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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  2. Leccinellum crocipodium (Letellier) Della Maggiora & Trassin.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Leccinum crocipodium (Letellier) Watling "Leccino" legato in simbiosi con latifoglie (Querce caducifoglie, Carpini, Castagni e Faggi). La cuticola tende a divenire screpolata-areolata a maturità, specialmente a tempo secco; il suo colore va dal giallo-ocra (negli esemplari giovani) fino al bruno nerastro (a maturità). Solitamente presenta un gambo sinuoso e curvato, ventricoso ma attenuato sia all’apice che alla base; il suo colore va dal giallo chiaro negli esemplari più giovani a giallo con toni più scuri in età; è coperto da granulosità inizialmente concolori poi brunastre. La carne è bianca ma, al taglio, vira inizialmente al rosa violaceo per poi assumere un colore scuro. Il gambo è giallognolo in gioventù per divenire grigio-ocra a maturità; è cosparso di squamette concolori che tendono a scurirsi. Suoi simili (per le colorazioni del cappello) possono essere Leccinellum lepidum e Leccinellum corsicum; questi ultimi, però, hanno una scarsa tendenza a screpolarsi sul cappello ed hanno habitat diversi: sotto Leccio il L. lepidum e sotto Cisto il L. corsicum.
  3. Tapinella atrotomentosa (Batsch : Fr.) Šutara; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Paxillus atrotomentosus (Batsch : Fr.) Fr. Fungo molto grande e carnoso con caratteristiche inconfondibili: margine molto involuto nei giovani esemplari, con tendenza a distendersi in età ; cuticola feltrato-vellutata e asciutta; lamelle decorrenti sul gambo e facilmente separabili dalla carne del cappello; e (soprattutto) gambo corto e tozzo (anche laterale), ricoperto da una fitta peluria bruno-nerastra molto fine che al tatto può ricordare il velluto. Habitat su ceppi o su radici di conifere. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 182, Pag. 299: “Non commestibile: i suoi caratteri organolettici, poco gradevoli, si accentuano addirittura nella fase di cottura. Le sue caratteristiche così peculiari ne rendono quasi impossibile la confusione con un’altra specie.” Lignicolo; su tronco di Pino caduto a terra:
  4. Butyriboletus appendiculatus (Schaeff.) D. Arora & J.L. Frank; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus appendiculatus Schaeffer Dalla Scheda AMINT: “Fungo capogruppo di un nuovo genere di Boletales, Butyriboletus, già appartenuto alla sezione Appendiculati del genere Boletus, che comprende boleti fin dall'inizio a tubuli e pori gialli (e non bianchi come nei "porcini") e in seguito, a maturità, con tonalità giallo-verdastre; con fine reticolo nella parte alta del gambo; con carne dolce e con viraggi più o meno deboli o nulli. Tutti i funghi di questo nuovo genere sono commestibili. Tra di essi, Butyriboletus appendiculatus ha in genere gambo ben radicante e cresce sotto latifoglie; Butyriboletus subappendiculatus ha il gambo poco o per niente radicante e cresce sotto conifere, mentre gli altri boleti del nuovo genere (Butyriboletus regius, Butyriboletus fechtneri, Butyriboletus pseudoregius) hanno cappello e/o gambo con colorazioni dalle tonalità rosa-rossastre. Il nome Butyriboletus è stato attribuito per via della colorazione dell’imenio, del gambo e della carne che ricorda appunto il burro naturale, tanto che negli Stati Uniti vengono comunemente chiamati "Butter Boleti". Butyriboletus appendiculatus è caratterizzato da tinte pileiche bruno-rossastre e base del gambo tipicamente attenuata e radicante. Le forme del nostro fungo con cappello particolarmente chiaro potrebbero generare confusioni con le specie del genere Caloboletus (Caloboletus radicans e Caloboletus calopus) dalla carne tipicamente amara e dall’odore sgradevole di colla vinilica.”
  5. Gyroporus cyanescens (Bull. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini Boletacea tipica del periodo estivo-autunnale con habitat presso Abete, Pino, Faggio, Castagno, Quercia; riconoscibile per il cappello dalla cuticola da biancastra a giallognola con riflessi ocracei-olivastri, asciutta anche a tempo umido, vellutata, con presenza di fioccosità più scure del colore di fondo. La caratteristica più eclatante è comunque il viraggio iniziale della carne all'azzurro-indaco intenso nel cappello e nel gambo. Quest'ultimo si presenta robusto ma fragile: all'inizio pieno, ben presto cavernoso, diventa cavo a maturità pur mantenendo una "corteccia" relativamente spessa. Tale corteccia dà la sensazione di robustezza ma, alla minima pressione, la cavità interna rende il tutto piuttosto fragile e cassante. Dello stesso Genere è il Gyroporus castaneus dai colori decisamente più scuri e dalla carne immutabile e il suo simile Gyroporus hammophilus che cresce in habitat sabulico costiero, può presentare carne dal viraggio azzurro (ma non intenso come nel G. cyanescens). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 188, Pag. 305: “Si tratta di una specie non ovunque diffusa, abbastanza circoscritta e rinvenibile in pochi areali, anche se in questi ultimi è presente in modo costante e abbondante. Il violento viraggio all'indaco nell'immediatezza della contusione o del taglio, tende nel tempo a regredire in tenue grigiastro. Discreto commestibile. In cottura la cuticola diventa verde e questo crea un certo imbarazzo in chi per la prima volta si avvicina organoletticamente a questa buona specie edule. Scartare completamente il gambo, duro, coriaceo e quindi indigesto.” Solitamente il viraggio nella carne dei funghi è più debole in condizioni atmosferiche siccitose. Questi G. cyanescens confermano la regola: neanche dopo 10 minuti la loro carne aveva assunto il tipico e intenso viraggio azzurrognolo.
  6. Caloboletus calopus (Pers.) Vizzini; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus calopus Pers. : Fr. Oltre che per altri caratteri, si distingue dal Caloboletus radicans [= Boletus radicans] per la colorazione: cappello grigio camoscio, grigio-olivastro o grigio-ocra pallido in C. calopus e molto più chiaro (bianco latte, color crema) in C. radicans; gambo con estese colorazioni rosse (soprattutto nella metà inferiore; sovente con colore giallognolo nella parte alta) in C. calopus e giallo pallido (talvolta sfumate di rosa in alto) in C. radicans; anche il reticolo è diverso: presente e a maglie allungate in C. calopus, quasi assente in C. radicans (se presente è a maglie fini e relegato alla parte alta del gambo). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 202, Pag. 319: “Responsabile di alcuni casi di intossicazione (sindrome gastro-intestinale o resinoide incostante), comunque non commestibile per il forte sapore amaro e per il netto odore sgradevole. I pori gialli, la caratteristica fiammatura rosso carminio alla base del gambo, il sapore della carne e l’odore inconfondibile agevolano la determinazione.”
  7. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 210, Pag. 330-331: “Abbastanza comune e molto ricercato. Inizia la sua crescita qualche settimana dopo i temporali primaverili del mese di maggio e continua a fruttificare, nelle aree mediterranee, fino a metà novembre. Quando l’aria è secca, tutta la superficie del cappello si screpola e rende visibile la carne bianca sottostante. Nel periodo estivo e all’inizio dell’autunno il Boletus reticulatus in particolare viene invaso da larve anche quando si trova allo stadio di primordio. Questi insetti fanno parte principalmente di due famiglie di ditteri: la Famiglia Mycetophilidae e la Famiglia Sciaridae. Questi piccoli insetti micetofili hanno la consuetudine di insediarsi nel luogo dove c’è la fungaia. Le femmine iniziano a penetrare nel terreno e raggiungono la base del fungo, deponendovi 50-70 uova che subito dopo si schiudono. Le larve iniziano a cibarsi della carne invadendo e fagocitando l’intero fungo; una volta compiuto il loro stadio di larva, si impupano in un bozzoletto e così il ciclo ricomincia per numerose generazioni annuali.” ************* Con una stagione estremamente siccitosa e calda come quella che perdura da un paio di mesi in gran parte della Toscana, quei pochi "porcini" che hanno il "coraggio" di nascere vanno ricercati nelle faggete in quota. Cappello evidentemente reticolato: Una lumaca ha scavato un tunnel sul cappello Un B. reticulatus col cappello dai cromatismi più tipici da B. aereus; e col gambo con una conformazione più usuale in B. edulis
  8. Butyriboletus regius (Krombh.) D. Arona & J.L. Frank; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus regius Krombh. Il Butyriboletus regius non presenta viraggio apprezzabile: ciò lo distingue dal simile Butyriboletus pseudoregius (che al taglio mostra un netto e veloce viraggio all’azzurro, soprattutto sopra l’imenoforo); inoltre il B. pseudoregius manifesta, soprattutto a maturità, delle sfumature rosa-rossastre alla base del gambo. Troppo spesso si reperiscono nel bosco esemplari bastonati o calpestati da persone ignoranti che, "deluse" per non aver trovato un "porcino", si sfogano incivilmente sui malcapitati B. regius. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Schede 203-204, Pag. 320-321: “Il genere Butyriboletus (ex sezione Appendiculati del genere Boletus) comprende funghi boletoidi aventi imenio (tubuli e pori) e carne dolciastra di colore giallastro, fine reticolo concolore e viranti, o non, alla sezione o per manipolazione. Stabilito che Boletus è monofiletico e usato per B. edulis e relativo gruppo, è stato creato il genere Butyriboletus. Il nome del genere è dovuto alla colorazione dell’imenio, del gambo e della carne che ricorda appunto il burro naturale, tanto che in alcuni stati in U.S.A. vengono comunemente chiamati "butter boleti". Il contrasto tra il giallo oro del gambo e dei pori con il rosa-porpora del cappello, fa di questo fungo uno tra i più belli e spettacolari esistenti. Buon commestibile, da usare mescolato con altri funghi perché da solo viene digerito con difficoltà. Consumare ben cotto; adatto anche per l’essiccazione. Il gambo duro e coriaceo deve essere eliminato in quanto indigesto.” Colorazione dl cappello "rosa antico"; ma in questo esemplare un poco sbiadita, forse per il gran secco presente nella faggeta
  9. Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus erythropus Persoon ss. Fries Buon commestibile dopo adeguata cottura che consente di eliminare alcune tossine termolabili. Tutto il carpoforo è virante al blu in maniera intensa (al taglio o anche alla pressione). Odore fruttato e sapore dolce. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 206, Pag. 323: "Pur appartenendo a un Gruppo di Boletaceae critiche, per via del viraggio della carne, è abbastanza agevole riconoscerlo con sufficiente sicurezza in quanto è l'unico fungo boletoide con cuticola vellutata marrone, pori arancio-rossastri e il gambo quasi interamente decorato da fine punteggiatura rossa. Primo piano su gambo e imenoforo
  10. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Robusta Amanita dal cappello rossastro, rosso-brunastro, rivestito di piccole scaglie acute che si stagliano sul fondo per il loro colore grigio, grigio-rosato; anello carnoso, ampio e a gonnellino, striato sulla faccia esterna e posizionato in alto sul gambo; gambo che si allarga verso la base quasi bulbosa, bianco in alto e poi sfumato di rosa scendendo verso la base. La carne è biancastra ma tende ad arrossarsi nelle ferite e nelle contusioni. La volva non è ben visibile: il velo generale alla base si frammenta fin da giovane, lasciando alla base del gambo soltanto residui in forma di protuberanze più o meno accentuate. Contiene tossine termolabili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 121, Pag. 231: “Discreto commestibile da consumare cotto, contiene tossine termolabili che si disgregano e svaniscono con adeguata cottura. Cotto alla griglia risulterebbe quasi crudo nelle parti interne, con conseguente grave rischio di intossicazioni con sindrome emolitica.” ************ Stagione estremamente siccitosa: cercando di crescere nell'umidità residua tra le foglie di faggio:
  11. Polyporus varius (Pers. : Fr.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Poliporo di dimensioni relativamente ridotte (diametro del cappello da 2 a 8 cm); superficie sterile con tonalità brune, brune-rossicce, ocracee; cuticola anche finemente fibrillosa in senso radiale; cappello sovente depresso in corrispondenza dell’attaccatura del gambo che può essere centrale o laterale. Orlo pileico sottile, irregolare e sinuoso, a lungo involuto anche a maturità. Tubuli decorrenti sul gambo, pori piccoli e rotondeggianti con superficie poroide crema-ocracea. Il gambo si presenta finemente vellutato con apice crema-ocraceo ma nerastro altrove. Habitat preferenziale su rami caduti di Faggio ma anche di Frassino e Ontano. Abbastanza comune e diffuso. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 30, Pag. 133: “Questo fungo risulta delimitabile dalle altre Polyporaceae con toni nerastri al gambo per la sua taglia che di norma non supera i 10 cm di diametro del cappello, a differenza ad esempio di P. melanopus e Royoporus badius. Le altre specie del genere Polyporus comunemente diffuse presentano sensibili differenze: P. squamosus è caratterizzato da dimensioni considerevoli, cuticola dissociata in squame brunastre e assenza di colorazioni nerastre al piede; P. arcularius ha pori decisamente più larghi, gambo finemente punteggiato e margine del cappello peloso; P. ciliatus, anch’esso con pori piccoli e stretti, presenta cuticola finemente squamulosa e gambo dall’aspetto tipicamente tigrato.”
  12. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo; alcune lamelle sono forcate; molte son anastomosate-forcate all'attaccatura al gambo Lamelle lardacee: "mi piego ma non mi spezzo"
  13. Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Xerula radicata (Relhan) Dörfelt Tipica soprattutto del faggio; con la caratteristica di avere gambo lunghissimo rispetto al cappello: anche 15 (20) cm nella parte esposta all’aria e altrettanto nella parte sotterranea (da cui il nome); odore e sapore non caratteristici. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 89, Pag. 196 “La superficie del cappello, inizialmente liscia, diviene presto grinzosa in senso radiale, quasi venata, vischiosa e lucente con tempo umido e opaca, asciutta con tempo secco. Xerula pudens condivide lo stesso habitat, ha una forma molto simile, stesso gambo a lungo interrato con una specie di fittone, ma ha un cappello feltrato, mai vischioso, un gambo finemente vellutato e sapore leggermente amaro.” Estratta dal terreno Esemplare adulto e più grande; con le rugosità sul cappello Una coppia
  14. Amanita pantherina var. abietum (E.-J. Gilbert) Neville & Poumarat; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 119, Pag. 229: “Amanita pantherina è fungo velenoso, talora mortale. Provoca avvelenamento di tipo neurotropico simile, ma più grave, a quello provocato dall’Amanita muscaria. I sintomi compaiono da trenta minuti a tre ore dopo l’ingestione. I principi tossici colpiscono prevalentemente il sistema nervoso centrale. La Amanita pantherina var. abietum ha portamento decisamente più robusto, crescita prevalentemente montana, pressoché assenza di rigatura al margine del pileo rispetto alla specie tipo, cappello bruno scuro e residui velari decisamente piatti e farinosi." ***************** Sotto faggio misto a Peccio e Abete bianco; con odore sgradevole rafanoide abbastanza forte.
  15. Amanita excelsa (Fr. : Fr.) Bertill.; Regione Toscana; Maggio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 120, Pag. 230: “Specie commestibile dopo cottura ma di poco pregio e, pertanto, se ne sconsiglia il consumo, data anche la possibile confusione con la velenosa Amanita pantherina. In passato alcuni autori consideravano questa specie distinta in due varietà: A. excelsa var. spissa e A. excelsa var. excelsa. La prima con taglia molto più tozza e robusta, verruche sul cappello più frequenti e persistenti, lamelle senza riflessi rosati, gambo a base allargata terminante con un bulbo non marginato e napiforme, ben evidente e non arrossante, odore e sapore rafanoide; la seconda con taglia più slanciata, verruche assenti o poco persistenti, lamelle con riflessi rosati, volva friabile, facilmente dissociata in fiocchi e base del gambo spesso interrata.” ************ Secondo quanto scritto sopra questi esemplari "sarebbero" relativi a Amanita excelsa var. excelsa; non ho tuttavia voluto toglierli dal terreno per fare il controllo della base del gambo. Già hanno fatto una specie di miracolo a nascere con questo secco... e mi dispiaceva sciupare i due bocciotti!
  16. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Come suggerisce il nome (dal greco kyanos = azzurro e xanthós = giallo), la gamma cromatica del suo cappello è molto ampia: dal viola al verde, attraverso tonalità bluastre o giallastre; anche se esemplari giovani possono presentare colorazioni uniformi di ciclamino. Tali colorazioni in genere sono presenti e frammiste nello stesso esemplare creando un aspetto cromatico come metallizzato. La cuticola è parzialmente separabile (per 2 quinti del raggio) e la carne sottostante ha tonalità lilacine. Gambo e lamelle sono bianchi, con qualche macchia rugginosa in vecchiaia. Carne bianca dal sapore dolce come di nocciola. Cresce dall’estate al tardo autunno nei boschi di latifoglie. Caratteristica distintiva sono le lamelle lardacee. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 159, Pag. 275: “Il colore violetto della carne sotto la cuticola non è un carattere valido per la determinazione in quanto non esclusivo di questa specie. La consistenza definita lardacea delle lamelle indica l’estrema difficoltà nello spezzarle con la pressione di un dito, piegandosi invece come fossero di lardo. Nelle altre specie di Russula le lamelle si rompono in modo più o meno evidente.” ********* Nella sua forma verdastra ("forma peltereaui") , frequente nelle faggete
  17. Phallus impudicus L. : Pers.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Altri esemplari. In questo esemplare, quasi alla fine del ciclo, si intuisce che la struttura "campanulata" (una sorta di finto cappello) che porta la gleba, è attaccata allo stipite solo all'apice. Questo pseudo-cappello è alveolato: lo si nota quando resta privato della gleba asportata dagli insetti. In questo esemplare una parte del peridio è rimasta attaccata all'apice e forma una sorta di placca che ricopre parte della gleba. Con la gleba quasi tutta asportata
  18. Phallus impudicus L. : Pers.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Allo stadio di ovolo; semiipogeo Estratto dal terreno, col suo cordoncino miceliare In sezione longitudinale (esterno e interno) Durante il successivo sviluppo la parte interna (color rosa carnicino circondata da uno straterello materiale bianco) formerà lo stipite (o ricettacolo) spugnoso e bucherellato che, sviluppandosi in altezza, porterà in alto la gleba (che è già di colore verdastro e già maleodorante). Il peridio (cioè il "guscio" dell'ovolo) è suddiviso in tre parti: una parte ocracea più o meno chiara (superficie più esterna dell'ovolo) è detta esoperidio ed è quella che è a contatto col terreno; al di sotto dell'esoperidio c'è il mesoperidio (di colore ocraceo, abbastanza spesso e gelatinoso) e, infine, tra il mesoperidio e la gleba si trova l'endoperidio che è assai sottile e di colore bianco (qui in foto si nota meglio nella sezione di destra), collegato sia in alto che in basso alla struttura interna che formerà lo stipite.
  19. Phallus impudicus L. : Pers.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal TUTTO FUNGHI pag. 349: “Allo stadio adulto è pressoché inconfondibile per forma e odore. Allo stadio di uovo può essere grossolanamente confuso con qualche giovane Amanita. La consistenza gommosa e la sezione fugano subito ogni dubbio. L’odore sgradevole attira mosche e altri insetti che, nutrendosene, diventano inconsapevolmente i diretti diffusori delle spore.” *************** In una desolante situazione di quasi-deserto fungino, l'unica specie che era in "buttata" è stata il Phallus impudicus. Liberata la base dalle foglie per mettere in evidenza la volva I cordoncini miceliari, numerosi e ramificati, alla base del gambo Apice del gambo con la gleba verdastra e puzzolente (l'aggettivo "puzzolente" forse rende meglio l'idea rispetto al troppo diplomatico "maleodorante"...). Nella gleba si trovano le spore mature; saranno le mosche e altri insetti a diffonderle in ambiente Primo piano: Sezionando il gambo si vede che l'interno è cavo; inoltre è completamente spugnoso (ma non morbido, anzi friabile e cassante alla pressione) e rastremato sia in alto che in basso. La superficie esterna
  20. Lactarius piperatus (Linnaeus : Fries) Persoon; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Fungo tossico dal sapore molto acre; latice bianco, lattiginoso, acre e bruciante, immutabile se isolato, con leggere sfumature giallastre se essiccato sulle lamelle; lamelle molto fitte e strette. Colori biancastri su tutta la superficie, con sfumature rugginose sul cappello in vecchiaia; cappello asciutto che a maturità tende a diventare imbutiforme; gambo di solito attenuato alla base. Ubiquitario e molto comune in estate-autunno, sotto latifoglie e aghifoglie. Gli è simile Lactarius glaucescens (più raro) che ha latice bianco ma virante al bluastro-verdastro se essiccato sulle lamelle. Gli altri “classici” lattari bianchi (L. vellereus e L. bertilloni) sono di taglia maggiore e hanno lamelle spaziate e spesse. In Italia tale fungo (o qualche specie molto affine) fu descritto per la prima volta da Giovan Battista Della Porta (1540-1615) filosofo, scienziato, alchimista e commediografo del Rinascimento italiano; nel libro X della sua opera del 1592 Villae libri XII, in cui descrive accuratamente molti esemplari fungini, troviamo scritto: “Vi è un fungo chiamato Piperitis, perché pizzica la lingua a chi ne mangia e fa bruciare le fauci come fosse pepe; anch’esso nasce d’autunno, è di colore bianco e viene chiamato dal volgo Peperella”. In tale Peperella, micologi moderni vedono appunto il L. piperatus; probabilmente nel ‘500 era un fungo apprezzato come condimento in quanto sostitutivo del pepe, spezia che veniva importata dall’Oriente a carissimo prezzo; l’uso commestibile non si è peraltro esaurito col passare dei secoli. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 167, Pag. 284: “Specie velenosa, responsabile di sindrome gastroenterica incostante. Chiamato volgarmente Peveraccio, è ancor oggi praticata l’usanza di ridurlo in polvere dopo averlo essiccato al sole, e utilizzarlo come surrogato del pepe per speziare carni e pietanze, usanza che ovviamente deploriamo. Altre dicerie popolari vogliono che la sua comparsa nei boschi preceda di qualche giorno la crescita dei primi porcini estivi (Boletus reticulatus).” *********** Faggeta dell'Appennino Tosco-Romagnolo; sui 1200 m; esemplari quasi essiccati sul posto; anche il latice era scarsissimo...
  21. Hydnum rufescens Pers.; Regione Toscana; Luglio 2017; Foto di Alessandro Francolini. Hydnum di facile identificazione grazie ad alcune caratteristiche: la taglia mediamente piccola (con cappello al massimo di 6-7 cm di diametro), i colori del cappello relativamente vivaci (dal giallo-ocra all’arancio-fulvo più o meno carico), imenoforo con aculei non decorrenti sul gambo, carne leggermente amarognola. Raramente si presenta con esemplari concresciuti. Simile ma di taglia ben maggiore è il più noto “steccherino dorato” H. repandum caratterizzato dal colore pileico pallido (dal giallastro-beige al rosa-carnicino, raramente arancio chiaro), dal crescere sovente concresciuto con numerosi altri esemplari, dagli aculei nettamente decorrenti sul gambo, dalla carne dolce o leggermente amarognola negli esemplari vetusti, dall’odore fruttato gradevole; la confusione con H. albidum è scongiurata per il suo colore bianco candido nei giovani esemplari (giallastro a maturità o per contusione) e per i suoi aculei leggermente decorrenti. ********* Faggeta dell'Appennino Tosco-Romagnolo; sui 1200 m; esemplare risecchito dal gran caldo e dalla stagione che dire siccitosa è fargli un complimento...
  22. Buoni ritrovamenti Alessandro ******************************** Indice della Toscana, mese di Luglio 2017, totale n° 18 specie. Amanita excelsa (Fr. : Fr.) Bertill.; Post # 8 Amanita pantherina var. abietum (E.-J. Gilbert) Neville & Poumarat; Post # 9 Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Post # 13 Boletus reticulatus Schaeff. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr.; Post # 16 Butyriboletus appendiculatus (Schaeff.) D. Arora & J.L. Frank = Boletus appendiculatus Schaeffer; Post # 19 Butyriboletus regius (Krombh.) D. Arona & J.L. Frank = Boletus regius Krombh.; Post # 15 Caloboletus calopus (Pers.) Vizzini = Boletus calopus Pers. : Fr.; Post # 17 Gyroporus cyanescens (Bull. : Fr.) Quélet; Post # 18 Hydnum rufescens Pers.; Post # 2 Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen = Xerula radicata (Relhan) Dörfelt; Post # 10 Lactarius piperatus (Linnaeus : Fries) Persoon; Post # 3 Leccinum crocipodium (Letellier) Watling; Post # 21 Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini = Boletus erythropus Persoon ss. Fries;; Post # 14 Phallus impudicus L. : Pers.; Post # 4 – 6 Polyporus varius (Pers. : Fr.) Fr.; Post # 12 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 7; 11; 22 Russula olivacea (Schaeff.) Persoon; Post # 23 Tapinella atrotomentosa (Batsch : Fr.) Šutara = Paxillus atrotomentosus (Batsch : Fr.) Fr.; Post # 20 Non determinati: Russula sp. (con malformazione simile ad un anello); Post. # 24
  23. Boletus reticulatus Schaeff.; Regione Toscana; Giugno 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr. Tipico "di faggeta", con portamento più tozzo e massiccio, e con carne soda e compatta *************************** Indice della Toscana, mese di Giugno 2017, totale n° 12 specie. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Post # 14 Boletus reticulatus Schaeff. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr.; Post # 2; 9; 16 Caloboletus calopus (Pers.) Vizzini = Boletus calopus Pers. : Fr.; Post # 3 Cantharellus subpruinosus Eyssart. & Buyck.; Post # 10 Collybia fusipes (Bull. : Fr.) Quélet; Post # 6 Fomes fomentarius (L. : Fr.) Fr.; Post # 8 Hymenopellis radicata (Relhan : Fr.) R.H. Petersen = Xerula radicata (Relhan : Fr.) Dörfelt; Post # 13 Lactarius piperatus (Linnaeus : Fries) Persoon; Post # 7 Lactarius volemus (Fr.) Fr.; Post # 11 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 4; 15 Russula melliolens Quél.; Post # 12 Russula virescens (Scaeff.) Fr.; Post # 5
  24. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Giugno 2017; Foto di Alessandro Francolini.
  25. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana; Giugno 2017; Foto di Alessandro Francolini. Robusta Amanita dal cappello rossastro, rosso-brunastro, rivestito di piccole scaglie acute che si stagliano sul fondo per il loro colore grigio, grigio-rosato; anello carnoso, ampio e a gonnellino, striato sulla faccia esterna e posizionato in alto sul gambo; gambo che si allarga verso la base quasi bulbosa, bianco in alto e poi sfumato di rosa scendendo verso la base. La carne è biancastra ma tende ad arrossarsi nelle ferite e nelle contusioni. La volva non è ben visibile: il velo generale alla base si frammenta fin da giovane, lasciando alla base del gambo soltanto residui in forma di protuberanze più o meno accentuate. Contiene tossine termolabili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 121, Pag. 231: “Discreto commestibile da consumare cotto, contiene tossine termolabili che si disgregano e svaniscono con adeguata cottura. Cotto alla griglia risulterebbe quasi crudo nelle parti interne, con conseguente grave rischio di intossicazioni con sindrome emolitica.”
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