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Alessandro F

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Tutti i contenuti di Alessandro F

  1. Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 124, Pag. 234: “Velenoso mortale. Responsabile del maggior numero di decessi dovuti all’incauta raccolta dei funghi spontanei. Provoca intossicazione a lungo termine di tipo falloideo. Le caratteristiche prioritarie e principali per il suo riconoscimento sono: la presenza di quattro strutture morfologiche ben definite (cappello, gambo, anello e volva), il colore molto mutevole del cappello con prevalenza del verdastro e presenza di fibrille radiali innate; il colore sempre bianco del gambo, dell’anello e della volva, con la sola eccezione della presenza di screziature, quasi zebrature sul gambo, lievemente concolori al cappello; il cappello divisibile dal gambo e lamelle libere. Quando è gialla è confondibile con l’Amanita junquillea e con l’Amanita citrina che hanno volva circoncisa e residui velari diversi sul cappello. Quando perde l’anello ed è di colore bianco o ardesia è confondibile con le Volvariella, senza anello e volva al piede, ma lamelle presto rosee. Quando è di colore bianco o grigiastro o brunastro e perde la volva si confonde con qualche Agaricus, dalle lamelle bianche poi rosee poi bruno-tabacco. Quando appare priva di volva ed anello ed è verde è confondibile con alcune Russula e alcuni Tricholoma, in particolare con Tricholoma sejunctum che ne è un vero sosia in quanto a colore pileico. Sempre con tonalità bruno verdastre, perdendo la volva, può essere confuso con Armillaria mellea isolate, cresciute al suolo, su radici e ceppaie interrate. Se è bianca con Tricoloma columbetta, Melanoleuca evenosa e Leucoagaricus leucothites. Infine allo stadio di ovulo con l’Amanita caesarea o più raramente con qualche Lycoperdon.”
  2. Lactarius chrysorrheusus Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lactarius molto comune, gregario, presente dalla tarda estate all’autunno. Caratteristiche utili al riconoscimento sono: latice amaro e acre, abbondante e fluido, bianco ma subito giallo-zolfo o giallo-oro sia lasciato sulle lamelle che isolato; cappello di medie dimensioni, liscio e asciutto, con zonature o guttule concentriche più scure del colore di fondo che varia dal color albicocca al crema con riflessi carnicini al rosa-arancio; carne dall’odore un po’ fruttati, biancastra ma presto di colore giallo zolfo al taglio; gambo più o meno slanciato, senza scrobicoli, subconcolore al cappello. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 176, Pag. 293: “Uno dei Lactarius più abbondanti e presenti in area mediterranea, cresce a piccoli gruppi, in modo diffuso e generalizzato; non esiste un solo angolo del bosco che non mostri la presenza di questo fungo nei momenti in cui si trova in produzione. Si tratta di una specie fortemente tipicizzata e che difficilmente può essere confusa con altre: solo Lactarius decipiens può avvicinarsi e presentare una certa somiglianza: l’assenza di zonature sul cappello, il colore rossastro e in particolare il caratteristico odore di Pelargonio, aiutano moltissimo alla sua determinazione. Altre specie con cromatismi analoghi e zonature sul cappello, sono decisamente più grandi, non hanno latice ingiallente e non possono quindi essere confuse con questo fungo. L’acredine lascia supporre la presenza di sostanze tossiche, anche se lievemente presenti in questo caso.”
  3. Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Robusta Amanita dal cappello rossastro, rosso-brunastro, rivestito di piccole scaglie acute che si stagliano sul fondo per il loro colore grigio, grigio-rosato; anello carnoso, ampio e a gonnellino, striato sulla faccia esterna e posizionato in alto sul gambo; gambo che si allarga verso la base quasi bulbosa, bianco in alto e poi sfumato di rosa scendendo verso la base. La carne è biancastra ma tende ad arrossarsi nelle ferite e nelle contusioni. La volva non è ben visibile: il velo generale alla base si frammenta fin da giovane, lasciando alla base del gambo soltanto residui in forma di protuberanze più o meno accentuate. Contiene tossine termolabili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 121, Pag. 231: “Discreto commestibile da consumare cotto, contiene tossine termolabili che si disgregano e svaniscono con adeguata cottura. Cotto alla griglia risulterebbe quasi crudo nelle parti interne, con conseguente grave rischio di intossicazioni con sindrome emolitica.”
  4. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 116, Pag. 225: "Questo fungo ama in particolare i siti soleggiati e caldi, con esposizione a sud, in particolare radure e aperture boschive. Per l’insieme delle situazioni descritte non è raro trovarlo ai margini dei sentieri boschivi più aperti e soleggiati. Spesse volte può essere parassitato da un ifomicete (fungo che cresce parassita su altro fungo): si tratta di Mycogone rosea che riveste la superficie di Amanita caesarea con una sorta di muffa rosa; in questi casi si sconsiglia tassativamente la raccolta e il consumo degli esemplari interessati dal processo di parassitismo." ******** Esemplare ancora parzialmente chiuso; in Toscana la raccolta di un esemplare simile è vietata. (Ma non la fotografia... ) In alcune Regioni la raccolta di Amanita caesarea è consentita quando il velo generale si è spontaneamente lacerato lasciando così intravedere il colore arancione della cuticola del "futuro" cappello: quindi un esemplare come quello delle foto precedente può essere raccolto. In Toscana, però, la legge è più restrittiva (Legge Regionale n° 58/2010): la raccolta è infatti consentita solo se le "lamelle sono visibili", cioè se anche il velo parziale comincia a lacerarsi oppure se il fungo è giunto a maturità (con il "cappello aperto"). Ciò consentirebbe con più alta probabilità la corretta sporulazione del fungo. ************* Esemplare al massimo sviluppo, col cappello che si è completamente disteso e anche revoluto
  5. Entoloma sinuatum (Bull.) P. Kumm.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Entoloma lividum (Bull.) Quélet Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 130, Pag. 242: “Tossico. Provoca disturbi gastro-intestinali acuti e intensi, con possibili complicazioni in relazione alla quantità ingerita. I francesi lo chiamano “le perfide” perché il suo aspetto invitante, unito al buon sapore a odore in gioventù, possono indurre al tragico errore di superficialità il principiante che, attratto dall’aspetto gradevole, potrebbe raccoglierlo e incautamente consumarlo. Si tratta di un fungo poco conosciuto che provoca numerose intossicazioni per la sua somiglianza con alcune specie eduli o diversamente ormai riconosciute al pari tossiche come Clitocybe nebularis, sospetto di tossicità, che ha lamelle bianche e non rosa, decorrenti sul gambo e non libere, più fitte e regolari, e con odore caratteristico non di farina.” Il colore del deposito sporale
  6. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Imenoforo e anello Particolare dell'anello La "zebratura" sul gambo
  7. Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Cappello con fini squamule brunastre su fondo pallido, più appressate al centro; margine appendicolato; gambo (liscio all'apice) fioccoso-lanoso con fiocchetti crema-chiaro. Simile a Lepiota ventriosospora che ha però velo giallastro-aranciato e che quindi presenta squamule sul cappello più aranciate e fiocchetti sul gambo concolori. Odore sgradevole che può ricordare quello di Lepiota cristata e che può quindi paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 92, Pag. 199: “Velenoso, sospettato di provocare complicazioni gastroenteriche anche di forte entità. È una delle poche Lepiota di media taglia di consistenza fragile: difficoltosa è la raccolta senza comprometterne l'integrità.”
  8. Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayod; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Caratterizzato dal cappello imbutiforme (tranne da giovanissimo in cui è convesso), dal colore brillante che va dall’arancio al bruno-aranciato, ma anche al bruno scuro. Lamelle di colore giallo-oro o giallo-aranciato (comunque sempre più giallastre rispetto al colore del cappello), molto decorrenti sul gambo e intercalate da lamellule. Si tratta di una specie che, se stropicciata, macchia le mani di arancione. Specie tossica. È lignicola e cresce di solito cespitosa alla base o sulle radici di latifoglie (in prevalenza Cerro, Leccio e Olivo). L’eventuale e grossolana confusione con i “galletti o finferli” (Cantharellus cibarius e simili), dovuta ad una errata interpretazione delle rispettive colorazioni, è comunque improbabile viste le differenze morfologiche e ambientali. Vere lamelle in Omphalotus olearius, una sorta di costolature o pseudolamelle in Cantharellus sp., crescita lignicola di O. olearius, terricola in Cantharellus cibarius e simili. Più facile confondere, a causa della colorazione talvolta simile, O. olearius con Hygrophoropsis aurantiaca che tuttavia cresce isolata o tutt’al più gregaria (preferendo le aghifoglie alle latifoglie) su residui vegetali in decomposizione, ha imenoforo privo di lamellule, con lamelle caratteristicamente dicotomiche (cioè si biforcano alcune volte, in senso radiale, partendo dal gambo verso il margine del cappello). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 180, Pag. 297: “Specie tipo del genere Omphalotus, termofila, molto diffusa nell’area mediterranea, può essere saprotrofa ma prevalentemente è parassita. Spesso la ritroviamo affiorante dal suolo, apparentemente terricola, ma basta scavare leggermente sotto il gambo per trovare la radice o il legno che le fa da supporto.”
  9. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 209, Pag. 328: “Ottimo commestibile, può essere consumato crudo. Si tratta certamente del Porcino di qualità migliore: la compattezza delle carni, il suo delicato sapore, unito a un profumo soave e mai eccessivo, lo rendono sicuramente il più ricercato e appetibile. Adatto anche all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette. Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.” Sotto cerro, nascosto tra le foglie. Pulito dalle foglie Emergente dalle foglie Esemplare maturo Giovane esemplare con la cuticola del cappello molto scura (da cui il nomignolo popolare di "neri" dato a questa specie di "porcino") Esemplare maturo
  10. Desarmillaria tabescens (Scop. : Fr.) R.A. Koch & Aime; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Armillaria tabescens (Scop. : Fr.) Emel Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 58, Pag. 162: Facile la separazione dagli altri funghi appartenenti al Genere Armillaria, in quanto è l'unica priva di anello. Occorre invece prestare la massima attenzione nel separarlo da altre specie lignicole, sempre a crescita cespitosa, come quelle appartenenti al Genere Hypholoma di cui alcune specie sono tossiche. Fruttifica all'inizio della stagione autunnale con temperature medie ancora elevate e normalmente prima della "sorella" con anello, Armillaria mellea. È un buon commestibile ben cotto, ma tossico da crudo; usufruire solo dei cappelli scartando i gambi, come per il più conosciuto Chiodino, l'Armillaria mellea, con il quale condivide molte caratteristiche. È consigliabile la prebollitura e la successiva eliminazione dell'acqua di cottura. Si presta ottimamente alla preparazione e conservazione sottolio.”
  11. Agaricus cfr. sylvaticus Schaeff.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Agaricus haemorrhoidarius Schulzer Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 102, Pag. 210: “Cresce in estate e autunno nei boschi di conifere, sotto Abeti rossi, ma anche in boschi di latifoglie. Ha carne compatta, tenera, bianca con sfumature rosate; all’aria e al taglio vira a chiazze al salmone-rossastro, col tempo diventa brunastra. Odore fungino, aromatico, intenso, grato. Buon commestibile, sia da crudo che da cotto, purché giovane. Nella variabilità di Agaricus langeii rientrano soggetti molto simili ad Agaricus sylvaticus, che si distinguono con sicurezza solo attraverso l’analisi microscopica (spore più grandi).” *************************** Esemplare fotografato in bosco di Castagno Allo sfregamento si manifesta un netto viraggio della carne del cappello Carne arrossante alla sezione
  12. Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Singer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Ha il cappello con cuticola dissociata in fini squamette ocra appressate al centro e poi diradate via via verso il margine dove lasciano intravedere il fondo più chiaro; cappello dotato di un evidente e pronunciato umbone a base stretta che (nel fungo ormai maturo e col cappello disteso) sembra “fuoriuscire improvvisamente dalla pianura sottostante”; nel fungo ancora chiuso l’effetto non è dissimile anche se “il terreno sottostante” non è una pianura ma una “mazza”; il gambo appare liscio ad un frettoloso esame ma in realtà, al di sotto l’anello, è finemente decorato da squamette ocracee su fondo biancastro. L'anello è semplice e biancastro. L’umbone giustifica il nome specifico ricordando un capezzolo (dal latino mastoideus = simile a una mammella). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 97, Pag. 205: “Buon commestibile; va utilizzato solo il cappello perché il gambo duro e fibroso è da scartare. La carne deve essere ben cotta.”
  13. Tubulifera arachnoidea Jacq.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Si tratta di un bel Myxomycetes dal colore che va dal bianco-latte al bruno chiaro, fino al color salmone o porpora per diventare bruno-ruggine a maturazione delle spore. Il plasmodio è costituito da una “fruttificazione complessiva” di elementi cilindrici-ellissoidali di piccole dimensioni (alti fino a circa mezzo centimetro e di sezione dal diametro di circa mezzo millimetro) appressati l’un l’altro. Complessivamente questo Myxomycetes può raggiungere e superare anche i 15 cm di diametro, coprendo discrete porzioni di legno guasto e marcescente, oppure foglie e lettiera. Giovani esemplari; su tronco marcescente di Abete bianco. Basta appena sfiorarli che si "rompono", col plasmodio liquido che fuoriesce
  14. Clitocybe cfr. costata Kühner & Romagnesi; Regione Toscana; Ottobre 2016; Foto di Alessandro Francolini. = Infundibulicybe costata (Kühner & Romagn.) Harmaja Specie simile (quasi un sosia) del più comune e frequente “imbutino” (Clitocybe gibba), ma avente cappello non umbonato e striato al margine in modo caratteristico, con costolature a forma di “Y”. Il gambo è concolore al cappello e l’odore più forte e marcato (fungino-cianico) rispetto a C. gibba. Visto che anche C. gibba può presentare saltuariamente tali caratteri in alcune sue varianti, per distinguere con certezza le due specie si può eseguire un test macrochimico: una goccia di idrossido di Potassio (KOH) messa sulla superficie del cappello di C. costata provoca una colorazione marrone scuro che non si verifica in C. gibba.
  15. Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. È tra le “vescie” quella più facile da incontrare essendo ubiquitaria, terricola ma non di rado reperita su residui legnosi in decomposizione e, raramente, su pigne. Gli aculei conici (alti fino a 2 mm soprattutto all’apice dell’esoperidio) sono contornati alla base da piccole verruchine o da aculei più tozzi che permangono anche dopo la caduta degli aculei più grandi: ne risulta una caratteristica areolatura a maglie pseudo-poligonali. Commestibile, come le sue congeneri, quando la gleba è ancora perfettamente bianca. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 226, Pag. 347: “Si tratta di una specie polimorfa ma, nel contempo, molto costante nel presentare aculei conici. Questa caratteristica è davvero la più importante per una corretta determinazione ed è apprezzabile anche in esemplari vetusti, laddove si possono individuare le cicatrici circolari lasciate dopo la caduta degli aculei. Benché non sia tossico dal punto di vista alimentare, si ritiene utile citare un’allergia presente in letteratura medica, chiamata Lycoperdonosi. Si tratta di una polmonite allergica dovuta all’inalazione, fortuita o voluta, di buone quantità di polvere sporale.”
  16. Mucidula mucida (Schrad. : Fr.) Pat.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Oudemansiella mucida (Schrad. : Fr.) v.Höhnel Difficile confondere questa bella specie con altre. Cappello glutinoso di aspetto traslucido (ma sericeo e opaco a tempo molto secco); carne esigua ma di consistenza quasi gelatinosa; colorazione del cappello da bianco a bianco-avorio, ma anche grigiastro; lamelle spaziate, intervallate da lamellule, con filo dentellato; gambo sottile e rigido, biancastro sopra l’anello e più scuro (anche brunastro) al di sotto; anello anch’esso più o meno glutinoso. A ciò si aggiunge l’habitat: preferibilmente su legno morto di Faggio, ma anche come parassita su pianta viva. Talora anche su altre piante (Quercia e conifere). Crescita di solito cespitosa anche gregaria, raramente isolata. Gambo un po' bulboso alla base, all'innesto sul legno
  17. Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 98, Pag. 206: “Non confonderlo con Chlorophyllum rhacodes, tossico, con squamule fortemente infisse nel derma del cappello (dette “a tegola”), con viraggio all’arancione e poi al brunastro della carne esposta, laddove corrosa o tagliata. È prudente non mangiare Macrolepiota il cui diametro sia inferiore a 8 cm per non confonderle con le Lepiota del Gruppo helveola, o altre velenose o mortali. Macrolepiota procera essendo uno dei colossi del bosco, difficilmente può essere confuso con le piccole Lepiota. Per la misura si fa riferimento al fungo adulto e quindi con il cappello completamente aperto.”
  18. Clitocybe odora (Bull. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Ottobre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Molto conosciuto e praticamente inconfondibile. Grazie al suo odore forte e persistente di anice se ne può intuire la presenza ancora prima di vederlo. Per questo è facile da determinare anche se si presenta con colori molto sbiaditi o completamente grigi. Il verde è la componente principale del suo colore ed è una pigmentazione piuttosto rara nei funghi. Ovviamente non è dovuto alla clorofilla che è presente solo nelle parti verdi dei vegetali; il colore dei funghi è un elemento utile per la determinazione, ma bisogna ricordarsi che può essere modificato, anche profondamente, dalle condizioni climatiche. Il buon odore di anice ha favorito l'utilizzo di questo fungo per aromatizzare liquori e dolci, ma è pressoché inutilizzabile in cucina per la sua forte intensità; qualcuno pare sia riuscito a utilizzare con successo il fungo nella preparazione del gelato!
  19. Buoni ritrovamenti Alessandro ***************************** Indice della Toscana, mese di Ottobre 2017, totale n° 32 specie. Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers.; Post # 16; 27; 28 Amanita citrina (Schaeffer) Persoon; Post # 32 Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Post # 24 Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link; Post # 19 Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Post # 17 Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm.; Post # 25 Boletus aemilii Barbier = Boletus spretus Bertéa; Post # 35 Boletus aereus Bull. : Fr.; Post # 11; 29 Clitocybe odora (Bull. : Fr.) Kummer; Post # 2 Desarmillaria tabescens (Scop. : Fr.) R.A. Koch & Aime = Armillaria tabescens (Scop. : Fr.) Emel; Post # 10; 39 Entoloma sinuatum (Bull.) P. Kumm. = Entoloma lividum (Bull.) Quélet; Post # 15 Gymnopilus junonius (Fr. : Fr.) P.D. Orton = Gymnopilus spectabilis (Weinmann : Fr.) A.H. Smith; Post # 36 Hericium erinaceus (Bull. : Fr.) Pers.; Post # 34 Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, N. Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau = Boletus rhodopurpureus Smotl.; Post # 26 Lactarius chrysorrheusus Fr.; Post # 18 Leccinellum crocipodium (Letellier) Della Maggiora & Trassin. = Leccinum crocipodium (Letellier) Watling; Post # 38 Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer; Post # 20 Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) Kummer; Post # 13 Lepista nuda (Bull. : Fr.) Cooke; Post # 40 Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Post # 5 Macrolepiota mastoidea (Fr. : Fr.) Singer; Post # 8 Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Post # 3; 14 Mucidula mucida (Schrad. : Fr.) Pat. = Oudemansiella mucida (Schrad. : Fr.) v.Höhnel; Post # 4 Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Post # 30 Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Fayod; Post # 12 Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr.; Post # 22 Russula vesca Fries; Post # 31 Trametes versicolor (L. : Fr.) Pilát; Post # 21 Tricholoma pardinum (Persoon : Secrétan) Quélet; Post # 33 Tricholoma sejunctum (Sow. : Fr.) Quél.; Post # 37 Tubulifera arachnoidea Jacq.; Post # 7 Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quélet; Post # 23 *************************** Non determinati Clitocybe cfr. costata Kühner & Romagnesi [= Infundibulicybe costata (Kühner & Romagn.) Harmaja]; Post # 6 Agaricus cfr. sylvaticus Schaeff. [= Agaricus haemorrhoidarius Schulzer]; Post # 9
  20. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara ; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Leccinum carpini (R. Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid Caratterizzato dal cappello con superficie “martellata”, cresce generalmente associato a Carpino o Nocciolo, mai sotto Pioppo o Betulla. Il gambo è solitamente snello e allungato, di colore di fondo da biancastro sporco a grigio o nocciola chiaro, ed è cosparso di piccole squamette grigiastre che diventano nerastre al tocco e che si rarefanno all'apice del gambo. Ha carne del cappello soda solo negli esemplari giovani, poi diventa molle e cedevole; la carne del gambo, come negli altri Leccinum, è coriacea. La carne è di colore biancastro e, alla sezione, mostra un viraggio iniziale al rosato, poi al grigio-violaceo e infine al grigio-nerastro. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 217, Pag. 338: “Viene considerata una delle meno apprezzate tra le specie del genere Leccinum a causa dell’intenso annerimento delle carni, peraltro molli ed esigue.” L'iniziale viraggio, subito dopo il taglio, al rosato ****************** Indice della Toscana, mese di Settembre 2017, totale n° 26 specie. Amanita franchetii (Boud.) Fayod; Post # 21 Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.; Post # 15 Amanita pantherina (De Cand. : Fr.) Krombh.; Post # 20 Amanita rubescens (Pers. : Fr.) S.F. Gray; Post # 19 Amanita vaginata (Bull. : Fr.) Vittadini; Post # 18 Artomyces pyxidatus (Pers. : Fr.) Julich; Post # 22 Boletus aereus Bull. : Fr.; Post # 28 Boletus reticulatus Schaeff. = Boletus aestivalis (Paulet) Fr.; Post # 16 Clitocybe gibba (Pers. : Fr.) Kummer; Post # 12 Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) Kummer; Post # 2 Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With.; Post # 3; 10 Ganoderma lucidum (Curtis : Fr.) P. Karst.; Post # 5 Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murril = Collybia dryophila (Bull. : Fr.) Kummer; Post # 6 Hapalopilus rutilans (Fr.) P. Karst.; Post # 4 Imleria badia (Fr. : Fr.) Vizzini = Boletus badius (Fr. : Fr.) Fr. = Xerocomus badius (Fr. : Fr.) E.-J.; Post # 8 Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara = Leccinum carpini (R. Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid; Post # 29 Lepiota cristata (Bolt. : Fr.) Kummer; Post # 24 Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Post # 26 Macrolepiota konradii (Huijsman ex P.D. Orton) M.M. Moser; Post # 17 Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Sing.; Post # 9 Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar; Post # 25 Mycena pura (Pers. : Fr.) P. Kummer; Post # 13 Mycena rosea (Bulliard) Gramberg; Post # 14 Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers.) Fr.; Post # 7 Suillellus luridus (Schaeff. : Fr.) Murril = Boletus luridus Schaeff. : Fr; Post # 27 Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quélet; Post # 11; 23
  21. Boletus aereus Bull. : Fr.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 209, Pag. 328: “Ottimo commestibile, può essere consumato crudo. Si tratta certamente del Porcino di qualità migliore: la compattezza delle carni, il suo delicato sapore, unito a un profumo soave e mai eccessivo, lo rendono sicuramente il più ricercato e appetibile. Adatto anche all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette. Il colore del cappello può raggiungere tonalità scure più che negli altri Porcini, per arrivare a colorazioni praticamente nerastre. Il contrasto tra il bianco latteo dei pori e il bruno-nerastro del pileo è incredibilmente forte. Singoli individui raggiungono non di rado 1-2 Kg di peso, evento del tutto eccezionale per la maggioranza delle specie diffuse nella nostra penisola. Tra i Porcini è quello che con maggior frequenza ama crescere in coppia o in piccoli gruppi. Sovente gregario e associato con altri soggetti, regala sempre raccolti importanti.”
  22. Suillellus luridus (Schaeff. : Fr.) Murril; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. = Boletus luridus Schaeff. : Fr. Cappello con notevole varietà cromatica: da giallo-pallido a bruno-olivastro passando attraverso sfumature ocra, brune, camoscio, fulve e spesso con tali sfumature miscelate tra di loro (senza comunque toni netti sul rosso vivo); cuticola asciutta e vellutata; tubuli lunghi e più o meno liberi al gambo, gialli all’inizio per poi divenire verde-oliva scuro a maturità, comunque viranti velocemente al blu al taglio; pori giallognoli nei giovani esemplari (quando il cappello è ancora racchiuso sul gambo) ma molto presto dal rosso-arancio al rosso laterizio, viranti al blu al tocco; anche il gambo presenta vari cromatismi che vanno dal giallognolo (più verso l’apice) al rosso-brunastro; a maturità la base è di solito scurita in bruno-nerastro o violetto-scuro; il gambo è coperto da un reticolo di solito a maglie evidenti, strette e allungate-poligonali e di colore rossastro più scuro del colore di fondo. Tutte le superfici virano al blu al tocco. La carne (anche lei!) presenta varie colorazioni: giallo pallido quella del cappello e sotto la cuticola, rossastra anche assai scura quella alla base del gambo, caratteristicamente arancio-rossa quella aderente ai tubuli. Proprio questo strato rosso-arancio che separa i tubuli (sul giallognolo) dalla carne del cappello (sul giallognolo) dà adito alla cosiddetta “linea di Bataille” visibile per pochi attimi alla sezione: pochi attimi perché tutto lo sporoforo tende a virare molto velocemente al blu a contatto con l’aria. Sapore dolce e odore buono, fruttato. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 212, Pag. 333: “È il capostipite del genere Suillellus, comprendente funghi con pori arancio-rossi e carne virante al blu se contusa o esposta all’aria. In considerazione delle difficoltà oggettive nell’identificazione delle numerose entità boletoidi che possono avere pori rossastri, è consigliato evitare il consumo di questo fungo se non si è certi della sua corretta identificazione. Buon commestibile dopo adeguata cottura, velenoso crudo o poco cotto. Velenoso anche se la sua ingestione è contemporanea all’assunzione di sostanze alcoliche (anche fino a 72 ore di distanza), provoca la sindrome coprinica, altrimenti detta effetto antabuse.”
  23. Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. È tra le “vescie” quella più facile da incontrare essendo ubiquitaria, terricola ma non di rado reperita su residui legnosi in decomposizione e, raramente, su pigne. Gli aculei conici (alti fino a 2 mm soprattutto all’apice dell’esoperidio) sono contornati alla base da piccole verruchine o da aculei più tozzi che permangono anche dopo la caduta degli aculei più grandi: ne risulta una caratteristica areolatura a maglie pseudo-poligonali. Commestibile, come le sue congeneri, quando la gleba è ancora perfettamente bianca. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 226, Pag. 347: “Si tratta di una specie polimorfa ma, nel contempo, molto costante nel presentare aculei conici. Questa caratteristica è davvero la più importante per una corretta determinazione ed è apprezzabile anche in esemplari vetusti, laddove si possono individuare le cicatrici circolari lasciate dopo la caduta degli aculei. Benché non sia tossico dal punto di vista alimentare, si ritiene utile citare un’allergia presente in letteratura medica, chiamata Lycoperdonosi. Si tratta di una polmonite allergica dovuta all’inalazione, fortuita o voluta, di buone quantità di polvere sporale.”
  24. Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 88 Pag. 195: “Si può trovare principalmente nei boschi di latifoglie, più raramente in quelli di conifere. Presenta alla base delle caratteristiche rizomorfe bianche, molto lunghe e resistenti, simili a radici, che formano delle matasse intrecciate di dimensioni considerevoli rispetto al fungo. Fungo apparentemente terricolo, cresce in realtà collegato dalle robuste rizomorfe ai residui legnosi o nei dintorni di grosse ceppaie quasi completamente decomposte. Specie tossica, causa sindrome gastroenterica.” Con le evidenti rizomorfe biancastre Con le rizomorfe che hanno avvolto vari residui legnosi
  25. Lepiota cristata (Bolt. : Fr.) Kummer; Regione Toscana; Settembre 2017; Foto di Alessandro Francolini. Lepiota di piccola taglia (al massimo sui 4 cm di diametro pileico), facilmente confondibile con altre congeneri simili. Dal punto di vista macroscopico possono aiutare nel riconoscimento: il colore biancastro di fondo del cappello; le squamette ocra-rossastre-brune irregolarmente concentriche e sempre più rade andando verso il margine, mentre l’umbone (sempre presente) è liscio e di colore uniforme come quello delle squamette; il gambo fragile, più o meno slanciato, bianco, finemente fibrilloso e sericeo, con toni rosati-brunastri verso la base; l’anellino membranaceo ma fugace, imbutiforme nei giovani esemplari, poi afflosciato e aderente al gambo a maturità; la carne piuttosto esigua dall’odore tipico, forte e acidulo che può paragonarsi a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili (o all’odore di Scleroderma). Dal (nuovo) Tutto Funghi, Scheda 94, Pag. 202: "Specie velenosa, pericolosa, altamente tossica, genera intossicazioni di grave entità con interessamento epatico. È stata ipotizzata la presenza di amatossine; sono in corso studi più approfonditi per confermarne la presenza. Se ingerita da bambini, anziani o persone debilitate può avere conseguenze gravissime. Cresce dalla fine dell’estate a tutto l’autunno nei prati, giardini, parchi, margini dei sentieri, nelle radure erbose dei boschi, prediligendo posizioni umide e poco soleggiate. Questa tipologia di habitat rappresenta un serio pericolo per i raccoglitori inesperti: molti infatti sono i ricoveri dovuti alla confusione con i Prataioli e soprattutto con Marasmius oreades ("gambe secche"). Il suo particolare odore è considerato un riferimento per descrivere quello di altri funghi: odore come di Lepiota cristata.”
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