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Alessandro F

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  1. Cyathus striatus (Huds.: Fr.) Willdenow Un esemplare è ancora chiuso dal bianco epifragma che protegge i peridioli
  2. Cyathus striatus (Huds.: Fr.) Willdenow Primo piano dei peridioli; alla base del peridiolo di sinistra è visibile il funicolo ancora ammassato e arrotolato
  3. Dal Raduno di Valle Dame Cyathus striatus (Huds.: Pers.) Willdenow Dalla particolare forma a “nido” o a “coppetta” di altezza non superiore ai 2 cm e di larghezza che non arriva a 1,5 cm. La forma della coppetta è conica e regolare negli adulti, mentre nei giovani la forma è più arrotondata con l’apice chiuso da uno strato pelosetto che rimarrà presente in seguito solo sulle pareti laterali; lo strato superiore, infatti, si lacererà lasciando esposto all’aria l’epifragma (una sorta di membrana bianca a protezione ulteriore della parte interna), che successivamente si lacererà scomparendo e lasciando definitivamente esposto all’aria l’interno della coppetta. Caratteristici sono i solchi lungitudinali presenti all’interno lungo le pareti della coppetta, i peridioli (in cui si formeranno le spore) rotondeggianti sul fondo della struttura, i ciuffetti pelosi all’esterno; colorazione a maturità grigio-brunastra; cresce su residui legnosi. L’espulsione dei peridioli da questi canestrelli avviene in modo del tutto particolare: quando piove, le gocce di acqua che “bombardano” l’interno della coppetta fanno sì che, per reazione, alcuni peridioli ne schizzino fuori assieme al funicolo (cordoncino presente alla base del peridiolo e inizialmente arrotolato); il bombardamento della goccia d’acqua dentro alla coppetta è detto anche effetto splash. In questo frangente il funicolo si srotola (arrivando anche a 10 cm di lunghezza in Cyathus striatus) e può andare ad attorcigliarsi a rametti, steli di erba, foglie o altro (come le “bolas” che i gauchos argentini impiegano per catturare il bestiame). A maturazione delle spore contenute nella gleba dei singoli peridioli, la corteccia di questi ultimi si disgrega e lascia fuoriuscire le spore mature; spesso ciò accade anche molto lontano dal basidioma originario in quanto è possibile che alcuni erbivori, dopo aver mangiato i frammenti vegetali su cui si erano ancorati i peridioli, depositino le feci con le spore mature ben distante dal luogo del pasto. Con forma simile: Cyathus olla (che presenta margine più aperto, superficie interna grigio-lucido e liscia), Cyathus stercoreus (dalla forma più rotondeggiante; pareti interne lisce, brillanti e bluastre scure; peridioli neri e lucidi; cresce gregario su terreni concimati o su sterco o su terreni bruciati), Crucibulum laeve (esternamente bruno-giallastro e finemente feltrato, all’interno liscio e con colorazione più chiara).
  4. Boletus dupainii Boud. Viraggio
  5. Boletus dupainii Boud.
  6. Dal raduno di Valle Dame Boletus dupainii Boud. Tre peculiarità per questa specie: la sua bellezza, la sua rarità, il suo facile riconoscimento. Infatti negli esemplari integri e non ancora sbiaditi per l’età, il suo cappello si presenta con un colore vivo e brillante che va dal rosso scarlatto al rosso ciliegia al rosso-arancio, con una lucentezza che dona alla sua cuticola un aspetto quasi laccato. In età avanzata questa colorazione sbiadisce fino all’ocra. Imenoforo con pori piccoli e rotondi e superficie poroide rosso sangue con bordatura gialla nei pressi del margine. Il gambo si presenta punteggiato da fini granulazioni di colore rosso (più pallido del cappello) su fondo giallognolo che si evidenzia meglio all’apice. Reticolo assente o presente solo per pochi millimetri all’apice vicino all’inserzione dei tubuli col gambo. La carne ha odore debole fruttato e sapore dolciastro gradevole; è di colore bianco-giallognolo (ma rossastra sotto la cuticola del cappello e alla base del gambo), virante al taglio ad un bel colore azzurro chiaro. Fungo raro e quindi da proteggere, reperibile nei boschi asciutti e caldi di latifoglie, soprattutto presso Quercia; è stata osservata la concomitanza della sua rara fruttificazione con la presenza nello stesso ambiente dell’Amanita caesarea. Esemplare un po' sciupato per l'età:
  7. Dal Raduno di Valle Dame Calvatia utriformis (Bull.: Pers.) Jaap Inconfondibile forma globosa-ellissoidale che abbellisce i prati dalla collina fino ai pascoli alpini. Esoperidio biancastro e areolato da verruche più o meno piramidali o più o meno appiattite. Alla sezione la carne si presenta compatta e bianca quando il fungo è immaturo, divisa in due porzioni distinte: gleba (parte superiore; che porterà a maturazione le spore) e subgleba (parte inferiore, sterile), divise da un diaframma. Via via che le spore maturano la gleba diviene sempre più gialla-olivastra fino ad assumere consistenza polverosa dal colore marrone scuro. La subgleba, invece, rimane più a lungo biancastra, pur raggiungendo nel tempo la stessa colorazione marrone scuro. La deiscenza avviene per un graduale degradamento-spaccatura del peridio a partire dal centro; tale lacerazione si estenderà e interesserà tutta la parte del peridio che racchiude la gleba, lasciando così la polvere sporale in balia del vento; la subgleba, a forma di coppa aperta e larga, rimarrà ancorata al terreno. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 558: “Commestibile limitatamente alla gleba purché questa sia perfettamente bianca. In alcune zone è molto apprezzato impanato e fritto. Dato il sapore dolce della carne, si consiglia una buona dose di sale dopo la cottura. È frequente incontrare nei prati residui papiracei a forma di coppa marrone che rimangono per molto tempo dopo la maturazione. Tali resti non sono ovviamente di nessun interesse gastronomico, ma possono rappresentare un buon indicatore per la zona di crescita.” Esemplari completamente aperti a mo' di ciotola Basta un filo di vento per disperdere le spore
  8. Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer Imenoforo
  9. Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer
  10. Dal Raduno di Valle Dame Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer Dal TUTTO FUNGHI pag. 283: “E’ una delle più belle specie di Mycena, per i suoi colori violetti e la carne esigua, sottile, di colore biancastro. Si tratta in assoluto di una delle specie a maggiore diffusione ecologica: può essere rinvenuta in prossimità del mare, nei boschi litoranei mediterranei, sino ai boschi di Abete montani; oltre alla diffusione, grande è la sua variabilità cromatica che ha spinto vari autori a crearne molte forme e varietà. Possibile la confusione con Mycena rosea dalla taglia più grande, con cappello a lungo campanulato-parabolico e dal colore rosa-pallido, rosa-lilla, con il gambo fragile e non fibroso.”
  11. Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.) Kummer Imenoforo
  12. Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.) Kummer
  13. Dal Raduno di Valle Dame Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.) Kummer Tricholoma facilmente riconoscibile per alcuni caratteri: cappello bianco candido con cuticola liscia e brillante, finemente sericea-fibrillosa, con colore crema chiaro soprattutto nella zona discale; dimensioni medio-grandi (con cappello fino a 12 cm di diametro); gambo slanciato (raramente corto e tozzo), sovente ricurvo, ricoperto da fibrille innate, completamente bianco con eventuali macchie verde-acqua grigiastre (più raramente rosate) al piede. La sua carne ha odore leggero e buono di farina e sapore dolce, gradevole che può ricordare le nocciole. La confusione con Tricholoma morfocromaticamente abbastanza simili ma tossici o quantomeno sospetti (T. album, T. pseudoalbum, T. inamoenum) è subito scongiurata dai caratteri organolettici di questi ultimi: odore e sapore sgradevoli, terrosi o solforosi di “gas illuminante”. Altro Tricholoma simile è il raro T. albidum (di commestibilità ignota vista la scarsa reperibilità) che si distingue per la taglia minore (diametro pileico non superiore ai 7 cm) e per il cappello dalla cuticola feltrata e dall’orlo finemente pubescente. La confusione con specie tossiche e bianche di Clitocybe dall’odore farinaceo è scongiurata dal portamento: tipicamente tricolomoide in T. columbetta, con cappello convesso-appianato e largo umbone ottuso più o meno evidente, con lamelle smarginate, mentre le Clitocybe hanno taglia minore, carne meno spessa, cappello spianato o depresso e lamelle sempre più o meno decorrenti. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 247: “Fungo simbionte, cresce a gruppi di pochi esemplari nei boschi di latifoglie, prediligendo Quercia, Castagno e Faggio. Presente da fine estate all’autunno. È un fungo bianco candido in ogni sua parte, dal cappello sericeo e satinato, con caratteristiche macchie rosate o più frequentemente verdastre, non sempre presenti, alla base del gambo, odore e sapore gradevoli farinacei. Ottimo commestibile, ma un po’ fibroso. Anche nel Genere Tricholoma non mancano le forme albine. In questo caso un T. portentosum con cuticola completamente bianca può diventare simile a T. columbetta per le fibrille sul cappello e l’odore farinaceo.”
  14. Russula lepida (Fr.: Fr.) Fr.
  15. Dal Raduno di Valle Dame Russula lepida (Fr.: Fr.) Fr. È una Russula comune, reperibile in boschi caldi e asciutti sia presso latifoglie (Castagno, Quercia e Faggio in particolare) che presso conifere (Pino in particolare). Carattere distintivo è il sapore: fruttato-mentolato e “rinfrescante” (comune solo alla Russula albonigra che però si presenta con caratteristiche morfocromatiche completamente differenti). R. lepida ha cappello opaco (per la cuticola secca e vellutata), dal bel colore rosa o rosa-rosso fino a rosso carminio con eventuali macchie decolorate giallastre; il gambo è sovente clavato o ingrossato alla base, di rado interamente bianco, più frequentemente con sfumature rosate o rossastre soprattutto nella metà inferiore. Altra caratteristica importante da considerare è la durezza della sua carne (soprattutto negli esemplari giovani) unita alla notevole consistenza “gessosa-cassante” che, pur essendo tipica del Genere Russula, in questa specie è emblematica. La sporata è di colore crema pallido.
  16. Dal Raduno di Valle Dame Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.) Kumm. Fungo tossico. Colore del cappello che può variare dal giallastro-arancio al giallo zolfo (anche con sfumature verdastre); il centro del cappello presenta una colorazione più vivace sul bruno-arancio, mentre il margine è più pallido; lamelle giallo-verdastre (più chiare da giovane, poi più scure, grigio-verdastre fino a nerastre); sapore nettamente amaro. Confondibile con l'altrettanto tossico H. sublateritium che ha taglia maggiore, cappello e base del gambo di colore simile a quello dei mattoni (rosso-laterizio; da cui il nome) e lamelle giallo-grigiastre e poi olivastre. Il commestibile (con cautela) H. capnoides ha carne dolce e non amara, le sue lamelle non hanno tonalità giallo-verdastre e il cappello ha cromatismi più caldi (giallo-aranciati, con centro rossastro). Dal Tutto Funghi, pag. 428: "Capita di trovare H. fasciculare nello stesso ceppo assieme a esemplari di Armillaria mellea: un motivo in più per aprire bene gli occhi nella determinazione."
  17. Dal Raduno di Valle Dame Lactarius controversus Pers.: Fr. Lactarius che si riconosce abbastanza agevolmente per le macchie rosa o rossastre o rosso-vinose presenti sul cappello biancastro; per le lamelle di colore rosato chiaro; per il latice bianco immutabile sia isolato che lasciato essiccare sulle lamelle, di sapore dapprima amaro, poi acre (come la carne); per il margine a lungo involuto (da cui deriva l'epiteto specifico controversus); per il gambo corto e tozzo, talvolta anche eccentrico. Molto comune, con habitat presso latifoglie.
  18. Zona collinare attorno a Borgo San Lorenzo; parco di Villa Corte; 250 metri Leccinum crocipodium (Letellier) Watling Leccino legato in simbiosi con latifoglie (Querce caducifoglie, Carpini e Castagni). La cuticola tende a divenire screpolata-areolata a maturità, specialmente a tempo secco; il suo colore va dal giallo-ocra (negli esemplari giovani) fino al bruno nerastro (a maturità). La carne è bianca ma, al taglio, vira inizialmente al rosa violaceo per poi assumere un colore scuro. Il gambo è giallognolo in gioventù per divenire grigio-ocra a maturità; è cosparso di squamette concolori che tendono a scurirsi. Nella Sezione Luteoscabra (caratterizzata da imenoforo e gambo gialli; con carne da bianca a gialla, all’aria virante prima al rosa-rosso, poi al grigio e infine al nerastro) si trovano i suoi simili: Leccinum lepidum e Leccinum corsicum; questi ultimi, però, hanno una scarsa tendenza a screpolarsi sul cappello ed hanno habitat diversi: sotto Leccio il L. lepidum e sotto Cisto il L. corsicum. Imenoforo Parte del gambo; con piccole asperità concolori al fondo Viraggio poco dopo la sezione Viraggio dopo 2 minuti
  19. Zona collinare attorno a Borgo San Lorenzo; parco di Villa Corte; 250 metri Xerocomus armeniacus (Quél.) Quél. L’armeniacum pomum è il noto frutto chiamato volgarmente albicocca (frutto della pianta Prunus armeniaca). Lo Xerocomus armeniacus deve il nome specifico proprio alla colorazione del suo cappello e di parte del gambo; tale colorazione “albicocca”, però, non è costante perché la specie presenta un policromatismo accentuato (da rosa-arancio al rosso scuro all’ocra-arancio); dal punto di vista macroscopico una caratteristica costante è comunque la carne alla base del gambo: si presenta sempre su toni arancio-ocracei o color rabarbaro; altrove la carne è di colore giallo più o meno vivo, virante al bluastro nella parte alta del gambo e nel cappello. La cuticola del cappello tende a screpolarsi a tempo secco; il gambo è quasi concolore al cappello con toni più gialli all’apice ma arancio-ocra alla base. Dal TUTTO FUNGHI, pag. 528: “Specie molto diffusa, predilige le regioni a clima mite, cresce solitario o in gruppi dall’estate al tardo autunno nei boschi soleggiati di latifoglia, Castagni e Querce in particolare. Data la grande variabilità cromatica, X. armeniacus può essere confuso con specie simili. La distinzione con X. rubellus si basa sulla presenza in quest’ultimo della tipica puntinatura rosso carota o vermiglio nella carne alla base del gambo; X. persicolor si macchia di verdognolo se contuso specie nei giovani esemplari e la carne del gambo assume colorazioni rabarbaro o zafferano; X. ripariellus cresce in zone umide, quali le vicinanze di laghi o corsi d’acqua con Ontano, Pioppo e Salice, caratteristica peculiare è il gambo a volte striato longitudinalmente a zone livide specie in età adulta e per le colorazioni vinose con toni violacei alla sua base (carne), vira intensamente al bluastro nei tubuli e nella zona mediana del gambo; X. dryophilus si differenzia per la crescita esclusiva sotto Quercia, cuticola brillante e vischiosetta specie a tempo umido, colorazioni pileiche di un bel rosso cinabro in gioventù, giallo cromo all’apice del gambo, rosso scuro alla sua base; la carne, alla base del gambo, presenta toni rosso-violacei tendenti al nerastro, vira lentamente al bluastro altrove alla sezione.” Superficie screpolata del cappello Imenoforo con pori viranti all’azzurro al tocco Gambo In sezione: la carne alla base del gambo di color arancio-ocra
  20. Mycena pura (Pers.:Fr.) Kummer Dal TUTTO FUNGHI pag. 283: “E’ una delle più belle specie di Mycena, per i suoi colori violetti e la carne esigua, sottile, di colore biancastro. Si tratta in assoluto di una delle specie a maggiore diffusione ecologica: può essere rinvenuta in prossimità del mare, nei boschi litoranei mediterranei, sino ai boschi di Abete montani; oltre alla diffusione, grande è la sua variabilità cromatica che ha spinto vari autori a crearne molte forme e varietà. Possibile la confusione con Mycena rosea dalla taglia più grande, con cappello a lungo campanulato-parabolico e dal colore rosa-pallido, rosa-lilla, con il gambo fragile e non fibroso.”
  21. Gyroporus castaneus (Bull.: Fr.) Quélet Imenoforo Sezione; il gambo si presenta robusto ma in realtà è fragile: all’inizio pieno, ben presto cavernoso, diventa cavo a maturità pur mantenendo una “corteccia” relativamente spessa. Tale corteccia dà la sensazione di robustezza ma, alla minima pressione, la cavità interna rende il tutto piuttosto fragile e cassante
  22. Zona collinare attorno a Borgo San Lorenzo; parco di Villa Corte; 250 metri Gyroporus castaneus (Bull.: Fr.) Quélet Dal TUTTO FUNGHI pag 506: “La carne bianca, pressoché immutabile, avvicina questa Boletacea alla Sezione Edules dei Boletus, oltre all’aspetto generale, ai cromatismi, alla tomentosità della cuticola e al candore dei pori all’esordio; caratteri che possono trarre in inganno il principiante. Le dimensioni minute e il gambo liscio, coriaceo e cassante, ricco di cavernosità al suo interno, aiutano notevolmente a sgombrare il campo da eventuali dubbi interpretativi. Discreto commestibile, sapore grato e odore di nocciola. Scartare il gambo, spugnoso, cavo e fortemente indigesto.” Particolare del cappello
  23. Marasmius bulliardii Quélet Imenoforo con il tipico collarium
  24. Zona collinare attorno a Borgo San Lorenzo; parco di Villa Corte; 250 metri Marasmius bulliardii Quélet Delizioso Marasmius che cresce di preferenza su foglie (in genere faggio e quercia) e che presenta di solito una papilla bruno-rossiccia al centro del cappello. Le tipiche solcature del cappello (dovute alla presenza delle lamelle sottostanti) ricordano un paracadute in miniatura. Il cappello è di colore ocra-pallido e raggiunge circa 1 cm di diametro. Le lamelle sono inserite in un evidente collarium, concolori al cappello; assenza di lamellule; gambo molto sottile, liscio lucido, da nerastro a bruno, più chiaro nei pressi del collarium. Gli è molto simile M. rotula , di dimensioni maggiori e con colori pileici più chiari, che cresce di preferenza su detriti legnosi (più raramente su foglie) più o meno interrati e non presenta (di solito) la papilla bruno-rossiccia al centro del cappello.
  25. Marasmius rotula (Scop.: Fr.) Fr. Il cappello, con la papilla al centro
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