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  1. Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray; Regione Lombardia, Val Sesia; Ottobre 2005; Foto di Federico Calledda.
  2. Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray; Regione Lombardia; Anno 2004; Foto di Gianni Baruffa.
  3. Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray 1821 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Genere Leccinum Sinonimi Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling 1969 Etimologia Dal latino Leccinus, a, um = del Leccio (Quercus ilex, L.); quercinum dal latino quercinus, a , um = delle Querce. Cappello Di forma sferica, poi con la crescita convesso e guancialiforme a maturità, cuticola feltrata, squamosa, asciutta, a tempo umido vischiosa, di un bel colore rosso-arancio, rosso mattone, bruno-rossastro, eccedente al margine del cappello. Imenoforo I tubuli sono lunghi, sottili, crema poi ocracei, i pori sono di forma rotonda, piccoli, biancastri, poi crema grigiastri, infine ocra-ruggine. Gambo Cilindrico, slanciato, di consistenza fibrosa, tenace, ricoperto di squame, scaglie o asperità precocemente rossastre, poi bruno rossastre; allargato verso la base, che spesso presenta delle macchie verdi-bluastre. Carne Di consistenza molliccia nel cappello, soda, tenace, fibrosa nel gambo, sapore dolce. La sezione vira inizialmente al rosa-grigiastro, poi al grigio-violaceo ed infine con il passare dei minuti diventa nerastra. La base del gambo è macchiata di verde-bluastro. Odore fungino debole. Sapore dolce. Habitat Cresce sotto latifoglie varie quali Quercia, Castagno e Carpino. Commestibilità e tossicità Buon commestibile, si consiglia di scartare il gambo per la fibrosità della carne, che lo rende difficilmente digeribile. Microscopia Spore 14,2-17,8 × 3,9-4,7 µm; media 15,4 × 4,3 µm; Q = 3,1-4,0; Qm = 3,6, fusiformi , lisce, guttulate, con parte spessa, con apicolo, di colore bruno-tabacco in massa. Basidi clavati, in maggior parte tetrasporici, osservati anche pochi bisporici. Cistidi da fusiformi a clavati. Caulocistidi prevalentemente claviformi, osservati anche lageniformi, fusiformi ed allungati. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, ma anche appuntiti, lanceolati. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Somiglianze e varietà Leccinum versipelle (Fr. em. Smotl.) Snell è abbastanza simile per le colorazioni aranciate del cappello, ma si separa per l’habitat di crescita sotto Betulle e la squamettatura grigio nerastra molto evidente sul gambo. Leccinum rufum (Schaeff.) Kreisel anch’esso presenta simili colorazioni aranciate nel cappello, ma si riconosce facilmente per le asperità del gambo a lungo bianche, solo in vecchiaia nerastre e per l’habitat esclusivo di Pioppo tremulo. Leccinum vulpinum Watling morfologicamente molto simile al nostro Leccinum quercinum, dal quale si differenzia per il cappello con tonalità più scure, marcatamente rosso-mattone, per il gambo ricoperto da asperità nerastre e crescita sotto Pinus spp. Leccinum piceinum Pilát & Dermek che molti considerano essere sempre un Leccinum vulpinum, si separa per la colorazione pileica più brunastra e per per l’habitat di conifera, in particolare peccete, (Picea abies). Osservazioni La maggior parte delle specie del genere Leccinum si caratterizzano per il portamento slanciato, cappello convesso, gambo cilindrico, ricoperto da scaglie, squame o asperità in rilievo. Leccinum quercinum presenta il cappello con colorazioni rosso-arancio, il gambo slanciato, precocemente ricoperto di squame e/o asperità bruno-rossastre e nella parte basale del gambo si colora di verde-bluastro, i pori sono inizialmente biancastri, poi crema grigiastri, a maturità bruno-rugginosi, cresce sotto latifoglia, con particolare predilezione per la Quercia, il Carpino e il Castagno. Note nomenclaturali Specie identificata nel 1791 dal micologo francese Jean Baptiste François Pierre Bulliard il quale gli diede il nome di Boletus aurantiacus. In seguito nel 1821 la specie è stata ricombinata nel genere Leccinum da Samuel Frederick Gray con l'epiteto aurantiacum, binomio attualmente prioritario. Si evidenzia che la specie ha avuto negli anni alcuni fraintendimenti nomenclaturali, infatti per molti anni questra specie, che si associa ai boschi termofili è stata conosciuta come Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watlin. L’errore interpretativo che perdura attualmente in alcune pubblicazioni, si è presumibilmente originato a partire dalla monografia sui boleti europei di Pilat & Dermek (1974). I due autori cecoslovacchi hanno infatti assegnato l’epiteto di Leccinum aurantiacum alla specie mesofila con gambo bianco e legata ai pioppi, ma se si risale all’interpretazione originale di Bulliard e alla relativa iconografia si può verificare che per Leccinum aurantiacum l’autore francese intendeva una specie con squame rossastre sul gambo e legata a svariate latifoglie in ambiente termofilo (ossia la specie che in tempi moderni abbiamo chiamato Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling). Di conseguenza, essendo l’interpretazione originale quella prioritaria, il nome corretto per questa entità che si associa ai boschi termofili è Leccinum aurantiacum (di cui Leccinum quercinum diviene automaticamente sinonimo); mentre il Leccinum aurantiacum sensu Pilat & Dermek deve essere necessariamente chiamato in altra maniera. Den Bakker & Noordeloos lo hanno nominato Leccinum albostipitatum nel 2005 ma in realtà esiste un nome di origine più antica disponibile, ossia Leccinum rufum e quest’ultimo dovrebbe essere quindi utilizzato per designare la specie che si associa ai boschi mesofili. Bibliografia PILÁT, A. & DERMEK, A. 1974. Hríbovité huby. Československé hríbovité a sliziakovité huby (Boletaceae – Gomphidiaceae). Veda, Bratislava. GELARDI, M. 2017. Corso di aggiornamento tassonomico sull’ordine boletales in Italia alla luce dei nuovi orientamenti filogenetici molecolari. AMB-Bolzano. Si ringrazia Matteo Gelardi per la consulenza sulla nomenclatura di alcune specie del genere Leccinum. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Settembre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20140921-01) Microscopia Spore 14,2-17,8 × 3,9-4,7 µm; media 15,4 × 4,3 µm; Q = 3,1-4,0; Qm = 3,6, fusiformi , lisce, guttulate, con parte spessa, con apicolo, di colore bruno-tabacco in massa. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Basidi clavati, in maggior parte tetrasporici, osservati anche pochi bisporici. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Cheilocistidi da fusiformi a clavati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Caulocistidi prevalentemente claviformi, osservati anche lageniformi, fusiformi ed allungati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, ma anche appuntiti, lanceolati. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 100×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.
  4. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Campania; Novembre 2012; Foto Felice Di Palma.
  5. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Dicembre 2013; Foto di Franco Sotgiu.
  6. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Umbria; Novembre 2012; Foto di Stefano Rocchi. Sotto leccio, lentamente arrossanti alla sezione
  7. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Umbria, Colli del Trasimeno; Maggio 2010; Foto di Luigi Minciarelli. Ritrovamento in bosco con macchia mediterranea, in particolare Pino, Leccio, Quercia, con sottobosco di Erica, Corbezzolo, Cisto.
  8. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Dicembre 2011; Foto di Tomaso Lezzi
  9. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Dicembre 2011; Foto Felice Di Palma.
  10. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Dicembre 2011; Foto di Mauro Cittadini.
  11. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Liguria; Maggio 2009; Foto di Maria Ligure.
  12. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Novembre 2009; Foto di Tomaso Lezzi. Uno dei due Leccinellum a pori gialli, crescita in ambiente mediterraneo in bosco di Quercus ilex (Leccio). Un particolare dell'imenio a pori gialli.
  13. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Toscana; Novembre 2008; Foto di Emilio Pini.
  14. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Toscana; Novembre 2008; Foto di Federico Calledda.
  15. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Gennaio 2008; Foto di Felice Di Palma.
  16. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Febbraio 2007; Foto di Felice Di Palma.
  17. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Marzo 2007; Foto di Franco Sotgiu.
  18. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Febbraio 2007; Foto di Franco Sotgiu.
  19. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Toscana; Dicembre 2005; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Promontorio dell'Argentario, Leccio, Corbezzolo, Viburno; 200 m s.l.m., visuale di gambo e pori. Particolare. Sezione.
  20. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Lazio; Ottobre 2005; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. In bosco misto con Acero, Orniello e naturalmente Leccio. Parte inferiore. Particolari dei pori e dell'attacco del gambo.
  21. Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder 2003 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Sinonimi Leccinum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bon & Contu 1990 Note tassonomiche Il genere Leccinellum Bresinsky & Manfr. Binder è di recente istituzione, essendo stato introdotto nel 2003. Comprende alcune delle specie precedentemente appartenenti al "vecchio" genere Leccinum Gray 1821. La separazione è avvenuta facendo confluire nel nuovo genere le specie con carne giallastra, tenendo conto anche della diversità della corteccia del cappello. Similmente a quanto avvenuto ancor più recentemente per il nuovo genere Butyriboletus, istituito nel 2014, in cui sono confluite specie a carne giallastra che erano ascritte al genere Boletus. Etimologia Dal latino leccìnus, a , um = relativo al Leccio (Quercus ilex L.; dal latino ìlex, ìlicis = leccio). Dal latino lèpidus, a, um = piacevole, gradevole, delizioso; relativamente alla sua buona commestibilità o al suo aspetto. Cappello 5-15 cm, dapprima emisferico poi convesso, mai piano, margine regolare e leggermente eccedente, superficie mai liscia ma rugosa, gibbosa o bitorzoluta; cuticola facilmente asportabile quando è untuosa, viscosa per pioggia o tempo umido, meno asportabile quando diventa vellutata, feltrata e opaca con tempo secco. Il colore varia dal nocciola chiaro al bruno molto scuro con tendenza a schiarire diventando giallastro, giallo limone verso il margine. Imenoforo Tubuli sottili, lunghi, liberi al gambo, giallo limone nei giovani, diventano poi giallo oro per assumere tonalità grigiastre o brunastre in età, olivastri in seguito alla completa maturazione delle spore; Grigio violacei al taglio. I pori sono inizialmente rotondi e minuscoli, diventano poi angolosi; sono concolori ai tubuli e si macchiano facilmente di grigio o bruno scuro alla manipolazione. Spore in massa di colore bruno olivastro. Gambo 6-12 × 2-5 cm dapprima obeso, poi cilindrico con ingrossamento nella parte mediana, a volte ricurvo, con base quasi radicante e infossata nel terreno. Colore di fondo giallo citrino o giallastro. La superficie presenta fini granulazioni in rilievo rilevabili anche al tatto; tali granulazioni sono giallastre nei giovani esemplari, poi scuriscono fino al brunastro in età diventando più visibili per contrasto col colore di fondo. Carne Nel cappello è inizialmente soda, poi molle mentre è più dura e fibrosa nel gambo. Di colore biancastro con sfumature gialle, vira al taglio a un rosa molto leggero poi al rosa violaceo e infine al grigio; non presenta odori particolari e ha sapore dolce. Habitat Tipico dei boschi di Querce sempreverdi dell’area mediterranea: Quercus suber L. (Quercia da sughero) e Quercus ilex L. (Leccio). Inizia a comparire in autunno e continua a crescere nei boschi a clima caldo e temperato per tutto l’inverno, fino agli inizi della primavera. La sua crescita è abbondante in alcune annate particolarmente favorevoli per pioggia e per temperatura mite. Commestibilità e Tossicità Buon commestibile dopo adeguata cottura, si consiglia però di utilizzare solo gli esemplari non troppo maturi e di scartare il gambo, duro e fibroso. Non risulta che i generi Leccinum e Leccinellum annoverino specie velenose o non commestibili. Specie simili In ambiente mediterraneo troviamo Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder, di dimensioni inferiori, legato al sottobosco di macchia che vive in stretta simbiosi con gli arbusti di Cisto: Cistus monspeliensis L.(Cisto di Montpellier), Cistus incanus L. (Cisto rosso), Cistus salviifolius L. (Cisto femmina), e che mostra un viraggio spesso più rossiccio, rispetto a quello più violaceo di Leccinellum lepidum. Simile è anche Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. con cuticola che tende a screpolarsi; quest’ultimo fungo cresce anche in ambienti non mediterranei ed è legato in simbiosi con alberi di Querce caducifoglie. Bibliografia BRESINSKY, A. & BESL, H., 2003. Beiträge zu einer Mykoflora Deutschlands - Schlüssel zur Gattungsbestimmung der Blätter-, Leisten- und Röhrenpilze mit Literaturhinweisen zur Artbestimmung. Regensburger Mykologische Schriften. 11: 1-236. DEN BAKKER, H.C. & NOORDELOOS, M.E., 2005. A revision of European species of Leccinum Gray and notes on extralimital species. Persoonia 18: 511-587. DEN BAKKER, H.C., GRAVENDEEL, B. & KUYPER T.W., 2004. An ITS phylogeny of Leccinum and an analysis of the evolution of minisatellite-like sequences within ITS1. Mycologia. 96(1): 102-118. LANNOY, G. & ESTADES, A., 1995. Monographie des Leccinum d’Europe. La Roche-sur-Foron, Federation Mycologique Dauphine-Savoie. NUHN, M.E., BINDER, M. et. al., 2016. Phylogenetic overview of the Boletineae. Fungal Biology. 120 (12). [data di accesso: 14/12/2016] MUÑOZ, J.A., 2005. Boletus s.l. Fungi Europaei. Vol. 2. Alassio (SV). Ed. Candusso. WU, G., FENG, B. et al., 2014. Molecular phylogenetic analyses redefine seven major clades and reveal 22 new generic clades in the fungal family Boletaceae. Fungal Diversity 69: 93. doi:10.1007/s13225-014-0283-8 LANNOY, G., 2001. Boletaceae. Flore Mycologique d'Europe. 6. Alassio (SV): Ed. Candusso. ALESSIO, C.L., 1985. Boletus Dill. ex L. Fungi Europæi. Vol 2. Saronno (BI): Libreria editrice Biella Giovanna. ALESSIO, C.L., 1991. Boletus s.l. Fungi Europæi. Vol 2A). Saronno (BI): Libreria editrice Biella Giovanna. Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi Regione Toscana; Foto di Federico Calledda. Il fungo principe della "lecceta", comune e diffuso cresce da fine estate a primavera inoltrata. Cappello fino a 15 cm da emisferico a piano convesso, la superficie risulta irregolare con un tipico aspetto "martellato" a fossette, la cuticola è liscia, di aspetto vellutato a tempo secco, ma con la pioggia o l'umidità appare viscosa, appiccicosa come oleosa. In queste ultime condizioni è facilmente asportabile. Il colore varia da un bruno-chiaro con sfumature giallastre ad un bruno decisamente più scuro con il margine sempre chiaro, giallastro. Imenoforo a tubuli lunghi attenuati verso il gambo, pori giallo-vivo, verdastro-bruni a maturità. Gambo 6-15 × 1,5-3 cm claviforme attenuato alla base spesso poco sinuoso negli esemplari più alti; giallo cosparso da fini scaglie triangolari, tipiche del genere, con-colori o leggermente annerenti al tocco o negli esemplari molto maturi. Carne giallastra, fibrosa quella del gambo, virante al rosa-rosso-lilacino lentamente (dopo molto tempo grigio-scuro). Spore olivastre in massa, 16-24 × 6-7 cm. Commestibile di "medio-pregio", il gambo, come in tutti i Leccinellum (porcinelli), va scartato interamente, vi consiglio negli esemplari molto maturi e viscosi di eliminare la cuticola.
  22. Leccinum holopus (Rostk.) Watling; Regione Lombardia; Agosto 2009; Foto di Massimo Mantovani. Bella specie legata alla Betulla.
  23. Leccinum holopus (Rostk.) Watling 1960 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Foto e Descrizioni Facile da riconoscere per i colori del cappello e gambo completamente bianchi, la bambagiosità del rivestimento di quest'ultimo e la base virante a chiazze bluastre. Ritrovamento sotto Betulla. Regione Lombardia; Agosto 2008; Foto di Massimo Biraghi.
  24. Leccinum duriusculum (Schulzer) Singer; Regione Lombardia; Ottobre 2011; Foto e commento di Massimo Biraghi. Ritrovamento sotto Pioppo bianco nel boschetto planiziale dei fontanili, loc. Spirano. Essenze arboree principali: Rovere, Carpino, Ontano, Pioppo Bianco, Olmo, Nocciolo, Pruno, Robinia.
  25. Leccinum duriusculum f. robustum Lenn. & Est.; Regione Lombardia, parco pubblico, Milano; Settembre 2009; Foto di Federico Calledda.
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