esemplari presso Cerro
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