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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Tricholoma pardinum (Persoon : Secrétan) Quélet; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 71, Pag. 176: “Molto velenoso. La sindrome cui dà luogo è di tipo gastrointestinale, a breve latenza. I primi sintomi insorgono precocemente, da mezz'ora a una o due ore dall'ingestione del fungo. L'intossicazione è piuttosto violenta ma con esito generalmente positivo. Solamente in rari casi è stato responsabile di decessi, a danno di persone probabilmente già in precario stato di salute. Fungo simbionte, predilige i boschi di Abete o misti al Faggio, raramente rinvenibile in faggete pure o sotto altre latifoglie, su substrato ricco di carbonati. Cresce a gruppi di pochi esemplari dalla tarda estate all'autunno non inoltrato. Nelle forme tipiche il riconoscimento di questa specie verte sulle seguenti caratteristiche: rivestimento del cappello con evidenti squamette scure, taglia carnosa e consistente, lamelle che, soprattutto negli esemplari giovani, possono essudare goccioline trasparenti e odore e sapore chiaramente evocanti la farina. Si tratta di una specie subdola in quanto pur avendo un elevato grado di tossicità possiede odore e sapore gradevoli. Questa caratteristica, congiuntamente alla somiglianza con specie commestibili e ricercate, lo rende doppiamente pericoloso.” ************** In bosco di Castagno Goccioline acquose depositate sul gambo
  2. Amanita citrina (Schaeffer) Persoon; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Amanita molto comune sia in boschi di latifoglie che di aghifoglie. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 126, Pag. 238: “Ubiquitario, in particolare su terreni acidi e sabbiosi, dall’estate fino ai primi freddi dell’inverno; molto comune. Riconoscibile abbastanza agevolmente per il suo bulbo basale molto grosso ed evidente, la volva circoncisa, le placche sul cappello e il tipico odore di patate crude.”
  3. Russula vesca Fries; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Le colorazioni tipiche di questa ottima Russula commestibile vanno da un bel vinoso-bruno per gli esemplari sotto conifera al rosa-lilacino per quelli sotto latifoglia. La cuticola è asportabile per due quinti del raggio, lasciando intravedere la carne bianca sottostante. Lamelle poco decorrenti, fitte e strette, un po’ lardacee in gioventù, bianche ma macchiate di ruggine o giallastro in vecchiaia o per manipolazione. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 161, Pag. 277: “Per la colorazione pileica, la tendenza a macchiarsi di giallo-brunastro nelle zone manipolate a lungo, la sporata bianca e il sapore interamente dolce ricordante la nocciola, è una Russula di facile identificazione. Le forme decolorate al nocciola (fo. avellanea) si possono confondere con R. heterophylla fo. adusta ma il portamento più massiccio di quest'ultima, le colorazioni toccate o macchiate di bronzo, le lamelle decorrenti e biforcate all'inserzione bastano per distinguerla sul campo. Nella sua forma verde (R. vesca fo. viridata) può essere confusa con le Griseinae , ma la sporata bianca di R. vesca le esclude a priori. La caratteristica della cuticola che si ritrae lasciando intravedere le lamelle, è ritenuta oggigiorno elemento poco attendibile e non prerogativo.”
  4. Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. M. pura (con cui si può confondere) è più esile, ha colori variabilissimi sul cappello (bianco, grigio, rosato, violaceo, bluastro, ecc. ma non così “rosa antico”), ha gambo più corto, meno fragile. I caratteri microscopici sono (quasi) sovrapponibili e, dal volume “Mycena d'Europa” di Giovanni Robich, “non sempre consentono una netta distinzione fra M. pura e M. rosea. Tuttavia, il più delle volte, M. rosea ha un cappello più grande e il gambo più largo e più lungo di M. pura.” Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 86, Pag. 193: “La taglia, i cromatismi e il modo di crescere con cappello a lungo campanulato, la rendono in assoluto uno dei funghi più belli ed eleganti che si possono incontrare nel bosco.”
  5. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. In autunno è molto frequente trovare questa specie nata ben nascosta, sotto alle foglie cadute
  6. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Parassitata da Mycogone rosea che ne ha invaso tutta la superficie. Risulta quindi non commestibile. Esemplari non parassitati: la volva e il resto delle superfici non sono macchiati di rosa. In ogni caso, vista la facile deteriorità di questa specie, è sempre bene assicurarsi che alla raccolta (e a casa, prima di consumarli!) i vari esemplari non abbiano odore sgradevole (di muffa o di uovo marcio) ma abbiano un odore gradevole seppur lieve.
  7. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Quasi sommersa dal fogliame Liberata dalle foglie Particolare dell'anello striato
  8. Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, N. Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau; Regione Toscana; Ottobre 2017; foto di Alessandro Francolini. = Boletus rhodopurpureus Smotl. L’epiteto specifico rhodopurpureus deriva dai termini greci rhódon = rosa e porphýreos = porpora-scarlatto. Una caratteristica macroscopica riportata in letteratura che dovrebbe caratterizzare l’Imperator rhodopurpureus (e le sue varietà o forme) da altri boleti simili è la sua cuticola che fin da giovane si presenta rugosa e non liscia. Altra caratteristica riportata in letteratura e che lo differenzia dal simile Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) è la seguente: nell’Imperator rhodopurpureus il cappello assume all'inizio una colorazione rosata per diventare ben presto (in modo naturale e non solo per viraggio indotto da sfregamento con corpi estranei) rosa-salmone o rosa-lilla intenso fino al colore rosso-bruno-nerastro a maturità e tali colorazioni, miscelate, ricoprono tutto il cappello; mentre il cappello di Imperator luteocupreus è caratterizzato da colorazioni complessivamente giallo-cromo almeno da giovane con eventuali tonalità aranciate al centro; successivamente, e solo per viraggio dovuto a contatto con fili d'erba, gocce di pioggia e altro, il cappello assume nelle zone contuse tonalità iniziali blu per virare poi a toni rosso-lampone o rosso-rame; il tutto non in maniera uniforme ma con macchie color blu nelle zone contuse di recente e di color rosso-rame nelle zone contuse da più tempo, lasciando intravedere soprattutto all’orlo e nelle zone non contuse l’iniziale colore giallastro. Inoltre a completa maturazione il cappello di I. luteocupreus assume tonalità plumbee, grigiastre, al contrario del cappello di I. rhodopurpureus che rimane con toni bruno-rossastri con sfumature viola sordido. Il viraggio della carne al blu in seguito al taglio sarebbe inoltre molto più pronunciato e violento in I. luteocupreus che in I. rhodopurpureus. Altra differenza riportata in parte della letteratura è data sia dalla colorazione del reticolo del gambo che dal colore dei pori: nei primordi di I. rhodopurpureus le maglie del reticolo sono di colore giallo così come i pori per divenire ben presto rosso sangue, mentre in I. luteocupreus reticolo e pori sono fin dall'inizio di colore rosso sangue; inoltre in I. luteocupreus il rosso sangue della superficie poroide sfuma spesso in tonalità giallo-aranciate verso il margine pileico. Il forte viraggio per contusione in I. luteocupreus al blu e in seguito al rosso-vinoso o rosso-ramato può comunque rendere difficoltosa la distinzione tra le due specie. L’epiteto specifico luteocupreus deriva dai termini latini lúteus = giallo, dorato e da cupreus (derivato di cuprum = rame). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 213, Pag. 334: “Caratteristico il viraggio molto intenso, blu nerastro, in questa specie se corrosa, contusa o tagliata. Talvolta sono presenti vistosi segni realizzatisi in modo spontaneo a seguito dello sfioramento con corpi vari incontrati in ambiente durante la crescita. Si confonde con il Rubroboletus rhodoxanthus che presenta il cappello inizialmente crema giallastro-biancastro e carne del gambo gialla immutabile. Imperator luteocupreus (= Boletus luteocupreus) con cappello giallastro crema-rosato al centro poi rossastro laterizio è un’altra specie vicina e confondibile con questo fungo.”
  9. Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; foto di Alessandro Francolini. “Chiodino” o “Famigliola buona”; ma anche “Agarico mielato”, “Budlein”, “Centofamiglie”, “Chiovatelli”, “Fabiòla”, “Famigliola rossa”, “Famigliola di cipresso”, “Fong del morar”, “Fong mouron”, “Fons de robinia”, “Funcia de speziu”, “Fungo del gelso”, “Funzo de sarxo”, “Funzetti”, “Gaboreu”, “Gabrin”, “Gobbarin”, “Marzigliola”, “Mazzillore”, “Nugaroi”, “Poledri”, “Quarzul”, “Rogagn”, “Sementini”, “Spergifamiglia”, “Spiantafamiglie”... sono solo alcuni degli innumerevoli nomi dialettali o locali impiegati per designare una specie collettiva (Armillaria mellea s. l.): una delle specie più raccolte e, probabilmente, una delle specie responsabili della maggior parte delle intossicazioni gastro-intestinali da funghi. Infatti la sua commestibilià è non solo legata ad una cottura prolungata (mediamente 40-45 minuti dal primo bollore per eliminare alcune tossine termolabili) ma dipende da molti altri fattori come, ad esempio: # se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione), # se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa); gli esemplari congelati diventano tossici a causa di particolari modificazioni chimiche dei loro tessuti, # se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta), # se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura; # se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti) come varie specie di Hypholoma (in tal caso l’intossicazione si fa più seria!) Armillaria mellea in senso stretto è caratterizzata da: crescita cespitosa a volte di innumerevoli esemplari (ma anche isolata), saproparassita su latifoglie; colorazioni del cappello variabilissime: dal color miele (da cui il nome) al color cannella, dal color cuoio al bruno, dal bruno-rossastro all’olivastro, con centro del cappello più scuro; piccole squamette erette a mo’ di uncini presenti soprattutto al centro del cappello, presso l’umbone, e più rade alla periferia; tali squamette tendono a sparire a maturità; gambo slanciato, dalle tonalità più chiare (anche crema-rosate) in alto sopra l’anello, fino a toni bruno-scuri verso la base; presenza di un anello membranoso, persistente e striato (residuo del velo parziale) che nel suo insieme ricorda una calza che inguaina il gambo (armilla); colorazioni pallide nella faccia superiore dell’anello e da bruno-giallo a bruno-rossastro nella faccia inferiore, mentre il bordo dell’anello varia dal bianco al giallognolo chiaro; odore spermatico e sapore da acidulo a dolciastro. Quando cresce isolata può raggiungere diametro pileico rilevante, anche di 20 cm. Fra le più frequenti (almeno in Italia) specie di Armillaria simili vi sono: A. tabescens (con stesso habitat ma di dimensioni più contenute anche a maturità e, soprattutto, priva di anello); A. ostoyae(cresce preferibilmente su conifere, ha colorazioni più cupe, le squamette sul cappello sono persistenti e presenta il bordo dell’anello decorato di squamette bruno-scure, così come bruno scuro può essere il margine del cappello); A. gallica (di preferenza cresce apparentemente su terreno ma, in realtà, su ceppaie o legni interrati di latifoglie, a individui più o meno isolati o a piccoli gruppi; manifesta residui gialli del velo che decorano sia il gambo che l’anello che il cappello sottoforma di squame erette; l’anello stesso non è membranoso ma piuttosto fugace; sembra la più indigesta di tutto il gruppo); A. cepistipes (ha portamento gracile, colorazioni più pallide, anello poco consistente e fugace, è piuttosto igrofana e presenta orlo del cappello decisamente striato negli esemplari maturi). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 59, Pag. 163: “È un fungo camaleontico a seconda del cespo ospite: giallo miele se nasce dal Gelso, bruno o bruno-rossastro dalle Querce, risulta a volte completamente candido se ospite di Acacia. Per capire se una Armillaria ha subito gelate notturne ed è quindi da respingere, bisogna controllare che la carne sia sempre bianco latte e mai brunastra.” ********* Un cespo con colori chiari; evidente l'anello sul gambo Un cespo dai colori del "miele di castagno"
  10. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Amanita relativamente rara, reperibile in boschi termofili di latifoglie (Faggio, Castagno, Quercia). Potrebbe essere scambiata a prima vista per Amanita pantherina o per Amanita rubescens. Rispetto all’Amanita pantherina la contraddistinguono le verruche giallognole, il margine non striato, l’anello alto sul gambo, la volva aderente al bulbo e dissociata in piccole fioccosità giallastre (Amanita pantherina presenta verruche bianche, margine striato, anello basso sul gambo e volva circoncisa e dissociata in più cercini). Rispetto all’Amanita rubescens la contraddistinguono i colori sia esterni (mai con tonalità rosa-rossastre come in Amanita rubescens) che della carne (bianca, con tonalità gialline sotto la cuticola; contro l’arrossamento della carne in A. rubescens). Anche l’anello di Amanita franchetii presenta una caratteristica particolare: è striato superiormente (come in Amanita rubescens) ma ha l’orlo fioccoso e giallo. ******** Esemplare isolato In gruppo: Altro esemplare isolato con il pigmento giallo diffuso su quasi tutte le superfici:
  11. Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quélet; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Commestibile discreto purché giovane e scartando il gambo. La colorazione della cuticola è variabile ma mai decisamente rosso-arancio. Carne di colore giallo chiaro nel cappello, più o meno ocra nella parte inferiore del gambo che è generalmente slanciato e flessuoso, sovente con costolature verticali. Alla sezione può mostrare un lieve viraggio verso un debole verde-azzurrognolo. Micelio basale biancastro. Fruttifica preferibilmente in boschi termofili mediterranei di latifoglia. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 197, Pag. 314: “L’estrema variabilità di questo fungo ha dato luogo a molte interpretazioni diverse; il carattere principale che lo contraddistingue è, senza dubbio, la mancanza di tonalità rossastre immediatamente sotto la cuticola del cappello; Xerocomus ferrugineus, a carne biancastra e commestibile, è simile alla nostra specie e ne differisce per i colori più carichi della cuticola, con la presenza sopra e sotto la stessa sempre di una componente più o meno rossiccia; molti autori lo considerano una semplice varietà del nostro fungo; altra differenza è il micelio basale giallognolo e nella parte alta del gambo si nota quasi sempre un falso reticolo. Xerocomus chrysenteron, commestibile, si distingue per le tonalità del gambo marcatamente rossastre, talvolta addirittura vermiglie; anche le tonalità sopra e sotto la cuticola sono più rossicce; il viraggio della carne e delle parti esterne è più immediato e intenso; micelio basale giallo molto chiaro.”
  12. Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Come suggerisce il nome (dal greco kyanos = azzurro e xanthós = giallo), la gamma cromatica del suo cappello è molto ampia: dal viola al verde, attraverso tonalità bluastre o giallastre; anche se esemplari giovani possono presentare colorazioni uniformi di ciclamino. Tali colorazioni in genere sono presenti e frammiste nello stesso esemplare creando un aspetto cromatico come metallizzato. La cuticola è parzialmente separabile (per 2 quinti del raggio) e la carne sottostante ha tonalità lilacine. Gambo e lamelle sono bianchi, con qualche macchia rugginosa in vecchiaia. Carne bianca dal sapore dolce come di nocciola. Cresce dall’estate al tardo autunno nei boschi di latifoglie. Caratteristica distintiva sono le lamelle lardacee. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 159, Pag. 275: “Il colore violetto della carne sotto la cuticola non è un carattere valido per la determinazione in quanto non esclusivo di questa specie. La consistenza definita lardacea delle lamelle indica l’estrema difficoltà nello spezzarle con la pressione di un dito, piegandosi invece come fossero di lardo. Nelle altre specie di Russula le lamelle si rompono in modo più o meno evidente.” ***** Estremamente e stranamente rara in questo autunno in Mugellano. Solitamente si presenta quasi invasiva...
  13. Trametes versicolor (L. : Fr.) Pilát; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Fungo annuale, molto comune e coreografico, ubiquitario, con crescita su legno guasto di latifoglie (raramente su conifere; rinvenuto anche sulle traversine ferroviarie). Mensole assai sottili (fino a 3-4 mm) coriacee ed elastiche; pori piccoli, regolari, rotondi o rotondo-angolosi; superficie sterile vellutata, con zonature molto marcate, dai colori diversissimi (dal grigio al bruno, dal marrone all’ocra, al rossiccio, al crema e anche al blu); orlo sottile, ondulato, in genere più chiaro; superficie poroide biancastra o crema-ocra.
  14. Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 216, Pag. 337: “Il forte annerimento della carne, le tonalità verdastre alla base del gambo e la stretta simbiosi con Pioppo ne semplificano la determinazione. Il Leccinum scabrum, specie maggiormente conosciuta e apprezzata nel Nord Italia, si differenzia per la carne pressoché immutabile e per l’habitat di crescita, generalmente associato a Betulla. Nonostante l’annerimento delle carni con la cottura, come del resto per tutti i Leccinum, L. duriusculum risulta essere uno dei più ricercati e consumati tra i Porcinelli.” **************************** Qui fotografato, invasivo, vicino a una pista ciclabile fiancheggiata da una fila di Pioppo bianco Macchie di tonalità verde-bluastro verso la base del gambo Nell'esemplare di sinistra si può osservare il viraggio Appena sezionato: carne bianca dopo un minuto dopo 5 minuti
  15. Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 124, Pag. 234: “Velenoso mortale. Responsabile del maggior numero di decessi dovuti all’incauta raccolta dei funghi spontanei. Provoca intossicazione a lungo termine di tipo falloideo. Le caratteristiche prioritarie e principali per il suo riconoscimento sono: la presenza di quattro strutture morfologiche ben definite (cappello, gambo, anello e volva), il colore molto mutevole del cappello con prevalenza del verdastro e presenza di fibrille radiali innate; il colore sempre bianco del gambo, dell’anello e della volva, con la sola eccezione della presenza di screziature, quasi zebrature sul gambo, lievemente concolori al cappello; il cappello divisibile dal gambo e lamelle libere. Quando è gialla è confondibile con l’Amanita junquillea e con l’Amanita citrina che hanno volva circoncisa e residui velari diversi sul cappello. Quando perde l’anello ed è di colore bianco o ardesia è confondibile con le Volvariella, senza anello e volva al piede, ma lamelle presto rosee. Quando è di colore bianco o grigiastro o brunastro e perde la volva si confonde con qualche Agaricus, dalle lamelle bianche poi rosee poi bruno-tabacco. Quando appare priva di volva ed anello ed è verde è confondibile con alcune Russula e alcuni Tricholoma, in particolare con Tricholoma sejunctum che ne è un vero sosia in quanto a colore pileico. Sempre con tonalità bruno verdastre, perdendo la volva, può essere confuso con Armillaria mellea isolate, cresciute al suolo, su radici e ceppaie interrate. Se è bianca con Tricoloma columbetta, Melanoleuca evenosa e Leucoagaricus leucothites. Infine allo stadio di ovulo con l’Amanita caesarea o più raramente con qualche Lycoperdon.”
  16. Lactarius chrysorrheusus Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius molto comune, gregario, presente dalla tarda estate all’autunno. Caratteristiche utili al riconoscimento sono: latice amaro e acre, abbondante e fluido, bianco ma subito giallo-zolfo o giallo-oro sia lasciato sulle lamelle che isolato; cappello di medie dimensioni, liscio e asciutto, con zonature o guttule concentriche più scure del colore di fondo che varia dal color albicocca al crema con riflessi carnicini al rosa-arancio; carne dall’odore un po’ fruttati, biancastra ma presto di colore giallo zolfo al taglio; gambo più o meno slanciato, senza scrobicoli, subconcolore al cappello. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 176, Pag. 293: “Uno dei Lactarius più abbondanti e presenti in area mediterranea, cresce a piccoli gruppi, in modo diffuso e generalizzato; non esiste un solo angolo del bosco che non mostri la presenza di questo fungo nei momenti in cui si trova in produzione. Si tratta di una specie fortemente tipicizzata e che difficilmente può essere confusa con altre: solo Lactarius decipiens può avvicinarsi e presentare una certa somiglianza: l’assenza di zonature sul cappello, il colore rossastro e in particolare il caratteristico odore di Pelargonio, aiutano moltissimo alla sua determinazione. Altre specie con cromatismi analoghi e zonature sul cappello, sono decisamente più grandi, non hanno latice ingiallente e non possono quindi essere confuse con questo fungo. L’acredine lascia supporre la presenza di sostanze tossiche, anche se lievemente presenti in questo caso.”
  17. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Robusta Amanita dal cappello rossastro, rosso-brunastro, rivestito di piccole scaglie acute che si stagliano sul fondo per il loro colore grigio, grigio-rosato; anello carnoso, ampio e a gonnellino, striato sulla faccia esterna e posizionato in alto sul gambo; gambo che si allarga verso la base quasi bulbosa, bianco in alto e poi sfumato di rosa scendendo verso la base. La carne è biancastra ma tende ad arrossarsi nelle ferite e nelle contusioni. La volva non è ben visibile: il velo generale alla base si frammenta fin da giovane, lasciando alla base del gambo soltanto residui in forma di protuberanze più o meno accentuate. Contiene tossine termolabili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 121, Pag. 231: “Discreto commestibile da consumare cotto, contiene tossine termolabili che si disgregano e svaniscono con adeguata cottura. Cotto alla griglia risulterebbe quasi crudo nelle parti interne, con conseguente grave rischio di intossicazioni con sindrome emolitica.”
  18. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 116, Pag. 225: "Questo fungo ama in particolare i siti soleggiati e caldi, con esposizione a sud, in particolare radure e aperture boschive. Per l’insieme delle situazioni descritte non è raro trovarlo ai margini dei sentieri boschivi più aperti e soleggiati. Spesse volte può essere parassitato da un ifomicete (fungo che cresce parassita su altro fungo): si tratta di Mycogone rosea che riveste la superficie di Amanita caesarea con una sorta di muffa rosa; in questi casi si sconsiglia tassativamente la raccolta e il consumo degli esemplari interessati dal processo di parassitismo." ******** Esemplare ancora parzialmente chiuso; in Toscana la raccolta di un esemplare simile è vietata. (Ma non la fotografia... ) In alcune Regioni la raccolta di Amanita caesarea è consentita quando il velo generale si è spontaneamente lacerato lasciando così intravedere il colore arancione della cuticola del "futuro" cappello: quindi un esemplare come quello delle foto precedente può essere raccolto. In Toscana, però, la legge è più restrittiva (Legge Regionale n° 58/2010): la raccolta è infatti consentita solo se le "lamelle sono visibili", cioè se anche il velo parziale comincia a lacerarsi oppure se il fungo è giunto a maturità (con il "cappello aperto"). Ciò consentirebbe con più alta probabilità la corretta sporulazione del fungo. ************* Esemplare al massimo sviluppo, col cappello che si è completamente disteso e anche revoluto
  19. Entoloma sinuatum (Bull.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Entoloma lividum (Bull.) Quélet Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 130, Pag. 242: “Tossico. Provoca disturbi gastro-intestinali acuti e intensi, con possibili complicazioni in relazione alla quantità ingerita. I francesi lo chiamano “le perfide” perché il suo aspetto invitante, unito al buon sapore a odore in gioventù, possono indurre al tragico errore di superficialità il principiante che, attratto dall’aspetto gradevole, potrebbe raccoglierlo e incautamente consumarlo. Si tratta di un fungo poco conosciuto che provoca numerose intossicazioni per la sua somiglianza con alcune specie eduli o diversamente ormai riconosciute al pari tossiche come Clitocybe nebularis, sospetto di tossicità, che ha lamelle bianche e non rosa, decorrenti sul gambo e non libere, più fitte e regolari, e con odore caratteristico non di farina.” Il colore del deposito sporale
  20. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo e anello Particolare dell'anello La "zebratura" sul gambo
  21. Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Cappello con fini squamule brunastre su fondo pallido, più appressate al centro; margine appendicolato; gambo (liscio all'apice) fioccoso-lanoso con fiocchetti crema-chiaro. Simile a Lepiota ventriosospora che ha però velo giallastro-aranciato e che quindi presenta squamule sul cappello più aranciate e fiocchetti sul gambo concolori. Odore sgradevole che può ricordare quello di Lepiota cristata e che può quindi paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 92, Pag. 199: “Velenoso, sospettato di provocare complicazioni gastroenteriche anche di forte entità. È una delle poche Lepiota di media taglia di consistenza fragile: difficoltosa è la raccolta senza comprometterne l'integrità.”
  22. Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Caratterizzato dal cappello imbutiforme (tranne da giovanissimo in cui è convesso), dal colore brillante che va dall’arancio al bruno-aranciato, ma anche al bruno scuro. Lamelle di colore giallo-oro o giallo-aranciato (comunque sempre più giallastre rispetto al colore del cappello), molto decorrenti sul gambo e intercalate da lamellule. Si tratta di una specie che, se stropicciata, macchia le mani di arancione. Specie tossica. È lignicola e cresce di solito cespitosa alla base o sulle radici di latifoglie (in prevalenza Cerro, Leccio e Olivo). L’eventuale e grossolana confusione con i “galletti o finferli” (Cantharellus cibarius e simili), dovuta ad una errata interpretazione delle rispettive colorazioni, è comunque improbabile viste le differenze morfologiche e ambientali. Vere lamelle in Omphalotus olearius, una sorta di costolature o pseudolamelle in Cantharellus sp., crescita lignicola di O. olearius, terricola in Cantharellus cibarius e simili. Più facile confondere, a causa della colorazione talvolta simile, O. olearius con Hygrophoropsis aurantiaca che tuttavia cresce isolata o tutt’al più gregaria (preferendo le aghifoglie alle latifoglie) su residui vegetali in decomposizione, ha imenoforo privo di lamellule, con lamelle caratteristicamente dicotomiche (cioè si biforcano alcune volte, in senso radiale, partendo dal gambo verso il margine del cappello). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 180, Pag. 297: “Specie tipo del genere Omphalotus, termofila, molto diffusa nell’area mediterranea, può essere saprotrofa ma prevalentemente è parassita. Spesso la ritroviamo affiorante dal suolo, apparentemente terricola, ma basta scavare leggermente sotto il gambo per trovare la radice o il legno che le fa da supporto.”
  23. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 209, Pag. 328: “Ottimo commestibile, può essere consumato crudo. Si tratta certamente del Porcino di qualità migliore: la compattezza delle carni, il suo delicato sapore, unito a un profumo soave e mai eccessivo, lo rendono sicuramente il più ricercato e appetibile. Adatto anche all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette. Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.” Sotto cerro, nascosto tra le foglie. Pulito dalle foglie Emergente dalle foglie Esemplare maturo Giovane esemplare con la cuticola del cappello molto scura (da cui il nomignolo popolare di "neri" dato a questa specie di "porcino") Esemplare maturo
  24. Desarmillaria tabescens (Scop. : Fr.) R.A. Koch & Aime; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Armillaria tabescens (Scop. : Fr.) Emel Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 58, Pag. 162: Facile la separazione dagli altri funghi appartenenti al Genere Armillaria, in quanto è l'unica priva di anello. Occorre invece prestare la massima attenzione nel separarlo da altre specie lignicole, sempre a crescita cespitosa, come quelle appartenenti al Genere Hypholoma di cui alcune specie sono tossiche. Fruttifica all'inizio della stagione autunnale con temperature medie ancora elevate e normalmente prima della "sorella" con anello, Armillaria mellea. È un buon commestibile ben cotto, ma tossico da crudo; usufruire solo dei cappelli scartando i gambi, come per il più conosciuto Chiodino, l'Armillaria mellea, con il quale condivide molte caratteristiche. È consigliabile la prebollitura e la successiva eliminazione dell'acqua di cottura. Si presta ottimamente alla preparazione e conservazione sottolio.”
  25. Agaricus cfr. sylvaticus Schaeff.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Agaricus haemorrhoidarius Schulzer Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 102, Pag. 210: “Cresce in estate e autunno nei boschi di conifere, sotto Abeti rossi, ma anche in boschi di latifoglie. Ha carne compatta, tenera, bianca con sfumature rosate; all’aria e al taglio vira a chiazze al salmone-rossastro, col tempo diventa brunastra. Odore fungino, aromatico, intenso, grato. Buon commestibile, sia da crudo che da cotto, purché giovane. Nella variabilità di Agaricus langeii rientrano soggetti molto simili ad Agaricus sylvaticus, che si distinguono con sicurezza solo attraverso l’analisi microscopica (spore più grandi).” *************************** Esemplare fotografato in bosco di Castagno Allo sfregamento si manifesta un netto viraggio della carne del cappello Carne arrossante alla sezione
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