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  1. Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin.; Regione Marche; Agosto 2004; Foto di Pietro Curti.
  2. Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. 2014 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Sinonimi Boletus crocipodius Letell. 1838 Krombholzia crocipodia (Letell.) E.-J. Gilbert 1931 Leccinum crocipodium (Letell.) Watling 1961 Etimologia Leccinus, a, um = del Leccio (Quercus ilex); dal latino crocus = croco, zafferano e dal greco poús, podós = piede, cioè dal piede color zafferano. Cappello Di media dimensione, inizialmente di forma sferica, poi con la crescita piano convesso, a maturità un po’ guancialiforme, la cuticola ha colorazioni variabili dal giallo chiaro, giallo ocra, al giallo olivastro, in vecchiaia tende ad assumere colorazioni ocra brunastre; finemente vellutata, molto spesso con il secco caratteristicamente screpolata, con presenza di areole, leggermente debordante al margine. Imenoforo I tubuli sono lunghi, sottili, liberi al gambo di colore giallo, poi giallo citrino, i pori sono rotondi, piccoli, concolori ai tubuli. Gambo Cilindrico, slanciato, un po’ curvato, sinuoso, di consistenza fibrosa, tenace, ventricoso, attenuato verso l’apice ad appuntito alla base, di colore giallo chiaro, poi più scuro, ricoperto da fini asperità, inizialmente concolori poi più brunastre. Carne Inizialmente soda poi più molliccia nel cappello, tenace e fibrosa nel gambo, alla sezione vira inizialmente al rosa-rossastro poi al grigio-violaceo ed infine diventa nerastra. Odore fungino debole, sapore dolce. Habitat Cresce di solito in piccoli gruppi, in boschi di latifoglie, Carpino, Quercia, Castagno e Faggio, mai sotto Betulle o Pioppi. Commestibilità e tossicità Commestibile, si consiglia di scartare il gambo per la fibrosità della carne, che lo rende difficilmente digeribile. Microscopia Spore (13,1)13,5-15,5(16,1) × 5,0-6,1(6,3) µm, Q = 2,3-2,9; media 14,5 × 5,6 µm; Qm = 2,6, misurazioni su n. 32 spore da sporata; da fusiformi ad ellissoidali, apicolate, lisce, guttulate, con parte spessa, di colore marrone-olivaceo in massa. Basidi clavati, tetrasporici, non osservati GAF. Cistidi di diversa morfologia, da fusiformi a clavati, anche lageniformi. Caulocistidi anch’essi di diversa morfologia da fusiformi a clavati, lageniformi, molto allungati. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, anche ramificati, con apice arrotondato. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Specie simili Tra gli altri Leccinellum o Leccinum a pori gialli: Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder = Leccinum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bon & Contu si distingue per un portamento più boletoide, meno slanciato, per la cuticola che non tende a screpolarsi ed per un diverso viraggio della carne su tonalità rosa-rossastre. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder = Leccinum corsicum (Rolland) Singer anch’esso è specie termofila, ma legata in maniera esclusiva a particolari habitat con presenza di Cisto, ha dimensioni molto più piccole, viraggio della carne mano carico, cuticola non vellutata e screpolata. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara = Leccinum carpini (R. Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid si separa per cuticola umida, vischiosa, di aspetto gibboso, rugoso, martellato, per i pori di colore non giallo ma bianchi-grigiastri. La carne vira subito al grigio-nero, l’habitat tipico preferibilmente boschi di Carpino, ma non è difficile trovarlo associato anche Quercia, Nocciolo, Castagno, ma sempre con presenza di Carpino. Note nomenclaturali Il genere Leccinellum Bresinsky & Manfr. Binder è di recente istituzione, essendo stato introdotto nel 2003. Comprende alcune delle specie precedentemente appartenenti al "vecchio" genere Leccinum Gray 1821. La segregazione è avvenuta facendo confluire nel nuovo genere le specie con carne giallastra, tenendo conto anche della struttura ifale della corteccia del cappello con una struttra della pileipellis tricodermica, cioè a ife allungate e rialzate. Una simile segregazione è avvenuta ancor più recentemente per il nuovo genere Butyriboletus, istituito nel 2014, in cui sono confluite specie con carne dolce e imenio (tubuli e pori) di colore giallastro, specie ascritte precedentemente al genere Boletus. Inizialmente era stato scelto come holotipus Leccinum nigrescens Singer 1947, successivamente rinominato come Leccinellum crocipodium (Letell.) Della Maggiora & Trassin. 2014 (Index Fungorum no.171) Bibliografia MUÑOZ J.A., 2005. Boletus s.l. Fungi Europæi. Vol. 2. Alassio (SV): Ed. Candusso. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria; Settembre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (exsiccata MI20140921_02). Microscopia Spore (13,1)13,5-15,5(16,1) × 5,0-6,1(6,3) µm, Q = 2,3-2,9; media 14,5 × 5,6 µm; Qm = 2,6, misurazioni su n. 32 spore da sporata; da fusiformi ad ellissoidali, apicolate, lisce, guttulate, con parte spessa, di colore marrone-olivaceo in massa. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Basidi clavati, tetrasporici, non osservati GAF. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Cistidi di diversa morfologia, da fusiformi a clavati, anche lageniformi. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Caulocistidi anch’essi di diversa morfologia da fusiformi a clavati, lageniformi, molto allungati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, anche ramificati, con apice arrotondato. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 100×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.
  3. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Gennaio 2013; Foto di Franco Sotgiu.
  4. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Gennaio 2008; Foto di Franco Sotgiu. Reg.
  5. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Gennaio 2008; Foto di Giovanni Satta.
  6. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Gennaio 2007; Foto di Franco Sotgiu.
  7. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Foto di Franco Sotgiu.
  8. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Foto di Franco Sotgiu.
  9. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Gennaio 2006; Foto di Franco Sotgiu.
  10. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder; Regione Sardegna; Foto di Franco Sotgiu.
  11. Leccinellum corsicum (Rolland) Bresinsky & Manfr. Binder 2003 Tassonomia Regno Fungi Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Sottoclasse Holobasidiomycetidae Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Nome italiano Boleto del Cisto, Leccino del Cisto Sinonimi Leccinum corsicum (Rolland) Singer 1967 Leccinum crocipodium var. corsicum (Rolland) Bertault 1980 Krombholziella corsica (Rolland) Alessio 1985 Etimologia Corsicus = corso, per la zona di crescita. Cappello 4÷8 cm, emisferico poi convesso ed infine appianato, con margine regolare; cuticola lievemente eccedente, vellutata, untuosa con tempo umido e screpolata con tempo secco, da giallo ocra a bruno scuro. Tubuli Piuttosto lunghi e arrotondati, a maturazione più alti dello spessore della carne, liberi al gambo, tendenti al giallo brunastro a maturazione ed ingrigenti al taglio; pori piccoli e rotondi, sovente angolosi a maturazione, concolori ai tuboli ma tendenti al bruno rossastro ed infine grigi allo sfregamento ed alla pressione. Gambo 5÷12×1÷3 cm, fusiforme, slanciato, talvolta incurvato e radicante, giallastro, ricoperto su tutta la sua superficie da piccole granulazioni concolori al fondo che scuriscono alla manipolazione. Carne Soda e compatta negli esemplari giovani ma presto molle, giallina che vira molto lentamente al rosa-lilla pallido alla sezione, a lungo annerente. Odore non significativo, sapore leggermente amarognolo. Habitat Cresce nel tardo autunno ed in inverno inoltrato fino alla primavera, solitario o associato in piccoli gruppi, in stretta simbiosi con Cistus (C. monspeliensis, C. incanus, C. salviefolius), tipicamente in area mediterranea. Microscopia Spore bruno tabacco in massa, fusiformi e lisce, 15÷19×5÷7 micron, bruno pallido. Commestibilità o Tossicità Commestibile, da eliminare il gambo e talvolta la cuticola, molto viscida con tempo umido negli esemplari maturi. Osservazioni Specie molto apprezzata in alcune zone della Sardegna, dove prende il nome di "cardulinu 'e murdegu". Specie simili Molto simile al più noto Leccinellum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bresinsky & Manfr. Binder = Leccinum lepidum (H. Bouchet ex Essette) Bon & Contu, si differenzia da quest'ultimo per la taglia inferiore, la tendenza della cuticola a screpolarsi e il sapore amarognolo della carne, oltre all'associazione con Cistus. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Satta - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Sardegna; Foto di Franco Sotgiu.
  12. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Settembre 2013; Foto di Lorenzo Martinelli.
  13. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Marche; Giugno 2011; Comitato Scientifico C.A.M.M. ad Altino (AP); Foto di Tomaso Lezzi. Cappello martellato, pori bianchi, carne al taglio prima rosa poi grigia.
  14. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Luglio 2012; Foto di Massimo Biraghi.
  15. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Friuli Venezia Giulia; Ottobre 2012; Foto di Nicolò Parrino.
  16. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Ottobre 2011; Foto di Massimo Biraghi. Ritrovamento nel boschetto planiziale dei fontanili, loc. Spirano. Essenze arboree principali: Rovere, Carpino, Ontano, Pioppo Bianco, Olmo, Nocciolo, Pruno, Robinia.
  17. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Luglio 2011; Foto di Massimo Biraghi.
  18. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Luglio 2010; Foto di Lorenzo Martinelli.
  19. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lombardia; Luglio 2009; Foto di Massimo Mantovani. Ritrovamento in un bosco di Carpini.
  20. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Foto di Federico Calledda.
  21. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Piemonte; Ottobre 2006; Foto di Beppe Oleggio.
  22. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Lazio; Luglio 2006; Foto di Mauro Cittadini.
  23. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Regione Campania; Settembre 2005; Foto di Felice Di Palma.
  24. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara; Foto di Emilio Pini.
  25. Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara 1989 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Genere Leccinum Sezione Luteoscabra Sottosezione Albella Sinonimi Leccinum carpini (Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid 1965 Etimologia Dal latino leccìnus, a , um = relativo al Leccio (Quercus ilex L.; dal latino ìlex, ìlicis = leccio). Dal latino càrpinus, i = del Carpino (Carpinus spp.). Per l’habitat di crescita. Cappello 5-12(15) cm, inizialmente subsferico poi emisferico-campanulato, parabolico, in genere appianato solo negli esemplari molto maturi, abbastanza carnoso, con margine spesso, eccedente. Cuticola asciutta, sovente screpolata-areolata per il tempo secco, con superficie tipicamente "martellata", grinzosa e corrugata, gibbosa, di colore variabile dal grigio ocraceo al bruno ocraceo al bruno grigiastro, talvolta più chiaro al margine. Imenoforo Tubuli lunghi, arrotondati al gambo, quasi liberi, di colore da crema biancastro a grigio bruno olivastro; alla sezione virano inizialmente al grigio violaceo, poi al nerastro. I pori sono rotondi, piccoli, concolori ai tubuli, virano lentamente al grigio nerastro alla pressione. Gambo 6-15 × 1-3 cm, fibroso, pieno, cilindrico, leggermente clavato, snello, di colore variabile da biancastro sporco a grigiastro nocciola chiaro, ricoperto da fini squamule grigiastre poi nerastre alla manipolazione, disposte su tutta la superficie ma più rade all’apice. Carne Soda solo nei giovani esemplari, ma presto molle nel cappello e fibroso-coriacea nel gambo, di colore biancastro sporco e virante alla sezione al rosato, poi grigio violaceo e infine al grigio nerastro. Odore debole, sapore leggero e dolciastro. Habitat Cresce spesso isolato o in piccoli gruppi, generalmente associato a Carpinus spp. (Carpino) e Corylus spp. (Nocciolo), mai sotto Populus spp. (Pioppo) o Betula spp. (Betulla), dall’inizio dell’estate all’autunno inoltrato, abbastanza comune anche se non ovunque diffuso. Commestibilità e Tossicità Buon commestibile dopo adeguata cottura ad esclusione del gambo che risulta legnoso. Viene considerata una delle meno apprezzate tra le specie del genere Leccinum a causa dell’intenso annerimento delle carni, peraltro molli ed esigue. Osservazioni Il rapido annerimento delle carni, la cuticola corrugata e grinzosa e le persistenti squamule nerastre sul gambo, associate alla stretta simbiosi con Nocciolo e Carpino, ne facilitano la determinazione. Specie simili Leccinum carpini f. isabellinum Lannoy & Estadès e Leccinum carpini f. imleri J. Blum ex Lannoy & Estadès sono riconducibili a Leccinum pseudoscabrum e quindi considerati sinonimi. Leccinum scabrum (Bull. : Fr.) Gray, generalmente associato a Betulla, si distingue per la carne pressoché immutabile e per l’assenza delle martellature e grinzosità tipiche invece della cuticola di Leccinum pseudoscabrum. Oltre al già citato Leccinum scabrum, possibili confusioni, peraltro difficili, possono avvenire con altre specie della sottosezione Scabra che comunque comprende Leccinum con carne pressoché immutabile e di norma associati a Betulla. Leccinum variicolor Watling presenta una colorazione pileica dalle tinte bruno scure nerastre, cuticola non martellata e gambo con macchie blu verdastre alla base, caratteristica condivisa anche da Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer, simbionte esclusivo del Pioppo. Curiosità Leccinum pseudoscabrum appartiene alla sottosezione Albella caratterizzata da specie mai associate al Pioppo, con carne lentamente virante al rosato violaceo e poi al nerastro, con trama cuticolare sferocitica. A tale sottosezione apparterrebbe anche Leccinum brunneobadium (J. Blum) Lannoy & Estadès, controversa specie gemella, caratterizzata dalla cuticola meno gibbosa-grinzosa e dalla diversa conformazione della stessa all’esame microscopico. Bibliografia DEN BAKKER, H.C. & NOORDELOOS, M.E., 2005. A revision of European species of Leccinum Gray and notes on extralimital species. Persoonia 18: 511-587. DEN BAKKER, H.C., GRAVENDEEL, B. & KUYPER T.W., 2004. An ITS phylogeny of Leccinum and an analysis of the evolution of minisatellite-like sequences within ITS1. Mycologia. 96(1): 102-118. LANNOY, G. & ESTADES, A., 1995. Monographie des Leccinum d’Europe. La Roche-sur-Foron, Federation Mycologique Dauphine-Savoie. NUHN, M.E., BINDER, M. et. al., 2016. Phylogenetic overview of the Boletineae. Fungal Biology. 120 (12). [data di accesso: 14/12/2016] MUÑOZ, J.A., 2005. Boletus s.l. Fungi Europaei. Vol. 2. Alassio (SV). Ed. Candusso. WU, G., FENG, B. et al., 2014. Molecular phylogenetic analyses redefine seven major clades and reveal 22 new generic clades in the fungal family Boletaceae. Fungal Diversity 69: 93. doi:10.1007/s13225-014-0283-8 LANNOY, G., 2001. Boletaceae. Flore Mycologique d'Europe. 6. Alassio (SV): Ed. Candusso. ALESSIO, C.L., 1985. Boletus Dill. ex L. Fungi Europæi. Vol 2. Saronno (BI): Libreria editrice Biella Giovanna. ALESSIO, C.L., 1991. Boletus s.l. Fungi Europæi. Vol 2A). Saronno (BI): Libreria editrice Biella Giovanna. Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi Regione Piemonte; Ottobre 2010; Foto e commenti di Tomaso Lezzi. Specie molto diffusa nella macchia mediterranea, nelle regioni del Centro Italia: - cappello: netta e ben visibile la superficie corrugata ricca di avvallamenti, fossette e grinzosità; - gambo tipicamente decorato con aculei nerastri; - carne fortemente ingrigente in tutto il fungo se contusa ed esposta. Non molto apprezzato per l'annerimento in cottura, i giovani esemplari sono gustosi e danno un buon apporto al misto, ma il gambo, fibroso, deve essere scartato, come per tutti i Leccinum. Sotto Carpini e Noccioli, alcuni campioni con il cappello marrone scuro, tipico, altri con il cappello giallo aranciato (colori simili a quelli di Leccinellum crocipodium = Leccinum crocipodium), ma sempre molto martellato. Una foto con la sezione e il viraggio della carne prima al rosa e poi al grigio.
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